GPII Discorsi 2000 2404

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con grande gioia vi invio il mio saluto in occasione del "Raduno Mondiale del Rinnovamento Carismatico Cattolico", che si svolge in Rimini. Da diversi anni ormai il "Rinnovamento nello Spirito Santo" celebra costì, all'inizio di maggio, la sua "convocazione nazionale". In occasione dell'Anno Giubilare questo appuntamento ha assunto una dimensione particolare per la presenza di numerosi esponenti di gruppi e comunità carismatiche provenienti da altri Paesi del mondo. Giustamente, perciò, il vostro raduno si svolge con il patrocinio di un organismo, l'"International Catholic Charismatic Renewal Services", a cui spetta il compito di coordinare e promuovere lo scambio di esperienze e di riflessioni tra le comunità carismatiche cattoliche sparse nel mondo. Grazie a ciò, la ricchezza presente in ogni comunità torna a beneficio di tutti e tutte le comunità possono più facilmente percepire il vincolo di comunione che le lega le une alle altre e a tutta la Chiesa. Saluto cordialmente il Presidente dell'"International Catholic Charismatic Renewal Services", Sig. Allan Panozza, e il Coordinatore Nazionale del "Rinnovamento nello Spirito Santo", Sig. Salvatore Martinez, insieme a tutti i membri del Comitato Nazionale di Servizio.

2. Questo raduno internazionale di Rimini costituisce per voi una tappa del pellegrinaggio giubilare. Celebrando la scadenza bimillenaria dell'Incarnazione, tutti noi siamo chiamati a volgere il nostro sguardo a Cristo, "luce delle genti". Guardando a lui, si rinnovano in noi lo stupore e la gratitudine: il Figlio di Dio è diventato uomo, è morto per la nostra salvezza, è risorto e vive.

Cristo vive! Lui è il Signore! Questa è la certezza della nostra fede. Mentre la proclamiamo con umiltà e fermezza, siamo consapevoli del fatto che questa certezza non viene da noi. Se noi abbiamo potuto conoscere Cristo, è perché lui stesso si è fatto conoscere a noi donandoci il suo Spirito: "Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo" (
1Co 12,3).

Facendosi conoscere, Cristo non ci ha lasciati soli. Nello Spirito nasce il nuovo Popolo di Dio, perché "è piaciuto a Dio di santificare e salvare gli uomini non singolarmente presi e senza alcun legame tra di loro, ma ha voluto costituirli in un popolo che lo riconoscesse nella verità e lo servisse nella santità" (Cost. dogm. Lumen gentium LG 9). Ogni comunità ecclesiale autentica è una porzione di questo popolo, che da duemila anni percorre le strade del mondo. Pur appartenendo ad una comunità determinata, ogni battezzato è, pertanto, aperto ad accogliere la ricchezza della Chiesa universale, che è la Chiesa di tutti i secoli.

3. La Chiesa guarda con gratitudine al fiorire di comunità vive, nelle quali la fede viene trasmessa e vissuta. In questo fiorire, essa riconosce l'opera dello Spirito Santo, che mai fa mancare alla Chiesa le grazie necessarie per affrontare situazioni nuove e talvolta difficili. Molti di voi ricorderanno il grande incontro che si svolse a Roma il 30 maggio 1998, alla vigilia di Pentecoste. In quella occasione dissi: "Nel nostro mondo, spesso dominato da una cultura secolarizzata che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio, la fede di tanti viene messa a dura prova e non di rado soffocata e spenta. Si avverte, quindi, con urgenza la necessità di un annuncio forte e di una solida ed approfondita formazione cristiana. Quale bisogno vi è oggi di personalità cristiane mature, consapevoli della propria identità battesimale, della propria vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo! Quale bisogno di comunità cristiane vive! Ed ecco, allora, i movimenti e le nuove comunità ecclesiali: essi sono la risposta, suscitata dallo Spirito Santo, a questa drammatica sfida di fine millennio" (in: "L'Osservatore Romano", 1-2 giugno 1998, PP 6-7).

In quella occasione osservai anche che per i movimenti si prospettava ormai una tappa nuova, "quella della maturità ecclesiale" (ibid.). Anche le comunità carismatiche sono chiamate oggi a fare questo passo e sono certo che, per il maturare della coscienza ecclesiale nelle diverse comunità carismatiche cattoliche sparse nel mondo, un ruolo importante potrà averlo l'"International Catholic Charismatic Renewal Services". Quello che dissi allora in Piazza San Pietro lo ripeto a voi tutti radunati a Rimini: "La Chiesa si aspetta da voi frutti 'maturi' di comunione e di impegno" (ibid.).

4. All'interno delle vostre comunità, in circostanze diverse, per ciascuno di voi è iniziato un cammino che porta a una conoscenza e a un amore di Cristo sempre più grandi. Non interrompete il cammino intrapreso! Abbiate fiducia: Cristo completerà l'opera che lui stesso ha iniziato. "Aspirate ai carismi più grandi!" (1Co 12,31). Cercate sempre Cristo: cercatelo nella meditazione della Parola di Dio, cercatelo nei sacramenti, cercatelo nella preghiera, cercatelo nella testimonianza dei fratelli. Siate grati ai sacerdoti che accompagnano come pastori le vostre comunità: attraverso il loro ministero è la Chiesa che vi guida e vi assiste come madre e maestra. Accogliete con gioia le occasioni che vi sono offerte per approfondire la vostra formazione cristiana. Servite Cristo nelle persone che vi sono vicine, servitelo nei poveri, servitelo nei bisogni e nelle necessità della Chiesa. Lasciatevi guidare veramente dallo Spirito! Amate la Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica!

Sono particolarmente lieto di sapere che al vostro raduno partecipano anche rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali e desidero salutarli cordialmente. Unendovi nella lode comune, voi avete accolto l'invito da me formulato nella Bolla di indizione del Grande Giubileo: "Accorriamo tutti, dalle diverse Chiese e Comunità ecclesiali sparse per il mondo, verso la festa che si prepara; portiamo con noi ciò che già ci unisce e lo sguardo puntato solo su Cristo ci consenta di crescere nell'unità che è frutto dello Spirito" (Incarnationis mysterium, 4).

Mentre insieme con voi prego la Vergine Maria, perché ciascuno accolga il dono dello Spirito per essere testimone di Cristo là dove vive, volentieri imparto a voi, cari Fratelli e Sorelle, e alle vostre famiglie la mia affettuosa Benedizione.

Dal Vaticano, 24 Aprile 2000



AI PARTECIPANTI A VARI PELLEGRINAGGI GIUBILARI

Sabato, 29 Aprile 2000

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Nel clima di gioia spirituale tipico di quest'Ottava di Pasqua, saluto ognuno di voi, provenienti da varie località e convenuti nella città di Roma per celebrare il Giubileo. L'odierna vostra visita sottolinea, altresì, l'intensa comunione che vi unisce al Successore di Pietro. Vi ringrazio per questa vostra testimonianza; ringrazio, in particolare, per le gentili parole indirizzatemi a vostro nome, Monsignor Antonio Forte, Vescovo di Avellino, Monsignor Angelo Scola, Rettore Magnifico dell'Università Lateranense ed i Signori Gianfranco Gambelli e Francesco Cardile, Presidenti rispettivamente della Confederazione Nazionale delle Misericordie e della Consociazione Gruppi Donatori di sangue "Fratres".

Saluto anzitutto voi, cari pellegrini della diocesi di Avellino, guidati dal vostro Pastore. Siate i benvenuti! Nel rivolgervi la mia parola, penso ai sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate che vivono con fedeltà la loro testimonianza ed esercitano con generosità i ministeri nella Chiesa. Penso alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori cristiani che con tenacia esprimono la propria adesione a Cristo nei luoghi nei quali la Provvidenza li ha posti. Penso con particolare affetto ai disoccupati, agli anziani, ai malati e ai poveri che dalla comunità attendono comprensione e sostegno. A tutti la mia parola di conforto, di incoraggiamento e di speranza: innalzate lo sguardo al Risorto e perseverate con rinnovato ardore nell'edificazione di una società che sia a reale misura d'uomo.

Proseguite con fervore nell'itinerario dell'Anno Santo e intensificate le iniziative di evangelizzazione e di carità intraprese dalla vostra Diocesi. La solidarietà degli uni verso gli altri, collaborando per l'edificazione del Regno di Dio, sia il segno distintivo della vostra comunità ecclesiale, stretta intorno al Vescovo ed ai suoi sacerdoti.

Le famiglie siano il tempio della vita e dell'amore; le parrocchie diventino luoghi aperti e accoglienti, dove la preghiera, il reciproco rispetto e la solidarietà costituiscano lo stile e il dinamismo dell'attività pastorale. L'intera diocesi diventerà così privilegiato luogo di maturazione umana e spirituale per i piccoli e gli adulti, per i giovani e gli anziani.

Maria Assunta in cielo, Patrona della vostra cattedrale, vi conservi uniti sotto il suo manto materno ed esaudisca ogni vostro desiderio di bene.

2. Saluto ora voi, cari professori e studenti dell'Università Lateranense, che accolgo con gioia in occasione del vostro Giubileo, insieme col vostro Rettore Magnifico ed i membri dell'"Associazione Internazionale Lateranense", a cominciare dal Presidente, il Signor Cardinale Edmund Szoka, che hanno tenuto la loro Giornata annuale in concomitanza con questo gesto giubilare. Il mio pensiero va pure a voi, cari studenti e docenti delle sedi accademiche collegate, a diverso titolo, con la Pontificia Università Lateranense e con il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia. In particolare, mi preme sottolineare la presenza, per la prima volta, di studenti provenienti da San Pietroburgo, Alba Iulia e Iai, Györ, nonché da Denver e Washington. Associo a questo mio pensiero i responsabili delle altre realtà accademiche legate all'Alma Mater Lateranensis.

L'odierna udienza vuol essere per voi l'occasione per ricambiare la visita che il 16 novembre scorso ho avuto il piacere di compiere presso la sede di San Giovanni in Laterano. Vi affidai allora l'importante missione di ridisegnare i confini ideali ed effettivi dell'Università che, in questo nuovo millennio, è chiamata a far crescere la sua dimensione universale. Tuttavia, il carattere internazionale della vostra realtà accademica non basta a farne un centro di nuova cultura e civiltà. È necessario che perseguiate, in tutti i centri lateranensi, l'unità della ricerca, dell'insegnamento e dello studio, edificando una comunità vitale tra docenti e studenti. È altresì importante superare ogni falsa opposizione tra l'impegno cristiano ed il lavoro universitario, mediante un'incondizionata apertura all'azione dello Spirito di verità, che è sempre Spirito di autentica unità.

Nel quotidiano svolgimento del vostro compito non dimenticate poi il messaggio del Giubileo, che ci chiama ad una continua conversione al Signore risorto. Maria, Madre del Redentore, consolidi i legami tra tutti voi appartenenti alla grande famiglia lateranense e vi accompagni nel cammino intrapreso.

3. Rivolgo, ora, un caloroso benvenuto a voi, cari membri delle "Misericordie d'Italia", ed al vostro Presidente, nonché ai Gruppi donatori di sangue "Fratres" con il loro Presidente. Siete qui convenuti per celebrare il vostro Giubileo: vi incontro con grande gioia.

Desidero manifestarvi il mio apprezzamento per il vostro impegno e soprattutto per la vostra azione discreta e generosa. In questi ultimi anni vi siete prodigati a coniugare con i vostri tradizionali compiti, quello di rimuovere le cause del bisogno, attraverso la presenza fattiva nei luoghi dove si operano le scelte sociali, politiche ed assistenziali. In tali contesti avete cercato di affermare i valori evangelici, patrimonio ispiratore della vostra attività e insostituibile garanzia del rispetto della dignità dell'uomo. Particolare espressione dello zelo che vi anima è stata, inoltre, la vostra fattiva presenza in Kosovo, l'impegno per la costruzione del Centro diocesano missionario di Taiwan, ed il gradito dono che oggi mi fate di due ambulanze. Con tali generosi segni di solidarietà voi fate sentire a chi soffre la provvidente misericordia del Signore. Proseguite, carissimi, nella vostra luminosa tradizione di bene che vi spinge a dilatare i confini della vostra carità.

4. Einen herzlichen Gruß entbiete ich den beiden Gruppen, die aus dem deutschen Sprachraum bei dieser Audienz anwesend sind: den Wallfahrern des Österreichischen Cartellverbandes und einer Gruppe von Mitgliedern des Deutschen Bundestages. Obwohl Ihr von verschiedenen Ländern kommt und unterschiedlichen Aufgaben nachgeht, seid Ihr doch in einem gemeinsamen Ziel verbunden: Ihr wollt an Eurer Stelle dem christlichen Glauben in der Gesellschaft eine Stimme geben. Das Überschreiten der Heiligen Pforte schenke Euch Kraft und Mut, als Salz und Sauerteig für die Welt zu wirken. Dazu erteile ich Euch gern den Apostolischen Segen.

Saludo con afecto a los fieles de la parroquia de San Francisco de Borja, de Madrid. Al agradeceros vuestra visita, os deseo que el Señor os colme abundantemente de sus dones en este Año Jubilar en el que habéis tenido el gozo de atravesar la Puerta Santa.

5. Un saluto, infine, agli altri gruppi ed ai singoli pellegrini presenti. In modo speciale, ai fedeli della Parrocchia di San Giovanni Battista, in Albegno di Treviolo (Bergamo), a quelli della Comunità parrocchiale della Beata Vergine Maria Mediatrice di tutte le grazie, in Favara (Agrigento), ai membri dell'Istituto Italiano dei Castelli, Sezione Puglie, ai religiosi ed ai seminaristi dell'Istituto San Carlo di Buccinigo d'Erba (Como) dell'Opera Don Orione. Tutti vi affido a Maria, Madre del Cristo risorto, in questo giorno di sabato particolarmente a Lei dedicato, mentre imparto a voi ed alle vostre famiglie una speciale Benedizione Apostolica.



UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DEI FRATELLI DI SAN GABRIELE

Sabato, 29 Aprile 2000

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Cari Fratelli dell'Istruzione cristiana di san Gabriele,

Sono lieto di accogliervi mentre siete riuniti a Roma in occasione del vostro Capitolo generale.

Saluto in particolare il Fratello René Delorme, nuovo Superiore generale, e con lui tutti i membri del consiglio, che sono stati appena eletti per il loro primo mandato. Rivolgo loro i miei più vivi incoraggiamenti per il nuovo servizio nell'Istituto e nella Chiesa. Le vostre assise capitolari costituiscono un evento centrale per voi; esse rafforzano la vostra missione, ravvivano il vostro desiderio di attingere alla fonte del vostro carisma fondatore, in un'umile e audace fedeltà a san Louis-Marie Grignion de Montfort, a Gabriel Deshayes e a tutti i vostri predecessori.

La Chiesa si rallegra nel vedere la rinnovata vitalità del vostro Istituto, come testimonia il consistente numero di nuovo membri giovani nei diversi continenti, soprattutto nei Paesi in cui l'evangelizzazione si è sviluppata di recente. Essa ha bisogno del segno profetico della vostra consacrazione "per costruire con il suo Spirito comunità fraterne, per lavare con Lui i piedi ai poveri e dare il vostro insostituibile contributo alla trasfigurazione del mondo" (Vita consecrata
VC 110).

Agli occhi del mondo, testimoniate che l'amore e il perdono sono più forti dell'odio e del rancore, e invitate così i vostri contemporanei a fondare la loro vita personale, familiare e sociale sul valore fondamentale della carità, affinché la pace, la giustizia e la solidarietà siano ricercate da tutti nella creazione di vincoli umani in seno alla società. Mediante la vostra vita comunitaria, secondo lo statuto originario del vostro istituto religioso di Fratelli, statuto che la Chiesa tiene in grande stima, come ho ricordato dopo i Padri Sinodali nell'Esortazione Apostolica Vita consecrata (cfr n. 60), voi testimoniate con fedeltà ed entusiasmo il Vangelo, come pure la carità che unisce profondamente i discepoli di Cristo. Più intenso è l'amore fraterno nelle vostre comunità, più grande è la credibilità del messaggio annunciato e più percettibile è il cuore della Chiesa, sacramento dell'unione degli uomini con Dio e degli uomini fra di loro (cfr Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica, discorso all'Assemblea Plenaria, 20 novembre 1992).

Il tema principale delle vostre riflessioni, "Missione fonte di vita. Sull'esempio di Montfort, tutti impegnati per un mondo giusto e fraterno", si collega all'evento del grande Giubileo, che introduce "la Chiesa intera in un nuovo periodo di grazia e di missione" (Bolla Incarnationis mysterium, n. 3). Anche per il vostro Istituto si tratta di una nuova pagina di storia che comincia.

Vi permetterà di mettere in pratica le decisioni prese nel vostro Capitolo generale. Nel 1997, in occasione del 50° anniversario della canonizzazione di san Louis-Marie de Montfort, vi ho esortato a fare fruttificare l'eredità che avete ricevuto dal vostro fondatore, "che bisogna aprire a tanti giovani che cercano il significato della loro vita e un'arte di vivere" (Lettera alla famiglia monfortana, 21 giugno 1997). Il vostro Istituto è completamente orientato all'educazione della gioventù. Oggi più che mai è un compito fondamentale per la Chiesa e per il mondo di domani.

In effetti, voi avete la vocazione di seguire i giovani nella loro formazione spirituale, morale, umana, intellettuale e professionale, e di prepararli a diventare adulti che si assumeranno la loro parte di responsabilità a tutti i livelli della loro vita futura. Ciò infonde in essi, fin da ora, la speranza che un avvenire si schiuda dinanzi a loro. Con questa missione, partecipate attivamente all'annuncio del Vangelo e all'edificazione di una società giusta e fraterna, poiché la formazione si realizza più profondamente in seno alle comunità educative in cui ogni giovane è accolto, rispettato e amato così com'è. Simili ambiti di vita hanno un valore educativo incomparabile: contribuiscono alla maturazione della personalità, danno a ognuno fiducia in se stesso e favoriscono l'inserimento sociale. A nome della Chiesa, vi ringrazio in modo particolare per la vostra partecipazione all'educazione dei giovani più poveri della società o dei bambini che vengono spesso accantonati, non udenti, non vedenti, i bambini delle bidonville e quelli che vivono in strada. Siete stati anche chiamati a perseguire l'alfabetizzazione e la formazione di numerose persone, soprattutto delle donne, che non hanno accesso alle reti educative. Così facendo, cari Fratelli, sviluppate, con pazienza e tenacia, il vostro carisma educativo sull'esempio dei vostri fondatori. Apprezzo gli sforzi che compite per la promozione delle persone e la vostra preoccupazione di creare nuove fondazioni, in particolare in Africa e nel sud-est asiatico.

Attualmente nei vostri Istituti beneficiate dell'aiuto, della competenza e dell'esperienza di numerosi laici, che saluto cordialmente attraverso di voi. Vi adoperate per trovare, con pazienza e discernimento, i mezzi più adatti per associarli sempre più efficacemente alla vostra vita e alla vostra missione, comunicando loro la vostra passione per l'educazione della gioventù e la specificità del vostro carisma monfortano. Nel rispetto della vocazione battesimale di ognuno, offrite con i laici un esempio speciale di comunione ecclesiale, che fortifica le energie apostoliche per l'evangelizzazione del mondo (cfr Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica, La vita fraterna in comunità, n. 70).

Che la gioia del Giubileo vi spinga a vivere ogni giorno nella sequela di Cristo, secondo l'esempio di Louis-Marie Grignion de Montfort! Quest'ultimo vi darà l'audacia per essere infaticabili missionari del Vangelo nel mondo dell'educazione! Che la Vergine Maria, tanto cara al vostro fondatore e a tutta la vostra famiglia religiosa, vi sostenga ogni giorno! Di tutto cuore vi imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i Fratelli dell'Istruzione cristiana di san Gabriele, ai loro collaboratori laici, ai giovani che beneficiano del loro aiuto e alle loro famiglie, così come agli ex alunni.

Maggio


INCONTRO DEL SANTO PADRE CON IL MONDO DEL LAVORO

Tor Vergata, 1° maggio 2000

0105

1. Al termine di quest'incontro giubilare, vorrei ancora una volta rivolgere a tutti voi il mio più cordiale saluto. Grazie a quanti hanno organizzato quest'importante manifestazione in questo luogo, che vedrà altri raduni nel corso del Giubileo, soprattutto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.

Uno speciale ringraziamento va al Signor Juan Somavia, Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro ed alla Dottoressa Paola Bignardi, Presidente Nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, per le gentili e profonde parole che a nome di tutti mi hanno rivolto. Saluto tutte le autorità presenti, fra le quali il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Professor Giuliano Amato.

Attraverso voi qui presenti, vorrei far pervenire il mio cordiale pensiero all'intero mondo del lavoro.

2. La festa del lavoro richiama alla mente l'operosità degli uomini che vogliono, sul comando del Signore della vita, essere costruttori di un futuro di speranza, di giustizia e di solidarietà per l'intera umanità. Oggi su questo cammino di civiltà, grazie alle nuove tecnologie ed alla telematica, si affacciano inedite possibilità di progresso. Non mancano, però, nuovi problemi, che vanno ad assommarsi a quelli preesistenti e che suscitano una legittima preoccupazione. Perdurano, in effetti, e talora s'aggravano in alcune parti della terra fenomeni come la disoccupazione, lo sfruttamento dei minori, l'insufficienza dei salari. Bisogna riconoscere che non sempre l'organizzazione del lavoro rispetta la dignità della persona umana, né viene tenuta nel dovuto conto l'universale destinazione delle risorse.

L'impegno per risolvere, in ogni regione del mondo, queste problematiche coinvolge tutti. Interessa voi, imprenditori e dirigenti; voi, uomini della finanza, e voi, artigiani, commercianti e lavoratori dipendenti. Dobbiamo tutti operare perché il sistema economico, in cui viviamo, non sconvolga l'ordine fondamentale della priorità del lavoro sul capitale, del bene comune su quello privato. E' quanto mai necessario che, come poc'anzi ha ricordato il Signor Juan Somavia, si costituisca nel mondo una globale coalizione a favore del "lavoro dignitoso".

La globalizzazione è oggi un fenomeno presente ormai in ogni ambito della vita degli uomini, ma è fenomeno da governare con saggezza. Occorre globalizzare la solidarietà.

3. Il Giubileo offre un'occasione propizia per aprire gli occhi sulle povertà e le emarginazioni, non solo delle singole persone ma anche dei gruppi e dei popoli. Ho ricordato nella Bolla di indizione del Giubileo che "non poche Nazioni, specialmente quelle più povere, sono oppresse da un debito che ha assunto proporzioni tali da renderne praticamente impossibile il pagamento" (Incarnationis mysterium, 12). Ridurre o addirittura condonare questo debito: ecco un gesto giubilare che sarebbe quanto mai auspicabile!

Questo appello è per le nazioni ricche e sviluppate; è, altresì, per coloro che detengono grandi capitali, e per quanti hanno capacità di suscitare solidarietà tra i popoli.

Risuoni esso in questo storico incontro, che vede uniti in un medesimo sforzo lavoratori credenti e organizzazioni lavorative non confessionali.

Cari lavoratori, imprenditori, cooperatori, operatori della finanza, commercianti, unite le vostre braccia, le vostre menti, i vostri cuori per contribuire a costruire una società che rispetti l'uomo e il suo lavoro. L'uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Quanto si realizza al servizio di una giustizia più grande, di una fraternità più vasta e di un ordine più umano nei rapporti sociali conta di più di ogni progresso in campo tecnico.

Carissimi Fratelli e Sorelle, il Papa ha ben presenti i vostri problemi, le vostre preoccupazioni, le vostre attese e speranze. Egli apprezza la vostra fatica, il vostro attaccamento alla famiglia, la vostra coscienza professionale. Vi è vicino nel vostro impegno per una società più giusta e solidale, vi incoraggia e vi benedice.

Alla fine, vorrei ringraziare gli organizzatori dell’odierna bella celebrazione. Ringrazio l’Università di Tor Vergata, il Comune di Roma, il Vicariato di Roma ed il Governo Italiano per la preparazione di questa vastissima area che già io vedo gremita in agosto dai giovani di tutto il mondo. Soprattutto ringrazio voi qui riuniti. Ringrazio il Signor Presidente del Consiglio, il Signor Sindaco e tutte le Autorità. Ho saputo che molti di voi hanno dovuto raggiungere questo luogo percorrendo a piedi lunghi tratti di strada. Mi dispiace, ma speriamo che per l’avvenire anche queste difficoltà siano risolte per il bene di tutti, specialmente dei pellegrini. Sono sicuro che Roma continuerà ad essere ospitale ed accogliente verso tutti, specialmente verso i pellegrini del Grande Giubileo dell’Anno 2000.

Saluti

I greet the English-speaking pilgrims who have taken part in this Jubilee celebration for workers. Through the intercession of Saint Joseph, through whose words and example Jesus learned the value of honest labour, I pray that Almighty God will bless and prosper the work of your hands: may all that you do serve to promote the human dignity of workers and their families. Upon all of you I invoke the grace and peace of our Lord Jesus Christ.

Je salue cordialement les travailleurs de langue française venus célébrer la fête du travail. Que votre labeur et vos peines soient bénis ! En ce jour, toute l’Église s’unit à votre prière, honorant votre travail dans ce qu’il a de noble et de méritoire. Elle croit que l’activité humaine, individuelle ou collective, s’inscrit dans le dessein de Dieu, prolongeant l’oeuvre du Créateur. Au nom du Christ, divin travailleur, je vous accorde la Bénédiction apostolique.

En el día de San José Obrero os saludo a todos los peregrinos de lengua española que estáis participando en este encuentro jubilar. Que vuestro trabajo cotidiano, tantas veces duro y costoso, sea medio de realización personal, participación en el proyecto de Dios, que creó al hombre para que continuase su obra, y camino de santificación para vuestra vida. Muchas gracias.

Ein herzliches Willkommen rufe ich den Pilgern deutscher Sprache zu. Jeden Tag überschreitet ihr verschiedene Türen zu eurem Arbeitsplatz: in den Fabriken und Büros, in den Betrieben und Geschäften. Die Heilige Pforte, die in diesem Jahr weit offen steht, ist eine besondere Tür: Sie steht für Christus, der die Tür zum Leben ist. Ich wünsche euch Leben in Fülle, das uns Christus gebracht hat.

Serdecznie pozdrawiam Ludzi Pracy z Polski przybylych na to jubileuszowe spotkanie do Rzymu. Slowa szczególnego pozdrowienia kieruje do czlonków i wladz «Solidarnosci». Dobrze, ze tak licznie uczestniczycie w tym dzisiejszym spotkaniu. Pozdrawiam równiez rózne grupy zawodowe, pracowników i pracodawców. Ciesze sie Wasza obecnoscia i chce Wam powiedziec, ze jestescie mi szczególnie bliscy. Tak bardzo pragne, aby w naszej Ojczynie wszyscy mieli prace, aby mogli zdobywac chleb wysilkiem swoich wlasnych rak i mieli godziwe warunki pracy. Niech wasza praca sluzy pomnazaniu dobra wspólnego, dobra osoby i spoleczenstwa, niech jednoczy a nie dzieli, niech przynosi radosc i staje sie ródlem blogoslawienstwa. Zaniescie moje pozdrowienie wszystkim Ludziom Pracy w Polsce.


Traduzione

Saluto cordialmente i lavoratori che sono giunti dalla Polonia per questo incontro giubilare a Roma. Indirizzo parole di particolare saluto ai membri ed alle autorità di «Solidarnosc». Sono contento che la vostra partecipazione all'odierno raduno sia così numerosa. Saluto inoltre i vari gruppi professionali, i lavoratori e gli imprenditori. Sono lieto della vostra presenza e vorrei dirvi che mi siete vicini in modo particolare. Desidero tanto che nella nostra Patria abbiano tutti il lavoro, che possano guadagnare il pane con lo sforzo delle proprie mani e abbiano degne condizioni di occupazione. Che il vostro lavoro sia al servizio del bene comune, del bene della persona e della società. Che unisca e non divida, che sia fonte di gioia e di benedizione. Portate il mio saluto a tutti i lavoratori che si trovano in Polonia.

Buona festa, buona festa a tutti voi, buona festa del Primo Maggio a tutti i lavoratori del mondo.




AL MONDO DEL LAVORO ALL'INDOMANI DEL GIUBILEO MONDIALE DEI LAVORATORI

Martedì, 2 Maggio 2000

0205
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di incontrarvi nuovamente all'indomani del Giubileo mondiale dei lavoratori, che assieme abbiamo celebrato ieri a Tor Vergata.

Grazie per la vostra presenza! Vi saluto tutti cordialmente. In particolare, saluto Monsignor Fernando Charrier e lo ringrazio per le cortesi espressioni che mi ha rivolto a vostro nome. Il Giubileo dei lavoratori, che ha visto convenire a Roma rappresentanti e operatori del vasto campo del lavoro da ogni parte della terra, ci ha offerto l'opportunità di spaziare con lo sguardo sulle complesse realtà occupazionali, sia nella loro dimensione mondiale che negli aspetti settoriali. Ci si è resi conto di quanto sia ancora grande la necessità di intervenire in modo efficace, perché il lavoro umano abbia nella cultura, nell'economia e nella politica il posto che gli compete, nel pieno rispetto della persona del lavoratore e della sua famiglia, senza mai penalizzare né l'uno né l'altra.

La Chiesa segue con grande attenzione questi problemi soprattutto attraverso l'opera del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che è in contatto con gli Organismi internazionali dei lavoratori, degli imprenditori e del mondo della finanza. Auspico che questa fruttuosa collaborazione continui così da favorire una sempre più incisiva presenza della Chiesa nel mondo del lavoro.

2. Parlando con voi, cari Fratelli e Sorelle, vorrei porre in luce un aspetto qualificante del lavoro, che di solito viene indicato col termine di "qualità totale". Si tratta in sostanza della condizione dell'uomo nel processo produttivo: solo una sua fattiva partecipazione a tale processo può fare dell'impresa una vera "comunità di persone" (cfr Centesimus Annus
CA 35). Ecco una sfida che accompagna l'avanzato progresso delle nuove tecnologie, alle quali va il merito di aver alleviato, almeno in parte, la componente di fatica umana nel lavoro. La sfida deve essere accolta in modo che il "datore di lavoro indiretto", cioè tutte quelle "forze" che determinano l'intero sistema socio-economico o da esso risultano (cfr ibid., n. 17), siano a servizio dell'uomo e della società.

Carissimi imprenditori, operatori della finanza, sindacati dei lavoratori e voi tutti che con la cooperazione e il commercio vi ponete a servizio di uno sviluppo degno dell'uomo, è dinanzi a tutti un compito quanto mai arduo, ma di grande rilievo. Senza dubbio il riscatto dell'uomo di fronte al lavoro dipende, in larga misura, dagli orientamenti della finanza e dell'economia: queste debbono sempre più cogliere il loro elemento distintivo, vale a dire il peculiare "servizio" che sono chiamate a rendere allo sviluppo. Il grave fenomeno della disoccupazione, che investe uomini, donne e giovani ed al quale si cerca in molti modi di trovare una soluzione, giungerebbe certamente ad un esito positivo se l'economia, la finanza e la stessa organizzazione nazionale e mondiale del lavoro non perdessero mai di vista il bene dell'uomo come proprio traguardo finale.

3. A rendere ancor più complesso il mondo del lavoro interviene oggi la cosiddetta "globalizzazione". E' un fenomeno nuovo, che occorre conoscere e valutare con un'indagine attenta e puntuale, poiché si presenta con una spiccata caratteristica di "ambivalenza". Può essere un bene per l'uomo e la società, ma potrebbe rivelarsi anche un danno dalle non lievi conseguenze. Tutto dipende da alcune scelte di fondo: se cioè la "globalizzazione" viene posta al servizio dell'uomo, e di ogni uomo, o esclusivamente a profitto d'uno sviluppo svincolato dai principi della solidarietà, della partecipazione e al di fuori di una responsabile sussidiarietà.

Al riguardo, è importante tener presente che più il mercato è globale, più deve essere equilibrato da una cultura globale della solidarietà, attenta ai bisogni dei più deboli. Vanno, inoltre, salvaguardate la democrazia, anche economica, ed insieme una retta concezione della persona e della società.

L'uomo ha diritto ad uno sviluppo che coinvolga tutte le dimensioni della sua vita. L'economia, anche se globalizzata, va sempre integrata nel tessuto complessivo delle relazioni sociali, delle quali costituisce una componente importante, ma non esclusiva.

Anche per la globalizzazione è necessaria una nuova cultura, nuove regole e nuove istituzioni a livello mondiale. Politica ed economia debbono, in questo campo, collaborare per determinare progetti a breve, medio e lungo termine, che abbiano come scopo la remissione, o almeno la diminuzione del debito pubblico dei Paesi poveri del mondo. Si è intrapreso, in questo senso, un lodevole cammino di corresponsabilità che va rafforzato e, questo sì, globalizzato perché tutti i Paesi si sentano coinvolti. Un cammino impegnativo che, proprio per questo, esalta la responsabilità di ciascuno e di tutti.

4. Ecco, carissimi Fratelli e Sorelle, il vasto campo che è dinanzi a voi; ecco il contributo che è chiesto a ciascuno di voi, e con voi alle Istituzioni che rappresentate.

La Chiesa apprezza la vostra opera e vi accompagna nel vostro sforzo di dar vita, in un mondo segnato da complesse relazioni di interdipendenza, a rapporti di solidale e fattiva collaborazione.

Assicuro per ciascuno di voi il mio ricordo nella preghiera ed affido ogni vostro proposito a Maria e Giuseppe, cooperatori fedeli dell'opera della salvezza, mentre di cuore benedico voi, i vostri collaboratori e le vostre famiglie.



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