GPII 1980 Insegnamenti - IL SALUTO PER LA SESSIONE INAUGURALE


Aeroporto di Fiumicino - Roma

Titolo: Lieto di partecipare intensamente alla gioia delle Chiese giovani

Nel momento in cui mi accingo ad iniziare il mio viaggio apostolico in Africa, desidero ringraziare con profonda stima e sincera cordialità i presenti: gli Eminentissimi Cardinali, i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Rappresentante del Governo Italiano, e tutti coloro i quali hanno voluto dirmi il loro affetto e il loro incoraggiamento per questo mio nuovo lungo cammino.

Il contesto storico di questa iniziativa è quello di partecipare alle celebrazioni del centenario dell'evangelizzazione nel Ghana e nello Zaire: mi reco nel cuore di un immenso Continente, l'Africa, che ha ricevuto la luce della fede cristiana dai missionari. Al tempo stesso sono lieto di poter partecipare intensamente, con la mia personale presenza, alla gioia di quelle Chiese giovani, nelle quali i Vescovi autoctoni hanno ormai preso la successione dei Vescovi missionari.

Ho voluto altresi estendere questa mia prima visita ad altre Nazioni del centro del Continente Africano, cioè alla Repubblica Popolare del Congo, al Kenya, all'Alto Volta e alla Costa d'Avorio.

Non è stato, purtroppo, possibile inserire anche tutti quei Paesi dell'Africa, dai quali mi sono giunti pressanti ed affettuosi inviti. Ringrazio per questo gesto cordiale, e confido di poter un giorno rispondere positivamente al loro desiderio.

Come i miei precedenti viaggi, anche questo vuole avere una finalità eminentemente religiosa e missionaria: il Vescovo di Roma, il Pastore della Chiesa universale va in Africa per confermare (cfr. Lc 22,32) i confratelli nell'Episcopato, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose, i missionari e le missionarie, gli uomini e le donne, uniti tutti nella stessa fede in Cristo morto per i nostri peccati, e risorto per la nostra giustificazione (cfr. Rm 4,25); per pregare con loro e per esprimere a quelle Chiese locali, pulsanti di vita giovanile e di entusiastico dinamismo, l'ammirazione e il compiacimento di tutta la Chiesa nei loro riguardi; e per manifestare altresi a tutti gli abitanti dell'Africa sinceri sentimenti di stima e di rispetto per le loro tradizioni e la loro cultura, e per esternare ad essi un cordiale augurio di prosperità e di pace.

Mi reco nell'Africa dei Martiri dell'Uganda e pertanto non posso, fin da questo momento, non esprimere alle Nazioni che visitero, come pure a tutte le altre Nazioni di quel Continente, l'affetto e la speranza che il Papa e la Chiesa nutrono per esse. L'Africa contemporanea ha una indubbia importanza ed un ruolo originale nel contesto dell'odierna vita internazionale, a motivo dei suoi problemi di carattere politico, sociale, economico; del suo dinamismo, insito nelle forze piene di freschezza e di vitalità dei suoi abitanti. Quel grande Continente sta costruendo, pur in mezzo a tante tensioni, la propria storia. I cattolici africani, come pure tutti i credenti in Cristo, insieme con tutti i credenti in Dio, potranno certamente offrire un valido e prezioso contributo di idee e di opere per la costruzione di un'Africa che, nel rispetto degli antichi valori culturali, sappia vivere nella solidarietà, nell'ordine e nella giustizia.

Voglia il Signore, in questi giorni, dar forza ai miei passi, che annunziano la pace (cfr. Is 52,7).

La Vergine Maria, nel cui Cuore materno ho posto il raggiungimento delle finalità spirituali del mio viaggio, assista me, l'Africa e la Chiesa tutta.

Data: 1980-05-02Data estesa: Venerdi 2Maggio 1980.


L'arrivo in Africa a Kinshasa

Titolo: Sono qui come uomo di religione, di speranza, di pace

Signor Presidente, Signor Cardinale, Eccellenze, Signore e Signori, Cari fatelli e srelle, Che Dio benedica lo Zaire! Che Dio benedica tutta l'Africa! 1. E' una grandissima gioia per me mettere per la prima volta il piede in suolo africano. Si, baciando questa terra, il mio cuore è colmo d'emozione, di gioia e di speranza. E' l'emozione di scoprire la realtà africana e di incontrare questa nobile parte dell'umanità che merita stima ed amore, e che è chiamata, anch'essa, alla salvezza in Gesù Cristo. La gioia pasquale dimora in me ed io vorrei condividerla con voi. Una gioia data dalla speranza che una vita nuova, una vita migliore, una vita più libera sia possibile su questa terra, e che la Chiesa che io rappresento possa dare il suo grande contributo. Questa visita e gli incontri che permetterà sono delle grazie di cui voglio in primo luogo ringraziare il Signore. Sia benedetto Dio! 2. A tutti gli abitanti dell'Africa, di qualunque origine o paese, esprimo i miei saluti amichevoli e calorosi, ed i miei sentimenti di fiducia. Saluto in primo luogo i miei figli e fratelli cattolici, e gli altri cristiani. Saluto tutti quelli che, profondamente animati da sentimenti religiosi, hanno a cuore di sottomettere la loro vita a Dio o di ricercare la sua presenza. Saluto le famiglie, padri e madri, figli ed anziani. Saluto specialmente quelli che soffrono nel corpo e nell'animo. Saluto coloro che si aprono al bene comune dei loro concittadini, alla loro educazione, alla loro prosperità, alla loro salute, alla loro sicurezza. Saluto ognuna delle nazioni africane. Gioisco con loro perché hanno preso in mano il proprio destino. Penso alla bella eredità dei loro valori umani e spirituali, ai loro sforzi meritori, a tutti i loro bisogni presenti. Ogni nazione ha ancora un lungo cammino da percorrere per forgiare la propria unità; approfondire la propria personalità e cultura; realizzare lo sviluppo che si impone in molti campi, e questo nella giustizia, con la preoccupazione della partecipazione e dell'interesse di tutti; inserirsi in modo attivo nel concerto delle nazioni. Per questo l'Africa ha bisogno dell'indipendenza e dell'aiuto reciproco disinteressato; ha bisogno di pace. A tutti esprimo degli auguri cordiali e sentiti.


3. Vengo qui come Capo spirituale, Servitore di Gesù Cristo nella discendenza dell'Apostolo Pietro e di tutti i suoi successori, i vescovi di Roma. La mia missione, come quella dei miei fratelli vescovi delle Chiese locali, è di confermare i figli di tutta la Chiesa nella vera fede e nell'amore conforme a Gesù Cristo, di vegliare sulla loro unità, di rinforzare la loro testimonianza. Un numero consistente di Africani aderisce ormai alla fede cristiana e vorrei che la mia visita fosse per loro un conforto in questa tappa significativa della loro storia. Due di queste Chiese mi hanno particolarmente invitato per il centenario dell'evangelizzazione che anche altri si apprestano a celebrare.

Vengo qui come uomo di religione. Apprezzo il senso religioso così ancorato nell'animo africano e che chiede, non di essere relegato, ma al contrario di essere purificato, elevato ed affermato. Stimo coloro che ci tengono a condurre la propria esistenza e a costruire la propria città in un rapporto vitale con Dio, tenendo conto delle esigenze morali che egli ha inscritto nella coscienza di ognuno, e dunque delle esigenze fondamentali dell'uomo di cui è garante. Condivido con quelli che hanno questa visione spirituale dell'uomo la convinzione che il materialismo, da dovunque venga, è una schiavitù da cui bisogna proteggere l'uomo.

Vengo come messaggero di pace, desideroso d'incoraggiare, come Gesù, gli artefici della pace. Il vero amore cerca la pace e la pace è assolutamente necessaria perché l'Africa possa dedicarsi completamente ai grandi compiti che l'attendono. Con tutti i miei amici africani, vorrei che domani ogni bambino di questo continente possa trovare il nutrimento del corpo e il nutrimento dell'anima in un clima di giustizia, di sicurezza e di concordia.

Vengo come uomo della speranza.


4. Senza più attendere, ringrazio l'Africa per la sua accoglienza. Sono stato profondamente commosso dall'ospitalità che molti paesi di questo continente mi hanno così generosamente proposto da alcuni mesi. Sono veramente stato impossibilitato ad accettare tutti gli inviti in questo primo viaggio di dieci giorni. Mi è veramente dispiaciuto, e penso soprattutto all'attesa di alcuni paesi particolarmente meritevoli e ricchi di vitalità cristiana che avrei tanto voluto soddisfare. Si tratta solo di visite posticipate. Spero proprio che la Provvidenza in futuro dia al Papa l'occasione di visitarli. Ho la convinta speranza di ritornare in questo continente. Sin d'ora tutti questi paesi siano sicuri della mia stima e dei miei auguri! Pensero a loro, ai loro meriti, alle loro gioie e alle loro preoccupazioni umane e spirituali quando affrontero i difficili temi del mio viaggio, e mi rivolgero alle diverse categorie d'interlocutori. Il mio messaggio è per tutta l'Africa.


5. Ed ora, mi rivolgo particolarmente allo Zaire, questo paese che nel cuore dell'Africa e che è il primo ad accogliermi. Questo grande paese pieno di promesse che sono così felice di visitare, questo paese chiamato a grandi compiti, dei compiti che rimangono difficili. Le mie prime parole sono per ringraziare il Signor Presidente ed il suo Governo, per ringraziare i vescovi del loro invito pressante.

Conosco l'attaccamento di molti abitanti dello Zaire alla fede cristiana e alla Chiesa cattolica, grazie ad un'evangelizzazione che ha fatto rapidi progressi.

Decorre ora il centenario di questa evangelizzazione che io vengo a celebrare con voi cari amici. E' giusto guardare il cammino percorso, lungo il quale Dio non ha risparmiato le sue grazie per lo Zaire: una pleiade di operatori del Vangelo sono venuti da lontano, hanno consacrato la loro vita perché anche voi poteste aver accesso alla salvezza in Gesù Cristo. E di figli e le figlie di questo paese hanno accolto la fede. Essa ha portato dei frutti abbondanti presso molti battezzati. Sacerdoti, religiosi, vescovi, un cardinale, sono emersi dal popolo dello Zaire per animare con i loro fratelli questa Chiesa locale e darle il suo vero aspetto, completamente africano e completamente cristiano, legato alla Chiesa universale che io rappresento in mezzo a voi. Nei giorni che seguiranno, riparleremo di tutto ciò. La prospettiva di tutti questi incontri mi rende profondamente felice. Sin d'ora, a tutti questi Fratelli e Figli, a tutti gli abitanti di questo paese, porgo il mio caloroso saluto e gli auguri amichevoli che il mio cuore formula per loro.

Che Dio benedica lo Zaire! Che Dio benedica l'Africa! [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-02Data estesa: Venerdi 2Maggio 1980.


Il saluto all'arcidiocesi di Kinshasa

Titolo: Il centenario dell'evangelizzazione dia nuovo slancio alla vostra fede

Sia lodato Gesù Cristo! Che Dio nostro Padre e Gesù Cristo nostro Signore vi donino la grazia e la pace! Che lo Spirito Santo sia la vostra gioia! 1. Cari fratelli e sorelle in Cristo, Il vostro Arcivescovo, il Cardinale Joseph Malula, mi ha dato il benvenuto a nome di tutti voi, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e laici dell'arcidiocesi di Kinshasa e delle altre comunità cattoliche dello Zaire. Lo ringrazio vivamente. Ha evocato la vitalità della Chiesa dello Zaire, una vitalità che la Chiesa di Roma conosce ed apprezza. Ed io, Vescovo di Roma, avevo un grande desiderio di venire fino a voi.

Vengo come Servitore di Gesù Cristo, il Capo invisibile della Chiesa.

Vengo come Successore dell'Apostolo Pietro al quale Gesù disse per tre volte: "Pasci i miei agnelli... pasci le mie pecorelle" (Jn 21,15-17), sii il pastore, cioè, di tutti i miei discepoli. Per volontà di Dio, malgrado non fossi degno, ho ereditato a mia volta questo compito, che è quello del Papa, quello del Padre, quello del Vicario di Cristo sulla terra che presiede all'unità nella fede e nella carità. 2. Innanzi tutto, rendo grazia a Dio con voi per tutto quello che ha realizzato nello Zaire in questi cento anni. Vengo oggi a celebrare con voi il centenario dell'evangelizzazione, a guardare con voi il cammino percorso, un cammino che ha conosciuto difficoltà e sofferenze, gioie e speranze. Un cammino di grazia! Il centenario ci permette di valutare meglio i favori del Signore e i meriti dei vostri predecessori, e di trarre da questa storia cristiana la forza per un nuovo slancio.

Proprio un secolo fa, infatti, alcuni missionari, ardenti d'amore per Cristo e per voi, vennero a condividere con voi la fede che essi stessi avevano ricevuto; hanno voluto, sin dall'inizio, trasportare la Chiesa, far nascere una Chiesa locale con gli africani. La messe fu grande. I vostri padri accolsero la Parola di Dio con generosità ed entusiasmo. Oggi l'albero della Chiesa si è solidamente radicato in questo paese; i suoi rami si estendono in tutte le regioni. La fede è divenuta il destino di un numero considerevole di cittadini dello Zaire. Dalle vostre famiglie zairesi sono emersi vescovi, sacerdoti, religiosi, catechisti e laici impegnati che incorniciano o sostengono le vostre comunità. Il Vangelo ha impresso il suo segno nella vita e nei costumi. Che Dio sia lodato! Benedetti siano tutti coloro che hanno fatto fiorire questa Chiesa, quelli che sono venuti da lontano e quelli nati in questo paese! Benedetti siano coloro che lo guidano oggi! 3. Cari amici, avete vissuto una prima grande tappa, una tappa irreversibile. Una nuova tappa vi si prospetta, non meno esaltante, anche se comporta necessariamente delle nuove difficoltà, e forse la tentazione di cadere nello scoramento. E' la tappa della perseveranza, quella dove bisogna perseguire il consolidamento della fede, la conversione in profondità delle anime, dei modi di vivere, affinché corrispondano sempre meglio alla vostra sublime vocazione cristiana; senza contare l'evangelizzazione che dovete portare avanti voi stessi nei settori o negli ambienti dove il Vangelo è ancora ignorato. Come scriveva San Pietro alle prime generazioni di convertiti, io vi dico: "Siate vigilanti... ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta" (1P 1,13-16). E' in questo modo che la Chiesa dello Zaire raggiungerà la sua piena maturità cristiana ed africana.


4. So che i vostri vescovi, che sono vostri Pastori e vostri Padri, vi guidano con lucidità e coraggio lungo i cammini del Regno di Dio, come testimoniano le Esortazioni, le Lettere o gli Appelli che vi rivolgono sia personalmente che collegialmente. Vengo per affermare ed incoraggiare il ministero di questi Vescovi che sono miei fratelli. Allo stesso tempo vengo anche per incoraggiare tutti i cristiani di Kinshasa e dello Zaire.

Sono felice che il mio primo incontro, in questa cattedrale, sia con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi. Nell'edificazione della Chiesa occupate un posto di rilievo. La vostra ordinazione, la vostra consacrazione religiosa, la vostra chiamata al sacerdozio sono delle grazie inestimabili. Ringraziate il Signore! Servitelo nella gioia, nella semplicità e nella purezza di cuore. Siete destinati, più che gli altri discepoli di Cristo, ad essere il sale che da sapore e la luce che brilla; ho desiderato avere un lungo incontro sia con i sacerdoti che con i religiosi nei prossimi giorni, ma già da questa sera vi saluto con tutto il mio affetto. Le mie prime parole sono parole di conforto, nelle note di ringraziamento che convengono ad un centenario.

Sacerdoti, siate felici di essere ministri di Cristo, annunciatori della sua Parola e dispensatori dei suoi misteri: Imitamini quod tractatis, "vivete quello che realizzate". Siate degli educatori della fede, degli uomini di preghiera, abbiate lo zelo e l'umiltà del servitore, vivete la vostra consacrazione totale al Regno di Dio di cui il vostro celibato è segno.

Religiosi e religiose, siate felici di aver donato tutto il vostro amore a Cristo; e di servire la Chiesa, i vostri fratelli e le vostre sorelle con disponibilità. Con tutte le persone consacrate dello Zaire, lasciate che Cristo colga le vostre vite per divenire testimoni trasparenti per il popolo di Dio e per gli uomini di buona volontà. Penso a vostra Sorella, dello Zaire, che vi ha preceduti, lasciando un luminoso esempio di purezza e di coraggio nella fede, la Serva di Dio, Sorella Anwarite, che, spero, la Chiesa potrà presto beatificare.

Voi, sacerdoti, religiose, religiosi e laici venuti da altri paesi come missionari, e che continuate cooperare ai diversi servizi della Chiesa in questo paese, siate felici di essere qui dove il vostro aiuto è prezioso e necessario, e dove siete testimoni della Chiesa universale. Continuate questo servizio fraterno e disinteressato sotto la guida dei Pastori dello Zaire che sapranno accogliere tutti i sacerdoti nel loro presbiterio.

Seminaristi, siate felici di rispondere all'appello del Maestro che non delude. Accogliete la pedagogia di Cristo che ha formato tanti vostri colleghi più anziani. Preparatevi assimilando a fondo la dottrina solida e la disciplina di vita che vi permetteranno di essere anche voi guide spirituali. Mi auguro che molti seguano la vostra strada. Le vocazioni sacerdotali sono la prova della vitalità e della maturità di una Chiesa locale che si dimostra in grado di assumersi la responsabilità dell'opera del Vangelo, dando al messaggio evangelico e alla missione della Chiesa la loro piena autenticità cristiana ed africana.

Non voglio dimenticare i laici cristiani con i quali avro anche un incontro: padri e madri di famiglia, animatori di piccole comunità catecumenali, educatori, laici impegnati, studenti e giovani di Kinshasa o di alte città e villaggi. Che siano felici e fieri della propria fede! Dovunque lavorino, che siano testimoni dell'Amore di Cristo che per primo li ha amati! E che proseguano un'apostolato di cui sono membri insostituibili! 5. A tutti devo fare la raccomandazione che l'Apostolo San Paolo esprimeva in tutte le sue lettere, lui che visitava molte delle prime comunità cristiane. E' quella che ha suscitato l'ultima preghiera di Gesù dopo la Cena: "Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri". Si, bandite ogni divisione, vivete nell'unità che piace a Dio e che fa la vostra forza, attorno ai vostri sacerdoti.

E che i sacerdoti siano uniti in uno stesso presbiterio attorno ai loro vescovi.

Manifestate ana benevole accoglienza e d una reale collaborazione fra di voi, uomini e donne dello Zaire, e con gli stranieri che sono venuti a condividere la vostra vita. La Chiesa è una famiglia da cui nessuno è escluso.

Ricevendo la vostra testimonianza, io vi portero quella della Chiesa che è in Roma e quello della Chiesa universale che ha il suo centro a Roma. E' una sola famiglia. Nessuna comunità vive chiusa in se stessa: tutte si collegano alla grande Chiesa, all'unica Chiesa. La vostra Chiesa è stata innestata sul grande albero della Chiesa da cui, in cent'anni, ha tratto la linfa che le permette oggi di dare i suoi frutti e di divenire essa stessa missionaria presso gli altri. La vostra Chiesa deve approfondire la sua dimensione locale, africana, senza mai dimenticare la sua dimensione universale. Conosco il vostro fervente attaccamento al Papa e per questo vi dico: attraverso lui, restate uniti a tutta la Chiesa.

Ora, vi invito a rivolgere con me i vostri sguardi e i vostri cuori verso la Vergine Maria.


6. Permettetemi, in quest'anno nel quale rendete grazie a Dio per il centenario dell'evangelizzazione e del battesimo del vostro paese, di far riferimento alla tradizione che troviamo al principio di questo secolo, all'inizio dell'evangelizzazione in terra africana.

I missionari che venivano per annunciare il Vangelo cominciavano il loro servizio missionario con un atto di consacrazione alla Madre di Cristo.

Si rivolgevano a lei in questo modo: "Ci troviamo ora fra quelli che sono nostri fratelli e sorelle, e che tuo Figlio, Vergine Maria, ha amato fino alla fine. Per amore, egli ha offerto per loro la sua vita sulla croce; per amore dimora nell'Eucarestia per essere nutrimento delle anime; per amore, ha fondato la Chiesa eterna nella quale si trova la salvezza. Tutte queste cose, questi fratelli e queste sorelle presso i quali ora giungiamo non lo sanno ancora; non conoscono ancora il Lieto Annunzio del Vangelo. Noi, pero, crediamo profondamente che i loro cuori e le loro coscienze siano pronti ad accogliere il Vangelo della salvezza, per opera del sacrificio di Cristo, e grazie alla tua intercessione e alla tua mediazione materna.

Crediamo che, quando Cristo dall'alto della croce ti ha dato ogni uomo come figlio, rappresentandolo nella persona del suo discepolo San Giovanni, tu hai anche accettato come figli e figlie questi fratelli e sorelle presso i quali la Santa Chiesa ci invia adesso come missionari.

Aiutaci a compiere il mandato missionario di tuo Figlio sulla terra; aiutaci a compiere qui la missione salvifica del Vangelo e della Chiesa. Ti consacriamo tutti quelli che lo Spirito di Gesù Cristo desidera illuminare con la luce della fede e nei quali egli vuole accendere il fuoco del suo amore. Ti consacriamo le loro famiglie, le loro offerte, le comunità e le società che essi formano, il loro lavoro, le loro gioie e sofferenze, i loro paesi e le loro città.

A te, noi consacriamo tutto, noi te li consacriamo tutti. Accoglili nell'Amore eterno di cui tu sei stata la prima serva, e degnati di guidare, per quanto indegno sia, il servizio apostolico che ora intraprendiamo".


7. Oggi, cent'anni sono passati da quegli inizi. Nel momento in cui la Chiesa, in questa terra dello Zaire, rende grazie a Dio nella Santa Trinità per l'acqua del santo battesimo che ha dato la salvezza a tanti suoi figli, permetti, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, che io, Papa Giovanni Paolo II, a cui è stata data la possibilità di partecipare a questo giubileo, ricordi e rinnovi questa consacrazione missionaria che ha avuto luogo in questa terra al principio della sua evangelizzazione.

Consacrarsi a Cristo per la tua intercessione! Consacrarsi a Te per il Cristo! Permetti anche, Madre della Grazia divina, che, ringraziando per la luce che la Chiesa ha ricevuto, per tutti i frutti che essa ha portato nel corso di questo secolo in questa terra dello Zaire, io ti affidi nuovamente questa Chiesa, che io la rimetta nelle tue mani per gli anni e i secoli a venire, fino alla fine dei secoli! Allo stesso tempo, ti affido ancora tutta la nazione che vive oggi la sua vita propria ed indipendente. Lo faccio nello stesso spirito di fede e con la stessa fiducia dei primi missionari, e lo faccio con una gioia ancora più grande, poiché tutti i pastori di questa Chiesa e tutto il popolo di Dio lo fanno con me; qesto popolo di Dio che desidera assumersi e proseguire con i suoi pastori, nell'amore e nel coraggio apostolico, l'opera di costruzione del Corpo di Cristo e di realizzazione del Regno di Dio su questa terra.

Accetta, Madre, questo atto di fiducia, apri i cuori e dona la forza alle anime affinché ascoltino la parola di vita e affinché tuo Figlio non smetta di ordinarci e raccomandarci.

Che la grazia e la pace, la giustizia e l'amore siano i doni di questo popolo; che rendendo grazia per il centenario della sua fede e del suo battesimo, esso guardi con fiducia al proprio avvenire temporale ed eterno! Amen! [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-02Data estesa: Venerdi 2Maggio 1980.


Al presidente dello Zaire e alla nazione: appello per l'aiuto internazionale vicendevole - Zaire

Titolo: Il mondo impari a ricevere anche dai popoli africani

Signor presidente, 1. Alla sera di questa prima giornata sulla terra zairese, già si affollano tanti pensieri al mio spirito che le parole si confondono per esprimere quello che io sento. E' l'emozione dell'incontro così desiderato, ed infine realizzato, con i popoli dell'Africa e anzitutto col popolo zairese? E' l'accoglienza che mi è stata riservata tanto all'arrivo che nella città di Kinshasa? E' l'entusiasmo della popolazione e particolarmente della popolazione cattolica che ha potuto trovar posto, poco fa, nella cattedrale e nelle sue vicinanze? Io non so veramente quale ricordo resterà più vivo in colui che oggi inaugura una visita dalla quale attende molto e che vorrebbe corrispondere pienamente al suo duplice obiettivo di saluto fraterno e cordiale di capo spirituale della Chiesa cattolica alle nazioni africane e d'incoraggiamento molto sincero alle Chiese locali.


2. Ciò significa sottolineare, ed io non manchero giammai di ricordarlo nelle circostanze che potranno presentarsi, il carattere essenzialmente religioso di questo viaggio che comincia, con molta mia gioia, dallo Zaire. Ogni tappa offrirà tuttavia delle possibilità di incontro con le autorità civili. C'è inoltre l'osservazione d'una consuetudine di cortesia che permette di ringraziare i propri ospiti, come essi se lo meritano, della loro ospitalità così generosa o dell'organizzazione minuziosa e tanto impegnata di questo soggiorno. Su questo punto, signor presidente, io mi rendo perfettamente conto della qualità dell'opera che vostra eccellenza e i suoi collaboratori hanno messo in azione per facilitare ed infine assicurare, non ne dubito, la buona riuscita della mia visita. Che mi sia permesso di dirlo davanti alle alte personalità qui riunite di cui parecchie non hanno risparmiato il loro contributo secondo le loro responsabilità personali.

Ma io attribuisco grande importanza anche ai colloqui con coloro che detengono il potere civile. Sono occasione per scambi costruttivi di punti di vista sui problemi più fondamentali per l'uomo, la sua dimensione spirituale, la sua dignità e il suo avvenire, ed anche sulla pace e l'armonia fra i popoli, sulla libertà, che la Chiesa domanda, di annunciare il Vangelo in nome del rispetto delle coscienze iscritto nella maggior parte delle costituzioni o delle leggi organiche degli Stati. Il Concilio Vaticano II sembrava invocare l'aumento delle conversazioni di questo tipo quando diceva: "La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficace quanto meglio coltivano una sana collaborazione tra di loro... L'uomo, di fatto non è limitato al solo orizzonte temporale, ma, vivendo nella storia umana, conserva integralmente la sua vocazione eterna". (GS 76, § 3).


3. Avendo già avuto l'onore di accogliere vostra eccellenza in Vaticano l'anno scorso, io mi felicito del nostro nuovo dialogo che dovrebbe favorire la comprensione e rivelarsi particolarmente fruttuoso. Io ho ascoltato con molta attenzione le vostre riflessioni. Sono persuaso che, se le questioni africane devono essere un fatto africano e non devono subire la pressione o l'ingerenza di blocchi o gruppi d'interessi qualunque essi siano, la loro soluzione positiva non può mancare di influire in maniera benefica sugli altri continenti.

Ma per questo è pur necessario che gli altri popoli imparino a ricevere dai popoli africani. Questi non hanno soltanto bisogno di ricevere un aiuto materiale e tecnico. Essi hanno anche bisogno di dare: il loro cuore, la loro saggezza, la loro cultura, il loro senso dell'uomo, il loro senso di Dio, che in molti altri non è così vivo. Di fronte al mondo vorrei lanciare in questa circostanza un appello solenne non solo all'aiuto, ma all'aiuto internazionale vicendevole, ossia a quello scambio in cui ciascuna delle parti porta il suo contributo costruttivo al progresso dell'umanità.


4. Vorrei ugualmente che fossero da tutti conosciuti, fin dal primo giorno di questo viaggio, i sentimenti che il Papa prova mirando l'Africa come un amico, come un fratello. Partecipando pienamente alla preoccupazione per la pace, ai problemi posti dalla crescita e dalla povertà, in una parola, ai problemi dell'uomo, io provo una gioia profonda. L'origine di questa gioia è vedere che, nel corso degli ultimi anni, numerose sono state le popolazioni che hanno potuto accedere alla sovranità nazionale, al termine di un processo talvolta delicato, ma che ha potuto portare alla scelta del proprio avvenire.

E' un fenomeno che comprendo molto bene, non fosse altro che per le mie origini personali. Io conosco, io ho vissuto gli sforzi compiuti dal mio popolo per la propria sovranità. Io so che cosa significa rivendicare il diritto all'autodeterminazione, in nome della giustizia e della dignità nazionale. Certo, questa non è che una tappa, perché occorre ancora che l'autodeterminazione rimanga in seguito effettiva e si accompagni ad una partecipazione reale dei cittadini nella guida del proprio destino: così egualmente il progresso potrà più equamente essere beneficiato da tutti. Certo, la libertà dovrebbe agire a tutti i livelli della vita politica e sociale. L'unità di un popolo richiede anche un'azione perseverante, rispettosa delle legittime particolarità e condotta nello stesso tempo in modo armonico. Ma oggi sono permesse tante speranze, sono offerte tante possibilità che un'immensa gioia riempie il mio cuore nella misura della fiducia che io ripongo negli uomini di buona volontà desiderosi del bene comune.


5. Vorrei ora rivolgere il mio sguardo, oltre questa assemblea, verso il popolo zairese tutto intero e dirgli la mia soddisfazione di trovarmi presso di lui.

Certo, esistono le esigenze del programma, per cui non è possibile di giungere in tutte le regioni a rendere visita a popolazioni ugualmente care al mio cuore. Che per lo meno il passaggio in qualche punto del paese sia una testimonianza concreta del messaggio di amore di Cristo, che io vorrei portare a ogni famiglia, a ogni abitante, ai cattolici come a quelli che non condividono la medesima fede. Gli zairesi rappresentano una speranza per la Chiesa e per l'Africa. E' loro compito proseguire, da buoni cittadini, la loro azione per il progresso del loro paese in uno spirito di giustizia e di onestà adoperandosi per i veri valori dell'uomo (Ioannis Pauli PP. II RH 18). Chiedo a Dio di aiutarli in questo nobile compito e di benedire i loro sforzi.

Siate ringraziato, signor presidente, per tutto quello che avete fatto per me dal momento in cui, come l'episcopato del paese, mi avete invitato così calorosamente a venire nello Zaire. Non dimentichero mai le elevate parole della vostra allocuzione ed io vi presento, come pure ai membri del governo e a tutti coloro che mi fanno l'onore della loro presenza, i miei saluti e i miei migliori voti.

Data: 1980-05-02Data estesa: Venerdi 2Maggio 1980.


Omelia alla messa per le famiglie - Kinshasa (Zaire)

Titolo: Il matrimonio cristiano è fermento di progresso morale per la società

Cari coniugi cristiani, padri e madri di famiglia.

1. L'emozione e la gioia invadono il mio cuore di pastore universale perché mi è concessa la grazia di meditare per la prima volta con delle famiglie africane - e per loro - sulla loro particolare vocazione: il matrimonio cristiano. Che Dio - che si è rivelato essere "uno in tre Persone" ci assista lungo tutta questa meditazione! L'argomento è meraviglioso, ma la realtà è difficile! Se il matrimonio cristiano può essere paragonato ad una montagna molto alta che pone gli sposi nell'immediata vicinanza di Dio, bisogna riconoscere che la sua scalata richiede molto tempo e molta fatica. Ma sarà questa una ragione per sopprimere o per abbassare tale vetta? Non è attraverso ascensioni morali e spirituali che la persona umana si realizza in pienezza e domina l'universo più ancora che per mezzo dei record tecnici e spaziali per quanto ammirevoli siano? Insieme faremo un pellegrinaggio alle origini del matrimonio, poi cercheremo di meglio misurare il suo dinamismo al servizio degli sposi, dei figli, della società, della chiesa. Infine raccoglieremo le nostre energie per promuovere una pastorale familiare sempre più efficace.


2. Tutti conoscono il celebre racconto della creazione con il quale inizia la Bibbia. Vi è detto che Dio fece l'uomo a sua somiglianza creandolo maschio e femmina. Ecco che cosa sorprende subito all'inizio. L'umanità, per somigliare a Dio, deve essere una coppia di due persone che si muovono l'una verso l'altra, due persone che un amore perfetto riunisce in unità. Questo movimento e questo amore le rendono somiglianti a Dio, che è lo stesso amore, l'unità assoluta delle tre Persone. Mai è stato cantato in modo così bello lo splendore dell'amore umano che nelle prime pagine della Bibbia: "Questa", dice Adamo contemplando la sua donna, "è la carne della mia carne, le ossa delle mie ossa. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie ed essi saranno una carne sola" (Gn 2,23-24). Parafrasando san Leone papa non posso evitare di dirvi: "Sposi cristiani, riconoscete la vostra eminente dignità!".

Questo pellegrinaggio alle origini, ci rivela ugualmente che la prima coppia, nel disegno di Dio, è monogama. Ecco perché la cosa ci sorprende maggiormente dal momento che la civilizzazione - al tempo in cui si forma il racconto biblico - è generalmente lontana da questo modello culturale. Questa monogamia, che non è di origine occidentale ma semitica appare come l'espressione della relazione interpersonale, quella in cui ciascuno dei due partner è riconosciuto dall'altro in uguale valore e nella totalità della sua persona.

Questa concezione monogamica e personalistica della coppia umana è una rivelazione assolutamente originale, che porta il marchio di Dio, e che merita di essere sempre più approfondita.


3. Ma questa storia così bene iniziata all'alba luminosa del genere umano ha conosciuto il dramma della rottura fra questa coppia appena creata e il Creatore.

E' il peccato originale. Tuttavia questa rottura sarà l'occasione di una nuova manifestazione dell'amor di Dio.

Paragonato molto spesso ad uno Sposo infinitamente fedele, ad esempio nei testi dei salmisti e dei profeti, Dio rinnova incessantemente la sua alleanza con questa umanità capricciosa e peccatrice. Queste ripetute alleanze culmineranno con l'alleanza definitiva che Dio suggellerà nel suo proprio Figlio che si sacrificherà liberamente per la Chiesa e per il mondo. San Paolo non teme di presentare questa alleanza di Cristo con la Chiesa come il simbolo e il modello di ogni alleanza fra l'uomo e la donna (Ep 5,25), uniti come sposi in modo indissolubile.

Tali sono i caratteri di nobiltà del matrimonio cristiano. Sono generatori di luce e di forza per la realizzazione quotidiana della vocazione coniugale e familiare, a beneficio degli stessi sposi, dei loro figli, della società in cui vivono e della Chiesa di Cristo. Le tradizioni africane saggiamente utilizzate possono avere il loro posto nella costruzione dei focolari cristiani in Africa; penso in modo particolare a tutti i valori positivi del senso della famiglia, così radicato nell'anima africana, e che riveste aspetti molteplici certamente suscettibili di portare alla riflessione certe civilizzazioni dette avanzate: la serietà dell'impegno matrimoniale al termine d'un lungo cammino, la priorità data alla trasmissione della vita e perciò l'importanza accordata alla madre e ai figli, la legge di solidarietà tra le famiglie che hanno fatto alleanza e che si adoprano in particolare in favore delle persone anziane, delle vedove e degli orfani, una sorta di corresponsabilità nella cura e nell'educazione dei bambini, atta ad attenuare molte tensioni psicologiche, il culto degli antenati e dei defunti che favorisce la fedeltà alle tradizioni. Certo, il problema delicato è di assumere tutto questo dinamismo familiare, eredità di costumi ancestrali e di trasformarlo e sublimarlo nelle prospettive della società che sta nascendo in Africa. Ma ad ogni modo la vita coniugale dei cristiani si vive - attraverso epoche e situazioni diverse - sulla via di Cristo, liberatore e redentore di tutti gli uomini e di tutte le realtà che formano la vita degli uomini. "Tutto quello che fate, sia fatto nel nome del nostro Signore Gesù Cristo" come ci ha detto san Paolo (Col 3,17).


4. E' dunque conformandosi a Cristo, che si è dato per amore della sua Chiesa, che gli sposi accedono, giorno dopo giorno, all'amore di cui ci parla il Vangelo "Amatevi come io vi ho amati" e più precisamente alla perfezione dell'unione indissolubile su tutti i piani. Gli sposi cristiani si sono fatti la promessa di mettere in comune tutto ciò che essi sono e tutto ciò che essi hanno. E' il contratto più audace che esista e nello stesso tempo il più meraviglioso! L'unione dei loro corpi, voluta da Dio stesso come espressione della comunione più profonda ancora del loro spirito e del loro cuore, compiuta con tanto di rispetto quanto di tenerezza, rinnova il dinamismo e la giovinezza del loro impegno solenne, del loro primo "si".

L'unione dei loro caratteri: amare un essere è amare ciò che egli è, è amarlo al punto di coltivare in sé l'antidoto delle sue debolezze o dei suoi difetti, per esempio la calma e la pazienza se l'altro ne manca notoriamente.

L'unione dei cuori! Le sfumature che differenziano l'amore dell'uomo da quello della donna sono innumerevoli. Ciascuno dei due non può esigere d'essere amato come egli ama. E questo comporta - da una parte e dall'altra - di rinunciare ai rimproveri segreti che separano i loro cuori e di liberarsi da questa pena nel momento più favorevole. Una posta in comune molto unificante è quella delle gioie e, prima ancora, delle sofferenze del cuore. Ma è soprattutto nell'amore comune dei figli che l'unione dei cuori si fortifica.

L'unione delle intelligenze e delle volontà! Gli sposi sono due forze diversificate ma congiunte per loro reciproco servizio, per il servizio della loro casa, del loro ambiente sociale, per il servizio di Dio. L'accordo essenziale deve manifestarsi nella determinazione e nel perseguimento di obiettivi comuni. Il coniuge più energico deve sostenere la volontà dell'altro, talvolta supplirla, farsene con sensatezza, in modo educativo, da leva.

Infine l'unione delle anime, esse stesse unite a Dio! Ciascuno degli sposi deve riservarsi dei momenti di solitudine con Dio, dei "cuore a cuore" in cui il coniuge non sia la prima preoccupazione. Questa indispensabile vita personale dell'anima con Dio è lungi dall'escludere la posta in comune di tutta la vita coniugale e familiare. Al contrario, essa stimola i coniugi cristiani a cercare Dio insieme, a scoprire insieme la sua volontà e a compierla concretamente con i lumi e le energie attinti da Dio stesso.


5. Tale visione e tale realizzazione dell'alleanza tra l'uomo e la donna superano singolarmente il desiderio spontaneo che li unisce. Il matrimonio è per loro veramente cammino di promozione e di santificazione. E' sorgente di vita! Gli africani non hanno un rispetto ammirevole per la vita nascente? Essi amano profondamente i bambini. Essi li accolgono con grande gioia. I genitori cristiani sapranno mettere i loro figli sulla via di un'esistenza riferita ai valori umani e cristiani. Mostrando loro in tutto uno stile di vita, coraggiosamente riveduto e perfezionato, ciò che significano il rispetto di ogni persona, il servizio disinteressato degli altri, la rinuncia ai capricci, il perdono spesso ripetuto, la lealtà in tutte le cose, il lavoro coscienzioso, l'incontro di fede con il Signore, gli sposi cristiani introducono i loro figli nel segreto di un'esistenza riuscita che supera singolarmente la scoperta di un "buon posto".


6. Il matrimonio cristiano è inoltre chiamato ad essere fermento di progresso morale per la società. Il realismo ci fa riconoscere le minacce che pesano sulla famiglia come istituzione naturale e cristiana, in Africa come altrove, dal fatto di certi costumi ed anche per il fatto di mutazioni culturali che si vanno generalizzando. Non vi sembra di poter paragonare la famiglia moderna ad una piroga che naviga sul mare e prosegue il suo corso in mezzo ad acque agitate e ad ostacoli? Voi sapete quanto me come i concetti di fedeltà e di indissolubilità sono battuti in breccia dall'opinione pubblica. Sapete anche che la fragilità e la rottura delle famiglie genera un seguito di miserie, anche se la solidarietà familiare africana cerca di rimediarvi per quel che concerne la presa in carico dei bambini. I focolari cristiani - solidamente preparati e debitamente seguiti - devono lavorare senza scoraggiamento alla restaurazione della famiglia che è la prima cellula della società e deve restare una scuola di virtù sociali. Lo Stato non deve aver paura di queste famiglie ma proteggerle.


7. Fermento della società, la famiglia è ancora una presenza, una epifania di Dio nel mondo. La costituzione pastorale "Gaudium et Spes" (GS 48) contiene pagine luminose sull'irradiazione di questa "comunità profonda di vita e di amore" che è nello stesso tempo la primissima comunità ecclesiale di base. "La famiglia cristiana, poiché nasce dal matrimonio, che è l'immagine e la partecipazione del patto d'amore che unisce il Cristo e la Chiesa, renderà manifesta a tutti gli uomini la presenza viva del Salvatore nel mondo e la vera natura della chiesa, sia con l'amore degli sposi, sia mediante la loro fecondità generosa, l'unità e la fedeltà del loro focolare, sia mediante l'amorevole cooperazione di tutti i suoi membri". Quale dignità e quale responsabilità! Si, questo sacramento è grande! e che gli sposi abbiano fiducia: la loro fede li assicura che essi ricevono, con il sacramento, la forza di Dio, una grazia che li accompagnerà lungo tutta la loro vita. Che essi non trascurino mai di attingere a questa sorgente zampillante che è in loro! 8. Non vorrei terminare questa meditazione senza incoraggiare molto vivamente i Vescovi d'Africa a proseguire - a dispetto delle ben note difficoltà - i loro sforzi nella "pastorale delle famiglie cristiane" con un rinnovato dinamismo e una speranza a tutta prova. So che questo è già la preoccupazione costante di molti ed io l'apprezzo. Mi rallegro ugualmente con le numerose famiglie africane che già realizzano l'ideale cristiano di cui ho parlato, con delle qualità specificamente africane, e che sono per molti altri un esempio e un richiamo. Ma mi permetto d'insistere.

Senza nulla abbandonare delle loro preoccupazioni per la formazione umana e religiosa dei fanciulli e degli adolescenti, e tenendo conto della sensibilità e dei costumi africani, le diocesi devono a poco a poco instaurare una pastorale rivolta ai due sposi insieme e che non s'indirizzi soltanto all'uno o all'altro dei coniugi. Che venga intensificata la preparazione dei giovani al matrimonio incoraggiandoli a seguire una vera preparazione alla vita coniugale, che rivelerà loro il senso dell'identità cristiana della coppia, li maturerà per le loro relazioni interpersonali e per le loro responsabilità familiari e sociali.

Questi centri di preparazione al matrimonio hanno bisogno dell'appoggio solidale delle diocesi e del concorso generoso e competente di sacerdoti, di esperti e di famiglie capaci di portare una testimonianza di qualità. Insisto soprattutto sull'aiuto reciproco che ogni coppia cristiana può portare ad un'altra.


9. Questa pastorale familiare deve anche accompagnare le giovani famiglie a mano a mano che esse si fondano. Giornate di ripresa spirituale, ritiri, incontri di famiglie sosterranno le giovani coppie nel loro cammino umano e cristiano. Che in tutte le occasioni si miri ad un buon equilibrio tra la formazione dottrinale e l'animazione spirituale. La parte di meditazione, di conversazione con Dio è fondamentale. E' presso di lui che gli sposi attingono la grazia della fedeltà, comprendono e accettano la necessità dell'ascesa generatrice della vera libertà, riprendono o decidono i loro impegni familiari e sociali che faranno della loro casa una casa luminosa. Sarebbe senza dubbio molto utile che le famiglie di una parrocchia e di una diocesi si raggruppassero per costituire un vasto raggruppamento familiare, non soltanto per aiutare le coppie cristiane a vivere secondo il Vangelo, ma per contribuire alla restaurazione della famiglia difendendo i suoi valori contro gli assalti di ogni genere e in nome dei diritti dell'uomo e del cittadino. Su questo piano fondamentale della pastorale familiare, sempre più adeguato ai bisogni della nostra epoca e delle vostre regioni io ripongo piena fiducia in voi Vescovi, miei fratelli carissimi nell'episcopato.


10. Possiate trovare in questa conversazione il segno del maggior interesse che il Papa porta ai gravi problemi della famiglia, la testimonianza della sua fiducia e della sua speranza in voi famiglie cristiane e il coraggio di operare voi stesse più che mai, su questa terra d'Africa, per il maggior bene delle vostre nazioni e per l'onore della chiesa di Cristo, alla solida costruzione di comunità familiari "di vita e di amore" secondo il Vangelo! Io vi prometto di portare sempre nel mio cuore e nella mia preghiera questa grande intenzione. Che Dio, che si è rivelato essere famiglia nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito, vi benedica e che la sua benedizione rimanga su di voi sempre.

Data: 1980-05-03 Data estesa: Sabato 3 Maggio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - IL SALUTO PER LA SESSIONE INAUGURALE