GPII 1980 Insegnamenti - Nella cattedrale di Brazzaville


2. Una preghiera di ringraziamento per tutto quello che ha già realizzato in voi e con voi, voi che ha chiamato affinché andiate e portiate dei frutti. Non è forse grazie ai vostri sforzi perseveranti che le sementi gettate dai primi missionari hanno potuto produrre in abbondanza? Che la formazione dei catechisti, intrapresa sistematicamente, offre oggi uno strumento utilissimo per l'evangelizzazione? So che molti giovani si dimostrano disponibili per cooperare all'istruzione religiosa dei bambini nelle scuole, e per trasmettere loro le proprie ragioni per sperare.

So anche che ovunque, nelle parrocchie come nei luoghi isolati, non si ha paura delle difficoltà, si lavora con coraggio per annunziare il Lieto Annunzio. Queste sono, a mio avviso, prove di maturità. I discepoli di Cristo berranno dal suo calice (cfr. Mc 10,39). E' per questo che sono stati scelti. Anche questo, Lui ha fatto loro conoscere, ed è per questo che li chiama ormai suoi amici (cfr. Jn 15,15). Quando vedo qui, in Africa, tutti questi cristiani coraggiosi, non posso fare a meno di pensare che, ai nostri giorni, Cristo ha molti amici in Africa e che la Chiesa in Africa è matura per affrontare tutte le contrarietà e tutte le prove.

Il coraggio, la lealtà, l'entusiasmo di possedere un tesoro ed il desiderio di condividerlo, queste sono le qualità dell'apostolo, e voi dovete coltivarle. Agli occhi degli uomini questo tesoro è impalpabile; non può che essere misterioso. Ma voi conoscete voi stessi e, in un certo modo, vivete le parole così profonde che la Scrittura mette nella bocca di Pietro: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (Ac 3,6).

Nella storia del Congo si sono già alzati dei testimoni fedeli, fedeli al loro Dio, fedeli al messaggio evangelico, fedeli alla Chiesa universale e all'insegnamento del Papa. Voglio ringraziare anche per tutti loro, e soprattutto per l'esempio lasciato dal caro e venerato Cardinale Emile Biayenda. La sua tragica scomparsa vi ha fatto piangere un padre. Io stesso ho pianto per un fratello amatissimo. Vengo per piangerlo e pregarlo qui, sulla sua tomba, fra di voi, con voi, certo che se Cristo ha voluto che fosse presso di lui, è perché il suo posto era pronto per l'eternità (cfr. Jn 14,2-3), e che in questo modo egli può ancor meglio intercedere per voi e per la sua patria. In questo senso, il suo ministero pastorale continua al vostro servizio. Benedetto sia tu, Signore, per averci dato questo Pastore, questo figlio della Nazione Congolese e della Chiesa, il Cardinale Biayenda! 3. Ed ora, Signore, Ti supplico per i miei fratelli cattolici del Congo. Te li affido, poiché Tu mi hai permesso di far loro visita. Ti raccomando la loro fede, giovane ma piena di vitalità, perché cresca, perché sia pura bella e comunicativa, perché continui a potersi esprimere ed a poter essere proclamata liberamente, poiché la vita eterna esige che essi conoscano il solo vero Dio ed il suo inviato, Gesù Cristo (cfr. Jn 17,3). Li affido anche alla Tua Santa Madre, la Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra. Che essa li prenda sotto la sua protezione materna e vegli su di essi nelle loro difficoltà! Che essa insegni loro a stare ai piedi della Tua Croce ed a riunirsi attorno a Lei nell'attesa della Tua venuta, quando il tempo sarà compiuto! Con loro, io Ti prego per la loro unità che trae origine da Te, e senza la quale la loro testimonianza sarebbe indebolita: unità del corpo episcopale, unità nel clero e nelle diocesi, capacità di collaborare al di là di ogni diversità etnica o sociale, unità anche con la Sede di Pietro e l'insieme della Chiesa. Non puoi negare ascolto a questa preghiera, Tu che ti sei dato per unire i figli di Dio.

Ascolta ancora l'invocazione che noi Ti rivolgiamo in questo giorno per la santificazione dei preti, dei religiosi, delle religiose e di tutti quelli che, nei diversi centri di formazione, si preparano a consacrarTi la loro vita.

Rispondendo al tuo appello, che sappiano rinunciare alle cose di questo mondo per Te, a qualsiasi ricerca di gloria materiale o umana, e si mostrino disponibili alle urgenze della Chiesa in qualunque missione sarà loro affidata (cfr. AGD 20). Felici del loro dono totale, felici del loro celibato, possano essi approfondire, essi per cui l'Eucarestia segna l'apice di ogni giornata, ciò che significa offrire la propria vita in sacrificio per la salvezza degli uomini.

Nella tua Bontà, so che Ti ricorderai in modo speciale del sacrificio dei missionari, i quali, per amor tuo, hanno lasciato i loro paesi d'origine, le loro famiglie, tutto ciò che avevano, per venire a vivere fra i fratelli congolesi, amare questo popolo divenuto il loro e servirli. Ricompensa, Signore, tanta generosità! Fa che sia riconosciuta, che susciti altre vocazioni, che risvegli in tutti un vero spirito missionario.

Circonda in particolar modo della tua benevolenza i tuoi umili servitori, i vescovi ai quali Tu hai affidato queste Chiese locali. Sono vicino a loro, questa mattina, per confermarli nel tuo nome. Sono qui, i tre pastori del Congo e la maggior parte dei confratelli delle Conferenze Episcopali vicine con i quali si riuniscono abitualmente sotto la presidenza, oggi, di Monsignor N'Dayen, Arcivescovo di Bangui. Ci sono anche alcuni vescovi di altri paesi vicini. Hanno portato le loro preoccupazioni pastorali e tutte le intenzioni di cui li hanno incaricati le loro comunità. Si, come Tu hai domandato a Pietro e ai suoi successori, voglio portar loro la forza tranquilla e la certezza della tua assistenza nel loro lavoro quotidiano così meritevole. E voglio assicurare quelli che non hanno potuto unirsi a noi della mia vicinanza fraterna e spirituale, della mia disponibilità a prendere sulle mie spalle una parte del loro fardello, quando alcuni di loro soffrono in modo così acuto per le sofferenze del loro popolo. Cari confratelli del Ciad, è a voi che penso in primo luogo, e al gregge che vi è affidato. Che Dio vi aiuti a medicare le piaghe a guarire i cuori! Che vi dia la pace! 4. Fratelli e sorelle, non posso più proseguire per molto. Tanti pensieri colmano il mio spirito e di questi avrei voluto parlarvi. Mi è sembrato che, limitato dal programma, il Papa potesse almeno dedicare questo incontro ad una preghiera comune, invitandovi implicitamente a fare lo stesso in ogni occasione, per annunciare veramente quello che avete contemplato del Verbo di Vita (cfr. 1Jn 1,1). E' questo che ci si attende dai ministri di Dio. Tutto il resto, altri possono darlo. Se volete essere zelanti, siate innanzi tutto pii, e capirete tutto. Vivete in unione con Dio. Vi aiuterà a sopportare le tribolazioni umane, perché imparerete a collegarle alla Croce, alla Redenzione. Ma, più di questo, Egli verrà in voi e vi stabilirà la propria dimora.

Pregate anche per me, miei diletti nel Signore. Me lo promettete? Io vi prometto che da parte mia che questo nuovo legame appena stabilito con questa parte dell'Africa si tradurrà concretamente, nel ricordo dei vostri volti, delle vostre persone, di coloro che traggono beneficio dalle vostre cure pastorali o che voi rappresentate qui. A tutti, la mia benedizione e i miei auguri ferventi. Che Dio benedica la vostra patria e tutte le nazioni circondanti.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-05 Data estesa: Lunedi 5 Maggio 1980.


Al presidente del Congo e alla nazione - Brazzaville (Congo)

Titolo: Lo Stato e la Chiesa sono al servizio dell'uomo

Signor presidente.

1. Al mio arrivo a Brazzaville sono stato felice di manifestare, in risposta alle gentili parole di vostra eccellenza, la mia grandissima gioia per questa visita al popolo congolese, ai suoi dirigenti e alla Chiesa cattolica che vive nel paese.

Dato che mi si offre di nuovo l'opportunità, vorrei ancora una volta esternare i miei sentimenti di gratitudine e cogliere l'occasione per esporre alcuni pensieri nel quadro del presente incontro, incontro su cui fondo molte speranze.


2. Non è forse infatti la prima volta che il Papa può intrattenersi con il capo dello Stato congolese, e dirgli con semplicità quanto a lui sta più a cuore? E' vero che, desiderosi di rafforzare i loro rapporti amichevoli la santa Sede e la repubblica popolare del Congo hanno stabilito relazioni diplomatiche, ed hanno attualmente dei rappresentanti accreditati la cui missione è precisamente di promuovere un dialogo permanente, utile per meglio comprendersi e benefico perché partecipe di uno spirito di leale cooperazione. Io mi rallegro personalmente per aver ricevuto la settimana scorsa, in Vaticano, il vostro ambasciatore, il quale, d'ora in avanti, si farà interprete del governo e potrà, a sua volta, esporgli le vedute della santa Sede.


3. Ma oltre a questo strumento abituale di dialogo di cui noi auspichiamo tutta l'efficacia, sembra che un contatto diretto come questo comporti un'attitudine particolare a sviluppare il clima sereno e costruttivo che deve regnare tra di noi.

Tale contatto invita al rispetto reciproco. Esso si effettua fra i responsabili di due diverse entità. La Chiesa è un'istituzione spirituale, sebbene la sua espressione sia anche sociale; ella si pone al di là delle patrie temporali, come comunità di credenti.

Lo Stato è un'espressione dell'autodeterminazione sovrana dei popoli e delle nazioni, costituisce una normale realizzazione dell'ordine sociale; in questo appunto consiste la sua autorità morale (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad nationum Legatos apud Sedem Apostolicam, initio anni 1979 omina fausta et vota Summo Pontifici promentes, die 12ian. 1979: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", II [1979] 43-51). Prendere coscienza di questa differenza di natura eviterà ogni confusione e permetterà di procedere in chiarezza.

Ciò significa riconoscere il carattere proprio della Chiesa, la quale non dipende da una struttura civile o politica. E significa riconoscere allo Stato il diritto di esercitare sovranamente la sua autorità nel proprio territorio, e riconoscere ai suoi dirigenti la responsabilità di operare per il bene comune delle popolazioni di cui sono i mandatari. Il concetto stesso di sovranità, fatto di diritti e di doveri, implica indipendenza politica e possibilità di decidere del destino in modo autonomo (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad nationum Legatos apud Sedem Apostolicm, initio anni 1979 omina fausta et vota Summo Pontifici promentes, die 12ian. 1979: "", II [1979] 43-51). Dove, meglio dell'Africa, era opportuno ricordare questo? Questo continente, in una ventina d'anni, ha visto accedere alla sovranità un numero elevato di nazioni. Il fatto di prendere in mano il proprio destino è contemporaneamente una questione di dignità e di giustizia. Il processo è stato a volte difficile; non è stato portato a termine ovunque; presuppone anche che le popolazioni possano realmente parteciparvi. 4. A questo punto si trova di conseguenza il fondamento della stima reciproca fra Chiesa e Stato, la quale si tradurrà nel rispetto del dominio proprio di ciascuno, in considerazione delle loro diverse nature. Lo Stato può contare sulla leale collaborazione della Chiesa, dal momento che si tratta di servire l'uomo e di contribuire al suo progresso integrale. E la Chiesa, in nome della sua missione spirituale, chiede da parte sua la libertà di rivolgersi alle coscienze così come la possibilità per i credenti di professare pubblicamente, di alimentare e di annunciare la loro fede. Io so, signor presidente, che lei ha compreso questa aspirazione che non potrebbe nuocere in alcuna maniera alla sovranità dello Stato di cui lei è custode. La libertà religiosa è infatti al centro del rispetto di tutte le libertà e di tutti i diritti inalienabili della persona. Essa contribuisce grandemente a salvaguardare, per il bene di tutti, ciò che è l'essenziale di un popolo quanto di un uomo, cioè la sua anima. E una fortuna che gli africani tengano molto alla loro anima.


5. Parlavo, un momento fa, di servizio dell'uomo. Ecco un obiettivo sul quale è consentito dialogare, un ideale che si potrebbe qualificare come comune fra la Chiesa e lo Stato. Esso merita da parte nostra un'attenzione sempre nuova. Il mio voto è che i colloqui che hanno già avuto luogo su questo argomento, tanto a livello locale con i pastori responsabili della Chiesa nel Congo, quanto fra le autorità della repubblica e la santa Sede, proseguano in modo più frequente e approfondito. Nessuno dubita che potrebbero rivelarsi proficui ed utili per questa grande causa.

Io la saluto rispettosamente e chiedo all'Onnipotente di assistere vostra eccellenza e le altre personalità qui presenti nel loro servizio alla comunità umana congolese.

Data: 1980-05-05 Data estesa: Lunedi 5 Maggio 1980.


Omelia della messa di Brazzavillle - Brazzaville (Congo)

Titolo: Dalla missione all'evangelizzazione, ad un forte sviluppo della catechesi

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

"Cantate a Dio, nei vostri cuori, la vostra gratitudine" (cfr. Col 3,16).

1. Oggi è il Vescovo di Roma che viene a voi, il successore dell'apostolo Pietro al quale Gesù ha detto: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). Io vengo dunque a confermarvi nella fede, nella carità e nella speranza.

Vengo a confermarvi nella fede che voi già possedete grazie ad una evangelizzazione che ha dato i suoi frutti. Vi parlero di questa evangelizzazione per incoraggiarvi a continuarla.

Vengo a stimolare la vostra carità fra voi e verso tutti, "l'amore che fa l'unità nella perfezione". Per tanto vi ricordo le parole dell'apostolo Paolo: "Rivestitevi... di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente" (Col 3,12-13). Gesù non aveva forse detto: "Amate i vostri nemici... perché siate figli del Padre vostro" (Mt 5,44-45)? Vengo a rinvigorire la vostra speranza affinché nessuna prova vi distolga dal cammino nel quale siete impegnati, né dal fine della vostra vita cristiana: la salvezza delle vostre anime, l'edificazione della Chiesa.

E faccio tutto questo ribadendo il legame della vostra comunità cattolica con la Chiesa universale che è unica nella diversità delle sue membra.


2. Ma, prima di tutto, il Papa non avrebbe avuto l'occasione di venire da voi se non fosse stato preceduto, esattamente un secolo fa, da valorosi missionari, i quali da parte loro non avevano altra preoccupazione che il vostro bene spirituale. Essi sono giunti nel vostro paese ardenti d'amore verso Cristo e verso di voi, per proporvi il Vangelo che a loro volta avevano ricevuto. Tutta la fede, infatti, viene da Cristo mediante gli apostoli. "Come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?" (Rm 10,14-15).

Quei missionari sono stati accolti fra voi. Essi hanno dovuto cominciare col vivere con voi, col pregare in mezzo a voi, testimoniando il loro amore - perché tale amore è il centro del nostro messaggio - sotto forma di amicizia, di ospitalità, di aiuto reciproco ed anche di cure e di istruzione. Essi hanno annunciato il Vangelo poiché conoscevano la vostra fame della parola di Dio.

Alcuni dei vostri padri hanno aderito alla fede e si sono preparati lungamente al battesimo. Da quel momento nel Congo è nata la Chiesa. Ma la preoccupazione dei missionari è stata anche quella di preparare, tra i figli di questa nazione, degli evangelizzatori, dei catechisti, e ben presto dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose. Da voi la Chiesa si è sviluppata rapidamente al punto che un gran numero di vostri compatrioti sono entrati nella sua famiglia. Tuttavia noi non potremo dimenticare la quantità di pazienza, di sofferenze, di fatiche, di gioie e di speranza dei missionari, e i meriti dei vostri padri.

Oggi la Chiesa è guidata da Vescovi congolesi che sono stati costituiti vostri pastori mediante l'imposizione delle mani dei loro maggiori. E' un segno della maturità della vostra Chiesa. La vostra comunità aveva anche dato un Cardinale alla Chiesa universale, cioè un collaboratore più specialmente legato al Papa e alla Chiesa di Roma, e che tutti noi piangiamo. Le vostre comunità sono chiamate a consolidarsi e a crescere. Vivete rendendo grazie! 3. Meditiamo un istante, fratelli e sorelle, sull'evangelizzazione che bisogna continuare. Vangelo vuol dire "buona novella". Quale buona novella? Il Vangelo non promette la ricchezza, né condizioni di vita facili, e nemmeno il pane quotidiano sebbene ci indichi come un dovere di lavorare per esso, con spirito di solidarietà, coraggio e senso della giustizia; senza trascurare, nello stesso tempo, di chiedere a Dio i beni necessari e di ringraziarlo, lui che è l'Autore di ogni bene.

Forse allora voi identificate la buona novella con la pace? In realtà, è una cosa meravigliosa la pace nella società, la pace nelle famiglie, la pace di una vita libera e, soprattutto, la pace in ogni cuore, la pace di una coscienza retta che vive nella serenità e nella fiducia, davanti a Dio e davanti agli uomini. "La pace di Cristo regni nei vostri cuori" dice san Paolo (Col 3,15).

Ma questa stessa pace viene dalla buona novella dell'amore di Dio che ci ha amati per primo e ci ha perdonati. "Dio... ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna... perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,16-17). Come osservava l'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" del mio venerato predecessore Paolo VI: "Questa attestazione di Dio farà raggiungere forse a molti il Dio ignoto che essi adorano senza dargli un nome". Per noi "il Creatore non è una potenza anonima e lontana: è il Padre. "Siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente!". E siamo dunque fratelli gli uni gli altri in Dio" (Pauli VI EN 26).


4. Questa verità è stata rivelata da Dio, in Gesù Cristo, colui che è morto e risorto per noi, "il Primo e l'Ultimo", "il Vivente", "il Testimone fedele e verace" (Ap 1,17-18 Ap 3,14), che riunisce i suoi discepoli in una famiglia profondamente solidale come le membra del suo corpo, la Chiesa. Questa verità è attestata da venti secoli di storia cristiana. E' stata vissuta da milioni di discepoli di Gesù Cristo in tutti i paesi, spesso fino alla santità, talvolta fino al martirio. Non avete forse già fatto l'esperienza che questa verità illumina le vostre vite? Essa ve ne fa vedere il significato e il fine. Vi dà la certezza che Dio Padre e il Figlio suo abitano presso di voi. Vi assicura la presenza dello Spirito Santo, il difensore, colui che vi libera dai vostri peccati, da tutto ciò che vi fa correre il rischio, in voi e fuori di voi, di allontanarvi dalla rettitudine, dalla purezza di vita, dalla giustizia, dalla pace, dalla riconciliazione, dalla condivisione dei beni, dall'amore fraterno. Questo significa che l'educazione nella fede pone le basi morali di una vita sociale migliore, veramente rinnovata. E i cristiani iniziati ai sacramenti hanno la gioia di unirsi in questo mondo intorno al Signore, per partecipare al suo sacrificio e al suo banchetto - la messa -, in attesa della vita eterna con lui. Evangelizzare è portare questa buona novella in tutti gli ambienti, proporla alla libera adesione con mezzi pacifici e, mediante il suo impatto, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa (cfr. Pauli VI EN 18).


5. Senza dubbio, l'adesione nella fede alla buona novella richiede una conversione, non soltanto prima del battesimo ma anche durante tutta la vita. Gli idoli cui è necessario rinunciare rinascono continuamente - pur se portano a volte nomi nuovi - tanto nelle vecchie Chiese dell'occidente quanto nelle giovani Chiese dell'Africa. Ci sono ostacoli a livello dello spirito umano - e il materialismo, ideologico o pratico, non è dei minori - che possono allontanare dal messaggio della salvezza ritenuto da essi inutile o illusorio. Ci sono ostacoli, forse ancora maggiori, a livello delle nostre abitudini personali o familiari, dei costumi della società, che tendono a relegare il Vangelo considerato come un ideale troppo difficile. E' vero che Gesù ha detto: "Siate voi... perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48).

Occorre allora ricordarsi che Dio è anche il Dio della misericordia, come la Chiesa è una madre misericordiosa: malgrado il carattere peccatore, debole, esitante dei suoi figli, ella li invita alla speranza e propone loro un ideale cristiano, una santità non come un peso da sopportare, ma come una luce che attira e innalza i cuori. Sebbene l'evangelizzazione conosca, qui o là, tappe progressive e faticose - non si finisce mai di diventare cristiani! -, la Chiesa sa che i figli di questo paese sono capaci di un'autentica vita cristiana. Essi l'hanno già largamente provato, ed ella conta molto su di loro.


6. L'evangelizzazione della coscienza personale e collettiva degli uomini deve dunque essere perseguita secondo le vie che sono simili in tutta la Chiesa (cfr. AGD 11-18; Pauli VI EN 21-24 EN 40-47), ma di cui voi dovete trovare qui l'applicazione concreta, in funzione della vostra cultura africana e della vostra situazione attuale. In primo luogo viene la testimonianza della vostra vita di cristiani, la testimonianza delle famiglie, degli adulti e dei giovani, delle persone consacrate: il vostro modo di vivere cristiano può suscitare, di per sé e nel pieno rispetto degli altri, l'attrattiva del Vangelo.

E' necessario inoltre un annuncio esplicito e preciso del Vangelo, che alimenti la mente e il cuore: ecco il compito della predicazione, della liturgia della parola, ma anche della catechesi. Si, oggi avete tutti bisogno di una solida catechesi che renda più profonda la vostra amicizia personale con Gesù Cristo e vi permetta di rendere conto della speranza che è in voi. So che la vostra pastorale dedica molte energie alla catechesi e alla formazione dei catechisti. Me ne congratulo con voi.

Le famiglie, le parrocchie devono dare una priorità a tale formazione, non soltanto dei bambini ma altresi dei giovani, degli studenti, dei futuri sposi, anche nel quadro della preparazione ai sacramenti. Auspico infine che le vostre comunità cristiane conoscano il fervore della preghiera e la forza della coesione fraterna.


7. In questo lavoro c'è posto per tutti gli operai dell'evangelizzazione. Io ringrazio i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i laici venuti da lontano, che continuano a lavorare qui, sotto la guida dei Vescovi congolesi: non solo essi vi danno ancora un ausilio prezioso, ma contribuiscono anche a mantenervi uniti con la Chiesa universale, e sono sicuro che questa esperienza è benefica per le loro Chiese. Questi sacerdoti missionari formano un unico presbiterio con i sacerdoti del luogo, ai quali io vorrei esprimere particolarmente il mio affetto e la mia fiducia. Cari amici, il Signore vi ha chiamati a servirlo, nella consacrazione totale della vostra vita di cui il celibato è uno dei segni perché vi rende disponibili a tutti. Siate sacerdoti santi, le guide spirituali competenti e piene di dedizione di cui il vostro popolo ha bisogno. E' una grande grazia! Io mi auguro anche che vocazioni sacerdotali e religiose sorgano numerose e si fortifichino con una solida formazione. E infine mi auguro che anche molti laici cristiani diano all'evangelizzazione il loro aiuto insostituibile, come catechisti e in un apostolato da persona a persona, da famiglia a famiglia, dal maggiore al più giovane.


8. Io so che voi continuate l'evangelizzazione in condizioni che non sono facili, spesso con mezzi poveri. Voi avete conosciuto grandi prove. Io vorrei confermare la vostra speranza. Confidate le vostre necessità al Signore, che è fedele, e sostenetevi gli uni gli altri. Sapete in chi avete riposto la vostra fiducia. Con san Pietro vi dico: siate saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze (cfr. 1P 5,9). E ancora: "Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili" (1P 3,8). La potenza di Dio è in voi, secondo il grado della vostra fede e del vostro amore, e secondo la vostra coesione. Si, che la vostra unità sia senza incrinature: è la vostra forza.


9. In tal modo voi sarete anche, in mezzo ai vostri compatrioti che non condividono la vostra fede, artefici di pace, e pure il "sale" e il "lievito" di cui parla Gesù, per la vita fraterna alla quale essi aspirano. L'ho già lasciato capire: l'evangelizzazione comporta normalmente la sollecitudine per lo sviluppo umano e per il progresso sociale. L'indipendenza e l'onore della vostra nazione stanno a cuore anche a voi: e voi desiderate un aumento dei mezzi di sussistenza, un giusto ordine sociale per tutti, una vita pacifica. Volete servire il vostro paese. Vi prendete cura dei poveri. E sapete che una civiltà senza anima non potrebbe portare la felicità. Voi siete pronti a dedicare al servizio del vostro paese il vostro lavoro e la vostra onestà, nel rispetto di tutti, bandendo l'odio, la violenza e la menzogna. I responsabili del bene comune non possono ignorare che il vostro contributo cristiano è benefico per il paese. Ed io non dubito che essi seguiteranno a concedervi la giusta libertà religiosa che vi è riconosciuta, e la possibilità di lavorare, quali buoni cittadini, per l'incremento della nazione.

Che Dio benedica il Congo! 10. Infine, cari amici, io penso al vostro inserimento nella Chiesa universale. Un mistero grande e bello. L'albero della Chiesa, piantato da Gesù in Terra Santa, non ha cessato di svilupparsi. Tutti i paesi dell'antico impero romano vi si sono innestati. La mia stessa patria polacca ha avuto la sua epoca di evangelizzazione, e la Chiesa della Polonia si è innestata sull'albero della Chiesa per fargli produrre nuovi frutti. Ed ora la vostra comunità di credenti congolesi è stata a sua volta innestata sull'albero della Chiesa. L'innesto vive della linfa che circola nell'albero e può sopravvivere solo se è strettamente unito a questo. Ma, non appena è innestato, porta all'albero il suo patrimonio e quindi produce frutti che sono suoi. Non è che un paragone. La Chiesa fa vivere della sua vita i nuovi popoli che sono venuti a lei. Nessuna nuova comunità innestata sull'albero della Chiesa può vivere la propria vita in maniera indipendente. Essa vive solo partecipando alla grande corrente vitale che fa vivere tutto l'albero. Da essa la Chiesa riceve nuovi tesori di vitalità e può così manifestare nel mondo una maggiore varietà di frutti. Questi sono i miei voti per la Chiesa che è nel Congo.

Che si rafforzi il suo attaccamento alla Chiesa universale e al successore di Pietro, il quale è il principio e il fondamento dell'unità di tutti! Che si accrescano la sua propria vitalità, la sua unità e la sua santità! E che ella ne faccia beneficiare la Chiesa! Al soffio dello Spirito Santo! Con Maria, la Stella dell'evangelizzazione! Amen! Alleluia!

Data: 1980-05-05 Data estesa: Lunedi 5 Maggio 1980.


Alla partenza da Brazzaville

Titolo: Addio, Congo, terra di testimonianza!

Cari Congolesi, Sfortunatamente è ora di lasciarvi. Devo andare in altre regioni dove attendono il mio arrivo, e proseguire questa visita pastorale che si è così ben sviluppata con voi. Eravate felici di vedermi. Posso dirvi che la mia gioia era ancora più grande. Avrei voluto stringere tutte le vostre mani, benedirvi tutti, avere per ognuno, soprattutto per i bambini, per i malati, per i poveri, una parola di conforto e d'incoraggiamento. Avrei dovuto restare troppo tempo, ed io non ho il diritto d'abusare della vostra ospitalità, anche se voi l'avete offerta di buon cuore.

Questa ospitalità la devo anche ed in particolare al vostro Presidente e a tutti i responsabili dello Stato. Vorrete certamente che io dica loro quanto sono riconoscente. E mi permetterete di presentare loro, poiché hanno il pesante incarico di governare il paese, i miei sinceri auguri per il suo avvenire, nella giustizia, nella pace e nella prosperità di tutti.

Un grazie sentito ancora a voi, miei fratelli vescovi e sacerdoti, e a tutti i cattolici congolesi. Ho visto la vostra fede, il vostro coraggio ed il vostro zelo apostolico. Vi ho sentito cantare il vostro amore per Cristo e per sua Madre, la Santissima Vergine Maria. Vi ho visto pregare, ed ho pregato con voi e per voi. Abbiamo ricordato insieme i pastori defunti di queste diocesi, il cui ministero resta un esempio per tutti. In particolare, abbiamo pregato insieme sulla tomba del compianto Cardinale Biayenda, pastore fedele e gran servitore del suo paese. Continuate, progredite sempre sul cammino che conduce a Dio. Vi lascio oggi una parte di me, e porto con me tutta la vostra generosità, il vostro ardore e le prove del vostro profondo attaccamento alla Chiesa.

Addio, terra congolese! Che tu possa fruttificare e dare alla Chiesa e al mondo la testimonianza della vitalità! [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-05 Data estesa: Lunedi 5 Maggio 1980.


Il saluto alla Chiesa locale di Kisangani

Titolo: Dio è accanto a voi

1. Vi saluto cari abitanti di Kisangani, e vi esprimo la mia grande gioia per essere fra voi. Attraverso voi saluto tutti i miei figli cattolici e tutti gli abitanti della regione.


2. Ringrazio in modo particolare il vostro Arcivescovo, Monsignor Fataki, per le gentili parole che mi ha appena rivolto. Gli rendo, se così si può dire, la visita che mi fece a Cracovia. Con lui, saluto cordialmente tutti i Vescovi che m'accolgono qui questa sera. Con loro, saluto tutti quelli che hanno ascoltato la parola di Dio e che si sforzano di metterla in pratica. Non vorrei dimenticare nessuno, ma desidero, brevemente, esprimere sin d'ora il mio affetto particolare per i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi, per tutti quelli che desiderano donarsi a Dio. Qual'è il centro della vostra vita? Non è forse questo appello che avete sentito, l'appello del Signore: "Vieni e sii mio". Lo prego di benedirvi. Malgrado i sacrifici, non vi sentirete mai tristi ed isolati se vivete veramente con Lui.

Rivolgo il mio saluto anche a voi tutti, padri e madri, giovani, studenti e bambini. Sono venuto per la gioia di stare con voi, anche se per pochi istanti, e per ripetervi, come fanno i vostri vescovi e i vostri sacerdoti, che il Signore ci ama e ci chiama tutti. Saluto con affetto particolare i malati, gli infermi, tutti quelli che si sentono infelici, nell'animo e nel corpo: il Papa vi benedice tutti.


3. Questa sera, richiamero soltanto alcune parole del Signore che devono riempirci di gioia e di speranza. Come segno che Dio era veramente sceso fra gli uomini, con le sue parole ha insistito affinché i poveri ricevano il Vangelo e ascoltino il Lieto Annunzio della salvezza! Venendo fra voi, desidero ricordare a tutti i discepoli di Cristo questo grande messaggio del Vangelo che sorregge l'amore degli uni per gli altri, e ripetere quello che San Paolo insegnava ai primi cristiani: "Il Signore Gesù si è fatto povero per noi, e ci ha arricchiti della sua povertà".

Questo si realizza anche oggi. Questo si realizza presso di voi, nel cuore dell'Africa. Si, a quelli che soffrono a vivere, che coltivano con fatica per avere il pane quotidiano, che si sentono senza potere, frustrati, a tutti quelli che soffrono, a questi, il Signore dona la vita della sua grazia: Dio è presente fra di voi. E' questo ciò che conta. E' questo che rende la Chiesa universale, sparsa in tutto il mondo e che ci unisce tutti. E' questo che da la forza di essere fedeli, malgrado le difficoltà. Siate dunque fedeli all'unica Chiesa di Cristo. Vedete come ben avevano compreso tutto ciò quelli che fra di voi, fra i vostri concittadini e fra i missionari, hanno preferito sacrificare la propria vita per restare fedeli a Cristo, per essere fedeli alla vita divina che avevano ricevuto.

Penso in particolar modo a due persone i cui nomi vi sono ben noti. Si tratta di due persone che sono, per noi tutti, esempi luminosi di vita cristiana, offerta gioiosamente a Dio.

Parlo, lo sapete bene, della Sorella Anwarite, che la Chiesa spera di poter beatificare presto.

Parlo anche di un catechista dello Zaire: Isidore Bakanaja, un vero zairese, un vero cristiano. Dopo aver dedicato tutto il suo tempo libero all'evangelizzazione dei suoi fratelli, come catechista, non esito ad offrire la sua vita a Dio, forte del coraggio che traeva dalla sua fede e dalla recita fedele del rosario.

Nel nome del Signore, vi domando, arrivando presso di voi, di esserne fieri e soprattutto di saperli seguire! Vi do appuntamento qui, domani mattina, per la Sanata Messa, e vi benedico di tutto cuore.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-05 Data estesa: Lunedi 5 Maggio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Nella cattedrale di Brazzaville