GPII 1980 Insegnamenti - Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'uomo è "un invitato" da Dio in Gesù Cristo

1. La liturgia della domenica d'oggi - soprattutto il Vangelo - dice a ciascuno di noi, ad ogni uomo, che è "invitato". In diversi modi si è cercato, nel corso della storia, - e si cerca attualmente - di esprimere la verità sull'uomo, di dare una risposta alla domanda: chi è l'uomo? Alcune di queste risposte sono contrassegnate da una particolare profondità e precisione, perciò spesso facciamo riferimento ad esse.

Cristo chiama l'uomo "l'invitato", e lo manifesta direttamente in alcune parabole, e indirettamente in tutto il Vangelo. L'uomo è "un invitato" da Dio.

Egli non è soltanto chiamato all'esistenza, come tutte le altre creature del mondo visibile - ma è invitato dal primo momento della sua esistenza e per tutta la durata della sua vita terrena; è invitato ad "un banchetto", cioè all'intimità ed alla comunione con Dio stesso, oltre la misura di questa esistenza terrena.


2. Ieri ho avuto la fortuna di rendere una particolare venerazione alla memoria di san Bernardino da Siena, nella città de L'Aquila - in occasione del VI centenario della sua nascita.

San Bernardino, in modo particolare, ha svelato alla Chiesa ed al mondo il mistero di Gesù Cristo, ha annunziato la gloria dello stesso nome "Gesù". Egli fu un uomo mandato da Dio agli uomini della sua epoca per renderli consapevoli che proprio ognuno di loro è "invitato" in Gesù Cristo, invitato da Dio, creatore e redentore. Questo invito decide della giusta dimensione della vita umana. E le dà il significato definitivo.


3. L'uomo, accettando il fatto di essere "invitato", ritrova la piena verità su se stesso. Scopre anche il posto giusto per se stesso tra gli altri uomini. In questo consiste il fondamentale significato dell'umiltà, di cui parla Cristo nel Vangelo d'oggi raccomandando agli invitati a "nozze" di non mettersi al primo posto, ma all'ultimo - aspettando quale posto definitivamente indicherà loro il padrone.

In questa parabola è nascosto un principio fondamentale: cioè che per scoprire che "essere uomo" significa "essere invitato" bisogna lasciarsi guidare dall'umiltà. L'insano giudizio di sé offusca nell'uomo ciò che è iscritto più profondamente nella sua umanità, cioè il mistero dell'invito che proviene da Dio.

Nella preghiera, che fra poco reciteremo, si ripeteranno le parole di Maria di Nazaret: "Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum". Queste parole ci aiutino sempre, di nuovo, a ritrovare questa verità, che ognuno di noi è "invitato" in Cristo Gesù. Ci aiutino a rispondere a questo invito, rivoltoci da Dio, in cui viene sintetizzata la giusta dignità dell'uomo.


4. Ho avuto la gioia, nei giorni scorsi, di ricevere per la visita "ad limina apostolorum" i Vescovi indiani di rito malabarese, venuti, insieme col Cardinale Parecattil, a portare la testimonianza eloquente della vitalità delle loro diciotto diocesi.

E', quella, una Chiesa di antichissimo rito orientale, che un'antica tradizione fa risalire alla predicazione dell'apostolo Tommaso; e, di fatto, i fedeli malabaresi sono tuttora designati col titolo di "cristiani di san Tommaso".

E' gloria di quella Chiesa di non essere stata mai tagliata fuori dalla comunione con la Chiesa di Roma, in una continuità che l'enorme distanza geografica non ha mai potuto incrinare.

E' gloria di quella Chiesa di aver avuto sempre una splendida fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose, maschili e femminili, con uno slancio missionario di cui godono altre Chiese, in India e nel mondo.

E' gloria di quella Chiesa particolare, dinamica e autoctona, inserita da ormai due millenni nel contesto dell'immensa patria indiana, l'aver dato vita a iniziative spirituali, culturali e assistenziali, tanto da imporsi alla stima dei connazionali, sebbene di religione diversa.

Con i Vescovi malabaresi, sono convenuti sempre dall'India, anche i presuli di rito malankarese, appartenenti a una Chiesa che è giunta alla prima comunione con Roma solo nel 1930, e compie quest'anno il suo cinquantenario di vita cattolica. La ricorrenza sarà solennemente celebrata nel prossimo dicembre, e vi parteciperà, come mio inviato, il Cardinale Rubin, prefetto della sacra congregazione per le Chiese orientali.

Vedete come il Signore invita al suo regno tutti i popoli, dall'occidente all'oriente, da settentrione a mezzogiorno! Preghiamo per i presuli e per i fedeli di quelle Chiese orientali indiane, affinché, per intercessione della beata Vergine assunta in cielo, patrona dell'India, sempre maggiormente fioriscano in Cristo "Signore nostro e Dio nostro".

[Omissis. Seguono i saluti al "Centro giovanile vocazionale" di Brescia; ad un gruppo di ufficiali delle linee aeree filippine.]

Data: 1980-08-31Data estesa: Domenica 31Agosto 1980.


Messa nel palazzo pontificio - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Concelebrazione con 200 sacerdoti

1. Sono lieto di poter celebrare questa mattina, nel giorno in cui la liturgia della Santa Messa ci ricorda la splendida figura del Papa San Gregorio Magno, il Sacrificio Eucaristico insieme con voi, Consiglieri Ecclesiastici dei Coltivatori Diretti, e con voi, Consulenti del "Movimento Apostolico Ciechi", convenuti a Roma per i rispettivi Convegni Nazionali.

Eleviamo, anzitutto, davanti all'Altare, il nostro ringraziamento al Signore per questo particolare incontro liturgico e per tutti i doni ineffabili che Egli continuamente concede alla Chiesa, sua Sposa diletta, a tutti i Sacerdoti in cura d'anime e a Voi Sacerdoti, che svolgete un ministero, non sempre facile, di guida e di animazione cristiana in mezzo ai generosi lavoratori dei campi e ai cari fratelli non vedenti. Invochiamo poi luce e conforto sui lavori, che vi attendono in questi giorni e dai quali molto si aspettano i vostri assistiti per la soluzione di tanti problemi spirituali e sociali, da cui essi sono quotidianamente assillati.

Nel vostro delicato apostolato, voi siete consapevoli della necessità di avere sempre un animo di autentici pastori, pensosi non solo dell'assistenza materiale, certamente necessaria e doverosa, ma anche e soprattutto di quella spirituale, sull'esempio di S. Gregorio Magno, il quale, nella sua infaticabile cura pastorale, seppe così bene armonizzare la promozione delle legittime esigenze temporali con quelle spirituali, a cui naturalmente attribui il primato, da meritare l'elogio di buon Pastore, che la Chiesa gli ha dedicato con le letture, che abbiamo ora ascoltato dal Libro del Profeta Ezechiele (cfr. Ez 34,11-16) e dal Vangelo secondo Giovanni (cfr. Jn 10,11-16).


2. Il compito di consiglieri ecclesiastici diocesani dei Coltivatori Diretti assume un'importanza ed una delicatezza che è facile immaginare, se si pensa che voi siete inviati dalla Chiesa ad operare "come sacerdoti", e quindi come ministri della verità e della grazia. E' vostra missione far si che la promozione economica del mondo rurale sia sempre ispirata ai grandi valori spirituali e morali del Vangelo, così come emergono e sono presentati dall'insegnamento sociale della Chiesa.

Tale insegnamento, continuamente riproposto nella sua integrità ed attualità, richiama a scelte talvolta esigenti, che non potranno essere globalmente accolte qualora le singole persone e famiglie non abbiano ben presenti gli orientamenti della fede.

A questo fine mi è caro rinnovare l'esortazione, già rivoltavi dal mio venerato predecessore Paolo VI, di attuare "una più intensa azione formativa e religiosa, specialmente tra i giovani", ai quali si deve offrire una visione integrale dell'uomo in tutte le sue dimensioni e valori, senza la quale è impossibile dare una risposta adeguata, coerente e stabile agli interrogativi connessi col matrimonio e con la famiglia nell'ora presente.

A voi, Consulenti del Movimento non vedenti, esprimo uno speciale apprezzamento ed incoraggiamento per tutto quello che fate a favore di una categoria di persone così provate, ma anche così generose nei loro preziosi servizi alla società. Com'è bella e significativa la vostra presenza di amici e di sacerdoti, e quanta consolazione e luce potete recare loro! Sappiate suscitare nei loro animi energia e buona volontà per il bene della Chiesa e della Società, e siate per essi strumenti di gioia cristiana e ministri di salvezza eterna.


3. Mi compiaccio, infine, con tutti i presenti per la sensibilità ecclesiale nel collegare e coordinare l'azione educativa specifica da voi svolta, per i programmi pastorali delle Chiese particolari che portate avanti per rendere sempre più integrate ed idonee le varie esperienze di evangelizzazione.

Su questi compiti invoco ora con grande fiducia la grazia del Signore per intercessione della Vergine Santissima e di San Gregorio, mentre vi imparto di cuore la propiziatrice Benedizione Apostolica, estensibile ai vostri assistiti e a tutti i vostri cari.

Data: 1980-09-03 Data estesa: Mercoledi 3 Settembre 1980.





Durante l'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricordo dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale: l'ordine morale internazionale sia rispettato in Europa e nel mondo

Desidero ora accennare a un problema molto importante per noi tutti.

Il 1° settembre ricorreva un altro anniversario, il 41°, dell'inizio della seconda guerra mondiale, una guerra che ha portato con sé enormi danni materiali e morali e che non cessa di essere una dolorosa ferita nella storia delle Nazioni, soprattutto delle Nazioni europee in questo secolo. E soprattutto una dolorosa ferita nella storia della nostra Nazione che, durante gli eventi bellici, a partire dal settembre 1939 non solamente è stata sottoposta alla terribile occupazione, come sappiamo, ma ha anche dato in olocausto 6 milioni di suoi figli e figlie, sui vari fronti, nei campi e nelle prigioni. Non possiamo dimenticare questa data.

Non possiamo dimenticarla anche perché la seconda guerra mondiale, attraverso l'enorme contributo della nostra Nazione, giustifica particolarmente il diritto morale alla indipendenza e alla sovranità dell'esistenza di questa Nazione. Sovranità significa giusto diritto all'autodeterminazione, il cui rispetto è richiesto dall'ordine morale internazionale.

Per questo motivo ritengo che, indipendentemente dalla circostanza che sono polacco, ho il diritto ed il dovere, nel quadro del mio ministero, di parlare di ciò.

In questi primi giorni di settembre che ogni anno ci ricordano l'orribile violenza arrecata alla nostra Patria solamente 20 anni dopo la riconquista dell'indipendenza succeduta alla spartizione della Polonia, dobbiamo pregare in modo particolare perché l'ordine morale internazionale sia rispettato in Europa e in tutto il mondo, perché né la nostra Patria né nessun'altra Nazione sia vittima dell'aggressione e della violenza di qualcuno. Dobbiamo pregare per questo, e testimoniare questo, d'altra parte tutti lo stiamo facendo, testimoniare e pregare perché le relazioni in Europa e nel mondo intero siano basate sul rispetto dei diritti di ogni Nazione che sono organicamente legati ai diritti dell'uomo. Queste sono, cari compatrioti, le riflessioni necessarie, legate ogni anno all'inizio di settembre. Le rivolgo a voi qui presenti, le rivolgo a tutti i nostri connazionali che sono in Patria, le rivolgo a tutti gli uomini di buona volontà del mondo. Queste sono le parole della pace; quella pace di cui la Chiesa, per la missione ricevuta da Cristo, vuol farsi servitrice per tutta l'umanità, per tutti gli uomini di buona volontà.

Data: 1980-09-03 Data estesa: Mercoledi 3 Settembre 1980.


Ai partecipanti alla Conferenza su "Popolazione e futuro delle città" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Il processo di urbanizzazione dev'essere controllato e guidato

Signore e Signori, Cari amici, 1. Sono felice di esprimere il mio caloroso benvenuto a tutti voi venuti da così tanti paesi diversi per partecipare alla Conferenza Internazionale su "Popolazione e Futuro delle Città" che si svolge a Roma. Vi saluto, non come un'esperto degli aspetti economici, sociali e politici che sono oggetto della vostra discussione; ma come persona profondamente interessata in ogni dimensione umana del vostro tema - come persona ansiosa di proclamare con voi, dal punto di vista dell'uomo e della sua inviolabile dignità, la grande importanza del vostro argomento.


2. Sono passati circa dieci anni da quando il mio predecessore Paolo VI, in un famoso documento del suo pontificato, fece la seguente riflessione: "Un importante fenomeno attira la nostra attenzione, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo: l'urbanizzazione". Sollevo poi queste questioni: "Non è forse la nascita di una civiltà urbana... una vera sfida per la saggezza dell'uomo, per la sua capacità organizzativa e per la sua immaginazione?... L'urbanizzazione, una fase irreversibile nello sviluppo della società, pone all'uomo gravi problemi.

Come controllarne la crescita, regolarne l'organizzazione e realizzarla per il bene di tutti?" (Pauli VI Octogesima Adveniens, 9-10).


3. Ed oggi, spinti da interesse umanitario, vi sforzate di condividere esperienze utili e di chiarire alcuni aspetti posti dalla vasta questione del futuro urbano; sperate, inoltre, di concentrare la vostra attenzione su politiche e programmi, e di capire quali mezzi siano più adatti al vostro scopo.

L'attenzione che riservate a questo argomento è pienamente giustificata dalla sua importanza. Chi potrebbe contestare che il fenomeno dell'urbanizzazione, e di conseguenza dell'urbanesimo stesso, è profondamente collegato con il progresso del mondo di domani? Con il suo potere di operare modifiche sociali, economiche e politiche e di influenzare l'uomo, l'urbanizzazione dev'essere considerata come uno dei fattori che più riguardano la dimensione umana in questo secolo. Permettetemi perciò di esprimere la mia convinzione del valore della vostra riflessione dal punto di vista del completo benessere dell'uomo - un punto di vista che rispetta la scala di valori materiali e spirituali dell'uomo - le diverse ramificazioni del fenomeno come la salute, l'istruzione, l'occupazione, l'alimentazione e la casa. Da parte sua, la Chiesa Cattolica considera la questione da un punto di vista religioso che non può mai prescindere dal prendere in considerazione tutta l'altra dimensione del problema: quella umana.


4. Nel documento che ho prima citato, Paolo VI parlo anche esplicitamente dei molti mali che scaturiscono dalla "crescita disordinata" della città: "Dietro le facciate si nasconde molta miseria...; altre forme di miseria si propagano dove la dignità umana viene meno: la delinquenza, la criminalità, l'abuso di droghe e erotismo. Sono i più deboli ad essere le vittime di condizioni di vita disumane, degradanti per la coscienza e dannose per la famiglia" (Pauli VI Octogesima Adveniens, 10). Comprendendo le conseguenze di un'urbanizzazione disordinata, Paolo VI non poteva che concludere: "E' la grave responsabilità di quelli che sono responsabili cercare di controllare questo processo e dirigerlo" (Mt 11).


5. La sfida è formidabile, ma l'ingegnosità dell'uomo è grande. Anche le predizioni per il futuro, basate su proiezioni del passato, sono soggette alla causalità dell'uomo e al suo intervento concreto. Questo principio conferma l'importanza della discussione da voi intrapresa nella speranza di promuovere il bene dell'uomo. Per gli eredi della tradizione giudeo-cristiana o di altre religioni, emerge anche il grande aspetto della Provvidenza divina e della realtà della sua azione. L'antico salmista esprimeva questo così: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori" (Ps 126,1).


6. Il bene dell'uomo - l'uomo visto nella totalità della sua natura e nella piena dignità della sua persona - è infatti un fattore determinante per tutti gli interventi umani in questo campo. Quelli che vogliono servire l'uomo devono essere motivati dall'amore e dalla compassione fraterna che prendano effettivamente in considerazione l'uomo nella sua origine, nella sua composizione, nelle leggi che governano la sua natura, nel suo incomparabile ruolo, e nella grandezza del suo destino. E' quest'ultimo fattore che, invece di negare il valore del presente o del futuro, cerca di metterlo in una prospettiva finale. La sacralità della vita umana e la sua trasmissione, l'inviolabilità dei diritti umani, l'importanza di ogni singolo individuo - tutto questo è la prospettiva da cui si può giustamente valutare ogni intervento nell'ambito del futuro delle città; questi sono i criteri per valutare successo e utilità.


7. La società esiste per l'uomo e per il progresso della sua dignità. Un contributo di fronte al testimone della storia per una vera e genuina città dell'uomo, è un grande contributo da compiere con l'aiuto di Dio. E' un contributo degno di voi tutti. Il vostro Congresso si assume infatti una splendida iniziativa e una pesante responsabilità sforzandosi di promuovere il futuro urbano della città di domani. Con i vostri sforzi, e con il giusto ed illuminato contributo di molti altri uomini di buona volontà che hanno capito la posta in gioco, sia questa città del domani una città di dignità umana e servizio fraterno, una città di giustizia, d'amore e di pace.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-09-04 Data estesa: Giovedi 4 Settembre 1980.


Alla Commissione del dialogo tra cattolici e anglicani - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Abbiamo un tesoro che dobbiamo riscoprire

Cari fratelli in Cristo, Siate i benvenuti.

E' un onore salutarvi, veterani, lavoratori esperti in una grande causa: quell'unità per la quale Cristo prego così solennemente la vigilia della sua morte.

Sappiamo che questa causa è responsabilità di tutti quelli che credono in Cristo (cfr. UR 5). può essere servita in molti metodi; nel metodo che vi è stato assegnato dalla Comune Dichiarazione di Paolo VI e dell'Arcivescovo Michael Ramsey, di un serio dialogo teologico basato sulle Scritture e sulle antiche tradizioni comuni. Le parole stesse di questo programma sono rivelatrici. L'unità è un dono del nostro Signore e Salvatore, il fondatore della Chiesa. Sebbene rovinata da un errore degli uomini, non è mai stata completamente persa. Abbiamo un tesoro comune che dobbiamo recuperare, e che dobbiamo condividere, senza perdere quelle qualità che sono state nostre anche nella divisione.

Il vostro metodo è di andare oltre i pensieri e le espressioni nate e nutrite dall'inimicizia e dalla controversia, di scrutare insieme il grande tesoro comune, di rivestirlo di un linguaggio sia tradizionale che espressivo delle intuizioni di un'epoca che non si gloria più nella lotta, ma che cerca di riunire nell'ascolto della voce dello Spirito.

Non c'è bisogno che vi dica - ne sapete qualcosa voi - che il compito è difficile. Non è un compito per l'uomo solo. Nella ricerca dell'unità, l'uomo deve per prima cosa imitare Cristo pregando per essa. Lo avete capito e praticato pregando insieme; avete riflettuto insieme e partecipato alle reciproche liturgie, per quanto consentito dal nosrto essere ancora divisi. Questo supporto è stato dato al vostro lavoro di studio, riflessione e formulazione sin dal suo inizio quattordici anni fa. Avete pregato e molti altri hanno pregato con voi e per voi.

Ora il vostro incarico si avvicina al termine. Indubbiamente guarderete a questi anni di lavoro con amore e senso di fratellanza. Alcuni dei suoi frutti sono ben conosciuti, sono stati studiati da molti altri, hanno influenzato molte persone. Ora si avvicina il momento della relazione finale che le rispettive autorità ecclesiastiche devono sottoscrivere.

E' una grande responsabilità. Il vostro lavoro sarà valutato seriamente, soppesato con tutta l'attenzione necessaria. Ringrazio Dio per quello che è stato raggiunto, e ringrazio voi che avete lavorato nel suo Nome, desiderando essere sottomessi al suo Spirito.

Come avevano capito i due uomini che vi hanno affidato questo incarico, l'unicità nella fede giace alla base e rende fertile la vita cristiana. Stabilito questo, ci può essere una ricca crescita. In tre aspetti della dottrina avete cercato un accordo su quei punti per i quali la dottrina non ammette diversità.

Questo sforzo merita di essere apprezzato.

Ma anche voi capite che molto rimane da fare. Capire il mistero della Chiesa di Cristo, il Sacramento di Salvezza, è una sfida sconcertante. Molti dei problemi pratici che ancora dobbiamo affrontare (questioni di ordine, matrimoni misti, vita sacramentale, moralità cristiana) possono giungere ad una soluzione solo se approfondiamo la nostra comprensione di questo mistero.

Ma ora dobbiamo pensare con gratitudine a quello che avete fatto. Il vostro lavoro e i suoi frutti sono già una manifestazione ed un contributo alla "più larga testimonianza comune" di cui Paolo VI parlava nell'enciclica "Evangelii Nuntiandi" (Pauli VI EN 77), e sono uno strumento per tutti quei cristiani che sentono il bisogno di una testimonianza comune. Ci ricordano che la testimonianza non è una questione di sentimenti, ma dev'essere il frutto della preghiera e del duro lavoro, dell'onestà e della volontà di dire la verità nell'amore.

Con gioia vi benedico e ringrazio. Confermo il mio interesse per il vostro lavoro e il mio sostegno per quelli che forse lo porteranno avanti. Mi unisco a voi nella preghiera affinché il "Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento" (Jc 1,17) ci illumini nella nostra ricerca della piena unità nel suo Figlio Gesù Cristo.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-09-03 Data estesa: Mercoledi 3 Settembre 1980.


Ai partecipanti al Forum internazionale sull'invecchiamento attivo - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Speciale missione degli anziani nella vita della famiglia umana

Venerabili fratelli e cari amici, 1. Con grande piacere do il benvenuto a tutti voi che componete il Forum Internazionale di Castelgandolfo sull'Invecchiamento Attivo. La vostra iniziativa, mi è stato detto, è organizzata dall'Opera Pia Internazionale sull'Invecchiamento Attivo, in cooperazione con il Fondo delle Nazioni Unite per l'attività delle popolazioni, con la consulenza del Centro Speciale per lo sviluppo delle attività umane, e con la partecipazione di molti Vescovi.

Tutti voi volete rendere omaggio all'umanità nella terza età, agli anziani. L'amore della Chiesa verso questa categoria persone la invita a notare la vostra nobile iniziativa. Oggi, colgo l'occasione per esprimere alcune considerazioni parziali su di un argomento che voi state cercando di esplorare in profondità.


2. Una maggiore consapevolezza sociale dell'esistenza degli anziani e delle loro condizioni di vita è di per sé già una cosa buona. Comprendere la reale condizione di milioni di nostri fratelli ci fa vedere il bisogno di promuovere il miglioramento della loro vita; ci indica quali interventi sono necessari e quali mezzi utilizzare per rendere più umane le loro esistenze.


3. Rivolgere la nostra attenzione agli anziani significa comprendere quanto facciano parte del progetto di Dio per il mondo, con la loro missione da compiere, il loro contributo da offrire, i loro problemi da risolvere, e il loro peso da sopportare. Concentrarci sulle dimensioni della vita degli anziani ci aiuta a scoprire aree dove è possibile ottenere un progresso veramente umano; ci aiuta a vedere cosa deve essere enfatizzato per migliorare lo stato attuale degli anziani.


4. La Chiesa Cattolica offre volentieri il proprio sostegno agli sforzi che incoraggiano gli anziani stessi a guardare con realismo e serenità al ruolo che Dio ha assegnato loro: con la saggezza e l'esperienza della loro vita, sono entrati in un periodo di grazia straordinaria, con nuove opportunità di preghiera ed unione con Dio, essendo stati dotati di nuove forze spirituali con le quali servire gli altri e offrire le loro vite al Signore. Inoltre, gli sforzi mirati a promuovere e sostenere i programmi a favore degli anziani sono degni della massima lode. L'insegnamento di Cristo è chiaro: ciò che facciamo per il prossimo lo facciamo per Lui, ed il suo valore si riconosce sotto questa luce.

Contribuire a mobilitare le forze in favore degli anziani è un altro degno scopo da perseguire: sostenere le iniziative che permettano alla scienza di alleviare le sofferenze degli anziani; difendere il loro diritto alla vita; servire i loro bisogni - tutto questo fa parte degli orizzonti aperti agli uomini e alle donne di oggi.


5. Proclamare la missione degli anziani e promuovere il loro ruolo particolare nella famiglia umana è un compito di grande importanza. Gli anziani devono far parte della scena sociale; la loro stessa esistenza permette di penetrare nella creazione di Dio e nel funzionamento della società. La vita degli anziani chiarisce tutta una scala di valori umani; dimostra la continuità delle generazioni e meravigliosamente dimostra l'interdipendenza del popolo di Dio. Gli anziani hanno spesso il carisma di ricucire strappi generazionali prima che sia troppo tardi: quanti giovani hanno trovato comprensione e amore negli occhi, nelle parole e nelle carezze degli anziani? E quanti anziani hanno sottoscritto le parole: "Corona dei vecchi sono i figli dei figli" (Pr 17,6).

Evidenziare le risorse degli anziani significa sensibilizzare gli anziani stessi, e sottolineare la ricchezza che essi rappresenmtano per la società - ricchezza che la società non apprezza. La terza età arricchisce il mondo con la preghiera e il consiglio; la sua presenza arricchisce la casa; la sua immensa capacità di evangelizzazione con la parola e l'esempio, con le attività adatte al talento degli anziani è una forza per la Chiesa di Dio che non è stata ancora completamente capita ed utilizzata. Si potrebbero descrivere i vantaggi della terza età all'infinito.


6. Il vostro scopo di vedere "anziani attivi" è condiviso da uomini e donne di tutto il mondo. L'interesse genera interesse. Le attività creative per, con e degli anziani daranno fruttuosi risultati per una società più umana e per una civiltà rinnovata che sostenga la comunione, la speranza e la pace.

E' mio desiderio che la vostra iniziative e altre simili possano rendere più sensibile il mondo al problema degli anziani. Mi congratulo in anticipo, con entusiasmo e sentimenti di speranza, con l'Assemblea Mondiale delle Nazioni Unite per gli Anziani prevista per il 1982, a cui questo Forum si prepara, e che cerca di aiutare con la presente deliberazione.

Nel contesto della fede cattolica, i miei pensieri vanno agli anziani della Chiesa che con gioia e serenità danno esempio di onesto vivere cristiano, manifestando allo stesso tempo apprezzamento per il mistero della morte umana, da accettare con realismo, ma radicalmente trasformata nel Mistero Pasquale del Signore Gesù. Penso a tutti quelli che soffrono, a quelli che sono soli, rifiutati o impauriti. Affido tutti loro nella preghiera e con amore fraterno al Cuore di Gesù, nostra Vita e Resurrezione. Chiedo a Dio, per l'intercessione della Santissima Vergine Maria, di sostenere il vostro impegno e di benedire voi e tutti quelli che si occupano degli anziani.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-09-05 Data estesa: Venerdi 5 Settembre 1980.


A Castel Gandolfo - Roma

Titolo: Il Rosario per la Radio Vaticana

Fratelli e sorelle carissimi! In questa lieta occasione, che ci ha raccolti in devota preghiera a Dio ed alla Vergine Santissima, desidero manifestarvi il mio sincero ringraziamento per la vostra partecipazione e porgervi altresi una parola di saluto e di augurio.

A voi, giovani e ragazzi della Parrocchia di San Vittore Martire di Varese, che vi siete recati in pellegrinaggio a Roma, centro della cattolicità, per commemorare l'80° di fondazione del vostro Oratorio, esprimo il mio vivo compiacimento ed il paterno auspicio che continuiate, con sempre rinnovato impegno e fervore, a far maturare e crescere in voi il grande dono della fede cristiana, mediante la continua meditazione della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa, ed altresi mediante la frequenza assidua dei Sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia.

Il mio saluto si rivolge anche a voi, fedeli della diocesi di Faenza, pellegrini in Terra Santa, ed a voi giovani e famiglie della Parrocchia di Sant'Antonino della medesima diocesi. La vostra testimonianza di vita cristiana sia sempre serena e limpida, fondata sulla conoscenza e sull'amore di Gesù Cristo.

La Vergine Santissima, che stasera ci ha riuniti nel legame spirituale del suo Rosario, vi protegga e diriga i vostri passi sulla via del bene.

Con la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1980-09-06 Data estesa: Sabato 6 Settembre 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Domenica prossima il Papa a Siena nel VI centenario di Santa Caterina

1. "A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano, ma chi può rintracciare le cose del cielo? Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?" (Sg 9,16-17).

Queste parole della liturgia di oggi io desidero porre, in un certo senso, sulle labbra di santa Caterina da Siena; mi dovro infatti recare in pellegrinaggio alla sua città natale nella prossima domenica 14 settembre, in occasione del VI centenario della morte di questa grande Santa, Dottore della Chiesa e Patrona d'Italia.


2. Dopo sei secoli, continua a parlarci la testimonianza della vita di questa insolita serva di Dio, che l'Eterna Sapienza scelse e sposo in modo così mirabile, dandole a conoscere tanto largamente i suoi progetti nel corso di appena 33 anni di vita terrestre.

Desidero rispondere ad un bisogno del mio cuore, nel recarmi a Siena per venerare questa Vergine, che la Sapienza Divina ha posto in così grande evidenza nella storia della Chiesa, affidando a lei, in tempi difficili e critici, una missione provvidenziale nei confronti della Chiesa e della propria Patria.




3. Come Vescovo di Roma e Successore di Pietro in questa Sede, ho un particolare debito verso questa Santa che, essendo Sposa di Cristo, e portando la Croce dietro il suo Sposo e Maestro, ha riversato sulla Chiesa, che è il Corpo di Cristo sulla terra, tutto l'amore che aveva per lui. Essa si è dimostrata nei confronti di questa Chiesa come quel costruttore giudizioso, di cui parla il Vangelo di oggi, o come quel re in procinto di partire in guerra contro un altro re.

L'amore della Croce ha suscitato in Caterina da Siena quella prudenza eroica, alla quale i Successori di san Pietro sono pure debitori per il fatto che continuano a costruire sullo stesso fondamento gettato qui a Roma dall'apostolo, e conducono la lotta spirituale loro affidata, fiduciosi in quella forza, che viene dal Signore, e non soltanto nel calcolo umano.


4. Infine sento un particolare bisogno di visitare il nido familiare di colei che, accanto a san Francesco d'Assisi, è la Patrona principale d'Italia. Desidero affidare a lei i problemi di questa mia nuova Patria. E' necessario che santa Caterina continui ad essere presente in mezzo a questi problemi con quella particolare testimonianza di santità dell'anima e del corpo, come pure di personale dignità, che fu propria di una donna in cui si trovarono riunite, in misura insolita, la sapienza e l'amore.


5. Noi confidiamo che la Santa senese ripeta anche agli italiani di oggi: "Cerco continuamente la salute vostra dell'anima e del corpo, non mirando a veruna fatica, offrendo a Dio dolci ed amorosi desideri con abbondanza di lagrime e di sospiri per riparare che i divini giudizi non vengano sopra di voi... Io vi amo più che non vi amate voi, ed amo lo stato pacifico e la conservazione vostra come voi" (Santa Caterina da Siena, Epist. 201).

In particolare, a chi anche oggi cede alle suggestioni tenebrose dell'odio e della violenza, Caterina ricorda: "Colui che sta nell'odio mortale volendo uccidere il suo nemico, egli s'ha dato prima per lo petto a sé; pero che la punta dell'odio gli è fitta per lo cuore, il quale ha morto a grazia... Io voglio che voi facciate pace con Dio, e coi nemici vostri, perché altrimenti non la potreste fare con la prima dolce Verità, se prima non la faceste col prossimo vostro" (cfr. Eiusdem, Epist. 195).

Sono parole su cui mette conto di meditare e di pregare.


6. Voglio ricordare oggi, con molto affetto, il mio confratello nell'Episcopato, l'amministratore apostolico di Canton, nella Cina Continentale, S.E. Monsignor Domenico Tang della Compagnia di Gesù. Domani, 8 settembre, festa della natività della Beatissima Vergine Maria, egli ricorderà il cinquantesimo anniversario di vita religiosa.

La recente notizia della liberazione del benemerito Presule dopo ventidue anni di carcere, subiti - come egli stesso ha avuto modo di dichiarare - per l'obbedienza al Papa, hanno riempito il mio cuore di profonda gioia, commozione, riconoscenza e dovuta stima. Con la stessa commozione e stima profonda penso a tutti i fratelli e sorelle che, come cattolici danno testimonianza di fede, di preghiera e di pratica religiosa, e mostrano il loro indefettibile attaccamento alla Sede Apostolica e al Successore dell'apostolo Pietro, servo dei servi di Dio e segno dell'unità visibile della Chiesa, secondo la volontà di Cristo.

Il Signore, che ha mandato i suoi apostoli in tutto il mondo ed ha raccomandato loro di ammaestrare tutte le nazioni, è certamente vicino, in modo particolare, a questi figli e figlie della Chiesa in Cina, i quali mantenendo la fedeltà cattolica al Vangelo, nello stesso tempo manifestano amore verso la loro Patria e lavorano, con maggiore buona volontà, per il suo bene. La Chiesa, infatti, sempre è stata sollecita che i suoi confessori contribuiscano al bene di ogni patria terrena. Ne troviamo le prove nella storia di tanti popoli del mondo.

E come figlio della mia Nazione, so in quale misura devo il mio amore verso la Patria all'insegnamento di Cristo ed alla missione della Chiesa nella storia della mia Nazione.

E perciò, nel formulare cordiali auguri per il cinquantesimo di vita religiosa di Monsignor Tang, continuero a raccomandare nella preghiera tutti i figli e figlie della Chiesa della sua Patria, invocando da Dio un avvenire di prosperità e di progresso per l'intero popolo cinese.

Data: 1980-09-07 Data estesa: Domenica 7 Settembre 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)