GPII 1980 Insegnamenti - Omelia della messa a Kisangani - Kisangani (Zaire)

Omelia della messa a Kisangani - Kisangani (Zaire)

Titolo: Siete la Chiesa, siete il Cristo che vive nel mondo rurale

Cari fratelli e sorelle, cari figli e figlie della Chiesa.

1. Il nostro breve incontro di ieri sera sulla piazza di questa cattedrale mi aveva fatto prevedere che avreste partecipato in gran numero all'eucaristia di questa mattina. Grazie di cuore! Grazie a voi, grazie a tutti coloro che vi hanno domandato di rappresentarli perché la distanza o le infermità hanno impedito loro di essere presenti. Prego per loro e li benedico. Il vostro gran numero rallegra il Signore e riempie me di gioia. Guardandovi penso all'Apocalisse di san Giovanni che leggiamo nelle domeniche di Pasqua. Tutte le nazioni, tutte le razze, tutte le lingue prenderanno posto nell'interminabile corteo di coloro che sono stati segnati sulla fronte con l'impronta di Dio. Pensate al vostro battesimo e alla vostra confermazione. Cristiani di Kisangani e di questa grande regione rurale, voi fate parte di quella folla immensa che san Giovanni non riusciva a numerare.

Voi siete il Popolo di Dio, che cammina oggi sulla terra d'Africa e voi vivete la vostra appartenenza al Signore attraverso le realtà del mondo rurale. Io vorrei meditare con voi su questi due aspetti della vostra esistenza concreta, e al termine aiutarvi a contemplare colei che il Concilio Vaticano II ha così felicemente presentato come la Madre della Chiesa e che noi preghiamo questa mattina sotto il nome di Nostra Signora del Rosario.


2. Come le prime comunità cristiane di Gerusalemme, d'Antiochia, di Corinto, di Roma sono nate dalla predicazione della buona novella, che è essenzialmente il mistero di Cristo, così i vostri posti di "missione" e le vostre parrocchie sono sorti, cento anni fa, dall'annuncio del Vangelo ai vostri padri nella fede. Questa fu all'inizio l'opera di missionari venuti da lontano, ardenti d'amore per Cristo e per voi. Essi vi proponevano il messaggio che essi stessi avevano ricevuto, perché nessuno lo scopre da se stesso: lo si riceve dalla Chiesa. I cristiani di questa regione sono ora divenuti tutto un popolo, con dei pastori scelti fra i figli di questo paese. E tutti insieme, Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli, voi siete la Chiesa, voi fate parte di quell'immenso Popolo di Dio nato a Pentecoste e destinato a conoscere la pienezza intravista da san Giovanni. Qui sulla terra esso conosce prove, talvolta umiliazioni e persecuzioni. Esso comprende dei martiri, dei santi, come i vostri compatrioti che hanno preferito sacrificare la loro vita piuttosto che mancare alla fedeltà del loro battesimo, come suor Anwarita, che la Chiesa si propone di beatificare. Forse certi hanno troppa tendenza a ridurre la Chiesa unicamente a ciò che è visibile oppure ai suoi responsabili, alle sue istituzioni, alla sua organizzazione. In realtà, come ha detto bene il recente Concilio, la Chiesa-Popolo di Dio è un mistero.


3. Che cos'è dunque questo mistero? Un'espressione molto forte dell'apostolo Paolo ai cristiani di Corinto vi aiuta a comprenderlo: "Voi siete il corpo di Cristo, e membri ciascuno per sua parte" (1Co 12,27). O ancora, "Il Cristo è il capo del corpo ossia della Chiesa" (Col 1,18). Noi siamo misteriosamente uniti e integrati alla vita di Cristo risuscitato, glorificato alla destra di Dio, come le membra lo sono alla testa. La Chiesa è il Cristo vivente oggi su tutti i continenti, in tutti coloro che si sono convertiti o si convertono incessantemente a lui, a tal punto che la loro vita non è più solamente loro vita, ma quella di Cristo in loro.

Voi ricevete il corpo eucaristico di Cristo per diventare ancor più le membra del suo corpo.


4. Cristiani della regione di Kisangani, avete questa visione misteriosa e dinamica della Chiesa? Del vostro legame vitale con il Cristo, e con le altre membra di Cristo? Questo deve verificarsi nello stile delle vostre celebrazioni eucaristiche della domenica, che voi volete degne, festose e oranti. Questo deve verificarsi anche nei vostri comportamenti quotidiani, in famiglia, nel quartiere, nel villaggio. Per realizzare veramente questa Chiesa, questa famiglia cristiana legata a Cristo, è bene avere, e voi già lo fate, altri incontri di preghiera, di riflessione, di comunione, di aiuto reciproco, per essere migliori discepoli di Cristo e vivere la sua fraternità negli ambienti della vostra vita e del vostro lavoro.


5. Precisamente, voi siete la Chiesa, il Cristo che vive nel mondo rurale. Questo quadro sociale vi distingue e voi avete la missione di renderlo più degno di Dio e dunque più umano. E li voi dovete sentirvi particolarmente vicini a Cristo. Per Gesù, di fatto, la sua vita terrestre si è svolta soprattutto in una civiltà essenzialmente agricola. Egli ha passato trent'anni in uno dei più piccoli villaggi di Palestina, Nazaret. E durante la sua vita pubblica, ha visitato numerosi villaggi di contadini e di piccoli pescatori. Egli ha lungamente osservato e amato la natura, i fiori e gli alberi, le stagioni, i lavori dei campi, quelli dell'operaio, del mietitore, del vignaiolo, del pastore, della donna che va ad attingere acqua, che lavora la pasta, che prepara il pranzo. Ha conosciuto i costumi locali che scandiscono la vita. Ha condiviso gli avvenimenti del villaggio, l'ospitalità offerta agli amici, le nozze, il lutto.

Si è attardato accanto ai bambini che giocavano, ai malati che soffrivano. Noi lo sappiamo perché egli ha meravigliosamente utilizzato tutte queste osservazioni per far comprendere ai suoi uditori i misteri del regno di Dio che era venuto a rivelare al punto che il Vangelo è per voi, abitanti del mondo rurale, un libro dal linguaggio gustoso che vi è molto comprensibile.


6. Ma c'è qualche cosa di ancor più profondo di questa simpatica vicinanza con Gesù di Nazaret. E' che Gesù è il Figlio di Dio, "incarnato", venuto nella carne, per vivere le realtà concrete della nostra esistenza, nello stesso tempo come uomo e come Figlio di Dio. E' un mistero inaudito! Voi percepite la dignità che egli conferisce alla vostra vita di umili lavoratori, poiché egli stesso l'ha vissuta a Nazaret, in Palestina! L'ha vissuta sotto lo sguardo di Dio suo Padre, intimamente legato a lui, in azione di grazia. Ne ha offerto a Dio tutte le gioie e tutte le pene. L'ha vissuta con semplicità, purezza di cuore, con coraggio, come un servitore, come un amico che accostava i malati, gli afflitti, i poveri di ogni sorta, con un amore che nessuno supererà e di cui egli ha fatto il suo testamento: amatevi, come io vi ho amato. E' questa vita che, attraverso la prova del suo sacrificio, offerto per liberare il mondo dai suoi peccati, è ora glorificata accanto a Dio.

Io vi invito parimenti, cari amici, a prendere coscienza della dignità della vostra vita, che è stata santificata dal Cristo e riscattata da lui nel mistero dell'incarnazione e della redenzione e a farne, anche voi, un'offerta gradita a Dio, imprimendole l'impronta della preghiera e dell'amore. Questa prospettiva trasformerà già dal di dentro la vostra vita e vi farà partecipare alla santità di Cristo.


7. E penso che essa potrà anche stimolarvi a trasformare le condizioni della vostra vita rurale nella misura in cui esse si deteriorano per la negligenza o il peccato e impediscono agli uomini di vivere nella dignità, la speranza e la pace.

Perché il regno dei cieli che noi prepariamo deve già trovare qualche inizio in questa vita terrestre. Questo progresso ha molta importanza per il regno di Dio (cfr. GS 39).

Si, se voi prendete coscienza della dignità della vostra vita e del vostro lavoro, con l'amore generoso del cristiano, voi cercherete di renderli più degni per voi e per gli altri. Voi non accetterete che i contadini siano considerati come uomini o donne di seconda categoria. Non vi rassegnerete che alcuni siano schiacciati dalla miseria, o vittime dell'ingiustizia. Non sarebbe giusto né conforme al Vangelo di Cristo che i più forti o i più fortunati sfruttino gli altri: san Giacomo denunciava già questo male (Jc 4,13-5,6). Voi vi darete la mano per far fronte alle difficoltà. Voi rifletterete insieme ed individuerete azioni comuni, forse modeste, - perché voi da soli non avete i mezzi per agire efficacemente - ma realiste. Voi che siete giustamente attaccati alle vostre terre, contribuirete a frenare l'esodo rurale, così pregiudizievole alla vita rurale e alla nazione tutta intera. Il vostro paese deve dedicarsi a soddisfare i suoi bisogni alimentari; i prodotti agricoli sono più necessari che certi prodotti di lusso. Lo sviluppo industriale dei paesi africani ha bisogno dello sviluppo agricolo; esso s'innesta su di lui. Ne va della vita dei suoi figli.


8. Certo, le Chiese cristiane non hanno da proporre né devono esse stesse realizzare delle soluzioni tecniche per la conduzione del mondo rurale. Ma esse sono custodi del senso evangelico da dare alla vita degli uomini e delle società.

E i cristiani, formati da esse, apporteranno a queste soluzioni umane una dimensione che illuminerà la scelta degli obiettivi e dei metodi. Essi saranno ad esempio premurosi del rispetto delle persone. Si preoccuperanno dei piccoli e dei deboli.

La loro onestà non tollererà la corruzione. Cercheranno delle strutture più giuste in campo fondiario. Valorizzeranno l'aiuto reciproco, la solidarietà.

Vorranno conservare alla loro comunità un volto fraterno. Essi saranno degli artefici di pace. Si considereranno come gestori della creazione di Dio, che non si può mai sprecare né sterminare a proprio arbitrio, perché essa è affidata agli uomini per il bene di tutti. Eviteranno che si affermi un materialismo che sarebbe di fatto una schiavitù. In breve, essi vogliono lavorare, fin d'ora, per un mondo più degno dei figli di Dio. E' il ruolo che la Chiesa riconosce ai laici cristiani, aiutati dai loro pastori. Si, vi è qui una testimonianza della Chiesa.


9. Cari fratelli e sorelle, per realizzare questo in modo veramente cristiano, occorre prima di tutto che voi siate animati dal di dentro dallo Spirito di Dio.

Ed io vorrei per questo che voi vi rivolgeste ancor più alla Vergine Maria, vostra madre, la Madre della Chiesa.

Noi celebriamo la messa di Nostra Signora del Rosario, davanti a questa cattedrale che le è dedicata. E' per me una grandissima gioia. Chi, meglio di Maria, ha vissuto una vita, oltremodo semplice, santificandola? Chi, meglio di Maria, ha accompagnato Gesù in tutta la sua vita, gioiosa, sofferente e gloriosa, è entrata nell'intimità dei suoi sentimenti filiali per il Padre, fraterni per gli altri? Chi, meglio di Maria, associata ora alla gloria di suo Figlio, può intervenire in nostro favore? Ella deve ora accompagnare la vostra vita. Noi le affidiamo questa vita.

E la Chiesa ci propone giustamente per questo una preghiera, molto semplice, il rosario, la corona, che può intercalarsi ai ritmi della nostra giornata. Il rosario, lentamente recitato e meditato in famiglia, nella comunità, personalmente, vi farà entrare a poco a poco nei sentimenti di Cristo e di sua madre, evocando tutti gli avvenimenti che sono la chiave della nostra salvezza.

Sull'onda dell'"ave Maria", voi contemplerete il mistero dell'incarnazione di Cristo, di cui abbiamo parlato, la redenzione di Cristo ed anche il fine verso il quale noi tendiamo, nella luce e nel riposo di Dio. Con Maria, voi aprirete la vostra anima allo Spirito Santo, perché egli ispiri tutti i grandi compiti che vi attendono. Con lei, le mamme compiranno il loro ruolo di portatrici di vita, di custodi e di educatrici del focolare.

Che Maria sia vostra guida e vostro sostegno. Amen!

Data: 1980-05-06 Data estesa: Martedi 6 Maggio 1980.


La visita alla missione San Gabriele, a Kisangani

Titolo: Solidarietà di tutta la Chiesa con la fatica dei missionari

Cari fratelli e sorelle in Cristo, In occasione di questa visita alla missione di San Gabriele, vorrei rivolgervi alcune parole d'ammirazione e di incoraggiamento, parole che sono valide anche per tutte le altre missioni disseminate in questo paese e negli altri paesi africani. Avrei voluto visitarne di più, ai bordi delle grandi città, come qui, o fra i villaggi della foresta o della savana. La brevità del soggiorno non me lo permette. Che tutti sappiano almeno fino a che punto il Papa apprezza questo servizio d'evangelizzazione e li ringrazia in nome della Chiesa.

1. Innanzi tutto saluto il personale devoto di queste missioni. Sono sacerdoti zelanti, spesso venuti da lontano. Sono religiosi, che chiamiamo con il nome così espressivo di "fratelli", e di cui tengo a sottolineare la devozione quotidiana, umile ed efficace sin dall'alba dell'evangelizzazione: per la loro competenza in molti ambiti, hanno contribuito in modo determinante alla creazione e al funzionamento pratico e pedagogico di queste missioni. Sono religiose, la cui vita è consacrata e raggiante della presenza del Signore e che assicurano, grazie alla facilità dei loro contatti con le famiglie, un magnifico lavoro d'educazione, di carità e di promozione umana. Sono anche dei laici che cooperano in tutti i compiti.

Alcune di queste missioni vivono come in avamposti, in un settore tutto nuovo dell'evangelizzazione; più spesso, oggi, i missionari vivono in gruppo, e la Missione, con la sua chiesa e le sue diverse strutture, è un posto di riferimento per i cristiani dispersi nei quartieri o nei villaggi vicini. Salutando specialmente quelli di San Gabriele che ho la gioia di incontrare qui, con i loro parrocchiani, saluto e ringrazio calorosamente tutti gli altri.


2. Dal mio cuore salgono alcuni pensieri che voglio confidarvi semplicemente.

Ai miei occhi, la missione evoca la modestia degli inizi: modestia dei missionari molto spesso, modestia delle comunità cristiane, modestia dei mezzi pedagogici e materiali. Infatti, la vita di questi primi evangelizzatori e dei loro discepoli è molto vicina alla povertà del Vangelo e alla semplicità delle prime comunità cristiane che ci descrivono gli Atti degli Apostoli (cfr. Ac 13 . Paolo, Barnaba molti altri discepoli vi arrivavano senza nulla, con il solo Lieto Annunzio condividere, il fervore del loro amore la sicurezza dello Spirito Santo. Si, cari amici, la fede la carità che abitano nei vostri cuori sono ciò che vi rendono originali, sono ciò che determinano la vostra ricchezza il vostro dinamismo.


3. E, qui, voglio rivolgere un pensiero speciale a tutti quelli che, in alcune missioni difficili, conoscono la prova della perseveranza e persino dello sprofondare nella solitudine e nell'oblio. Voi infatti non vi accontentate di passare: vi fermate tra coloro la cui vita avete adottato. Vi dimorate pazientemente, anche se ci mettete molto tempo per seminare il Vangelo e non riuscite a vederlo germogliare e fiorire. La lampada della vostra fede e della vostra carità sembra allora bruciare per niente. Ma nulla è perso di ciò che viene donato in questo modo. Una misteriosa solidarietà unisce tutti gli apostoli. Voi preparate il terreno dove altri mieteranno. Rimanete servitori fedeli.

In ogni caso, non avete risparmiato le vostre forze. Avete intrapreso e seguito questa iniziativa apostolica al prezzo di grandi fatiche, morali e fisiche, a volte fino ad esserne esausti, in un clima al quale non eravate abituati ed in condizioni di vita precarie. Penso soprattutto a voi quando rileggo le pagine di San Paolo - da cui ho preso il nome - sulle tribolazioni del ministero apostolico, delle quali egli stende una lista impressionante (2Co 4,7-18 2Co 6,1-10). Mi auguro, cari amici, che anche voi conosciate la sua speranza e la sua gioia nell'attesa della ricompensa del Signore.


4. La vostra opera apostolica imposta i cammini ordinari e necessari dell'evangelizzazione. Innanzi tutto prendere contatto, manifestare l'amore del Signore per tutti, dimostrare non solo un'attenzione benevola, ma un amore concreto che non trascura le diverse forme d'aiuto, che si tratti di scuole, ambulatori, progetti agricoli o qualsiasi tipo di promozione umana. Si sa, infatti, che voi siete là prima di tutto per rispondere alla fame di Dio, al bisogno della sua Parola che illumina e conforta i cuori, li eleva e suscita un rinnovamento dell'uomo e della società. E' la parte importante del vostro ministero: testimonianza e annuncio del Vangelo, catechesi di quelli che chiedono di essere iniziati alla fede, lunga preparazione ai sacramenti, soprattutto del battesimo e dell'eucarestia, incoraggiamento alla preghiera, formazione delle coscienze alle responsabilità umane e cristiane.


5. Sareste presto sopraffatti se voleste accaparrarvi tutti i compiti, e non sarebbe una vera fondazione della Chiesa. Velocemente, cercate di farvi dei discepoli, catechisti, animatori, che diventano a loro volta degli evangelizzatori, un po' come San Paolo che designava, fidandosi del Signore, quelli che un tempo si chiamavano gli "anziani" (cfr. Ac 14,23). E' qui che giace la vitalità della missione.

Il servizio puramente evangelico che volete rendere a queste genti per la salvezza delle quali avete tutto sacrificato, deve tendere a far si che i figli di queste genti acquisiscano la maturità cristiana, ecclesiale, e guidino essi stessi l'opera iniziata.


6. Il bel lavoro da voi compiuto merita la solidarietà di tutta la Chiesa locale e quella delle Chiese sorelle in tutto il mondo.

Sono particolarmente felice d'essere qui e di rivolgermi, da questo luogo, a tutti i membri delle missioni. E', per così dire, un momento di "riunione", per me e per tutta la Chiesa che io rappresento. Si, la Chiesa ritrova se stessa presso di voi, missionari - che voi siate dello Zaire, africani o venuti da lontano -, perché essa stessa deve essere integralmente ed in ogni momento "missionaria". In questo modo si sentirà da lontano ed in profondità l'azione del "sale" e del "lievito" di cui parla il Vangelo.


7. L'incarico che io ho ereditato dall'Apostolo Pietro è di unire tutti i cristiani, e, allo stesso tempo, di sostenere lo zelo missionario. Che il Signore vi benedica e benedica tutti le strutture simili a missioni! Che Dio benedica tutti i membri di questa missione: genitori, figli, giovani, anziani e soprattutto quelli che soffrono! Affido la vostra comunità alla Vergine Maria, Madre nostra, verso la quale ci orienta spontaneamente l'angelo Gabriele, patrono di questa parrocchia. Che la pace di Cristo sia sempre con voi! Con la mia affettuosa Benedizione Apostolica.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-06 Data estesa: Martedi 6 Maggio 1980.


Al cimitero di Makiso, a Kisangani

Titolo: Preghiera sulla tomba dei missionari defunti

Inginocchiati in questo cimitero sulla tomba dei missionari venuti da lontano, Signore, noi ti preghiamo.

Benedetto si tu, Signore, per la testimonianza dei tuoi missionari! Sei tu ad aver ispirato il loro cuore d'apostoli a lasciare per sempre la loro terra, la loro famiglia, la loro patria, per raggiungere questo paese, fino ad allora ad essi sconosciuto, e proporre il Vangelo a quelli che consideravano già come loro fratelli.

Benedetto sia tu, Signore, per aver sostenuto la loro fede e la loro speranza al momento della semina e durante tutto la loro lunga opera apostolica; per aver dato loro la resistenza e la capacità di sopportare con pazienza le fatiche, le difficoltà, le pene e le sofferenze di ogni tipo.

Benedetto sia tu, Signore, per aver fortificato il loro affetto e la loro fiducia verso i figli di questo popolo, al punto da ritenerli prestissimo capaci essi stessi di una vita da battezzati, e di aprire loro la via alla vita religiosa, alla preparazione sacerdotale, con la tenace volontà di fondare, con essi e per essi, una Chiesa locale di cui noi ora raccogliamo i frutti.

Benedetto sia tu, Signore, per tutte le grazie che sono venute dalla loro parola, dalle loro mani, dal loro esempio.

Hanno consacrato tutta la loro vita per la missione ed hanno lasciato a questa terra le loro spoglie mortali; alcuni dopo una vita accorciata dal lavoro, alcuni dopo aver persino rischiato ed offerto la loro vita come martiri della fede. Bisognava che il frumento cadesse a terra e morisse perché divenisse fertile.

Signore, fa che la Chiesa innaffiata dal loro sudore e dal loro sangue arrivi alla piena maturità. Grazie a loro, altri possono oggi raccogliere nella gioia ciò che essi seminarono nelle lacrime. Che numerosi si alzino, fra i figli e le figlie di questo paese, coloro che devono prendere il loro posto affinché il tuo nome sia glorificato in questa terra d'Africa.

Fa che ci ricordiamo di questi pionieri del Vangelo nella memoria del cuore e nella preghiera. Speriamo che tu li abbia accolti nel tuo paradiso, perdonando loro le debolezze che hanno potuto segnare la loro vita come la vita di ogni essere umano. Dona loro la ricompensa dei servi buoni e fedeli. Possano essi entrare nella gioia del loro Maestro. Dona loro il riposo eterno e che la tua luce risplenda per sempre su di essi. Amen. [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-06 Data estesa: Martedi 6 Maggio 1980.


Alla partenza dallo Zaire, a Kisangani

Titolo: Vivete nell'unità, siate artefici di pace

Signor Commissario di Stato, Signor Cardinale, Eccellenze, Cari fratelli e sorelle, Sia lodato Dio! 1. Queste poche giornate passate sulla terra dello Zaire mi hanno permesso di stabilire dei contatti molto piacevoli e molto fertili con la popolazione di questo paese, con i suoi capi religiosi e civili, con le diverse categorie del popolo di Dio, vescovi, preti, seminaristi, religiosi, religiose, famiglie, laici impegnati nei diversi movimenti, catechisti, studenti, giovani, con i missionari, con gli abitanti delle grandi città e del mondo rurale che li avevano raggiunti.

Mi sono dovuto limitare a due diocesi caratteristiche, quella di Kinshasa e quella di Kisangani. So che l'immenso Zaire ne comprende molte altre. Avrei ancora molte cose da scoprire presso di voi! Mi dispiace, ma devo partire verso altri paesi africani. Quello che ho espresso nel corso dei miei incontri o delle celebrazioni, l'ho detto pensando a tutti i cattolici e a tutti gli abitanti di questa nazione.

Ci tengo a salutarli un'ultima volta con sentimenti di stima e tutto il calore del mio affetto.


2. La ringrazio, Signor Commissario di Stato, per la sua presenza, e La prego di farsi interprete della mia viva gratitudine presso Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica per la benevola accoglienza che mi è stata riservata e per tutto lo zelo impiegato per assicurare il buon svolgimento di questo soggiorno.

Ringrazio ugualmente i membri del Governo e tutti i funzionari. Sono stato felice d'intrattenermi con le Autorità che hanno la pesante responsabilità del bene comune di tutto il paese.

Ringrazio il caro Cardinale Joseph Malula che mi ha così ben accolto a Kinshasa e che, data la sua appartenenza al Sacé Collège, ha da molto tempo intrattenuto dei legami particolari con il Successore di Pietro in Roma. Ringrazio Monsignor Fataki, l'Arcivescovo di questo luogo, che sono stato felice di rivedere qui, a casa sua. Ringrazio tutti gli altri Vescovi dello Zaire, miei fratelli, con i quali ho vissuto momenti di grande comunione che spero si protrarranno.

Ringrazio con loro tutti i fedeli dello Zaire ed i loro pastori che hanno manifestato così tanta sollecitudine nel venire ad incontrare il Papa, ad ascoltarlo, a pregare con lui e ad offrirgli la testimonianza della loro vitalità religiosa.


3. Il centenario dell'evangelizzazione ci ha permesso di ringraziare Dio per tutto quello che è stato realizzato da quando i semi del Vangelo sono stati portati da dei valorosi missionari. La Chiesa è cresciuta come un albero ben radicato nella terra dello Zaire. La linfa è quella della Chiesa universale, perché non c'è che una sola fede, un solo battesimo, un solo Signore, un solo Spirito, un solo Dio Padre di tutti. Ma i frutti hanno anche, e devono averlo, il sapore dell'Africa, e dei paesi e delle famiglie che lo compongono. La comunità cattolica è affidata a vescovi nati in questa terra, in comunione con il successore di Pietro.


4. Come dicevo al mio arrivo, questa tappa ne chiama un'altra. Non dico solo quella della perseveranza, di già meritoria. Dico piuttosto quella del progresso nella fede e nella santità. Il Cristo, presente in mezzo a voi, presente in voi, deve cogliere nel più profondo la vostra anima africana, con la sua cultura - pensieri, sentimenti ed aspirazioni umane - per "salvarla", nel senso con cui Dio ha inviato suo Figlio per "salvare" il mondo (cfr. Jn 3,17), per riscattarlo, elevarlo e trasfigurarlo. E' l'opera del Redentore; ma tutti voi avete una parte di responsabilità.


5. La mia prima consegna sarà: vivete nell'unità, fortificate questa unità, e per far questo bandite ogni divisione. L'appartenenza allo stesso Corpo di Cristo non ammette esclusioni, disprezzo o odio. Chiama alla collaborazione, alla pace, alla collaborazione e alla fratellanza dell'amore. Siate artefici di pace. Sono questi coloro che edificano la Chiesa. Sono questi coloro che contribuiscono ad edificare questo grande e bel paese, con gli altri cristiani e gli altri uomini di buona volontà.

L'unione con i vostri vescovi, e con il Papa, sarà la garanzia del vostro progresso. Nella memoria del cuore e della preghiera, conserverete il ricordo della vicinanza eccezionale di questi ultimi giorni; siate certi che io preghero sempre per voi.

La pace sia con tutti voi! La pace sia nello Zaire! Con la mia affettuosa Benedizione Apostolica.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-06 Data estesa: Martedi 6 Maggio 1980.


L'arrivo a Nairobi - Kenya

Titolo: O Dio di tutta la creazione, benedici questa terra

Sua Eccellenza, il Presidente della Repubblica del Kenya, Onorevoli Membri del Governo, Vostre Eminenze, Venerabili Fratelli nell'Episcopato, il Sindaco della Città di Nairobi, Cari fratelli e sorelle, 1. Sono profondamente grato per le cortesi e cordiali parole di benvenuto che Sua Eccellenza, il Presidente del Kenya mi ha rivolto. Perché non è solo un privilegio, ma anche una gioia poter venire a trovare la gente di questo paese.

Ascoltando queste parole di benvenuto, che sono espressione della tradizionale ospitalità africana che ingentilisce il vostro popolo, non posso che sentirmi fra amici, che sentirmi accettato nella vostra grande famiglia, la famiglia del Kenya.

La ringrazio sinceramente, Signor Presidente, per l'invito fattomi un po' di tempo fa. Vi ho trovato la stima che Lei, come Capo di questa Repubblica, vuole esprimere a me, Capo della Chiesa Cattolica. Nel suo invito riconosco il suo impegno per promuovere il reciproco intendersi fra tutte le genti e tutte le nazioni. Vi ho trovato il suo profondo rispetto per gli uomini di ogni religione e per il valido contributo che i veri credenti in Dio possono dare al futuro del suo paese e di tutte le nazioni.

Tramite Sua Eccellenza, saluto tutti i cittadini, dovunque siano: nelle vostre città e nei vostri villaggi, in montagna e nelle pianure, lungo le coste del mare o dei laghi. Saluto tutti gli uomini e le donne di questo paese che ha avuto il dono della pace e dell'unanimità dei suoi abitanti nell'impegno per promuovere un progresso giusto per tutti, conservando allo stesso tempo una ricca identità culturale. Saluto i genitori ed i loro figli, gioia ed orgoglio di ogni famiglia e di tutta la nazione. Saluto gli anziani e tutti coloro che si occupano del benessere degli altri abitanti. In modo speciale, il mio cuore è rivolto ai malati e a coloro che soffrono, e a tutti coloro che sono schiacciati da grosse responsabilità. Sappiate che c'è un fratello che è venuto a voi da Roma, uno che vi pensa, che vi ama e che vi è vicino nella preghiera. Infine, desidero estendere il mio saluto a tutti gli abitanti che vivono fuori dal paese, per ragioni di lavoro, studio o servizio alla patria.

Wananchi wote, wananchi wote wapenzi - a tutti voi, persone che vivete e lavorate in Kenya, a tutti voi dico: grazie per il vostro benvenuto e che la pace sia con voi! 2. La mia visita è anche il viaggio pastorale del Vescovo di Roma. il Pastore della Chiesa Universale, alla Chiesa del Kenya. Sua Eminenza, Cardinale Otunga, e miei cari fratelli Vescovi: permettetemi di dirvi quanto apprezzi questo momento del mio primo contatto con voi sul vostro suolo natale. Mi avete invitato, e nel nome del Signore - nel santo nome di Gesù Cristo - saluto voi e tutte le persone che sono affidate alla vostra cura pastorale.

Oggi sono fra voi perché voglio rispondere all'ordine che il Signore Gesù stesso diede a San Pietro e agli altri Apostoli: che fossero i suoi "testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8); perché voglio testimoniare con voi che Gesù è il Signore, che è risorto dai morti perché tutti potessero vivere. Vengo a voi come Successore di San Pietro al Seggio di Roma per pregare con voi il Signore per tutte le meraviglie che ha compiuto nella Chiesa del Kenya.


3. Ed ora voglio salutare in particolare voi, giovani qui presenti, e tramite voi tutti i giovani di questa terra! So che portate nei vostri cuori i vostri sogni per il futuro del Kenya, e nelle vostre mani la forza per realizzare quei sogni.

Siano la gioia e la pace sempre nei vostri cuori! Mi è stato detto che voi rappresentate più della metà della popolazione di questo paese; e così, parlare al Kenya, significa parlare a voi! Queste allora sono le mie parole per voi oggi: siate voi stessi; sotto l'amore paterno di Dio siate cittadini onesti del vostro paese, figli e figlie degni del Kenya. Siate giovani, e aiutatevi l'un l'altro generosamente e fraternamente. Siate giovani, e non fate conoscere ai vostri cuori l'egoismo o la bramosia. Siate giovani, e lasciate che le vostre canzoni rivelino il vostro coraggio e la vostra visione del futuro! Si, giovani del Kenya, quello che ho detto ai giovani di tutto il mondo lo ripeto anche a voi: il Papa è vostro amico e vi ama, e vede in voi la speranza per un futuro migliore, un mondo migliore! Il mio messaggio speciale per voi, e tramite voi a tutti i giovani del Kenya è il seguente: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Mt 7,12). Credete nel potere dell'amore di risollevare l'umanità. Con coraggio e preghiera, con determinazione e sforzo, gli ostacoli possono essere superati, i problemi risolti. Possa il Dio Onnipotente proteggervi e sostenervi in quest'ora di sfida.


4. E a tutti voi, cari amici, esprimo ancora il mio grazie per la calorosa ospitalità della vostra terra. Da questo primo momento sul suolo keniano mi avete aperto i vostri cuori. A mia volta, vi assicuro del mio affetto, amicizia e stima.

Voglio ora prendere a prestito dal vostro inno nazionale quelle parole che così bene esprimono i miei sentimenti e la mia preghiera nel momento in cui inizio la mia visita pastorale in Kenya: "Oh Dio di tutta la creazione, benedici la nostra terra e la nostra nazione" - Ee Mungui nguvu yetu - Ilete baraka Kwetu! [Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-06 Data estesa: Martedi 6 Maggio 1980.


Il saluto alla Chiesa nel Kenya, nella Cattedrale di Nairobi

Titolo: Noi siamo il popolo redento dal prezioso sangua di Cristo

Sua Eminenza, zelante Pastore di questa beneamata Chiesa di Nairobi, Venerabili fratelli nell'Episcopato, Figli e figlie del Kenya, Miei fratelli e sorelle in Cristo, 1. Il mio primo desiderio in questa Casa di Dio è di esprimere la lode della Chiesa per il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha riuniti nel suo Figlio, mandando il suo Santo Spirito in mezzo a noi. Nelle parole dell'apostolo Pietro: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti..." (1P 1,3).


GPII 1980 Insegnamenti - Omelia della messa a Kisangani - Kisangani (Zaire)