GPII Discorsi 2000 242

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL'ORDINE DEI MINIMI


Lunedì, 3 Luglio 2000




243 Carissimi Fratelli dell'Ordine dei Minimi!

1. Vi accolgo con un affettuoso benvenuto, grato per la visita che avete voluto rendermi all'inizio del vostro Capitolo Generale. Saluto con viva cordialità il P. Giuseppe Fiorini Morosini, vostro Superiore Generale, i Padri Capitolari e le delegazioni delle Monache e dei Terziari che interverranno alla prima parte dell'importante assise, come pure i religiosi, le religiose ed i laici, che compongono i tre Ordini della Famiglia religiosa fondata da san Francesco di Paola.

Con tutti voi rendo grazie al Signore per il bene compiuto nel corso di una lunga e benemerita storia al servizio del Vangelo. Il pensiero va, in particolare, ai tempi difficili per la vita della Chiesa, nei quali san Francesco di Paola si impegnò a realizzare una riforma che trascinò in un rinnovato cammino di perfezione quanti erano "mossi dal desiderio di maggiore penitenza e dall'amore alla vita quaresimale" (IV Regola, cap. 2).

2. Animato da intenti apostolici, egli fondò l'Ordine dei Minimi, Istituto religioso clericale di voti solenni, posto come «albero buono nel campo della Chiesa militante» (Alessandro VI) per produrre frutti degni di penitenza sulle orme di Cristo, il quale "spogliò se stesso assumendo la condizione di servo" (
Ph 2,7). Seguendo l'esempio del Fondatore, la vostra Famiglia religiosa "si propone di dare particolare e quotidiana testimonianza alla penitenza evangelica con la vita quaresimale, quale totale conversione a Dio, intima partecipazione all'espiazione di Cristo e richiamo ai valori evangelici del distacco dal mondo, del primato dello spirito sulla materia e dell'urgenza della penitenza, che comporta la pratica della carità, l'amore alla preghiera e l'ascesi fisica" (Costituzioni, art. 3).

Ispiratevi, carissimi, costantemente al vostro Fondatore, l'umile penitente immerso in Dio, che sapeva trasmettere ai fratelli un'autentica esperienza del Divino. In lui il Signore volle realizzare «cose grandi», affidandogli compiti straordinari, che lo portarono a percorrere gran parte dell'Italia e della Francia e ad illuminarle con lo splendore della sua santità.

Nei quasi cinque secoli che ci separano dalla sua morte, avvenuta il 2 aprile 1507, i suoi figli, fedeli al carisma del Fondatore, hanno continuato ad annunciare il «Vangelo della penitenza». Essi si sono sforzati di vivere il suo spirito di umiltà, di povertà e di profonda orazione, imitandone la tenera devozione all'Eucaristia, al Crocifisso ed alla Madonna. In particolare, essi hanno continuato ad impegnarsi nell'osservanza del «quarto voto della quaresima perpetua». Così essi hanno prolungato in tutto il mondo la scia luminosa di San Francesco di Paola, testimoniando ovunque l'irrinunciabile ruolo della penitenza nell'itinerario di conversione e arricchendo la vita della Chiesa di mirabili opere di carità e di santità.

3. "Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi". In questa particolare circostanza, desidero ripetere a voi queste parole dell'Esortazione apostolica Vita Consecrata (n. 110), in cui ben si rispecchiano gli obiettivi del vostro Capitolo Generale. Questo, con l'approfondimento del tema "Identità e missione dei Minimi all'inizio del terzo millennio dopo 500 anni di storia: Religiosi e laici assieme con l'unico carisma, per la stessa missione", si propone di ripensare il carisma della penitenza quaresimale, alla luce delle sfide del mondo d'oggi, individuando i nuovi areopaghi da privilegiare per l'annuncio evangelico della conversione e della riconciliazione.

Tale impegno, già emerso nell'ultima Assemblea dell'Ordine, chiede di essere tradotto in una presenza significativa ed amorevole dei Minimi nei contesti di forte povertà spirituale, attraverso l'ascolto, la direzione spirituale e la formazione delle coscienze alla riflessione ed alla preghiera. Di grande rilievo potrà essere la vostra presenza sulle frontiere dell'indigenza materiale per recare ai bisognosi una solidarietà fattiva, grazie anche alla partecipazione agli organismi a ciò deputati. Confido che l'esempio del Fondatore, messaggero della pace di Cristo, vi sostenga nella missione di recare il dono della riconciliazione e della comunione nella famiglie, nelle realtà ecclesiali, presso le varie confessioni cristiane, tra gli indifferenti e i lontani.

4. Nell'evangelizzare i nuovi areopaghi, occorre innanzitutto tener presente che la creatività ed il dialogo con le diverse culture non devono stemperare le ricchezze della propria identità e della propria storia. Creatività e dialogo, infatti, diventano efficaci vie dell'annuncio evangelico, quando possono contare sulla solida fedeltà al proprio carisma. Una vita conventuale e penitenziale fervente costituisce sicuramente la premessa indispensabile perché ciascun religioso offra in sé quell'immagine trasparente di Cristo casto, povero, obbediente, che, sola, affascina e conquista quanti sono in ricerca della verità e della pace.

Una pastorale autentica ed incarnata presuppone la santità, che i Minimi, seguendo l'esempio del Fondatore, si impegneranno a raggiungere, percorrendo la via della penitenza. Questa, se consiste innanzitutto nella conversione del cuore, si avvale però anche dei mezzi ascetici tipici della tradizione spirituale della Chiesa e del proprio Istituto. In tale contesto, acquista singolare rilievo la fedeltà al quarto voto solenne della vita quaresimale, che San Francesco di Paola volle professato dai Frati e dalle Monache degli Ordini da lui fondati. Questo peculiare segno di appartenenza all'Ordine dei Minimi, risulta molto efficace nella testimonianza delle «cose di lassù» ad un mondo distratto ed immerso nell'edonismo. Esso, infatti, oltre che un potente mezzo di santificazione personale, costituisce un'occasione per riparare i peccati di tutti gli uomini ed un modo per impetrare per loro la grazia del ritorno a Dio.

La tendenza dominante nella società contemporanea, e soprattutto tra i giovani, a ricercare la gratificazione immediata lungi dal portare i Minimi ad attenuare la dimensione quaresimale del loro Istituto, dovrà piuttosto impegnarli a porsi con rinnovato ardore al servizio dei fratelli, per educarli alla grande via spirituale della penitenza. Certo, è necessario ricercare un linguaggio e motivazioni adeguate, ma resta sempre indispensabile testimoniare la gioia che è propria di chi rinuncia agli agi del mondo per trovare la perla preziosa del Regno di Dio (cfr Mt 13,45-46). Questa testimonianza costituirà un prezioso dono che il vostro Ordine farà all'intera Chiesa, richiamando l'esigenza per tutti di accogliere il Vangelo della conversione e dell'ascesi.

244 5. Accanto ai religiosi ed alle religiose del primo e del secondo Ordine, San Francesco di Paola con intuizione profetica volle iniziare alla spiritualità della vita quaresimale anche i laici, per i quali fondò il Terzo Ordine. Essi da quasi cinquecento anni partecipano alla missione dell'Ordine, attraverso molteplici forme di condivisione e di collaborazione.

La complessità ed i rapidi mutamenti del mondo contemporaneo esigono una pronta capacità di discernimento ed una sempre più qualificata presenza dei cristiani nelle realtà mondane. A tale scopo, facendo tesoro delle positive esperienze accumulate con gli anni, va incoraggiata e sostenuta la collaborazione fra i laici e i religiosi. Da questa collaborazione, infatti, potranno scaturire inattesi e fecondi approfondimenti di alcuni aspetti del carisma (cfr Vita Consecrata
VC 55). A tal fine, occorre che i religiosi si dedichino con sempre maggior cura alla formazione dei laici: siano guide esperte di vita spirituale, attenti alle persone ed ai segni dei tempi, testimoni gioiosi del carisma che intendono condividere con quanti più direttamente operano nel mondo.

6. Carissimi, il Grande Giubileo invita tutta la Chiesa a contemplare con rinnovata gratitudine il mistero dell'Incarnazione per annunciare con ardore crescente il Vangelo di Cristo nel nuovo millennio: esso apre davanti a voi un vasto campo di prospettive e di impegni.

Il vostro Ordine, dopo aver superato tanti momenti difficili nel corso della storia, continui ad essere luce che illumina i penitenti della Chiesa: richiami i lontani alla necessità della conversione e della penitenza, incoraggi con l'esempio e la preghiera quanti si sono messi in cammino, testimoni una vita quaresimale che, seguendo Gesù nel suo cammino verso il Calvario, consenta di pregustare in qualche modo fin d'ora la gioia della Pasqua eterna.

Le vostre comunità, traendo dal proprio tesoro cose nuove e cose antiche (cfr Mt 13,52), siano espressione della intramontabile forza della via della penitenza, che portando a rinnegare l'uomo vecchio pone le premesse per la venuta del Regno.

Affido ogni vostro generoso proposito come pure i lavori capitolari alla Vergine Santa, a San Francesco di Paola ed ai numerosi Santi e Beati che arricchiscono la vostra storia secolare, perché vi aiutino a riproporre oggi il vostro carisma, quale segno eloquente di fecondità evangelica e di rinnovamento della vita ecclesiale.

Con tali voti, volentieri imparto a voi qui presenti ed all'intero Ordine dei Minimi, nella triplice espressione dei Frati, delle Monache e dei Terziari, una speciale Benedizione Apostolica.


AI MEMBRI DEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE


DELLA FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II PER IL SAHEL,


E DELLA FONDAZIONE "POPULORUM PROGRESSIO"


Martedì 4 luglio 2000




1. Con grande piacere vi accolgo e saluto cordialmente, cari membri dei Consigli di Amministrazione delle Fondazioni "Giovanni Paolo II per il Sahel" e "Populorum Progressio". Saluto in modo speciale Monsignor Paul Joseph Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", e lo ringrazio per le parole di benvenuto che mi ha gentilmente rivolto a nome di tutti voi. Saluto i suoi collaboratori e sono grato loro per l'aiuto ed il sostegno che offrono a queste provvidenziali istituzioni, le quali manifestano in forma concreta la vicinanza della Santa Sede a quanti soffrono la miseria e la fame.

La Fondazione "Giovanni Paolo II per il Sahel" ha iniziato la sua attività nel 1984, a seguito dell'appello che ebbi a lanciare a Ouagadogou nel 1980 alla comunità internazionale per una generale mobilitazione contro la grave desertificazione che colpisce i Paesi del Sahel. A venti anni di distanza, tale appello non ha perso, purtroppo, la sua attualità: non solo nelle zone desertiche dell'Africa settentrionale, ma in tutto il pianeta il problema dell'acqua si è fatto più grave ed urgente. La carenza di acqua sarà forse la questione principale cui l'umanità dovrà fare fronte nel prossimo futuro. Ecco perché è opportuno che i responsabili delle nazioni non tralascino di adottare misure adeguate per favorire un equo accesso ad un bene cosi prezioso per l'intera umanità. Non basta pensare ai bisogni presenti; abbiamo, infatti, una seria responsabilità verso le generazioni a venire, che ci chiederanno conto del nostro impegno per salvaguardare beni naturali che il Creatore ha affidato agli uomini perché li valorizzino in modo attento e rispettoso.

Quanto alla Fondazione "Populorum Progressio", nata nel contesto delle celebrazioni per il quinto centenario dell'evangelizzazione del Continente Americano, essa intende promuovere, nell'ottica dello sviluppo integrale della persona, le popolazioni più emarginate nelle società dell'America Latina e dei Caraibi. Si tratta di una Fondazione destinata a soccorrere i più poveri tra i poveri. Ampi strati della popolazione latino-americana, infatti, attendono ancora di poter raggiungere uno sviluppo degno dell'essere umano.

245 2. La felice circostanza di questo mio primo incontro con le vostre due Fondazioni, assieme al Pontificio Consiglio "Cor Unum", nel corso dell'Anno Giubilare mi offre l'opportunità di riflettere con voi sul valore e sul significato dell'opera che la Chiesa svolge a favore dei più poveri. Il Giubileo, infatti, oltre ad essere occasione di conversione, è anche invito a gesti di concreta solidarietà verso i bisognosi. E di fronte all'enormità delle necessità del mondo d'oggi, la Chiesa intende offrire il suo contributo.

Certo, con i pochi mezzi di cui dispone essa sa di non poter far fronte ad ogni necessità, ma si sforza di porre alcuni segni di concreta speranza che siano segni della presenza amorevole di Cristo. Il Vangelo narra come Cristo con i suoi miracoli intendeva manifestare la misericordia di Dio per l'uomo. Così, attraverso la sua azione, la Chiesa vuole indicare che Dio si fa vicino a chi è in difficoltà per ridonargli speranza e dignità. La Chiesa non intende essere una semplice agenzia di aiuto umanitario; essa vuole, piuttosto, testimoniare in ogni modo la carità di Cristo, che libera l'essere umano da ogni male.

3. Una delle due vostre Fondazioni combatte contro la desertificazione della terra. Parlare di deserto richiama alla mente la condizione in cui versa parte dell'umanità, afflitta dalla violenza, dalle calamità, dall'egoismo. A chi si trova a vivere in questo "deserto" del nostro tempo la Chiesa vuole recare l'acqua della verità e dell'amore. Alle grandi povertà che soggiogano i popoli, la Chiesa intende rispondere donando Cristo, Figlio di Dio incarnato per amore dell'uomo.

E' di questo amore che veramente ogni cuore ha fame e sete. Ben vengano gli sforzi per aiutare gli uomini in difficoltà a recuperare la loro dignità di esseri umani. Lodevole è ogni contributo al progresso sociale di individui e popoli stretti dalla morsa della malattia e della povertà. Quando i cristiani si fanno carico della sofferenza e delle problematiche dei loro fratelli e sorelle poveri e bisognosi, vogliono soprattutto aiutarli a sperimentare che Dio li ama e vuole che essi siano protagonisti del loro autosviluppo.

4. E' in questa luce che vanno viste le iniziative intraprese da queste due Fondazioni in nazioni e continenti particolarmente provati. In questa luce si colloca l'intera azione caritativa della Chiesa, che il Pontificio Consiglio "Cor Unum" è chiamato a ispirare e coordinare. Nel maggio scorso, in occasione della "Giornata dei testimoni della carità", ricordavo in proposito che quanti nella Chiesa operano per la carità sono ben più che semplici assistenti sociali, ma veri testimoni.

All'alba del nuovo millennio, ecco la prospettiva nella quale ogni intervento caritativo ecclesiale deve essere vissuto. Augurando che questo sia il principio ispiratore di ogni vostra opera ed attività, carissimi Fratelli e Sorelle, invoco per voi dal Signore Gesù e da Maria, Madre della Speranza, costante sostegno e protezione. Assicuro a tal fine la mia preghiera e volentieri imparto a voi presenti ed a quanti rappresentate, come pure alle popolazioni che beneficiano del vostro servizio, una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE


NAZIONALE DELLA POLONIA


Giovedì 6 luglio 2000




Cari Fratelli e Sorelle,

1. Rendo grazie a Dio e alla sua Madre per questo toccante incontro durante il quale siamo stati assidui nella comune preghiera.

Sono lieto di poter, insieme a voi - miei Connazionali giunti dalla Polonia e dal mondo intero, prendere parte a questo pellegrinaggio nazionale giubilare. Saluto voi tutti qui presenti ed anche coloro che sono rimasti in Patria e si uniscono a noi spiritualmente o via radio e televisione. Parole di particolare vicinanza rivolgo ai malati e ai sofferenti. A tutti voglio inviare il mio speciale saluto. Questo incontro di preghiera è stato preceduto da un ricco programma artistico. Ringrazio i cori, i gruppi artistici e musicali e i loro direttori, ed anche i singoli artisti e gli organizzatori. Dio vi renda questo dono giubilare.

2. Sono lieto che nell'Anno Giubilare i Polacchi giungano a Roma così numerosi. Ho davanti agli occhi quei gruppi di migliaia di polacchi che parteciparono all’apertura dell'Anno Santo, alle celebrazioni del Triduo Pasquale o della canonizzazione di Suor Faustina. E ancora all'inizio dell'anno sono stati qui anche i malati, poi i lavoratori, i giornalisti, gli scienziati... c'erano anche i sacerdoti polacchi per vivere il loro Giubileo insieme al Papa e ai presbiteri di tutto il mondo.

246 Tutti questi pellegrini portano con sé il ricordo ancora non lontano del Millennium polacco - del millennio del battesimo della nostra nazione. Questo millennio polacco era legato con la figura del grande Primate, Cardinale Stefan Wyszynski, che condusse la Chiesa e la nazione attraverso la soglia del secondo millennio. Esso era legato anche all'esperienza della peregrinazione dell'Immagine di Jasna Gòra. Infine esso era legato con il grande evento del Concilio Vaticano II. Da quel millennio polacco si è consolidata in noi la coscienza del Popolo di Dio, che di generazione in generazione peregrina attraverso questo mondo verso la casa del Padre. Oggi portiamo proprio questa coscienza così formata alla porta del Grande Giubileo, che viene attraversata in pellegrinaggio dai popoli e dalle nazioni di tutta la terra.

Avendo nella memoria le esperienze del Millennio, sperimentiamo in modo particolare il fatto che la nostra presenza qui è frutto del grande pellegrinaggio della storia, iniziato dalla nostra nazione quando il principe Mieszko ricevette il battesimo e confessò la fede in Cristo. Vogliamo che questa nazione oggi prenda parte a questa nostra visita alle soglie apostoliche del Grande Giubileo, e che, insieme ad essa, sia qui presente tutta la nostra storia millenaria e la cultura, iniziando dall’inno di Adalberto "Madre di Dio". Vogliamo invitare qui tutti i Piast, che sedettero sul trono polacco, da Mieszko a Casimiro il Grande. Vogliamo che sia qui presente la Signora di Wawel, la Regina Edvige, con tutto ciò che fece per la nostra nazione e per la cultura polacca. Insieme a lei entri qui l'epoca iagellonica, il tempo della Repubblica di Tre Nazioni, periodo del maggiore splendore storico della nostra Patria. Vogliamo convocare qui tutti coloro i cui corpi riposano nella cripta di Wawel - vescovi, re, condottieri e poeti - tutti coloro che segnarono il percorso della nostra storia sublime e difficile, caratterizzata da vittorie e da sconfitte, fino al grande sfacelo delle tre spartizioni e l'eroica riconquista dell'indipendenza ormai in questo secolo.

Tutti questi padri della nostra storia siano presenti oggi qui e testimonino che le successive generazioni dei figli e delle figlie della Chiesa in Polonia lasciarono nella storia una traccia durevole della loro fede, dell'amore per Dio e per l'uomo, della sollecitudine per il rispetto dei valori ultratemporali. Non manchi tale testimonianza della fatica plurigenerazionale della formazione del volto cristiano non soltanto della nostra nazione, ma anche di tutta l'Europa. Accettiamo la loro testimonianza non per gloriarci, ma per rendere prima gloria al Signore e poi per assumere consapevolmente tale eredità e trasmetterla alle generazioni future. Tutto ciò che costituisce la Polonia entri con noi qui attraverso la porta del terzo millennio, che si apre verso il futuro.

3. In questo Anno del Grande Giubileo siete giunti in pellegrinaggio a Roma - alle tombe dei santi Pietro e Paolo, per rinnovare e arricchire con la fede degli Apostoli - mediante l'esperienza del comune cammino, il sacrificio delle fatiche subite e la sincera preghiera - la vostra fede. Come ho scritto nella Bolla Incarnationis mysterium "Il pellegrinaggio è sempre stato un momento significativo nella vita dei cristiani. Esso evoca il cammino personale del credente sulle orme del Redentore: è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla propria fragilità, di preparazione interiore alla riforma del cuore. Mediante la veglia, il digiuno, la preghiera, il pellegrino avanza sulla strada della perfezione cristiana sforzandosi di giungere, col sostegno della grazia di Dio, 'allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo' (
Ep 4,13)" (cfr n° 7).

La preghiera è un efficace aiuto, grazie al quale arricchiamo la nostra fede e la rendiamo capace di dare frutti, una fede che possiede la potenza e la capacità di un costante perfezionamento della nostra vita - personale, familiare e sociale. Perciò questo pellegrinaggio è iniziato questa mattina con la solenne Eucaristia che ho celebrato con i vescovi e con i sacerdoti, ed ora questo giorno si sta in un certo senso completando attraverso questa preghiera serale in Piazza San Pietro.

Oggi il mondo, ed anche la nostra Patria, hanno tanto bisogno di uomini dalla fede matura, che confessino con coraggio Cristo in ogni luogo e in ogni situazione. C'è bisogno di autentici araldi del Vangelo e di messaggeri della verità. Di uomini che credono e che amano e trasformano questo amore di Dio in un autentico servizio all'uomo. La più grande ricchezza che alla soglia del terzo millennio possiamo trasmettere alla giovane generazione è la nostra fede. Beata la nazione che cammina alla luce del Vangelo, che vive della verità di Dio e che attinge la scienza dalla croce. Vi dico queste parole qui a Roma, nella Città Eterna, dove vissero, operarono e morirono i Santi Apostoli Pietro e Paolo. Le fede colmò sino alla fine la loro vita. Grazie ad essa Pietro non temette la croce e Paolo la spada. Divennero potenti testimoni di Cristo e questa loro testimonianza dura per tutti i tempi e porta frutti. "Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede" (5,4). Che queste parole della Prima Lettera di San Giovanni vi accompagnino mentre attraverserete la Porta Santa della Basilica di San Pietro e delle altre Basiliche patriarcali. Sulle tombe dei martiri della fede pronunciamo oggi il nostro Credo e vogliamo confessare con forza che "Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,11).

4. "Stava presso la croce di Gesù sua Madre" (cfr Jn 19,25). Ecco le parole del Vangelo di Giovanni che abbiamo udito durante questa liturgia della sera. Sotto la croce di Gesù morente è presente la Madre. La sua carissima Madre, fedele a lui sino alla fine. La sua presenza, il suo "stare" sotto la croce testimonia la fortezza e lo straordinario coraggio da Lei mostrati in questo momento decisivo. Nel dramma della Redenzione che si sta svolgendo sul Calvario il sostegno di Maria è la fede. Il Concilio Vaticano II dice che "la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce" (Lumen gentium LG 58). Per noi, per tutta l'umanità Maria rimarrà il modello perfetto di una tale fede che non conosce né paura né compromessi, che impone dal di dentro di perseverare sino alla fine, sino alla croce.

Preghiamo la Vergine Madre di Dio, Regina di Polonia e Nostra Signora di Jasna Gòra, di impetrarci presso suo Figlio una fede ricca e matura, affinché possiamo irradiarla e testimoniarla; una fede viva che si esprima nella vita e formi la nostra quotidianità; una fede creativa, capace di trasformare noi stessi e il mondo in cui viviamo. La completi con amore e la renda sensibile ai segni dei tempi e alle necessità dei fratelli. .

Per il terzo millennio che si schiude dinanzi a noi imploriamo la Madre del Figlio di Dio e Madre nostra, di impetrarci la grazia della fedeltà a Dio, alla Croce, al Vangelo e alla Chiesa. Affidiamoci alla sua protezione, affinché possiamo conservare per tutti i secoli senza macchia il tesoro della santa fede.

Cari Fratelli e Sorelle, tale è lo scopo della nostra comune preghiera qui in Piazza San Pietro, tale è il senso di questo Pellegrinaggio Nazionale alla Porta Santa e alle tombe dei Santi Apostoli. Per questo siamo venuti qui.

Maria, da tanto tempo sei Regina di Polonia!
247 Di' una parola a nostro favore!
Proteggi tutta la nazione,
che vive per la tua gloria,
affinché si sviluppi gloriosa, Maria!


AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI


Venerdì 7 Luglio 2000




Cari Fratelli dell'Ordine Cappuccino!

1. Con gioia vi accolgo in occasione del vostro Capitolo Generale. Saluto con affetto il Ministro Generale, Fratel John Corriveau e, nel ringraziarlo per i sentimenti manifestati a nome di voi tutti, gli porgo felicitazioni ed auguri per l'incarico confermatogli dal Capitolo al servizio dell'Ordine.

Una delle più autorevoli biografie del vostro Fondatore racconta che il Papa Innocenzo III, mentre stava valutando la richiesta di san Francesco di essere autorizzato a fondare una "nuova" forma di vita consacrata, si sentì incoraggiato da un sogno a darvi risposta affermativa: gli apparve la Basilica del Laterano in procinto di rovinare, ma accanto ad essa vi era un uomo poverello e piccolo che la sosteneva con le sue spalle perché non cadesse (cfr san Bonaventura, Leggenda maggiore, III, 10; FF 1064). La vostra Famiglia religiosa, sin dalle sue origini, è contrassegnata dall'impegno, lasciatole dall'Assisiate, di un grande amore per la Chiesa e di una filiale obbedienza e fedeltà ai suoi Pastori. Tutto ciò spiega bene il significato della vostra odierna visita e rende opportuno, pertanto, che il Successore di Pietro si rivolga a voi, rappresentanti dei vostri Confratelli sparsi nel mondo intero, per esortarvi a perseverare nel cammino intrapreso.

2. La recente celebrazione della Pentecoste ha attratto ancora una volta la nostra attenzione sui molteplici doni di cui lo Spirito Santo ha voluto arricchire la Chiesa. La vita stessa della Sposa di Cristo è frutto dell'effusione dello Spirito promesso da Gesù nell'Ultima Cena (cfr Jn 15,26-27 Jn 16,4-15). Tale effusione, sperimentata in modo così vivido nella sera di Pasqua (cfr Jn 20,21-23) e nella mattina di Pentecoste (cfr Ac 2,1-4), fa della Chiesa una splendida compagine di realtà personali differenti, radunate in una profonda comunione di fede e di amore ed impegnate nella testimonianza a Gesù risorto fra tutte le genti.

Anche i singoli Istituti religiosi con i rispettivi carismi sono frutto dell'amore dello Spirito per la Chiesa. Nella sequela di Cristo e nell'adesione alla sua persona merita anzitutto di essere messa oggi in speciale evidenza la "fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale di ciascun Istituto" (Vita consecrata VC 36). "Lo stesso «carisma dei fondatori» (ET 11) si rivela come un'esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita. Per questo «la Chiesa difende e sostiene l'indole propria dei vari istituti religiosi» (Lumen gentium LG 44 cfr Christus Dominus CD 33, 35, CD 1-2)... E' necessario che l'identità di ogni istituto sia conservata con tale sicurezza, che si possa evitare il pericolo di una situazione non sufficientemente definita, per cui i religiosi, senza la dovuta considerazione del particolare stile proprio della loro indole, vengano inseriti nella vita della Chiesa in modo vago e ambiguo" (Mutuae relationes, 11).

3. Gli incontri con voi, in occasione dei vostri Capitoli Generali, mi hanno dato l'opportunità, fra l'altro, di apprezzare l'impegno con cui avete cercato di riscoprire, alla luce degli insegnamenti conciliari, l'eredità spirituale di san Francesco, identificando con molta serietà ciò che è davvero essenziale nel vostro carisma. Vi incoraggio a proseguire in questa linea, restando sempre attenti e docili alle indicazioni del Magistero.

248 Due aspetti dovrete, in particolare, aver sempre presenti: in primo luogo, la priorità e centralità, come ha voluto san Francesco, della fraternità evangelica, che vi caratterizza come frati e fa di voi un Ordine di fratelli. In questa prospettiva, sarà vostro impegno di informare ogni aspetto della vostra vita a ciò che è tipico del carisma francescano - cappuccino: lo spirito di orazione, la minorità e semplicità, la povertà e austerità, il contatto col popolo, la vicinanza ai bisognosi, lo zelo per l'evangelizzazione, la letizia e la speranza cristiana. Tra questi valori recentemente, nel vostro sesto Consiglio Plenario, siete tornati a prendere in considerazione la scelta della povertà. Vi ha spinto a ciò il rinnovato senso di fraternità, che la diffusione dell'Ordine in tutto il mondo ha acuito. I nuovi problemi della nostra società, infatti, vi invitano ad approfondire il significato della povertà evangelica in fraternità, vissuta cioè in dimensione comunitaria, istituzionale e strutturale (cfr Proposizione 4; Analecta OFMCap. 114 [1998] 825). Nella contemplazione del Cristo povero, troverete ispirazione, non solo per praticare personalmente una vita povera, ma anche per amare e servire i poveri, che il mio Predecessore Paolo VI designò come un «sacramento» di Cristo (Acta Apostolicae Sedis 60 [1968] 620).

In secondo luogo, voi avvertite l'opportunità di sottolineare l'atteggiamento coerente, pratico e concreto di san Francesco. E' necessario passare ai fatti, ai valori vissuti, al metodo della testimonianza diretta. A voi tutti è, infatti, ben noto il criterio a cui amava far riferimento il vostro Fondatore: plus exemplo quam verbo, con l'esempio più che con le parole (Leggenda dei tre compagni, 36; FF 1440).

4. Il vostro Capitolo Generale si svolge nell'anno del Grande Giubileo. E' una circostanza provvidenziale che non può essere ignorata. Il Giubileo è un anno di grazia per tutto il Popolo di Dio: è tempo di conversione ad una più autentica sequela di Cristo, di rinnovamento interiore, di maggiore coerenza e disponibilità nei confronti dello Spirito che interpella le coscienze attraverso i segni dei tempi. Sarete pienamente in sintonia con la grazia di questa Celebrazione giubilare nella misura in cui vi sforzerete di vivere autenticamente la vostra vocazione francescano-cappuccina. Vi aiutino le decisioni maturate nel Capitolo a conformarvi sempre più a Cristo, nato nella nostra storia duemila anni or sono.

Vi aiuti il vostro Capitolo ad accogliere con francescano coraggio le sfide del nuovo millennio. Da esse, nella prospettiva della novità evangelica, parte un invito alla creatività, all'audacia e all'ottimismo. "In questi nostri tempi in modo particolare si esige dai religiosi quella stessa genuinità carismatica, vivace e ingegnosa nelle sue inventive, che spiccatamente eccelle nei fondatori" (Mutuae relationes, 23 f).

5. Il vostro Padre e Fratello Francesco vi guidi e accompagni sempre nell'impegno di coerenza con la vostra forma di vita così da diventare, come lui voleva, autentici fratelli minori. Vi accompagnino pure tanti confratelli vostri che vi hanno preceduto e si pongono per voi come esempi ispiratori e modelli da imitare. Tra questi il mio pensiero va particolarmente al bel numero di coloro che ho avuto il piacere di canonizzare e beatificare durante il mio pontificato. Vi assista infine, col suo amore materno, Maria, la Vergine fedele, "sul cui esempio avete consacrato a Dio la vostra vita" (ET 56), nella "risposta di amore e di dedizione totale a Cristo" (Vita consecrata
VC 112).

Vi prego di farvi interpreti presso i vostri Confratelli in tutto il mondo della mia stima e gratitudine per la loro testimonianza e il loro servizio nella missione universale della Chiesa. A tutti i Frati dell'Ordine, ovunque presenti, e a voi Frati capitolari, di cuore imparto la mia Benedizione Apostolica.


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