GPII Discorsi 2000 304

0304

Signore e Signori,

1. Sono lieto di avere l'opportunità di darvi il benvenuto in Vaticano in occasione del vostro Congresso internazionale. Ringrazio il professor Cosmi per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro e vi assicuro dell'interesse con il quale la Santa Sede segue gli sviluppi del vostro campo.

Permettetemi di dire quanto sono lieto del tema del Congresso "Il Feto come Paziente". Concentrandosi sul feto come soggetto di intervento sanitario e di terapia, il vostro Congresso considera il feto in tutta la sua dignità umana, dignità che il nascituro possiede fin dal momento del concepimento.

2. Negli ultimi decenni nei quali la percezione dell'umanità del feto è stata minata o distorta da interpretazioni riduttive della persona umana e da leggi che introducono stadi scientificamente privi di fondamento nello sviluppo della vita concepita, la Chiesa ha ripetutamente affermato e difeso la dignità umana del feto. Con ciò intendiamo che "l'essere umano deve essere rispettato e trattato come persona fin dal momento del concepimento; per questo da quello stesso momento devono essere riconosciuti i suoi diritti di persona, fra i quali, in primo luogo, il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita" (cfr Istruzione Donum vitae, I, 1; cfr Lettera Enciclica Evangelium vitae
EV 60).

3. Le terapie embrionali che emergono ora nei campi genetico, chirurgico e medico offrono nuove speranze di salvare la vita di chi soffre di patologie che o sono incurabili o molto difficili da curare dopo la nascita. Confermano dunque l'insegnamento che la Chiesa ha sostenuto sulla base sia della filosofia sia della teologia. La fede infatti non sminuisce il valore e la validità della ragione. Al contrario, la fede sostiene e illumina la ragione, in particolare quando la debolezza umana o influenze psicosociali negative diminuiscono la sua perspicacia.

Nella vostra opera, che dovrebbe sempre basarsi sulla verità scientifica ed etica, siete chiamati a riflettere seriamente su alcune proposte e pratiche che derivano dalle tecnologie di procreazione artificiale. Nella mia Lettera Enciclica Evangelium vitae, ho osservato che varie tecniche di riproduzione artificiale, apparentemente al servizio della vita, aprono veramente la porta a nuovi attentati contro di essa. Al di là del fatto che sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell'atto coniugale, queste tecniche registrano alte percentuali di insuccesso, che riguarda non tanto la fecondazione, quanto il successivo sviluppo dell'embrione, esposto al rischio di morte entro tempi in genere brevissimi (cfr Evangelium vitae EV 14).

4. Un caso di particolare gravità morale, spesso derivante da queste procedure illecite, è quello della cosiddetta "riduzione embrionale", o eliminazione di alcuni feti quando concepimenti multipli hanno luogo nello stesso momento. Questa procedura è gravemente illecita quando i concepimenti multipli avvengono nel corso normale dei rapporti coniugali, ma è doppiamente riprovevole quando questi sono il risultato della procreazione artificiale.

Coloro che ricorrono a metodi artificiali devono essere ritenuti responsabili di concepimento illecito, ma qualunque sia la modalità del concepimento, una volta che è avvenuto, il bambino concepito deve essere assolutamente rispettato. La vita del feto deve essere tutelata, difesa e nutrita nel grembo materno a motivo della sua intrinseca dignità, una dignità che appartiene all'embrione e non è qualcosa che viene conferita o concessa da altri, non dai genitori genetici, non dal personale medico né dallo Stato.

5. Illustri ospiti, siete esperti nel seguire gli inizi meravigliosi e delicati della vita umana nel grembo materno. Per questo, sapete meglio di altri in che modo la dottrina morale della Chiesa rafforzi e sostenga un'etica naturale, basata sul rispetto dell'inviolabilità di tutta la vita umana. La dottrina morale cattolica fa luce su questioni connesse al processo delicato dell'inizio della vita, tanto pieno di speranza e ricco di promesse per la vita futura, campo ormai maturo per le scoperte meravigliose della scienza medica. Confido nel fatto che la vostra opera sia sempre ispirata da un riconoscimento chiaro della dignità degli esseri umani, ognuno dei quali è un dono incomparabile dell'amore creativo di Dio.

Oggi desidero rendere onore alle vostre scoperte scientifiche e al modo in cui le applicate alla tutela della vita e della salute del nascituro. Invoco su di voi e sulla vostra opera l'aiuto incessante di Dio Onnipotente e quale pegno di assistenza divina imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.


AI MEMBRI DELL'ACCADEMIA MINERARIA E SIDERURGICA DI CRACOVIA

Lunedì, 3 Aprile 2000


Do un cordiale benvenuto a tutti i presenti. Sono lieto di poter ospitare un così illustre gruppo di uomini di scienza con a capo il Signor Ministro dell'Educazione. Ringrazio il Rettore Magnifico per le benevoli parole rivoltemi. Saluto i Signori Pro Rettori, i Signori Presidi delle Facoltà e tutti i Professori, membri del Senato dell'Accademia della tecnica Mineraria e Siderurgica giunti qui.


Abbiamo udito la "laudatio", di cui ringrazio il Professore Ryszard Tadeusiewicz. Certamente i miei meriti nel campo della scienza e della tecnica non sono così grandiosi, come risulterebbe dal discorso del Professore. È vero tuttavia, che sempre mi ha accompagnato la convinzione, che le discipline umanistiche come la filosofia, la teologia, la storia, la critica letteraria, più care al mio cuore, non avrebbero potuto descrivere pienamente questo essere complesso quale è l'uomo, né avrebbero potuto rendere pienamente la realtà nella quale esiste e che egli stesso crea, senza ricorrere alle scienze naturali e tecniche. Per questo anche, sin dall'inizio dei miei contatti con i Centri accademici di Cracovia, ho cercato, per quanto possibile di annoverare nell'ambito dei miei interessi proprio questi settori. Mi hanno aiutato molte persone, ben disposte e pazienti - studenti, docenti e professori - i quali hanno perfino creato un ambiente sui generis impegnato in una approfondita riflessione sull'uomo nell'ampio contesto delle conquiste della fisica, della chimica, della biologia o della tecnica contemporanee. Tali contatti non cessarono al momento in cui fui chiamato alla Sede di Pietro. Ogni tanto ci incontriamo a Castel Gandolfo.

Mentre, in quelle occasioni, ascolto gli interventi e le discussioni degli studiosi, si desta in me una specie di stupore sulla sapienza del Creatore, che ha iscritto nel cosmo molteplici leggi della natura che stanno alla base della sua stabilità e al contempo del suo incessante sviluppo. D'altra parte, un incontro di questo genere con le scienze, seguire i loro successi e le nuove prospettive e sfide, permette di notare l'apertura dell'uomo all'infinito.Pare che proprio sul terreno delle scienze naturali si veda in modo più chiaro, come lo sviluppo delle tecniche della ricerca e dell'apparato metodologico, creino sempre nuove possibilità di conoscenza, possibilità sempre nuove per superare i limiti della ragione umana.

Tale considerazione in un certo senso provoca l'uomo a rendere gloria al Creatore, il quale non soltanto ha lasciato nel mondo il segno della propria infinità, ma anche - avendo fatto l'uomo a propria immagine e somiglianza - ha fatto sì che mediante una razionale conoscenza del mondo egli è capace di penetrare sempre più questa infinità, fino ad incontrare l'Infinito stesso. "Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto, Dio stesso l'ha manifestato. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili - la sua eterna potenza e divinità - possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute" - come scrive san Paolo (cfr Rm 1,19-20). In questo senso le scienze servono agli uomini non soltanto come fonte dello sviluppo della tecnica e di un incessante miglioramento delle condizioni di vita sulla terra. Possono diventare anche portatrici della verità su Dio, lo strumento del suo rivelarsi all'uomo.

Ringrazio tutta l'Accademia della Tecnica Mineraria e Siderurgica di Cracovia per la benevolenza la cui espressione è il titolo di "Doctor honoris causa" conferitomi. A tutti i Professori e a tutti gli Studenti voglio augurare che la conoscenza sempre più approfondita del mondo sia allo stesso tempo un gioioso accostarsi alla bontà e alla sapienza di Dio. Prego, affinché i successi scientifici di chi lavora all'Accademia rendano famoso nel mondo il suo nome e servano allo sviluppo dell'industria e di tutta l'economia nella nostra Patria.

Benedico di cuore tutti i qui presenti e tutta la Comunità dell'Accademia della Tecnica Mineraria e Siderurgica di Cracovia.



UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DELLA CONGREGAZIONE DEI FRATELLI DELL’ISTRUZIONE CRISTIANA DI PLOËRMEL

Giovedì, 6 Aprile 2000

0604
Cari Fratelli dell'Istruzione Cristiana di Ploërmel,


Sono lieto di accogliervi mentre siete riuniti a Roma per il vostro capitolo generale. Saluto in particolare il Fratello José Antonio Obeso Vega, Superiore generale, che è stato da poco rieletto per un nuovo mandato. In questo anno giubilare, le vostre riflessioni sul tema "Riscoprire e vivere il carisma di Jean-Marie de la Mennais con fedeltà creativa" assume un significato particolare. In effetti il tempo del Giubileo ci esorta alla conversione del cuore e ad allargare il nostro sguardo di fede verso orizzonti nuovi, per l'annuncio del Regno di Dio (cfr Bolla Incarnationis mysterium, n. 2).

Vedere Dio e vedere Dio in tutto, è ciò che traduce il motto che ha ispirato l'intera esistenza del Venerabile Jean-Marie de la Mennais, vostro fondatore con l'abate Gabriel Deshayes, e che vi ha lasciato come ispirazione nella vostra missione di educatori della gioventù: Dio solo. Molti sono i giovani formati nei vostri istituti che sono stati segnati da questa frase che riassume così bene la vostra spiritualità e che è restata per essi una fonte di dinamismo nella loro vita cristiana. Cari Fratelli, rimanete uomini di preghiera e di contemplazione, anime assetate di Dio solo. "Distaccatevi dal nulla per attaccarvi al tutto" (Mémorial, 90), mediante la rinuncia, la povertà e l'umiltà. Allora, nell'abbandono alla Provvidenza, potrete dedicarvi con ardore alla vostra opera educativa ed essere per i giovani autentici maestri di vita. In un mondo caratterizzato dalla fragilità e dalle difficoltà sociali e familiari, è importante preparare il futuro proponendo ai giovani una formazione integrale, che farà loro scoprire i principi spirituali, morali e umani, affinché possano edificare la loro personalità e partecipare attivamente alla vita in società.

Nello spirito apostolico che vi ha trasmesso il Padre de la Mennais e che si è sviluppato nel corso della vostra storia, vi incoraggio vivamente a conferire un impulso sempre più vigoroso all'impegno missionario del vostro Istituto. Ancora oggi, l'annuncio del Vangelo per mezzo dell'educazione è più che mai necessario. Proseguendo nel vostro sforzo per la formazione dei giovani, soprattutto in ambiti sociali sfavoriti o fra i popoli più bisognosi, manifestate coraggiosamente che "l'amore preferenziale per i poveri trova una sua particolare applicazione nella scelta dei mezzi atti a liberare gli uomini da quella grave forma di miseria che è la mancanza di formazione culturale e religiosa" (Vita consecrata
VC 97). Nei vostri impegni generosamente assunti ogni giorno fra i giovani, siate educatori totalmente dediti alla gloria di Dio e al servizio del suo Regno!

Il vostro modo di vivere questi impegni vi invita a trovare nella vita comunitaria un luogo di santificazione e d'ispirazione al fine di discernere insieme, in unione di spirito e di cuore, la volontà del Padre e di realizzarne i disegni nella fedeltà al carisma fondatore. Che le vostre comunità, con i collaboratori laici che partecipano in modo specifico alla spiritualità e alla missione dell'Istituto, suscitino con audacia risposte evangeliche ai grandi interrogativi del mondo dei giovani!

Nella gioia del Giubileo, vi affido alla protezione della Vergine Maria, Madre della misericordia, e di tutto cuore vi imparto una particolare Benedizione Apostolica che estendo a tutti i Fratelli dell'Istruzione Cristiana di Ploërmel e ai loro collaboratori, così come a i giovani che beneficiano del vostro servizio educativo.



UDIENZA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

E AI MEMBRI DEL COMITATO AMMINISTRATIVO DI COORDINAMENTO DELL’ONU

Venerdì, 7 Aprile 2000

0704

Signor Segretario generale,
Illustri ospiti,

1. È per me un grande piacere dare il benvenuto a tutti voi in occasione dell'incontro di Roma del Comitato Amministrativo di Coordinamento del sistema delle Nazioni Unite. Riconoscendo l'opera svolta dal vostro Comitato per il bene dei popoli del mondo, prego affinché Dio conceda a voi e a quanti partecipano al vostro incontro il dono del saggio discernimento nelle vostre deliberazioni. Grazie, signor Segretario Generale, per le cordiali parole di presentazione. Sono certo che il suo ultimo "Millenniun Report" sarà un ausilio eccellente per l'opera del Comitato in questi giorni.

Come spiega il Rapporto, il millennio appena trascorso ha lasciato una scia di sfide inusuali. Esse sono tali non perché nuove, infatti guerre, persecuzioni, povertà, disastri ed epidemie sono sempre esistiti, ma perché la crescente interdipendenza del mondo ha dato loro una dimensione globale, che richiede nuovi modi di ragionare e nuovi tipi di cooperazione internazionale per affrontarle efficacemente. All'alba del nuovo millennio, l'umanità possiede gli strumenti per farlo. Le Nazioni Unite, infatti, e l'ampia famiglia di organizzazioni specializzate che voi rappresentate sono il foro naturale per lo sviluppo di questa mentalità e di questa strategia di solidarietà internazionale.

Nel compito di formulare questa nuova prospettiva, il Comitato Amministrativo di Coordinamento svolge un ruolo fondamentale. Riunisce i membri più autorevoli delle diverse agenzie specializzate, sotto la direzione del Segretario Generale, al preciso scopo di coordinare le varie politiche e i vari programmi. Per questo motivo il vostro Comitato ha incentrato le sue riflessioni e i suoi sforzi sulle implicazioni che la globalizzazione ha sullo sviluppo, sulle cause socio-economiche delle crisi e sui conflitti costanti in Africa e in altre parti del mondo, e sulla capacità istituzionale del sistema delle Nazioni Unite di rispondere a nuove sfide internazionali.

2. L'espansione illimitata del commercio mondiale e lo straordinario progresso nei campi della tecnologia, delle comunicazioni e degli scambi di informazioni sono parte di un processo dinamico che tende ad abolire le distanze che separano i popoli e i continenti. Tuttavia, la capacità di esercitare un'influenza su questa nuova situazione mondiale non è uguale per tutte le nazioni, ma è più o meno legata alla loro capacità economica e politica. La nuova situazione è tale che, in molti casi, decisioni dalle conseguenze a livello mondiale vengono prese solo da gruppi di nazioni piccoli e ristretti. Le altre nazioni tentano, spesso con grande sforzo, di adeguare queste decisioni a ciò che è nell'interesse dei cittadini oppure, come accade nei Paesi più deboli, cercano semplicemente di adattarsi a queste decisioni, a volte con conseguenze negative per la popolazione. La stragrande maggioranza delle nazioni del mondo, dunque, sperimenta un'indebolita capacità dello Stato di servire il bene comune e di promuovere la giustizia e l'armonia sociali.

Inoltre, la globalizzazione dell'economia porta a una globalizzazione della società e della cultura. In tale contesto, le Organizzazioni Non Governative, che rappresentano uno spettro molto ampio di interessi particolari, stanno diventando sempre più importanti nella vita internazionale. Forse uno dei risultati migliori della loro azione finora è la promozione della consapevolezza della necessità di passare da un atteggiamento di difesa e di promozione di interessi particolari e contrastanti a una visione olistica dello sviluppo. Ne è esempio il successo crescente nel creare nei Paesi industrializzati una maggiore consapevolezza della loro responsabilità comune per i problemi che i Paesi meno sviluppati si trovano ad affrontare. La campagna per ridurre o cancellare il debito estero delle nazioni più povere è un altro esempio, sebbene non l'unico, di un maggiore senso di solidarietà internazionale.

3. L'aumento di questa nuova consapevolezza nella società offre al sistema delle Nazioni Unite l'opportunità unica di contribuire alla globalizzazione della solidarietà, fungendo da luogo di incontro per gli Stati e per la società civile e da punto di convergenza dei vari interessi e delle varie necessità, regionali e particolari, del mondo in generale.

La cooperazione fra le agenzie internazionali e le organizzazioni non governative contribuirà a garantire che gli interessi degli Stati e dei diversi gruppi all'interno di essi, per quanto legittimi, non vengano invocati o difesi a detrimento degli interessi o dei diritti di altri popoli, in particolare dei meno fortunati.

L'attività politica ed economica condotta in spirito di solidarietà internazionale può e deve condurre alla limitazione volontaria di vantaggi unilaterali cosicché altri Paesi e popoli possano condividere tali benefici.In tal modo ci si pone al servizio del benessere economico e sociale di tutti.

All'alba del XXI secolo la sfida consiste nell'edificare un mondo nel quale gli individui e i popoli accettino pienamente e senza equivoci di avere delle responsabilità nei confronti degli altri esseri umani, di tutti gli abitanti della terra. Con la vostra opera potete fare molto per rafforzare il sistema multilaterale volto a creare questa solidarietà internazionale. La premessa di tutti questi sforzi è il riconoscimento della dignità e della centralità di ogni essere umano in quanto membro della famiglia umana e, per i credenti, in quanto figlio di Dio. Il compito consiste dunque nell'assicurare l'accettazione a tutti i livelli della società delle conseguenze logiche della nostra comune dignità umana e nel garantirne il rispetto in ogni situazione.

4. A questo proposito devo esprimere la mia profonda preoccupazione nell'osservare che alcuni gruppi cercano di imporre alla comunità internazionale visioni ideologiche o modelli di vita condivisi solo da segmenti piccoli e particolari della società. Ciò è forse più evidente nel campo della difesa della vita e nella tutela della famiglia. I responsabili delle Nazioni Unite devono essere attenti a non capovolgere quanto la comunità e il diritto internazionali hanno escogitato tanto laboriosamente per preservare la dignità della persona umana e la coesione della società. Si tratta di un patrimonio comune che nessuno ha il diritto di dissipare.

Invocando la guida divina su tutti gli sforzi e le imprese del vostro Comitato nella sua missione di coordinamento delle attività del sistema delle Nazioni Unite, prego affinché la vostra opera sia pervasa da uno spirito generoso e ambizioso di solidarietà globale. Dio benedica Lei, signor Segretario Generale, e quanti sono riuniti con lei in questo incontro!


UDIENZA A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI

Sabato, 8 Aprile 2000

0804

1. Carissimi pellegrini, siate i benvenuti! Con grande affetto vi accolgo. Saluto anzitutto voi, cari fedeli della Diocesi di Aversa e, in modo speciale, Mons. Mario Milano, vostro Pastore, che ringrazio per le gentili parole rivoltemi. Saluto Mons. Crescenzio Sepe, vostro conterraneo e mio stretto collaboratore per quanto concerne il Grande Giubileo. Saluto, altresì, i sacerdoti, i consacrati, le consacrate e tutti i fedeli laici qui convenuti.

Questo vostro pellegrinaggio costituisce, in qualche modo, la restituzione della visita che ho avuto la gioia di effettuare nella vostra terra quasi dieci anni fa. Di quel viaggio conservo ancora un vivo ricordo. Allora, rivolgendomi alle varie componenti ecclesiali, chiesi ai sacerdoti di essere convinti ed entusiasti della missione affidata loro. Alle anime consacrate ricordai come il popolo di Dio abbia bisogno di riconoscere in loro la convinta adesione alla radicale vocazione evangelica. Invitai i laici ad assumere con coraggio all'interno della Chiesa le loro particolari responsabilità. Riprendo volentieri oggi queste esortazioni, quasi prolungando un dialogo che non si è interrotto in questi anni.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle, proseguite sulla via della fedeltà evangelica, nella certezza che Cristo, il Vivente, è con voi ieri, oggi e sempre (cfr
He 13,8). E' Lui la roccia salda su cui deve poggiare la fede incrollabile di ogni suo discepolo. E' Lui la Porta della salvezza, che voi varcate durante questo vostro pellegrinaggio. Tornerete alle vostre case fortificati nella fede e animati dal desiderio di servire ancor più generosamente la causa del Vangelo, camminando con coraggio sulla scia dei vostri antenati ed arricchendo con il vostro apporto la preziosa eredità spirituale da loro ricevuta.

In questo itinerario, vi sia di efficace esempio san Paolo, titolare della vostra Cattedrale, apostolo e missionario infaticabile. Seguite, carissimi, il suo esempio, fate vostri i suoi sentimenti e il suo vigore apostolico. Siate sempre uniti tra di voi e con il vostro Pastore.

3. Conosco la vostra intensa attività pastorale in ogni campo dell'evangelizzazione. Mi sono pure noti i vostri lodevoli sforzi per essere vicini alle componenti più deboli e più dimenticate della società, specialmente per quanto concerne la disoccupazione giovanile e la situazione delle famiglie meno abbienti. Siate testimoni di solidarietà. La missione profetica, propria della comunità cristiana, non può non spingervi ad essere validi araldi nel vostro ambiente; la missione regale, poi, vi impegna ad approntare, nel limite delle vostre competenze e possibilità, iniziative che possano alleviare le sofferenze causate da fenomeni come l'emarginazione, la mancanza di equità salariale e il disagio sociale.

Specialmente, guardate ai giovani. "Una Chiesa per i giovani e con i giovani" sia il vostro impegno comunitario. Si tratta di una illuminata strategia pastorale, che guarda all'avvenire. Questo vi aiuterà anche ad intensificare la pastorale vocazionale, che nella Diocesi è in atto da tempo. Vorrei ricordare, in proposito, che pure in periodi di crisi, mai sono mancati nella vostra Diocesi sacerdoti e religiosi, e che non pochi di loro sono attualmente al servizio della Santa Sede. Grazie per questa vostra generosità.

A ragione, anche la famiglia occupa un posto di rilievo nel vostro programma pastorale, poiché è nel suo ambito che avviene la prima trasmissione della fede; è in essa che sono perpetuati i valori e le nobili tradizioni della vostra terra, ad iniziare dalla difesa della vita, preziosissimo dono di Dio, l'amore ed il rispetto per gli anziani, la serena collaborazione fra vecchie e nuove generazioni.

4. Cari fedeli di Aversa, vi affido tutti alla Madre di Cristo, da voi profondamente amata, come testimoniano la piccola "Casetta di Loreto" contenuta nella vostra Cattedrale; il Santuario di Casapesenna, del quale 15 anni fa ho benedetto la prima pietra; l'icona della Madonna di Casaluce, compatrona della Diocesi, dinanzi alla quale hanno pregato principi, re e imperatori; il santuario di Maria Santissima Annunziata, visitato da illustri personaggi, come il re Ludovico d'Ungheria e la regina di Polonia, Maria Casimira, e la chiesa di Maria SS.ma di Briano. Sia Lei a guidare i vostri passi nella fedeltà a Cristo e al suo Vangelo.

5. Rivolgo, poi, il mio pensiero cordiale ai pellegrini delle Diocesi di Gorizia, di Cesena e di Ischia, qui presenti con i loro Pastori. Carissimi Fratelli e Sorelle, l'immagine che le vostre comunità diocesane sono chiamate ad offrire è quella di un'unica realtà ben compaginata e concorde. Pur nelle sue varie componenti, infatti, la Chiesa è un corpo solo, riunito nello Spirito Santo per rendere testimonianza all'amore del Padre, resosi manifesto in Cristo, nostro Signore.

Un solo deposito di verità, un'indefettibile speranza, una sincera carità: queste sono le caratteristiche che devono contraddistinguere la presenza della Chiesa nel mondo. Sia vostra costante cura testimoniare il vostro amore per Cristo e annunciare con le parole e con gli esempi il suo Vangelo. Sarete, in tal modo, sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi (cfr 1P 3,15).

6. Saluto, inoltre, i Superiori e i Seminaristi del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, i fedeli delle parrocchie del Decanato di Val d'Elsa, della Diocesi di Siena, e i Soci dell'Arciconfraternita della Santissima Trinità di Napoli.

Carissimi, lasciatevi plasmare da Cristo, affinché la vostra vita, arricchita dalla sua grazia, sia fervente testimonianza del suo amore per tutta l'umanità. Varcando la Porta Santa del Giubileo, attingete da Lui il vigore necessario per essere suoi fedeli discepoli. Voi, cari Seminaristi, e voi cari fedeli, siate sempre consapevoli della chiamata alla santità, che Iddio rivolge a ciascuno. Sappiate corrispondere alla sua grazia, per dare pieno senso alla vostra esistenza.

7. Saluto, infine, voi, cari Soci del Camper Club Capitolino, e voi, cari Soci della Banca di Credito Cooperativo di Cascia di Regello, in provincia di Firenze. Abbiate sempre in voi sentimenti ispirati alla carità, che è la pienezza della legge cristiana. Mossi dalla solidarietà, saprete porre in atto utili iniziative per alleviare le molteplici povertà della società odierna.

Iddio aiuti ciascuno di voi e renda fruttuoso ogni vostro sforzo al servizio del bene.

Di cuore tutti vi benedico.


UDIENZA AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA BEATIFICAZIONE DI 5 SERVI DI DIO

Lunedì, 10 aprile 2000

1004

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di incontrarmi nuovamente con voi, venuti da varie parti del mondo per la Beatificazione di Mariano de Jesús Euse Hoyos, Francesco Saverio Seelos, Anna Rosa Gattorno, Maria Elisabeth Hesselblad e Mariam Thresia Chiramel Mankidiyan. Saluto tutti con affetto: i Vescovi, i Sacerdoti, le Suore, i Religiosi e i numerosi fedeli laici.

Mentre prolunghiamo la gioia della celebrazione di ieri, abbiamo l'opportunità di rivolgere lo sguardo, con accresciuta venerazione, ai nuovi Beati, per approfondire alcuni aspetti della loro testimonianza.

2. Deseo saludar muy cordialmente a todos los peregrinos venidos para participar en la beatificación del Sacerdote colombiano Mariano de Jesús Euse Hoyos. Saludo a los Señores Cardenales, a los Obispos, Sacerdotes y fieles colombianos, que dan gracias a Dios por las maravillas que ha obrado por medio del Padre Marianito.

Sacerdote profundamente dedicado a su misión, fue siempre guiado por una fe sólida, arraigada en la vida y comprometida en favor de los demás. Fue misericordioso y muy cercano con todos, especialmente con los pobres y necesitados. Su fama perdura entre vosotros y es un ejemplo a imitar especialmente en este momento crucial de la historia de vuestra querida Patria.

Quisiera que la figura radiante del Beato Mariano Euse apareciera a los ojos de toda la sociedad colombiana como "un don de paz" en el marco de este Año Jubilar. Colombia alcanzará la paz si respeta siempre y en todas partes el sagrado e inviolable derecho a la vida. La paz, don de Dios, es también tarea del hombre. Por eso todos los colombianos, sin excepción alguna, han de colaborar en construirla, rechazando toda forma de violencia, luchando contra la pobreza, el hambre, el desempleo, los conflictos armados, los secuestros de personas, el narcotráfico y el degrado de la naturaleza. Que el ejemplo del Padre Marianito os ayude a ser cada vez más conscientes de que la paz y el desarrollo integral y solidario deben marchar permanentemente unidos.

3. I gladly welcome the Bishops from the United States and Germany, as well as the members of the Redemptorist Congregation and all the pilgrims present for the Beatification of Father Francis Xavier Seelos. In his priestly ministry and missionary apostolate, Father Francis Xavier was careful to discern the spiritual needs of the communities he served, and his dedication to preaching and the celebration of the sacraments brought many back to Christ.

In this Great Jubilee Year, may Blessed Francis Xavier’s example inspire more young people to respond with generosity to Christ’s call to take on the task of evangelization in the priesthood and religious life.

4. In una società come l'attuale, spesso affannata per i beni materiali e tentata di dimenticare Dio, Sommo Bene, la Beata Anna Rosa Gattorno lancia la sfida di una vita totalmente spesa per Lui e per i fratelli più piccoli e poveri. I dolori e i sacrifici che segnarono il suo matrimonio e la sua maternità la chiamarono subito ad abbracciare, con singolare intensità di fede e d'amore, Gesù Crocifisso, per seguirLo con tutta se stessa. L'Istituto delle "Figlie di Sant'Anna, madre di Maria Immacolata" da lei fondato è frutto della sua esemplare sintesi tra l'abbandono alla Provvidenza e l'impegno incessante verso il prossimo. Alla sua morte, nel 1900, Madre Rosa lascerà tremila cinquecento Suore, in vari Paesi del mondo.

Sua forza fu sempre la comunione eucaristica quotidiana e l'appassionata unione con Cristo crocifisso e glorioso. La nuova Beata rivolge a tutti noi un forte richiamo ad amare, difendere, promuovere la vita, additandoci la profondità e la tenerezza dell'amore divino verso ogni creatura.

5. It gives me great pleasure to welcome the Sisters of the Order of the Most Holy Saviour, and the pilgrims from Sweden and from other countries present for the Beatification of Sister Mary Elisabeth Hesselblad. In particular I extend a warm welcome to the Lutheran faithful who have come for this event. Blessed Elisabeth teaches us to turn to the saving Cross of Christ, the source of strength in times of trial. Her ecumenical commitment, practical charity and deep spirituality are a model for all Christ’s followers, especially for those living the consecrated life. Through Blessed Elisabeth’s intercession, may the cause of Christian unity continue to make progress, and may her work and charism remind the Christians of Europe of the unique evangelical roots of their culture and civilization

6. I extend warm greetings to the Bishops from India, to the members of the Congregation of the Holy Family, as well as to the priests, religious and faithful who rejoice in the Beatification of Sister Mariam Thresia Mankidiyan. Blessed Mariam Thresia dedicated herself generously to the practice of the evangelical counsels, and an intense life of prayer, which did not spare her suffering, sustained her in her many charitable works and willingness to seek out those who were lost. Through her intercession, may the Church in India be blessed with an increase of vocations to the religious life, imbued with her spirit of prayer and charity.

. Carissimi Fratelli e Sorelle, la carità divina ha aggiunto altri cinque nomi alla lunga schiera di Santi e Beati che si snoda da due millenni di generazione in generazione. Mentre li ammiriamo e li veneriamo, imitiamone la fede, perché la grazia di Cristo Redentore possa compiere in ciascuno la sua opera santificatrice. Ritornando ai vostri Paesi ed alle vostre Comunità, siate testimoni delle grandi cose che avete udito e visto.

Con affetto vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo ai vostri familiari e a tutte le persone care.


ALL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Giovedì, 13 Aprile 2000

1304
Carissimi Fratelli e Sorelle

dell'Università Cattolica del Sacro Cuore!

1. Rivolgo a tutti voi il più cordiale benvenuto. Saluto innanzitutto il Rettore Magnifico, Professor Sergio Zaninelli, il cui nobile indirizzo ho ascoltato con attenzione, apprezzando la chiarezza con cui ha ricordato i fondamentali valori che hanno ispirato, ottant'anni or sono, la fondazione dell'Università Cattolica e che devono continuare ad orientare la vita di quanti anche oggi ne fanno parte.

Saluto il Presidente e gli altri Membri dell'Istituto Toniolo, i Pro-Rettori, i Presidi ed i Docenti. Estendo, poi, il mio saluto a voi, carissimi Studenti, al Personale amministrativo, ausiliario e assistenziale, in servizio e in quiescenza, agli amici dell'Università ed a tutti coloro che, a vario titolo, compongono la vostra grande famiglia.

2. Siete giunti insieme dalle sedi di Milano, Roma, Brescia e Piacenza per compiere il vostro pellegrinaggio giubilare. Esso cade a conclusione del quarantesimo anniversario della scomparsa di Padre Agostino Gemelli e alla vigilia delle celebrazioni per gli ottant'anni dalla fondazione del vostro Ateneo, sorto nel dicembre del 1920. Altri lo avevano desiderato e preparato da lontano. Penso, in particolare, al Professore Giuseppe Toniolo, il cui nome è significativamente legato al vostro Ente fondatore. Ma fu merito di Padre Gemelli realizzare quest'opera di cui la cattolicità italiana va fiera.

La coincidenza con l'imminente anniversario conferisce al vostro pellegrinaggio una particolare connotazione: vi spinge a riscoprire le vostre radici. E come non ricordare, nel contesto dell'Anno Santo, che alle origini della vostra istituzione ci fu una grazia di «conversione»? Fu dalla scoperta di Cristo, nell'intensità propria della tradizione francescana, che Agostino Gemelli trasse la lungimirante sapienza e l'indomito coraggio con cui diede vita a quello splendido complesso di persone e di opere, di studio e d'azione che è la vostra Università.

Venendo a celebrare il Giubileo, voi vi ponete sulle orme del vostro Fondatore e di tanti maestri spirituali che hanno onorato, negli anni, la vostra Istituzione. Ricordo a titolo speciale il professor Giuseppe Lazzati, Rettore dell'Università in anni non lontani, il quale durante il Concilio offrì alla discussione di alcuni temi un apporto illuminante. Il mio auspicio è che possiate emulare la loro sapienza e coerenza di vita.

3. Come ben sapete, alcuni anni fa ho indirizzato alle Università Cattoliche la Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae che oggi, nella luce del Giubileo, acquista rinnovata attualità. Mi è caro richiamarvi soprattutto un passaggio di quella Costituzione, precisamente quello relativo all'unità profonda che in una Università Cattolica deve sussistere tra le attività accademiche e le iniziative pastorali. In riferimento a queste ultime scrivevo: "La pastorale universitaria è quella attività dell'Università che offre ai membri della Comunità stessa l'occasione di coordinare lo studio accademico e le attività para-accademiche con i principi religiosi e morali, integrando cosi la vita con la fede. Essa concretizza la missione della Chiesa nell'Università e fa parte integrante della sua attività e della sua struttura. Una Comunità universitaria, preoccupata di promuovere il carattere cattolico dell'istituzione, sarà consapevole di questa dimensione pastorale e sarà sensibile ai modi in cui essa può influire su tutte le sue attività" (n. 38).

Vi raccomando, carissimi studenti e docenti, di perseguire con tutte le vostre energie quell'ideale per il quale la pastorale non è qualcosa da fare accanto ad altre cose, ma una dimensione che attraversa tutto quello che si fa, coordinandolo al progetto educativo proprio di una Università Cattolica. In questo modo l'Università diventa una grande comunità educante nella quale studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo collaborano per raggiungere il medesimo scopo, quello di assicurare ai giovani studenti una formazione integrale degna di questo nome.

4. Quando parlo di "formazione", il mio pensiero va spontaneamente all'esempio che Gesù Maestro ci ha dato e che ci è stato conservato nei Vangeli. Gesù è il "maestro buono" (cfr
Mc 10,17), il maestro mite e umile di cuore (cfr Mt 11,29), il maestro per eccellenza. Alla sua pedagogia dobbiamo tutti ispirarci se vogliamo essere all'altezza del compito che ci è stato affidato. Una pedagogia, quella di Gesù, che è intrisa di sapienza, di prudenza e di pazienza; una pedagogia attenta agli altri, capace di interpretarne le esigenze e le attese, sempre pronta a lasciarsi interpellare dalle varie situazioni umane.

Rivolgendomi soprattutto a voi, carissimi docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, mi preme darvi una consegna: siate veri e autentici educatori; abbiate cura di manifestare chiaramente a quale progetto educativo vi ispirate, dando ragione, da veri discepoli di Cristo, della speranza che è in voi (cfr 1P 3,15). Sia vostro impegno e vostro onore offrire alla Chiesa e al Paese giovani professionalmente ben preparati, cittadini politicamente sensibili e, in particolare, cristiani illuminati e coraggiosi.

5. Nel vostro pellegrinaggio voi avete varcato la Porta Santa, simbolo di Cristo che spalanca all'uomo l'ingresso nella vita di comunione con Dio. Entrare per questa porta significa convertire profondamente a Cristo i propri pensieri e la propria vita. Lo stesso impegno culturale è intimamente toccato da questa scelta.

Lo studioso cristiano, docente e discente, si distingue per la sua capacità di coniugare il rigore della ricerca scientifica con la certezza della fede che Gesù Cristo, quale Verbo eterno di Dio, è la Verità nel suo senso più pieno. Da qui la sua vocazione a ricercare, analizzare e spiegare le singole verità alla luce di Cristo, Verità assoluta, accompagnando lo studio con la preghiera e la coerenza di vita. Siate consapevoli di questa vostra vocazione. Non stancatevi di convertire i vostri cuori all'unico Salvatore, al cui Cuore è consacrata la vostra istituzione.

So che in questi tempi siete impegnati a riflettere sugli adempimenti connessi con l'imminente riforma del sistema universitario; è una riforma esigente e complessa, che presenta caratteri anche di radicale innovazione. Proprio per questo essa chiama in causa i valori di fondo del vostro essere e del vostro agire. Sono certo che non mancherete, anche in questa occasione, di interpretare le istanze di trasformazione in maniera saggia, in coerenza con l'ispirazione cristiana che caratterizza il vostro Ateneo e in sintonia con le indicazioni del Magistero. La tradizione di autonomia, di cui avete sempre goduto, vi consentirà di adempiere ai prossimi cambiamenti in modo che venga garantita quella libertà che è da sempre condizione essenziale per lo sviluppo della scienza.

Resta, poi, sempre di vitale interesse per la vostra Università la promozione di uno stretto raccordo - del resto già ampiamente in atto - tra le vostre strutture e la Chiesa che è in Italia, a partire da un fecondo legame con la Conferenza Episcopale Italiana e con il progetto culturale da essa promosso, per una incisiva presenza nel Paese, nei diversi ambiti culturali e in particolare nel campo della revisione del sistema formativo.

6. Questa specifica attenzione alla vostra identità e alla pastorale della Chiesa non va ovviamente interpretata né come chiusura culturale né come intolleranza e rinuncia a dialogare. Già all'interno dell'esperienza comunitaria cristiana propria dell'Università Cattolica, del resto, occorre esercitarsi allo spirito di ascolto reciproco, ricordando che è ricchezza della comunità cristiana la diversità dei doni che lo stesso Spirito distribuisce come vuole (cfr 1Co 12,11). Nei confronti, poi, della società civile, oggi l'Università Cattolica del Sacro Cuore si trova dinanzi ad una sfida formidabile, posta com'è a rendere il suo servizio nell'areopago di culture diverse che vanno intrecciandosi anche in Italia come in tanti altri Paesi del mondo. L'essere "Cattolica" postula dalla vostra Università l'impegno di coniugare le esigenze imprescindibili della sua appartenenza ecclesiale con una cordiale apertura verso ogni seria proposta culturale, in atteggiamento di riflessione critica sul presente e sul futuro di una società che sta diventando multietnica e multireligiosa.

7. Mentre ciascuno di voi depone sotto gli occhi del Signore i propositi del proprio cuore, come in altre circostanze vi ripeto: siate consapevoli di ciò che esige da voi la qualifica di Cattolica che connota la vostra Università. Essa non mortifica, ma esalta il vostro impegno in favore dei valori umani autentici.

Siate fieri di appartenere alla "Cattolica" e sforzatevi di essere all'altezza delle responsabilità che ne conseguono. Lo richiede il ricordo della vostra tradizione, lo sollecita la natura stessa della vostra istituzione, lo impone la mirabile missione educativa a voi affidata.

"E' l'ora di compiti grandi - scriveva Padre Gemelli nel lontano 1940 -. Ovunque vi troviate, mostratevi consapevoli di questa vostra missione. Siate fiamme che ardono, che illuminano, che guidano, che confortano" (Foglio agli studenti, ottobre 1940).

Faccio mio questo suo monito e ve lo riconsegno invocando sui vostri propositi e sulle vostre iniziative la materna assistenza della Vergine, Sedes sapientiae. Con questi sentimenti, imparto di cuore a voi qui presenti e a tutti coloro che operano nell'ambito della vostra Università una speciale Benedizione Apostolica.




GPII Discorsi 2000 304