GPII 1980 Insegnamenti - La dedicazione della basilica nazionale di Aparecida (Brasile)


L'incontro con i seminaristi - Aparecida (Brasile)

Titolo: Importanza del periodo che state vivendo

Miei cari seminaristi, 1. Trovandomi con voi in occasione del mio pellegrinaggio alla Aparecida, la memoria mi riporta spontaneamente al mio seminario e al tempo della mia formazione al sacerdozio. Non mi vergogno di dire che sento nostalgia per quegli anni di seminario. Rendo un commosso omaggio ai buoni sacerdoti che con tanto zelo, tra non poche difficoltà, mi prepararono a diventare sacerdote. Furono anni decisivi per il ministero che il Signore mi riservava per il futuro. Perché questo incontro, all'ombra del santuario di Nostra Signora Aparecida, in questa atmosfera di cordialità, di comunione e di viva speranza, mi commuove e mi dà gioia. Non occorrono molte parole per dirvi il mio grande affetto e il mio sincero desiderio di incoraggiare le vostre sante aspirazioni, le vostre certezze e i vostri propositi. Voi occupate un un posto molto speciale nel cuore del Papa come nel cuore della Chiesa. In voi intendo salutare gli aspiranti al sacerdozio di tutto il Brasile.


2. Vedendovi oggi intorno a me, come già vidi tanti seminaristi nel Messico, in Irlanda e negli Stati Uniti, il mio pensiero illuminato dalla fede, si rivolge, direi quasi insensibilmente, alla realtà visibile e insieme misteriosa della Chiesa di Dio. Gesù Cristo, pastore eterno, che ha recato al mondo il Vangelo della riconciliazione tra Dio e gli uomini, ha costituito il popolo della nuova alleanza. Perché a questo popolo non mancassero guide e pastori, invio gli apostoli, come egli stesso era stato inviato dal Padre. Per mezzo degli apostoli, Gesù Cristo, "capo del corpo, cioè della Chiesa" (Col 1,18), ha reso partecipi della sua consacrazione e della sua missione i loro successori, i Vescovi, i quali, a loro volta, hanno ripartito e affidato le funzioni del proprio ministero in primo luogo ai presbiteri. Questi, uniti ai Vescovi nella dignità sacerdotale, sono consacrati col sacramento dell'ordine per annunciare il Vangelo, guidare il Popolo di Dio, celebrare la liturgia, come veri sacerdoti del Nuovo Testamento (cfr. LG 18 LG 28).

Mentre ci inchiniamo riverenti di fronte a questo disegno della volontà di Dio, che ha costituito in tal modo la sua Chiesa, opera delle sue mani e non invenzione di uomini, comprendiamo sempre meglio che in essa, come non possono esistere pastori senza popolo, così non può esistere popolo senza pastori.

Certamente la continuità della missione apostolica è stata garantita da colui che ha fondato la Chiesa: "Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19ss). Per tradurre questo mandato perenne in realtà, Gesù Cristo stesso continua a chiamare i suoi collaboratori nell'intimo delle loro coscienze, mentre i pastori della Chiesa riconoscono la legittimità di tale vocazione interna, con la vocazione pubblica agli ordini sacri.


3. Tuttavia, la chiamata divina - come quella rivolta a Maria dall'arcangelo dell'annunciazione - sosta rispettosa in attesa della risposta del libero e meditato consenso: "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). La chiamata personale, dunque, deve essere illuminata affinché la voce del Signore non passi inavvertita e disattesa; deve essere incoraggiata e protetta, affinché la libera risposta non sia impedita dalle esitazioni interiori o soffocata dalle difficoltà del mondo. così, in questa realtà ed in questo mistero della divina elezione, si inserisce la responsabilità della vostra cooperazione, ed insieme l'opera discreta di quanti hanno il compito di assistervi ed aiutarvi nel vostro lavoro di formazione.


4. L'invito a voi indirizzato, miei cari seminaristi, è veramente sublime, essendo diretto al più essenziale servizio del Popolo di Dio. Il sacerdote, infatti, rende presente sacramentalmente Cristo, salvatore di tutto l'uomo, tra i fratelli. "Egli - come afferma il documento del Sinodo dei Vescovi sul sacerdozio ministeriale - è garante tanto della prima proclamazione del Vangelo, che raduna la Chiesa, quanto dell'instancabile rinnovamento della Chiesa già radunata" (Synodi Episcoporum "De Sacerdotio Ministeriali"). Se venisse a mancare la presenza e l'azione di quel ministero che si riceve mediante l'imposizione delle mani, la Chiesa sarebbe privata della piena certezza della propria fedeltà e della propria continuità visibile. Annunciando il Vangelo, guidando la comunità, rimettendo i peccati e soprattutto celebrando l'eucaristia, il sacerdote rende presente Cristo-capo nel vivo esercizio della sua opera di redenzione. Egli agisce "in persona Christi", egli fa le veci di Cristo, che infonde e rinnova esistenzialmente nelle anime la vita dello Spirito.


5. A questa missione e funzione vi preparate nel seminario. Perciò vi esorto a considerare tutta l'importanza del periodo che state vivendo. E' importante per la formazione dottrinale, perché siate veri maestri della verità ed educatori del Popolo di Dio nella fede. E' importante soprattutto per la formazione umana e spirituale. L'"uomo di Dio" che voi dovete essere (cfr. 1Tm 6,11) o è formato in questo periodo seminaristico o non lo sarà mai più. E' nel seminario che si imparano a vivere le virtù tipiche del sacerdote. Non sia per voi, questo, un tempo vano, ma fruttuoso.

Di fronte alla grandezza della vocazione sacerdotale, vocazione insostituibile che impegna in profondità chi la riceve, vi invito a prendere coscienza della predilezione che essa significa da parte di Gesù. Eleviamo al "Signore della messe" la nostra fiduciosa preghiera, perché in questo immenso Brasile molti giovani abbiano apertura di coscienza per percepire, disponibilità per accogliere, entusiasmo per seguire la chiamata amica che egli rivolge loro.


6. Negli ultimi sei anni furono aperti in Brasile quindici nuovi seminari maggiori del clero secolare e regolare - cinque seminari maggiori e quattro minori solo l'anno scorso -. Questo aumento del numero di vocazioni è un fenomeno confortante, frutto della grazia e della generosa corrispondenza dei chiamati. Ma la realtà è che c'è appena un sacerdote per ogni 20.000 abitanti, se si considerano solo i sacerdoti secolari; uno per 10.000, se si considerano anche i sacerdoti religiosi.

Certo è ancora troppo poco per le enormi e urgenti esigenze dei fedeli. Perciò è dovere di tutti pregare con fervore e perseveranza il Signore di tutti i doni.

Affido a Nostra Signora Aparecida ognuno di voi e tutti i giovani di questo caro Brasile chiamati al sacerdozio. Pregando la Madre della Chiesa che vi incoraggi e vi fortifichi nella testimonianza di una risposta gioiosa, coerente e generosa, vi do di tutto cuore la benedizione apostolica.

Data: 1980-07-04 Data estesa: Venerdi 4 Luglio 1980.


L'incontro con il cardinale Carlos Motta - Aparecida (Brasile)

Titolo: Feconda assistenza al servizio della Chiesa

Eminentissimo signor cardinale e amato fratello, 1. La mia visita a Aparecida non sarebbe completa se mancasse questo incontro, anche se breve. Vostra Eminenza è legata a questo sacro luogo non solo per i quasi venti anni di governo pastorale, ma anche per le grandiose opere che portano il segno della sua attività, e la più grande di esse è certamente la maestosa basilica che, tra la comune emozione, ho avuto la gioia di consacrare questa mattina. Con vostra Eminenza ringrazio la Provvidenza divina che le concede la gioia di coronare vicino a un santuario mariano la sua vita di sacerdote, come già era iniziata vicino a un altro santuario mariano, l'allora umile chiesa che, dall'alto della Serra da Piedade, serve di scrigno alla veneranda immagine della Madre dei Dolori, patrona dello stato natale di vostra Eminenza, il caro Minas Gerais. 2. Quasi alla vigilia del giorno 16 luglio, in cui, sotto lo sguardo di nostra Signora del Carmine, vostra Eminenza celebrerà i suoi novant'anni di feconda esistenza, io vorrei evocare la sua lunga vita di uomo della chiesa: rettore del seminario a Belo Horizonte, vescovo ausiliare di Diamantina, arcivescovo di San Luis del Maranhao, arcivescovo di Sao Paulo per due decenni, cardinale della santa chiesa, arcivescovo di Aparecida.

Voglio almeno unirmi a vostra Eminenza e alle migliaia di persone che hanno ricevuto il beneficio della sua azione di sacerdote e di vescovo in una fervorosa azione di ringraziamento. Sia portatrice del nostro "Te Deum" la vergine Aparecida, della cui devozione vostra Eminenza fu di ardente e sincero sprone.


3. Possa la presenza di questi giovani che si preparano al sacerdozio rinnovare costantemente nel suo spirito la gioia e il fervore del suo esemplare ministero sacerdotale. La ringrazio in nome di molti per l'esempio, che vostra Eminenza ha sempre dato, di fedeltà alla Sede apostolica, di pietà sacerdotale, di amore a Dio e alla chiesa.

Felicitazioni, signor cardinale. Sia pegno di serenità, speranza e conforto lungo il corso degli anni che Dio vorrà ancora concederle la Benedizione apostolica che di grande cuore voglio ora impartirle.

[Traduzione dal portoghese]

Data: 1980-07-04 Data estesa: Venerdi 4 Luglio 1980.


Il saluto al cardinale Scherer, all'arrivo a Porto Alegre

Titolo: Testimoni convincenti di Gesù Cristo

1. Ringrazio di cuore l'amato pastore di questa arcidiocesi, il carissimo cardinale Vincenzo Scherer, per le nobili parole che mi ha rivolto e nelle quali ritrovo le virtù che in lui già conosco: semplicità, sincerità, assoluta fedeltà al successore di Pietro.

Deduco da queste parole che eravate tutti in attesa di questo momento.

Posso dirvi che ho atteso anch'io, ansiosamente, questo giorno in cui, nel corso di questo mio pellegrinaggio attraverso il Brasile, sarei venuto ad incontrarvi a Porto Alegre. Sia benedetto il Signore per questa opportunità.

Accanto all'eminentissimo cardinale Scherer saluto i suoi vescovi ausiliari. Saluto i miei fratelli vescovi della provincia ecclesiastica del Rio Grande do Sul. Saluto i sacerdoti, diaconi, religiosi, qui presenti. Saluto i fedeli di ogni provenienza, età e condizione.

Un saluto particolare a coloro che sono venuti da più lontano - dal vicino stato di Santa Caterina, che non ho avuto la possibilità di visitare questa volta, dall'Argentina e dall'Uruguay - per vedere il Papa. So che non è la mia persona che conta: quello che conta è la missione che il Signore ha voluto affidarmi. Sono felice di sapere che, al di là del Papa, è al successore di Pietro e perciò allo stesso Pietro, è al Vicario di Cristo e perciò allo stesso Cristo, che sono indirizzati i vostri omaggi. Solo a lui la lode e la gloria per i secoli senza fine.


2. Vengo dunque come pastore della chiesa universale, per conoscere da vicino le pecore che il buon pastore, nei suoi disegni di amore, mi ha affidato. Vengo come successore di Pietro, per dar continuità alla sua missione di confermare i fratelli. Vengo come Vicario di Gesù Cristo, portando la sua benedizione e la sua pace.

So che la fede si trova profondamente radicata nella vostra terra, ed è vissuta con intensità nei vostri cuori. So che anche il segreto di questa grande vitalità nella fede, sta nelle famiglie formate cristianamente e nei missionari, sacerdoti di grande valore, che più di un secolo fa hanno evangelizzato in profondità questa regione.

Se vogliamo essere testimoni convincenti di Gesù Cristo, dobbiamo ricercare una autenticità sempre maggiore, dobbiamo rimanere fermi nella fede.

Ora, penso (ed ho cercato di spiegarlo nella mia esortazione apostolica Catechesi Tradendae) che nei nostri giorni la fede non ha possibilità di sopravvivenza e di irradiazione, senza un approfondimento della fede stessa. Cioè senza una catechesi adatta alle circostanze ma sempre conforme al sentire della chiesa. Perciò non voglio lasciar passare questa opportunità di esortare voi, pastori, vescovi e presbiteri, voi padri e madri di famiglia, voi professori a compiere uno sforzo coraggioso e perseverante di catechesi per bambini, giovani e adulti.


3. Una parola di amicizia al presbiterio qui rappresentato così ampiamente. Non ho bisogno di molte parole per dirvi che siete nel cuore del Papa: egli prega sempre per voi e per voi chiede al Signore la grazia della fedeltà al dono ricevuto un giorno, per fare di ciascuno di voi un "sacerdos in aeternum". Vivete il mistero dell'unità della chiesa, rimanendo uniti ai vostro vescovi "come le corde alla cetra", per riprendere l'espressivo paragone di sant'Ignazio di Antiochia. Questo e il segreto della fecondità apostolica del presbitero.

E che dire ai religiosi e alle religiose? Voi occupate un posto che è solo vostro, nel corpo di Cristo che è la chiesa. Siete l'espressione e dovete essere la concretizzazione della sua vocazione di santità. Che Dio benedica la vostra vita, facendola fruttificare nel suo amore, ciò che sicuramente sarà a beneficio dei vostri fratelli.

Qui nella vostra città mi incontrero con un gruppo di "chiamati" e con i loro formatori. Nella gradita attesa di questo incontro, mi basta per il momento dirvi che la chiesa deve sempre conservare nell'anima una profonda compassione: c'è una moltitudine "stanca e sfinita, come pecore senza pastore"; e una preghiera: "manda, Signore, operai nella tua messe" (cfr. Mt 9,36-38).

So che il vostro stato è ricco di vocazioni, e con voi, ringrazio il Signore. Mi auguro che sappiate sempre apprezzare questo dono, assumere queste vocazioni, aiutarle e maturare nell'amore di Dio e nella fedeltà incondizionata alla chiesa, per il bene di tutta la comunità.

Che Dio benedica le vostre famiglie, ricche di belle tradizioni, centri di irradiazione di valori cristiani e riserve di nutrite vocazioni.


4. Infine, saluto tutto il popolo di Porto Alegre e dello Stato del Rio Grande do Sul. Vivete qui l'armonia dell'incontro di tante razze, fuse in una autentica brasilianità. Voi siete una lezione viva al fatto che è possibile all'uomo vivere in fraternità con il suo simile.

Da questa arcidiocesi, nata con il titolo e sotto la protezione dell'apostolo Pietro, il successore dello stesso Pietro saluta tutti e per tutti invoca le benedizioni di Dio, ma soprattutto per gli anziani, gli infermi, coloro che soffrono nel corpo o nell'anima, per i bambini... Il Papa vi abbraccia tutti con affetto sincero. Il Papa prega per tutti, e tutti benedice.

Che la Vergine Maria, "Madre di Dio" - come l'invocate con amore nella vostra cattedrale -, vi aiuti e vi conduca al suo Figlio amato.

[Traduzione dal portoghese]

Data: 1980-07-04 Data estesa: Venerdi 4 Luglio 1980.


Incontro ecumenico - Porto Alegre (Brasile)

Titolo: Fedeli alla nostra comune responsabilità cristiana

Carissimi fratelli nel Signore.

"Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme" (Ps 133,1).

1. E' questo il sentimento che domina il mio spirito nel condividere con voi, rappresentanti di molte comunità evangeliche in Brasile, questo momento spirituale di preghiera e di incontro nel Signore. E' lui, infatti, che ci unisce con la sua grazia e che per mezzo del suo Santo Spirito dà, agli uni e agli altri, la forza di proclamare davanti al mondo e "apertamente Gesù Cristo come Dio e Signore e unico mediatore tra Dio e gli uomini, per la gloria di un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo" (UR 20).

Se molte cose ancora ci separano, sul piano della fede e dell'agire cristiano, questo, lungi dal lasciarci indifferenti, o peggio ancora, dal rinchiuderci su noi stessi, dovrà portarci - e di fatto già ci porta - a cercare più intensamente e più fedelmente l'unione piena, attraverso conversazioni e incontri, nel dialogo sincero e leale, con la testimonianza comune data in favore del Signore di tutti e, soprattutto, per mezzo della preghiera costante. La settimana dell'unità, che da alcuni anni è diventata abituale nelle nostre chiese, è tra l'altro un momento per condividere questa preghiera. Il Signore non ha detto invano: "Dovesono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).


2. Sappiamo che in molti cristiani del Brasile c'è pure questa coscienza degli elementi di unione già esistenti e questa volontà ardente di arrivare all'unione che ancora aspettiamo. E' grazie a questo che fu possibile stabilire qui, tra alcune Chiese e la conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile, il progetto per la creazione di un consiglio nazionale delle Chiese, con il fine di mantenere una cornice stabile per il dialogo e per la collaborazione, avendo sempre presente un lavoro incessante alla ricerca dell'unione tra i cristiani.

Mi congratulo per questa realizzazione, che può essere il preludio di altre iniziative nella stessa direzione. I cristiani possono così dare tutti insieme una rinnovata testimonianza della loro fede nel Signore, e della loro comune speranza, mentre si sforzano, pure insieme, secondo la vocazione specifica dei discepoli di Cristo, a far si che le esigenze di questa stessa fede, fonte di carità e di giustizia, si traducano nella vita concrcta, privata e pubblica, della vostra nazione.

Non posso perciò lasciare di ricordare qui ciò che si è fatto nell'ambito della collaborazione tra i cristiani, in favore dei diritti umani e del loro pieno rispetto. Nel dire questo mi riferisco non solo ad alcune importanti iniziative sul piano della presentazione e della ricerca dei fondamenti evangelici di tali diritti, ma anche al lavoro quotidiano, in luoghi e circostanze così diversi, per la difesa e la promozione di uomini e donne, specialmente dei più poveri e dimenticati, che la società attuale tende spesso ad abbandonare a se stessi e ad emarginare, come se non esistessero, o come se la loro esistenza non contasse. "Il cammino della Chicsa è, di fatto, l'uomo", come ho voluto spiegare nella mia prima enciclica "Redemptor Hominis" (Ioannis Pauli PP. II RH 14). In questo modo si mettono in pratica anche diversi orientamenti fondamentali del documcnto di Puebla, raccolti nel capitolo sul dialogo e in altri testi.


3. Non desidero concludere questo incontro senza ricordare che pochi giorni fa si è celebrato il 450° anniversario della pubblicazione della cosiddetta "Confessione di Augusta". Conosco bene l'importanza di questo testo per molte comunità ecclesiali, nate dalla riforma, e sono per me motivo di sincera soddisfazione l'interesse e la risonanza che questa celebrazione ha trovato nella Chiesa cattolica. Il Signore faccia si che ciò contribuisca ancora di più a chiarire la via per arrivare all'unione, di cui parlavamo all'inizio.

Carissimi fratelli, la nostra responsabilità come cristiani è molto grande davanti al nostro comune Signore, davanti agli uomini concreti con i quali dobbiamo trattare, e davanti a noi stessi.

Non la possiamo ignorare né, meno ancora, esserle infedeli. Domandiamo tutti insieme al nostro Signore la grazia di essere, anche noi "testimoni fedeli e veraci" (cfr. Ap 1,5 Ap 3,14), perché lo possiamo essere pienamente, un giorno, nell'unione perfetta, a immagine della Trinità divina (cfr. (Jn 17,22-23), e per la sua gloria.

Data: 1980-07-04 Data estesa: Venerdi 4 Luglio 1980.


L'omelia della messa per i catechisti - Porto Alegre (Brasile)

Titolo: La catechesi è trasmissione di un messaggio di vita

Venerabili fratelli, figli carissimi! 1. "Laudetur Jesus Christus"! E' con le parole del saluto cristiano che desidero rivolgermi a voi in questo incontro disposto dalla provvidenza nel programma del mio viaggio in Brasile, in questo momento di pienezza spirituale.

Vi ringrazio per il conforto che mi procura la vostra accoglienza così affettuosa e cordiale. Ma non soffermatevi sulla mia umile persona. Si elevino piuttosto le vostre menti a chi essa rappresenta e serve, al Signore Gesù. E' in suo nome che vengo a voi. A lui, che fra poco scenderà su questo altare, vada ogni onore e gloria, particolarmente in queste radiose giornate del soave e pacifico trionfo eucaristico nella terra del Brasile.

Anzitutto vorrei rispondere ad un vostro desiderio, forse inespresso, ad alcune domande che più o meno consapevolmente saranno affiorate nel vostro cuore: perché il Papa è venuto da tanto lontano fino a noi? Quali sono i motivi che lo hanno indotto a venire? Ebbene, figli carissimi, la ragione è questa: sono venuto per meglio conoscervi, per ascoltarvi, per entrare in dialogo con voi, per dimostrarvi che la Chiesa vi è vicina e condivide i vostri problemi, le vostre difficoltà e sofferenze, le vostre speranze. Sono il primo Papa che giunge in questa bellissima terra. E allora sono venuto anche per ringraziare insieme a voi il Signore per il dono inestimabile a voi concesso della fede cattolica. Il vostro meraviglioso paese, dove la natura ha profuso immense ricchezze, è un paese giovane, aperto all'avvenire, pieno di vitalità in ogni settore dell'attività umana. Ma la ricchezza vostra più grande è il patrimonio religioso e morale della vostra tradizione cristiana. Questo patrimonio non solo merita di essere conservato ad ogni costo, ma deve altresi inserirsi nel movimento ascensionale della nazione, deve esserne l'anima, affinché come cattolico è stato il substrato della vostra storia di ieri, così cristianamente vivo ed operante sia lo spirito della vostra società di oggi.

Compiendo la missione ricevuta attraverso Pietro e i suoi successori, sono venuto per confermarvi nella fede. Paolo percorreva le città giàa evangelizzate esortando i cristiani a perseverare nell'insegnamento apostolico e confermandoli nella fede ricevuta (cfr. Ac 16,4-5). Chiedo a Dio che questo mio viaggio apostolico abbia per voi lo stesso senso e ottenga lo stesso risultato.

Perciò, figli carissimi, l'augurio più bello che io possa farvi, la consegna che intendo lasciarvi come ricordo di questo mio viaggio sono le parole di san Pietro alle comunità della Chiesa nascente: "Resistete saldi nella fede" (1P 5,9): saldi nell'adesione interiore, piena e sincera, al Vangelo; e saldi nella professione esteriore, aliena da ogni intemperanza o irriverenza verso le altrui opinioni, ma franca, coraggiosa, coerente, perseverante, degna della fede dei vostri padri.


2. Siete una nazione che si trova oggi in fase di fervida trasformazione. Questo comporta non lievi mutamenti, voi ben lo sapete, riguardanti non solo il volto esteriore del paese, ma ancor più quello interiore della vita e del costume del popolo.

I cristiani del Brasile sono preparati a reggere l'urto provocato da questo passaggio dalle vecchie alle nuove strutture economiche e sociali? La loro fede è in grado di rimanere salda? In altri tempi bastava a molti il ristretto corredo di un insegnamento elementare e quella sincera religiosità popolare così profondamente radicata con le sue varie espressioni nel contesto sociale e culturale della vostra nazione.

Oggi non più. La diffusione della cultura, lo spirito critico, la pubblicizzazione di tutte le questioni e i dibattiti esigono una conoscenza più completa e approfondita della fede. La stessa religiosità popolare va nutrita con una sempre maggiore esplicitazione della verità rivelata e liberata da quegli elementi che la fanno apparire non autentica. Ha bisogno di quel cibo solido di cui parla san Paolo. In altre parole, occorre un serio e sistematico sforzo di catechesi. Ecco il problema che per voi oggi si pone in tutta la sua gravità e urgenza.

Provvidenzialmente questo sforzo è già in atto nel vostro paese. Esso corrisponde al compito fondamentale della Chiesa, alla sua primaria e specifica missione. "Evangelizzati dal Signore - così si esprimevano i vostri Vescovi a Puebla - nel suo Spirito, siamo inviati a portare questa buona novella a tutti i fratelli, specialmente ai poveri e dimenticati" ("Puebla", 164).

Si tratta di un compito grandioso, per il quale tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo. Un edificio è costituito da tante pietre, la sua realizzazione è il frutto congiunto di chi l'ha ideato e di chi ne ha eseguito il disegno.


3. così è della Chiesa, quale noi oggi la vediamo. Il grande artefice è Dio, che l'ha ideata e continua a vivificarla: ma le pietre sono coloro che hanno agito come strumenti docili e pronti all'azione dello Spirito Santo e che ci hanno trasmesso questa meravigliosa eredità di fede. A noi ora continuarla e ampliarla, affinché si realizzi l'avvento del regno di Dio.

Quale servizio più bello di quello del catechista che annunzia la parola divina, che si unisce con amore, fiducia e rispetto al proprio fratello per aiutarlo a scoprire e a realizzare i disegni provvidenziali di Dio sopra di lui? Ma si tratta anche di un compito estremamente arduo e delicato, perché la catechesi non è un semplice insegnamento, ma è trasmissione di un messaggio di vita, quale mai è possibile reperire in altre pur sublimi espressioni del pensiero umano.

Dicendo "messaggio" si dice qualcosa di più che dottrina. Quante dottrine infatti non arrivano ad essere messaggo! Il messaggio non si limita a proporre idee, ma esige una risposta, perché esso è interpellanza tra persone, tra colui che propone e colui che risponde.

Il messaggio è vita. Cristo ha annunziato la buona novella, la salvezza e la felicità: "Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati i perseguitati..." (cfr. Mt 5,3-11). E ancora: "Vi lascio la mia pace, vi do la mia gioia" (cfr. Jn 14,27 Jn 15,11).

Le folle lo ascoltavano perché vedevano in lui la speranza e la pienezza della vita (cfr. Jn 10,10).

Occorre inoltre rispettare questo divino messaggio, poichè l'uomo non è giudice della parola e dell'opera di Dio (cfr. Ioannis Pauli PP. II CTR 17 CTR 29 CTR 30 CTR 49 CTR 52 CTR 58-59). Deve rispettarlo rimanendo fedele anzitutto a Cristo, alla sua verità, al suo mandato, altrimenti si avrebbe alterazione, tradimento: e nello stesso tempo restando fedele all'uomo, destinatario della parola e del messaggio del Signore. Non l'uomo astratto, immaginario, ma quello concreto, che vive nel tempo, con i suoi drammi e le sue speranze. E' a questo uomo che si deve annunziare il Vangelo, affinché in esso e per esso egli riceva dallo Spirito la forza per realizzarsi in pienezza, nell'integralità del suo essere e dei suoi valori.

L'efficacia della catechesi, pertanto, dipenderà in gran parte da questa sua capacità di dare un senso, il senso cristiano, a tutto ciò che costituisce la vita dell'uomo nel suo tempo, uomo tra uomini, cittadino tra cittadini.


4. Circa il tema della catechesi, come sapete, è stato esposto ampiamente il pensiero della Chiesa nella recente esortazione apostolica "Catechesi Tradendae".

Non è mia intenzione ripetere quanto si è detto in quel documento. Vorrei, tuttavia, richiamare alcuni punti che toccano più da vicino le necessità della Chiesa brasiliana.

Anzitutto la catechesi nella famiglia. I primi anni del fanciullo costituiscono la base e il fondamento del suo avvenire. Per questo motivo i genitori devono comprendere l'importanza della loro funzione a questo riguardo. In forza del sacramento del battesimo e del matrimonio essi sono i primi catechisti dei loro figli: educare infatti è continuare l'atto della generazione. In questa età Dio passa in particolar modo "attraverso la mediazione della famiglia" (Sacrae Congregationis Pro Clericis "Directorium Catechisticum Generale", 79).

I bambini e i fanciulli hanno bisogno di imparare e di vedere i genitori che si amano, che rispettano il Signore, che sanno spiegare le prime verità della fede (cfr. Ioannis Pauli PP. II CTR 36), che sanno presentare il "contenuto cristiano" nella testimonianza e nella perseveranza "di una vita quotidiana vissuta secondo il Vangelo" (Ioannis Pauli PP. II CTR 68).

La testimonianza è fondamentale. La parola di Dio è efficace in se stessa, ma assume senso concreto quando diventa realtà nella persona che l'annuncia. Ciò vale in particolar modo per i bambini e per i fanciulli, i quali non sono ancora in grado di distinguere tra la verità che viene annunciata e la vita di colui che l'annuncia. Per il bambino non esiste differenza tra la mamma che prega e la preghiera; anzi la preghiera ha un particolare valore perché è la preghiera della mamma.

Che non avvenga, carissimi genitori che mi ascoltate, che i vostri figli raggiungano la maturità umana, civile e professionale, e restino ancora bambini in campo religioso! Non è esatto dire che la fede sia una scelta da farsi in età adulta. La vera scelta suppone la conoscenza, e non si potrà mai scegliere tra cose che non siano state sapientemente e adeguatamente proposte.

Genitori catechisti, la Chiesa ha fiducia in voi, la Chiesa aspetta molto da voi! Voglio inoltre raccomandare vivamente la catechesi parrocchiale.

La parrocchia è il luogo dove la catechesi può esprimersi in tutta la sua ricchezza. Qui l'ascolto della parola è congiunto all'orazione, alla celebrazione dell'eucarestia e degli altri sacramenti, alla comunione fraterna e all'esercizio della carità. Qui il mistero cristiano è annunciato e vissuto. E' urgente che ogni parrocchia diventi il luogo dove la catechesi occupa le maggiori attenzioni e trovi "la propria vocazione" che è quella di essere una casa di famiglia, fraterna e accogliente, dove i battezzati e i cresimati prendano coscienza di essere Popolo di Dio" (Ioannis Pauli PP. II CTR 67).

C'è anche l'insegnamento religioso nelle scuole.

Nella scuola il cittadino viene formato attraverso la cultura e la preparazione professionale. L'educazione della coscienza religiosa è un diritto della persona umana. Il giovane esige di essere avviato a tutte le dimensioni della cultura e chiede pure di trovare nella scuola la possibilità di prendere coscienza dei problemi fondamentali dell'esistenza, tra cui, in primo luogo, c'è quello della risposta da dare a Dio. Non si può arrivare a vere scelte di vita qualora si pretendesse di ignorare la religione, che ha tanto da dire, oppure quando si volesse restringerla a un insegnamento vago e neutro, e pertanto inutile, perché privo di riferimento a modelli concreti e coerenti con le tradizioni e la cultura di un popolo.

La Chiesa, nel sostenere questo compito della scuola, non ha pensato e non pensa a privilegi; essa propugna un'educazione integrale ampia e i diritti della famiglia e della persona.


5. Intendo infine ricordare il grande contributo che viene dai mezzi di comunicazione sociale.

Non possiamo non ammirare il loro grande sviluppo. Per loro tramite la cultura arriva dovunque, non ci sono più barriere di spazio e di tempo. Penetrano nell'intimità delle case e fin nei luoghi più umili e lontani.

I vantaggi che essi offrono sono molti: informano con rapidità, istruiscono, divertono, affratellano gli uomini, aggiungono all'espressione razionale l'immagine, il simbolo, il rapporto personale; la parola si coniuga con l'espressione estetica ed artistica.

Il loro potere è tale da dar forza a ciò di cui parlano e da sminuire ciò di cui tacciono.

Possono presentare anche dei rischi, come quelli della cultura livellata e quindi ridotta; della passività e dell'emotività, e quindi dell'impoverimento del senso critico; della manipolazione, e quindi della spinta all'evasione e all'edonismo.

I difetti, tuttavia, non appartengono alla tecnica e ai suoi mezzi, bensi all'uomo che li usa. La catechesi, che finora si è espressa soprattutto con la forma scritta, è chiamata ad esprimersi sempre più anche attraverso questi nuovi strumenti. Il compito è grande e impegnativo: occorre operare nei mass-media e insieme educare all'uso di questi strumenti (cfr. IM 3).

Costruiremo la Chiesa anche nella misura in cui sapremo operare in questo campo.


6. Carissimi figli, poco varrebbe una catechesi, anche se sostanziosa e sicura, se non fosse impartita con efficacia di espressioni e aiutata da quei sussidi didattici che oggi vanno facendosi sempre più ricchi e suggestivi. La catechesi esige una speciale "ars docendi", una speciale pedagogia, per possedere la quale non basta la comune informazione, spesso approssimativa ed empirica, quale può avere qualsiasi sacerdote o religioso o qualsiasi laico religiosamente istruito.

Molti elementi culturali, didattici e soprattutto morali sono necessari per dare al catechista il prestigio e l'efficacia che lo devono qualificare. Non vi è forse il pericolo che, mancando di tali requisiti, l'insegnamento della catechesi riesca non solo infruttuoso, ma talvolta perfino nocivo? Per questo motivo con molta soddisfazione vediamo anche tra voi sorgere e moltiplicarsi le scuole di catechesi, per offrire ai catechisti una preparazione dottrinale, didattica e spirituale progressivamente aggiornata. E' comprensibile allora l'augurio, pieno di viva speranza, accompagnato da insistenti preghiere, che io formulo per il felice e fecondo esito di tutte queste provvide iniziative.

Il Vangelo di oggi ci ha parlato, mediante simboli, di vita e di crescita, forse lenta, ma costante: è la semente che lanciata nella terra si sviluppa fino a diventare spiga; è il grano di senapa che diventa arbusto sul quale si riparano gli uccelli del cielo (cfr. Mc 4,1-2 Mc 4,26-32). Ciascuno di voi mediti bene sul senso di queste parole del Signore e, vivendo la propria vocazione e missione specifica nella Chiesa, abbia in se stesso questa vita e partecipi a questa crescita, per aiutare anche gli altri a crescere nella fede forte e matura.

Carissimi figli, vi ho parlato con affetto profondo, vi ho dato qualche direttiva, ma ho inteso soprattutto incoraggiarvi. Che il Signore vi benedica nella strada che avete con gioia lodevolmente intrapreso. Vi affido tutti alla protezione di Maria santissima, "madre e modello dei catechisti" (Ioannis Pauli PP. II CTR 73).

Data: 1980-07-05 Data estesa: Sabato 5 Luglio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - La dedicazione della basilica nazionale di Aparecida (Brasile)