GPII 1980 Insegnamenti - Ad un gruppo di sacerdoti - Città del Vaticano (Roma)


Alla riunione del Sinodo ucraino - Roma

Titolo: Nuovo vigore alla vita religiosa della Chiesa cattolica ucraina

Signor Cardinale, venerabili fratelli.

Con la mia lettera "Probe Nostis" del 1° marzo 1980, vi ho qui convocati in Sinodo straordinario e sono lieto di rivolgere un saluto fraterno al signor Cardinale Josyf Slipyj, Arcivescovo maggiore di Leopoli degli ucraini, e a voi Metropoliti, esarchi, eparchi, all'ausiliare e al visitatore apostolico; ed invio un beneaugurante pensiero, unito alla preghiera, agli eccellentissimi presuli - monsignor Malanczuk, monsignor Martenetz e monsignor Gabro - i quali, per motivi di salute non hanno potuto venire a Roma.

Nella cappella Sistina, stamattina, vi ho rivolto - quale pastore della Chiesa universale - una parola di esortazione e di incoraggiamento sul comandamento nuovo che ci è stato affidato per primo, a noi successori di Pietro e degli apostoli: il comandamento di amarci l'un l'altro come il nostro Signore Gesù ci ha amati; un comandamento che va vissuto, attorno all'eucaristia, nell'unità di cuore e di anima a tutti i livelli del nostro essere umano, cristiano ed ecclesiale.

Già all'inizio di questa solenne sessione, desidero manifestare a voi presuli, e alla Chiesa cattolica ucraina tutt'intera, la profonda stima che nutro per essa ed assicurare che seguo con particolare attenzione le notizie che mi giungono in merito alle condizioni dei fedeli in Ucraina e nella diaspora. Con viva ammirazione seguo il vostro cammino, ormai millenario, nella fede, ed ebbi occasione di trattenermi su tale argomento nella lettera che indirizzai all'Arcivescovo maggiore di Leopoli proprio un anno fa. Voglio altresi assicurarvi che le vostre preoccupazioni sono le mie e che le vostre sollecitudini pastorali - come quelle dei vostri collaboratori, sacerdoti, religiosi, religiose e laici - sono intimamente condivise da me e dai diversi organismi della santa Sede.

Il motivo di questo Sinodo straordinario vi è noto: la indicazione di candidati, che siano effettivamente idonei secondo le esigenze dei sacri canoni, per la nomina di colui che possa validamente coadiuvare oggi l'Arcivescovo maggiore di Leopoli degli ucraini, il nostro diletto Cardinale Josyf Slipyj, e possa poi raccoglierne degnamente la successione.

Tutto questo ho voluto che fosse oggetto di un Sinodo, sia per l'importanza dell'avvenimento, sia per far godere alla Chiesa ucraina cattolica, mediante il mio intervento, di un momento di unità sinodale come manifestazione della sua comunione intorno al vicario di Cristo.

Sento infatti vivamente con voi l'esigenza di assicurare la continuità dell'alto ufficio dell'Arcivescovo maggiore di Leopoli.

Questo Sinodo, che avviene dietro la mia convocazione e sotto la mia presidenza, è un Sinodo straordinario perché si tratta di prendere in considerazione la nomina di un coadiutore c.i.s. dell'Arcivescovo maggiore, atto che richiede l'esercizio dell'autorità pontificia: come pure la convocazione, in questo caso vincolante, dei Vescovi ucraini che si trovano al di fuori del territorio dell'arcivescovado maggiore di Leopoli. E avviene qui a Roma, nella sede del Papa, presso il quale tutti i Vescovi e i fedeli cattolici sono come "in casa del Padre"; nella sede di Roma, alla quale tutte le altre Chiese devono convenire, secondo l'espressione di sant'lreneo: "Ad hanc enim Ecclesiam propter potiorem principalitatem necesse est omnem convenire Ecclesiam" (S.Irenaei "Adversus Haereses", 3,3,2) Sono consapevole di agire come umile successore del beato apostolo Pietro, in virtù del divino mandato "confirma fratres tuos" (Lc 22,32), lieto di potervi sostenere nelle vostre angustie, proteggervi da tante difficoltà sia esterne che interne e darvi un attestato di speciale predilezione. Del resto, a questo Sinodo straordinario, altri ne potranno seguire, come già ho avuto occasione di precisare all'Arcivescovo maggiore: si tratta di Sinodi che egli potrà convocare, quando ce ne sia necessità, ottenuto l'assenso del sommo pontefice.

La comunione con Roma è stata per secoli, ed oggi più che mai, un elemento fondamentale e distintivo della fede della Chiesa cattolica ucraina. Il Vescovo di Roma, nel suo ufficio di "principio e fondamento dell'unità della comunione ecclesiale" (LG 23), ha uno speciale dovere di riconoscenza e di sollecitudine verso i suoi fratelli dell'episcopato ucraino, tra i quali anzitutto il venerando Arcivescovo maggiore Cardinale Slipyj, e verso tutta la Chiesa cattolica ucraina, così provata, così fedele.

Desidero rivolgere una parola di particolare riguardo a lei, signor Cardinale. Voglio renderle omaggio per tanti anni di servizio e di sacrificio a favore della causa di Cristo e del suo Vangelo. Voglio ricordare la stima e la considerazione manifestate dai miei predecessori alla sua venerata persona: Papa Pio XII che la nomino coadiutore c.i.s. alla sede arcivescovile di Leopoli degli Ucraini; Papa Giovanni XXIII che le ottenne la libertà dopo la lunga prigionia; Papa Paolo VI, il quale volle dare riconoscimento ai suoi meriti e alle sue sofferenze promovendoLa ad Arcivescovo maggiore (1963) ed elevandola alla dignità cardinalizia (1964). Voglio ringraziare il Signore, insieme ai confratelli ucraini presenti ed assenti, e a tutta la Chiesa cattolica, per ciò che ha operato in lei.

Lo preghiamo con fervore perché la colmi di ogni grazia, affinché possa continuare a raccogliere con giubilo ogni benedizione "ad multos annos". Ho convocato questo Sinodo, come pastore della Chiesa universale, per dare un sostegno alle sue forze, e rinnovato vigore alla vita religiosa della Chiesa cattolica ucraina.

Il Papa esorta pastori e fedeli a non perdere la speranza: c'è una Provvidenza che guida i popoli e prende cura in modo speciale delle comunità dei credenti. "Dio è fedele", come dice san Paolo (1Co 10,13). Le pene, le privazioni, le ostilità sono circostanze di prova, ma sono anche stimolo ad una fedeltà più grande: fedeltà alla propria fede cattolica, all'attaccamento al proprio rito, alle antiche tradizioni, in una parola alla propria identità spirituale, che ha nella comunione col Papa e con tutti i Vescovi della Chiesa cattolica romana l'elemento distintivo del proprio patrimonio di fede e di vita.

Il Papa vorrebbe che questa identità non apparisse agli occhi dei fratelli della Chiesa ortodossa come segno di antagonismo e quasi come un misconoscimento della vita e delle tradizioni gloriose della Chiesa d'oriente; e lo spera proprio in virtù dello spirito ecumenico di oggi che segue la via del dialogo, della comprensione mutua, del considerarsi - come di fatto si è - fratelli nella comune fede nel Cristo Salvatore, membri di Chiese che tendono a ristabilire la piena comunione voluta da Cristo.

E' questa la speranza alla quale i nostri diletti figli ucraini devono nutrire la loro vita ecclesiale, fiduciosi che un giorno la loro costanza fruttificherà in laudem gloriae gratiae Christi (Ep 1,6).

Venerabili fratelli, prima di procedere, vogliamo pregare Iddio Padre onnipotente perché questo Sinodo straordinario sia veramente di gran frutto nella storia millenaria della Chiesa cattolica ucraina, così ricca di tradizioni religiose e feconda di tanti benemeriti confessori e martiri della fede, dei quali la più illustre figura è san Giosafat. Chiediamo con insistenza a nostro Signore Gesù Cristo, capo del corpo mistico, il quale ci ha chiamati al servizio d'amore e mi ha affidato l'incarico di "confermare i fratelli", di benedire questo avvenimento importante e storico nella Chiesa cattolica ucraina. Apriamoci senza riserve allo Spirito Santo perché ci illumini e ci guidi nelle nostre deliberazioni e decisioni. Invochiamo infine il patrocinio della beata Vergine Maria, Madre di Dio. Domani noi commemoreremo il mistero dell'annunciazione, che dà inizio al piano della redenzione. La ligurgia bizantina specialmente ne sottolinea l'importanza nell'economia divina, tanto che il Venerdi Santo non è più aliturgico quando le due commemorazioni coincidono, poiché la passione e morte del Cristo non sarebbero avvenute se il Verbo non si fosse fatto carne nel seno verginale di Maria. Imploriamo, quindi, la Deipara sempre Vergine Maria, Madre della Chiesa, perché interceda propizia a nostro favore ed impetri dalla santissima Trinità copiosi favori e grazie per noi e per la Chiesa cattolica ucraina nella madrepatria e sparsa in tutto il mondo.

Data: 1980-03-24 Data estesa: Lunedi 24 Marzo 1980.


Udienza generale - Aula Paolo VI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il santo padre in Africa dal 2al 12maggio

Sono lieto oggi di dare la comunicazione ufficiale di un nuovo viaggio apostolico, che già preannunciai all'inizio del mese scorso, in occasione della speciale udienza concessa ai rappresentanti delle comunità delle varie nazioni africane, residenti a Roma. Si tratta della visita in Africa, che, accogliendo l'invito che mi è stato rivolto dai rispettivi episcopati e dai vari capi di stato, compiro dal 2al 12del prossimo mese di maggio, e che, a Dio piacendo, mi porterà in sei diversi paesi di quel grande e promettente continente: lo Zaire, la Repubblica Popolare del Congo, il Kenia, il Ghana, l'Alto Volta e la Costa d'Avorio.

Ringrazio cordialmente anche gli episcopati e le autorità civili dei paesi di cui non mi è stato possibile accettare l'invito gentilmente fattomi pervenire. Desidero assicurarli che ho apprezzato il loro gesto e che con questa mia visita intendo rendere omaggio all'intera Africa ed esprimere il mio sincero affetto a tutti gli abitanti di quel caro continente.

L'aggettivo apostolico, con cui ho subito qualificato tale viaggio, indica chiaramente quale sia l'intenzione essenziale che muove i miei passi. Lo scopo è, infatti, quello di corrispondere alla mia missione di ministero universale e di incontrarmi personalmente con i pastori ed i fedeli di quelle fiorenti comunità, che, già da tempo illuminate dalla fede di Cristo Signore, appaiono oggi aperte al soffio del suo Spirito. Ricordero, in proposito, che per due di questi paesi - lo Zaire e il Ghana - ricorre proprio quest'anno il centenario dell'evangelizzazione: è, dunque, un riconcscimento doveroso, un riconoscimento che da parte della Chiesa cattolica s'ispira a sentimenti di letizia, di soddisfazione e di speranza per lo sviluppo rigoglioso che il seme della parola di Dio ha avuto in quelle contrade, trovandovi il "buon terreno", il quale - come spiega la parabola evangelica - garantisce il frutto abbondante (cfr. Lc 8,11 Lc 8,15 Mt 13,23).

Come potrei, d'altra parte, dimenticare lo sforzo secolare e generoso, spinto non di rado fino all'eroismo e al martirio, che schiere innumerevoli di missionari e missionarie - sacerdoti, religiosi e laici - hanno compiuto nel vasto continente? E come potrei, inoltre, dimenticare l'impulso che, per un più intenso ed incisivo lavoro in terra d'Africa, è venuto dal personale magistero e ministero dei sommi pontefici di questo secolo? Tra tanti esempi, desidero almeno ricordare l'enciclica "Fidei Donum" di Papa Pio XII (1957), la quale diede vita a varie benefiche iniziative, come pure menzionare l'opera del mio più vicino precedecessore Paolo VI, di sempre venerata memoria, che tenendo presente la costituzione conciliare "Ad Gentes", nell'ottobre 1968 volle indirizzare un fervido messaggio all'episcopato ed ai popoli dell'Africa, al quale segui poi un importante viaggio in Uganda.

Di cuore auspico che, con l'aiuto del Signore, la mia visita possa giovare all'incremento della fede cristiana in quelle "regioni che già biondeggiano per la messe" (Jn 4,35) e stimoli, nello stesso tempo, tutte le popolazioni del continente a operare, con impegno fiducioso e deciso, per l'autentico progresso umano al servizio della fratellanza e della pace.

Data: 1980-03-26 Data estesa: Mercoledi 26 Marzo 1980.





Udienza generale - Aula Paolo VI, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Invito a pregare per monsignor Oscar Romero

In questo particolare momento di trepidazione e di sgomento, vi invito a unirvi al mio dolore e alla mia preghiera, per l'uccisione delI Arcivescovo di San Salvador, monsignor Oscar A. Romero y Galdamez. E' giunta ieri la notizia che il presule è stato barbaramente assassinato mentre celebrava la santa messa: è stato colpito proprio nel momento più sacro, durante la funzione più alta, più divina.

Siamo tutti senza parole, di fronte a una tale violenza, che non si è fermata nemmeno davanti alla soglia di una chiesa per condurre a termine il suo cieco programma di morte.

Lasciate, carissimi fratelli e sorelle, che il Papa esprima tutta la sua pena per questo nuovo episodio di crudeltà, di infamia, di ferocia. E stato ucciso un uomo, che si aggiunge alla ormai troppo numerosa schiera di vittime innocenti; è stato ucciso un Vescovo della Chiesa di Dio, nell'esercizio della sua missione santificatrice nell'offerta dell'eucaristia (cfr. LG 26). E' un confratello nell'episcopato che è stato soppresso, e perciò non è soltanto la sua arcidiocesi, ma tutta la Chiesa a soffrire per una tale iniqua violenza, che si aggiunge a tutte le altre forme di terrorismo e di vendetta, che nel mondo degradano oggi la dignità dell'uomo - perché la vita di ogni uomo è sacra! - calpestano la bontà, la giustizia, il diritto, e soprattutto offendono il Vangelo e il suo messaggio d'amore, di solidarietà, di fratellanza in Cristo.

Dove, dove va il mondo? Lo ripeto ancora oggi. Dove andiamo? Non con la barbarie si migliora la società, si eliminano i contrasti, si costruisce il domani. La violenza distrugge, null'altro. Non sostituisce valori, ma corre sull'orlo di un abisso: l'abisso senza fondo dell'odio.

L'amore soltanto edifica, l'amore soltanto salva! Nel rinnovare il mio accorato appello affinché in ogni nazione trionfi finalmente la concordia della pace operosa, rinnovo il mio dolore per questo nuovo tragico fatto di sangue; ed esprimo particolarmente la mia partecipazione di affetto e di preghiera alla diletta Chiesa che è in San Salvador, inviando a tutti, Vescovi, sacerdoti e fedeli, la mia benedizione di fratello e di padre.

Data: 1980-03-26 Data estesa: Mercoledi 26 Marzo 1980.


Messa per alcuni dipendenti del Governatorato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate testimoni delle verità salvifiche

Carissimi! Avete partecipato agli Esercizi Spirituali, e questa mattina li concludete con la Comunione Pasquale ed io sono veramente lieto di presiedere a questa Eucaristia e di offrire per voi e con voi la Santa Messa per manifestarvi così il mio affetto e la mia riconoscenza.

Mentre porgo ai Dirigenti e a tutti voi il mio cordiale saluto, vi esprimo anche l'apprezzamento per tale manifestazione comunitaria di fede e di reciproca edificazione. Mi compiaccio vivamente per la vostra partecipazione a questo breve corso di Esercizi Spirituali, perché specialmente in questi nostri tempi si avverte sempre più quanto sia necessario riflettere per mantenere salda e convinta la fede cristiana in tutto il suo contenuto dottrinale e in tutte le sue esigenze morali.

Oggi infatti è necessaria una fede illuminata, profonda, logicamente personalizzata, e tale può essere solo mediante la riflessione, per non lasciarla sconvolgere e travolgere dalla furia impetuosa delle opinioni, del costume, della mentalità corrente.

Continuate perciò ogni tanto a meditare sulle verità supreme, rivelate da Gesù e insegnate dalla Chiesa, che illuminano in modo unico e determinante il nostro destino; impegnatevi per essere sempre più uomini convinti circa la verità della fede! Questo richiedono i tempi; questo esige il Signore da noi, ciascuno nella sua professione, nel suo lavoro.

A questa prima esortazione relativa ai vostri Esercizi Spirituali, ne unisco ancora un'altra, appropriata alla particolare circostanza della vostra Comunione Pasquale.

Siate uomini di preghiera! Il cristiano, per dirsi autenticamente tale, deve essere "praticante", e cioè deve vivere in "grazia" di Dio, osservando tutti i Comandamenti, e realizzare concretamente e continuamente il comando della carità. Solo mediante l'impegno della preghiera fiduciosa e perseverante, è possibile condurre una vita nella grazia e nella carità. Il mondo è in crisi anche perché non si prega, o si prega poco e male.

La Comunione Pasquale che questa mattina riceverete dalle mie mani, vi spinga a rinnovare con generosità i propositi di una intensa vita interiore, sostenuta dalla preghiera, e specialmente dall'Eucaristia e dalla devozione a Maria Santissima.

Carissimi, in questi giorni avete meditato su Gesù Cristo, nostra luce spirituale. Egli ci ha rivelato quale è il nostro vero destino, eterno e responsabile; con la sua Passione e Morte in Croce ci ha redenti, donandoci la vita soprannaturale; con la sua Presenza Eucaristica ci accompagna nel nostro viaggio terreno, aiutandoci come amico divino nelle nostre difficoltà e perdonandoci con la sua infinita Misericordia.

Avete potuto così ancora maggiormente convincervi che l'unica salvezza per l'uomo e per la società di oggi e di sempre è Gesù, il Divin Redentore; infatti "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito: chi crede in Lui avrà la vita eterna" (Jn 3,16).

E' impressionante leggere nel Vangelo che di fronte all'affermazione categorica della sua Divinità, "i Giudei raccolsero le pietre per scagliarle contro di Lui" (Jn 8,59). Era Gesù, era l'Onnipotente, il Salvatore, il Messia, l'amico vero di ogni uomo, il Consolatore... E volevano lapidarlo! Ed è ciò che purtroppo avviene talora anche nella nostra epoca moderna! E tuttavia Egli rimane "luce nelle tenebre", "Pane di vita", Redentore dell'uomo, giudice dei tempi; e dalla creazione dell'Universo, come dalla storia degli uomini emerge in modo stupendo e misterioso che la salvezza è unicamente in Cristo, in Cristo Crocifisso.

Siate voi, con le vostre famiglie, in casa e sul lavoro, i testimoni convinti e coraggiosi delle verità salvifiche, che avete meditato.

E la gioia pasquale, che deriva particolarmente dall'incontro personale con Gesù Eucaristico, vi accompagni sempre! Con il conforto della mia preghiera e con la mia cordiale Benedizione.

Data: 1980-03-27 Data estesa: Giovedi 27 Marzo 1980.


Ai vescovi ucraini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con la nomina di monsignor Lubachivsky si assicura la continuità della vostra Chiesa

Venerabili fratelli nell'Episcopato! Eccoci felicemente arrivati, con l'assistenza del Signore, alla meta, che ci eravamo prefissi con la convocazione di questo Sinodo Straordinario, ossia la nomina di un Arcivescovo Coadiutore con diritto di successione per il nostro venerato fratello il Signor Cardinale Giuseppe Slipyj, Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli Ucraini.

Desidero manifestarVi anzitutto il mio vivo compiacimento nell'aver potuto vedere con quale senso di responsabilità avete assolto il vostro compito.

Il Signore certo ve ne rimeriterà.

Vedendo la Vostra Assemblea mi è venuta spontaneamente al pensiero la frase del Salmista: "Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum" (Ps 132,1). Ecco, quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme.

Dopo aver lungamente riflettuto e invocato l'aiuto del Signore nella preghiera, sono venuto nella determinazione di nominare come Coadiutore con diritto di successione dell'Em.mo Cardinale Giuseppe Slipyj, S.E. Rev.ma Monsignor Myroslav Ivan Lubachivsky, Metropolita di Filadelfia degli Ucraini. Egli è il primo della terna presentata.

Di si alto incarico lo fanno, del resto, degno la sua spiccata pietà, il suo zelo pastorale, la sua preparazione scientifica e le belle doti di mitezza e umiltà che adornano il suo animo. A lui va la mia fiducia e il mio augurio più vivo e più cordiale. Vostra Eminenza avrà in lui un degno e idoneo Coadiutore.

Ora Voi tutti, venerabili fratelli, ritornate alle vostre cure pastorali, lieti di aver potuto contribuire in maniera così tangibile ad un provvedimento che costituisce per la Vostra Chiesa un valido presidio e un singolare decoro.

Questo felice momento sinodale dovrà rimanere come pegno di unità di azione e comunione di animi "in vinculo pacis" e orientare il vostro apostolato in stretta unione di sentimenti e di propositi con tutti i fedeli di questa eletta porzione della Chiesa Universale.

Nella preoccupazione comune del mio e del vostro animo per il bene della Chiesa Ucraina raccomando al vostro zelo pastorale la "santa causa" delle vocazioni sacerdotali, con il voto e la preghiera che i candidati "in sorte Domini vocati" crescano e si formino "in spem Ecclesiae Ucrainae".

Interponendo l'intercessione della Madre di Dio, imploriamo dal Signore su tutti Voi, sul clero, sui religiosi e le religiose e su tutti i fedeli della Chiesa Ucraina la gioia dell'amore pasquale, la pienezza di ogni consolazione.

Data: 1980-03-27 Data estesa: Giovedi 27 Marzo 1980.


Lettera a monsignor Angelo Acerbi

Caro e venerato fratello! Fin da quando Ella si è trovato, con altri diplomatici, in una situazione tanto drammatica, Le sono stato e Le sono tanto vicino col pensiero, con l'affetto, e soprattutto con la preghiera. Anche pubblicamente ho espresso questi sentimenti, nell'Udienza del 5 marzo scorso. Ma tanto più ora, quando si approssimano i giorni santi della Passione del Signore, la mia presenza e partecipazione spirituale alla sua sofferenza è particolarmente intensa.

Desidero dirLe tutta la mia ammirazione per l'esempio di fortezza, di calma, di prudenza che sta dimostrando; e fortificarLa altresi nella testimonianza di Sacerdote, di Vescovo, di Rappresentante del Papa, che particolarmente ora è chiamato a dare. Coraggio! Gesù è con Lei, con Lei è la Vergine Santa, a inforderLe serenità e pace. così prego e auguro dal profondo dell'anima.

Con Lei penso a quanti condividono la sua sorte; e mentre chiedo ardentemente a Dio che li restituisca presto a libertà, con grande benevolenza imparto la mia particolare confortatrice Benedizione Apostolica.

E prego il Signore - che, come ho detto nell'accennata Udienza, "ha in mano il cuore degli uomini e può far sorgere in essi retti pensieri e buoni propositi" - affinché tocchi il cuore di coloro che da troppo tempo ormai tengono in ostaggio Lei e le altre Persone, e li induca a quel gesto di umanità che il mondo attende.

Con sempre memore pensiero, Le mando il mio cordiale e beneaugurante saluto.

Dal Vaticano, 24 Marzo 1980.

Data: 1980-03-24 Data estesa: Lunedi 24 Marzo 1980.


Ai soci del "Serra Internazionale" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimonianza di fede e amore per le vocazioni

Venerati e cari fratelli! Vi esprimo anzitutto la mia sincera gioia per potermi oggi incontrare con un gruppo così numeroso e qualificato di Vescovi, Sacerdoti e Laici, appartenenti al Movimento "Serra Internazionale", tanto benemerito per lo spirito ecclesiale, che anima le sue finalità e le sue molteplici iniziative di bene.

1. Voi vi collegate idealmente agli esempi ed agli insegnamenti di quel grande figlio di san Francesco, il Padre Junipero Serra, che tra il 1769 e il 1784 svolse un instancabile e fecondo apostolato missionario in quella grande zona dell'Ovest degli Stati Uniti, che oggi corrisponde alla California. Di lui avete voluto conservare due salienti caratteristiche, che qualificano il vostro Movimento: l'amore per le vocazioni sacerdotali, e l'impegno costante per una testimonianza di fede cristiana nell'ambiente in cui si svolge la vostra attività.

A nome anche della Chiesa debbo dirvi il mio compiacimento, la mia stima, il mio incoraggiamento per le numerose iniziative a favore delle vocazioni.

E' veramente ammirevole che dei Laici, profondamente convinti che la Chiesa e la società hanno bisogno di sacerdoti perché hanno assoluto bisogno di Dio, pongono come finalità precipua del loro impegno di cristiani la preghiera assidua e l'azione operosa per la diffusione, lo sviluppo, la perseveranza, l'incremento, l'aiuto delle vocazioni, memori in questo delle parole di Gesù: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,32ss; cfr. Lc 10,2). In questo periodo, di crisi e di transizione, tali divine parole acquistano una impressionante attualità: la messe è molta; sono aumentati infatti i bisogni spirituali della Chiesa e dell'umanità.

Ci saranno ancora dei giovani, che vorranno consacrarsi totalmente a Dio per essere trasmettitori e testimoni del Messaggio di Gesù? Io ho una grande fiducia nelle straordinarie capacità di generosità e di donazione, nascoste nel cuore dei giovani. Essi aspettano forse una scintilla, un aiuto, un'occasione per essere incoraggiati e spinti a seguire il Cristo.

Non posso quindi non lodare il lavoro costante, paziente, capillare, che il vostro Movimento compie ormai in tutto il mondo per illustrare e diffondere la bellezza, il valore e la dignità della vocazione sacerdotale nell'ambito del Popolo di Dio e per aiutare, altresi, tanti giovani a raggiungere serenamente il Sacerdozio.


2. Tale specifica ed alta finalità del Movimento Serrano, in gran parte composto di Laici, porta come conseguenza, in tutti i suoi membri, un ulteriore approfondimento spirituale circa il significato e le esigenze del proprio "essere cristiani". Il vostro impegno di pregare, promuovere e aiutare le vocazioni sacerdotali vi stimola continuamente a riflettere sulle esigenze della Parola di Dio, che è rivolta a tutti coloro che intendono seguire Gesù nel suo cammino verso il Padre. Per tale motivo voi intendete anche corrispondere alla vostra "vocazione cristiana", ed io, servendomi delle parole di san Paolo, vi esorto "a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine, e pazienza..., cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace".

Dimostrate a tutti, con limpidezza e senza compromessi, la vostra sincera adesione a Cristo, alla Chiesa; dimostrate, in famiglia, nel lavoro, nelle associazioni, che il messaggio di Gesù forma veri uomini, capaci di affrontare, con serenità, la durezza della vita quotidiana; disponibili a contribuire con tutte le proprie forze alla costruzione di una società civile più degna dell'uomo; dimostrate in tutto il vostro comportamento che, con la grazia di Dio, è possibile vivere nel mondo contemporaneo il "Discorso della Montagna" e le "Beatitudini", con tutto il radicalismo che comportano.

Con questi voti invoco sulla vostra meritoria attività, su voi tutti, sui vostri cari l'abbondanza dei favori divini ed imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

[Ad un gruppo di studenti della Scuola Media di Pont Canavese:] Un affettuoso saluto rivolgo anche a voi, carissimi ragazzi della Scuola Media di Pont Canavese per la cordiale visita che avete voluto rendermi alla vigilia della Domenica delle Palme, del trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme prima della sua passione e morte, e della sua risurrezione. In quella circostanza i ragazzi furono proprio i protagonisti dell'eccezionale attestazione di amore riservata dalla città santa al Figlio di Dio. Perciò vi dico: siate sempre, nella vostra condotta di vita, i testimoni dell'innocenza, della bontà e della carità divina, memori, a tale proposito, della vostra dignità battesimale che v'impegna non solo all'osanna al Redentore, ma all'impegno di agire sempre in conformità ai suoi insegnamenti. Vi accompagna nei vostri generosi propositi la mia Benedizione Apostolica, che imparto a voi, ai vostri Insegnanti ed ai rispettivi familiari.

Data: 1980-03-29 Data estesa: Sabato 29 Marzo 1980.


Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le credenziali del nuovo Ministro di San Marino

Signor Ministro Plenipotenziario, Le nobili espressioni, con le quali Ella ha voluto accompagnare la presentazione delle Credenziali, che La accreditano come Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario della Repubblica di San Marino presso la Santa Sede, mi hanno confermato in quella profonda simpatia e sincero rispetto, che i miei Predecessori hanno sempre dimostrato nei confronti della piccola e gloriosa Comunità del Monte Titano.

Il mio pensiero si rivolge in questo momento agli illustri Capitani Reggenti, che Ella degnamente rappresenta, ma anche ai singoli abitanti della Repubblica di San Marino, al fine di esprimere il mio ammirato compiacimento per la intrepida fedeltà, da loro manifestata attraverso i secoli, a valori fondamentali del vivere civile, quali il desiderio sincero e tenace della libertà e della giustizia, vissute e difese non come beni da possedere egoisticamente, ma al contrario, da condividere con un atteggiamento interiore di apertura, di disponibilità, di rispetto nei confronti degli altri.

Non posso pertanto non esprimere la mia cordiale stima per tutti i Sammarinesi, nei quali - come disse il mio Predecessore Paolo VI (3 luglio 1963) - "la nobile eredità di un passato libero e generoso, l'indole aperta ed onesta, la celebrata ospitalità fatta di grazia e distinzione - e soprattutto la fedeltà ai grandi ideali di rettitudine, di libertà e di pace - aggiungono meriti preclari alla purezza della antica fede cattolica, ricevuta dal santo fondatore della turrita città".

Auspico pertanto che la Repubblica di San Marino, alle sue bellezze naturali ed artistiche sappia sempre unire quelle doti di laboriosità e di saggezza, come pure di cortese e generosa ospitalità, di cui diede magnifica dimostrazione durante i tempi tristi e bui del secondo conflitto mondiale offrendo sicuro asilo e disinteressata protezione a tanti rifugiati politici; che voglia altresi rimanere sempre attaccata alle nobili e secolari tradizioni, che affondano le radici della loro feconda vitalità spirituale storica, culturale e politica, nella fede cristiana, la cui aperta e serena professione è stata ed è ancor oggi un legittimo vanto di chi si gloria di considerare come iniziatore e fondatore della propria comunità politica un Santo.

E che sia ancora Lui, san Marino, ad indicare ai suoi figli la strada sicura da percorrere in questi tempi difficili e perigliosi: la strada dell'onestà, del rispetto dei valori dello spirito, dell'amore, perché tutto il popolo della Repubblica viva in piena serenità, in fraterna concordia, continuando ad essere per gli altri popoli un esempio ammirato.

Auguro di cuore alla Repubblica di San Marino un avvenire di prosperità e di pace e, soprattutto, una crescita degli elementi costitutivi della sua fede e della sua tradizione cattolica, a beneficio della stessa vita civile.

Con questi voti ben volentieri, Signor Ministro, invoco sulla sua persona e sulla sua delicata Missione l'abbondanza delle grazie divine e Le imparto l'implorata Benedizione Apostolica, che estendo altresi a tutto il popolo sammarinese ed alle autorità che Ella qui rappresenta.

Data: 1980-03-29 Data estesa: Sabato 29 Marzo 1980.


Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Udienza a una delegazione del Centro Dantesco di Ravenna

Illustri Signori e figli carissimi, Mentre vi rivolgo il mio cordiale saluto, voglio anche assicurarvi la gioia che provo, sia nel ricevervi, sia nell'accettare il pregevole omaggio, offertomi dalla vostra devozione e dalla vostra cortesia.

L'incunabolo della Editio princeps della "Divina Commedia" di Dante Alighieri, stampata a Foligno nell'anno 1472, è certamente cimelio di altissimo valore, tale da riflettersi anche sul fac-simile da voi pubblicato. Ringrazio cordialmente, pertanto, sia il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna, custodi del prezioso documento, sia quanti, ai vari livelli governativi e regionali, hanno generosamente e intelligentemente contribuito alla lodevole impresa editoriale.

Senza dubbio, questa è un'occasione in più per far conoscere e apprezzare l'opera maggiore di quel genio e di quel credente, che non solo è il sommo poeta della letteratura italiana, ma va annoverato altresi fra i massimi esponenti della letteratura mondiale.

Sono lieto, perciò, di formare l'auspicio che la vostra fatica serva a stimolare ciò che Dante stesso chiama "il lungo studio e il grande amore" (Dante Alighieri, La Divina Commedia, "Inferno", I,83), cioè la dedizione appassionata e austera alla ricerca del vero e del bello, così da essere questa pubblicazione un valido contributo alla cultura e all'arte.

E la benedizione, che di cuore vi concedo, sia pegno della celeste assistenza al vostro quotidiano lavoro.

Data: 1980-03-29 Data estesa: Sabato 29 Marzo 1980.


GPII 1980 Insegnamenti - Ad un gruppo di sacerdoti - Città del Vaticano (Roma)