GPII 1980 Insegnamenti - A Nairobi, alla partenza dal Kenya

A Nairobi, alla partenza dal Kenya

Titolo: Una nazione che onora Dio riceve le sue benedizioni

Cari amici, 1. Dopo due giorni indimenticabili, voglio esprimere la mia profonda gratitudine per la sincera ospitalità africana che ho qui ricevuto. La gentilezza, l'accoglienza e la gioia degli abitanti del Kenya mi hanno profondamente colpito.

Ora so cosa significa essere avvolti dall'entusiasta ospitalità di una comunità africana. Più che mai, sento di appartenervi.

La mia missione mi porta ora in altri paesi africani. Grazie per la forza e la gioia che mi avete donato. Grazie per avermi reso partecipe delle vostre speranze e delle vostre realizzazioni, per aver condiviso con me la vostra determinazione nell'andare avanti a costruire una nazione, uniti nella ricerca di un giusto progresso, fedeli alla sua cultura e alle sue tradizioni, saldi nella convinzione che gli sforzi comuni avranno successo.

Conservo nel mio cuore e ricordero con gioia per sempre tutti i momenti di questa meravigliosa visita, tutte le persone che ho incontrato; ricordero la vostra musica e le vostre canzoni. Nelle preghiere che abbiamo recitato insieme, ho sentito una profonda comunione con voi, una comunione che né il tempo, né la distanza potranno diminuire.


2. La mia gratitudine va a Sua Eccellenza il Presidente del Kenya, a tutte le autorità della nazione e della città di Nairobi, ai responsabili dell'ordine pubblico in questi giorni. Mi sento in debito con tutte le persone che hanno dato il loro tempo, il loro lavoro ed il loro servizio per creare le condizioni che hanno fatto di questa visita un'esperienza così gratificante. Un grazie molto particolare alla direzione e al personale della "Voice of Kenya" e alla stampa locale, ai mass media stranieri che mi hanno permesso di entrare, con la mia amicizia ed il mio messaggio, nelle case e nei villaggi di quelli che non hanno potuto essere qui. Quanto avrei desiderato viaggiare attraverso la vostra terra ed incontrare ognuno di voi, salutarvi e benedirvi, conoscere in prima persona la vostra vita e le vostre difficoltà. Spero che le parole e le immagini che i mass media vi hanno trasmesso siano in grado di comunicare la mia stima, il mio incoraggiamento ed il mio amore per ogni essere umano in questa bella terra.


3. Come posso esprimere adeguatamente la mia gratitudine ai miei fratelli Vescovi per i momenti di grazia che abbiamo condiviso nei nostri incontri e durante le celebrazioni liturgiche? Momenti di grazia, si, momenti di grazia divina; perché ho visto che avete accettato il messaggio di Cristo. Le vostre chiese nelle città e nei paesi, le vostre scuole ed i vostri ospedali, il ministero dei vostri sacerdoti, la dedizione dei religiosi e delle religiose, la vita sacramentale dei fedeli, le molteplici attività con le quali i laici si assumono la loro parte nella missione di evangelizzazione - tutto questo testimonia della grazia di Dio che opera fra di voi. In questo momento di partenza, desidero perciò ringraziare Dio per la dinamicità della Chiesa del Kenya.

Desidero lasciarvi un ultimo pensiero. Una nazione che onora Dio non può non ricevere la sua benedizione. Anche quando affrontate dei problemi, anche quando sorgono nuove difficoltà, la vostra fiducia in Dio sarà la garanzia che riuscirete a superare ogni ostacolo, e che costruirete una nazione dove regnano unità e amore, dove la fratellanza e la pace fioriscono, dove tutti lavorano insieme per il futuro nello spirito di Harambee. Il Creatore ha dato ad ogni essere umano una dignità che è insuperabile e che è uguale per tutti. I vostri comuni sforzi per un ulteriore sviluppo della nazione avranno successo se sono ispirati dal rispetto della fondamentale dignità umana data da Dio e dei diritti di ogni uomo, donna, bambino, e dal desiderio di creare le condizioni necessarie affinché le famiglie e tutti gli abitanti possano godere della dignità che è loro in quanto figli di Dio.

Assicurandovi ancora una volta del mio affetto e della mia stima, mi congedo dal Kenya.

A tutti voi, a tutti gli abitanti del Kenya desidero ancora dire: grazie a tutti! Asanteni sana! Arrivederci! Kwa herini, kwa herini ya kuonana! Dio vi benedica! Mungu awabariki! Dio benedica tutto il Kenya! [Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.


Alla Chiesa nel Ghana, dalla cattedrale di Accra

Titolo: L'evangelizzazione del mondo spetta ad ognuno di noi

Venerabili e cari fratelli nell'episcopato, Beneamati fratelli e sorelle in Cristo, 1. Dopo l'Ascesa al cielo, il nostro Signore Gesù Cristo mando lo Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Chiesa. Lo Spirito Santo fu il primo dono a coloro che credono. Gesù stesso aveva predetto la venuta dello Spirito di Verità quando disse: "...egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza" (Jn 15,26-27).

E oggi ad Accra, in questa Cattedrale dedicata allo Spirito Santo, ci siamo riuniti per celebrare questo mistero, la grande realtà della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa - la presenza dello Spirito che continua a rendere testimonianza a Gesù e che incita nuovi testimoni fra i fedeli in ogni generazione. Gioiamo nel sapere che lo Spirito Santo è ancora con noi, che unisce la Chiesa nella sua comunione e nel suo ministero (cfr. LG 4). Gioiamo perché attraverso il potere dello Spirito Santo il grande messaggio vivificante della morte e Resurrezione di Gesù si è tramandato nei secoli, ed è stato portato in Ghana.


2. Dopo gli sforzi di evangelizzazione compiuti nei secoli scorsi, due generosi sacerdoti, Padre Moreau e Padre Murat, riuscirono cento anni fa a stabilire la Chiesa Cattolica in questa terra. Lodiamo la grazia di Dio che li porto in Ghana il giorno della Pentecoste del 1880. E benediciamo la memoria di tutti i missionari che vennero in seguito per testimoniare Cristo tramite il potere dello Spirito Santo. Il seme della parola di Dio piantato in Ghana ha germogliato; è cresciuto in un grande albero e ha dato frutti di santità per la gloria della Santissima Trinità.

Nonostante le difficoltà e le vicissitudini della storia, il Vangelo è stato liberamente offerto e liberamente accettato. Il Regno di Dio è stato predicato e molte volte l'evangelizzazione ha raggiunto la sua massima dinamicità nella "chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso" (Pauli VI, EN 27).

La vera carità di Cristo fu la motivazione che spinse una Congregazione missionaria dopo l'altra a mandare i loro membri per servire il Ghana e la sua gente, e la stessa vera carità di Cristo fu il mezzo che testimonio così efficacemente il Vangelo. Sacerdoti, Sorelle e Fratelli vennero per una missione di salvezza e servizio. Ognuno svolse il suo ruolo. Tutti insieme, grazie al potere dello Spirito Santo, costruirono la Chiesa in opere e parole, con la preghiera ed il sacrificio. In un secondo tempo arrivarono anche dei laici per aiutare le missioni, testimoniando la natura universalmente missionaria della Chiesa. E tutti questi operatori del Vangelo hanno servito valorosamente - e con l'aiuto di Dio continueranno a lavorare generosamente, a fianco dei loro fratelli del Ghana, nel raccolto della Chiesa.


3. Ma lo stesso Spirito Santo che sostenne i missionari, incito anche nuovi seguaci di Cristo, vivificando la Chiesa locale e chiamando i suoi membri al loro compito di evangelizzazione. Nella forza del Mistero Pasquale, la gente accetto la parola di Dio; credettero e furono battezzati; si nutrirono con l'Eucarestia e maturarono nel vivere cristiano. Intere comunità cristiane accettarono la sfida di "camminare in una vita nuova" ed abbracciarono la sfida delle Beatitudini nella loro pienezza. Il contatto missionario iniziato con gentilezza ed affabilità condusse infine al fiorire delle parrocchie che divennero "l'animatrice della catechesi ed il suo luogo privilegiato" e "un punto capitale di riferimento per il popolo cristiano" (Ioannis Pauli PP. II Catechesi Tradendae, CTR 67).

Da queste parrocchie e da altre comunità cristiane emersero quei giovani generosi che ascoltarono la chiamata di Dio al sacerdozio e alla vita religiosa e che così, assieme ai laici, assolvono ora al loro ruolo nell'unica Chiesa di Cristo, come "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato..." (1P 2,9).

Al momento opportuno, Vescovi del Ghana furono incaricati della guida pastorale del Popolo di Dio. Con gratitudine per quello che era già stato compiuto, entrarono nella comunità della successione apostolica. Il fatto che ora tutti i Vescovi di questo paese siano nativi del Ghana, è una testimonianza eloquente del successo del lavoro di quei missionari e del solido radicamento della Chiesa in questa terra. Per questo ringraziamo Dio in occasione della celebrazione di questo centenario.


4. L'unico Corpo di Cristo doveva allo stesso modo comprendere il suo compito comune, la sua missione essenziale, la sua più profonda identità, che fu in seguito così accuratamente espressa da Paolo Vi in questo modo: "Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa" (Pauli VI EN 14). Soprattutto, la diffusione del Vangelo doveva andare di pari passo con la testimonianza dell'amore, secondo le parole di Cristo: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12).

Osservando questo comandamento tutte le comunità cristiane trovano una salda base.

E l'amore a cui tutti i cristiani sono chiamati è la scala per cui ogni generazione ascende a Dio e alla vita eterna.


5. Voi, fratelli sacerdoti, al servizio dei vostri fratelli laici - che sono tutti chiamati ad una vita di santità, che sono tutti testimoni del Regno di Dio - avete la particolare missione di proclamare il Vangelo nella sua più piena approvazione, che è la Celebrazione Eucaristica durante la quale l'atto di redenzione è rinnovato. In modo particolare voi partecipate alla missione di Gesù per il beneficio di tutto il Corpo di Cristo; partecipate profondamente al desiderio ardente del suo cuore: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio... per questo sono stato mandato" (Lc 4,43). E' per questo che avete offerto le vostre vite nel celibato e nella carità pastorale, per stare vicini alla vostra gente, per condurla lungo il cammino di salvezza, costruendo la Chiesa nella fede e nell'amore, e nell'unità e nella pace di Cristo.

E voi, religiosi e religiose del Ghana, siete chiamati al servizio dei vostri fratelli attraverso molteplici attività, motivati dall'amore. Ma il vostro contributo maggiore non è ciò che fate, ma ciò che siete. Consacrandovi al Signore Gesù dimostrate che il Vangelo è la completa espressione di tutti i valori umani, e che l'amore di Gesù Cristo è la cosa più importante per la Chiesa Pellegrina.

Si, la vostra consacrazione è una normale espressione della vita piena e sana della Chiesa. La maturità della vita ecclesiale in Ghana richiede il dono delle vostre vite - con generosità e vissuto all'insegna della carità e della gioia.

Sacrificando voi stessi per il regno di Dio divenite ancor più intimamente uniti con il vostro popolo, condividendo le sue speranze quotidiane ed aiutandolo a realizzare le sue più profonde aspirazioni per la vita eterna.

E a voi seminaristi dico questo: Ricordatevi che siete chiamati a restare vicino a Cristo. Dovete essere suoi amici, suoi compagni, suoi collaboratori nel mistero della salvezza. Per fare questo dovete pregare, perché solo nella preghiera conoscerete Gesù, lo amerete e capirete pienamente i bisogni del suo popolo. Ci sono molti aspetti della vostra formazione come seminaristi. Il bene del popolo di Dio esige che voi siate intellettualmente preparati negli studi ecclesiastici e scientifici, che voi comprendiate profondamente la vostra cultura, perché possiate divulgare efficacemente la parola di Dio. Ma tutti i vostri studi e le vostre attività devono essere preceduti e seguiti dalla preghiera. Solo con la preghiera sarete sostenuti nell'amore di Cristo, solo con la preghiera le vostre vite saranno importanti. Quando il Papa tornerà a Roma, ricordate che vi ha detto: "corriamo... tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (He 12,2).

Pensando alla Chiesa in Ghana non posso non dedicare alcune parole alla famiglia. Poiché essa è la comunità in cui ogni individuo nasce, la famiglia è il fondamento su cui tutte le altre comunità sono costruite. Fate che ogni famiglia sia veramente una "Chiesa domestica", una comunità dove il Signore Gesù occupa un posto centrale, dove i bambini imparano a conoscere ed amare Dio, dove la preghiera è la forza che tiene uniti. In questa comunità di amore e vita, si decide il futuro della società e si costruisce la pace del mondo.


6. Ed assieme ai vostri Vescovi e con la Chiesa di tutto il mondo, voi fedeli del Ghana, clero, religiosi, seminaristi e laici, siete chiamati ad una vita santa, a testimoniare Dio e a diffondere la Buona Novella della salvezza. Tutti avete un compito nell'evangelizzazione del mondo. E' l'opera dello Spirito Santo; è lui che testimonia Gesù ai nostri tempi e conferma tutti i suoi membri come testimoni del Signore Gesù e del suo Vangelo d'amore. Tutti voi in questo centenario di grazia siete invitati ad ascoltare le parole di Cristo: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria a vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Beneamati fratelli e sorelle: per questo sono venuto nel Ghana, per testimoniare Cristo, che fu crocifisso e risorse dai morti, e per dire a tutti voi che condividiamo la comune missione di portare Gesù nel mondo.

Maria Madre di Gesù ci assisterà nel compito di testimoniare il suo Figlio. Essa è Madre di tutto il Corpo, così come è Madre della Testa. E' l'Aiuto dei cristiani; è causa della nostra gioia.

E a suo figlio Gesù Cristo e al suo Eterno Padre siano gloria e lode nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen. [Traduzione dall'inglese] Non dimentico nemmeno i cristiani del Togo e i cristiani del Benin che hanno voluto venire qui, con i loro Pastori, per vedere il Papa, ascoltare la sua parola, pregare con lui e testimoniargli il loro affetto. Mi spiace non aver potuto visitare il vostro paese e le vostre Chiese in questa occasione. Chiedo a Dio di benedire voi, le vostre famiglie e soprattutto quelli che soffrono. E dite ai vostri compatrioti che il Papa pensa alle vostre Chiese, prega per esse, sostenendo il ministero dei vostri Vescovi che sono miei fratelli. Ad ognuno di voi il mio affetto ed il mio incoraggiamento.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.


Visita al presidente del Ghana - Accra (Ghana)

Titolo: L'Africa ha qualcosa di speciale da offrire al mondo

Signor presidente, 1. Le esprimo i miei sinceri ringraziamenti per le parole che mi ha rivolto in occasione del nostro incontro qui nella città capitale, Accra. Mi sento profondamente onorato dai sentimenti di stima che lei ha manifestato verso la mia persona. Li accolgo con gratitudine, perché so che intendono onorare non la mia persona, ma il capo della Chiesa cattolica, venuto alla amata nazione del Ghana, in veste di pellegrino di pace. Desidero rinnovare ancora una volta il mio apprezzamento per l'invito che con tanta gentilezza ella, non meno dei miei fratelli Vescovi, mi ha rivolto a visitare il suo paese e il suo popolo.

Come ebbi occasione di dire quando ho annunciato ufficialmente la mia visita in Africa, lo scopo di questo viaggio è quello di svolgere il mio ministero universale e di onorare personalmente la Chiesa in Africa. Per quanto riguarda il Ghana, dissi anche che questo è l'anno in cui la Chiesa cattolica celebra il centenario della sua fondazione in questa parte del grande continente africano. Mi era, quindi, molto importante esprimere, in maniera speciale, la gioia della Chiesa intera per questa lieta ricorrenza. Spero anche che la mia visita contribuisca alla promozione del progresso autenticamente umano del Ghana ed in tutta l'Africa, al servizio della fratellanza universale e della pace. Da quando sono arrivato stamane, ho già ricevuto tante espressioni di gentilezza dalla popolazione della capitale; desidero approfittare di questa occasione per esprimere, tramite la sua persona, la mia gioiosa gratitudine a tutti.


2. Con la mia presenza qui, oggi, signor presidente, desidero onorare tutta la nazione, con la ricchezza della sua storia, della sua gente, della sua cultura e dei suoi successi - in una parola, con il suo patrimonio e genio autenticamente africani e ghaneani, e per il giusto posto che occupa fra le nazioni di questo continente e del mondo.

La storia del mio paese natio, una storia fatta di momenti di grandi successi e di gioia, ma anche di periodi di sofferenza e di tristezza, mi ha reso acutamente consapevole della grande esigenza di rispettare i valori specifici di ogni popolo e di ogni nazione: le loro tradizioni, aspirazioni e diritti fra tutte le nazioni che fanno parte della comunità mondiale. L'Africa - come ciascuna delle nazioni che ne fanno parte - ha molto da offrire agli sforzi comuni di tutti i popoli amanti della pace.

Troppo spesso, i rapporti fra Stati e governi, specialmente quando essi sono visti nel contesto dello sviluppo politico ed economico, vengono impostati semplicemente in termini di meri interessi limitati, di rafforzamento di posizioni già dominanti, e di pressione esercitata attraverso l'assistenza; ne consegue che le nazioni più vecchie ed economicamente più avanzate ignorano il fatto che le giovani nazioni hanno molto più da offrire che una semplice parte delle loro risorse naturali, o il farsi mercato per i prodotti delle nazioni industrializzate.


3. Ci sono tanti valori incarnati nella cultura delle nazioni africane che non solo possono contribuire alla costruzione di ciascuna nazione, ma che possono arricchire altre nazioni ed altri popoli. Perché l'Africa ha qualcosa di speciale da offrire al mondo. Uno degli aspetti originali di questo continente è la sua diversità - ma una diversità che è conservata intatta dall'innegabile unità della sua cultura: una concezione del mondo in cui il sacro occupa un posto centrale; una profonda consapevolezza del legame esistente fra il creatore e la natura; un grande rispetto per ogni forma di vita; un senso della famiglia e della comunità, che fiorisce nell'accoglienza e nell'ospitalità aperte e gioiose; una riverenza per il dialogo quale mezzo per comporre i contrasti e per condividere i punti di vista: spontaneità e gioia di vivere espresse nel linguaggio poetico, canto e danza. Tutti questi aspetti manifestano una cultura ricca di una dimensione spirituale onnicomprensiva. Ecco il tratto distintivo che determina la unicità della cultura africana. Ecco ciò che unisce i tanti popoli africani, senza minimamente intaccare quella immensa ricchezza di espressioni locali, o di patrimonio dei singoli gruppi o regioni.

La mia origine, la mia formazione e la mia storia mi hanno insegnato ad attribuire un grandissimo valore al potere che la cultura esercita su ogni popolo.

Durante la mia visita nella mia Polonia, espressi questo convincimento con queste parole: "La cultura è un'espressione dell'uomo, una conferma di umanità. L'uomo crea la cultura, e attraverso la cultura crea se stesso. Crea se stesso per mezzo dello sforzo interiore dello spirito, del pensiero, della volontà e del cuore.

Contemporaneamente, egli crea la cultura in comunione con altri. La cultura è un'espressione di comunione di pensiero e collaborazione condivisi da esseri umani. Nasce al servizio del bene comune e diventa un bene essenziale delle comunità umane" (Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ex externo archiepiscopalium aedium podio ad iuvenes habita in urbe "Gniezno"", 2, die 3 iun. 1979: "", II [1979] 1408). Perciò, dico al Ghana ed a tutta l'Africa: preserva la tua cultura, arricchiscila attraverso lo scambio con le altre culture, ma non lasciare che la tua cultura muoia. Conservala viva, ed offrila come tuo contributo alla comunità mondiale.

Ogni nazione apporta il suo contributo culturale alla famiglia delle nazioni, e attraverso l'espressione legittima di valori e tradizioni diventa possibile creare un'armonia fra i popoli che trascende le differenze di parte, i pregiudizi e le rivalità. Tale armonia, edificata sul rispetto e sulla apertura nei confronti dei valori altrui, ed in modo particolare quelli morali e spirituali, contribuisce a rendere possibile un'azione concertata per trattare dei problemi che oltrepassano le frontiere delle singole nazioni. L'Africa è chiamata a far sorgere degli ideali nuovi e delle intuizioni nuove in un mondo che tradisce i segni della stanchezza e dell'egoismo. Sono convinto che voi, africani, potete compiere questo.


4. Invocando il rispetto dei valori morali e spirituali nell'ambito della collaborazione internazionale, ho toccato un argomento che ritengo sia fondamentale per tutti i rapporti che esistono nella società. Tutte le strutture che vengono create per esprimere i bisogni e le aspirazioni si riferiscono alla persona umana, poiché sono finalizzate per servire ciascuna persona umana, e la comunità umana nel suo insieme. Questo vale in modo particolare per quanto riguarda le strutture e le attività politiche. Nella mia allocuzione davanti alla assemblea generale delle Nazioni Unite nel mese di ottobre scorso, dissi che ogni attività politica "viene dall'uomo, si esercita mediante l'uomo ed è per l'uomo.

Se tale attività si distacca da questa fondamentale relazione e finalità, se diventa, in certo modo, fine a se stessa, essa perde gran parte della sua ragion d'essere. Ancor più, può diventare perfino sorgente di una specifica alienazione, può diventare estranea all'uomo; può cadere in contraddizione con l'umanità stessa. In realtà, ragion d'essere di ogni politica è il servizio all'uomo, è l'adesione, piena di sollecitudine e responsabilità, ai problemi e ai compiti essenziali della sua esistenza terrena, nella sua dimensione e portata sociale, dalla quale contemporaneamente dipende anche ii bene di ciascuna persona".

Ho voluto ribadire questa idea, signor presidente, perché ne sono profondamente convinto, e perché questo è l'insegnamento della Chiesa alla cui guida Dio mi ha chiamato: ossia, che ogni sforzo nel campo della promozione umana è destinato a fallire, a meno che non si rispetti, difenda e promuova l'alta dignità di ogni essere umano in ogni circostanza. Tale deve essere la motivazione, non solo delle autorità ma anche di ogni singolo cittadino, di ogni uomo e donna di questo bellissimo paese, i quali sono chiamati a collaborare perché ad ognuno venga data la possibilità di vivere la sua vita coerentemente con la dignità umana.


5. Si, signor presidente, il Ghana è un bellissimo paese, ricco di tradizioni culturali, e della potenzialità del suo popolo, è dotato di risorse naturali, specialmente nel campo dell'agricoltura. E' mia speranza, che sotto la guida delle autorità, tutti i cittadini lavorino lealmente insieme senza dover rinunciare a nessuno dei propri valori culturali, ma anche senza permettere che sorgano dalle barriere tra i singoli cittadini e gruppi di essi; lavorino insieme con totale dedizione e intelligenza perché la terra produca frutti in abbondanza. Voi avete le vostre città con crescente concentrazione di popolo, dove problemi di alloggio, educazione e lavoro possono sollevarsi e chiedere misure coraggiose per garantire che nessuno sia escluso dai benefici del progresso. Ma ci sono anche aree rurali, nelle quali la maggior parte della popolazione vive tuttora, e nelle quali esiste una vera potenzialità che potrà contribuire allo sforzo nazionale di sviluppo.

Poiché la giustizia esige che nessuno debba soffrire la fame, e che a nessuno debba mancare la possibilità di realizzare la sua piena potenzialità, sia spirituale che materiale, la società deve anche stimare il lavoro agricolo come un'attività che nobilita, e la condizione e la dignità delle popolazioni rurali devono essere costantemente migliorate.


6. Posso assicurare, signor presidente, che la Chiesa cattolica rimane sempre disponibile per offrire il suo specifico apporto, attraverso la collaborazione dei suoi capi e di tutti i suoi membri. La Chiesa non ha nessun disegno o progetto di natura politica o economica. Il contributo più efficace nel lungo termine che essa potrà offrire allo sviluppo di una nazione è quello di elevare la consapevolezza morale ed etica della gente per quanto riguarda le esigenze della giustizia, dell'amore sociale e della collaborazione fraterna, esaltando lo sviluppo integrale della persona, per far si che tale sviluppo non venga concepito nel senso materialistico, rendendo ogni persona consapevole della sua dignità, come dono di Dio. E come si sa bene, la Chiesa in Africa, sin dall'inizio, ha sempre promosso e collaborato in iniziative concrete nel campo dell'educazione, cure sanitarie, alfabetizzazione e molti altri campi. Essa è pronta a perseguire questa collaborazione e questo impegno in accordo con la sua missione e natura, pur rispettando pienamente il ruolo legittimo e l'autorità dello Stato.

Signor presidente, il dinamismo e le virtù del suo popolo possono garantire un grande avvenire per l'Africa. Che il Ghana possa adempiere il suo ruolo per il destino di questo continente è il mio fervente desiderio e la mia preghiera di oggi.

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.


Ai capi delle altre confessioni cristiane - Accra (Ghana)

Titolo: La preghiera di Cristo per l'unità: ragione della nostra speranza

Cari amici nel nostro Signore Gesù Cristo, 1. Sono profondamente onorato dalla vostra presenza qui oggi. E' per me un piacere ricevere così distinti rappresentanti dei miei fratelli cristiani del Ghana.

Desidero salutarvi tutti nella carità di Gesù Cristo. Significa molto per me parlarvi dell'intenzione mia e di tutta la Chiesa Cattolica di pregare e lavorare sinceramente e con perseveranza per restaurare l'unità nella fede e nell'amore fra tutti i cristiani.

L'impegno del concilio Vaticano Secondo, dei miei predecessori e del mio pontificato si basa sul desiderio espresso da Cristo durante l'Ultima Cena nella preghiera al Padre per i Discepoli: "...perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21).


2. Comprendiamo tutti il valore della preghiera per realizzare ciò che è umanamente difficile o impossibile. Gesù stesso ci ha detto: "Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio" (Lc 18,27). Sappiamo quanto sia importante rivolgerci umilmente a Dio, giorno dopo giorno, per chiedergli il dono della costante conversione di vita, una questione strettamente unita a quella dell'unità dei cristiani. Un'occasione come questa ci ispira un ancor maggior desiderio per questa unità e per i mezzi che ci permettono di riceverla come dono libero di Dio. Perciò, questo incontro ci ispira a pregare insieme, a levare i nostri cuori in unisono verso il "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3).


3. Nello stesso tempo, mentre ci sforziamo di raggiungere la perfetta unità, rendiamo grazie per i profondi legami che già ci uniscono nella fede nella divinità di Cristo. Lodiamo Dio per la nostra comune fede nel Battesimo come partecipazione alla morte e Resurrezione del Signore. Lo lodiamo per la stima comune che riserviamo alle Sacre Scritture che ci parlano di Cristo e della sua Chiesa. E per grazia di Dio siamo già in grado di confessare insieme che "Gesù è il Figlio di Dio" (1Jn 4,15) e che "Uno solo... è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo" (1Tm 2,5).


4. Poiché crediamo in Cristo e nelle "imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8), ci sentiamo spinti dallo Spirito Santo a fare tutto il possibile per rimuovere le divisioni di fede che ostacolano la nostra comune testimonianza al Signore e al suo Regno, in modo che possiamo meglio servire il prossimo e portare più efficacemente la Buona Novella della salvezza al mondo che continua a vedere in noi un Cristo diviso. Tuttavia, sappiamo che Cristo ha pregato per l'unità, e che il Padre ascolta la sua preghiera. La preghiera di Cristo è la ragione per la nostra speranza, e sappiamo che "la speranza poi non delude" (Rm 5,5).

Mi da molta gioia venire a conoscenza delle degne attività ecumeniche che si svolgono in Africa. Prego affinché il rapporto fra cristiani e fra le loro Chiese e comunità ecclesiali progredisca ancora nella verità e nell'amore per la gloria della Santissima Trinità.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.


Ai capi mussulmani del Ghana - Accra

Titolo: In amicizia promoviamo la dignità dell'uomo

Cari amici, Voglio ora esprimere il mio rispetto per gli amici mussulmani qui presenti. Tramite voi mando il mio cordiale saluto a tutta la comunità mussulmana del Ghana.

Durante la mia recente visita in Turchia, ebbi l'occasione di pronunciare parole d'amicizia per i miei fratelli islamici. Le mie parole erano espressione di un contatto promosso dal Concilio Vaticano II, e che trovo un importante riferimento nel memorabile discorso di Paolo VI all'Africa nel 196 7. In quell'occasione affermo: "Desideriamo anche esprimere la nostra stima per tutti i seguaci dell'Islam che vivono in Africa, che hanno principi in comune con la Cristianità, che ci danno la felice speranza di un dialogo efficace. Allo stesso tempo, esprimiamo il desiderio che i Mussulmani e i Cristiani vivano come vicini, che il rispetto reciproco sia sempre presente nella vita sociale e che si svolga un'azione comune per la difesa dei diritti umani fondamentali".

Si, il rispetto reciproco basato sulla comprensione reciproca e diretto al servizio comune per l'umanità è un grande contributo che possiamo offrire al mondo.

Per questo rinnovo oggi i sentimenti di stima miei e di tutta la Chiesa Cattolica per i Mussulmani del Ghana e di tutta l'Africa, pregando che Dio Onnipotente e Misericordioso garantisca pace e fratellanza a tutti i membri della famiglia umana. E possano l'armonia della creazione e la grande causa della dignità umana essere promosse grazie alla nostra solidarietà fraterna e alla nostra amicizia.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.


Omelia della messa in Independence Square - Accra (Ghana)

Titolo: Il più prezioso tesoro dell'Africa è la fede

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

1. Poco meno di dieci anni fa, fu celebrato qui ad Accra il primo incontro panafricano e malgascio per i laici. Nella mia qualità di Vescovo di Cracovia ed anche di consultore del consiglio per i laici, ebbi l'occasione allora - anche se non ho assistito personalmente - di seguire i punti salienti di quell'avvenimento storico con particolare attenzione, interesse e ammirazione. In effetti, i laici, uomini e donne, che erano venuti da 36 Paesi africani stavano dicendo all'unisono: "Presente!". Stavano dicendo al mondo: "Noi siamo presenti nella comunione dei fedeli; noi siamo presenti nella missione della Chiesa di Cristo in Africa!".


2. Dieci anni più tardi, Dio mi ha concesso l'opportunità di recarmi ad Accra per stare qui con voi, oggi, di celebrare l'eucaristia assieme a voi, di parlare a voi e attraverso voi di rivolgere un messaggio a tutti i laici cattolici dell'Africa.

Oggi è il successore di Pietro, è il Papa Giovanni Paolo II che dice: "Presente!".

Si: io sono presente in mezzo ai laici dell'Africa; vengo come il vostro padre, e come pastore della Chiesa universale. Sono presente come vostro fratello nella fede! Come fratello in Cristo, voglio dirvi quanto vicino vi sono nell'infinito amore del Signore crocifisso e risuscitato, quanto vi amo, quanto amo i laici dell'Africa! Come vostro pastore, desidero confermarvi nei vostri sforzi per rimanere fedeli al Vangelo, e nella nostra missione di portare agli altri la buona novella della nostra salvezza. Desidero esortare voi, laici, a rinnovare attraverso l'eucaristia la potenza del vostro impegno cristiano, a far rivivere la gioia di essere membri del corpo di Cristo, a dedicarvi ancora una volta, come cristiani in Africa, alla promozione dello sviluppo autentico ed integrale di questo grande continente. Assieme a voi, desidero ringraziare il Padre celeste "memore del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,3).


3. Fratelli e sorelle in Cristo, desidero indirizzare le mie parole e la mia benedizione ai laici cattolici in ogni paese dell'Africa. Desidero oltrepassare le frontiere linguistiche, geografiche ed etniche, e, senza distinzioni, affidare ciascuno a Cristo Signore. Per questo, chiedo che ciascuno di voi che sente il mio messaggio di solidarietà fraterna e di istruzione pastorale, lo trasmetta ad altri. Vi chiedo di far viaggiare il mio messaggio di villaggio in villaggio, di famiglia in famiglia. Dite ai vostri fratelli e alle vostre sorelle nella fede che il Papa vi ama tutti e che vi abbraccia nella pace di Cristo.


4. Questo vasto continente africano è stato dotato dal Creatore di moltissime risorse naturali. Nel nostro mondo contemporaneo abbiamo visto quanto lo sviluppo e l'impiego di queste numerose risorse abbiano contribuito grandemente al progresso materiale e sociale dei vostri singoli paesi. Mentre ringraziamo Dio per i frutti di questi progressi, non dobbiamo dimenticare, non osiamo dimenticare che la più grande risorsa ed il più prezioso tesoro affidati a voi o a chiunque altro è il dono della fede, il tremendo privilegio di conoscere Gesù Cristo come il Signore.

Voi laici nella Chiesa, che possedete la fede, la più grande di tutte le risorse, voi avete un'opportunità unica ed una responsabilità cruciale. Attraverso la vita di ciascuno di voi nel mezzo delle attività quotidiane nel mondo, voi mostrate il potere che la fede possiede per trasformare il mondo e per rinnovare la famiglia umana. Anche se è nascosto ed ignorato come il lievito, o come il sale della terra di cui parla il Vangelo, il vostro ruolo come laici è indispensabile alla Chiesa nel compimento della sua missione, ricevuta da Cristo. Questo ci è stato insegnato con chiarezza dai padri del Concilio Vaticano II, quando dissero: "La Chiesa non si può considerare realmente costituita, non vive in maniera piena, non è segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico. Non può infatti il Vangelo penetrare bene addentro nella mentalità del costume, nell'attività di un popolo, se manca la presenza dinamica dei laici". (AGD 21).


5. Il ruolo dei laici nella missione della Chiesa porta in due direzioni: in unione con i vostri pastori ed assistiti dalla loro guida, voi edificate la comunione dei fedeli; inoltre, come cittadini responsabili voi permeate la società in cui vivete con il lievito del Vangelo, agendo sulle sue dimensioni economiche, sociali, politiche, culturali ed intellettuali. Quando voi svolgete con fedeltà questi due ruoli quali cittadini sia della città terrena sia del regno dei cieli, allora si adempiono le parole di Cristo: "Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14).


6. Oggi, i nostri fratelli e sorelle ricevono la nuova vita attraverso l'acqua e lo Spirito Santo (cfr. Jn 3,3ss). Attraverso il battesimo essi vengono incorporati nella Chiesa, e rinascono come figli di Dio. Essi ricevono la più alta dignità che qualsiasi persona possa avere. Come disse san Pietro, essi diventano "stirpe eletta, sacerdozio reale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui" (1P 2,9). Attraverso il sacramento della cresima, essi diventano più intimamente uniti alla Chiesa, dotati di speciale forza dallo Spirito Santo (cfr. LG 11). Per mezzo di questi due grandi sacramenti, Cristo chiama il suo popolo, Cristo chiama ogni laico ad accettare la sua parte di responsabilità nell'edificazione della comunione dei fedeli.

Come laici, voi siete chiamati a prendere una parte attiva nella vita sacramentale e liturgica della Chiesa, ed in modo speciale nel sacrifico eucaristico. Allo stesso tempo, siete chiamati a diffondere attivamente il Vangelo attraverso le opere di carità e il vostro attivo impegno negli sforzi catechetici e missionari, secondo i doni che ciascuno di voi ha ricevuto (cfr. 1Co 12,4ss).

In ogni comunità cristiana, sia essa la "Chiesa domestica" costituita dalla famiglia, o la parrocchia che collabora con il sacerdote, o la diocesi unita attorno al Vescovo, i laici si sforzano, come i seguaci di Cristo nel primo secolo, a restare fedeli all'insegnamento degli apostoli, fedeli al servizio fraterno, fedeli alla preghiera e alla celebrazione dell'eucaristia (cfr. Ac 2,42).


7. La vostra vocazione cristiana non vi separa dai vostri fratelli e sorelle. Non vi inibisce di impegnarvi negli affari civici, né vi dispensa dalle vostre responsabilità di cittadini. Non vi emargina dalla società, e non vi risparmia dalle prove quotidiane della vita. Anzi, il vostro continuo impegno nelle attività e professioni secolari fa parte autentica della vostra vocazione. Poiché voi siete chiamati a rendere la Chiesa presente e feconda nelle circostanze ordinarie della vita: nella vita coniugale e familiare, nelle condizioni quotidiane per guadagnarsi il pane, nelle responsabilità politiche e civiche, e nei vostri interessi culturali, scientifici ed educativi. Nessuna attività umana è estranea al Vangelo. Dio vuole che tutto il creato sia ordinato verso il suo regno, e perciò il Signore ha affidato questo compito in maniera particolare ai laici.


8. I laici della Chiesa in Africa hanno un ruolo cruciale da svolgere nel risolvere i problemi e le sfide pressanti che questo vasto continente deve affrontare. Come laici cristiani, la Chiesa aspetta da voi che plasmiate il futuro dei vostri singoli paesi, che contribuiate al loro sviluppo in qualche ambito particolare. La Chiesa vi chiede di portare l'influenza del Vangelo e la presenza di Cristo in ogni attività umana, e di cercare di costruire una società nella quale la dignità di ogni persona sia rispettata, e l'uguaglianza, la giustizia e la libertà vengano difese e promosse.


9. Oggi vorrei anche sottolineare l'esigenza di una permanente istruzione e catechizzazione del laicato. Infatti, soltanto una seria formazione spirituale e dottrinale nella vostra identità cristiana, nonché un'adeguata preparazione civica ed umana per le attività secolari, renderanno possibile questo contributo del laicato al futuro dell'Africa che è così fortemente desiderato. In questo contesto, pensiamo alla esortazione di san Paolo: "Vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportavi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più" (1Th 4,1). Per raggiungere questo scopo è necessaria una conoscenza più profonda del mistero di Cristo. E' necessario che il laicato penetri in questo mistero di Cristo e riceva una formazione specifica nella parola di Dio che conduce alla salvezza. Lo Spirito Santo sta chiamando la Chiesa a proseguire lungo questo cammino con amorevole tenacia e perseveranza. Vorrei, quindi, incoraggiare quelle degne iniziative a tutti i livelli, che sono state già intraprese in questo campo. Che questi sforzi proseguano, e che dispongano i laici sempre di più a compiere la loro missione, perché attraverso la santità della vita essi possano soddisfare i tanti bisogni che attendono davanti a loro, e perché tutta la Chiesa in Africa possa comunicare Cristo con crescente efficacia.


10. Miei fratelli e sorelle, la seconda lettura della messa di oggi ci ricorda che Gesù Cristo "è la pietra vivente..." (1P 2,4). Gesù Cristo è colui sul quale si costruisce il futuro del mondo e dal quale il futuro di ogni uomo e di ogni donna dipende. Dobbiamo guardare verso di lui in ogni occasione. In ogni occasione dobbiamo costruire su di lui. Perciò ripeto a voi ciò che dissi al mondo quest'anno il giorno di Pasqua: "Non respingete Cristo, voi che costruite il mondo umano. Non respingetelo voi che, in qualsiasi modo e in qualsiasi settore, costruite il mondo d'oggi e di domani, il mondo della cultura e della civiltà, il mondo della economia e della politica, il mondo della scienza e dell'informazione.

Voi che costruite il mondo della pace... Non rifiutate Cristo: egli è la pietra angolare!". (cfr. "la traccia" n. 4, p. 248/IV).


11. Con le parole dell'apostolo Pietro, vi invito a "stringervi a lui così che anche voi... possiate venire impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale" (1P 2,4-5), edificando la Chiesa in Africa e facendo avanzare il regno di Dio sulla terra. E' in questo spirito che preghiamo il nostro Padre celeste: "Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra". Amen. Cari fratelli e sorelle del Togo e del Benin. Grazie per essere venuti così numerosi, per aver camminato così lungamente per incontrarvi con il vicario di Cristo. Invito anche voi a restare forti nella fede e molto uniti fra di voi. Il Signore è fedele. Egli non vi abbandonerà mai, se voi gli date la vostra fiducia. E vi renderà forti, perché possiate testimoniare la vostra fede, non solo nella Chiesa, ma nelle attività della vostra vita quotidiana, dove bisogna scegliere incessantemente di vivere secondo la verità, la purezza, la carità del Vangelo. Continuate ad istruirvi nelle verità della fede. E accostatevi con gioia ai sacramenti della penitenza e dell'eucaristia, pensando che è il Signore che vi perdona, che vi nutre, che vi dà la sua grazia. E' il segno visibile della sua presenza invisibile. Come diceva Gesù risuscitato: "Pace a voi" "Non temete". Che il Signore vi benedica.

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - A Nairobi, alla partenza dal Kenya