GPII Discorsi 2000 248


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE


ORGANIZZATO DALLA


"ASSOCIAZIONE MEDICI CATTOLICI ITALIANI"


Venerdì 7 luglio 2000

1. Rivolgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, carissimi medici cattolici, giunti a Roma insieme ai vostri familiari, per partecipare al Congresso Internazionale organizzato dalla "Associazione Medici Cattolici Italiani", dalla "Federazione Europea Associazioni Medici Cattolici" e dalla "Federazione Internazionale Associazioni Medici Cattolici". Scopo principale di questo vostro incontro nella Città eterna è celebrare il vostro Giubileo. Vi auguro di cuore che, rinfrancati da questa provvida sosta spirituale, sappiate promuovere un coraggioso rilancio della vostra testimonianza evangelica nel settore tanto importante della medicina e dell'attività sanitaria.


Tutti vi saluto con affetto, a cominciare dal Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Genova, e dai Professori Domenico Di Virgilio, Paul Deschepper e Gian Luigi Gigli, Presidenti rispettivamente degli Organismi summenzionati. Saluto, poi, i sacerdoti Feytor Pinto e Valentini Pozaic, insieme con gli Assistenti Ecclesiastici presenti.

Il mio saluto si estende, inoltre, a Monsignor Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, Organismo al quale ho affidato il compito di stimolare e promuovere l'opera di formazione, di studio e di azione svolta dalla "Federazione Internazionale Associazioni Medici Cattolici", specialmente nel contesto dell'Anno giubilare.

Un particolare ringraziamento rivolgo, infine, al Prof. Domenico Di Virgilio, che ha ben interpretato i vostri comuni sentimenti, esprimendo la vostra fedele adesione alla Cattedra di Pietro.

249 2. Il tema scelto per il vostro Congresso - Medicina e Diritti dell'Uomo - è molto importante non solo per lo sforzo culturale che manifesta di coniugare il progresso della medicina con le esigenze etiche e giuridiche della persona umana, ma anche per l'attualità che riveste a motivo delle violazioni effettive o potenziali del fondamentale diritto alla vita, su cui poggia ogni altro diritto della persona.

Nell'attività che esercitate, voi compite ogni giorno un nobile servizio alla vita. La vostra missione di medici vi mette in quotidiano contatto con la misteriosa e stupenda realtà della vita umana, inducendovi a farvi carico delle sofferenze e delle speranze di tanti fratelli e sorelle. Perseverate in questa vostra generosa dedizione, avendo cura in particolar modo degli anziani, degli infermi e dei disabili.

Voi toccate con mano che nella vostra professione non bastano le cure mediche ed i servizi tecnici, sia pure espletati con esemplare professionalità. Occorre essere in grado di offrire al malato anche quella speciale medicina spirituale che è costituita dal calore di un autentico contatto umano. Esso è in grado di ridare al paziente amore per la vita, stimolandolo a lottare per essa, con uno sforzo interiore talora decisivo per la guarigione.

L'ammalato deve essere aiutato a ritrovare non solo il benessere fisico, ma anche quello psicologico e morale. Ciò suppone nel medico, accanto alla competenza professionale, un atteggiamento di amorevole sollecitudine, ispirata all'immagine evangelica del buon Samaritano. Presso ogni persona sofferente il medico cattolico è chiamato ad essere testimone di quei valori superiori che hanno nella fede il loro saldissimo fondamento.

3. Cari medici cattolici, voi ben sapete che è vostra missione imprescindibile difendere, promuovere ed amare la vita di ogni essere umano dall'inizio al suo tramonto naturale. Oggi, purtroppo, viviamo in una società nella quale spesso dominano sia una cultura abortista, che porta alla violazione del diritto fondamentale alla vita del concepito, sia una concezione dell'autonomia umana, che s'esprime nella rivendicazione dell'eutanasia come auto-liberazione da una situazione fattasi per qualche motivo penosa.

Voi sapete che al cattolico non è mai lecito farsi complice di un presunto diritto all'aborto o all'eutanasia. La legislazione favorevole a simili crimini, essendo intrinsecamente immorale, non può costituire un imperativo morale per il medico, il quale si avvarrà a buon diritto del ricorso all'obiezione di coscienza. Il grande progresso, registrato in questi anni dalle cure palliative del dolore, consente di provvedere in modo adeguato alle situazioni difficili dei malati terminali.

Le molteplici e preoccupanti forme di attentato alla salute e alla vita vanno coraggiosamente affrontate da ogni persona veramente rispettosa dei diritti dell'essere umano. Penso alle distruzioni, alle sofferenze, alle morti, che affliggono intere popolazioni a causa di conflitti e guerre fratricide. Penso alle epidemie ed alle malattie, che si registrano tra le popolazioni costrette ad abbandonare le loro terre per fuggire verso l'ignoto. Come restare indifferenti dinanzi a scene struggenti di bambini e di anziani, che vivono insostenibili situazioni di disagio e di sofferenza, soprattutto quando ad essi viene negato persino il diritto fondamentale all'assistenza sanitaria!

E' un vasto campo d'azione che si apre dinanzi a voi, cari medici cattolici, ed esprimo caloroso apprezzamento a quanti tra voi con coraggio decidono di dedicare un po' del loro tempo a chi si trova in situazioni di così grande emergenza. La cooperazione missionaria in campo sanitario è stata sempre molto sentita ed auspico di cuore che un tale generoso servizio all'umanità sofferente s'accresca ulteriormente.

4. Mentre entriamo nel terzo millennio, in particolar modo nei Paesi più poveri uomini e donne continuano purtroppo a non avere accesso a servizi sanitari e farmaci essenziali per curarsi. Molti fratelli e sorelle muoiono ogni giorno di malaria, di lebbra, di Aids, talora nell'indifferenza generale di coloro che potrebbero o dovrebbero prestare loro sostegno. Sia sensibile il vostro cuore a questi appelli silenziosi! E' vostro compito, cari membri delle associazioni di medici cattolici, adoperarvi perché il diritto primario a quanto è necessario per la cura della salute, e quindi ad un'adeguata assistenza sanitaria, diventi effettivo per ogni uomo, prescindendo dalla sua posizione sociale ed economica.

Tra voi ci sono ricercatori nelle scienze biomediche, le quali sono per loro natura finalizzate al progresso, allo sviluppo e al miglioramento delle condizioni di salute e di vita dell'umanità. Anche a loro rivolgo un pressante appello ad offrire generosamente il loro apporto per assicurare all'umanità condizioni di salute migliori, sempre rispettando la dignità e la sacralità della vita. Tutto ciò che è scientificamente fattibile, infatti, non è sempre moralmente accettabile.

Ritornando nelle vostre rispettive Nazioni, recate con voi il desiderio di continuare, con nuovo slancio, nella vostra attività di formazione e di aggiornamento non solo nelle discipline attinenti alla vostra professione, ma anche in ciò che riguarda la teologia e la bioetica. E' quanto mai importante, particolarmente nelle nazioni dove vivono giovani Chiese, curare la formazione professionale ed etico-spirituale dei medici e del personale sanitario, posto non di rado di fronte a gravi emergenze che esigono competenza professionale e adeguata preparazione in campo morale e religioso.

250 5. Carissimi medici cattolici, il vostro Congresso si è provvidenzialmente inserito nel contesto del Giubileo, momento favorevole per la conversione personale a Cristo e per aprire il cuore a chi è nel bisogno. Frutto della celebrazione giubilare sia per voi una più profonda attenzione verso il prossimo, una generosa condivisione di conoscenze ed esperienze, un autentico spirito di solidarietà e di carità cristiana.

La Madonna Santissima, Salus infirmorum, vi assista nella vostra complessa e necessaria missione. Vi sia d'esempio san Giuseppe Moscati, perché mai venga meno in voi la forza di testimoniare con coerenza, integra onestà e assoluta rettitudine il "Vangelo della vita".

Mentre vi ringrazio nuovamente per la vostra visita, invoco la costante benevolenza del Signore su di voi, sui vostri familiari e su quanti sono affidati alle vostre cure ed imparto a tutti di cuore una speciale Benedizione Apostolica.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DEI CHIERICI REGOLARI DI SAN PAOLO (BARNABITI)


Sabato 8 luglio 2000

Carissimi Chierici Regolari di San Paolo!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi in occasione del Capitolo generale del vostro Istituto. Si tratta di un evento di grazia che costituisce per voi un forte richiamo a ricercare le autentiche radici della vostra Congregazione, ad approfondire il vostro specifico carisma, cercando di discernere i modi più idonei per viverlo nell'attuale contesto socio-culturale.

Saluto il Preposito Generale ed il suo Consiglio, come pure i Delegati all'assemblea capitolare. Estendo il mio cordiale saluto a tutti i Barnabiti, che svolgono il loro generoso apostolato in Italia, in Europa, in Africa, in America ed in Asia. In questi giorni di intensi lavori assembleari, voi state riflettendo sullo stimolante tema "Guardare al futuro". Fedeli al vostro carisma, voi intendete mantenere vivo ed operante l'insegnamento di San Paolo nel terzo millennio a servizio della Chiesa e degli uomini.

Vi incoraggio in questi vostri propositi. Riaffermate con gioia la vostra fedeltà al patrimonio spirituale del vostro fondatore, sant'Antonio Maria Zaccaria, la cui memoria liturgica abbiamo celebrato mercoledì scorso. Sacerdote radicato in Dio e al tempo stesso appassionato dell'uomo, egli visse una spiritualità esigente fondata sulla "follia della croce". L'apostolo Paolo venne da lui assunto come maestro, modello di vita e guida nell'attuazione di un apostolato di carità in favore del clero e dell'intero popolo cristiano. In un tempo di generale rilassatezza, sant'Antonio Maria Zaccaria ravvivò la fede promuovendo un'intensa vita di rinnovamento interiore incentrato nel Crocifisso e nel culto dell'Eucarestia, cuore della vita della Chiesa. Il suo esempio costituisca per voi un incoraggiamento a proseguire la sua stessa missione, valida oggi come allora, perché tesa ad annunciare e testimoniare Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza.

2. Fratelli carissimi, nell'indicare ai suoi figli spirituali l'ideale di vita religiosa e apostolica, sant'Antonio Maria Zaccaria ha posto in evidenza la carità che, sola, veramente vale (cfr Sermone IV), aggiungendo che per raggiungere la più alta delle virtù teologali, bisogna avanzare nella perfezione, secondo tre vie spirituali prioritarie: l'osservanza dei Comandamenti, lo studio della Verità e del Vangelo, l'annunzio della Buona Novella (Costituzione VI). Sulla solida base di questi punti di riferimento concreti, si è sviluppata la spiritualità missionaria della vostra Famiglia religiosa. "Piante e colonne della rinnovazione del fervor cristiano" (Lettera VII), i Confratelli che costituirono presso la chiesa di San Barnaba in Milano il primo cenacolo di vita ascetica e apostolica ispirata dal sacerdote Antonio Maria, scelsero come padre e guida l'Apostolo delle Genti, sforzandosi di metterne in pratica la dottrina e gli esempi. Assunsero inoltre l'impegno di riformare i costumi, dedicandosi con particolare cura all'educazione della gioventù nelle scuole e negli oratori.

Su questa stessa scia impegnativa ed evangelicamente feconda, i Chierici Regolari di San Paolo si sentono anche oggi inviati a testimoniare il Vangelo della carità ai loro contemporanei. L'amore per Gesù, il 'Crocifisso vivo', e il desiderio di abbracciare nella carità ogni uomo senza distinzioni, li spingono a cercare, con profetica libertà e saggio discernimento, strade nuove per essere presenze vive nella Chiesa, in comunione con il Papa ed in collaborazione con i Vescovi.

3. Guardando ai vasti orizzonti della nuova evangelizzazione, appare sempre più viva l'urgenza di proclamare e testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni. Vasto pertanto quanto il mondo è il vostro campo di apostolato che, come spronava il vostro santo Fondatore, deve spingersi fin dove Cristo "ha posto la misura" (Lettera VI). Ed infatti quante persone attendono ancora di conoscere Gesù ed il suo Vangelo! Quante situazioni di ingiustizia, di disagio morale e materiale sono presenti in tante parti della terra! Ma per svolgere una così urgente missione, è indispensabile che ciascuno di voi, cari Fratelli, incontri ogni giorno Cristo nella preghiera incessante e fervorosa. Solo così, sarete in grado di indicare agli altri il cammino per incontrarLo.

251 Forti di questo interiore colloquio con il Signore, potrete collaborare con Lui a salvare le anime, andando incontro ai bisogni della gente con lo spirito dell'apostolo Paolo, senza temere ostacoli e difficoltà.

4. A tal proposito, ho appreso che la vostra Congregazione si sta interrogando con intimo travaglio circa una vostra attività apostolica comprimaria, quella della scuola, che attraversa in Italia una grave crisi. In questi ultimi anni, avete dovuto purtroppo chiudere prestigiosi Istituti educativi, che hanno formato le coscienze di numerosi giovani, trasmettendo loro alti ideali di vita umana e cristiana. Vorrei esortarvi a non perdervi d'animo, ma a restare sereni anche dinanzi a questa dolorosa prova, confidando nell'aiuto divino e nel sostegno del vostro Fondatore.

Voi appartenete ad un Istituto religioso con una grande tradizione di uomini che hanno servito la Chiesa nei campi più diversi, affrontando non di rado situazioni molto difficili. Basti ricordare figure come quelle di sant'Alessandro Sauli, confessore di San Carlo Borromeo, e di san Francesco Saverio Bianchi, discepolo di sant'Alfonso Maria de' Liguori. Guardando alla testimonianza di questi vostri Confratelli, fedeli discepoli di Cristo e generosi operai del Vangelo, andate avanti con fiducia e intensificate il vostro slancio apostolico.

La Vergine Immacolata vi protegga e guidi il cammino della vostra Famiglia religiosa, portando a compimento tutti i vostri progetti di bene.

Con questi voti vi benedico con affetto, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi e per quanti incontrate nel vostro quotidiano ministero apostolico.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DEI PADRI BASILIANI


Sabato 8 Luglio 2000




Carissimi Padri dell’Ordine Basiliano!

1. Siete riuniti nella Città Eterna per i lavori del vostro Capitolo generale. Vi accolgo con gioia in questo speciale incontro, che avete sollecitato per confermare, anche in questo modo, la vostra comunione con la Sede di Pietro. Nell’esprimervi la mia gratitudine per questa testimonianza di carità ecclesiale, rivolgo un cordiale saluto al vostro Protoarchimandrita Dionisio Lachovicz.

Scopo del vostro Capitolo è il rinnovamento degli statuti dell'Ordine, l'elezione della nuova Curia Generalizia e l'elaborazione di valide indicazioni per la risoluzione dei problemi attuali dell'Ordine. Per una buona parte dei membri delle vostre Comunità si sono compiuti da poco i dieci anni dalla liberazione da regimi oppressivi, che hanno pesantemente ostacolato la vita della Chiesa. E quest'evento coincide con l'Anno del grande Giubileo, cioè con un periodo nel quale siamo chiamati in modo del tutto particolare alla purificazione della memoria, al perdono, in una parola, alla riconciliazione. Specialmente coloro che hanno tanto sofferto sono chiamati ad un'amore che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1Co 13,7). Un tale amore conduce alla riconciliazione con i fratelli, soprattutto con quelli che sono stati all’origine di inenarrabili sofferenze.

L'Anno Santo Duemila costituisca per tutti voi un forte richiamo alla santità nella vita personale e in quella comunitaria, affinché ne rimbalzino effetti benefici sull’intera comunità cristiana.

2. L'unità della Chiesa, per cui Cristo ha pregato nell’Ultima Cena (cfr Jn 17,20 Jn 17,21), sia costante impegno per ciascuno di voi. Vi è di esempio in ciò san Basilio il Grande del quale ho scritto: "Fu lo stesso amore per il Cristo e il suo Vangelo, ciò che tanto lo fece soffrire delle divisioni della Chiesa e che con tanta perseveranza sperando contra spem, gli fece ricercare con tutte le Chiese una comunione più efficace e manifesta" (Lett. ap. Patres Ecclesiae, 2 gennaio 1980, II: Insegnamenti, III/1, 1980, 58).

252 Altra finalità primaria della vostra consacrazione a Dio nell’Ordine Basiliano è il rinnovamento della vita cristiana del vostro popolo, finalità per la quale tanto lavorò san Giosafat, le cui spoglie mortali riposano ora qui accanto, nella Basilica di San Pietro. Ci stiamo avvicinando al 400E anniversario della sua entrata nel monastero della Santissima Trinità a Vilnius. Risale a quel momento l’avvio di una nuova primavera della vita monastica nella Chiesa greco-cattolica. Con la sua ascesi spirituale, con la vita di penitenza, con l’infaticabile servizio alla Chiesa, egli contribuì efficacemente alla rinascita non solo del monachesimo, ma anche dell'esistenza cristiana in quelle terre. Una situazione analoga si ripete oggi là dove per parecchi decenni la Chiesa fu soppressa. Pure oggi quei popoli aspettano di vedere la luce di Dio che si rispecchia nel volto di uomini trasfigurati mediante la preghiera, l'amore, il servizio.

L'unità della Chiesa ha oggi bisogno di fedeltà creativa (cfr Vita consecrata
VC 37), che sappia attingere alla grande e tanto ricca tradizione spirituale dell'Oriente cristiano. E’ una tradizione, questa, che attende di essere ricuperata in tutte le vostre Comunità: spetta a voi di essere i fedeli testimoni di un così multiforme patrimonio spirituale.

3. San Basilio il Grande, vostro patriarca, comincia le "Regole più ampie" con un forte richiamo al precetto dell'amore verso Dio e verso i fratelli. Da lì deriva, infatti, tutto il dinamismo delle successive norme monastiche e dello stesso cammino verso la santità. L'amore viene esercitato in una vita comunitaria che si ispira al modello della prima comunità di Gerusalemme, la quale viveva una piena comunione dei beni e dei carismi (cfr Ac 2,42-47). A questo principio si richiamano i vostri Padri, il Metropolita Giuseppe Veliamin Rutskyj e san Giosafat Kuntsevytch, i quali hanno rinnovato la vita del vostro Ordine.

Il vostro servizio all'ecumenismo non può che partire da una profonda conversione interiore a Gesù Cristo e al suo Vangelo. Ciò suppone un’intensa dedizione alla preghiera, "la quale con la luce di Dio e con la verità trasforma la nostra vita e la fa un'icona di Gesù Cristo" (Discorso nella Chiesa dei Padri Basiliani a Varsavia, 11 Giugno 1999, n. 4). Solo ponendoci in umile contemplazione del Volto Santo del nostro Redentore potremo giungere a riconciliarci tra noi e ritrovare l’unità piena che nasce dall'amore.

Di particolare rilievo in questo cammino è la Liturgia, culmine e centro di tutta la vita cristiana. Essa, con tutte le sue ricchezze, deve essere il vostro continuo punto di riferimento. L’adesione fedele al patrimonio del passato, che sappia aprirsi ad una sana creatività secondo il grande spirito delle preghiere liturgiche, sarà garanzia della perseveranza nella vostra identità religiosa orientale.

4. Il vostro carisma poggia su alcuni punti essenziali: la vita comunitaria, chiara manifestazione della vita evangelica, il servizio all'unità della Chiesa di Cristo espresso nello studio, nell'esempio e soprattutto nella preghiera personale e liturgica, l'apostolato multiforme per il popolo di Dio mediante la formazione spirituale, l'attività pastorale, catechistica, missionaria, scolastica ed editoriale. Lo stesso san Basilio "con saggio equilibrio seppe comporre la predicazione infaticabile con spazi di solitudine e con un ampio respiro di preghiera. Riteneva, infatti, che ciò fosse di inderogabile necessità per la "purificazione dell'anima" e quindi perché l'annuncio della parola potesse essere confermato dall'"evidente esempio" della vita. Così divenne pastore e fu insieme, nel senso più sostanziale del termine, monaco" (Lett. ap. Patres Ecclesiae, II, PP 53-54).

Nell’esprimere grato apprezzamento ai Padri Consultori uscenti e nel porgere cordiali auguri di buon lavoro a coloro che saranno eletti al loro posto, rivolgo uno speciale saluto ai rappresentanti delle Provincie di Argentina, del Brasile, del Canada, di Polonia, della Romania, degli Stati Uniti, della Slovacchia, dell'Ucraina, dell'Ungheria e della recente fondazione di Praga. Tutti affido alla materna intercessione della Vergine Santissima, mentre con un fraterno pensiero per il Padre Protoarchimandrita, imparto a ciascuno di gran cuore una speciale Benedizione Apostolica.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II

AI PARTECIPANTI A VARI PELLEGRINAGGI GIUBILARI

Sabato 8 luglio 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Il desiderio di rendere più ricco l’Anno Santo, che già state vivendo nei rispettivi luoghi di provenienza, vi ha condotti a Roma per compiere il vostro pellegrinaggio giubilare e per riaffermare la vostra comunione con il Successore di Pietro. Benvenuti! Vi accolgo tutti con gioia e saluto ognuno con sentimenti di affetto.

Rivolgo, in particolare, il mio pensiero ai Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti) ed ai Padri dell’Ordine Basiliano qui presenti in occasione dei rispettivi Capitoli Generali. Saluto pure i fedeli della parrocchia di san Matteo in Agerola (Napoli); i Frati Cappuccini del convento di Cagliari; i Religiosi Agostiniani, delegati della commissione "Giustizia e Pace" del loro Ordine. Estendo poi il mio saluto a quanti si sono uniti all’odierno incontro.

253 Voi ben sapete, carissimi, che la Chiesa sta vivendo un tempo santo, un’occasione propizia per rinnovarsi nella luce di Cristo, il Verbo di Dio fattosi carne duemila anni or sono. In questo provvidenziale periodo, i credenti sono invitati ad attingere più abbondantemente ai tesori di misericordia che il Signore dona alla sua Sposa. Durante il Giubileo, tempo di grazia e di misericordia, ognuno è chiamato a rispondere alla voce di Dio mediante un serio esame di coscienza, lo sforzo della purificazione e della penitenza, una più intensa preghiera.

L’Anno Santo, infatti, ci avvicina ancor di più a quella che è sempre stata la fresca fonte alla quale si disseta con fiducia la Chiesa: la Parola di Dio, interpretata nei fatti e nelle parole dalla Liturgia, dai Concili, dai Padri, dai Santi. Da questo fondamento essa apprende che la sorgente principale dell’unità dei credenti in Cristo è la Santissima Trinità (cfr Lumen gentium
LG 1-8). Che l’anno Duemila continui ad essere un inno di gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo!

2. Al Dio uno e trino la Chiesa si accosta soltanto mediante Cristo, unica Via e vera Porta Santa che la introduce al mistero della vita divina. Ciascuno è invitato ad attraversare questa soglia, poiché "è questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti" (Ps 118,20).

Cristo si è fatto carico delle nostre fragilità e della nostra caducità per elevarci alla dignità di figli del Padre celeste. Mediante il suo sangue effuso sulla croce ci ha aperto nuovamente il cielo, che era stato chiuso dal peccato e dalla menzogna. Dio ha scelto questo segno eloquente per confermarci il suo pieno coinvolgimento nella storia umana. In questo mese di luglio, la liturgia ci rammenta in modo particolare che Cristo ha "riscattato per Dio con il suo sangue uomini di ogni tribù lingua, popolo e nazione" (Ap 5,9). A quanti laveranno le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello (cfr Ap 7,14), sarà data vita in abbondanza.

Cari consacrati, sulle orme di Cristo Servo obbediente siate sempre pronti ad accogliere con gioia il disegno di Dio su di voi, testimoniando che l’Amore è capace di colmare il cuore della persona umana. La vostra consacrazione esprime l’intima natura della vocazione cristiana e la tensione di tutta la Chiesa-Sposa verso l’unione con l’unico Sposo.

Cari fedeli laici, in ogni vostra attività, in ogni impegno concreto si rispecchi la vostra dignità di figli di Dio. Nelle vostre competenze, nel lavoro, nella dedizione alla famiglia, nell’educazione dei figli, nel servizio sociale e politico, nell’ambito della cultura e dell’informazione risplenda il vostro continuo esercizio della fede, della speranza e della carità.

3. Do cordialmente il benvenuto ai pellegrini venuti da Santiago de Compostela, accompagnati dal loro Arcivescovo, Monsignor Julián Barrio Barrio, che saluto con affetto fraterno.

Voi, che avete celebrato recentemente l'Anno Santo compostelano, conoscete bene la ricchezza che Dio riversa nelle celebrazioni giubilari. Vi auguro di riceverla con gioia nel varcare la Porta Santa in questo Grande Giubileo, affinché il vostro cuore e le vostre comunità si aprano alla vita nuova che è Cristo, e con Lui, che è fonte di vita e di speranza, la Chiesa di Santiago rafforzi la sua fede, la sua fedeltà e il suo vigore apostolico di fronte alla sfide del terzo millennio.

Portate con voi la grazia e la misericordia divina, facendola giungere al vostro paese e ai vostri familiari. Porgete loro anche il saluto affettuoso del Papa e la Benedizione che ora vi imparto di tutto cuore.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, auspico che l’odierno pellegrinaggio lasci nel vostro cuore segni efficaci di giustizia e di carità nel Signore. In questo itinerario vi sarà dato di accostarvi al sacramento della Penitenza e della Riconciliazione; di cibarvi alla mensa dell’Eucaristia; di visitare le memorie degli Apostoli. Siano, questi, intensi momenti di comunione con Dio. Nel tornare alle vostre dimore, sentitevi spronati nella carità e nelle opere buone, partecipando alla vita della comunità, esortandovi a vicenda alla speranza (cfr He 10,23-24), ciascuno nello stato di vita che gli è proprio.

Con tali sentimenti, invoco su di voi la materna protezione di Maria, Madre del Signore, e di gran cuore tutti benedico.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


GIOVANNI PAOLO II


ALL’ARCIVESCOVO DI NAPOLI


254
Al venerato Fratello

Il Signor Cardinale MICHELE GIORDANO
Arcivescovo di Napoli

Ho appreso con gioia che, nel corso dell'Anno Giubilare, codesta Arcidiocesi intende ricordare un'importante ricorrenza, legata ad un fatto storico e ad una realtà viva e cara al popolo napoletano. Si tratta della celebrazione cinque volte centenaria del pio pellegrinaggio che portò da Napoli a Roma un nutrito gruppo di devoti con l'icona de "La Vergine Bruna". Da tale evento prese origine la diffusa pratica dei "Mercoledì del Carmine", espressione di devozione mariana, nella quale, come in altre analoghe manifestazioni di fede popolare, è possibile ravvisare un riflesso della materna bontà di Maria Santissima.

Questa significativa circostanza richiama alla mia mente ed al mio cuore il ricordo dell'omaggio che ho avuto la gioia di rendere a tale icona in occasione della visita compiuta alla Città ed all'Arcidiocesi di Napoli quasi dieci anni fa. Con viva emozione mi rivolgo a Lei, venerato Fratello, ed alla diletta Comunità diocesana partenopea, formulando fervidi voti di un generoso e proficuo cammino ecclesiale, costantemente posto sotto la vigile e materna protezione della Beata Vergine Maria.

Il mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, in occasione del primo centenario della solenne incoronazione dell'immagine della "Vergine Bruna" scriveva: "Il popolo di Dio ama con immenso amore la Madre del suo Signore, la stella del suo cielo, il porto del suo pellegrinare" (Lettera al Card. Corrado Ursi, 4 luglio 1975). Nel nostro pellegrinaggio terreno Maria è la biblica "colonna di fuoco" che ci illumina, è la "stella orientatrice" verso la patria celeste, il "porto sicuro" in cui trovare consolazione e rifugio. Da lei guidati, i credenti avanzano fiduciosi, consapevoli della sua dolce presenza che costantemente conduce a Cristo. Attraverso la Madre, infatti, incontriamo il Figlio Gesù e, forti del suo sostegno, non abbiamo motivo di tremare dinanzi alle difficoltà, ma possiamo sentirci sempre pronti a rispondere generosamente all'azione dello Spirito Santo.

Procede così la Chiesa fra le prove del mondo e le consolazioni di Dio verso il compimento del Regno nella fase escatologica. E', questo, un cammino che si sviluppa attraverso una sempre più intima comunione con Dio e con i fratelli; per questo, "specialmente nella nostra epoca, è marcato dal segno dell'ecumenismo" (Redemptoris Mater
RMA 29). Maria, Madre della Chiesa, Madre dell'unità, della speranza e dell'amore, cammina con noi. Ci spinge ad una comunione sempre più intima con la Santissima Trinità; ci incoraggia, aderendo alla Parola di Dio, ad essere costruttori d'unità e di pace con tutti i nostri fratelli, a comunicare con quanti sono accomunati dalla fede in Cristo. "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5), disse Maria agli inservienti alle nozze di Cana. La stessa consegna ci ripete oggi, invitandoci a seguire l'esempio del suo Figlio che, come testamento, ha lasciato ai suoi discepoli il comandamento dell'amore e dell'unità.

Esorto di cuore l'amata Comunità ecclesiale di Napoli a procedere senza sosta, confortata dalla materna intercessione della Madonna, in questo sforzo di rinnovamento spirituale e di incessante ricerca d'unità e di comunione.

Formulo questo auspicio, in così importante ricorrenza, tornando con la memoria alla mia visita pastorale di dieci anni or sono. Sosto spiritualmente, come allora, dinanzi alla "Vergine Bruna" in Piazza Plebiscito ed a Lei ripeto: "Proteggi, o Madre, la Città di Napoli! Guida i tuoi figli sulla strada della giustizia e della fraternità! Rafforza in loro la fede, rendili coraggiosi testimoni del Vangelo e ardimentosi costruttori di pace" (Insegnamenti XIII/2 [1990], 1111).

Maria Santissima, volgi benigna il tuo sguardo di Madre sul popolo napoletano e fa' che sperimenti sempre la potenza della tua intercessione. Sii Madre dolce e misericordiosa. Veglia su tutti e su ciascuno in particolare!

Con tali voti, mentre assicuro la mia spirituale partecipazione nella preghiera alle celebrazioni centenarie, imparto con affetto a Lei, venerato Fratello, al Clero, ai Religiosi, alle Religiose ed all'intera Comunità cristiana partenopea una speciale Benedizione Apostolica.

255 Dal Vaticano, 29 Giugno 2000

CELEBRAZIONE DEL GIUBILEO


DEI CURSILLOS DE CRISTIANDAD



GIOVANNI PAOLO II


Sabato, 29 luglio 2000




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di rivolgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, qui convenuti dai cinque continenti per la terza Ultreya mondiale dei Cursillos de Cristiandad, l'Ultreya del Grande Giubileo. Grazie per la vostra visita e benvenuti a tutti.

Saluto i cursillisti di lingua spagnola, venuti dall'America e dalla Spagna, e ricordo che fu a Palma de Maiorca che nacque questa esperienza apostolica, fondata da Mons. Juan Hervás, zelante pastore di quella comunità cristiana.

Do il mio benvenuto ad ognuno di voi, e vi incoraggio a fare di questa Ultreya del Grande Giubileo, un tempo di rinnovato impegno, di santità di vita e di apostolato.

Rivolgo un cordiale saluto di benvenuto a tutti i partecipanti di lingua francese.

Rivolgo un saluto particolare a coloro che sono giunti dai Paesi di lingua tedesca. Possa questa celebrazione rafforzare la vostra fede.

Saluto il Presidente dell'Organismo Mondiale dei Cursillos de Cristiandad e lo ringrazio per le cordiali espressioni che mi ha indirizzato a nome vostro, presentando l'impegno apostolico del vostro Movimento ed il bene che il Signore compie attraverso di voi. Saluto i fondatori e animatori spirituali e i vari responsabili del Movimento. Questa vostra presenza, così variegata e festosa, attesta che il piccolo seme gettato in Spagna più di cinquant'anni fa è diventato un grande albero ricco di frutti dello Spirito. Anzi, esso continua a costituire una felice risposta alla domanda formulata dal mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, alla prima Ultreya mondiale di Roma: "Il Vangelo ha ancora capacità di conquistare l'uomo maturo... nella civiltà urbana come in quella agricola?" (AAS, 58, 1966, 503).

Mi unisco, perciò, con gioia al vostro rendimento di grazie al Signore per quanto Egli ha compiuto e non cessa di compiere nella Chiesa, attraverso i Cursillos de Cristiandad.

Il tema di questa Ultreya mondiale - "Evangelizzare gli ambienti nel terzo millennio cristiano: una «sfida» per i Cursillos di Cristianità" - attesta lo sforzo di riproporre con mezzi ed entusiasmo rinnovati l'esperienza di Cristo agli uomini ed alle donne del ventunesimo secolo. Ciò diventa ancor più urgente dal momento che "interi paesi e nazioni, dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e capaci di dar origine a comunità di fede viva e operosa, sono ora messi a dura prova dal continuo diffondersi dell'indifferentismo, del secolarismo e dell'ateismo" (Christifideles laici CL 34).


GPII Discorsi 2000 248