GPII 1980 Insegnamenti - In Place de l'Hotel de Ville - Parigi

In Place de l'Hotel de Ville - Parigi

Titolo: Il saluto al sindaco di Parigi

Signor Sindaco, Sono stato molto sensibile alle parole di benvenuto da lei rivoltemi, in nome degli abitanti di Parigi, dei suoi eletti, e a suo nome. Invitato per alcuni giorni dalla Francia - e con quale gioia! - è nella sua prestigiosa capitale che passero quasi tutto il mio tempo. Ho già avuto l'onore di venirci molte volte negli anni passati, scoprendola ogni volta più grande, più bella grazie anche agli sforzi compiuti per valorizzarla. E' veramente una delle capitali mondiali.

Oggi, il Successore di Pietro vi ritorna non senza emozione. E in questa piazza situata a due passi dalla Cité, la culla della città, in questi luoghi che furono testimoni di grandi momenti e delle principali vicissitudini della sua storia, in questi luoghi così simbolici per molti aspetti, egli viene a salutare il popolo parigino con tutto l'affetto del suo cuore e tutto il rispetto che meritano le pagine gloriose che essa ha scritto nel registro dei tempi.

"Ville Lumière", come fu giustamente chiamata, io le auguro di continuare ad esserlo sia per il suo paese che per il mondo. Ne è sicuramente in grado per lo splendore della sua cultura, ne è in grado per la fedeltà al suo patrimonio artistico e storico. Da molte parti si guarda ad essa con ammirazione ed invidia; anche nella mia patria d'origine si sa cosa si deve a Parigi. Ma il passato non è tutto. C'è il presente, è il presente è fatto di problemi concreti.

E c'è anche l'avvenire da preparare. Ci sono molti problemi di organizzazione che sono comuni alle grandi metropoli. Ma nessuno di questi aspetti, nemmeno dal punto di vista tecnico, è senza un lato umano. Parigi è in primo luogo uomini e donne, persone travolte dal ritmo frenetico del lavoro negli uffici, i luoghi di ricerca, i negozi, le fabbriche; una gioventù alla ricerca di formazione e lavoro; poveri che spesso vivono la loro miseria e la loro indigenza con commovente dignità e che non possiamo mai dimenticare; un va e vieni incessante di gente spesso sradicata; volti anonimi dove si può leggere la sete di felicità, di benessere e, credo anche, di spiritualità, la sete di Dio.

La mia visita in Francia è una visita spirituale, lo sapete. Vescovo di Roma, mi trovo di fronte ogni giorno, nella mia diocesi, a problemi simili, nonostante il contesto a volte diverso. Cerco quindi di capire le preoccupazioni di coloro che sono responsabili dei problemi di una città gemellata con la mia, e penso, o almeno spero, di riuscirci.

Riceva, Signor Sindaco, gli auguri sentiti del suo ospite, per il gravoso compito che i rappresentanti della città devono assumersi. Domando al Signore di assistervi in tutti i vostri sforzi intrapresi al servizio del bene comune, affinché il popolo di Parigi così caro al mio cuore trovi sempre più le condizioni per sbocciare, e sia sempre più degno del nostro orgoglio.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-30 Data estesa: Venerdi 30 Maggio 1980.


Ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane

Titolo: Il primo servizio da rendere all'uomo è la testimonianza di tutta la verità

Cari fratelli in Cristo, Vi ringrazio per questo incontro che desideravo avere con voi durante la mia prima visita in Francia. Molto cordialmente saluto in primo luogo i nostri fratelli ortodossi, venuti soprattutto dalle regioni orientali per vivere in questo paese che li accoglieva, continuando in questo modo una lunga tradizione di cui Sant'Ireneo fu uno dei primi esempi. Non dimentico nemmeno i rappresentanti della Chiesa anglicana, e mi rivolgo ora ai rappresentanti del protestantesimo francese qui presenti.

In questo momento di sforzo comune compiuto per restaurare fra tutti i cristiani l'unità voluta da Cristo, dobbiamo prendere coscienza delle esigenze comportate dall'essere cristiani oggi.

Innanzi tutto, e nel dinamismo del movimento verso l'unità, dobbiamo purificare la nostra memoria personale e comunitaria dal ricordo di tutti gli attriti, le ingiustizie e gli odi del passato. Questa purificazione si realizza attraverso il perdono reciproco, dal profondo del cuore, condizione necessaria per lo sviluppo di una vera carità fraterna, di una carità che non ha rancori e che perdona tutto (cfr. 1Co 13,5 1Co 13,7). Lo dico qui perché conosco i crudeli avvenimenti che in passato hanno segnato le relazioni fra cattolici e protestanti in questo paese. Essere cristiani oggi significa dimenticare questo passato per essere del tutto disponibili al compito al quale il Signore ci chiama adesso (cfr. Ph 3,13).

Voi avete affrontato questo compito, ed io gioisco per la qualità della collaborazione esistente fra voi, soprattutto per quel che riguarda il servizio all'uomo, servizio compreso in tutta la sua dimensione e che richiede urgentemente sin d'ora la testimonianza di tutti i cristiani, necessità di cui ho già parlato nella mia enciclica "Redemptor Hominis".

Ma, oggi forse più che mai, il primo servizio da rendere all'uomo è di testimoniare la verità, tutta la verità, "alithevondes en agapi", "vivendo secondo la verità della carità" (Ep 4,15). Non dobbiamo fermarci fino a quando non saremo in grado di confessare insieme tutta la verità, tutta la verità nella quale lo Spirito ci guida (cfr. Jn 16,13). So quanto sia onesta la vostra collaborazione in questo campo, e gli scambi che ebbero luogo durante l'assemblea del protestantesimo francese nel 1975 ne sono un esempio. Dobbiamo giungere a confessare insieme tutta la verità per potere veramente testimoniare in comune Gesù Cristo, il solo in cui e per cui l'uomo può essere salvato (cfr. Ac 4,12).

Ho voluto riferirvi brevemente alcuni dei sentimenti che mi animano in questo momento, ma non ho voluto soffermarmi ulteriormente per evitare di diminuire il tempo disponibile per i contatti più personali e per la preghiera che concluderà il nostro incontro.

Prima di pronunciare la preghiera del Signore, potremmo porci insieme davanti al disegno salvifico di dio e meditare sulla magnifica confessione dell'Apostolo Paolo nell'esordio della sua Lettera agli efesini.

"Benedetto sia dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.

In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente, conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria" (Ep 1,3-14).

Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Male. Amen. [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-31Data estesa: Sabato 31Maggio 1980.


Nella cappella della medaglia miracolosa

Titolo: Il nostro rinnovamento spirituale è affidato all'amore della Madre

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra tutte le donne, e benedetto è il frutto del ventre tuo, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi poveri peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen. Oh Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ci rivolgiamo a te.

Questa è la preghiera che hai ispirato, Maria, a Santa Catherine Labouré, in questo stesso luogo, 150 anni fa; e questa invocazione, ormai impressa nella mente di tutti, è pronunciata da moltissimi fedeli in tutto il mondo! In questo giorno nel quale la Chiesa celebra la visita che tu feci ad Elisabetta quando il figlio di Dio viveva già nel tuo grembo, la nostra prima preghiera sarà per lodarti e benedirti!. Sei benedetta fra tutte le donne! Beata te, che hai creduto! L'Onnipotente fece meraviglie per te! La meraviglia della maternità divina! Ed in vista di questo evento, l'Immacolata Concezione! La meraviglia del tuo Fiat! Sei stata intimamente associata a tutta l'opera della nostra Redenzione, associata alla Croce del nostro Salvatore; il tuo cuore è stato trafitto assieme al suo. E ora, nella gloria di tuo Figlio, non cessi d'intercedere per noi, poveri peccatori. Vegli sulla chiesa di cui tu sei madre.

Vegli su di ognuno dei tuoi figli. Ottieni da Dio, per noi, tutte quelle grazie che simboleggiano i raggi di luce che si irradiano dalle tue mani aperte. L'unica condizione è che noi osiamo chiedertelo, che noi ci avviciniamo a te con la fiducia, il coraggio, la semplicità di un bambino. E' così che ci conduci incessantemente verso il tuo Figlio divino.

In questo luogo benedetto, voglio ripeterti, oggi, la fiducia, l'affetto profondissimo di cui tu mi hai sempre fatto grazia. Totus tuus. Vengo come pellegrino, dopo tutti quelli che sono venuti in questa cappella in 150 anni, come tutti i cristiani che si accalcano qui ogni giorno per esprimerti la loro gioia, la loro fiducia e le loro suppliche. Vengo come il beato Massimiliano Kolbe: prima del suo viaggio missionario in Giappone, proprio cinquant'anni fa, venne qui per cercare il tuo sostegno per propagare quella che chiamo in seguito "la Milizia dell'Immacolata" ed intraprendere la sua prodigiosa opera di rinnovamento spirituale sotto il tuo patrocinio, prima di donare la sua vita per i fratelli.

Cristo chiede oggi alla sua Chiesa una grande opera di rinnovamento spirituale. Ed io, umile Successore di Pietro, vengo per confidarti questa grande opera, come ho già fatto a Jasna Gora, a Notre-dame di Guadalupa, a Knoch, a Pompei, ad Efeso, come faro l'anno prossimo a Lourdes.

Ti consacriamo le nostre forze e le nostre disponibilità per servire il disegno di salvezza operato da tuo Figlio. Ti preghiamo affinché, grazie allo Spirito Santo, la fede si approfondisca e si affermi in tutto il popolo cristiano, affinché la comunione vinca tutti i germi di divisione, affinché la speranza si ravvivi presso coloro che sono scoraggiati. Noi ti preghiamo in particolar modo per questo popolo francese, per i suoi Pastori, per le anime consacrate, per i padri e le madri di famiglia, per i bambini e i giovani, per gli anziani. Ti preghiamo per quelli che soffrono per una difficoltà particolare, fisica o morale, che conoscono la tentazione dell'infedeltà, che sono corrosi dal dubbio in un clima di scetticismo, per quelli che sono perseguitati a causa della loro fede. Ti affidiamo l'apostolato dei laici, il ministero dei sacerdoti, la testimonianza dei religiosi. Ti preghiamo perché la chiamata alla vocazione sacerdotale e religiosa sia ampiamente sentita e seguita, per la gloria di Dio e la vitalità della Chiesa in questo paese, e nei paesi che aspettano sempre un aiuto missionario.

Ti raccomandiamo particolarmente le numerose Figlie della Carità, al cui Casa Madre sorge qui e che, nello spirito del fondatore San Vincenzo de Paoli e di Santa Louise de Marillac, sono sempre pronte a servire la Chiesa e i poveri in tutte le situazioni ed in tutti i paesi. Ti preghiamo per quelle che abitano in questa Casa e che accolgono, nel cuore di questa capitale febbricitante, tutti i pellegrini che conoscono il valore del silenzio e della preghiera.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra tutte le donne, e benedetto è il frutto del ventre tuo Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi poveri peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen. [Traduzione dal francese]

Data: 1980-05-31 Data estesa: Sabato 31Maggio 1980.


Alle religiose nel giardino di Rue du Bac - Parigi (Francia)

Titolo: Castità, povertà e obbedienza fulcri dell'imitazione di Cristo

Care sorelle, 1. Durante i miei viaggi apostolici, sperimento una felicità profonda e sempre nuova quando incontro le religiose, la cui esistenza consacrata mediante i tre voti evangelici "appartiene inseparabilmente alla vita e alla santità della Chiesa" (LG 44). Benediciamo insieme il Signore che ha permesso questo incontro! Benediciamolo per i frutti che ne deriveranno nella vostra vita personale, nelle vostre congregazioni, nel Popolo di Dio! Grazie di essere venute così numerose da tutti i quartieri di Parigi e della regione parigina, e perfino dalla provincia! Sono felice di esprimere a voi che siete qui, come a tutte le religiose di Francia, la mia stima, il mio affetto, il mio incoraggiamento.

Questo raduno, quasi campestre, mi fa pensare a quei momenti di pausa e di respiro che Gesù Cristo riservava ai suoi primi discepoli al ritorno da certi viaggi apostolici. Anche voi mie care sorelle giungete dalle vostre sedi e dai vostri compiti di evangelizzazione: dispensari o ospedali, scuole o collegi, centri di catechesi o di assistenza ai giovani, servizi parrocchiali o inserimento negli ambienti poveri. Sono lieto di ripetervi le parole del Signore: "Venite in disparte... e riposatevi un po'" (cfr. Mc 6,31). Insieme mediteremo sul mistero e il tesoro evangelico della vostra vocazione.


2. La vita religiosa non è vostra proprietà, così come non è proprietà di un istituto. Essa è il "dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva fedelmente" (LG 43). Insomma la vita religiosa è un'eredità, una realtà vissuta nella Chiesa da secoli, da una moltitudine di uomini e di donne. E l'esperienza profonda che essi ne hanno fatto trascende le differenze socio-culturali che possono esistere da un paese all'altro, supera anche le descrizioni che essi ne hanno lasciato e si situa al di là della diversità delle realizzazioni e delle ricerche del nostro tempo. E' importante rispettare ed amare questo ricco patrimonio spirituale. E' importante ascoltare ed imitare quelli e quelle che hanno meglio incarnato l'ideale della perfezione evangelica e che così numerosi hanno santificato e nobilitato la terra di Francia.

Fino al tramonto della vostra vita conservatevi nello stupore e nella gratitudine per la chiamata misteriosa che risuono un giorno nel profondo del vostro cuore: "Seguimi" (cfr. Mt 9,9 Jn 1,43), "Vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Mt 19,21). Voi avete dapprima portato questo appello come un segreto, poi l'avete sottoposto al discernimento della Chiesa. In effetti è un rischio ben grande quello di lasciare tutto per seguire Cristo. Ma voi già sentivate - e poi l'avete sperimentato - che egli era capace di colmare il vostro cuore. La vita religiosa è un'amicizia, un'intimità di ordine mistico con Cristo. Il vostro itinerario personale deve essere quasi una riedizione del celebre poema del Cantico dei Cantici. Care suore, nel "cuore a cuore" della preghiera, assolutamente vitale per ciascuna di voi, come pure in occasione dei vostri diversi appuntamenti apostolici, ascoltate il Signore mormorarvi il medesimo invito: "Seguimi". L'ardore della vostra risposta vi manterrà nella freschezza della vostra prima oblazione. Camminerete così di fedeltà in fedeltà! 3. Seguire Cristo è ben altra cosa che non la semplice ammirazione di un modello, anche se avete buona conoscenza delle sante scritture e della teologia. Seguire Cristo è qualcosa di esistenziale. E' volerlo imitare al punto di lasciarsi configurare a lui, assimilare a lui, al punto di essergli - secondo le parole di suor Elisabetta della Trinità - "un'umanità supplementare". E questo nel proprio mistero di castità, di povertà e di obbedienza. Un tale ideale supera la comprensione, supera le forze umane! Non è realizzabile se non grazie a tempi forti di contemplazione silenziosa e ardente del Signore Gesù. Le religiose cosiddette "attive" devono essere in certe ore delle "contemplative", sull'esempio delle monache alle quali mi rivolgero a Lisieux.

La castità religiosa, mie sorelle, è veramente un voler essere come Cristo; tutte le altre ragioni che si possono avanzare svaniscono davanti a questa ragione essenziale: Gesù era casto. Questo stato di Cristo era non soltanto il superamento della sessualità umana, tale da prefigurare il mondo futuro, ma anche una manifestazione, un'"epifania" dell'universalità della sua oblazione redentrice. Il Vangelo non cessa di mostrare come Gesù ha vissuto la castità.

Nelle sue relazioni umane, singolarmente ampie in rapporto alle tradizioni del suo ambiente e della sua epoca, egli raggiunge perfettamente la personalità profonda dell'altro. La sua semplicità, il suo rispetto, la sua bontà, la sua arte di suscitare il meglio nel cuore delle persone incontrate, sconvolgono la samaritana, la donna adultera e tante altre persone. Possa il vostro voto di verginità consacrata - approfondito e vissuto nel mistero della castità di Cristo - e che già trasfigura le vostre persone, possa spingervi a raggiungere davvero i vostri fratelli e sorelle nella loro umanità, nelle situazioni concrete proprie di ciascuno! Tanta gente nel nostro mondo è come sviata, schiacciata, disperata! Nella fedeltà alle regole della prudenza, fatele sentire che voi l'amate alla maniera di Cristo, attingendo al suo cuore la tenerezza umana e divina che egli le riserva.

Voi avete anche promesso a Cristo di essere povere con lui e come lui.

Certo la società produttrice e consumistica pone problemi complessi alla pratica della povertà evangelica. Non è questo il luogo e il tempo di parlarne. Mi sembra che ogni congregazione debba vedere in questo fenomeno economico un invito provvidenziale a dare una risposta, nel contempo tradizionale e tutta nuova, al Cristo povero. Contemplandolo spesso e a lungo nella sua vita radicalmente povera, frequentando assiduamente gli umili e i poveri che sono anche il suo volto, voi sarete capaci di donare tutto ciò che siete e tutto ciò che avete. La Chiesa ha bisogno di essere come coinvolta dalla vostra testimonianza. Misurate la vostra responsabilità.

Quanto all'obbedienza di Gesù, essa occupa un posto centrale nella sua opera redentrice. Voi avete spesso meditato le pagine in cui san Paolo parla della disobbedienza iniziale, che fu come la porta di entrata del peccato e della morte nel mondo e parla del mistero dell'obbedienza di Cristo che innesca la risalita dell'umanità verso Dio. La spoliazione di se stessi, l'umiltà, sono più difficili alla nostra generazione solleticata dall'autonomia e pure dalla fantasia. Tuttavia non si può immaginare una vita religiosa senza obbedienza alle superiore che sono custodi della fedeltà all'ideale dell'istituto. San Paolo sottolinea il legame di causa e di effetto tra l'obbedienza di Cristo fino alla morte di croce (cfr. Ph 2,6-11) e la sua gloria di risorto e di signore dell'universo. Nello stesso modo l'obbedienza di ogni religiosa - che è sempre un sacrificio della volontà fatto per amore - porta abbondanti frutti di salvezza per il mondo intero.


4. Voi avete dunque accettato di seguire Cristo e di imitarlo da vicino, per manifestare il suo vero volto a coloro che lo conoscono già come a quelli che non lo conoscono. E ciò mediante tutte le attività apostoliche alle quali facevo allusione all'inizio di questo incontro. Sul piano degli impegni da assumere, fatta salva la spiritualità particolare del vostro istituto, io vi esorto vivamente ad integrarvi nell'immenso reticolo dei compiti pastorali della Chiesa universale e delle diocesi (cfr. PC 20). So che certe congregazioni, per mancanza di soggetti, non possono rispondere a tutti gli appelli che giungono loro dai Vescovi e dai sacerdoti. Fate tuttavia il possibile al fine di assicurare i servizi vitali delle parrocchie e delle diocesi. Quante religiose, debitamente preparate, collaborano alla pastorale delle realtà nuove che sono numerose! In una parola, investite al massimo i vostri talenti naturali e soprannaturali nell'evangelizzazione contemporanea. Siate sempre e dovunque presenti al mondo senza essere del mondo (cfr. Jn 17,15-16). Non temete mai di lasciar chiaramente riconoscere la vostra identità di donne consacrate al Signore.

I cristiani e quelli che non lo sono hanno il diritto di sapere chi voi siete.

Cristo, maestro di noi tutti, ha fatto della sua vita una manifestazione coraggiosa della sua identità (cfr. Lc 9,26).

Coraggio e fiducia mie care sorelle! So che da anni andate riflettendo parecchio sulla vita religiosa, sulle vostre costituzioni. E' giunto il tempo di vivere nella fedeltà al Signore e ai vostri compiti apostolici. Prego di tutto cuore che la testimonianza della vostra vita consacrata e il volto delle vostre congregazioni religiose sveglino nel cuore di tante giovani il progetto di seguire Cristo come voi. Io benedico voi e tutte le religiose di Francia che operano sul suolo della patria o in altri continenti. E benedico anche tutti coloro che portate nel vostro cuore e nella vostra preghiera.

Data: 1980-05-31Data estesa: Sabato 31Maggio 1980.


Alla comunità polacca di Parigi (Francia)

Titolo: La vostra voce di emigrati è preziosa per la patria

Cari compatrioti, fratelli e sorelle! 1. Sono molto contento di potermi incontrare con i numerosi emigrati polacchi in terra di Francia, con i miei compatrioti che risiedono sul suolo francese, e con quanti altri si sono qui radunati dai Paesi confinanti, poiché mi risulta che anch'essi siano presenti.

Che Dio vi ricompensi per la vostra presenza in un momento tanto eccezionale.

Di questo incontro aveva bisogno il mio cuore, ma si trattava anche di un nostro comune dovere nei confronti della nostra Patria. Vi do un cordiale benvenuto, fratelli e sorelle, vi saluto caldamente e tramite voi saluto tutti i figli e le figlie della nostra Patria che la sorte ha condotto in Francia e ad essa li unisce.

Desidero inoltre con questo incontro dare, di fronte a voi, la testimonianza di Cristo, desidero dare a voi tale testimonianza, Cari fratelli e sorelle, e a tutte le generazioni passate cui è capitato di vivere, agire, lavorare, lottare e morire qui, in terra francese. E desidero inoltre accogliere questa testimonianza del passato e la vostra contemporanea, testimonianza d'oggi.

In uno dei miei discorsi ho affermato che Parigi è una città dalla quale si osserva il mondo intero. Qui posso affermare che essa è vieppiù una città nella quale è dato vedere sotto un prisma singolare la Polonia, la sua storia e comunque notevoli frammenti di essa, anzitutto drammatici, nei quali si decidevano le sue sorti, il suo "essere o non essere" sulla carta del mondo. Momenti drammatici, che hanno straziato il cuore di generazioni che ad essi sono sopravvissuti, ma momenti che nello stesso tempo hanno rafforzato e talora restituito senso di dignità.

Momenti che hanno consolidato e approfondito il senso di identità nazionale: erano un grido nei confronti propri e degli stranieri sul diritto della nazione all'esistenza nell'ambito dei confini dovuti e in un quadro di natura istituzionale.


2. La nazione francese che ha sempre profondamente stimato la propria libertà, ha imparato ad essere sensibile agli altri, laddove si trovassero in situazione di difficoltà. Anche per questo, con le dovute proporzioni, in questa terra, in questa città, ha avuto luogo la nostra grande riflessione nazionale, che nello stesso tempo si è rivelata riflessione di fede. E benché non sempre questi nobili desideri, questi grandi progetti e prefigurazioni si siano attuati, tuttavia qui, in numerosi frangenti della storia ha acquisito nuovo vigore il nostro pensiero nazionale e qui sono state gettate le fondamenta per un profilo nuovo della nostra Patria e nazione.

Qui hanno trovato rifugio emigranti politici, patrioti, pensatori, vati, scrittori ed artisti. Qui sono nati molti fra i più grandi capolavori della cultura. Sono questi fatti universalmente noti e non v'è bisogno di scendere nei particolari: ma come in questo momento non far menzione di ciò, come non citare qui, con emozione, la Grande Emigrazione e quanti l'hanno determinata e animata? Come non menzionare Mickiewicz, Norwid, Chopin? Perdonate il mio nominare solo alcuni. Come non rammentare in questo frangente che qui, a Parigi, è nata la congregazione dei Sacerdoti della Resurrezione per il soccorso morale all'emigrazione e per la costruzione della Polonia cattolica, come recita il loro programma? Tutti costoro hanno inteso il loro viaggio qui, a Parigi, come un servizio alla Patria e alla Nazione. Questo era lo scopo della loro attività creativa, politica e religiosa e la ragione del loro essere. Qui, in un'atmosfera di libertà cristiana, il passato di un popolo, la nostra tradizione cristiana, è stata conservata per le esigenze di momenti e situazioni concrete. Qui sono state per così dire decifrate le vestigia del tempo di allora, ma decifrate alla luce delle parole Cristiane: "Lo spirito dona la vita" (Jn 6,53). E proprio questo spirito che dona la vita all'uomo, alla nazione e alla Patria, si sono impegnati a destare, favorendo la creazione di capolavori della cultura polacca, di prosa, poesia, musica, arte, organizzando fondazioni e biblioteche (famosa è la Biblioteca Polacca a Parigi che, nonostante le numerose difficoltà contro le quali lotta, continua queste tradizioni ed è importante avamposto della cultura polacca all'Occidente), istituzioni di educazione e religiose.

Ma non solo in questi frangenti difficili i Polacchi hanno trovato la via per la Francia e per Parigi. Qui si sono recati spesso e volentieri, trovando ispirazione e atmosfera i maggiori e minori artefici della nostra cultura. Qui è moralmente rinata l'emigrazione che approfondiva la coscienza della propria missione, per servire la Patria. così era allora, così era e sempre dovrebbe essere, poiché il pensiero dell'emigrazione e le sue opere, il suo contributo nella fede, nella cultura, nella promozione dell'uomo, della Polonia, ...del mondo, sono un prezioso e indispensabile complemento. Allorché questo venisse a mancare, allorché venissero a mancare questo contributo e questa voce, verrebbe a mancare un elemento essenziale in questa così complessa e difficile totalità. Se la Polonia vive una sua propria vita, se ha conservato la sua cultura, indipendenza e auto identificazione nazionale, libertà spirituale, se ha un suo posto nel mondo, e inoltre se oggi, qui, a Parigi, capitale della Francia parla di fronte a voi un Papa Polacco, tutto ciò è anche merito di tutta questa umanità che, con la fede nella potenza delle parole di Cristo "Lo spirito dona vita", è stata in grado di difendere e sviluppare i valori umani e divini che costituiscono le fondamenta della identità nazionale e cristiana.


3. Scusatemi se, inevitabilmente, cito solo alcuni uomini e fatti, poiché di essi ce ne sono stati e ce ne sono molti di non meno importanti. Li porto tutti nel cuore, senza eccezione e ciascuno individualmente. E non solo i grandi. Mi vien fatto pensare alla moltitudine di nonni e padri onesti, retti, valenti, operosi, che sono stati costretti a cercare il pane all'estero, poiché la loro patria non lo garantiva. E qui hanno trovato il pane, e talora hanno conseguito più di quanto la loro propria terra avrebbe potuto loro dare: ma li aspettavano pure una sorte difficile e un lavoro pesante. Si trovarono sradicati in un paese straniero. La loro operosità e onestà garantirono loro fiducia e rispetto. Tanti di voi qui presenti portano dentro queste esperienze. Esse sono scolpite nel vostro spirito e nel vostro corpo. Si trattava inizialmente di lavoratori stagionali che spianavano la strada ad altri lavoratori stabili, e questi ultimi avviavano l'emigrazione polacca di carattere insediativo-agricolo. E dunque si trattava di lavoro nella terra, nelle fattorie, nelle piantagioni (l'Associazione Polacca Emigranti aveva le sue sedi a Parigi, Soisson, Nancy).

E un'altra fetta consistente è stata costituita dall'emigrazione operaia, formata da minatori di origine polacca e lavoratori in fabbrica insediatisi principalmente al nord della Francia; qui nei bacini carboniferi, non si spaventavano dalla dura realtà sorretti dal pensiero della Patria, della famiglia, dei cari lasciati in Patria appunto; affrontavano la fatica quotidiana del lavoro in miniera, in fabbrica sperando in un domani migliore. E fino ad oggi, soprattutto nelle zone di Pas de Calais e Nord, ma anche di Seine, Moselle, Meurthe e Moselle, Seine e Oise ed altre, si trovano numerose colonia polacche in cui sono stanziati molti di voi. E così come i vostri padri, fornite un notevole potenziale creativo all'economia di questo paese, offrite il vostri significativo contributo ai suoi sviluppo e progresso, nonché alla sua forza economica e spirituale. E ciò secondo le parole del profeta Geremia: "Impegnatevi per la prosperità dei paese in cui vi ho esiliati. Pregate Dio per esso, poiché dalla sua dipende la vostra prosperità" (Jr 29,7).

Penso alla generazione che si è trovata fuori dalla propria patria in seguito alle terribili vicissitudini della seconda guerra mondiale. Alla generazione che non ha appeso la sua arpa ai salici di una terra straniera in quei tragici eventi delle storia.

Penso con gratitudine ai numerosi sacerdoti polacchi che nei momenti belli e brutti hanno servito e servono l'emigrazione con spirito di sacrificio e dedizione.

Questo è il loro merito: il fatto che l'emigrazione polacca non abbia perduto la fede. A questo essi hanno significativamente contribuito, a dispetto delle numerose difficoltà e impedimenti: alla conservazione della propria identità, delle lingua, e al mantenimento dei vincoli con la madrepatria, attingendo ispirazione e cercando supporto nella comune matrice cristiana e cattolica della cultura polacca. Come non ricordare qui il Seminario polacco in rue des Irlandais, il quale nella sua attività pastorale, nella formazione dei sacerdoti polacchi e nel sostentamento dello spirito polacco ebbe un ruolo di rilievo? In questa occasione desidero esprimere la mia gratitudine alla Chiesa d'Irlanda, che con grande sensibilità è andata incontro alle esigenze dell'attività pastorale polacca per l'emigrazione, mettendo a disposizione la struttura nella quale il Seminario si trova e opera.

Penso alle numerose organizzazioni e associazioni legate all'emigrazione, le quali nella fede e in Dio ascoltano e trovano ispirazione per la loro attività.

Una fra queste, la KSMP (Associazione Cattolica della Gioventù Polacca), festeggia proprio il suo cinquantesimo anniversario. Con particolare affetto, ma anche con sollecitudine - poiché conosco le vostre difficoltà - penso a voi giovani, a voi tutti, ragazze e ragazzi, e vi dico ciò che ho già detto in numerose occasioni a tanti giovani: Voi siete la speranza della Chiesa e il suo futuro, siete la speranza del mondo, del paese in cui vivete, siete la speranza dell'emigrazione, della Patria, siete la mia speranza. Non cedete ai complessi, non tagliate questa radice da cui siete cresciuti. Sappiate decifrare, riconoscere e scegliere.

L'integrazione è certamente un importante problema da risolvere, ma comunque indispensabile. Oggi nessuno può rinchiudersi nel suo ghetto. Dovete servire il paese nel quale vivete, lavorare per esso, amarlo e contribuire al suo sviluppo sviluppando voi stessi, la vostra qualità umana, ciò che si trova in voi, ciò che vi sostanzia, senza mistificazioni, senza cancellare le linee che toccano il passato attraverso i vostri genitori, attraverso le generazioni, forse già attraverso numerose generazioni emergono dalla realtà sotto numerosi aspetti più modesti e più poveri che questa in cui vivete, ma realtà pur sempre grande e preziosa. Non lasciatevi ingannare dalle facili parole d'ordine, dalle frasi alla moda, dalle opinioni piatte. Decifrate questa realtà, imparatela, amatela, elaboratela e offritele una dimensione nuova e contemporanea. Conoscerla e vivere di essa ogni giorno, quanto spesso aiuta a meglio comprendere se stessi e il prossimo, avvicina a Dio attraverso la fede e l'amore! Misura delle cose e delle situazioni nel mondo creato è l'uomo, ma misura dell'uomo è Dio. Anche per questo a questa fonte, a quest'unica misura costituita da Dio Incarnato, Gesù Cristo, l'uomo deve sempre fare riferimento, se vuole essere uomo e se umano deve essere il suo mondo. Ed è proprio a questa verità fondamentale e importantissima, che desidero dare testimonianza con questa mia visita in Francia e con questo incontro di oggi con voi, cari fratelli e sorelle. Ritornate a questa verità; riflettete su di essa, e in essa ritrovate voi stessi, gli altri e tutte le attività che compongono la totalità della vita umana, della vostra vita concreta e i vostri doveri in tutte le direzioni. Cristo ci appartiene tanto quanto stimiamo la nostra conoscenza di Lui, il Suo messaggio salvifico d'amore. Crescete e moltiplicatevi nella fede, nella speranza e nell'amore.

Oggi con particolare intensità indirizzo a voi questo messaggio e questa preghiera.

Ed ora permettere che, tutti, voi ed io, rivolgiamo il nostro pensiero e il nostro cuore a Jasna Gora, alla Madre di Cristo e di ogni uomo, alla Nostra Madre e Regina della Polonia, e a Lei affidiamo noi stessi, le vostre famiglie, le vostre madri e padri, mariti e mogli, figli e figlie, i vostri sacerdoti e parrocchie, i vostri cari, la Chiesa nella nostra Patria e in tutto il mondo, ed infine la Francia a cui Dio ha legato la vostra vita.

Di tutto cuore do la benedizione a voi qui presenti, alle vostre famiglie e a tutti colori che a noi si uniscono con il cuore, il pensiero e la preghiera.

[Tradotto dal polacco]

Data: 1980-05-31Data estesa: Sabato 31Maggio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - In Place de l'Hotel de Ville - Parigi