GPII 1980 Insegnamenti - Al movimento ecclesiale di impegno culturale - Sala Clementina - Città del Vaticano (Roma)


2. E' anzitutto intento del vostro movimento concorrere, assieme con altri gruppi ed associazioni, ad offrire "uno specifico servizio intellettuale nella Chiesa" per un proficuo incontro tra fede e cultura, e di instaurare un costruttivo dialogo "con quanti, pur muovendo da diverse posizioni religiose e culturali, intendono contribuire alla promozione della persona umana" ("Regolamento del Meic", art. 4).

Questo proposito corrisponde a quanto ho espresso nel mio recente discorso all'Unesco: L'uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura" (Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad Unesco", 6, die 2iun. 1980: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", III,1, p. 1639). Voi, perciò, da cristiani, e in quanto uomini di cultura, dovrete rivolgervi all'uomo, principio e termine dell'azione culturale, nella prospettiva di un umanesimo plenario, che lo abbraccia nella sua totale dimensione, contrassegnata da una duplice trascendenza, la trascendenza dell'uomo sul mondo e di Dio sull'uomo (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Allocutio in Aula Regia Palatii Vaticani habita, occasione oblata saeculi expleti ab obitu Alberti Einstein", die 10 nov. 1979: "", II,2[1979] 1107-1114)

3. La cultura deve perciò realizzare l'uomo nella sua trascendenza sulle cose, impedirgli di dissolversi nel materialismo di qualsiasi segno e nel consumismo, o di essere distrutto da una scienza e da una tecnologia asservite alla cupidigia e alla violenza di poteri tirannici, nemici dell'uomo. E' necessario che gli uomini di cultura siano dotati non solo di una provata competenza, ma di una illuminata e forte coscienza morale, onde non abbiano ad asservire la propria azione, nelle varie forme di concupiscenza che guidano il mondo, agli "imperativi apparenti" oggi dominanti, ma servano con amore l'uomo, "l'uomo e la sua autorità morale che proviene dalla verità dei suoi principi e dalla conformità della sua azione con questi principi" (Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad Unesco, 13 et 11, die 2iunii 1980: "", III,1[1980] 1646 et 1645).

Il vostro movimento dovrà, quindi, promuovere, tra i vostri associati e tra quanti si avvicineranno a voi, una provata professionalità, fondata sui valori della competenza, della moralità, dell'amore sociale.

Esso dovrà, altresi, adoperarsi perché il bene umano fondamentale della cultura non resti privilegio di pochi, ma raggiunga cerchie sempre più vaste di persone, favorendone l'elevazione alla conoscenza liberante della verità nei suoi molteplici aspetti.


4. La cultura che voi professate deve inoltre riconoscere e vivere la trascendenza di Dio sull'uomo, cioè dev'essere animata da una ispirazione cristiana. E' questo il compito che vi affida il Concilio: "E'proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (LG 31). Le cose temporali, quando non siano ordinate a Dio, presto o tardi non vengono nemmeno più riferite all'uomo, ma entrano in opposizione con lui. La vostra professionalità, come quella di ogni professionista cristiano, dovrà quindi essere permeata anche da una spinta interiore, proveniente dalla spiritualità cristiana.

Lo spirito cristiano dovrà indirizzare ogni laico, e specialmente chi ha compito di ricerca e di discernimento culturale, a penetrare, attuare e sviluppare tutti i valori che il Vangelo ha diffuso nella storia, a perseguire "la messa in atto - come scrisse il mio venerato predecessore Paolo VI nella esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" - di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nella realtà del mondo" (Pauli VI EN 70).

Fedeli alle esigenze culturali e spirituali delle vostre professioni, voi potete attuare quella "maturazione della coscienza civile nello spirito evangelico", a cui vi richiamano la premessa statutaria del vostro regolamento ("Regolamento del Meic", art. 2) e la vostra storia, ed operare con coerenza in tutte le circostanze per "iscrivere la legge divina nella vita della città terrena" (GS 45), cioè nei costumi e nelle leggi, che riguardano in modo speciale la persona umana nei suoi diritti e valori fondamentali, secondo gli insegnamenti del magistero ecclesiastico.


5. Ma la vostra azione non persegue soltanto un itinerario culturale. In ragione della vocazione cristiana voi vi proponete di contribuire, in modo proprio, al fine generale di apostolato della Chiesa; in tal modo voi siete chiamati a realizzare l'insegnamento conciliare, secondo il quale "l'opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del Popolo di Dio" (AGD 8 AGD 35). Il vostro movimento sia, cioè, uno degli strumenti di presenza e di animazione cristiana nel mondo della cultura e di evangelizzazione di coloro che vi operano, per la loro eterna salvezza.

Il vostro impegno ecclesiale sarà autentico se percorrerete il cammino di fede viva e operante nella carità, a cui siete chiamati, in piena adesione agli insegnamenti ed alle direttive del magistero del Papa e dei Vescovi, senza indulgere a interpretazioni e a vie proprie, che risultassero oggettivamente da esso difformi e, perciò, lesive della comunione ecclesiale, che è dovere di tutti contribuire ad edificare e consolidare.

Ma voi siete e volete essere anche movimento di Azione Cattolica italiana, cioè chiamato fin dall'inizio, sia pure con una fisionomia particolare, a partecipare alla missione apostolica assegnata dalla gerarchia all'Azione Cattolica italiana, e perciò a condividerne le finalità e le scelte fondamentali, ad accettarne i principi e le norme statutarie, ad essere in essa organicamente inseriti, a operare con essa in unità di prospettive e in sintonia di decisioni in ordine ad una efficace azione pastorale di tutta l'associazione.

L'impegno culturale tanto necessario per la Chiesa e per la società civile è quanto mai arduo, specialmente in questa stagione della storia, a motivo della crisi culturale che l'attraversa. Io vi incoraggio nei vostri buoni propositi. Auspico che, con l'aiuto dei vostri Vescovi, in fedele collaborazione con ognuno di essi nelle singole diocesi, voi sappiate cooperare all'azione, tanto urgente, di riconciliare la cultura con Cristo e, mediante Cristo, con l'uomo. La Chiesa vi accompagna, miei cari figli, nell'opera che cercate di assolvere con l'esercizio cristiano delle vostre professioni e con l'azione unitaria del vostro movimento, ed il Papa vi benedice con effusione di cuore e con i più paterni voti per il vostro impegno ecclesiale e culturale.

[Omissis. Segue il saluto di omaggio del professor Pietrobelli.]

Data: 1980-06-14 Data estesa: Sabato 14 Giugno 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il cuore di Cristo che ha tanto amato gli uomini

1. "Ti ho amato di amore eterno" (Jr 31,3). Queste meravigliose parole della Sacra Scrittura vengono alla mente, quando la Chiesa si raccoglie presso il cuore di Gesù, meditando i suoi misteri. Tale devoto raccoglimento abbraccia tutto il mese di giugno, ma attinge il suo apice nella solennità del Sacro Cuore, che abbiamo celebrato venerdi scorso. Oggi, nella nostra comune preghiera dell'"Angelus", risuoni ancora fervorosa l'eco di quella solennità, che nella vita della Chiesa ha una secolare tradizione ed un attualità sempre viva. Ciascuno di noi rifletta su ciò che lo avvince a quel cuore che ha tanto amato gli uomini.


2. Nell'ascoltare la certa affermazione biblica sull'amore eterno del Signore, che si è rivelato nel cuore del Dio-uomo, attirando ciascuno a sé, davanti ai miei occhi appaiono anzitutto i sorridenti bambini, ragazzi e ragazze, che domenica scorsa sono venuti tanto numerosi all'incontro con Gesù eucaristico, qui in questa piazza. Pochi giorni fa, si accostarono per la prima volta alla santa comunione, e continuano a gustare la solenne atmosfera di quel giorno, la quale si manifesta perfino nel loro vestito. Il Signore Gesù li ha avvicinati tanto fortemente a sé, e li ha attratti al suo cuore. Non si allontanino mai da lui. Conservino sempre il vivo ricordo della prima comunione e la cordiale amicizia col loro amico divino.

In quel cuore, che non delude mai, trovino, per tutta la vita, valido ed amoroso sostegno.


3. Ed oggi, di nuovo, le parole dell'amore eterno, col quale Dio ha amato l'uomo, attirandolo al cuore del Figlio unigenito, troveranno espressione altamente significativa in un altro avvenimento importante, al quale si prepara la venerata Basilica di san Pietro: 45 diaconi riceveranno, per mio ministero, l'ordinazione sacerdotale. Pensando ad ognuno di loro, e riflettendo sul sacramento del sacerdozio, che sarà loro conferito, elevo la mia preghiera all'eterno Sacerdote delle nostre anime, affinché ciascuno di questi giovani presbiteri riscontri ed approfondisca in modo perfetto quel legame col quale da tempo è unito al cuore di Cristo.

Infatti, la vocazione sacerdotale non è nient'altro che la scoperta di quell'eterno amore che attira e chiama, che può riempire di gioia esaustiva il cuore dell'eletto, aprendolo contemporaneamente verso tutti quei fratelli e sorelle che la provvidenza metterà sulla strada del suo ministero pastorale. Che ciascun ordinando scopra ancor più pienamente un tale dolcissimo legame e si raffermi vigorosamente in esso. Crescano sempre in numero coloro, ai quali l'amore eterno si rivela nel loro proprio cuore come il più grande, coloro che sentono la chiamata al servizio sacerdotale e la seguono senza volgersi indietro.

Recitando l'"Angelus" invochiamo oggi la madre dell'eterno Sacerdote per questa grande intenzione ecclesiale, e raccomandiamo in pari tempo alla Vergine Maria tutti i sacerdoti novelli del mondo intero che ricevono l'ordinazione quest'anno.

[Omissis. Seguono i saluti ai ciclisti laziali.]

Data: 1980-06-15 Data estesa: Domenica 15 Giugno 1980.


L'omelia al rito di ordinazione dei nuovi sacerdoti - Basilica Vaticana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il sacerdozio nella Chiesa: Sacramento sociale

1. Miei cari! E' necessario che ritroviate voi stessi. E' necessario che ritroviate la giusta grandezza del momento che vivete, alla luce delle parole di Cristo, che avete ascoltato nel Vangelo di oggi.

Cristo rivolge la sua preghiera al Padre. Prega ad alta voce, dinanzi ai dodici da lui scelti. Prega nel cenacolo il Giovedi Santo, dopo aver istituito il sacramento della nuova ed eterna alleanza. Questa preghiera viene comunemente chiamata la "preghiera sacerdotale". Dice così: "Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo.

Erano tuoi e li hai dati a me... Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno" (Jn 17,6 Jn 17,15).

"Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso perché siano anch'essi consacrati nella verità..." (Jn 17,17-19).


2. Voi, che dovete in questo momento ricevere l'ordinazione sacerdotale, ascoltate queste parole, perché esse si riferiscono a voi, parlano di voi. Escono direttamente dal cuore di Cristo, che dinanzi ai suoi discepoli si è rivelato come sacerdote della nuova ed eterna alleanza... e si riferiscono a voi. E parlano di voi. Esse dicono chi siete - chi dovete diventare - chi dovete essere. Ascoltate bene queste parole e iscrivetele profondamente nei vostri cuori, perché devono costituire per tutta la vita il fondamento della vostra identità sacerdotale.


3. Quindi, prima di tutto: siete "scelti dal mondo e donati a Cristo".

Fra poco, ciò si compirà definitivamente. Sarete "scelti fra gli uomini" (come dice la lettera agli Ebrei [He 5,1]), "presi dal mondo" e "donati a Cristo".

Da chi? Dal Padre! Non dagli uomini, anche se "fra gli uomini" e certamente anche per opera di vari uomini: i vostri genitori, i vostri coetanei, i vostri educatori,... in particolare forse per opera di altri sacerdoti: molti o solo qualcuno, mediante cui si è rivelata a voi la volontà divina...

Ma in definitiva, sempre ed esclusivamente: dal Padre. Il Padre vi dona oggi a Cristo così come gli ha donato quei primi dodici, che sono stati insieme con lui nell'ora dell'ultima cena. così anche voi: "Vi sceglie dal mondo e vi dà a Cristo". Ciò si deve compiere proprio tra breve nel cuore stesso della Chiesa, mediante il mio servizio sacramentale.


4. Nella liturgia della parola vi è stata letta la descrizione della vocazione di un profeta, la chiamata di Geremia - affinché possiate ancora una volta ricordarvi come si è svolta la vostra propria chiamata, in che modo a ciascuno di voi Dio si è rivelato con la sua grazia, come ha chiamato ciascuno di voi...

Il profeta si difendeva, si scusava, aveva paura. Forse anche lo stesso hanno provato molti di voi. Nella vocazione presbiterale vi è sempre un mistero, di fronte al quale viene a trovarsi il cuore umano - mistero attraente e insieme non facile: "fascinosum et tremendum". L'uomo deve sentire paura, affinché in seguito tanto più si manifesti la potenza della chiamata, e tanto più limpidamente si metta in luce il fatto che è il Signore a chiamare, e che il chiamato opererà non per la propria volontà, né per la propria forza, ma soltanto per la volontà e per la forza di Dio stesso. "Nessuno, infatti, può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio", come afferma la lettera agli Ebrei (He 5,4) nel suo testo classico sul sacerdozio.


5. così, dunque, bisogna conservare, in questo momento e per tutta la vita, un profondo senso delle giuste proporzioni. Bisogna conservare l'umiltà: "Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7). Si! Bisogna conservare l'umiltà. Anch'essa è la sorgente di un autentico zelo. Lo zelo, infatti, non è niente altro se non la profonda gratitudine per il dono, che si esprime in tutta la vita e nel proprio comportamento. Siate quindi fervorosi! Non abbiate sosta nello zelo! La verità interiore del vostro sacerdozio ministeriale si irradi sugli altri, in particolare sui giovani, così che anch'essi seguano le vostre orme. La Chiesa, mediante coloro che ordina sacerdoti, chiama costantemente nuovi candidati sulla strada del ministero sacerdotale. La vostra ordinazione è accompagnata dalla mia preghiera e, insieme, da quella di tutta la Chiesa per le vocazioni sacerdotali.


6. "Non chiedo che li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno... Consacrali nella verità" (Jn 17,15 Jn 17,17). Si! Siete "scelti fra gli uomini", "dati a Cristo" dal Padre, per essere nel mondo, nel cuore delle masse. Siete "costituiti per il bene degli uomini" (He 5,1). Il sacerdozio è il sacramento in cui la Chiesa si esprime come la società del Popolo di Dio, è il sacramento "sociale". I sacerdoti devono "convocare" le singole comunità del Popolo di Dio intorno a sé ma non per sé! Per Cristo! "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2Co 4,5).

Perciò dovete essere fedeli. Deve trasparire in voi il sacerdozio di Cristo stesso. Deve manifestarsi in voi Cristo, buon pastore. Deve parlare, mediante voi, la sua e soltanto la sua volontà.

Ecco che cosa dice ancora l'apostolo: "Rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio" (2Co 4,2). Si! Ogni uomo avrà il diritto di giudicarvi dalla verità delle vostre parole e dalle vostre opere, nel nome di quel "senso della fede", che è dato a tutto il Popolo di Dio come frutto della partecipazione alla missione profetica di Gesù Cristo.


7. Perciò ritorno ancora una volta a quelle splendide parole di Paolo della seconda lettura di oggi - e perciò gli auguri più calorosi che oggi vi faccio, e che vi fa la Chiesa intera insieme a me, vostro Vescovo, sono questi: Dio, che ordino che dalle tenebre risplendesse la luce, risplenda nei vostri cuori, per far rifulgere la conoscenza della gloria divina che brilla sul volto di Cristo (cfr. 2Co 4,6). Questo è il primo augurio.

E il secondo è che voi, investiti di questo ministero per la misericordia che vi è stata usata, non vi perdiate mai d'animo (cfr. 2Co 4,1).

Cristo è con voi. La sua madre è la vostra madre. I santi, di cui invochiamo oggi l'intercessione, sono con voi. La Chiesa è con voi. Se vacillaste in qualche momento, ricordate che nel corpo di Cristo ci sono le potenti forze dello Spirito, capaci di sollevare ogni uomo e di sorreggerlo sulla via della vocazione. Sulla via in cui lo ha chiamato Dio stesso. 8. Sono questi i pensieri nati dalla meditazione sulla parola di Dio, che la Chiesa ci offre in questo momento solenne. E adesso accedete! Si compiano in ciascuno di voi le parole della preghiera sacerdotale di Cristo: le parole che egli ha pronunciato nel cenacolo, alla soglia del suo mistero pasquale. Si compiano queste parole: Padre, "come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li (mando) nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,18-19). Amen. Data: 1980-06-15 Data estesa: Domenica 15 Giugno 1980.


Telegrammi di cordoglio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cordoglio per la morte del Cardinale Sergio Pignedoli

S.E. Monsignor Gilberto Baroni Vescovo di Reggio Emilia Desidero esprimerle il mio sincero rimpianto per l'improvvisa dipartita del Cardinale Sergio Pignedoli degnissimo figlio di codesta terra e mentre ricordo con commossa gratitudine i preziosi servizi da lui resi alla Chiesa con dedizione infaticabile in molteplici delicati incarichi ed in particolare nella direzione del Segretariato per i Non Cristiani invoco per la sua anima il meritato premio celeste ed invio al presbiterio ed all'intera comunità diocesana una speciale Benedizione Apostolica a conforto del comune dolore.

Monsignor Pietro Rossano Segretario del Segretariato per i Non Cristiani Appresa la dolorosa notizia dell'improvvisa morte del Cardinale Sergio Pignedoli le rivolgo sentite condoglianze per il grave lutto che colpisce codesto Segretariato e mentre ricordo con animo commosso le singolari doti di intelligenza e di cuore manifestate dallo scomparso nel servizio generoso e fedele alla Santa Sede, la sua straordinaria capacità di contatto umano e l'instancabile dedizione per la salvezza di tutti in Cristo, innalzo a Dio il mio fervido suffragio per la sua anima eletta ed invio a lei ed ai collaboratori la confortatrice Benedizione Apostolica.

Dott. Domenico Pignedoli Ho appreso con vivo dolore la notizia dell'improvvisa scomparsa dell'amatissimo suo fratello Cardinale Sergio Pignedoli che ha speso con generosa dedizione le proprie energie nel fedele servizio della Chiesa. Nell'invocare per la sua anima eletta il premio eterno Imparto di cuore a lei ed ai familiari in lutto una speciale Benedizione Apostolica propiziatrice dei celesti conforti della fede.

Data: 1980-06-15 Data estesa: Domenica 15 Giugno 1980.


Udienza - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il saluto agli acconciatori italiani

Ben volentieri vi accolgo stamane, carissimi Soci dell'Unione Italiana degli Acconciatori, che, utilizzando la tradizionale giornata di riposo della vostra categoria, avete organizzato uno speciale pellegrinaggio a Roma e tanto vivamente avete desiderato il presente incontro. Ho detto "pellegrinaggio" secondo quanto ha scritto il vostro Presidente Nazionale, per sottolineare l'intenzione propriamente religiosa che ha mosso i vostri passi: non una gita turistica, non una visita di cortesia, ma un'iniziativa di pietà per venerare i luoghi sacri dell'Urbe e per ricevere, sulle vostre persone e sul vostro lavoro, la benedizione di colui che vi parla e che ha la formidabile responsabilità di essere il Successore di Pietro.

Del resto, nella denominazione del vostro Sodalizio, ho letto una aggiunta che è anch'essa significativa: "per il culto del Santo Patrono"; ed io so che in effetti voi promuovete ogni anno una degna celebrazione in onore di San Martino de Porres, nella chiesa dei Padri Domenicani di Milano.

Desidero, perciò, non solo ringraziarvi per la vostra presenza, ma esprimervi il mio compiacimento per l'attaccamento che in tal modo dimostrate di avere per la fede cristiana e, vorrei dire, per la fedeltà alla fede, in un tempo in cui i pericoli e le tentazioni della incredulità si son fatti, purtroppo, più gravi. Da parte della Santa Chiesa, infatti, merita elogio ed incoraggiamento questo rilievo che l'elemento religioso assume all'interno della vostra Associazione: oltre a guardare ed a tutelare i legittimi interessi della categoria, voi avete a cuore la formazione cristiana di tutti i suoi componenti, perché anche nella vita si avverta, positivo ed esemplare, l'influsso della fede.

La stessa scelta di una figura umile e grande, come quella di San Martino che sboccio nel Nuovo Mondo come un fiore profumato di virtù, vi ricorda ed insieme vi raccomanda di tener sempre un comportamento di coerente e trasparente fedeltà ai valori cristiani. Vi ricorda, in particolare, che la vostra professione è essenzialmente un servizio: come il celeste Protettore nell'ecletticità delle sue prestazioni (fu "cerusico", cioè, secondo gli usi del suo tempo, barbiere, infermiere, medico e farmacista) ebbe sempre di vista e tanto amo il suo "prossimo", secondo l'insuperata lezione della parabola del Buon Samaritano (Lc 10,25-37), così anche voi, nelle quotidiane relazioni che avete con i fratelli, studiatevi di servirli con la semplicità, con l'amabilità del tratto e, soprattutto, con quella fondamentale attitudine che rispetta le supreme ragioni del bene e dell'onestà.

Ciascuno di voi, nel variare delle circostanze, dei modi e delle forme in cui concretamente svolge il suo tipico lavoro professionale, deve avere la costante preoccupazione di seguire questa linea di morale rettitudine e di offrire così un personale contributo alla elevazione del costume. Anche da voi - da ciascuno di voi singolarmente e da tutti voi come membri di codesta Unione - molto si attende la Chiesa: una dimostrazione convincente di cristianesimo vissuto. Diro meglio: si attende una chiara testimonianza di amore a Cristo e, per ciò stesso, di amore ai fratelli.

Perché tutto questo felicemente si compia, io invoco su ciascuno di voi e sulla vostra Associazione, come sui vostri collaboratori e familiari, le più elette grazie del Signore e nel suo nome volentieri vi benedico.

Data: 1980-06-16 Data estesa: Lunedi 16 Giugno 1980.


Ad un gruppo di vescovi del Vietnam in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Coraggio e fedeltà della Chiesa nel Vietnam

Oggi, è per me un giorno di grande gioia. Sono infatti profondamente felice di poter accogliere in questa sede un gruppo importante di vescovi del Vietnam. Provenite principalmente dal nord del paese, ma anche dal centro e dal sud. Al caro e zelante Cardinale Joseph-Marie Trinh van-Can, Arcivescovo di Hanoi, a Monsignor Philippe Nguyen-Kim-Dien, valoroso Vescovo di Hué, e a voi tutti, Pastori del popolo cristiano vietnamita, auguro il benvenuto più affettuoso e fraterno. Era da molto tempo che un gruppo così numeroso di Vescovi non veniva a portare testimonianza della fedeltà e dell'affetto dei cattolici del Vietnam al Successore di Pietro. Per alcuni di voi si tratta della prima visita a Roma, e per molti è il primo incontro con colui il cui incarico non e tanto di "presidiare quanto di servire" (S. Leonis Magni, Sermo 5,5: SC 200).

Avrei molte cose da dirvi in questa occasione così importante come la visita "ad limina Apostolorum". venite per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno confessato la loro fede fino al martirio. Venite per incontrare l'attuale Successore di Pietro. Venite per vedere Pietro.

Partecipate in questo modo ad un'usanza che risale alle origini della Chiesa. Fu l'Apostolo Paolo che per primo fece questo viaggio per incontrare Pietro: "Andai a Gerusalemme per incontrare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni" (Ga 1,18). E' con questo spirito che i cristiani e i loro pastori compiono il pellegrinaggio a Roma per "vedere Pietro".

Venite a vedere Pietro perché egli è in primo luogo testimone e guardiano della fede apostolica. E' perché egli ha confessato la fede in Gesù, Messia, Figlio del Dio vivente, che ha potuto sentirsi dire da Gesù stesso: "Tu sei Pietro e su questa pietra io costruiro la mia chiesa" (Mt 16,18). Ma Pietro confermo anche la fede dei suoi fratelli in Cristo: "ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32).

Questo è il ministero di servizio e d'autorità di Pietro e che vi afferma oggi nell'incarico che avete avuto dal Signore. Perché i Vescovi sono i Dottori della fede. "Per lo Spirito santo che è stato loro donato, i Vescovi sono stati costituiti veri ed autentici maestri della Fede, Pontefici e Pastori" (CD 2). Ecco la vostra prima missione. La svolgete annunciando nel miglior modo possibile il Vangelo di Cristo agli uomini.

Per fare questo, è necessario che il Vescovo visiti regolarmente i suoi diocesani nel servizio della fede. Confermate così nella fede coloro che sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale.

Con tutti i Vescovi, avete potuto riunirvi nei mesi precedenti questa visita, per province ecclesiastiche e poi tutti insieme nella Conferenza Episcopale del paese. così avete potuto pregare insieme, vi siete scambiati le vostre esperienze pastorali, avete preparato questo incontro. Le riunioni dei Vescovi sono il segno di quella collegialità che giustamente il Concilio vaticano II ha messo in risalto, ed un modo concreto per esercitarla. Mi auguro vivamente che queste assemblee possano tenersi regolarmente.

Il mio pensiero si rivolge ora ai vostri sacerdoti, "vostri ausiliari e vostri consiglieri" (PO 7). Devono occupare un posto importante nel vostro cuore. Solo il Signore conosce le loro difficoltà e i loro meriti. Sono poveri e lavorano spesso in condizioni precarie. Che essi possano beneficiare sempre più dell'affetto delle comunità cristiane e che incontrino la comprensione e la stima di tutti! Siate presso di loro gli interpreti del mio più vivo incoraggiamento.

Ma i sacerdoti sono pochi e spesso anziani. Il ricambio di operai per la mietitura è indispensabile, è urgente. L'azione della Chiesa dipende da ciò. Le comunità cattoliche del Vietnam hanno dato molte prove del loro coraggio, della loro generosità e di una fedeltà senza pari al Cristo e alla sua Chiesa che hanno suscitato e suscitano sempre l'ammirazione del mondo intero; questo sottolinea ancor più il diritto che esse hanno, come lo esige fondamentalmente la libertà religiosa, d'avere i loro sacerdoti, tutti i sacerdoti che sono necessari per sostenere la loro fede e per farli beneficiare degli atti del loro ministero sacerdotale indispensabili alla vita cristiana, secondo le esigenze delle loro coscienze. Bisogna dunque che i candidati - che sono numerosi - possano ricevere la formazione intellettuale e spirituale in seminari quali li intende la Chiesa.

In questo senso, mi rallegro della buona notizia che mi avete portato della riapertura del Seminario di Hanoi. Mi auguro ancora che i sacerdoti sino sempre consacrati al loro ministero spirituale, senza mescolare alla loro missione iniziative in altri campi estranei alla Chiesa. Il loro zelo religioso, il loro spirito di sacrificio al servizio delle comunità ecclesiali, non costituiscono forse già un concreto contributo al bene del loro paese? Il vostro paese ha vissuto lunghi anni di guerre e devastazioni. Conosce ancora molte difficoltà. I cattolici del Vietnam hanno a cuore, lo so, di partecipare al compito della ricostruzione. Non c'è bisogno di ricordare l'attenzione e la sollecitudine costanti che la Santa Sede vi presta. Le Organizzazioni cattoliche di vari paesi continueranno anche in avvenire a prestare un generoso aiuto, sia per intervenire in caso di calamità che per concorrere all'opera di sviluppo economico e sociale già intrapreso.

Colgo questa occasione privilegiata per dire che ho apprezzato il fatto che le Autorità del vostro paese abbiano favorito la realizzazione della vostra visita. Qualora si presenti l'occasione, saro sempre felice, come lo saranno i miei collaboratori, di avere con esse contatti che non potranno che essere utili al bene del Vietnam e a quello di tutta la Chiesa.

Prendendo possesso l'anno scorso del suo titolo cardinalizio, il vostro caro Cardinale diceva che la Chiesa vietnamita ha sempre trovato in Maria "la mano potente di una Madre". Affido alla sua protezione la vostra missione ecclesiale e quella di tutti i cristiani del vostro paese. Di ritorno dal mio pellegrinaggio a Lisieux, mi sia permesso invocare la piccola carmelitana, Santa Teresa del Bambin Gesù, che molti motivi uniscono al Vietnam. Il suo Carmelo è all'origine della vita carmelitana presso di voi e, se la sua salute lo avesse permesso, avrebbe sicuramente raggiunto il vostro paese. Che i cento diciassette beati martiri vietnamiti che illustrano la fedeltà intrepida del vostro popolo nella fede, vi accompagnino su di un cammino spesso difficile come il vostro! Al termine di questo incontro, rivolgo a tutti coloro di cui voi avete la responsabilità pastorale, sacerdoti, religiosi, catechisti, genitori, adolescenti e bambini, con i miei calorosi auguri di coraggio, gioia e pace in Cristo, la mia paterna Benedizione Apostolica.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-06-17 Data estesa: Martedi 17 Giugno 1980.





Ai rappresentanti delle Federazioni Europee di Calcio

Titolo: Le comuni qualità umane e sportive affratellano gli uomini

Signor Presidente, La ringrazio vivamente per le gentili parole che mi avete rivolto e sono felice di poter salutare a mia volta, assieme al Presidente della Federazione Internazionale di calcio, i Rappresentanti delle federazioni europee riuniti a Roma per il loro Congresso in occasione della fase finale del Campionato europeo che si svolge attualmente in Italia. A tutti, Signore e Signori, auguro il più cordiale benvenuto.

Il calcio, di cui voi organizzate le grandi competizioni e contribuite a selezionare i giocatori, offre ogni settimana, e in quasi tutti i paesi, l'occasione per grandi incontri di massa dove molte famiglie, molti giovani - e meno giovani! - trovano un sano divertimento, e persino una passione da "tifoso".

E' un evento sociale importante per milioni di spettatori degli stadi e della televisione. Ma l'importanza maggiore è per i giocatori, e penso in primo luogo, al di là delle grandi squadre che voi patrocinate, alle moltissime persone che si avviano al calcio, sin dalla più giovane età, per il piacere dello sport e per le competizioni amatoriali. Per esperienza, ho potuto apprezzare il piacere e l'interesse di questo sport, e sono fra coloro che l'incoraggiano.

Non devo certo sottolinearne davanti a voi le virtù fisiche e morali quando viene praticato come si deve; ne sarete sicuramente convinti. Non solo il giocatore ci trova a livello fisico la distensione di cui ha bisogno, acquisisce maggior agilità, destrezza e resistenza, rinvigorisce la propria salute, ma ne guadagna anche in energia e in spirito di collaborazione. Una sana emulazione sviluppa anche il senso di squadra, il fairplay davanti all'avversario, allarga l'orizzonte umano degli scambi e degli incontri fra città ed a livello internazionale. L'unità europea, ad esempio - parlo di essa poiché voi siete quasi tutti europei - non si farà sicuramente attorno ad un pallone rotondo od ovale, i problemi si situano ad un altro livello, molto più complesso; ma lo sport può certamente contribuire a far conoscere gli avversari, a far si che si apprezzino e vivano una certa solidarietà che va oltre le frontiere, e che si trova sulla base comune delle loro qualità umane e sportive.

Si, come molti altri sport, il calcio può educare l'uomo. Naturalmente deve per questo conservare, nella vita personale, familiare, nazionale, il suo posto, che è relativo, affinché non conduca a dimenticare gli altri grandi problemi sociali o religiosi; né gli altri mezzi per esaltare i valori del corpo, dello spirito, del cuore, dell'anima assetata d'assoluto. Il bene che Dio vuole per ognuno e per la società si compone di un insieme equilibrato.

Tutti, inoltre, sanno che i valori dello sport non sono automaticamente assicurati. Come tutte le cose umane, hanno bisogno di essere purificati, protetti. Le tentazioni di deviare lo sport dalla sua finalità propriamente umana, che consiste nello sviluppo migliore dei doni del corpo, e dunque della persona, in uno spirito di emulazione naturale, al di là di ogni forma di discriminazione, si fanno oggi spesso troppo forti; si può arrivare ad interferire sullo svolgimento leale delle competizioni sportive, o ad utilizzarle per altri fini, con il pericolo di corruzione e decadenza.

Quelli che amano lo sport e la società non possono soffrire queste deviazioni, che non sono altro che delle regressioni rispetto all'ideale sportivo e al progresso dell'uomo. In quest'ambito, la difesa dell'uomo merita ancora vigilanza e nobile lotta. Spero di avere in comune con voi in questo una delle vostre preoccupazioni. Mi sembra infatti che questo rientri nel quadro delle responsabilità che vi spettano alla guida o in seno alle vostre Federazioni europee.

Mi auguro che i campionati si svolgano sempre degnamente, in un'atmosfera di gioia, di pace, di fairplay, d'amicizia. Formulo i miei migliori auguri per il vostro compito e per le vostre squadre. (In questo non posso permettermi di essere imparziale, di fronte a rappresentanze così meritevoli! Allora dico semplicemente: "Che vinca il migliore!").

Non dimentico il fatto che siete uomini e donne con altre preoccupazioni, che avete, in particolare, una famiglia: che Dio benedica le vostre famiglie e i vostri figli! Ognuno di voi è, nel segreto della sua coscienza, in rapporto con Dio, che è Autore della nostra vita e fine della nostra esistenza: il Pastore della chiesa di Roma si augura dunque che questo rapporto fiorisca, che Dio sia la vostra luce, la vostra speranza, la vostra gioia. E' il significato della Benedizione che imploro su di voi, di tutto cuore.

Aggiungo una parola di saluto in inglese a tutti voi. Come altri sport, il calcio supera le divisioni linguistiche per esprimere sentimenti di solidarietà e fairplay. L'immenso interesse pubblico in quest'area di sane competizioni dimostra come molti aspetti del bene comune siano coinvolti nella preparazione e nell'organizzazione degli incontri. Tramite le vostre attività avete molte opportunità di servire la causa del benessere umano. Possiate voi, in tutti i vostri contatti con i giocatori e con il pubblico, essere sostenuti dallo scopo del servizio alla comunità e del servizio ad un'Europa fraterna.

Nella speranza che la maggior parte di voi abbia potuto comprendere quanto ho detto finora, vorrei brevemente salutarvi anche in tedesco, dato che è una lingua egualmente ufficiale della Federazione Europea Gioco Calcio.

Mi è ben noto quante persone nei vostri paesi siano iscritte come membri di società calcistiche. Si può essere quasi sicuri che in ogni villaggio, dove c'è una chiesa, c'è anche un campo da calcio. Insieme con le altre numerose associazioni della vostra patria questo sport può costruire in molti modi dei legami significativi fra le persone, per risevegliare e rafforzare il senso di appartenenza ad un luogo o ad un quartiere della città.

La Chiesa cattolica attribuisce grande valore a tali legami ed elementi di comunione, a patto soltanto che non conducano il singolo a perdersi nella massa, ma lo rendano invece attento all'importanza del prossimo e lo guidino al continuo equilibrio dei desideri e delle intenzioni personali. In questo momento il mio cordiale augurio e la mia benedizione vanno a tutti voi, alle vostre famiglie, agli atleti e agli amici dello sport che voi rappresentate. [Traduzione dal tedesco] In questo incontro con i dirigenti delle federazioni Europee di Calcio desidero rivolgere il mio cordiale pensiero anche a tutti i calciatori, i quali sono i protagonisti di questo sport così popolare e, nello stesso tempo, così affascinante. Ad essi va il mio affettuoso saluto, unito all'auspicio che, consapevoli sempre delle responsabilità che essi hanno nei confronti del loro vastissimo pubblico di tifosi e di ammiratori, diano sempre chiaro esempio di quelle virtù umane e cristiane, che debbono emergere dal loro comportamento: la lealtà, la correttezza, la sincerità, l'onestà, il rispetto verso gli altri, la fortezza d'animo, la solidarietà.

Accompagno questi voti con una speciale Benedizione Apostolica, che estendo ai loro familiari ed alle persone particolarmente care.

[Traduzione dal francese, inglese e tedesco]

Data: 1980-06-20 Data estesa: Venerdi 20 Giugno 1980.


GPII 1980 Insegnamenti - Al movimento ecclesiale di impegno culturale - Sala Clementina - Città del Vaticano (Roma)