GPII 1980 Insegnamenti - Palazzo pontificio - Castel Gandolfo (Roma)

Palazzo pontificio - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Messa per il clero diocesano di Albano

Sono grato per questa vostra visita. Si pensava di potervi incontrare nella vostra Cattedrale o nel vostro Seminario, ma per motivi organizzativi si è deciso di farvi venire qui a Castel Gandolfo. Spero che ci sia un'altra occasione perché io possa venire nella vostra cattedrale così come mi sono recato a visitare la cattedrale di Velletri, quella di Frascati per incontrarmi con la Chiesa tuscolana.

Il nostro amatissimo Vescovo, Monsignor Gaetano Bonicelli, accennava a quella roccia della quale parla Gesù, ci deve far pensare a quella roccia che è la Chiesa nella sua realtà particolare. Una roccia che consiste nella partecipazione ai compiti di Cristo: profetico, sacerdotale, regale. Da qui cresce la Chiesa, cresce il popolo di Dio, cresce il Regno di Dio. Questa roccia invisibile che è Cristo perché è lui che ci fa partecipare alla sua missione. Ecco la Chiesa di Albano è una realtà concreta, una "partecipante" alla missione di Cristo, con tutto il popolo di Dio, con tutta la sua realtà umana e cristiana e soprattutto con il suo clero. I sacerdoti rimangono sempre l'espressione più matura della missione della Chiesa, dello spirito che li spinge ad entrare in questa missione.

E i sacerdoti sono anche collegati con gli apostoli, con i loro successori per dare a questa missione una compattezza, un'unità visibile, un'unità gerarchica, ma soprattutto un'unità apostolica, un'unità "viva e vivificante". L'augurio che voglio formularvi è quello che voi possiate essere così. Un augurio che rivolgo al presbiterio della Diocesi di Albano, al suo Seminario, cioè al futuro del presbiterio di questa Diocesi.

Data: 1980-09-13 Data estesa: Sabato 13 Settembre 1980.


L'inaugurazione della Parrocchia di Santa Caterina, Dottore della Chiesa - Siena

Titolo: Siate sempre all'altezza della tradizione religiosa senese

Carissimi fratelli e sorelle! 1. Sono veramente contento di trovarmi qui a Siena, città di Santa Caterina, e di rivolgere a voi per primi il mio gioioso e paterno saluto. So che questo Tempio di Acquacalda, nel quale ci troviamo, è il primo dedicato alla grande Santa dopo la sua proclamazione a Dottore della Chiesa. Quindi, il mio incontro con la nobile città di Siena non poteva avere inizi migliori. Vi porgo il mio primo saluto! E poiché so che in mezzo a voi è presente anche un certo numero di ammalati, ad essi desidero subito indirizzare la mia parola.


2. Cari sofferenti, mi è gradito assicurarvi la mia viva solidarietà e comunione nel Signore. Voi certamente sapete dai Vangeli quanta preferenza, quanto amore e quante premure molto concrete abbia avuto Gesù per coloro che incontrava nelle vostre condizioni. Egli semplicemente "passo beneficando e risanando" (Ac 10,38) quanti erano nelle più varie situazioni di tribolazione. Soprattutto, poi, egli stesso fu uomo dei dolori" (Is 53,3) e destino la sua passione e morte come riscatto dei nostri peccati. E' di speciale conforto, perciò, il ricordare che abbiamo un Sommo Sacerdote che sa "compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi" (He 4,15). Ed è in questa luce che tutti noi cristiani dobbiamo vedere le nostre sofferenze, al punto da essere in grado di ripetere, con san Paolo, che portiamo "sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo" (2Co 4,10). Ebbene, vorrei esortarvi a queste grandi e fondamentali componenti della nostra identità, che è quella di Battezzati prima ancora di essere quella di sofferenti; per tutti, infatti, valgano le parole dello stesso apostolo: "Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione" (2Co 1,5). Al tempo stesso, accogliete i migliori auguri per una totale vostra guarigione, secondo la volontà di Dio.


3. Il mio saluto festoso va poi a tutti i fedeli presenti delle Parrocchie cittadine e della Diocesi di Siena. Vedo in voi i primi rappresentanti della Comunità diocesana, che qui mi dà il suo cordiale benvenuto, e tutti ringrazio vivamente per la vostra calorosa accoglienza. Guardando al nobile passato di vita e santità cristiana, che tanto luminosamente ha contrassegnato Siena specialmente con le figure elette di Caterina e di Bernardino, mi viene spontaneo, innanzitutto, lodare il Signore per le meraviglie della sua grazia, che liberamente sceglie e misteriosamente opera in chi è pronto a vibrare all'unisono con essa. Ma, in secondo luogo, mi è altrettanto naturale e doveroso invitare ed esortare voi tutti ad essere sempre all'altezza di queste autentiche glorie della testimonianza evangelica. La Chiesa d'oggi, anzi il mondo d'oggi, ne hanno ancora e sempre bisogno. Per non affondare nel relativo e nel caduco, nell'odio e nell'autodistruzione, la società odierna ha più che mai bisogno di solide fondamenta, di energici testimoni, di lampade sul candelabro. E perciò dobbiamo essere noi battezzati, ciascuno di noi. Voi sapete che il titolo di "santi", che ora riserviamo solo a pochi, nella primissima generazione cristiana, come ci attesta San Paolo, designava tutti i credenti in Cristo Gesù, non tanto per contrapporli quanto per distinguerli dal mondo circostante. Ebbene, secondo quanto scrive l'apostolo ai Filippesi, sia nostro impegno "splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita" (Ph 2,15ss). Certo non mancano le occasioni e gli ambienti a questo scopo: dalla famiglia alla società civile, dalla scuola al lavoro.

E poiché questo compito ci è impossibile senza la corroborante grazia divina, preghiamo il Signore perché ci dia la forza della fede della speranza e dell'amore, insieme ad un vivo senso di appartenenza ecclesiale.

Di questi auspici è pegno la mia Benedizione Apostolica, che di gran cuore imparto a voi tutti, specie ai malati, ed a tutti i vostri cari.

Data: 1980-09-14 Data estesa: Domenica 14 Settembre 1980.


Alle autorità civili e al popolo - Siena

Titolo: Costruite una società degna del vostro passato

Signor Ministro, Signor Sindaco, Carissimi fratelli di Siena e della Toscana, E' con la più viva emozione che da questa mirabile Piazza del Campo, nota al mondo intero come il cuore di Siena, rivolgo il mio saluto fervidissimo e sincero a voi, abitanti tutti di questa prestigiosa ed illustre città, attraversata nei secoli da un profondo afflato di fede religiosa, da frementi vibrazioni di libertà, da una singolare passione per l'arte e per ogni affermazione degna del nome di civiltà.

Accanto al Palazzo Pubblico, massima espressione di quell'eleganza architettonica giustamente tutta senese, e contrassegnato con evidenza dal monogramma bernardiniano; all'ombra della Torre del Mangia, scolta e simbolo dell'autonomia civica; vicino alla Cappella della Vergine Santissima, pubblico e perdurante attestato di consegna delle sorti del libero Comune al Patrocinio della Madre di Dio, esprimo a voi Senesi la profonda gioia di questo incontro ed affido al Cielo, soprattutto mediante la Liturgia Eucaristica che inizierà tra brevi momenti, i miei voti e le mie speranze per il felice avvenire di questa vostra amata città, per la prosperità e la pace delle vostre famiglie, per la letizia interiore dei vostri cuori.

E' stata sufficiente la suggestiva veduta aerea delle vostre dimore, cariche del rispetto e della dignità dei secoli; è bastata la visione evocativa delle vostre mura che accolgono, quale prezioso scrigno, inestimabili bellezze, a ragione di quanto l'uomo, nella cerchia di esse, ha saputo esprimere di puro, di santo e di bello; è bastato il breve tragitto dalla storica Porta Camollia fino a questa Piazza, attraverso strade che ad ogni angolo riserbano scorci di universale armonia e di suadente, intramontabile eleganza, perché avvinto da tale arcana atmosfera, entrassi in profonda sintonia col vostro passato, e mi mettessi all'unisono con i vostri problemi di oggi, e le prospettive di domani, in una parola perché vibrassi con voi e sentissi di amarvi profondamente, annoverandomi anch'io - se me lo consentite - tra i cittadini di Siena.

Desidero manifestare, anzitutto, il mio sincero ringraziamento a Lei, Signor Sindaco, per le cortesi e nobili parole di benvenuto che ha voluto porgermi, interpretando con calore e perspicacia i sentimenti dell'intera cittadinanza. A Lei, ai suoi Colleghi e Collaboratori del Consiglio Comunale, come pure alle Autorità civili e militari qui presenti, esprimo la mia gratitudine per l'accoglienza che mi è stata riservata e per tutto il lavoro di alacre e faticosa preparazione, al fine di assicurare un esito felice a questa mia giornata senese.

Sincero apprezzamento esprimo, altresi, al Rappresentante del Governo, che ha voluto, ancora una volta, rendersi portavoce degno e qualificato dell'alto senso di ospitalità e di fede che caratterizza la diletta Nazione italiana.

Come ho già annunciato all'"Angelus" di domenica scorsa, sono venuto in pellegrinaggio a Siena per rendere omaggio di venerazione alla vostra insigne concittadina, Caterina, "che la Sapienza divina ha posto in così grande evidenza nella storia della Chiesa, affidando a Lei, in tempi difficili e critici, una missione provvidenziale nei confronti della Chiesa stessa e della propria Patria".

Come Vescovo di Roma e Successore di Pietro, avverto nel mio cuore- lo ripeto- un debito di riconoscenza nei confronti della Santa che si adopero con infaticabile dedizione e con amore soavissimo, fino all'estremo dissolvimento, per il bene e la santità della Chiesa e della Sede Apostolica. A Santa Caterina desidero affidare i problemi e le prospettive dell'Italia, che ancor oggi, come in passato, anela ad approdi di giustizia, di libertà e di pace. Anche al presente Caterina rivolge agli Italiani e ai suoi Senesi in particolare, le ardenti parole: "Io vi amo più che non vi amate voi, ed amo lo stato pacifico e la conservazione vostra come voi" (Santa Caterina da Siena, Epist. 201).

La Vergine senese, come altri santi prima e dopo di Lei, ebbe vivo sentimento dell'italianità, come particolare percezione di quella responsabilità affidata dalla Provvidenza ad un popolo, unito dalla fede, dalla lingua, dalle vicende tristi e liete, insieme vissute e sofferte fin dai giorni in cui l'Italia, caduto il grande impero, inizio il suo umile e faticoso cammino verso l'unità e l'indipendenza. Corrispondere a quella responsabilità significa, secondo Caterina, ravvivare primariamente il fuoco interiore della fede e della dedizione a Cristo ed al suo Vangelo; significa propagare a tutta la penisola tale ardore spirituale per la verità e la giustizia, consolidando unioni profonde e durature più forti di ogni discordia. Il benessere e la prosperità fioriranno, così di conseguenza, a conferma della parola di Cristo: "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33).

Qualcuno potrebbe stupire di questa Religiosa divenuta intermediaria di pace tra le città toscane, ambasciatrice di Firenze presso il Papa, tutta intenta a svolgere un'opera non immediatamente di carattere religioso. Ma la Santa fu spinta a tanto ed instancabile e gravoso impegno da una molla segreta, da una ragione profonda che illumina e chiarisce tutto il vigore di quelle imprese: il suo amore, cioè per Cristo e per l'uomo. Caterina anela con tutte le sue forze alla salvezza integrale dell'uomo suo fratello, che essa ama senza diaframmi e riserve in Cristo Signore, e che vuole soccorrere validamente non soltanto in vista della felicità eterna, ma anche nella quotidiana fatica dell'esperienza terrestre. Se alcuni Santi, come San Francesco, hanno avvertito ed amato Dio segnatamente nella creazione, Caterina ha percepito ed amato il Redentore nella vicenda personale dell'uomo, di ogni uomo, e nello sforzo con cui egli costruisce una convivenza terrena, consona con la propria dignità. La spiritualità di Caterina non indulge ad evasioni, ma è estremamente incarnata nella storia.

Giustamente si è detto che il "Cielo" di Caterina è fatto di uomini da salvare, di uomini riscattati dal Sangue inestimabile dell'Agnello.

"Se voi sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia, non tanto costi": queste parole di Caterina a Stefano di Corrado Maconi, che volevano essere un invito per i propri concittadini al rispetto ed al culto di quei valori morali e religiosi che sono alla base di ogni ordinata società civile, sono tuttora valide. Noi le cogliamo dalla sua bocca ardente del fuoco dell'Eterna Sapienza per farle nostre e per costruire, uniformandoci ad esse, un sicuro avvenire di pace e di benessere.

Cari Senesi, in armonia con le vostre tradizioni profondamente religiose, nello spirito di quella civiltà cristianamente ispirata, che vi distingue, con coscienza cristiana libera e forte, come quella che contrassegno Caterina, continuate il vostro cammino di uomini e di credenti per dar vita ad una "societas" degna del vostro passato. Affido questi voti alla Protezione di Colei che da secoli avete scelto come vostra Patrona e Regina ed a cui vi lega un patto di devozione e di fedeltà, che insieme con voi desidero rinnovare durante questa celebrazione eucaristica, ponendo ogni fiducia nell'amore e nel cuore di quella Madre.

Data: 1980-09-14 Data estesa: Domenica 14 Settembre 1980.


L'omelia in piazza del Campo - Siena

Titolo: Il Vangelo è messaggio di vita

1. Non dimentichiamo le grandi opere di Dio! Veniamo oggi a Siena per ricordare, dopo 600 anni, quella particolare opera di Dio, che qui ebbe il suo inizio: Caterina da Siena. Veniamo non solo per ricordarla in questa città, ma anche per benedire Dio in lei e per lei; per rendere grazie a Dio per l'opera che vuole compiere in lei e mediante lei nella storia della Chiesa e nella storia d'Italia. Dopo 6 secoli quest'opera è ancora viva, ed ha ancora la sua particolare eloquenza. Caterina da Siena vive in Dio quella Vita, il cui inizio fu innestato in lei mediante il Battesimo, ricevuto qui a Siena, subito dopo la nascita, avvenuta, secondo la tradizione, il 25 marzo dell'anno 134 7. E questa sua vita in Dio, nel tabernacolo della Santissima Trinità, riconferma in modo definitivo la verità delle parole pronunciate una volta da S. Ireneo, Padre della Chiesa, nel secolo II: a gloria di Dio è l'uomo vivente".


2. Contemporaneamente Santa Caterina, in cui la grazia del Battesimo maturo fino ai più alti vertici nel mistero della Comunione dei Santi, vive anche un'ulteriore vita nella memoria e venerazione della Chiesa. La testimonianza che ella diede a Cristo, Figlio del Padre, Verbo Eterno, Sposo delle anime immortali, non soltanto permane nella Chiesa, ma assume, direi, un significato sempre nuovo. Ne è prova il fatto che una delle due donne, onorate da Paolo VI con il titolo di Dottore della Chiesa - accanto a Santa Teresa d'Avila - è proprio lei: Caterina da Siena.

E' difficile non meravigliarsi di ciò. Ella fu infatti una semplice ragazza; non ricevette alcuna particolare istruzione (imparo a scrivere quando era già avanti negli anni), e passo per la vita rapidamente, come se avesse fretta di giungere all'eterno tabernacolo della Santissima Trinità. Tutto ciò che ella fu, tutto quello che opero nel corso della sua vita di appena 33 anni, fu opera mirabile li Dio stesso. Fu opera dello Spirito Santo, al quale la vergine senese fu sottomessa ed obbediente a somiglianza di quella Donna eccelsa, che resta per noi modello irraggiungibile: la Madre del Salvatore.

Favorita di visioni celesti fin dalla prima infanzia, Caterina coltivo, infatti, costantemente un'unione profonda con lo Sposo divino, pur in mezzo alle occupazioni assillanti della sua vita movimentata. Lo poté grazie alla "cella interiore", che era riuscita a costruire nel suo intimo. "Fatevi una cella nella mente, dalla quale non possiate mai uscire", consiglierà più tardi ai suoi discepoli, sulla base della personale esperienza. In essa, infatti, "noi troviamo il cibo angelico dell'affocato desiderio di Dio inverso di noi".

E' in tale contemplazione appassionata dei misteri di Cristo, congiunta con la coscienza della propria nullità ("Tu sei quello che non è; io, invece, Colui che sono"), che deve ricercarsi il segreto di un'azione, della cui ampiezza ed incisività restiamo ancor oggi stupiti. E' un segreto che svela lei stessa nelle raccomandazioni, che non si stanca di rivolgere ai figli spirituali: "Ponete, ponete la bocca al costato del Figliuolo di Dio; pero che è una bocca che gitta fuoco di carità, e versa sangue per lavare le vostre iniquitadi. Dico che l'anima che vi riposa e ragguarda coll'occhio dell'intelletto il cuore consumato e aperto per amore, ella riceve in sé tante conformità con lui, vedendosi tanto amare, che non può fare che non ami". Bisogna risalire a tale interiore comunione di vita con Cristo, suggellata dal dono mistico delle stigmate, per comprendere l'ascendente che questa fragile ed inerme fanciulla poté esercitare su ogni genere di persone, su nobili e plebei, su uomini di Chiesa come su avventurieri lontani da Dio e capaci di ogni violenza.


3. Bisogna rifarsi a tale fuoco d'amore, per avere, altresi, la spiegazione del fascino che la Santa senese continua ad esercitare anche su di noi, uomini del XX secolo. Caterina vive ancora, infatti, quasi un'ulteriore vita, qui sulla terra, nella memoria e nella venerazione della Chiesa. Essa vive, in particolare, nella memoria e nella venerazione della sua Patria, l'Italia, che vede in lei, accanto a san Francesco d'Assisi, la sua principale Patrona. E ben a ragione. Caterina infatti amo l'Italia e spese senza risparmio le proprie energie per far fronte ai tanti mali che la travagliavano: fu infermiera presso il capezzale degli appestati; fu dispensatrice di aiuti per gli indigenti; fu suscitatrice di iniziative di carità per i bisognosi di ogni genere; soprattutto fu ambasciatrice di pace fra i singoli, le famiglie, gli Stati.

E' questo un lato caratteristico della missione della Santa: ella seppe far risuonare efficacemente la parola della pace là dove infieriva la febbre della discordia. E discordie non mancavano davvero nella società sconvolta di quei tempi. Odii e risse costituivano il pane quotidiano dei superbi gruppi gentilizi, trasformati in consorterie d'armi e di eccidi. Sospetti, tensioni, guerre scoppiavano di frequente tra i vari Stati, nei quali era allora divisa la penisola. Urgeva l'opera mediatrice di una persona che fosse sicuramente al di sopra delle parti e tuttavia sufficientemente vicina al cuore di ciascuno da potervi far breccia, suscitandovi l'ascolto ed il consenso. Caterina si assunse tale compito. Forte solo del nome di Cristo, sorretta da un amore ardente per i fratelli, la fragile fanciulla affronto le opposte fazioni: con sulle labbra l'invocazione: "Pace, pace, pace" si interpose tra i Governi delle varie città, intervenne presso i singoli cittadini, richiamo tutti al senso delle loro responsabilità di uomini e di cristiani.

Con accorati accenti, e soprattutto con la forza irresistibile della grazia, impetrata mediante l'offerta di sé a Dio nella preghiera e nelle lacrime, Caterina ottenne conversioni e riconciliazioni, che hanno del miracoloso.


4. L'aspetto, tuttavia, che nell'azione di Caterina ha maggiore rilievo e che pare decidere del suo particolare posto nella memoria e nella venerazione di tutta l'Italia, è quello strettamente collegato col ruolo da lei svolto presso i Papi, un ruolo che Roma e la Sede di Pietro non possono dimenticare. Fu proprio per l'opera di Santa Caterina che i Successori di Pietro tornarono da Avignone alla Sede, loro destinata dalla Provvidenza stessa all'inizio della storia della Chiesa, a Roma appunto, dove gli apostoli Pietro e Paolo avevano gettato i fondamenti della fede non solo con le parole della predicazione, ma anche con la testimonianza della morte subita per amore di Cristo.

I Papi si erano trasferiti ad Avignone, in Francia, nei primi anni del secolo e numerosi ostacoli si frapponevano ormai ad un loro ritorno. Caterina non si arrese. Col coraggio che le veniva dalla fede, parlo, scrisse, insisté, prego ed alla fine ottenne: il 17 gennaio del 1377 Papa Gregorio XI rientrava a Roma, accolto dal tripudio festante dell'intera popolazione. Un capitolo non lieto della storia del Papato giungeva così alla sua conclusione.

Per questo motivo, fin dai primi giorni del mio servizio sulla Sede di Pietro, dopo la visita alla basilica di "Santa Maria sopra Minerva", ho desiderato tanto di venire a Siena (così come di andare ad Assisi), per "legare sulla terra ciò che è legato nei cieli" con il segno di questa visita. Ed oggi che mi è dato di adempiere tale desiderio, pronuncio, elevando il mio spirito, le parole della liturgia: "Non dimentichiamo le grandi opere di Dio". S. Caterina da Siena è una grande opera di Dio.


5. Questa visita e l'intera solennità cadono nel giorno in cui la Chiesa festeggia l'Esaltazione della Santa Croce.

Ascoltiamo quindi nel Vangelo le parole, da Cristo rivolte a Nicodemo nel corso di quel colloquio notturno, in cui il Figlio dell'Uomo rivela a quello Scriba ed insieme cittadino ragguardevole, la verità centrale dell'Economia divina nella storia dell'uomo: "E come Mosè innalzo il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Jn 3,14-16).

Ed ascoltiamo anche nella seconda lettura le parole di Paolo su Cristo Gesù che "umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8), e proprio per questo "Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,9-11).

E pensiamo, riflettendo e in certo qual modo assimilando con tutta l'anima queste parole (così ovvie per la certezza della fede e al tempo stesso così inscrutabili per la grandezza del Mistero)... pensiamo in che modo particolare fu "esaltata" la croce di Cristo nel cuore della vostra concittadina, Santa Caterina. E riflettiamo come essa stessa fu esaltata nella croce.

Perché anche se la croce è stata il segno dell'ignominia dell'uomo, è al tempo stesso vero che in questa croce il più "esaltato" è stato l'uomo. Ogni uomo.

L'uomo di tutti i tempi. Ho voluto testimoniarlo subito all'inizio del mio servizio sulla Sede romana mediante l'enciclica "Redemptor Hominis". Oggi mi rallegro che il giorno in cui mi è dato di onorare in modo particolare Santa Caterina da Siena, insieme con tutta la Chiesa e specialmente con tutta l'Italia, coincida proprio con la festa dell'Esaltazione della Croce.

Caterina ebbe l'intuizione chiarissima del ruolo affidato alla croce nella liberazione ed "esaltazione" dell'uomo: "L'Agnello immacolato - ella scrive - per render la libertà all'uomo, e farlo libero, di sé medesimo alla obbrobriosa morte della santissima croce. Vedete amore ineffabile! che con la morte ci ha data la vita; sostenendo obbrobri e vituperi, ci ha renduto l'onore; con le mani chiavellate e confitte in croce, ci ha sciolti dal legame del peccato" (Santa Caterina da Siena, Epist. 28). "O dolcissimo amore Gesù - prega ella ancora - tu hai giocato con la morte in sulla croce alle braccia" (Santa Caterina da Siena, Epist. 97), "hai pacificato con la morte tua l'uomo con Dio: ché i chiodi ci sono fatti chiave che ha disserrata vita eterna" (Santa Caterina da Siena, Epist. 184).


6. Gesù Cristo continua a parlare a Nicodemo: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Il Vangelo è messaggio di vita. Il Cristianesimo porta profondamente in tutto il suo contenuto il senso del valore della vita e del rispetto per la vita.

L'amore di Dio come Creatore si manifesta in questo, che Egli è Datore di vita.

L'amore di Dio come Creatore e Padre si manifesta in questo che l'uomo, creato a sua immagine e somiglianza come maschio e femmina, è reso da Lui fin dall'inizio suo collaboratore, collaboratore del Creatore nell'opera di dare la vita. A tale compito è connessa una particolare dignità dell'uomo: la dignità generativa, la dignità del padre e della madre, dignità fondamentale e insostituibile in tutto l'ordine della vita umana: individuale e sociale insieme.

Il problema dell'affermazione della vita umana dal primo istante del suo concepimento e, in caso di necessità anche il problema della difesa di questa vita, è unito in modo strettissimo con l'ordine più profondo dell'esistenza dell'uomo, come essere individuale e come essere sociale, per il quale l'ambiente primo e fondamentale non può essere che quello di un'autentica famiglia umana.

E' necessaria perciò l'esplicita affermazione della vita umana sin dal primo istante del suo concepimento sotto il cuore della madre, è necessaria anche la difesa di questa vita quando essa è in qualsiasi modo minacciata (minacciata anche socialmente!), è necessaria e indispensabile, perché in fin dei conti si tratta qui della fedeltà all'umanità stessa, della fedeltà alla dignità dell'uomo.

Si deve accettare questa dignità fin dall'inizio. Se la si distrugge nel seno della donna, nel seno della madre, sarà difficile difenderla, poi, in tanti campi ed ambiti della vita e della convivenza umana. Come è possibile, infatti, parlare di diritti umani, quando si viola questo diritto primigenio? Molti dissertano, oggi, sulla dignità dell'uomo, ma non esitano, poi, a calpestare l'essere umano, quando questi si affaccia, debole ed indifeso, sulla soglia della vita. Non v'è una contraddizione patente in tutto ciò? Non dobbiamo stancarci di riaffermarlo: il diritto alla vita è il diritto fondamentale dell'essere umano, un diritto della persona, che obbliga fin dall'inizio.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui abbia la vita! ...

E Dio ha tanto amato la maternità umana, la maternità di una Donna - della Vergine di Nazareth, mediante la quale ha potuto dare al mondo il suo Figlio Unigenito -, che in questa luce ogni maternità umana acquista una straordinaria dimensione. E' sacra.

Sacra è la vita. E sacra è la maternità di ogni madre.

Di qui il problema dell'affermazione della vita. Il problema della difesa della vita già nel seno della madre è, per tutti coloro che confessano Cristo, un problema di fede e un problema di coscienza.

E problema di coscienza è anche per gli altri, per tutti gli uomini senza eccezione: lo è in forza della loro stessa umanità.

Qui, di fronte a Santa Caterina da Siena, Patrona d'Italia, presento a Dio insieme con voi, una fervente supplica affinchè queste forze di fede e queste forze di coscienza si ritrovino e si esprimano in mezzo a questa Nazione, che sempre si è distinta per il suo grande amore alla famiglia ed al bambino. Chiedo a Dio che questa Nazione non dissipi la sua eredità fondamentale: eredità di vita ed eredità di amore responsabile, che servendo la vita esprime se stesso di fronte a Dio ed agli uomini. Non dissipi l'Italia questa eredità, ma anzi la esalti in un'effettiva promozione dell'essere umano a tutti i livelli, e la traduca in una positiva e piena tutela, anche giuridica, dei suoi diritti inalienabili, primo dei quali è e resta il diritto alla vita. "Non dimentichiamo le grandi opere di Dio"! 7. Le opere del Dio vivo sono più grandi dell'uomo e del mondo. Più grande dell'uomo e del mondo è quell'amore con il quale Dio ha amato il mondo, dandogli il suo Figlio: "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Caterina da Siena è diventata per la generazione di allora e per quelle future un testimone insuperabile di quell'amore, perché era in modo straordinario immersa a Dio e nei suoi "grandi problemi" (magnalia)! Non mancano anche nella nostra generazione gli uomini, non mancano i giovani, che cercano con ardore Dio, ed essendo in relazione con Lui, scoprono la profonda bellezza del mondo e il senso trascendente della propria umanità. Perché il mondo per se stesso non allontana l'uomo da Dio, ma lo conduce a Lui. Non nelle creature, ma nel cuore umano, si devono cercare le cause dell'allontanamento da Dio, dell'indifferenza spirituale e di quell'esser così assorbiti dal mondo, come se esso costituisse l'unica dimensione dell'essere umano.

Trovandoci qui di fronte a Santa Caterina, la fanciulla straordinaria che ebbe in questa città i natali e si distinse per il compito particolare affidatole dalla Provvidenza verso la Chiesa e verso l'Italia, dobbiamo chiedere il rinnovamento dello spirito, la capacità cioè di volgerci verso Dio e di "immergerci" in Lui, come esige la nostra contemporanea conoscenza del mondo e dell'uomo nel mondo.

Poiché di questo si tratta: che l'uomo "non perisca", completamente assorbito dal mondo, ma "abbia la vita eterna".

Questa Vita non viene dal mondo ma da Dio: di ciò rende testimonianza in modo inconfutabile Santa Caterina da Siena.

La gloria di Dio è l'uomo vivente, il quale vive la pienezza di Vita, che viene da Dio! Amen. Data: 1980-09-14 Data estesa: Domenica 14 Settembre 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Caterina è maestra di vera pietà mariana

1. L'ora dell'"Angelus" ci chiama, fratelli e figli carissimi, a meditare ancora una volta il mistero dell'Incarnazione del Verbo. Nel contesto della presente celebrazione, io ritengo che per far questo non ci siano parole più adatte di quelle con cui ne trattava e scriveva Santa Caterina.

Nata per felice coincidenza il giorno della festa dell'Annunciazione, ella sente in maniera del tutto particolare la grandezza di questo sublime mistero: "E' utile e anzi necessario che io e voi sappiamo che il Signore Gesù Cristo, vero Figlio di Dio, ha assunto la nostra natura umana ed ha patito ed è morto per la nostra liberazione. Sapere questo è necessario alla mia salvezza, cosicché, credendo e meditando questa verità, si accenda il mio cuore ad amare colui che talmente mi ha amato" (Santa Caterina da Siena, Processo Castellano, 336-337).


2. Ecco, la fede in questa verità infiamma d'amore il suo cuore, facendo si che all'esaltazione del "consiglio" di Dio e dell'opera redentrice del suo Figlio, ella unisca una lode singolare per la "gloriosa sempre vergine Maria, la quale fu quel dolce campo, dove fu seminato il seme della Parola incarnata del Figlio di Dio. E veramente, in questo benedetto e dolce campo di Maria, il Verbo... fece come il seme che si getta nella terra e che, per il calore del sole, germina e manda fuori il fiore e il frutto... così appunto fece Dio, per il calore e il fuoco che la sua divina carità ebbe verso l'umano genere, gettando il seme della Parola sua nel campo di Maria. O beata e dolce Maria, tu ci hai donato il fiore del dolce Gesù. E quando produsse il frutto questo dolce fiore? Quando fu innestato sul legno della santissima croce" (Santa Caterina da Siena, epist. 342).


3. Tra gli altri titoli che la raccomandano alla nostra ammirazione, Caterina ha anche quello di esserci maestra di vera pietà mariana: nel cantare la nostra Madre celeste, ella trova accenti di alta poesia ed inquadra- com'è giusto- il mistero di Maria nel mistero stesso del Cristo, suo Figlio. Un anno prima della morte, nel giorno del suo 32° compleanno, detta una meravigliosa preghiera, che mi piace proporvi, sia pure in minima parte, per sostenere la nostra preghiera: "O Maria, Maria, tempio della Trinità; Maria portatrice del fuoco; ...Maria, terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella pianta novella, dalla quale abbiamo ricevuto il fiore odorifero del Verbo unigenito Figliolo di Dio, perché... in te fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e sei la pianta. O Maria, carro di fuoco, tu portasti il fuoco, nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità...O Maria, io vedo che questo Verbo, dato a te, è in te; e nondimeno non è separato dal Padre... In tutto questo si dimostra la dignità dell'uomo, per il quale Dio ha operato tante e così grandi cose...

In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e la libertà dell'uomo, perché... dopo che l'Angelo fu mandato a te per annunciarti il mistero del consiglio divino, non discese nel ventre tuo il Figliolo di Dio prima che tu acconsentissi con la tua volontà. Egli aspettava alla porta della tua volontà che tu gli aprissi, perché voleva venire in te; e giammai vi sarebbe entrato, se tu non gli avessi aperto... Bussava, o Maria, alla tua porta la deità eterna; ma, se tu non avessi aperto, Dio non si sarebbe incarnato in te...

A te ricorro, Maria, a te offro la mia supplica per la dolce sposa di Cristo e per il suo vicario in terra, affinché gli sia dato lume per reggere con discernimento e prudenza la Santa Chiesa.

O Maria, oggi la terra ha germinato per noi il Salvatore" (Santa Caterina da Siena, Orat. XI).


4. La terra, e il campo dunque, la pianta e il seme, il fiore e il frutto; e poi il tempio, il fuoco e la porta; ed infine l'invocazione per la Chiesa e per il Papa. Fratelli di Toscana che mi ascoltate, non vi sembra che nelle parole così semplici e suggestive della grande Conterranea, tratte dal vocabolario più fresco della vostra lingua, risuoni alta ed autentica la tradizione religiosa dell'intera Regione? Per questo, ora io prego e tutti voi io invito a pregare, facendo eco alle fervide espressioni che Caterina rivolgeva a Maria, la "Vergine Madre", la "Vergine bella", come mirabilmente cantarono Dante (cfr. La Divina Commedia, "Paradiso", XXXIII) e Petrarca (Il Canzoniere, 366).

Data: 1980-09-14 Data estesa: Domenica 14 Settembre 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Palazzo pontificio - Castel Gandolfo (Roma)