GPII 1980 Insegnamenti - Alla comunità di Nomadelfia e ai giovani dell'opera "Giorgio La Pira" - Castel Gandolfo (Roma)

Alla comunità di Nomadelfia e ai giovani dell'opera "Giorgio La Pira" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Perseverate con gioia e fervore nel compiere la volontà di Dio

Carissimi figli, fratelli e amici! A conclusione di questa serata così bella, desidero esprimervi il mio più cordiale ringraziamento.

Avete tanto desiderato questo incontro particolare con il Papa; ma anch'io sono molto lieto di avervi avuti qui con me, di avervi visti, conosciuti e sentiti, e di poter pensare a voi come a dei cari amici.

Ringrazio prima di tutto gli appartenenti all'opera per la gioventù "Giorgio La Pira" di Firenze che si impegnano in modo speciale nella formazione cristiana dei giovani delle diocesi della Toscana, con un intento particolarmente ecumenico e con le tipiche esperienze di "comunit" mediante i campi-scuola estivi.

So che, nel novembre dello scorso anno, il vostro amato Arcivescovo ha guidato un numeroso gruppo del vostro organismo a Londra per un incontro con i giovani della Chiesa anglicana. Vi esprimo pertanto tutto il mio compiacimento per le vostre attività di formazione culturale e di sensibilizzazione per il bene delle diocesi e delle parrocchie.

Ringrazio, poi, don Zeno e la sua comunità di Nomadelfia! Chi non conosce don Zeno e le sue varie vicende per fondare "Nomadelfia" e tentare un esperimento di vita umana e cristiana dove la legge sia solamente e totalmente la fraternità e l'amore? Questo sappiamo di certo: che da quando fu iniziato tale esperimento, quattromila ragazzi abbandonati hanno trovato una famiglia. E grazie per lo spettacolo che avete rappresentato anche davanti al Papa, dopo aver allietato tante città e comunità. La vostra gioia, il vostro entusiasmo sincero e appassionato mi sono di grande conforto.

Ed ora, prima di lasciarvi, che cosa vi posso dire se non "perseverate"? Si, miei cari, perseverate con gioia e con fervore nel compiere la volontà di Dio.

Si parla in questi giorni di un ritorno alla religiosità, di una nostalgia di valori autentici ed eterni, di un bisogno di certezze vere e sicure che diano un senso alla vita e un significato alle proprie scelte. E' questa certamente una realtà molto bella e consolante, che deve portare all'accettazione definitiva della volontà di Dio come unica e vera salvezza dell'uomo.

Ebbene, dimostrate voi, concretamente e praticamente con la vostra vita, che cosa vuole Dio dall'uomo: - Dio vuole certamente la conoscenza di Cristo, che si è incarnato, e inserito nella nostra storia come uomo. "Questa è la vita eterna - diceva Gesù - che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo" (Jn 17,3). E san Giovanni scriveva: "Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui... Noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio" (1Jn 4,9 1Jn 4,14-15). Ma dove incontrare oggi il Cristo autentico, la sua parola sicura, i suoi mezzi di grazia e di salvezza? Per divino mandato solo gli apostoli possono garantire la fede sicura in Gesù, e quindi i loro successori, cioè la Chiesa. Continuate perciò a conoscere sempre più e sempre meglio Gesù, nella fedeltà dottrinale e disciplinare della Chiesa, che vuole unicamente il bene e la salvezza dell'umanità.

- Dio vuole certamente la carita; è il "comandamento nuovo" lasciato da Gesù ai suoi seguaci: "amatevi come io vi ho amati!" (Jn 13,34).

Perseverate dunque nella carità! E' un comando nuovo, che ci interpella continuamente ad amare gli altri come Gesù ci ha amati! Avanti, allora, con coraggio e convinzione! C'è tutto un mondo da aiutare, da accogliere, da consolare! La preoccupazione del cristiano deve essere la carità: saremo giudicati sulla carità esercitata verso il prossimo. La funesta zizzania della violenza, dell'odio, della crudeltà, dell'egoismo, deve essere superata dal buon grano del nostro amore.

Carissimi! Mentre ci prepariamo alla grande solennità dell'Assunzione di Maria santissima in cielo, io affido a lei i vostri propositi di perseveranza! Maria che è nostra madre, ci addita la meta del cielo verso cui tendiamo, giorno per giorno.

Pregatela con viva devozione: il suo tenero amore ha il potere meraviglioso di trasformare i misteri dolorosi che talvolta rattristano la nostra vita in misteri gaudiosi trasfigurati dall'amore. A tutti imparto ora la mia affettuosa e propiziatrice benedizione.

Data: 1980-08-12Data estesa: Martedi 12Agosto 1980.


Lettera ai Vescovi, ai sacerdoti, ai fedeli in vista del VI Sinodo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Esortazione a pregare per il VI Sinodo dei Vescovi

Venerabili fratelli e diletti figli.

1. Si avvicina il Sinodo dei Vescovi, che dal 26 settembre di quest'anno discuterà sui compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo. Al Sinodo, pertanto, sarà esaminato un problema di primaria importanza. Sul ministero della Chiesa nei confronti della famiglia ha parlato il mio predecessore, Papa Paolo VI (cfr. Pauli VI HV 39); su questo tema si è pronunciato l'ultimo Concilio ecumenico, ricordando che la famiglia è "il fondamento della società" (cfr. GS 52), e che, poiché essa è in pari tempo "chiesa domestica", garantisce l'esistenza e lo sviluppo di tutta la Chiesa: nella famiglia infatti "nascono i nuovi cittadini della società umana, i quali per la grazia dello Spirito Santo diventano col battesimo figli di Dio e perpetuano attraverso i secoli il suo popolo" (LG 11).

Questa immagine divina della famiglia, rinnovata e santificata da Gesù Cristo, è spesso, nella nostra epoca, impoverita, offuscata e forse anche profanata (cfr. GS 47). Occorre quindi nuovamente riflettere sulle parole di Gesù Cristo: "Da principio non fu così" (Mt 19,8). Occorre che il Sinodo "manifesti che cosa vuol dire seguire Cristo nella vita matrimoniale e familiare" (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad Consilium Secretariae Generalis Synodi Episcoporum habita", die 23 febr. 1980: "", III,1[1980] 472ss).

Si! Bisogna che le famiglie dei nostri tempi riprendano quota! Bisogna che seguano Cristo! Il Sinodo di quest'anno è un avvenimento importante per la vita della Chiesa intera e per la sua missione. Se questa missione si esprime nell'evangelizzazione (che fu il tema del Sinodo del 1974) e si concretizza nella catechizzazione (tema del Sinodo 1977), allora tutti e due questi compiti vitali della Chiesa rimangono uniti in un legame fondamentale con la famiglia. La missione della Chiesa si orienta verso la famiglia con quell'amore che Dio stesso ha rivelato in essa mediante il suo Figlio; al tempo stesso questa missione si realizza in buona parte nella famiglia e mediante la famiglia. Prendendo in considerazione l'importanza di questo problema, occorre che circondiamo i lavori del Sinodo dei Vescovi di questo anno con una sollecitudine particolare e con una preghiera universale.


2. Perciò, quando tra breve inizierà il Sinodo dei Vescovi, occorrerà che tutta la Chiesa partecipi ai suoi lavori. Occorrerà che tutta la Chiesa sia, in un certo senso, presente al Sinodo: presente soprattutto con la preghiera e con il sacrificio. Tutti i figli della Chiesa preghino e compiano in favore del Sinodo offerte spirituali, per ottenere la luce e la forza di Dio per i padri del Sinodo, riuniti nell'assemblea sinodale. La famiglia è una cellula dalla quale provengono ogni vocazione e i vari stati di vita nella Chiesa. E questi, ognuno secondo la propria misura, sono dati al servizio della famiglia, in conformità all'insegnamento di Paolo VI ai sacerdoti: "Voi lo sapete per una lunga e ricca esperienza: il vostro celibato consacrato vi rende particolarmente disponibili, per essere presso i focolari, nel loro cammino verso la santità, i testimoni attivi dell'amore del Signore nella Chiesa" (cfr. Pauli VI "Allocutio ad sodales Consociationis "Equipes Notre-Dame" habita, die 4 maii 1970: "Insegnamenti di Paolo VI", VIII [1970] 432).

Infatti, nella Chiesa, come insegna l'apostolo, "abbiamo... doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi" (Rm 12,6). E ciò succede perché "siamo un solo corpo in Cristo" (Rm 12,5).

Invito quindi ardentemente tutti a pregare e ad offrire sacrifici per il Sinodo. In modo particolare, invito alla preghiera ed a far sacrifici gli ammalati, che dalla provvidenza sono chiamati ad una singolare partecipazione al sacrificio di Cristo. Con lo stesso invito mi rivolgo anche agli ordini contemplativi chiamati da Cristo, in modo particolare, alla sollecitudine ardente per i problemi della sua Chiesa.


3. Una cordiale parola di incoraggiamento indirizzo poi alle famiglie. Le "chiese domestiche" delle famiglie cristiane diventino dal prossimo 26 settembre un luogo di fervida preghiera per il Sinodo di quest'anno, così "familiare", così orientato nello Spirito Santo con una speciale sollecitudine ed amore verso loro stesse.

I vostri figli e le vostre figlie, così vicini al cuore del Signore Gesù, ottengano da lui per le vostre famiglie, e per le famiglie di tutto il mondo, la sua benedizione.


4. Il giorno principale della preghiera per il Sinodo sarà la domenica 12 ottobre.

Desidero che in quel giorno si facciano pubbliche preghiere in tutte le diocesi, nelle parrocchie, nelle chiese, secondo le indicazioni dei pastori.

In quel giorno tutta la Chiesa e tutte le famiglie si uniscano nella comune preghiera. E invito per quel giorno, se possibile, a Roma, i rappresentanti delle famiglie di tutta la Chiesa, perché si possano incontrare col successore di Pietro e con i padri del Sinodo, manifestando in tal modo la presenza spirituale di tutte le famiglie della Chiesa, unite nella fede e nell'amore.

Alla santa famiglia di Nazaret affido ogni famiglia e imparto di cuore a voi, venerabili fratelli e diletti figli, e in particolare a ogni focolare domestico, la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 15 agosto 1980.

IOANNES PAULUS PP.II

La preghiera composta dal santo padre per il Sinodo dei Vescovi dell'anno 1980

Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, / Padre, che sei amore e vita, / fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi, / mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato da donna", / e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, / un vero santuario della vita e dell'amore / per le generazioni che sempre si rinnovano. / Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi / verso il bene delle loro famiglie / e di tutte le famiglie del mondo. / Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno / per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. / Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, / si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, / attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. / Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della sacra famiglia di Nazaret, / che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra / possa compiere fruttuosamente la sua missione / nella famiglia e mediante la famiglia. / Tu, che sei la vita, la verità e l'amore, / nell'unità del Figlio e dello Spirito Santo. / Amen.

Data: 1980-08-12Data estesa: Martedi 12Agosto 1980.





In occasione del cinquantesimo di sacerdozio - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Lettera al Cardinale Bertoli

Sebbene il nostro memore pensiero si rivolga spesso a te, l'avvicinarsi della celebrazione della data in cui 50 anni fa, attirato dall'amore di Dio, ricevesti l'ordinazione sacerdotale, ci invita a rivolgere con maggiore intensità la nostra mente verso la tua persona.

L'affetto pieno di stima che ti portiamo ci fa desiderare di essere presenti al tuo natalizio sacerdotale con parole augurali, pegno di serene gioie e di vera prosperità. Pertanto in questo tuo giubileo, che ci dà la propizia occasione di scrutare, con maggior diligenza, il disegno divino verso di te e gli anni passati nel servizio di Cristo, tu consideri senza dubbio con sentimenti pii il segnalato dono del presbiterato e il suo intimo significato, meditando quanto scrive san Giovanni Crisostomo sui sacerdoti "deputati a distribuire le cose del cielo grazie ad un potere che Dio non ha largito neppure agli angeli" (S.Ioannis Chrysostomi "De Sacerdotio", 54: PG 48,643).

Essendoti difatti consacrato completamente alla sposa del Signore ed essendoti con energia adoperato di procurare il suo bene, tu puoi essere, propriamente ed in verità, chiamato "uomo di Chiesa". Durante un lungo e diuturno spazio di tempo tu l'hai servita specialmente nei molteplici ministeri della santa Sede, in particolare in qualità di nunzio apostolico e quindi quale padre Cardinale, alla cui dignità fosti meritatamente elevato da Paolo VI, nostro predecessore. Insigne per tanti meriti, noi ti abbiamo nominato camerlengo di santa romana Chiesa.

A Dio dunque, il quale, con la sua ispirazione è l'autore e, con il suo aiuto, il perfezionatore delle nostre esimie opere, rendiamo i ringraziamenti più profondi chiedendogli, con istanti preghiere, che ti conceda abbondanti i suoi doni e ti conforti con le sue consolazioni.

La beata Vergine Maria, che veneriamo madre del clero e nella cui solennità dell'Assunta ricevesti la grazia del sacerdozio, ti sia, in questa occasione e sempre, ausiliatrice.

Questo volevamo scrivere con animo affettuoso a te, venerabile nostro fratello, mentre ti impartiamo con benevolenza l'apostolica benedizione, che estendiamo di cuore anche a coloro che parteciperanno al tuo giubileo.

Dal Vaticano, 4 agosto dell'anno 1980, secondo del nostro pontificato.

Data: 1980-08-13 Data estesa: Mercoledi 13 Agosto 1980.


Omelia alla messa dell'Assunta - Chiesa parrocchiale - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Sorgente di speranza nella vita eterna

1. "Maria è assunta in cielo!" (Canticum ad Evangelium).

"Rallegriamoci tutti nel Signore!" (Antiphona ad introitum).

Con queste parole della liturgia eucaristica di oggi saluto la parrocchia di Castel Gandolfo, entro i cui confini mi è dato di trascorrere i giorni dell'estate, lontano in certo modo dal mio quotidiano tavolo di lavoro a Roma, e nello stesso tempo in continuo contatto con esso. In questa occasione desidero ringraziare, ancora una volta, tutti gli abitanti di Castel Gandolfo: i pastori delle anime, i parrocchiani, e anche gli ospiti che vengono qui a vederci durante le vacanze; desidero ringraziare per tanta cordialità e comprensione che mi vien dimostrata in questo periodo. così anche io mi sento cordialmente legato con la vostra comunità - e oggi approfitto della circostanza per renderne testimonianza, in occasione di questa vostra festa che è, nello stesso tempo, una grande solennità di tutta la Chiesa. Vengo quindi per tributare - nella celebrazione del santissimo sacrificio in mezzo a voi - una particolare venerazione al mistero dell'assunzione della Genitrice di Dio: mistero così caro al cuore di ogni cristiano, così "a lungo raggio" e insieme così carico di promesse, così capace di stimolare i nostri cuori alla speranza.


2. Veramente, sarebbe difficile trovare un momento in cui Maria avrebbe potuto pronunciare con maggiore trasporto le parole pronunciate una volta dopo l'annunciazione, quando, diventata Madre verginale del Figlio di Dio, ella visito la casa di Zaccaria, per aver cura di Elisabetta; "L'anima mia magnifica il Signore...

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome" (Lc 1,4 Lc 6 Lc 1,49) Se queste parole ebbero la loro motivazione piena e sovrabbondante sulla bocca di Maria quando lei, immacolata, divento la madre del Verbo eterno, esse raggiungono oggi il culmine definitivo. Maria che, grazie alla sua fede (così esaltata da Elisabetta) in quel momento ancora sotto il velo del mistero, entro nel tabernacolo della santissima Trinità, oggi entra nella dimora eterna, in piena intimità col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, nella visione beatifica "a faccia a faccia". E questa visione, come inesauribile sorgente dell'amore perfetto, colma tutto il suo essere con la pienezza della gloria e della felicità.

Così dunque l'assunzione è, al tempo stesso, il "coronamento" di tutta la vita di Maria, della sua vocazione unica, fra tutti i membri dell'umanità, ad essere la Madre di Dio. E' il "coronamento" della fede che essa, "piena di grazia", ha dimostrato durante l'annunciazione e che Elisabetta, sua parente, ha così sottolineato ed esaltato durante la visitazione.

Veramente possiamo ripetere oggi, seguendo l'Apocalisse: "Si apri il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza... Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo"" (Ap 11,19 Ap 12,10).

Il regno di Dio in colei che sempre ha desiderato di essere soltanto "la serva del Signore". La potenza del suo Unto, cioè di Cristo, la potenza dell'amore che egli ha portato sulla terra come un fuoco (cfr. Lc 12,49); la potenza rivelata nella glorificazione di colei che mediante il suo "fiat" gli ha reso possibile di venire su questa terra, di diventare uomo; la potenza rivelata nella glorificazione dell'Immacolata, nella glorificazione della sua propria madre.


3. "...Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché, se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la resurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno pero nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo" (1Co 15,20-23).

L'assunzione di Maria è un particolare dono del Risorto alla madre sua.

Se, infatti, "quelli che sono di Cristo" "riceveranno la vita" "alla sua venuta", allora è giusto e comprensibile che questa partecipazione alla vittoria sulla morte, la provi per prima proprio lei, la Madre; lei che è "di Cristo" in maniera più piena: infatti anche lui appartiene ad essa come il figlio alla Madre. Ed essa appartiene a lui: è, in modo particolare, "di Cristo", perché è stata amata e redenta in modo del tutto singolare. Colei che nel suo stesso concepimento umano fu immacolata - cioè libera dal peccato, la cui conseguenza è la morte, - per lo stesso fatto, non doveva forse essere libera dalla morte, che è la conseguenza del peccato? Quella "venuta" di Cristo, di cui parla l'apostolo nella seconda lettura di oggi, non "doveva" forse compiersi, in questo unico caso in modo eccezionale, per così dire, "subito", cioè nel momento della conclusione della vita terrestre? Per lei, ripeto, nella quale si era compiuta la sua prima "venuta", a Nazaret e nella notte di Betlemme? Perciò quel termine della vita che per tutti gli uomini è la morte, nel caso di Maria la tradizione giustamente lo chiama piuttosto dormizione.

"Assumpta est Maria in caelum, gaudent Angeli! Et gaudet Ecclesia!" 4. Per noi l'odierna solennità è quasi una continuazione della pasqua: della risurrezione e della ascensione del Signore. Ed è, contemporaneamente, il segno e la sorgente della speranza della vita eterna e della futura risurrezione. Di questo segno leggiamo nell'Apocalisse di Giovanni: "Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 12,1).

E benché la nostra vita sulla terra si svolga, costantemente, nella tensione di quella lotta tra il drago e la donna, di cui parla lo stesso libro della santa Scrittura; benché noi siamo quotidianamente sottoposti alla lotta tra il bene e il male, alla quale l'uomo partecipa sin dal peccato originale - dal tempo, cioè in cui ha mangiato "dell'albero della conoscenza del bene e del male", come leggiamo nel libro della Genesi (Gn 2,17 Gn 3,12): benché questa lotta assuma talvolta forme pericolose e spaventose, tuttavia quel segno della speranza permane e si rinnova costantemente nella fede della Chiesa -.

E l'odierna festività ci permette di guardare questo segno, il grande segno dell'economia divina della salvezza, con fiducia e con gioia tanto più grande.

Ci permette di aspettare da questo segno di vincere, di non soccombere, in definitiva, al male e al peccato, in attesa del giorno in cui sarà tutto compiuto da colui, il quale ha riportato la vittoria sulla morte: il Figlio di Maria; allora egli "consegnerà" il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza" (1Co 15,24) e porrà tutti i nemici sotto i suoi piedi ed annienterà, ultimo nemico, la morte (cfr. 1Co 15,25).

Cari fratelli e sorelle, partecipiamo con gioia all'eucaristia di oggi! Riceviamo con fiducia il corpo di Cristo, memori delle sue parole: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risuscitero nell'ultimo giorno" (Jn 6,54).

E veneriamo oggi colei che ha dato a Cristo il nostro corpo umano: l'Immacolata e l'Assunta, che è la sposa dello Spirito Santo e la nostra madre!

Data: 1980-08-15 Data estesa: Venerdi 15 Agosto 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Invitiamo Maria a visitare le famiglie e i lavori del Sinodo dei Vescovi

1. Oggi desideriamo colmare la nostra comune preghiera dell'"Angelus" col sentimento di una venerazione e di un amore particolari verso Maria. E' infatti, la festa della sua assunzione al cielo. Colei che ha concepito nel suo grembo verginale e ha messo al mondo il Figlio di Dio, Verbo eterno, sperimenta oggi la perfetta glorificazione dell'anima e del corpo in seno alla santissima Trinità. E i nostri cuori, come sempre, anche oggi, ma oggi più che mai, si rivolgono a lei con tutta la semplicità e la fiducia dei bambini. Ci rallegriamo dell'eterna gloria della Madre di Cristo e della nostra Madre! 2. Nel Vangelo dell'odierna solennità vediamo Maria quando, dopo l'annunciazione, piena di Spirito Santo e piena del mistero concepitosi nel suo grembo per opera di questo stesso Spirito, entra nella casa di Zaccaria. Varca la soglia della casa di una famiglia che le è così vicina per spirito e parentela. E già sulla soglia riceve il saluto di Elisabetta la quale esalta la sua fede: "Beata sei tu che hai creduto" (cfr. Lc 1,45). E saluta Maria con le stesse parole, con le quali noi tutti la salutiamo costantemente, quando recitiamo l'"Ave Maria".


3. Maria varca la soglia di una casa, entra nella cerchia di una famiglia...

Quanto ci associa, questo avvenimento, alla vicenda alla quale si prepara l'episcopato del mondo intero in relazione al Sinodo dei Vescovi di quest'anno! Il tema del Sinodo "I compiti della famiglia cristiana oggi" rivolge la nostra attenzione verso tutte le famiglie che vivono nel mondo contemporaneo, verso le famiglie alle quali è inviata la Chiesa e attraverso le quali essa desidera compiere la sua missione. Pensiamo ai grandi compiti della famiglia, legati alla trasmissione della vita e alla grande opera dell'educazione dell'uomo nuovo.

Pensiamo alle gioie, ma anche alle fatiche di quest'amore, sul quale si costruisce la vita dei coniugi e delle famiglie. Pensiamo anche alle sofferenze, alle crisi, ai drammi che a volte accompagnano la vita familiare. Attraverso i lavori del Sinodo dei Vescovi noi desideriamo entrare nell'ambito di tutto ciò con ogni rispetto, ma anche con la fede e l'amore con i quali la Chiesa circonda la famiglia cristiana, costruita sul fondamento del sacramento del matrimonio.

E perciò invitiamo Maria a varcare la soglia di tutte le famiglie, così come, un tempo, essa varco quella della casa di Zaccaria. La preghiamo di portare a tutti lo stesso messaggio di fede materna e di amore. Le chiediamo anche di visitare i lavori del Sinodo in preparazione, i cui membri con gli occhi fissi in lei così come una volta Elisabetta, desiderano ripetere: Beata sei tu che hai creduto. Il Sinodo, per parte sua, seguendo l'esempio di questa Madre, desidera lasciarsi guidare dalla fede e dall'amore verso tutte le famiglie, alle quali dirigerà prossimamente il suo particolare servizio.

Data: 1980-08-15 Data estesa: Venerdi 15 Agosto 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria serba nel cuore tutto ciò che a Chiesa vive

1. Quando ci riuniamo, come ogni domenica, per la preghiera che ci ricorda il mistero del concepimento del Verbo eterno sotto il cuore della Vergine di Nazaret, i nostri pensieri si rivolgono verso Cristo e verso Maria, uniti nello Spirito Santo col beato legame della Madre e del Figlio. Adoriamo il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, in cui l'eterno Padre ha manifestato all'uomo la sua definitiva vocazione e il suo ultimo destino alla partecipazione eterna della vita divina. E per questo amiamo tanto questa preghiera, e così spesso ritorniamo ad essa.


2. Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, "autore e perfezionatore della fede", come dice di lui l'autore della lettera agli Ebrei nella liturgia d'oggi (He 12,2).

Essere cristiano vuol dire proprio tenere fisso lo sguardo su Cristo come sulla guida nella fede. Egli ha iniziato a condurci su questa strada della fede, quando è divenuto uomo, e ci conduce su di essa mediante la sapienza e la semplicità, sempre vive, della parola del suo Vangelo, intrecciato col mistero pasquale della sua morte e risurrezione. Questa mirabile guida permane per sempre, vivificando i cuori umani nella potenza dello Spirito Santo, e facendo di essi una comunità dell'unico Popolo di Dio, che, in tutta la terra, da oriente fino a occidente, non cessa di aspirare al compimento dei misteri e delle promesse della fede. Ecco, il Cristo delle nostre anime! il Cristo della Chiesa! il Cristo della storia dell'umanità! 3. Ed ecco Maria-Vergine, Maria-Madre di Cristo, di cui l'evangelista dice che "serbava nel suo cuore tutte queste cose"... (Lc 2,51) e anche tutte le vicende di cui furono composti gli anni della vita del suo Figlio, in particolare quelli trascorsi nel nascondimento a Nazaret. Lei, testimone particolare del Verbo incarnato! Lei, che come ogni madre, è memoria viva e vivificante del suo Figlio! Lei permane nella Chiesa ed è presente in essa in modo materno, come l'ha espresso l'ultimo Concilio, e continua a serbare, incessantemente, nel suo cuore tutto ciò che vive la Chiesa, corpo mistico del suo Figlio, e che, in essa, vive tutta la famiglia umana e, nello stesso tempo, ogni uomo, redento da Cristo.


4. Perciò quando ci riuniamo per recitare l'"Angelus", richiamiamo dinanzi a lei tutte queste cose, le facciamo riemergere, per così dire, dalla memoria del suo cuore materno. Tutti i problemi degli uomini, dell'umanità, dei popoli, particolarmente quelli più dolorosi. E al tempo stesso non cessiamo di pregarla affinché Cristo, che ci guida nella fede e la perfeziona, si ritrovi costantemente, mediante tutti questi problemi, su tutte le strade sulle quali l'uomo, la famiglia umana si avvia verso il compimento dei suoi destini, che hanno avuto inizio nell'amore del Padre.

Data: 1980-08-17 Data estesa: Domenica 17 Agosto 1980.


In occasione del cinquantesimo di sacerdozio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al Cardinale Flahiff

Al Venerabile Fratello Nostro George Bernard di S.R.C. Cardinale Flahiff Arcivescovo di Winnipeg.

Poiché tra poco si compiranno dieci lustri da quando hai ricevuto il ministero e la dignità sacerdotale, ci sembra opportuno congratularci con te per un giorno così bello, celebrando insieme con te, per mezzo di questa Lettera, un tale singolare ricordo.

E poiché questa solennità ti offrirà un gradito tempo per ripercorrere i momenti principali della vita passata, tra le immagini che si presenteranno al tuo animo, certamente caro e dolcissimo ti tornerà quell'avvenimento delle tua ordinazione sacerdotale, quando, circondato da una festosa corona di parenti e amici, per mirabile e inscrutabile disegno della volontà divina, mediante l'imposizione delle mani da parte del vescovo, fosti consacrato sacerdote in eterno, affinché, fatto anche cooperatore dell'Ordine episcopale, fossi partecipe dell'autorità, con la quale il nostro Redentore edifica, santifica e governa e, contrassegnato da un carattere speciale, fossi configurato in modo particolare a Cristo Sacerdote. Posto dunque in mezzo al gregge del Signore hai esercitato il servizio sacro, sia annunziando agli uomini il Vangelo, sia amministrando i sacramenti della vita, specialmente offrendo il Sacrificio Eucaristico, sia svolgendo il ministero della riconciliazione e del conforto per i fedeli penitenti e per gli infermi. Nell'anno 1961, poi, dopo aver ricoperti alcuni incarichi nella tua Congregazione di San Basilio ed essere stato anche superiore generale, fosti eletto pastore della Chiesa di Winnipeg. Da allora, come successore degli apostoli, unito al Romano Pontefice, successore di Pietro e capo del Collegio Apostolico, e in comunione gerarchica con tutti i vescovi, hai partecipato alla sollecitudine della Chiesa universale e nella comunità cattolica affidata alle tue cure hai svolto il tuo ufficio pastorale come maestro e padre, con carità e zelo grande. Inoltre, nell'anno del Signore 1969, Paolo VI, nostro predecessore di recente memoria, come segno speciale della sua benevolenza, ti proclamo Cardinale, con il titolo di Santa Maria della Salute nel rione "Primavalle" dell'Urbe, e ti fece membro dell'esimio Presbiterio di Roma.

Vedi, dunque, venerabile fratello nostro, quanti motivi ti inducono in codesta tua solenne celebrazione a lodare il Datore di tutti i beni e a esaltare la sua infinita bontà, nonché a rallegrarti, perché, come dice il nostro predecessore San Leone Magno, "devotamente e veramente confessiamo che, l'opera del nostro ministero, in tutto ciò che facciamo rettamente, è Cristo che la compie, e noi ci gloriamo non di noi, che senza di lui nulla possiamo, ma in lui, che è la nostra possibilità".

Concludendo questa nostra lettera, chiediamo a Cristo, pastore dei pastori, che, per l'intercessione della Beata Maria Vergine, ti conceda salute, prosperità e pace. Di ciò ti sia pegno la Benedizione Apostolica, che impartiamo a te, venerabile fratello nostro, e a tutto il clero e al popolo di codesta Chiesa, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dai Palazzi Vaticani, il 21luglio, anno 1980, secondo del nostro Pontificato.

[Traduzione dal latino]

Data: 1980-08-18 Data estesa: Lunedi 18 Agosto 1980.





Durante l'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La preghiera per la Chiesa e la patria polacca

Adesso, cari connazionali, dinanzi alle notizie che giungono dalla Polonia, voglio rileggere qui di fronte a voi, o piuttosto recitare due preghiere quali la Chiesa polacca usa recitare: la prima nella solennità di Maria SS.ma Regina della Polonia il 3 maggio, la seconda nella solennità della Madonna di Czestochowa, il 26 agosto. Dapprima quella del 3 maggio: "Dio che hai dato alla nazione polacca, nella Santissima Vergine Maria, un mirabile aiuto e scudo, concedi benigno che, per intercessione della nostra Madre e Regina, la religione incessantemente goda della libertà e la patria della sicurezza".

E adesso la seconda, quella del 26 agosto: "Aiuta, o Signore, il popolo che Tu rafforzi con il Tuo Corpo e Sangue, e per l'intercessione della Tua Santissima Genitrice liberalo da ogni male e ogni pericolo, e circonda con la Tua protezione tutte le sue buone opere".

Che queste preghiere dicano da se stesse quanto noi qui presenti a Roma siamo uniti con i nostri connazionali in Patria, con la Chiesa in Polonia, e quanto tutte le sue vicende ci sono vicine e care, e quanto per tutte queste cose supplichiamo Iddio.

Data: 1980-08-20 Data estesa: Mercoledi 20 Agosto 1980.


Al Cardinale Wyszynski - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Lettera

Veneratissimo e amatissimo signor Cardinale primate! Scrivo queste brevi parole per assicurarle la mia particolare vicinanza nel corso degli ultimi difficili giorni: con la preghiera e con il cuore partecipo a questa esperienza, che la mia patria e i miei connazionali attraversano ancora una volta.

Le notizie a questo proposito non cessano di occupare le prime pagine della stampa e dei programmi della televisione e della radio.

Di cuore prego affinché l'episcopato polacco, con a capo il suo primate, rivolgendo lo sguardo a colei che è stata data a difesa della nostra nazione, possa anche ora aiutare questo popolo nel difficile sforzo che compie per il pane quotidiano, per la giustizia sociale e per la salvaguardia degli inviolabili diritti alla propria vita e allo sviluppo.

La prego di accogliere queste poche parole, dettate da un intimo bisogno. Sono insieme con voi, ai piedi di Nostra Signora di Jasna Gora, con la mia sollecitudine, con la preghiera e con la benedizione.

Con sentimenti di profonda venerazione.

Data: 1980-08-20 Data estesa: Mercoledi 20 Agosto 1980.


GPII 1980 Insegnamenti - Alla comunità di Nomadelfia e ai giovani dell'opera "Giorgio La Pira" - Castel Gandolfo (Roma)