GPII 1980 Insegnamenti - Al termine della Messa - Accra (Ghana)

Al termine della Messa - Accra (Ghana)

Titolo: Una preghiera a Maria, Madre della Chiesa

In questo giorno di gioia nel quale ci riuniamo in tua presenza, Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, comprendiamo il ruolo che hai svolto nell'evangelizzazione di questo paese. Ci rendiamo conto di come - all'inizio - i missionari vennero con la forza del Vangelo di Cristo e ti affidarono il successo della loro opera.

Come Madre di Grazia Divina eri con i missionari in tutti i loro sforzi, ed eri con la Madre Chiesa - di cui sei modello e suprema espressione - nell'opera di portare Cristo in Africa.

E come Madre della Chiesa hai presieduto a tutte le attività di evangelizzazione e di diffusione del Vangelo nel cuore dei fedeli. Tu sostenesti la speranza dei missionari e diedi gioia ad ogni nuova comunità nata dall'opera di evangelizzazione della Chiesa.

Eri presente, con la tua intercessione e le tue preghiere, quando si sviluppo la prima grazia del battesimo, e quando coloro che avevano ricevuto la nuova vita in Cristo tuo Figlio cominciarono ad apprezzare la loro vita sacramentale e la chiamata cristiana.

E sei presente oggi quando la famiglia cristiana si riunisce per celebrare il Vangelo, per ricordare le grandi opere di Dio e per impegnarsi nell'evangelizzazione di questa terra e questa continente "perché la parola di Dio si diffonda e sia glorificata" (2Th 3,1).

Ti chiediamo, Maria, di aiutarci a compiere questa missione che tuo Figlio ha dato alla sua Chiesa e che, in questa generazione, spetta a noi.

Riconoscendo il tuo ruolo di Aiuto dei Cristiani, ci affidiamo a te nell'opera di diffondere il Vangelo nel cuore e nella vita di tutti. Affidiamo a te il nostro mandato missionario ed invochiamo le tue preghiere per la nostra causa.

E, come Pastore della Chiesa universale, Vicario di tuo Figlio, Io, Giovanni Paolo II, per tua intercessione, Maria, affido l'intera Chiesa del Ghana e quella di tutta l'Africa a Cristo nostro Signore. Per mezzo tuo, presento a Cristo Salvatore il destino dell'Africa, pregando affinché il suo amore e la sua giustizia tocchino i cuori di ogni uomo, donna e bambino di questo continente.

Maria, per mezzo tuo affido tutto questo a Cristo, ed affido tutto questo a te per Cristo tuo Figlio. Faccio ciò in un momento in cui sono particolarmente unito con i miei fratelli Vescovi nella celebrazione del Vangelo come "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16). Lo faccio ora che i miei fratelli mi sono così vicini nell'esercizio della nostra responsabilità comune per la Chiesa in Africa. Accetta, Maria, questa offerta nostra e di tutto il popolo di Dio, e presentala a tuo Figlio. Presentagli una Chiesa "santa e immacolata" (Ep 5,27).

Ricordati, Madre, di tutti quelli che compongono la Chiesa in Africa.

Assisti i Vescovi ed i sacerdoti affinché siano sempre fedeli alla parola di Dio.

Aiuta a santificare i religiosi ed i seminaristi. Intercedi perché l'amore di tuo Figlio penetri in tutte le famiglie in modo che consoli tutti quelli che soffrono, tutti i bisognosi. Guarda con dolcezza ai catechisti e a tutti quelli che svolgono un ruolo di evangelizzatori ed educatori cattolici per la gloria di tuo Figlio.

Accetta questa nostra consacrazione e confermaci nel Vangelo di tuo Figlio.

Nell'esprimerti la nostra profonda gratitudine per un secolo di attenzioni materne, siamo saldi nella convinzione che lo Spirito Santo ti protegge ancora in modo che tu possa portare Cristo in Africa in ogni generazione.

Sia lode e grazia a Gesù Cristo tuo Figlio, al Padre, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Amen. [Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-08 Data estesa: Giovedi 8 Maggio 1980.


Omelia della messa per i catechisti - Kumasi (Ghana)

Titolo: Continua nella catechesi l'attività di Gesù maestro

Cari fratelli e sorelle, 1. Oggi è giorno di grande gioia, ed io ho atteso questo giorno da molto tempo. Ho desiderato di venire e dire ai catechisti quanto li amo, quanto la Chiesa ha bisogno di loro. Oggi è anche giorno di profondo significato perché Gesù - il Figlio di Dio, il Signore della storia, il Salvatore del mondo - è presente in mezzo a noi. Attraverso il suo santo Vangelo egli parla a noi con quelle parole che una volta rivolse ai suoi discepoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni..." (Mt 28,18-20).


2. Questo comando e questa promessa di Gesù furono di ispirazione all'evangelizzazione del Ghana e di tutta l'Africa, orientando la vita di quanti hanno collaborato alla causa del Vangelo. In modo particolare queste parole furono impresse nel cuore dai numerosi catechisti nel secolo scorso. Ed oggi intendo manifestare la profonda stima della Chiesa per questi devoti lavoratori al servizio del Vangelo. Esprimo la gratitudine di tutta la Chiesa cattolica ai catechisti che stanno qui presenti oggi, ai loro predecessori nella fede, ai loro colleghi catechisti nel continente africano: gratitudine per l'aiuto offerto nel reclutare discepoli di Cristo; per l'aiuto dato al popolo nel credere che Gesù Cristo è Figlio di Dio; per l'aiuto nell'istruire i loro fratelli e sorelle nella sua vita e così edificare il suo corpo, la Chiesa. Quest'attività catechistica è stata esplicata con la parola e con l'esempio, e la dedizione di innumerevoli catechisti ed il loro profondo attaccamento alla persona di Gesù Cristo rimangono un capitolo di gloria nella storia di questa terra e di questo continente.


3. La Chiesa riconosce in questi catechisti persone chiamate ad esercitare un particolare compito ecclesiale, una speciale partecipazione alla responsabilità di far avanzare il Vangelo. Vede in essi i testimoni della fede, servi di Gesù Cristo e della sua Chiesa, collaboratori efficaci nella missione di stabilire, sviluppare e incrementare la vita della comunità cristiana. Nella storia dell'evangelizzazione molti di questi catechisti sono stati, di fatto, maestri di religione, guide delle loro comunità, zelanti missionari laici, modelli di fede.

Essi hanno aiutato fedelmente i missionari e il clero locale, appoggiandone il ministero con l'espletamento del loro compito caratteristico.

I catechisti hanno reso molti servizi connessi con la diffusione della conoscenza di Cristo, con la fondazione della Chiesa, con l'innesto sempre più profondo della potenza trasformatrice e rigeneratrice del Vangelo nella vita dei loro fratelli e sorelle. Hanno assistito il popolo in molte sue esigenze umane, contribuendo allo sviluppo e al progresso.


4. In tutto questo essi hanno fatto esplicitamente conoscere il nome e la persona di Gesù Cristo, il suo insegnamento, la sua vita, le sue promesse e il suo regno.

Le comunità che essi hanno aiutato a costituirsi erano basate sui medesimi elementi che si ritrovano nella Chiesa primitiva: sull'insegnamento e la fraternità degli apostoli, sull'eucaristia, e la preghiera (cfr. Ac 2,42). così il dominio di Cristo veniva favorito in una comunità dopo l'altra, da una generazione all'altra. Mediante il loro lavoro generoso, il comando di Cristo è continuamente adempiuto e la sua promessa verificata.


5. La Chiesa è non soltanto grata per quanto è stato compiuto dai catechisti nel passato, ma è fiduciosa per l'avvenire. A dispetto delle nuove circostanze, delle nuove esigenze e dei nuovi ostacoli, l'importanza di questo grande apostolato non resta sminuita, perché sarà sempre necessario sviluppare una fede iniziale e guidare il popolo alla pienezza della vita cristiana. Una crescente consapevolezza della dignità ed importanza del compito di catechista è conseguenza dell'insistenza del Concilio Vaticano II sul fatto che tutta la Chiesa è coinvolta nella responsabilità del Vangelo. Solo con la collaborazione dei suoi catechisti la Chiesa potrà adeguatamente rispondere alla sfida da me descritta nella mia esortazione apostolica sulla catechesi nel nostro tempo: "La Chiesa in questo XX secolo che volge al termine, è invitata da Dio e dagli avvenimenti - i quali sono altrettanti appelli da parte di Dio - a rinnovare la sua fiducia nell'azione catechetica come in un compito assolutamente primario della sua missione. Essa è invitata a consacrare alla catechesi le sue migliori risorse di uomini e di energie, senza risparmiare sforzi, fatiche e mezzi materiali, per meglio organizzarla e per formare un personale qualificato. Non si tratta di un semplice calcolo umano, ma di un atteggiamento di fede" (Ioannis Pauli PP. II CTR 15).


6. La sacra congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, numerosi Vescovi e conferenze episcopali hanno fortemente valorizzato l'importanza della formazione di catechisti, ed in ciò sono degni del più ampio elogio. Il destino della Chiesa in Africa è indubbiamente legato al successo di questa iniziativa. Desidero perciò incoraggiare pienamente questo meraviglioso lavoro. Il futuro dell'attività catechistica dipenderà da profondi programmi di preparazione, che comprendano un'istruzione sempre maggiore per i catechisti, che diano priorità alla loro formazione spirituale e dottrinale, mettendoli in grado di sperimentare in qualche misura l'autentico senso della comunità cristiana che essi sono chiamati a edificare.

I sussidi della catechesi meritano essi pure la dovuta attenzione, incluso un efficace materiale catechistico che tenga presente la necessità di incarnare il Vangelo in determinate culture locali. Perciò la Chiesa intera deve sentirsi interessata a fronteggiare le difficoltà e i problemi inerenti al sostegno dei programmi catechistici. In modo speciale, l'intera comunità ecclesiale deve manifestare la propria stima per l'importante vocazione del catechista, che deve sentirsi appoggiato dai propri fratelli e sorelle.


7. Soprattutto, per assicurare il successo di ogni attività catechistica, è necessario che rimanga cristallinamente chiaro lo scopo stesso della catechesi: la catechesi è un lavoro di fede che va al di là di ogni tecnica; è un impegno della Chiesa di Cristo. Il suo oggetto primario ed essenziale è il mistero di Cristo; il suo scopo definitivo è mettere la gente in comunione con Cristo (cfr. Ioannis Pauli PP. II CTR 5). Attraverso la catechesi continua l'attività di Gesù maestro; egli sollecita dai suoi fratelli l'adesione alla sua persona, e mediante la sua parola e i suoi sacramenti li guida al Padre ed alla pienezza di vita nella santissima Trinità.


8. Riuniti qui oggi per celebrare il sacrificio eucaristico, esprimiamo la nostra fiducia nella potenza dello Spirito Santo affinché continui a far sorgere e a sostenere, per la gloria del regno di Dio, nuove generazioni di catechisti, fedeli trasmettitori della buona novella di salvezza e testimoni di Cristo e di Cristo crocifisso.


9. Oggi la Chiesa offre ai catechisti il segno dell'amore di Cristo, il grande simbolo della redenzione: la croce del Salvatore. Per i catechisti di ogni tempo la croce costituisce la credenziale di autenticità e la misura del successo. Il messaggio della croce è in verità, "la potenza di Dio" (1Co 1,18).

Cari catechisti, cari fratelli e sorelle: nell'espletare il vostro compito, nel comunicare Cristo, ricordate le parole di un pioniere della catechesi nel secolo quarto, san Cirillo di Gerusalemme: "La Chiesa cattolica è fiera di tutte le azioni di Cristo, ma la sua gloria più grande sta nella croce" (Ioannis Pauli PP. II CTR 13).

Con questa croce, col crocifisso che voi oggi ricevete come segno della vostra missione nella Chiesa, andate avanti fiduciosamente e pieni di gioia. E ricordate pure che Maria sta sempre vicina a Gesù, accanto a lui, essa sta sempre vicino alla croce. Essa vi guiderà incolumi alla vittoria della risurrezione e vi aiuterà a comunicare agli altri il mistero pasquale del figlio suo.

Diletti catechisti del Ghana e di tutta l'Africa: Cristo vi chiama al suo servizio; la Chiesa vi manda. Il Papa vi benedice e vi raccomanda alla Regina del cielo. Amen. Data: 1980-05-09 Data estesa: Venerdi 9 Maggio 1980.


Al conferimento del premio Giovanni XXIII per la pace

Titolo: I catechisti dell'Africa sono araldi di pace

Pace a tutti voi qui presenti, Pace all'Africa e al mondo! Cari amici, E' con grande piacere che accetto ed approvo la proposta della "Fondazione del premio internazionale Giovanni XXIII per la pace" di onorare i sei catechisti qui presenti che sono stati scelti per ricevere il "Premio Giovanni XXIII per la Pace".

E' un premio legato alla figura di Giovanni XXIII. Nella sua Enciclica "Pacem in Terris" delineo i principi sui quali relazioni pacifiche devono essere costruite: "fondate sulla verità, costruite sulla giustizia, nutrite ed animate dalla carità, e rese effettive sotto gli auspici della libertà" (Ioannis XXIII PT 5 V). Con l'esempio della sua vita dimostro come la pace debba sempre essere la prima preoccupazione degli esseri umani, indipendentemente dalla funzione o classe sociale. Proponendo un premio per la pace, desiderava incoraggiare ogni iniziativa che ha come fine la promozione di relazioni fraterne fra gli individui ed i popoli.

Lo scopo di assegnare questo premio, secondo le intenzioni del suo fondatore, è dare solenne riconoscimento ai meriti di persone o istituzioni che hanno dato un notevole contributo alla pace sulla terra. Dopo Madre Teresa di Calcutta e l'UNESCO, la Fondazione propone ora come destinatari del premio sei persone che rappresentano migliaia e migliaia di fedeli servitori che hanno sostenuto con efficacia l'ideale della pace. Questi sono i catechisti dell'Africa.

Scelti fra la loro gente, i catechisti africani hanno lavorato ininterrottamente per la loro gente. Accettando difficoltà e privazioni personali, hanno dato il meglio di loro stessi ai fratelli. Fedeli credenti nell'insegnamento di Cristo, sono stati strumenti nell'opera di far conoscere Dio, il Padre di tutti, ai fratelli africani; di far rispettare la dignità di ogni individuo; di sostenere la riconciliazione ed il perdono. Spesso viaggiatori instancabili, e sempre servitori fedeli delle comunità locali, hanno aiutato a spezzare le barriere di divisione, e ad assistere i fratelli bisognosi. Alcuni catechisti, in condizioni particolarmente difficili, hanno sopportato sofferenze fisiche e morali per testimoniare e difendere la libertà religiosa. Hanno testimoniato con le loro vite che la relazione dell'uomo a Dio e la libertà di professare questa relazione pubblicamente sono il fondamento della pace. Si, i catechisti africani sono stati, e sono, gli araldi della pace! Confidando che questa motivazione sarà ammirata da tutti gli uomini di buona volontà, in Africa e in tutto il mondo, in questo 9 maggio 1980, nella città di Kumasi, nella nazione del Ghana, Io, Papa Giovanni Paolo II, conferisco ai catechisti qui presenti l'onore del Premio Internazionale Giovanni XXIII per la Pace, per la gloria del Padre Eterno da cui vengono tutte le cose buone, in memoria del mio Predecessore Giovanni XXIII, e come segno di incoraggiamento per tutti, ma in particolare per i giovani d'Africa, affinché proseguino nella via della pace.

La pace del Signore sia sempre con voi! [Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-09 Data estesa: Venerdi 9 Maggio 1980.


Allocuzione ai Vescovi del Ghana - Kumasi (Ghana)

Titolo: Dalle diverse culture, originali espressioni di fede

Venerati e cari fratelli nel Signore nostro Gesù Cristo.

1. La mia odierna venuta in mezzo a voi è intimamente legata a Cristo e al suo Vangelo. Sono venuto a dividere con voi e con tutta la Chiesa cattolica nel Ghana la gioia delle vostre celebrazioni centenarie. Al tempo stesso noi lodiamo la grazia di Dio che ha dato inizio ed ha sostenuto l'intero processo di evangelizzazione nel vostro ambiente: missionari furono inviati a predicare la parola di Dio ai vostri antenati; questo popolo ascolto il messaggio di salvezza, credette e invoco l'aiuto di colui nel quale aveva posto la sua fede, confessando con le sue labbra che Gesù è il Signore e credendo nel suo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti (cfr. Rm 10,9). Mediante i sacramenti il vostro popolo venne a partecipare alla morte e risurrezione di Cristo e fu innestato nella vitale unità organica della Chiesa. Generose congregazioni missionarie compresero la necessità di lavoratori nella vigna del Signore, e con l'aiuto della grazia divina vennero operate delle conversioni. Nel 1935 vennero ordinati i primi due sacerdoti del Ghana, e nel 1950 venne stabilita la gerarchia. Oggi si contano due sedi metropolitane e sette diocesi. La Chiesa è pienamente impiantata nel Ghana, ma la sua missione non è ancora completa. A motivo del loro pieno inserimento tra i membri del corpo di Cristo, i cattolici del Ghana sono chiamati ad adoperarsi nell'evangelizzazione, in una Chiesa che, per sua natura, è missionaria nella sua totalità (cfr. AGD 35). Soltanto accettando le proprie responsabilità per la diffusione del Vangelo i cattolici possono corrispondere alla vocazione alla quale sono stati chiamati.


2. Questa grande realtà ecclesiale di una Chiesa, nel Ghana, che è evangelizzata ed evangelizza spiega la nostra profonda gioia odierna, e viene celebrata in spirito di unità cattolica. E' un'unità che appartiene alle vostre singole Chiese locali: sacerdoti, religiosi e laici uniti col Vescovo, che presiede nella carità e nel servizio, e che è chiamato ad essere per ciascuno un esempio di umiltà e di santità di vita. Questa unità cattolica è inoltre manifestata nella solidarietà dei figli e figlie di questa terra con i missionari i quali continuano a prestare il loro servizio fraterno - profondamente apprezzato e molto necessario - a beneficio di ogni Chiesa locale, sotto la direzione di un pastore autoctono.

L'unità di questa celebrazione centenaria è pure unità di tutti i Vescovi di questo paese con l'intero collegio episcopale unito col successore di Pietro, e intento a proclamare l'unico Vangelo di Cristo e ad assicurare l'attuazione della cattolica unità nel sacrificio eucaristico, che è insieme e al tempo stesso espressione di culto di una comunità particolare e della Chiesa universale. E' per questo un particolare motivo di gioia per me il celebrare con voi le vostre feste centenarie. Desidero assicurarvi la mia gratitudine per quanto avete fatto, come pastori delle Chiese locali, per mantenere l'unità, voi che al tempo stesso condividete la responsabilità per la Chiesa attraverso il mondo. La vostra fedeltà e il vostro zelo costituiscono essi stessi un'effettivo contributo alla diffusione del regno.


3. Siate certi che tutti i vostri sforzi nel proclamare il Vangelo, direttamente e indirettamente, conferiscono grande onore alla Chiesa. Da parte mia vi sono vicino in tutte le vostre gioie e afflizioni, nelle sfide e nelle speranze del vostro ministero della parola, e nel vostro ministero sacramentale. Vi sono vicino in tutte le vostre iniziative pastorali concrete, in tutto ciò che porta il messaggio di salvezza nelle vite del popolo. Una riflessione sul patrimonio essenziale e costituzionale della fede cattolica, identica per tutti i popoli di tutti i tempi e di tutti i luoghi, è di grande aiuto ai pastori della Chiesa quando riflettono sulle esigenze della "inculturazione" del Vangelo nella vita del popolo. Vi è familiare quanto Paolo VI defini "il compito di assimilare l'essenziale del messaggio evangelico, di trasfonderlo, senza la minima alterazione della sua verità fondamentale, nel linguaggio compreso da questi uomini" (Pauli VI EN 63). Egli addito come suscettibili di certi adattamenti i settori dell'espressione liturgica, della catechesi, della formulazione teologica, e secondariamente le strutture ecclesiali e i ministeri. Come pastori locali voi siete quanto mai adatti a tale lavoro, essendo figli del popolo al quale siete stati inviati ad annunziare il messaggio della fede; inoltre, nella vostra ordinazione episcopale avete ricevuto il medesimo "Spirito di governo" comunicato a Gesù e, per suo mezzo, agli apostoli per l'edificazione della sua Chiesa.

Quest'opera è di Dio: è un'attività del corpo vivo di Cristo; è un'esigenza della Chiesa in quanto veramente è universale mezzo di salvezza.

E coi con serenità, fiducia e profonda apertura alla Chiesa universale, i Vescovi devono porre in atto l'opera di inculturazione del Vangelo per il bene di ogni popolo, proprio perché Cristo possa essere comunicato ad ogni uomo, donna e fanciullo. In tale processo le culture stesse debbono essere elevate, trasformate e permeate dall'originale messaggio cristiano di divina verità, senza danno di quanto c'è in esse di nobile. Perciò le degne tradizioni africane devono essere conservate. Inoltre, in accordo con la piena verità del Vangelo ed in armonia col magistero della Chiesa, le vive e dinamiche tradizioni cristiane dell'Africa devono venir consolidate.

Attuando tale lavoro in stretta unione con la sede apostolica e con tutta la Chiesa, è per voi fonte di forza sapere che la responsabilità per quest'attività è condivisa anche dai vostri fratelli Vescovi attraverso il mondo.

Questa è un'importante conseguenza della dottrina della collegialità, in forza della quale ogni Vescovo partecipa alla responsabilità per il resto della Chiesa; per la stessa ragione la sua Chiesa, nella quale per diritto divino egli esercita la giurisdizione ordinaria, è anche oggetto di una comune responsabilità episcopale nella duplice dimensione dell'incarnazione del Vangelo nella Chiesa locale: 1) preservare inalterato il contenuto della fede cattolica e conservare l'unità della Chiesa nel mondo, e 2) ricavare dalle culture espressioni originali di vita cristiana, di celebrazione e di pensiero, per cui il Vangelo è radicato nel cuore dei popoli e delle loro culture.

Venerabili fratelli, la vostra gente è chiamata ai più alti ideali e alle più nobili virtù. Col suo potere salvifico Cristo è presente nell'umanità africana o, come ho già detto durante la mia visita a questo continente, "Cristo, nelle membra del suo corpo, è egli stesso africano".


4. Ci sono parecchi singoli aspetti del vostro apostolato che meritano speciale menzione ed appoggio. Di particolare importanza per il futuro delle vostre Chiese locali è ogni sforzo compiuto per incoraggiare le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. I fedeli sono chiamati a condividere la responsabilità per questa dimensione della Chiesa e la esercitano con la stima e il rispetto per tali vocazioni e contribuendo a creare una profonda atmosfera spirituale nella famiglia cristiana e nelle altre comunità in seno alle quali una vocazione può svilupparsi e perseverare. Da parte dei sacerdoti si richiede vigilanza nell'individuare i segni di una vocazione; soprattutto l'efficienza di tutti questi sforzi umani è riposta nella preghiera della Chiesa e nella testimonianza offerta dai preti e dai religiosi.

Quando la gente vede i preti e i religiosi vivere una vita di autentico celibato in intimità con Cristo; quando constata la piena realizzazione umana derivante dalla donazione totale al servizio del Vangelo; quando vede la gioia derivante dalla testimonianza resa a Cristo, allora il sacerdozio e la vita religiosa diventano vocazioni attraenti per il giovane, il quale più facilmente presterà ascolto all'invito personale di Cristo: Vieni, seguimi! Un'altra dimensione vorrei sottolineare in proposito: la dimensione missionaria della vostra Chiesa nei confronti delle esigenze delle Chiese sorelle del continente africano ed oltre. Comprendo la vostra sollecitudine di fronte al bisogno delle vostre comunità cristiane di essere guidate da sacerdoti scelti da Dio in mezzo al loro stesso popolo. Ma la Chiesa è per sua natura missionaria. E dobbiamo sempre ricordarci che Dio non manca mai di benedire chi dà con generosità. La promozione delle vocazioni missionarie - o nel quadro della formula "Fidei Donum" o aggregandosi agli istituti missionari internazionali - servirà a sua volta a stimolare la comunità locale a una maggiore fiducia nella grazia di Dio e a una più profonda consapevolezza di fede. Aprirà i cuori all'amore di Dio.


5. So che siete impegnati nella promozione delle donne nella Chiesa e nella società. E' questa un'espressione del medesimo impegno nel promuovere le vocazioni femminili alla vita religiosa. Le donne africane sono state volentieri portatrici di vita e custodi dei valori della famiglia. Similmente, la consacrazione delle donne in una radicale donazione al Signore in castità, obbedienza e povertà costituisce un mezzo importante per trasmettere alle vostre Chiese locali la vita di Cristo e una testimonianza di una più ampia comunità umana e di una comunione divina. Indubbiamente ciò esige che siano accuratamente formate, sotto il profilo teologico e spirituale, in modo da assumere il posto che loro spetta come operatrici dell'evangelizzazione, dando esempio del vero significato della vita religiosa in un contesto africano, e così arricchendo l'intera Chiesa.


6. Nella bella cerimonia nello stadio e nel rendere onore ai catechisti ho già espresso la mia stima per essi, come pure il mio pensiero circa il valore di questa istituzione per la Chiesa, il suo valore per il futuro come nel passato.

Non mi tratterro più a lungo su questo punto, se non per ripetere le parole rivolte ai Vescovi nella mia esortazione apostolica: "A questo riguardo, fratelli carissimi, voi avete una missione particolare nelle vostre Chiese: voi siete in esse i primissimi responsabili della catechesi... Siate certi che se la catechesi è fatta bene nelle Chiese locali, tutto il resto si farà più facilmente" (Ioannis Pauli PP. II CTR 63).


7. In questo contesto vorrei attirare la vostra attenzione su uno speciale aspetto dell'apostolato: il problema dei media. Dappertutto nel mondo gli strumenti della comunicazione offrono speciali opportunità alla diffusione del Vangelo e per l'utile presentazione di informazione sotto il profilo della carità e della verità. Il Ghana e tutta l'Africa non sono un'eccezione. Con il vostro interessamento e la vostra collaborazione possano gli strumenti della comunicazione adempiere veramente il loro compito provvidenziale a servizio dell'umanità. Per la Chiesa essi costituiscono splendidi strumenti per predicare il messaggio di Cristo, come dai tetti (cfr. Mt 10,27). Siate sicuri della mia ammirazione per gli sforzi compiuti per utilizzare il più spesso possibile tali strumenti. Al riguardo, meritate ampia lode per aver dato vita al settimanale "The Standard", che io prego di assistervi in questo compito di evangelizzazione.


8. Legata all'evangelizzazione è l'azione per lo sviluppo, che deve continuare a progredire in Africa. Sull'esempio di Cristo, che era sensibile all'elevazione dell'umanità in tutti i suoi aspetti, la Chiesa si adopera per il benessere totale dell'uomo. Il laicato ha una parte peculiare da compiere nel settore dello sviluppo; ai laici è dato anche uno speciale carisma per portare la presenza di Cristo servo nel settore degli affari temporali. L'essere umano che chiede di essere sollevato dalla povertà e dal bisogno è lo stesso che deve conseguire la redenzione e la vita eterna. Allo stesso modo tutta la Chiesa deve contribuire allo sviluppo offrendo al mondo la sua visione globale dell'uomo e proclamando incessantemente la preminenza dei valori spirituali (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad Nationum Unitarum Legatos", 14, die 2 oct. 1979: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", II,2[1979] 532-533). La provvidenza ha dotato le vostre popolazioni di un'innata comprensione di questa realtà. Solo essendo sensibile ad ogni bisogno la Chiesa potrà continuare a rendere ad essa grandi servizi; ma uno dei suoi più efficaci contributi al progresso sarà quello di precisare che lo scopo ultimo dello sviluppo della persona va cercato solo in un umanesimo trascendente, raggiunto soltanto nell'unione con Cristo (cfr. Pauli VI PP 16).


9. Ci sono molti altri aspetti del vostro ministero pastorale intorno ai quali non possiamo ora parlare. Ma come Vescovi, invitiamo senza posa il nostro popolo alla conversione della vita, e col nostro esempio indichiamo ad esso la via.

L'importanza del sacramento della penitenza o riconciliazione e dell'eucaristia non sarà mai sottolineata abbastanza. In essi noi siamo ministri della misericordia di Dio e del suo amore. Al tempo stesso, in quanto Vescovi, noi siamo chiamati a fornire una salda testimonianza a Cristo, sommo sacerdote e pontefice di salvezza, diventando segni di santità nella sua Chiesa. Un discorso difficile? Si, fratelli. Ma questa è la nostra vocazione, e lo Spirito Santo è sopra di noi.

Inoltre la fecondità del nostro ministero pastorale dipende dalla nostra santità di vita. Non abbiamo paura, perché la madre di Gesù è con noi. Essa è in mezzo a noi, oggi e sempre. E noi siamo forti per i meriti della sua preghiera e sicuri perché affidati alle sue cure. Regina coeli, laetare, alleluia!

Data: 1980-05-09 Data estesa: Venerdi 9 Maggio 1980.


Ai vescovi dei Paesi limitrofi in visita - Kumasi

Titolo: Dio concede il dono della salvezza per mezzo del nostro ministero

Miei cari fratelli Vescovi, 1. E' per me una grande gioia essere con voi oggi. Siete venuti dalle vostre rispettive diocesi - io da Roma - e ci siamo tutti riuniti qui nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Sentiamo veramente la sua presenza fra noi. Siamo venuti in Ghana per celebrare il suo Vangelo, per celebrare il centenario della sua Chiesa in questo paese. I nostri pensieri sono perciò rivolti alla grande realtà dell'evangelizzazione. E' naturale per noi, poiché siamo Successori dei Dodici e, come loro, siamo chiamati a servire il Vangelo, proclamando Gesù Cristo e il suo messaggio di Redenzione.

Il nostro ministero è molto esigente. La predicazione del Vangelo, che "è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16), richiede il nostro sforzo costante di andare verso il Popolo di Dio con una profonda comprensione della sua cultura, dei suoi bisogni pastorali e delle pressioni esercitate dal mondo moderno. L'evangelizzazione richiede una pianificazione lungimirante da parte nostra, l'utilizzo di mezzi adeguati e la piena collaborazione delle Chiese locali. Oggi, pero, voglio limitarmi ad una breve considerazione sul contenuto dell'evangelizzazione, su quello che Paolo VI chiamava il suo "fondamento e centro" e che descriveva come "una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso" (Pauli VI EN 27).


2. Come Vescovi dobbiamo riflettere non solo sul nostro compito, ma anche sull'immenso privilegio di portare il suo fondamentale messaggio di salvezza al mondo. Questa è la natura della nostra missione divina, questo spiega la nostra realizzazione umana: proclamare la salvezza in Gesù Cristo. Che ministero meraviglioso è predicare il Vangelo di redenzione in Cristo, spiegare alla nostra gente come è stata scelta da Dio Padre per vivere in Cristo Gesù, come il Padre "ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati" (Col 1,13).


3. Il dono di salvezza di Cristo da origine al nostro ministero sacramentale e a tutti i nostri sforzi per costruire la comunione della Chiesa, una comunità redenta che vive la nuova vita di Cristo. Poiché il nostro messaggio è un messaggio di salvezza, è anche un costante invito al nostro popolo a rispondere al dono di Dio, a vivere una vita degna della chiamata ricevuta (cfr. Ep 4,1). Il messaggio di salvezza porta con sé un invito al nostro popolo a lodare Dio per la sua bontà, a gioire nel suo dono, a perdonare gli altri come noi siamo stati perdonati, e ad amare gli altri come noi siamo stati amati.

Dio offre questo grande dono di salvezza attraverso la sua Chiesa, attraverso il nostro ministero. Secondo la volontà di Dio, proseguiamo nella nostra opera di evangelizzazione, annunciando con perseveranza la Buona Novella della salvezza e proclamando esplicitamente che in Gesù Cristo: "abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia" (Ep 1,7).

Questa proclamazione è fondamentale per tutta la nostra dottrina morale, per il nostro insegnamento sociale, per la nostra attenzione pastorale verso i poveri. E' la base del nostro ministero pastorale verso i bisognosi, gli afflitti e i carcerati. E' fondamentale per tutto quello che facciamo, per tutto il nostro ministero episcopale.

Cari fratelli: Sia lodato Gesù Cristo che ci ha chiamati a proclamare la sua salvezza e che ci sostiene con il suo amore. Ci confermi nella gioia, perseveranti nella preghiera con sua Madre Maria, ed uniti fino alla fine.

Sia lodato Gesù Cristo.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-05-09 Data estesa: Venerdi 9 Maggio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Al termine della Messa - Accra (Ghana)