GPII 1980 Insegnamenti - Visita all'"Institut catholique" - Parigi (Francia)

Visita all'"Institut catholique" - Parigi (Francia)

Titolo: La verità sull'uomo è inseparabile da quella su Dio

Monsignor rettore.

1. La ringrazio vivamente per le sue parole di benvenuto come ringrazio dal fondo del cuore tutti coloro che mi circondano stamattina per quest'accoglienza che mi tocca profondamente. A mia volta indirizzo il mio saluto più cordiale a lei come alle alte personalità che hanno gentilmente voluto rispondere al suo invito e che onorano questa riunione con la loro presenza. E saluto tutti i membri della comunità universitaria che sono particolarmente felice d'incontrare in questo luogo erede della più prestigiosa tradizione universitaria. In questo quadro così evocatore e così carico di storia, mi permetterete certamente, monsignore, signore e signori, di ritrovare la mia anima di ex professore e di indirizzarmi specialmente a coloro per i quali l'Istituto cattolico vive: i suoi studenti.


2. Cari amici, la vostra situazione qui a Parigi, invita a riflettere sulle ragioni profonde della vostra presenza in questo istituto. Il mondo universitario parigino, illustre a tanti titoli, non è ricco di competenze di ogni ordine, letterarie e scientifiche? E quanti centri non potreste trovare con il sapere, l'amore della verità, fondamento di quella libertà intellettuale senza la quale non si può avere né spirito universitario né università degna di questo nome? Tuttavia, il magnifico sviluppo scientifico dell'epoca moderna ha anche le sue debolezze di cui la minore non è l'attaccamento quasi esclusivo alle scienze della natura e alle loro applicazioni tecniche. L'umanesimo stesso non si riduce troppo sovente a coltivare con amore le grandi testimonianze del passato senza ritrovarne le radici? Le scienze umane, poi, scoperta capitale della nostra epoca, malgrado gli orizzonti che ci aprono, portano anch'esse in se stesse i limiti inerenti ai loro modelli metodologici e ai loro presupposti.

Nello stesso tempo quante persone sono in cerca di una verità capace di unificare la loro vita? Ricerca commovente anche quando il richiamo dei valori fondamentali iscritti nel più profondo dell'essere si trova come soffocato dall'influenza dell'ambiente; ricerca sovente ansiosa: è "a tentoni" come gli ateniesi ai quali si rivolgeva san Paolo che molti cercano quel Dio che noi annunciamo. E tanto più quanto più le convulsioni della nostra epoca manifestano sotto i nostri occhi, a molti riguardi, il fallimento sempre più evidente di tutte le forme di quello che si è potuto chiamare "l'umanesimo ateo".


3. Non credo dunque di sbagliarmi dicendo che gli studenti chiedono all'Istituto cattolico di Parigi, assieme alle diverse conoscenze che sono loro offerte e attraverso esse, l'accesso personale ad un altro ordine di verità, una verità totale sull'uomo, inseparabile dalla verità su Dio come egli ce l'ha rivelata, perché essa non pio venire che dal Padre dei lumi, dal dono dello Spirito Santo che, come ci ha assicurato il Signore, ci condurrà verso la verità tutta intera.

Ecco perché, benché la vostra scuola si sia distinta nel mondo universitario per il lavoro di uomini eminenti nelle diverse branche del sapere, non è la scienza in quanto tale che giustifica anzitutto la vostra appartenenza all'Istituto cattolico, ma la luce che esso contribuisce a darvi sulle vostre ragioni di vivere. In questo ambito ogni uomo ha bisogno di certezza. Noi cristiani la troviamo nel mistero di Cristo che è, secondo le sue proprie parole, la nostra via, la nostra verità, la nostra vita. E' lui che sta all'inizio della nostra ricerca spirituale, egli ne è l'anima, egli ne sarà il termine. così, conoscenza religiosa e progresso spirituale vanno di pari passo e, di questo cammino interiore, proprio a colui che cerca Dio, sant'Agostino ci ha lasciato una formula incomparabile: "Fecisti nos ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te".


4. Io non dubito, cari amici, cari studenti e studentesse, di incontrare qui le vostre intime convinzioni evocando così le ragioni della vostra presenza, ma mi piace rilevare il ruolo specifico insostituibile del vostro istituto e, indirizzandomi a voi, penso anche alle università cattoliche di Francia, rappresentate dai loro rettori, e agli istituti analoghi. Essi hanno per proprio compito d'iniziare alla ricerca intellettuale rispondendo pienamente alla vostra sete di certezza e di verità. Esse vi permettono di unificare esistenzialmente, nel vostro lavoro intellettuale, due ordini di realtà che si ha troppo spesso la tendenza ad opporre come se fossero antitetiche, la ricerca della verità e la certezza di conoscere già la fonte della verità.

Questo abbozzo troppo rapido basterà a sottolineare l'importanza che io attribuisco all'insegnamento cattolico in generale, ai suoi diversi livelli e, in particolare, al pensiero universitario cattolico oggi. L'ambiente cattolico che voi volete, si situa ben al di là di una semplice esteriorità. Essa include la volontà di formare ad una visione cristiana del mondo, ad una maniera di apprendere il reale ed anche di concepire i vostri studi per quanto diversi essi siano. Parlo qui, voi ben lo comprendete, di una prospettiva che oltrepassa i limiti e i metodi delle scienze particolari per giungere alla comprensione che voi dovete avere di voi stessi, del vostro ruolo nella società, del senso della vostra vita.


5. Nell'insieme della comunità universitaria, gli studi filosofici e teologici specializzati tengono il primo posto. E' normale che siano il cuore dell'istituto.

E' normale e necessario anche che queste sezioni si distinguano per la serietà del loro lavoro, delle loro ricerche e delle loro pubblicazioni. Come mi felicito di vedere l'insegnamento teologico indirizzarsi anche a studenti laici sempre più numerosi, offrendo loro la possibilità di una formazione cristiana all'altezza della loro cultura e delle loro responsabilità professionali! Perché, che cosa cercate qui, cari amici, se non la verità della fede? E' essa che ispira l'amore della Chiesa, alla quale il Signore l'ha affidata; ed è pure essa che richiede, in virtù della sua esistenza interna, l'adesione convinta e fedele al magistero, al quale solo è stato affidato l'incarico d'interpretare la parola di Dio scritta e trasmessa (cfr. DV 10) e di definire la fede in conformità a questa rivelazione (cfr. LG 25). Ogni opera teologica è al servizio della fede. So che è un servizio particolarmente esigente e meritorio quando è compiuto così: esso ha un posto capitale nella Chiesa e dalla sua qualità dipende l'autenticità cristiana degli stessi ricercatori, degli studenti ed infine delle generazioni future.

"Che la fede pensi" secondo la parola mirabile di sant'Agostino. A Parigi, da molto tempo, voi vivete in un fermento di pensiero che può essere veramente creatore come san Tommaso l'ha mostrato con chiarezza nella vostra antica università, dove fu modello degli studenti prima di divenire modello dei maestri. Oggi come al suo tempo è nella stessa fedeltà che bisogna costruire, con nuovo impegno ma sempre prendendo come base il Vangelo, inesauribile nella sua eterna novità, e la dottrina che la Chiesa ha chiaramente formulato.


6. Questo è l'impegno pastorale dell'Istituto cattolico. Io penso dapprima ai laici che profittano del suo insegnamento. Sono felice di vederli così numerosi, così diversi. Trovo fra voi un po' di Africa che ora mi è ancora più cara; l'America latina così fortemente rappresentata qui, dove andro presto. Non posso enumerare tutti i vostri paesi, ma rivolgo a tutti il mio saluto affettuoso. Cari amici, vi auguro che i vostri studi all'Istituto cattolico vi permettano di formarvi una coscienza profondamente cristiana ed ecclesiale.

Mi rallegro di sapere che qui la vita di preghiera è in fioritura. Non è essa come l'espansione spontanea della conoscenza del Signore? Possa, con la grazia di Dio, fortificarsi sempre più. Voi tuttavia non potete progredire in essa senza che un giorno vi si presenti la domanda, nel suo senso più ampio "Come vivo io per Cristo?". Interrogativo inseparabile dalla presa di coscienza personale delle esigenze di una vita cristiana autentica. Tale interrogativo matura lentamente e non sviluppa che a poco a poco la sua forza vitale. Essa contribuisce potentemente ad orientare, secondo le vostre convinzioni cristiane, affermate nel vostro passaggio qui, la vostra vita familiare e professionale. Io prego anche per tutti voi che mi ascoltate, nel momento più importante in cui orientate interiormente la vostra vita perché sappiate accogliere questo interrogativo se esso si fa più urgente, più immediato: "Che devo fare per il Signore?". Possa egli stesso ispirarvi la risposta! E dicendovi questo sono già entrato nella considerazione delle vostre responsabilità. Primi beneficiari della formazione che ricevete, non potete ignorare a che cosa essa v'impegna. Monsignor d'Hulst, fondatore dell'Istituto cattolico più di un secolo fa, diceva che esso era stato istituito "per gettare nel mondo che pensa, un fermento cristiano". Ciò vi crea degli obblighi per oggi e per domani, nei vostri diversi paesi e anche oltre essi.


7. Ho appena fatto allusione alla chiamata del Signore. Mi rivolgo ora ai sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose che perseguono qui la loro formazione. Sappiate che avete un grande posto nel mio cuore e nella mia preghiera. Preparatevi con ardore al compito di evangelizzazione che vi attende.

In Francia la Chiesa è da lungo tempo una Chiesa missionaria anticipando con ciò gli orientamenti del Concilio Vaticano II. Senza andare più indietro, questa attività missionaria basta ampiamente alla gloria del secolo scorso, secolo magnifico in cui il dinamismo della fede, lungi dal lasciarsi abbattere di fronte all'ampiezza del compito, si è ampliato in una folla di famiglie cristiane, di vocazioni sacerdotali e religiose, di istituzioni di ogni sorta che hanno largamente superato le frontiere della Francia. Durante le giornate che ho trascorso nelle Chiese così vive dell'Africa, sono stato testimone stupito della messe che abbonda, frutto del lavoro oscuro e perseverante al quale tanti missionari hanno sacrificato la loro vita. L'Istituto cattolico è stato fondato a quell'epoca. Secondo la sua propria vocazione, esso ha preso parte a questo lavoro. Oggi più che mai, la messe è grande! Voi vi preparate qui a entrare nel campo del padrone della messe. Domani, in Francia come nei vostri rispettivi paesi, voi sapete quanto la Chiesa conta su voi.


8. Ho detto che m'indirizzavo specialmente agli studenti. Ma ora, voglio rivolgermi anche a tutti coloro che si votano qui al loro servizio, perché essi hanno compreso l'importanza di questo compito della Chiesa e spesso vi hanno consacrato la maggior parte della loro vita: per primo il corpo insegnante che è particolarmente numeroso e competente per far fronte alle molteplici specializzazioni; gli amministratori dell'Istituto cattolico e tutti coloro che permettono a questo Istituto di vivere. Sono felice di esprimere loro una viva gratitudine.


9. Signore e signori, cari amici, studenti e studentesse, a conclusione di questa troppo breve visita, vi dico: siate fedeli all'eredità ricevuta. Continuate ad essere sensibili agli appelli che vi giungono. Non lasciatevi soffocare dal peso della secolarizzazione, respingete il fermento del dubbio, il sospetto delle scienze umane, il materialismo pratico invadente. In questo luogo pregno di storia, voglio invitarvi a condividere la mia speranza e dirvi la mia fiducia.

Qui, i discepoli di santa Teresa e di san Giovanni della Croce vi hanno lasciato il ricordo e l'esempio di una vita interamente consacrata alla contemplazione dell'unica verità. Qui sacerdoti venuti da orizzonti diversi, fra i quali molti vostri predecessori nell'università d'allora, hanno dato testimonianza di fedeltà totale. Qui una nuova tappa si è aperta, poco più di un secolo fa, con la fondazione dell'Istituto cattolico.

Che lo Spirito Santo, lo Spirito della Pentecoste vi aiuti a chiarire ciò che è equivoco, a riscaldare ciò che è tiepido, a illuminare ciò che è oscuro, ad essere davanti al mondo testimoni autentici e generosi dell'amore di Cristo, perché "nessuno può vivere senza amore".

Formulo i voti più ferventi per il vostro insegnamento, per il vostro studio, per il vostro avvenire. Di tutto cuore prego il Signore di donarvi la sua luce e di benedirvi.

Data: 1980-06-01Data estesa: Domenica 1Giugno 1980.


Omelia della messa a Le Borgate - Parigi (Francia)

Titolo: La storia della salvezza conosce con ogni uomo un nuovo inizio

Comincero col ringraziare dal profondo del cuore tutti coloro che hanno voluto riunirsi qui stamattina venendo anche da lontane province della Francia. A tutti, i miei più fervidi auguri ed in particolare alle madri di famiglia, in questo giorno della festa della mamma. Vi invito ora a raccogliervi con me.

1. Le parole che abbiamo appena sentito hanno un duplice significato: terminano il Vangelo come tempo della rivelazione di Cristo e nello stesso tempo lo aprono verso l'avvenire come tempo della Chiesa, quello di un dovere incessante e di una missione.

Cristo dice: Andate! Egli indica la direzione della via: tutte le nazioni.

Ne precisa il compito: insegnate loro, battezzateli.

La Chiesa ricorda queste parole in questo giorno solenne in cui vuole particolarmente adorare Dio nel mistero interiore della vita della divinità: Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo. Che queste parole siano il fondamento essenziale della nostra meditazione mentre ci troviamo tutti, per una disposizione ammirevole della provvidenza, nelle prossime vicinanze di Parigi che è la capitale della Francia, una delle capitali dell'Europa, una fra altre, certamente, ma unica nel suo genere, e una delle capitali del mondo.

Nell'ultima frase riferita dal Vangelo, Cristo dice: "Andate in tutto il mondo" (Mc 16,15).

Oggi sono con voi, cari fratelli e sorelle, in uno di quei luoghi dai quali, in una maniera particolare, si vede "il mondo", si vede la storia del nostro "mondo" e si vede il "mondo" contemporaneo, un luogo dove questo mondo conosce e giudica se stesso, conosce e giudica le sue vittorie e le sue sconfitte, le sue sofferenze e le sue speranze.

Permettetemi che mi lasci prendere con voi dall'eloquenza inaudita delle parole che Cristo ha indirizzato ai suoi discepoli. Permettete che attraverso esse noi fissiamo gli occhi, almeno un istante, sul mistero insondabile di Dio e che tocchiamo ciò che nell'uomo è durevole e di conseguenza il più umano.

Permettete che ci prepariamo in questo modo alla celebrazione dell'eucaristia nella solennità della santissima Trinità.


2. Cristo ha detto ai suoi apostoli: "Andate..., insegnate a tutte le nazioni..." per questo oggi mi trovo, praticamente, nella capitale della Francia, mentre, un anno fa, in questo stesso giorno della prima domenica dopo la Pentecoste mi trovavo in un grande prato dell'antica capitale della Polonia, a Cracovia, nella città in cui sono vissuto e da dove Cristo mi ha chiamato alla sede romana dell'apostolo Pietro. Là ho avuto davanti agli occhi i volti noti dei miei compatrioti e ho avuto davanti agli occhi tutta la storia della mia nazione dopo il suo battesimo. Questa storia ricca e difficile era cominciata, in modo mirabile, quasi esattamente nel momento in cui è stata realizzata l'ultima parola di Cristo indirizzata agli apostoli: "Insegnate a tutte le nazioni, battezzatele...". Con il battesimo la nazione è nata e la sua storia è cominciata.

Questa nazione - la nazione di cui sono figlio - non vi è estranea. Nei periodi più difficili della sua storia ha trovato presso di voi l'appoggio di cui aveva bisogno, i principali formatori della sua cultura, i portavoce della sua indipendenza. Non posso non ricordarmene in questo momento. Ne parlo con gratitudine...

Molto più tardi che qui le vie missionarie dei successori degli apostoli hanno raggiunto la Vistola, i Carpazi, il mar Baltico... Qui invece, la missione affidata da Cristo agli apostoli dopo la risurrezione ha trovato molto più in fretta un inizio di realizzazione, se non proprio all'epoca apostolica, almeno nel II secolo, con Irene, questo grande martire e padre apostolico che fu Vescovo di Leone. D'altra parte nel martirologio romano si fa molto sovente menzione della "Luteina Parissimo...".

Prima la Gallia e poi la Francia: la figlia primogenita della Chiesa! Oggi, nella capitale della storia della vostra nazione, vorrei ripetere queste parole che costituiscono il vostro titolo di fierezza: figlia primogenita della Chiesa.

E vorrei, riprendendo questo titolo, adorare con voi il mistero mirabile della provvidenza. Vorrei rendere omaggio al Dio vivente che agendo attraverso i popoli, scrive la storia della salvezza nel cuore dell'uomo.

Questa storia è vecchia quanto l'uomo. Essa risale alla "preistoria", risale agli inizi. Quando Cristo ha detto ai suoi apostoli: "Andate, insegnate a tutte le nazioni..." egli aveva già confermato la durata della storia della salvezza e allo stesso tempo ne aveva annunciato questa tappa particolare, l'ultima tappa.


3. Questa storia particolare è nascosta nel più intimo dell'uomo, è misteriosa e tuttavia reale anche nella sua realtà storica, è rivestita, in modo visibile, di fatti, di avvenimenti, di esistenze umane, di individualità. Un capitolo molto lungo di questa storia è stato scritto nella storia della vostra patria, dai figli e dalle figlie della vostra nazione. Sarebbe difficile nominarli tutti, ma ricordero almeno quelli che hanno esercitato la maggior influenza nella mia vita: Giovanna d'Arco, Francesco di Salse, Vincenzo de' Paoli, Luigi Maria Grigione de Monitor, Giovanni Maria Bianche, Benaccetta di Lorde, Teresa di Lisine, cuor Elisabetta della Trinità, il padre de Foucauld e tutti gli altri. Essi sono tanto presenti nella vita di tutta la Chiesa, tanto influenti mediante la luce e la potenza dello Spirito Santo! Essi vi direbbero molto meglio di me che la storia della salvezza è cominciata con la storia dell'uomo, che la storia della salvezza conosce sempre un nuovo inizio, che essa comincia in ogni uomo che viene in questo mondo. In questo modo la storia della salvezza entra nella storia dei popoli, delle nazioni, delle patrie, dei continenti.

La storia della salvezza comincia in Dio. E' precisamente questo che Cristo ha rivelato e ha dichiarato fino alla fine quando ha detto: "Andate... insegnate a tutte le nazioni, battezzatele nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

"Battezzare" vuol dire "immergere" e il termine significa la realtà stessa che esprime. Battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo significa immergere l'uomo in quella realtà stessa che esprimiamo col nome di Padre, Figlio e Spirito Santo, la realtà che è Dio nella sua divinità: la realtà del tutto insondabile, che non è completamente riconoscibile e comprensibile che a se stessa. Nello stesso tempo il battesimo immerge l'uomo in quella realtà che come Padre, Figlio e Spirito Santo, si è aperta all'uomo. Essa si è aperta realmente. Niente è più reale che questa apertura, questa comunicazione, questo dono all'uomo del Dio ineffabile. Quando noi sentiamo i nomi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, essi ci parlano giustamente di questo dono, di questa "comunicazione" inaudita di Dio che, in se stesso, è impenetrabile all'uomo... Questa comunicazione, questo dono è del Padre, essa ha raggiunto il suo culmine storico e la sua pienezza nel Figlio crocifisso e risorto, essa rimane ancora nello Spirito che "intercede per noi con gemiti inenarrabili" (Rm 8,26).

Le parole che Cristo, alla fine della sua missione storica, ha indirizzato agli apostoli, sono una sintesi assoluta di tutto ciò che aveva costituito questa missione, tappa dopo tappa, dall'annunciazione fino alla crocifissione... e finalmente alla risurrezione.


4. Nel cuore di questa missione, nel cuore della missione di Cristo, c'è l'uomo, tutto l'uomo. Attraverso l'uomo ci sono le nazioni, tutte le nazioni.

La liturgia d'oggi è teocentrica e tuttavia è l'uomo che essa proclama.

Lo proclama perché l'uomo è nel cuore stesso del mistero di Cristo, l'uomo è nel cuore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E questo fin dall'inizio. Non è forse stato creato a immagine e somiglianza di Dio? Al di fuori di questo l'uomo non ha senso. L'uomo non ha un senso nel mondo che come immagine e somiglianza di Dio. Altrimenti non ha senso e si giungerebbe a dire, come affermano alcuni, che l'uomo non è che una "passione inutile".

Si. E' l'uomo che è pure proclamato dalla liturgia odierna.

"Se guardo il cielo, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissate, / che cosa è l'uomo perché te ne ricordi / e il figlio dell'uomo perché te ne curi? / Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, / di gloria e di onore lo hai coronato; / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi" (Ps 8,4-7).


5. L'uomo... l'elogio dell'uomo... l'affermazione dell'uomo.

Si, l'affermazione di tutto l'uomo, nella sua costituzione spirituale e corporale, in ciò che lo manifesta come soggetto esteriormente e interiormente.

L'uomo adattato, nella sua struttura visibile, a tutte le creature del mondo visibile e nello stesso tempo interiormente unito alla sapienza eterna. E anche questa sapienza è annunciata dalla liturgia di oggi, che canta la sua origine divina, la sua presenza visibile in tutta l'opera della creazione per dire alla fine che essa "trova le sue delizie con i figli degli uomini" (Pr 8,31).

Che cosa non hanno fatto i figli e le figlie della vostra nazione per la conoscenza dell'uomo, per esprimere l'uomo mediante la formulazione dei suoi diritti inalienabili! Si conosce il posto che l'idea di libertà, di uguaglianza e di fraternità tiene nella vostra cultura, nella vostra storia. Al fondo ci sono idee cristiane. Dico in piena coscienza che coloro che per primi hanno formulato così questo ideale non si riferivano all'alleanza dell'uomo con la sapienza eterna. Ma volevano tuttavia agire per l'uomo.

Per noi l'alleanza interiore con la sapienza si trova alla base di ogni cultura e del vero progresso dell'uomo.

Lo sviluppo contemporaneo e il progresso, ai quali partecipiamo, sono il frutto dell'alleanza con la divina sapienza? Non sono solo una scienza sempre più esatta degli oggetti e delle cose sulla quale si costruisce il progresso vertiginoso della tecnica? L'uomo, artefice di questo progresso, non diventa sempre più l'oggetto di questo processo? Ed ecco che si distrugge sempre più in lui ed intorno a lui questa alleanza con la sapienza, l'eterna alleanza con la saggezza che è la fonte della cultura, vale a dire della vera crescita dell'uomo.


6. Cristo è venuto al mondo in nome dell'alleanza dell'uomo con la sapienza eterna. In nome di questa alleanza egli è nato dalla Vergine Maria ed ha annunciato il Vangelo. In nome di questa alleanza, "crocifisso sotto Ponzio Pilato", è andato sulla croce ed è risorto. In nome di questa alleanza, rinnovata nella sua morte e nella sua risurrezione, egli ci dona il suo Spirito...

L'alleanza con la sapienza eterna continua in lui. Essa continua nel fatto d'insegnare alle nazioni e di battezzarle, nel Vangelo e nell'eucaristia. Essa continua nella Chiesa vale a dire nel corpo di Cristo, il Popolo di Dio.

In questa alleanza, l'uomo deve crescere e svilupparsi come uomo. Deve crescere e svilupparsi a partire dal fondamento divino della sua umanità, vale a dire come immagine e somiglianza di Dio stesso. Deve crescere e svilupparsi come figlio adottivo di Dio. Come figlio adottivo di Dio l'uomo deve crescere e svilupparsi attraverso tutto ciò che concorre al suo sviluppo e al progresso del mondo in cui vive. Attraverso tutte le opere delle sue mani e del suo genio.

Attraverso i successi della scienza contemporanea e l'applicazione della tecnica moderna. Attraverso tutto ciò che conosce nei riguardi del macrocosmo e del microcosmo, grazie ad un'attrezzatura sempre più perfezionata.

Come avviene che dopo un certo tempo l'uomo ha scoperto in tutto questo gigantesco progresso una sorgente di minaccia per se stesso? In qual modo e per quali vie si è giunti al fatto che, nel cuore stesso della scienza e della tecnica moderna, sia apparsa la possibilità di una gigantesca autodistruzione dell'uomo: al fatto che la vita quotidiana offre tante prove dell'impiego, contro l'uomo, di ciò che doveva essere per l'uomo e doveva servire l'uomo? Come si è arrivati qui? L'uomo in cammino verso il progresso non ha forse preso una sola strada, la più facile, e non ha dimenticato l'alleanza con la sapienza eterna? Non ha forse preso la via "larga" dimenticando la via "stretta" (cfr. Mt 7,13-14)? 7. Cristo dice: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra" (Mt 28,18).

Egli lo dice quando il potere terreno - il sinedrio, il potere di Pilato - gli mostra la sua supremazia su di lui, decretando la sua morte sulla croce. Egli lo ripete anche dopo la sua risurrezione.

"Il potere in cielo e sulla terra" non è un potere contro l'uomo. Ma non è neppure un potere dell'uomo sull'uomo. E' il potere che permette all'uomo di rivelarsi a se stesso nella sua regalità, in tutta la pienezza della sua dignità.

E' il potere di cui l'uomo deve scoprire nel suo cuore la forza specifica, mediante il quale deve rivelarsi a se stesso nella dimensione della sua coscienza e nella prospettiva della vita eterna. Allora si rivelerà in lui tutta la forza del battesimo, saprà di essere "immerso" nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, ritroverà completamente se stesso nel Verbo eterno, nell'amore infinito.

E' a questo che l'uomo è chiamato nell'alleanza con la sapienza eterna.

Questo è anche il "potere" che ha Cristo "in cielo e sulla terra".

L'uomo d'oggi ha molto aumentato il suo potere sulla terra, egli pensa anche alla sua espansione al di là del nostro pianeta. Si può dire nello stesso tempo che il potere dell'uomo sull'altro uomo diventa sempre più pesante. Abbandonando l'alleanza con la sapienza eterna, egli sa sempre meno governare se stesso, non sa più governare gli altri. Come è divenuto pressante questo problema dei diritti fondamentali dell'uomo! Quale viso minaccioso rivelano il totalitarismo e l'imperialismo nei quali l'uomo cessa di essere "soggetto", vale a dire che egli cessa di contare come uomo. Egli conta solamente come una unità e come un oggetto! Ascoltiamo ancora una volta cosa dice Cristo con queste parole: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra" e meditiamone tutta la verità.


8. Cristo, infine, dice anche questo: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20); questo significa anche: oggi, nel 1980, per tutta la nostra epoca.

Il problema dell'assenza di Cristo non esiste. Il problema del suo allontanamento dalla storia dell'uomo non esiste. Il silenzio di Dio nei confronti delle inquietudini del cuore e della sorte dell'uomo non esiste.

Non c'è che un solo problema che esiste sempre e dovunque: il problema della nostra presenza vicino a Cristo. Della nostra permanenza in Cristo. Della nostra intimità con la verità autentica delle sue parole e con la potenza del suo amore. Non esiste che un problema, quello della nostra fedeltà all'alleanza con la sapienza eterna, che è sorgente di vera cultura, vale a dire della crescita dell'uomo, e quello della fedeltà alle promesse del nostro battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! Allora permettetemi, per concludere, di domandarvi: Francia, figlia primogenita della Chiesa, sei tu fedele alle promesse del tuo battesimo? Permettetemi di chiedervi: Francia, figlia della Chiesa ed educatrice di popoli, sei tu fedele, per il bene dell'uomo, all'alleanza con la sapienza eterna? Perdonate queste domande. Le ho poste come fa il ministro al momento del battesimo. Le ho poste per la sollecitudine per la Chiesa di cui sono il primo sacerdote e il primo servitore e per amore dell'uomo la cui grandezza definitiva è in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Data: 1980-06-01Data estesa: Domenica 1Giugno 1980.


Angelus Domini, a Le Bourget

Titolo: Maria vegli sulla Francia

Cari fatelli e srelle, Oggi, in ogni famiglia francese, la madre sarà onorata e festeggiata. I figli le offriranno i migliori regali che il loro cuore avrà scelto. E' bello che ognuno si rivolga alla propria madre, se ha la fortuna di averla ancora, perché è lei che introduce l'uomo alla vita, è lei che gli insegna ad amare circondandolo per prima d'affetto.

Allo stesso modo, noi cristiani dobbiamo spesso rivolgerci a Maria, perché grazie a lei, e allo Spirito Santo, abbiamo ricevuto il Cristo che ci ha fatto conoscere la misericordia del Padre celeste. Come potremmo vivere il nostro battesimo senza contemplare Maria, benedetta fra tutte le donne, così disponibile al dono di Dio? Cristo ce l'ha donata come Madre. L'ha data come Madre alla Chiesa. Essa ci indica il cammino. Ben di più, essa intercede per noi.

Spontaneamente ogni cattolico le affida la propria preghiera, e si consacra a lei per meglio consacrarsi a Dio.

Conoscete bene la bella abitudine della Chiesa di segnare il mattino, il mezzogiorno e la sera con un momento di preghiera, l'Angelus, per ripetere a Maria il primo saluto dell'Angelo Gabriele e la sua risposta, per entrare noi stessi nel mistero di Dio fatto uomo. Spesso le campane delle vostre chiese continuano ad invitarvi a questa preghiera che ora reciteremo insieme. Che Maria vegli su ognuna delle vostre famiglie, su ognuna delle vostre città! Che Maria vegli sulla Francia! [Traduzione dal francese]

Data: 1980-06-01Data estesa: Domenica 1Giugno 1980.


Ai Vescovi di Francia - Issy-les-Moulineaux (Francia)

Titolo: Il compito di discernimento dei pastori alla base della realizzazione del Concilio

1. Dio sia lodato per averci dato il tempo di incontrarci un po' a lungo nel quadro di questa breve visita! Do grande importanza a questo incontro. Per motivi di "collegialità". Noi sappiamo che la collegialità ha un doppio carattere: essa è "effettiva", ma essa è anche "affettiva". E questo è profondamente conforme alla sua origine, che essa ha trovato intorno a Cristo nella comunione dei "dodici".

Noi viviamo dunque un momento importante della nostra comunione episcopale, i Vescovi di Francia intorno al Vescovo di Roma, che questa volta è loro ospite, mentre altre volte e in diverse occasioni, è stato l'ospitante, per esempio nel corso delle visite "ad limina", specialmente nel 1977, quando Paolo VI ha fatto con voi il punto su un gran numero di problemi in un modo che resta validissimo anche oggi. Dobbiamo rendere grazie a Dio del fatto che il Vaticano II ha intrapreso, confermato e rinnovato, la dottrina sulla collegialità dell'episcopato, come espressione vivente e autentica del collegio che, per istituzione di Cristo, gli apostoli hanno costituito con Pietro alla loro testa. E noi ringraziamo anche Dio di potere, su questa strada, meglio adempiere alla nostra missione: rendere testimonianza al Vangelo e servire la Chiesa e anche il mondo contemporaneo, al quale noi siamo stati inviati con tutta la Chiesa.

Vi ringrazio vivamente di avermi invitato, d'aver messo a punto con gran cura i dettagli di questa visita pastorale, di aver messo in opera tanti preparativi, d'aver sensibilizzato il popolo cristiano al senso della mia venuta, d'avermi manifestato sollecitudine e apertura, che sono atteggiamenti così importanti per la nostra missione di pastori e di dottori della fede. Rendo speciale omaggio al Cardinale Marty che ci riceve nel seminario della sua provincia: al Cardinale Etchegaray, presidente della conferenza episcopale: al Cardinale Renard, primate delle Gallie; al Cardinale Gouyon e al Cardinale Guyot; ma dovrei nominare ogni Vescovo e questo non è possibile. Ho avuto l'onore di incontrare un certo numero di voi e di collaborare con voi nel passato: prima nelle sessioni del Concilio, ma anche nei diversi Sinodi, al consiglio delle conferenze episcopali d'Europa, o in altre occasioni di cui conservo un felice ricordo. Questo ci permette di lavorare tranquillamente insieme anche se io vengo ormai con una responsabilità particolare.


GPII 1980 Insegnamenti - Visita all'"Institut catholique" - Parigi (Francia)