GPII 1980 Insegnamenti - Partenza dal Brasile - Manaus

Partenza dal Brasile - Manaus

Titolo: Intensa ed incisiva esperienza umana e religiosa

Cari amici brasiliani, miei fratelli e sorelle nel Signore Gesù Cristo.

1. E' giunta, con molto mio dispiacere, l'ora di dirci addio.

Prima di lasciare il suolo brasiliano voglio esprimere la mia profonda gratitudine a tutti: a sua eccellenza il signor presidente delle repubblica, all'episcopato del Brasile, ai membri del governo, a tutte le autorità, ai responsabili dei destini di questa grande nazione.

Impossibile nominare, anche solo genericamente, tutte le persone e gruppi con cui ho avuto contatto in questi giorni benedetti e, d'altra parte, non vorrei dimenticare nessuno. Giunga il mio cordiale ringraziamento a tutto il popolo di questo paese e a ciascuno dei brasiliani: ai fedeli cattolici e ai non cattolici; a tutti gli uomini e donne, nati o radicati in questa terra, qualunque sia la loro origine etnica, dai primi abitanti della "Terra de Santa Cruz", gli indios del Brasile, agli ultimi a stabilirsi in questa patria ospitale; a tutti quelli, infine, che ho avuto il piacere di vedere e salutare personalmente e anche a quelli che in questi giorni mi hanno seguito attraverso i meravigliosi mezzi audiovisivi. A tutti, grazie, molte grazie! Vorrei che il mio grazie giungesse particolarmente a tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno partecipato alla preparazione ed allo svolgimento di questa mia visita pastorale, mi rendo conto molto bene di quanto questo compito è stato grande e come il lavoro è stato pesante. Non ho altro modo per manifestare tutta la mia gratitudine che con il ricordo nelle mie preghiere, implorando che Dio stesso ricompensi tutti e ciascuno senza eccezioni: sia i rappresentanti delle autorità e dell'amministrazione sia le istituzioni della Chiesa sia infine tutta la comunità della nazione brasiliana.


2. La mia permanenza in Brasile mi ha permesso di arricchire la mia conoscenza della lingua portoghese con alcune parole ed espressioni. Ho imparato, per esempio, che "chi parte, si porta via la nostalgia". Devo confessare che già sto sentendo quello che significa questo proverbio. Ma, con la nostalgia del Brasile, porto nel cuore anche una immensa gioia e la più grata soddisfazione, per tutto quello che ho avuto modo di vedere, comunicare e vivere assieme a voi, in questi giorni della mia permanenza tra voi.

Permanenza breve, ma sufficiente per una intensa e incisiva esperienza umana e religiosa, che resterà come il cemento di una profonda amicizia.

Sia lodato Iddio per tutto e per tutti! E poiché "ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto" (Jc 1,17), adoro e "ringrazio Dio, che io servo" (cfr. 2Tm 1,3) per le molte gioie e consolazioni che la sua infinita bontà ha voluto offrirmi durante questo viaggio pastorale.


3. Porto con me, negli occhi e nel cuore, tante immagini di vita e bellezza, che mi hanno impressionato in questo dinamico paese pieno di promesse, e le ultime e più impressionanti saranno le prodigiose immagini di questi fiumi e di queste foreste dell'Amazzonia. Pero, ancor più che le immagini delle innumerevoli meraviglie, opera sia della natura sia dell'uomo, è l'immagine di questo uomo brasiliano che porto con me. Dell'uomo concreto e storico che in questo momento è il protagonista di un'ora importante per il paese.

Quando il 22 ottobre 1978 diedi inizio solenne al mio ministero nella sede di san Pietro mi rivolsi a tutti con una fervente esortazione: "Aprite le porte a Cristo, aprite completamente i cuori a Cristo". Aprirei le porte a Cristo oggi quando dopo 12giorni del mio pellegrinaggio per terre brasiliane è giunta l'ora di prendere congedo da voi. Il mio cuore è pieno di gratitudine proprio perché voi avete aperto le porte a colui che come successore di san Pietro è venuto per compiere in mezzo a voi il suo ministero, il servizio del Vangelo. Dio ricompensi tutti voi che avete accolto questo mio ministero. Il Vangelo è la parola della verità. E' vero che questa parola ci mette dinanzi a delle esigenze, ricordatevi che queste esigenze sono dettate sempre dall'amore per l'uomo e, appunto per ragione del bene dell'uomo stesso tutto il servizio, il ministero della Chiesa cerca sempre di contribuire affinché la vita umana anche qui sulla terra diventi sempre più degna dell'uomo.

E' per questo motivo che la parola del Vangelo ha sempre come fine il bene di tutte le società e di tutte le nazioni. Quanto desidererei che il mio servizio apostolico in terra brasiliana contribuisse al bene di tutta la vostra grande società nazionale, che la rafforzasse e la facesse divenire sempre più la patria comune per tutti quegli uomini che abitano qui da generazioni e generazioni, fin dal principio, e di tutti quegli altri che con l'andar del tempo trovarono qui condizioni di vita, di esistenza. Piaccia a Dio che si costituisca in questa patria la grande comunità in cui regni la fraternità, l'amore, la giustizia e la pace.

Questa è stata la finalità del mio ministero realizzato in mezzo a voi.


4. Posso confidarvi un desiderio? Che le vostre porte, che si sono aperte per me con amore e fiducia, restino ampiamente aperte per Cristo. Sarà la mia gioia più piena. Nella forza redentrice della croce, nell'energia vivificante dell'eucarestia, e nella indefettibile protezione di Maria, Madre della Chiesa, rimanga l'iniziativa del viaggio che è al suo termine. Nella croce, nell'eucarestia e nella Madonna si fonda la mia speranza che il seme di salvezza che qui ho cercato di gettare, germogli, cresca e dia frutti di amore, di fraternità e di vita cristiana.

Ho piena fiducia che, per mezzo dell'evangelizzazione autentica e totale, la buona novella dell'amore del Padre, manifestato nel suo Figlio Gesù, chiamando gli uomini alla vita eterna, con la continua azione dello Spirito Santo penetrerà nel cuore delle masse [brasil."massas"], poiché la salvezza è anche "fermento", destinato a "lievitare tutta la pasta" [brasil.: "massa"] dell'amato popolo del Brasile.

Dopo queste intense giornate di fede e di calore umano, ed anche di caldo!... lascio il Brasile, ma voi brasiliani continuerete ad essere ben presenti nella mia preghiera. Chiedero sempre a Dio che i grandi principi cristiani, da sempre radicati in voi, e soprattutto il senso di Dio e la solidarietà umana, continuino a contraddistinguere la fedeltà del Brasile a se stesso e alla sua identità storica.

Molte grazie a tutti! Vi faccio i miei migliori auguri di prosperità! Dio vi ricompensi, e benedica il Brasile, sotto la continua protezione di Nostra Signora Aparecida! Ho detto che era l'ora di dire addio. No: vi dico solo, arrivederci. E, pensandoci bene, dico: a presto! a presto! a presto! Se Dio vuole!...

Data: 1980-07-11Data estesa: Venerdi 11Luglio 1980.


Il ritorno a Roma, all'aeroporto di Fiumicino

Titolo: Ho visitato una Chiesa viva, ricca di fermenti evangelici

1. Grazie, mille grazie, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, delle gentili espressioni che mi ha voluto rivolgere, a nome anche del Signor Presidente della Repubblica Italiana e del Governo, nel momento in cui rimetto piede sul suolo italiano, al termine d'un viaggio colmo di incontri, di colloqui, di incancellabili emozioni. Non è senza un sentimento di profonda riconoscenza verso il Signore che il mio pensiero rivà alle intense giornate trascorse tra le popolazioni di quella terra immensa e stupendamente varia, che è il Brasile. Ho ancora negli occhi i panorami sconfinati, che si offrivano allo sguardo ammirato durante gli spostamenti da una località all'altra; ma ben più ho nel cuore lo spettacolo commovente delle folle imponenti delle persone, della realtà umana, che si sono fatte incontro all'umile Successore di Pietro, per recargli il loro saluto e la testimonianza della loro fede.

Sono andato tra loro come missionario dell'amore di Cristo per l'uomo.

Con la mia visita ho voluto manifestare la mia volontà di comunione con i fratelli nell'Episcopato e con i fedeli di quella nobile Chiesa, con i loro sforzi, le loro pene, le loro speranze. Al tempo stesso ho voluto esprimere alle anime religiose delle altre Confessioni ed a tutti gli uomini di buona volontà il grande desiderio della Chiesa Cattolica di offrire la sua collaborazione, nel rispetto e nella reciproca stima, ad ogni iniziativa volta alla promozione dei valori umani fondamentali.


2. Mi è caro in questo momento rivolgere un pensiero di riconoscenza al Signor Presidente della Repubblica Brasiliana ed alle altre Autorità politiche, civili e militari, che tante attenzioni mi hanno riservato nelle varie tappe del mio pellegrinaggio.

Di delicate premure mi hanno pure colmato gli Eccellentissimi Vescovi, nelle cui Chiese sono passato, ed anche a loro desidero qui rinnovare l'espressione della mia gratitudine. Né posso tralasciare di dire una parola sulle attestazioni di affettuoso attaccamento ricevute da Sacerdoti, Religiosi e Religiose, da esponenti delle Organizzazioni cattoliche ed, in genere, dai fedeli, con i quali mi è stato possibile prendere contatto: sono ricordi bellissimi, sui quali ritornero con animo grato nel raccoglimento della preghiera.

Gli oltre 30.000 chilometri percorsi in questi pochi giorni, mi hanno consentito, pur nella ristrettezza del tempo, di farmi un'idea abbastanza concreta della realtà umana e cristiana di quel vastissimo Paese, delle gravi difficoltà con le quali esso deve misurarsi, ma anche delle straordinarie risorse di cui dispone per costruire il suo domani. V'è laggiù una Chiesa viva, ricca di fermenti evangelici autentici, che ne stimolano il cammino verso un sempre maggiore impegno nei confronti di Dio e nei confronti dell'uomo.


3. Ed ora che sono di ritorno nella mia Sede di Roma dopo una trasvolata, che la perizia dei piloti e la premurosità del personale hanno reso particolarmente gradevole - vada a ciascuno di loro una speciale parola di apprezzamento e di riconoscenza - ho il piacere di essere accolto dalla vostra squisita cortesia. Nel rinnovare al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri l'espressione della mia gratitudine, estendo tale sentimento alle Personalità presenti, sia civili che ecclesiastiche, ed a quanti hanno voluto recarmi il loro bentornato. Mi piace vedere in questo gesto delicato e spontaneo la testimonianza di un'intima partecipazione alle finalità di questo mio viaggio apostolico. Anch'io ho avuto un pensiero per voi, illustri Signori, nei momenti più significativi del pellegrinaggio: vi ho ricordato in particolare ai piedi della Vergine "Aparecida", tra la moltitudine del popolo orante; e vi ho ricordato ancora là dove la Chiesa brasiliana adorava, in un corale cantico di lode, il Cristo vivente nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia.

Confido che questa nuova fatica pastorale abbia a recare frutti consolanti per il bene delle anime, per la mutua comprensione tra le persone e le classi sociali, per la cooperazione internazionale. Lo voglia Iddio, senza il cui aiuto a nulla valgono gli sforzi umani. A Lui chiedo copiosi doni di cristiana prosperità anche per tutti voi, per le vostre famiglie e per gli abitanti di questa diletta Nazione italiana, di questa città eterna e del mondo intero.

Data: 1980-07-12Data estesa: Sabato 12Luglio 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Gratitudine a Dio per il viaggio in Brasile

1. In questo nostro incontro all'"Angelus", che è il primo dopo il ritorno dalla visita pastorale in Brasile, desidero innanzitutto salutare cordialmente tutti voi, cari romani, e anche gli ospiti venuti da fuori Roma, che siete convenuti in questa meravigliosa piazza san Pietro.

Dio benedica voi qui presenti, le vostre famiglie e le vostre meritate vacanze. E benedica in modo particolare i nostri incontri nella preghiera.


2. Oggi, nella nostra preghiera, desidero esprimere gratitudine a Dio e agli uomini per tutto il tempo in cui sono stato in terra brasiliana. Parecchie circostanze hanno favorito l'invito, che mi ha rivolto la Chiesa di Brasile per bocca dei suoi Cardinali e Vescovi; e a questo invito si sono uniti gentilmente i rappresentanti delle autorità civili, con a capo il presidente della federazione brasiliana. Il XXV anniversario della istituzione del consiglio degli episcopati dell'America Latina (Celam) è coinciso con la solenne consacrazione della Basilica del primo santuario mariano del Brasile ad Aparecida, e col congresso eucaristico nazionale a Fortaleza.

Mentre ringrazio per l'invito, legato a questi importanti avvenimenti di carattere religioso-ecclesiale, desidero manifestare la mia riconoscenza per qualche cosa di più: per tutta quella prontezza di apertura e di incontro, che ho provato nel corso di tutti quei giorni nelle varie tappe del mio viaggio brasiliano. Questo viaggio si può definire un pellegrinaggio al cuore del Popolo di Dio in quella terra, la cui storia da qualche secolo si sviluppa alla luce dell'irradiazione del mistero della croce e della redenzione; un pellegrinaggio al cuore del popolo, là dove la Madre della divina rivelazione (Maria Aparecida) presenta incessantemente al popolo il suo Figlio nel Vangelo e nell'eucaristia.

Proprio nel nome di Cristo e della sua Madre sono stato dappertutto accolto in terra brasiliana come primo servitore della Chiesa, che Cristo ha costruito "sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti" (Ep 2,20), raccomandando a Pietro di confermare i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32).

E soprattutto desidero oggi ringraziare per questa comunione della fede che spunta dalla parola del Dio vivente e della speranza che nutrono gli uomini "poveri in spirito".

Tuttavia, sarà difficile che io non ritorni a parlare ancora dell'esperienza di questo incontro col Brasile.


3. Oggi la Chiesa ci ricorda, nelle letture della liturgia, la parabola del buon samaritano. Mediante questa parabola, Cristo ha insegnato allora ai suoi ascoltatori qual è il primo e più importante comandamento ed ha spiegato loro che il prossimo da "amare come se stessi" è ogni uomo senza eccezione, anche se ci separassero da lui avversione e pregiudizi.

Riflettendo su questa fondamentale verità del Vangelo, preghiamo affinché nel mondo intero e tra tutti gli uomini l'atteggiamento del buon samaritano superi ogni avversione e ogni pregiudizio, ed anche l'odio, le ostilità e le crudeltà. Che la vita umana sulla terra diventi - come leggiamo nei documenti conciliari - più umana, e più degna dell'uomo.

[Omissis. Seguono i saluti ai pellegrini provenienti dall'Uganda; ad un pellegrinaggio proveniente da Brooklyn; agli alunni e ai professori del centro culturale del centro culturale "Casa Nostra" di Banolas (Gerona).]

Data: 1980-07-13 Data estesa: Domenica 13 Luglio 1980.


Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Appello per la liberazione di Barbara Piattelli

Desidero rivolgere ancora una volta un accorato appello a quanti detengono sotto sequestro, a scopo di estorsione, persone innocenti ed inermi, violando così ogni diritto umano e divino. Mi rivolgo, in particolare, agli ignoti rapitori della giovane Barbara Piattelli, la quale, nonostante sia stato pagato il riscatto, è ancora nelle loro mani. Ad essi io dico: siate uomini e ricordatevi della dignità di ogni uomo e di ogni donna. Vi scongiuro: risparmiate sofferenze ed angosce inenarrabili alle persone sequestrate ed alle loro famiglie e restituitele alla libertà e all'affetto dei loro cari.

Preghiamo il Signore perché tocchi i cuori di quegli uomini e non abbiano a macchiarsi di un'ulteriore colpa, prolungando la detenzione e, con questa, l'atroce tormento dei prigionieri e di coloro che li attendono col cuore in pianto.

Data: 1980-07-13 Data estesa: Domenica 13 Luglio 1980.


Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'udienza al Segretario per gli Affari Esteri della Repubblica Socialista Federativa di Yugoslavia

Sua Eccellenza, Rivolgo un cordiale benvenuto a lei, alla Signora Vrhovec, e alle distinte personalità che l'accompagnano. E' un piacere incontrare un membro così importante del Governo Iugoslavo. Dalla visita del suo predecessore, Signor Milos Minic, al Papa Paolo VI nel novembre 1977, la Repubblica Socialista Federativa di Yugoslavia è stata rappresentata in Vaticano dall'Agosto all'Ottobre 1978, e all'inizio di quest'anno la Santa Sede ha manifestato le sue condoglianze al popolo della Yugoslavia per la morte di Tito. Tutto questo è stato una conferma dello sviluppo di buone relazioni fra la Santa Sede e la Yugoslavia ed un punto di partenza per il loro ulteriore sviluppo. Io stesso saro lieto di promuoverle, come fece il mio predecessore Papa Paolo VI.

Gli sforzi del vostro paese nell'ambito delle relazioni internazionali si riflettono positivamente su questo processo. Sono felice di riesprimere i sentimenti di Papa Paolo VI quando parlo dell'apprezzamento da parte della Santa Sede per l'attività della Yugoslavia alla ricerca di una migliore cooperazione fra le nazioni, particolarmente per le questioni riguardanti la pace, il disarmo ed il sostegno dovuto ai paesi in via di sviluppo. La Santa Sede da grande importanza a questi problemi, alcuni dei quali divenuti molto gravi negli ultimi tempi, in previsione dei molti ostacoli che sembrano intralciare la via del dialogo per la soluzione di dispute riguardanti le relazioni fra i popoli e lo sviluppo dei paesi assicurando rispetto per la loro dignità e indipendenza. Ho spesso parlato di questi problemi, in particolar modo davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e al quartier generale dell'UNESCO, e durante i miei viaggi alla mia nativa Polonia e a molti altri paesi del mondo, fra cui il viaggio in Brasile che ho appena completato. Ho espresso il mio desiderio che ogni nazione ottenga lo sviluppo richiesto dalla sua dignità conservando l'indipendenza e le sue tradizioni, in un'atmosfera di rispetto per i diritti e le libertà di ogni popolo e di ogni individuo.

Un'altra ragione per l'interesse nel costruttivo sviluppo delle nostre relazioni è l'effetto che dovrebbero avere sulla vita e le opere della Chiesa in Yugoslavia. Come ben sapete, la Chiesa Cattolica, pur non cercando privilegi, ha bisogno di essere assicurata dei requisiti per svolgere il proprio lavoro e quello delle sue istituzioni, rendendo possibile lo sviluppo delle potenzialità contenute nella fede cristiana. Questo permetterà ai Cattolici di svolgere meglio il proprio ruolo di cittadini leali e desiderosi di contribuire al benessere della loro terra, e servirà sicuramente al progresso dei loro concittadini e di tutta la Yugoslavia.

La buona volontà e lo spirito di comprensione assicureranno il successo di queste speranze, superando tutte le difficoltà. Dio garantisce che la cooperazione continuerà a crescere, sia nel vostro paese che nell'ambito più ampio delle relazioni internazionali per il bene di tutti.

La Yugoslavia e il suo popolo mi interessano profondamente. Prego Dio di benedirli e di assisterli nel loro progresso morale e materiale, assicurando loro prosperità e felicità. Assicuro Sua Eccellenza dei miei migliori auguri per lei e per i leader del suo paese.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-07-13 Data estesa: Domenica 13 Luglio 1980.


In occasione del cinquantesimo del sacerdozio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al Cardinale Freeman

Al Venerabile Fratello Nostro James Darcy di S.R.C. Cardinale Freeman Arcivescovo di Sydney Da informazioni sicure abbiamo saputo che ormai per te sta arrivando il giorno del cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Un giorno simile non c'è sacerdote, consapevole della sua dignità, che non prenderebbe in seria considerazione, allo scopo e di godere del ricordo del tempo concessogli per i divini ministeri e per rinnovare il proposito suo di seguire le orme meravigliose dell'Eterno Sacerdote. Noi perciò, cogliendo la grandissima occasione del tuo giubileo d'"oro", spinti da carità fraterna, non possiamo fare a meno di congratularci con te, con questa lettera, di un si alto motivo di celebrazioni solenni e augurarti la meritata gioia.

Dio ti diede di cominciare il tuo ministero nel fiore della tua giovinezza, cioè nell'anno 1930 nel quale, fatto sacerdote in eterno di Cristo, ti dedicasti tutto alla Chiesa. In seguito, a lungo e con diligenza, svolgesti diversi incarichi nella arcidiocesi di Sydney e a suo tempo sembrasti degno di essere annoverato fra i successori degli Apostoli. Insignito della pienezza del sacerdozio, prima fosti assegnato come Ausiliare al sacro Presule di Sydney, dopo fosti Vescovo di Armidale, ma dopo pochissimi anni fosti destinato alla Chiesa di Sydney e ad essa proposto come Arcivescovo, padre e pastore.

Infine, per i tuoi indubbi meriti e le tue doti, fosti, come era giusto, accolto nel Collegio dei Cardinali di S.R.C. Questi sono i fatti più importanti della tua vita passata che ora soprattutto devi ricordare, quali motivi rilevanti di gratitudine al benignissimo Signore largitore di tutti i beni, il solo degno di ogni onore e di essere celebrato con ogni lode.

Benché non sia qui il caso di ricordare tante cose che tu hai fatte come presbitero o come sacro Presule, lavorando per la salute dei figli a te affidati, noi crediamo tuttavia che tu hai svolto opera egregia per propagare il nome cristiano e per adempiere gli altri doveri pastorali, poiché ciò si può arguire dalla tua archidiocesi, saggiamente divisa in cinque zone in modo che ad altrettanti tuoi Vescovi Ausiliari fu assegnato un incarico proprio per ciascuno e in questa maniera ognuno poteva più facilmente e con più ordine associarsi a te nel lavoro apostolico, "salva sempre l'unità del governo diocesano e l'autorità del Vescovo della diocesi". In modo particolare ti lodiamo perché, per l'ardente e grande amore alla Beata Vergine Maria, ti sei data premura a che le tue iniziative fossero sotto la sua protezione e la sua fedeltà; perché spesso anche in pubblico hai esortato il clero e il popolo a venerare con fervido devotissimo culto la dolcissima Madre di Gesù, "come segno di sicura speranza e di conforto per il Popolo di Dio in cammino". Per questo motivo noi, che da questo fatto riceviamo con te non minore gioia che per il tuo stesso giubileo, ti abbracciamo con immutato affetto, sperando che la santissima Madre di Dio e degli uomini ti difenda continuamente con la sua protezione.

Infine, mentre di nuovo ci congratuliamo, invochiamo per te doni sempre più grandi dal Divino Pastore di tutti e ti auguriamo prosperità e letizia per il futuro. Come pegno di ciò e come testimone della nostra benevolenza verso di te, con animo affettuoso impartiamo la Benedizione Apostolica a te, venerabile fratello nostro, e ai tuoi famigliari, nonché ai Vescovi tuoi ausiliari, e a tutti coloro che parteciperanno alla gioia del tuo giubileo.

Dai Palazzi Vaticani, il 23 giugno, anno 1980, secondo del nostro pontificato.

[Traduzione dal latino]

Data: 1980-07-13 Data estesa: Domenica 13 Luglio 1980.


Il Papa a Casrel Gandolfo - Roma

Titolo: Saluto ai cittadini

Sembra che siate contenti di vedermi; ciò vuol dire che Castel Gandolfo non è sovrappopolata perché c'è sempre posto per un altro cittadino. Deo gratias.

Anche io sono molto contento di essere nuovamente tra voi e questa volta per fermarmi un po' più a lungo. Durante l'anno infatti son venuto altre volte, ma quasi come un ospite. Questa volta invece saro proprio un vostro concittadino e dunque anche un po' diocesano della diocesi di Albano, il cui Vescovo si trova qui, vicino a noi, ed anche parrocchiano della vostra parrocchia. Ed in questo clima vorrei trascorrere le settimane delle mie vacanze tra di voi. Speriamo che, soprattutto alla domenica per la recita dell'"Angelus", vengano altri ospiti come lo scorso anno. Devo dirvi che questa volta vengo qui ancora un po' "brasileiro".

Perciò dovro rieducarmi alla lingua italiana e spero che in ciò voi mi sarete di valido aiuto: credo che Castel Gandolfo sia il posto giusto per una tale rieducazione. Dal canto mio vi prometto una certa internazionalizzazione di Castel Gandolfo durante le vacanze. Tutti i fedeli di altri Paesi che vengono qui, io credo debbano sentirsi come a casa loro; perciò credo che con il permesso delle autorità locali, del Signor Sindaco, potremmo proclamare Castel Gandolfo una città aperta. così gli irlandesi che sono oggi qui potranno pensare di essere a Galway; queste Suore spagnole in Spagna, e anche tutti gli altri, come i francesi che son qui a Chartres o a Parigi, come se fossero in casa loro. Cercheremo cioè di stare bene tutti insieme, sotto la protezione della Vergine che qui si venera.

Vi voglio bene e mi raccomando alla vostra benevolenza e alla vostra preghiera.

Data: 1980-07-13 Data estesa: Domenica 13 Luglio 1980.





Al termine dell'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Invito a pregare per la pace nel Libano

Vorrei invitarvi ad una preghiera per i nostri fratelli del Libano. Nei giorni del mio viaggio in Brasile, in quella nazione sono scoppiati di nuovo scontri particolarmente aspri e duri fra gruppi politici armati l'uno contro l'altro. Le uccisioni, i fatti di sangue sono esplosi improvvisamente, provocando moltissime vittime, e sono stati accompagnati da atrocità gravi, alcune, specialmente, inumane.

Il Patriarca dei maroniti, sua beatitudine Antoine Pierre Koreiche, ha rivolto un severo e forte appello ai cristiani del paese invitandoli ad abbandonare gli odi e le violenze, e tutto ciò che ripugna alla coscienza cristiana.

Faccio mio, ed appoggio con tutto il cuore il monito del Patriarca, scongiurando tutti i nostri fratelli del Libano a tornare a pensieri di tolleranza, di comprensione, di riconciliazione e di pace, per collaborare insieme al bene del paese e della intera comunità cristiana libanese.

Maria santissima, Nostra Signora del Libano, vegli maternamente su quei suoi figli e nostri fratelli, e impetri per loro la tanto auspicata riconciliazione degli animi.

Data: 1980-07-16 Data estesa: Mercoledi 16 Luglio 1980.


La Messa per i dipendenti delle Ville Pontificie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Contemplazione e azione nella nostra vita quotidiana

Cari fratelli e sorelle, Sono lieto di celebrare oggi con voi questo Convito Eucaristico, nella prima Domenica del mio soggiorno estivo a Castel Gandolfo. La comunione che ora stabiliamo fra di noi attorno all'Altare del Signore vuol essere segno, particolare e singolarissimo, di quei vincoli di fede e di intenti, che ci legano realmente ogni giorno, anche se non possono sempre esprimersi con questa forma privilegiata. Colgo, pertanto, l'occasione tanto opportuna per manifestare il mio apprezzamento nei riguardi del lavoro da voi svolto, e la mia cordiale gratitudine per la vostra solerte dedizione.

Ma, poiché stiamo celebrando la Santa Messa, dobbiamo desumere dalla Liturgia della Parola l'insegnamento adatto alla nostra vita. Abbiamo appena letto nel Vangelo secondo Luca l'episodio dell'ospitalità concessa a Gesù da Marta e Maria. Queste due sorelle, nella storia della spiritualità cristiana, sono state intese come figure emblematiche riferite, rispettivamente, all'azione e alla contemplazione: Marta è occupatissima nei lavori di casa, mentre Maria è seduta ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola. Possiamo cogliere, da questo testo evangelico, due lezioni.

Innanzitutto, va notata la frase finale di Gesù: "Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". Egli sottolinea così, con forza, il valore fondamentale ed insostituibile che, per la nostra esistenza, ha l'ascolto della Parola di Dio: essa dev'essere il nostro costante punto di riferimento, la nostra luce e la nostra forza. Ma occorre ascoltarla.

Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un'intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L'uomo d'oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito. Purtroppo la nostra vita quotidiana rischia o addirittura esperimenta casi, più o meno diffusi, di inquinamento interiore. Ma il contatto di fede con la parola del Signore ci purifica, ci eleva e ci ridona energia.

Perciò, bisogna che conserviamo sempre davanti agli occhi del cuore il mistero dell'amore, con cui Dio ci è venuto incontro nel Figlio suo, Gesù Cristo: l'oggetto della nostra contemplazione è tutto qui, e di qui proviene la nostra salvezza, il riscatto da ogni forma di alienazione e soprattutto da quella del peccato. In sostanza, siamo invitati a fare come l'altra Maria, la Madre di Gesù, la quale "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19). E' a questa condizione che non saremo uomini a una sola dimensione, ma ricchi della stessa grandezza di Dio.

Ma c'è una seconda lezione da imparare; ed è che non dobbiamo mai vedere un contrasto tra l'azione e la contemplazione. Infatti, leggiamo nel Vangelo che fu "Marta" (e non Maria) ad accogliere Gesù "nella sua casa". Del resto, la Prima Lettura di oggi ci suggerisce l'armonia fra le due cose: l'episodio dell'ospitalità concessa da Abramo ai tre misteriosi personaggi inviati dal Signore, i quali, secondo una antica interpretazione, sono addirittura immagine della Santa Trinità, ci insegna che anche con i nostri più minuti lavori quotidiani possiamo servire il Signore e stare a contatto con lui. E, poiché ricorre quest'anno il XV centenario della nascita di San Benedetto, ricordiamo il suo celebre motto: "Prega e lavora", Ora et labora! Queste parole contengono un intero programma: non di opposizione ma di sintesi, non di contrasto ma di fusione tra due elementi ugualmente importanti.

Ne consegue per noi un ammaestramento molto concreto, che si può esprimere in forma interrogativa: fino a che punto siamo capaci di vedere nella contemplazione e nella preghiera un momento di autentica carica per i nostri quotidiani impegni? e, d'altra parte, fino a che punto siamo capaci di innervare fin nell'intimo il nostro lavoro con una lievitante comunione col Signore? Queste domande possono servire per un esame di coscienza e diventare stimolo per una ripresa della nostra vita di ogni giorno, che sia insieme più contemplativa e più attiva.

Mentre ora proseguiamo la celebrazione della Santa Messa, offriamo al Signore questi nostri propositi, e soprattutto invochiamo la sua potente grazia, perché ci aiuti a tradurli in realtà vissuta.

Data: 1980-07-20 Data estesa: Domenica 20 Luglio 1980.


Angelus Domini - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Il riposo sia riempito con l'incontro

1. Oggi, nella liturgia domenicale, la Chiesa ricorda le due sorelle Marta e Maria, che hanno ospitato Gesù nella casa loro e del fratello Lazzaro. Nei confronti di Maria, "la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola" (Lc 10,39), la sorella Marta rivolge a Cristo il seguente rimprovero: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciato sola a servire? Dille dunque che mi aiuti" (Lc 10,40). Essa allora udi dalla bocca del maestro una risposta significativa: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta" (Lc 10,46).

Le parole di Cristo si riferiscono ad ogni uomo a ciascuno di noi.

Seguendo quindi la loro eloquenza, chiediamo a Dio: "Apri, Signore, i nostri cuori, affinché attentamente ascoltiamo le parole del tuo Figlio".


2. Questa preghiera è sempre attuale, così come fanno sempre riflettere le due persone, Maria e Marta, e ciò che Cristo ha detto a loro e di loro. Tuttavia, oggi desidero in modo particolare pronunciare questa preghiera pensando a tutti coloro che adesso, nel corso dell'estate (e nel corso delle vacanze) approfittano del riposo nei diversi luoghi dell'Italia e anche degli altri paesi. Il riposo significa lasciare le occupazioni quotidiane, staccarsi dalle normali fatiche del giorno. della settimana e dell'anno. Lasciare e staccarsi da tutto ciò che si potrebbe esprimere con il simbolo "Marta". E' importante che il riposo non sia un andare nel vuoto, che esso non sia soltanto un vuoto (in tale caso non sarebbe un vero riposo). E' importante che il riposo sia riempito con l'incontro. Penso - si, certamente - all'incontro con la natura, con le montagne, con il mare e con le foreste. L'uomo, a contatto sapiente con la natura, ricupera la quiete e si calma interiormente. Ma ciò non è ancora tutto quanto si possa dire del riposo.

Bisogna che esso sia riempito con un contenuto nuovo, con quel contenuto che si esprime nel simbolo "Maria". "Maria" significa l'incontro con Cristo, l'incontro con Dio. Significa aprire la vista interiore dell'anima alla sua presenza nel mondo, aprire l'udito interiore alla parola della sua verità.

Auguro a tutti un simile riposo.


3. In modo particolare. auguro tale riposo ai giovani: ai ragazzi e alle ragazze, che, liberi dagli obblighi scolastici o universitari, in questo tempo viaggiano, conoscono il mondo e gli uomini, partecipano alle colonie o ai campeggi estivi.

Vivono in modo particolarmente intenso la bellezza del mondo e la loro propria giovinezza. So che tra loro non mancano di quelli per i quali il tempo del riposo estivo è, contemporaneamente, il tempo di un particolare incontro con il Signore, nella comunità fraterna dei coetanei. Preziose, quanto preziose sono proprio tali vacanze! Le conosco dalla mia personale esperienza, perché nella mia vita ho trascorso, come pastore, molte vacanze con i giovani.

A tutti i giovani auguro quindi, con tutto il cuore, che questo tempo di riposo diventi per loro il tempo dell'incontro, di un incontro, nel quale si trovi "la parte migliore", la parte di cui ormai nessuno può privarci.

[Omissis. Seguono i saluti ai partecipanti alla marca organizzata dalla cooperativa agricola "Esperia Sport" di Massarosa; ai piccoli ospiti della colonia libera svizzera di Lanuvio; al gruppo di "guide" scout ungheresi; ai membri del movimento "por un mundo mejor".]

Data: 1980-07-20 Data estesa: Domenica 20 Luglio 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Partenza dal Brasile - Manaus