GPII Discorsi 2000 205


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALLA "PAPAL FOUNDATION"

Martedì, 2 Maggio 2000

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"La religione che trae origine dal mistero dell'Incarnazione redentiva è la religione del "rimanere nel cuore di Dio", del partecipare alla sua stessa vita". (Tertio Millennio adveniente, n. 8). Il cuore di Dio, la vita che Egli ci comunica attraverso l'Incarnazione, la Morte e la Risurrezione del suo amato Figlio non sono altro che l'amorevole cortesia e la misericordia del Padre che desidera riunire tutti i suoi figli dispersi nella comunione dell'unico Corpo di Cristo, la Chiesa. Il Giubileo dell'Anno 2000 è un "anno di favore del Signore", nel quale tutta la Chiesa deve cercare di recare una testimonianza autentica dell'amore e della solidarietà cristiani.

È in questo contesto che gioisco della vostra presenza qui, durante l'anno giubilare. La "Papal Foundation", fin dal suo inizio, è stata determinante nel permettere al Successore di Pietro di rispondere ad alcune delle urgenti chiamate di intervento caritatevole, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Il vostro desiderio di condividere la mia "preoccupazione per tutte le Chiese" mi conforta e mi sostiene nel ministero che il Signore mi ha donato. Per questo, vi sono molto grato e desidero esprimere questa gratitudine con preghiere ferventi per voi e per i vostri cari.

In questo anno particolare di grazia che apre il Terzo millennio cristiano, affido i membri della "Papal Foundation" all'amore della Santissima Trinità. Inondati dallo splendore della Risurrezione, possano i vostri cuori riempirsi di gioia serena poiché "la luce del Re eterno ha dissipato le tenebre del mondo" (Proclamazione pasquale).

Su tutti voi invoco di cuore l'intercessione di Maria, Madre del Redentore, e imparto la mia Benedizione Apostolica.



UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DEI MISSIONARI DI NOSTRA SIGNORA DE LA SALETTE

Giovedì, 4 maggio 2000

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Cari Missionari di Nostra Signora de La Salette,

Sono lieto di accogliervi mentre celebrate il vostro ventinovesimo Capitolo generale. Con il vostro Superiore generale e il suo consiglio, che saluto cordialmente, rappresentate l'insieme dei vostri confratelli distribuiti in numerosi Paesi del mondo. A nome della Chiesa, vi ringrazio vivamente per gli sforzi che avete compiuto in questi ultimi anni per estendere il vostro campo di apostolato, soprattutto in India e nei Paesi dell'Est europeo, prevedendo anche di stabilirvi prossimamente in Indonesia e in Birmania. Che il Signore benedica con abbondanza i vostri generosi impegni apostolici e vi consenta di perseverare con l'audacia e l'entusiasmo delle generazioni di missionari che vi hanno preceduto!

Avete scelto come tema delle vostre assise capitolari: "Insieme costruiamo l'avvenire". L'avvenire del vostro Istituto voi desiderate costruirlo insieme, con l'aiuto di Dio, infondendo nuovo vigore al carisma salettiano che vi unisce, mediante una fedeltà creativa alla vostra vocazione, sottolineando in particolare il posto essenziale della missione, della vita comunitaria e dell'interdipendenza nella comunione.

Alla luce del messaggio di Nostra Signora de La Salette, conferite un posto importante al ministero della riconciliazione. Questo anno giubilare è un'occasione privilegiata per riscoprire la pienezza della misericordia di Dio che vuole riconciliare l'uomo con Lui e con i suoi fratelli. In effetti, "comunità riconciliata e riconciliatrice, la Chiesa non può dimenticare che alle sorgenti del suo dono e della sua missione di riconciliazione si trova l'iniziativa, piena di amore compassionevole e di misericordia, di quel Dio che è amore e che per amore ha creato gli uomini: li ha creati, affinché vivano in amicizia con lui e in comunione fra loro" (Reconciliatio et paenitentia
RP 10). In questo spirito, auspico vivamente che il vostro Capitolo sproni i membri dell'Istituto a prendere coscienza in modo rinnovato della loro partecipazione alla missione riconciliatrice della Chiesa che è al centro della loro vocazione missionaria, aiutando senza posa i fedeli ad accogliere il perdono divino per esserne testimoni in tutte le nazioni.

Come ho scritto in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'apparizione della Vergine, "La Salette è un messaggio di speranza, poiché la nostra speranza è sostenuta dall'intercessione di colei che è la Madre degli uomini" (Lettera a Mons. Louis Dufaux, Vescovo di Grenoble, 6 maggio 1996). Che l'annuncio di questa speranza sia sempre al centro del vostro incontro con gli uomini e le donne di oggi! Grazie ad essa, i nostri contemporanei possono avere la certezza che le rotture non sono irrimediabili e che è sempre possibile convertirsi dalle proprie infedeltà per costruire un'umanità riconciliata e per seguire il Signore, poiché nulla è troppo lontano per Dio.

Cari Missionari di Nostra Signora de La Salette, non abbiate paura di testimoniare che Cristo è venuto a condividere la nostra umanità affinché possiamo prendere parte alla sua divinità.

Proclamate con audacia la Parola di Dio, che è una forza di trasformazione dei cuori, delle società e delle culture. Sotto lo sguardo di Maria, presenza materna in mezzo al popolo di Dio, invitate incessantemente alla conversione, alla comunione e alla solidarietà. Non esitate ad annunciare ai vostri fratelli che Dio cammina con gli uomini, che li chiama a una vita nuova, che li incoraggia per condurli alla libertà vera. La qualità della vostra vita spirituale e della vostra vita comunitaria sarà un'espressione particolarmente eloquente dell'autenticità e della fecondità del vostro annuncio del messaggio evangelico.

Ciò esige dal missionario che accetti di vivere in permanente stato di conversione. Il vero missionario è colui che accetta di impegnarsi risolutamente lungo le vie della santità. "Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli Apostoli: "Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita ... noi lo annunziamo a voi" (1Jn 1,1-3)". (Redemptoris missio RMi 91).

Dopo l'entusiasmo del primo incontro con Cristo lungo le vie della missione, è necessario sostenere coraggiosamente gli sforzi di ogni giorno mediante un'intensa vita di preghiera, di penitenza e di dono di sé. Partecipando alla missione di Cristo attraverso le loro parole e la testimonianza di tutta la loro esistenza, i missionari porteranno gli uomini ad aprirsi alla Buona Novella, che hanno la missione di trasmettere a tutti (cfr Decreto d'approvazione delle Costituzioni, 6 giugno 1985). Così potranno "costruire insieme l'avvenire", vivere coraggiosamente l'ignoto del domani, sicuri della presenza di Cristo che li accompagna in ogni momento della vita nei loro incontri con gli uomini e i popoli.

Affido i membri della Congregazione dei Missionari di Nostra Signora de La Salette all'intercessione della Vergine Maria, Nostra Signora Riconciliatrice, e di cuore imparto a tutti la mia affettuosa Benedizione Apostolica che estendo di buon grado alle persone che beneficiano del loro ministero e a tutti coloro che condividono la spiritualità salettiana.




AI GESTORI DEI DISTRIBUTORI DELL'AGIP

Giovedì, 4 maggio 2000



1. Sono lieto di rivolgere un particolare saluto a voi, gestori di impianti di distribuzione di carburanti AGIP, convenuti a Roma, insieme con i vostri familiari, in occasione del Grande Giubileo.

Ringrazio il Signor Cardinale Virgilio Noè, che si è fatto interprete dei vostri sentimenti ed ha introdotto questo nostro incontro. Il Gruppo ENI, di cui l'AGIP fa parte, ha realizzato la grande opera di restauro della facciata della Basilica di San Pietro, e mi è gradito in questa circostanza rinnovare l'espressione della mia gratitudine a coloro che hanno curato questo impegnativo lavoro, il cui risultato è oggetto di unanime ammirazione da parte di pellegrini e visitatori.

2. Voi siete venuti per compiere il vostro pellegrinaggio giubilare e per far visita al Successore di Pietro. Mentre con gioia vi accolgo, desidero ricordare brevemente il senso del pellegrinaggio giubilare. Esso esprime e favorisce il cammino di conversione, autentico scopo dell'Anno Santo. Convertirsi significa operare un cambiamento di mentalità: da quella "del mondo" a quella di Dio, che Cristo ci ha rivelato e comunicato. Varcare la Porta Santa esprime precisamente la fede in Cristo e la volontà di seguire Lui, che con la sua morte e risurrezione ci ha fatto passare dal peccato alla grazia, da un modo di vivere dominato da interessi egoistici ad un altro impostato secondo il Vangelo, ispirato cioè all'amore di Dio e del prossimo.

Questa vostra visita si colloca, per una felice coincidenza, subito dopo il Giubileo dei Lavoratori. E' spontaneo, pertanto, rivolgere anche a voi l'augurio che ho formulato il primo maggio scorso all'intero mondo del lavoro: che cioè la vostra attività professionale, con la parte di fatica che essa inevitabilmente comporta, possa ben armonizzarsi con la vita spirituale e familiare, per corrispondere al disegno del Creatore.

3. Ogni attività umana, ed anche il lavoro, deve essere vissuta dal credente in rendimento di grazie a Dio. Quest'azione di grazie con antica parola greca diventata sacra ai cristiani si dice "eucaristia". All'altare della Santa Messa portiamo anche le gioie e le fatiche del lavoro quotidiano, perché il sacerdote le offra insieme con il pane ed il vino. In questo la persona umana esprime la sua vocazione di immagine di Dio e la attua pienamente nel Giorno del Signore, quando partecipa alla celebrazione domenicale e si dedica con più libertà alla famiglia, al riposo e ai rapporti fraterni. Auspico che le legittime esigenze della vostra professione non vi ostacolino nel vivere in questo modo la Domenica come il Giorno del Signore.

Mettere in pratica lo spirito del Giubileo significa porre al giusto posto questi valori fondamentali, che non tolgono nulla all'attività lavorativa, ma la collocano nella dimensione che le spetta, conferendole il significato più autentico.

Vi auguro di cuore che il presente pellegrinaggio vi rafforzi nell'impegno cristiano e, mentre vi assicuro un costante ricordo al Signore, imparto a tutti voi una speciale Benedizione Apostolica.



MESSAGGIO AL PROF. SERGIO ZANINELLI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA PER L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

5 Maggio 2000

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All'Illustrissimo Signore
Professor SERGIO ZANINELLI
Rettore Magnifico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

1. Lo scorso 13 aprile ho avuto la gioia di incontrare la grande famiglia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, convenuta nella Basilica di San Pietro per la celebrazione giubilare. E' stato un momento di alta tensione spirituale, una vibrante testimonianza di fede e di comunione. Ora la ricorrenza annuale della Giornata per l'Università Cattolica mi offre un'ulteriore occasione di rivolgermi a Lei, Signor Rettore, e a tutta la comunità che Ella rappresenta.

Lo faccio ben volentieri, considerando anche le significative ricorrenze del quarantesimo anniversario della morte del Fondatore, P. Agostino Gemelli, e l'ormai imminente ottantesimo anniversario di fondazione dell'Università stessa: circostanze, queste, che offrono un motivo di speciale riflessione ai componenti di codesta prestigiosa Istituzione, invitandoli ad un impegno sempre più generoso in sintonia con le attese della Chiesa e della società. Nel rinnovare dunque i miei sentimenti di stima e di affetto ai Docenti, agli Studenti e a quanti sono a diverso titolo collegati con l'Università, riprendo il mio dialogo sul difficile ma esaltante compito che è Loro affidato, quello di coniugare, negli ambiti propri dell'attività accademica, l'audacia della ragione e la *parresìa" della fede.

2."La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità" (Fides et ratio). Di fronte alla crisi della ragione, caratteristica di tanta parte della cultura odierna, la fede deve assumersi la responsabilità di un supplemento di sforzo, facendosi quasi "samaritana della ragione", perché questa recuperi pienamente se stessa, nella propria nativa capacità metafisica e sapienziale.

Ponendosi in questa prospettiva, si ha immediatamente la percezione di quanto prezioso sia il lavoro dei credenti impegnati nella ricerca, attraverso la coltivazione delle discipline umanistiche e scientifiche, nelle quali si esprime l'incoercibile anelito dell'uomo verso la conoscenza della verità. Mediante questa indagine, aperta a sempre nuovi orizzonti, l'uomo non cerca solo delle cose, ma se stesso, e in ultima analisi si apre al mistero di Dio. La conoscenza sempre più adeguata della realtà va inoltre a vantaggio della vita sociale, come anche della stessa pratica della fede, perché sia più illuminata e matura. Per questo, nella Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae, ricordavo che è proprio della vita universitaria "l'ardente ricerca della verità e la sua trasmissione disinteressata ai giovani", insegnando loro "a ragionare con rigore, per agire con rettitudine e servire meglio la società umana" (n. 2).

3. Di ciò furono ben consapevoli coloro che ebbero il grande merito di preparare e realizzare codesta Istituzione. Penso innanzitutto al Venerabile Giuseppe Toniolo, a cui è intitolato l'Ente fondatore dell'Università Cattolica. Mentre la Chiesa italiana è oggi impegnata nel "progetto culturale", conviene ricordare l'impegno da lui profuso con passione missionaria per assicurare alla cultura un'anima cristiana. Penso poi con particolare ammirazione al Padre Agostino Gemelli, il fervente francescano che diede vita e sicuro orientamento a codesta Istituzione che tanto onora l'Italia cattolica. Il ricordo del Padre Gemelli, nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa, non può non suscitare anche una riflessione sulla natura e sulla missione dell'Università Cattolica, che s'accinge a celebrare i suoi ottant'anni di vita. E ciò è tanto più urgente in una situazione storica come quella italiana in cui la riforma in atto dell'intero sistema universitario rende necessario un ripensamento delle funzioni e della ragion d'essere dell'Università come tale.

4. In realtà il progetto di un'Università libera e cattolica in Italia continua ad essere di grande attualità. Attraverso questo qualificato strumento i cattolici italiani possono, infatti, inserirsi in modo organico, con un loro specifico contributo, nei vari ambiti della ricerca, mostrando come l'argomentare razionale non solo non si opponga alla fede, ma trovi in essa un'alleata per il suo autentico e fecondo esercizio. D'altra parte, da una ragione forte e umile a un tempo, la stessa fede trae vantaggio per evitare i rischi sempre latenti della superstizione e del magismo, e diventare una fede pienamente rispondente alle esigenze della Rivelazione e alle istanze autentiche dell'humanum. E', pertanto, un dovere imprenscindibile dell'Università Cattolica quello di coltivare l'intima solidarietà che deve stringere la fede alla ragione, testimoniandola non solo rispetto agli interrogativi universali dell'essere umano, ma anche di fronte alle sfide epocali poste, all'inizio del millennio, dalla società multietnica, multireligiosa, multicontestuale, con le sue incessanti e frenetiche trasformazioni.

5. In quest'orizzonte ben si coglie l'interesse del tema che è stato scelto per la Giornata dell'Università Cattolica: "Una cultura di solidarietà per il nostro Paese".

E' un tema che si apre su un complesso scenario, che Professori e Studenti dell'Università Cattolica sono chiamati a "leggere" in profondità, misurandosi certo con la concretezza dei fenomeni sociali, ma al tempo stesso cercando di andare alla radice dei problemi. Spetta ad essi innanzitutto ricordare che una cultura di solidarietà, per essere autentica e profonda, ha bisogno di quella che si potrebbe qualificare come "solidarietà della cultura", ossia di una prospettiva del sapere che, pur consapevole dei suoi limiti, non si appaghi dei frammenti, ma si provi a comporli nella direzione di una sintesi veritativa e sapienziale. Nulla è tanto devastante nella cultura contemporanea quanto la diffusa convinzione che la possibilità di raggiungere la verità sia un'illusione della metafisica tradizionale. E' allora più che mai necessaria un'azione a vantaggio della cultura, che potrebbe essere chiamata "opera di carità intellettuale", secondo una pregnante espressione del Rosmini.

6. L'Università Cattolica, proprio in forza della sua ispirazione cristiana, ha qualcosa di significativo da dire per rispondere a questo appello di solidarietà che le viene dalla cultura del nostro tempo. In particolare, essa è chiamata a contribuire al superamento di quella mortificante divaricazione tra progresso scientifico e valori dello spirito che spinge verso una prassi materialistica, il cui punto d'arrivo è una società individualistica e competitiva, fonte spesso di ingiustizie e violenze, di emarginazioni e discriminazioni, di conflitti e di guerre.

Il processo di globalizzazione economica, pur non privo di aspetti positivi, sta portando nuove incrinature nel campo della solidarietà, in Europa e nel mondo. Il valore della solidarietà è in crisi, forse principalmente perché è in crisi l'esperienza che sola potrebbe garantirla quale valore oggettivo e universale: quella comunione tra persone e popoli che la coscienza credente riconduce all'essere tutti figli dell'unico Padre, il Dio che "è amore" (
1Jn 4,8). In Cristo Egli ci ha introdotti nella "pienezza del tempo" (cfr Ga 4,4), chiamandoci all'autentica libertà di una prassi di amore e di solidarietà.

7. Emerge allora l'esigenza di una "rifondazione" culturale, che non può non interpellare l'Università Cattolica nella sua ricerca razionalmente rigorosa quanto ben radicata nella fede e aperta al dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. Occorre mirare ad una cultura che assicuri la centralità della persona, i suoi inalienabili diritti, la sacralità della vita. È necessario promuovere una cultura dell'accoglienza, del rispetto, della condivisione, ricordando che "l'uomo non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé" (Gaudium et spes GS 24), nel coinvolgimento della propria libertà a favore del bene comune, oltre gli interessi individuali o di gruppo e lontano dalla ricerca del profitto a tutti i costi. E' questa la solidarietà, peculiare espressione di quel farsi prossimo che, con linguaggio evangelico, chiamiamo carità - agape e che deve contraddistinguere la vita dei discepoli di Cristo.

Così intesa, la solidarietà diventa il nome nuovo dato alla pace, il criterio di ogni organizzazione civile improntata alla giustizia, il fondamento di ogni democrazia politica che non voglia ridursi a pura retorica. Come altri Paesi, anche l'Italia è attraversata oggi da tentazioni di razzismo, di introversione e di chiusura egoistica: occorre cercare le forme storico-pratiche più idonee perché la solidarietà non resti un'enunciazione di principio, ma diventi vita vissuta.

8. Per tutto questo, non è di poco conto l'impegno di supporto teorico-scientifico che l'Università Cattolica può offrire, valorizzando quel coordinamento tra i saperi che la caratterizza proprio come università. Essa deve dunque sentirsi impegnata a portare la molteplicità delle scienze a una sintesi sapienziale che possa veramente aiutare l'uomo, orientandolo a una convivenza civile giusta e pacificata; una sintesi che ponga rimedio alla frammentazione radicale dei saperi, ben diversa dalla legittima autonomia metodologica delle singole discipline. Tale frammentazione infatti esprime e insieme aggrava quel disorientamento nella percezione del senso della vita, che per tanti nostri contemporanei è spesso l'anticamera del nichilismo.

Di fronte a tali sfide, l'elaborazione scientifica dell'Università Cattolica, già ricca in tanti campi, saprà sempre più nel futuro allargare l'orizzonte facendosi carico con sempre maggiore organicità di quei gravi problemi contemporanei segnalati nell'Ex corde Ecclesiae: "La dignità della vita umana, la promozione della giustizia per tutti, la qualità della vita personale e familiare, la protezione della natura, la ricerca della pace e della stabilità politica, la condivisione più equa delle risorse del mondo e un nuovo ordine economico e politico, che serva meglio la comunità umana a livello nazionale e internazionale" (n. 32).

In questa mappa di temi si gioca gran parte dell'agire solidale degli uomini e delle donne del nostro tempo. E' compito dei cristiani il portarvi la luce del Vangelo, quali testimoni di Colui che nell'Incarnazione "si è unito in certo modo ad ogni uomo" (Gaudium et spes GS 22), e ha mostrato col dono della sua vita che cosa significa solidarizzare con gli altri.

9. Auspico, dunque, che l'Università Cattolica, mantenendosi fedele ai grandi orientamenti cristiani della sua consolidata tradizione, incrementi il suo servizio nell'educazione alla solidarietà delle giovani generazioni, speranza del prossimo futuro del nostro Paese. E' un'educazione da offrire attraverso l'insegnamento, ma anche creando nella vita quotidiana dell'Università un autentico clima di comunione, giacché la solidarietà si apprende per "contatto", più che per "nozioni", e va calata nella sfera dell'essere prima che in quella dell'agire.

Perseveri l'Università Cattolica del Sacro Cuore nella sua missione! Si rinnovi ulteriormente nello spirito e nelle strutture, riprendendo l'entusiasmo del suo Fondatore!

Confidando nell'impegno che ogni componente della prestigiosa Istituzione vorrà porre in questa direzione, invoco su progetti e propositi la protezione materna di Maria, Sedes sapientiae, e invio una speciale Benedizione Apostolica a Lei, Signor Rettore, al Corpo accademico, agli Studenti, ai Collaboratori, a tutta la grande famiglia di sostenitori e amici dell'Università. Voglia il Signore, in questo anno giubilare, dare nuovo slancio all'Università Cattolica del Sacro Cuore, perché essa resti degna di tanti "testimoni", maestri di scienza e di vita, che hanno onorato la sua storia e possa così rendere un servizio sempre più efficace alla cultura, alla società, alla Chiesa di Dio che è in Italia.

Dal Vaticano, 5 Maggio 2000




ALLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA

Venerdì, 5 Maggio 2000


Signor Comandante,

Care Guardie,
Cari membri e amici della Guardia Svizzera!

1. Fin dagli esordi della Guardia Svizzera, il 6 maggio, vi lega una tradizione ininterrotta, che vi ricorda l'impegno particolare per il benessere e la vita del Successore di Pietro. Anche quest'anno ho dunque l'occasione gioiosa di ricevere nel Palazzo Apostolico voi, i vostri genitori, i parenti e gli amici. Rivolgo un particolare saluto di benvenuto alle nuove reclute, che attraverso il giuramento di fedeltà vengono arruolate nel vostro Corpo. Per mezzo di esso si impegnano a dedicare alcuni anni della loro vita a un compito molto onorevole e pieno d responsabilità al centro della Chiesa universale.

2. A questo proposito mi viene in mente una frase che Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna" (Mt 19,29).

Care giovani reclute! Questa promessa è rivolta anche a voi. Anche voi avete lasciato padre e madre, fratelli e sorelle, campi e case per un valore spirituale e religioso. Infatti vi siete impegnati a prestare per un certo tempo un importante servizio al Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Siete decisi a garantirgli la sicurezza necessaria, cosicché possa dedicarsi liberamente e senza ostacoli agli uomini e possa annunciare loro il Vangelo.

3. Come nei discepoli al tempo di Gesù, anche in voi giovani uomini dell'inizio del nuovo millennio potrebbero sorgere domande inquietanti: varrà veramente la pena di svolgere il servizio presso la Guardia Svizzera Pontificia nella lontana Roma? Non rimanderà in un giovane uomo il momento di dedicarsi al proprio lavoro? Non ritarderà troppo la formazione di una famiglia?

Desidero dirvi la verità: sono profondamente convinto che il vostro servizio verrà ricompensato. Con ciò non si pensi al denaro, ma a un compenso, che non è possibile corrispondere con il denaro. Un presupposto è necessario: il fatto che consideriate questa nuova fase di vita una chiamata di Dio e concentriate tutte le forze nello svolgimento dei vostri compiti e nella comunità dei vostri compagni. Vi offro volentieri un motto per il vostro servizio: ciò che fai, fallo interamente!

Se porrete il vostro soggiorno nella Città Eterna sotto questo motto, allora tornerete nella vostra patria, la Svizzera, come uomini maturi nell'anima e nel corpo e il cui amore per la Chiesa e per il vostro Sommo Pastore sarà più profondo e saggio.

4. Proprio ora, nell'anno del Grande Giubileo, molte persone si recano da voi, alle porte del Vaticano. Così potete comprendere la molteplicità dei motivi che muovono ognuno a visitare Piazza San Pietro e i Musei, la Sala delle Udienze e la Basilica di San Pietro: curiosità, interesse per l'arte o disposizione religiosa, ma anche autentica devozione cattolica, che conduce attraverso le molte porte fino alla Porta Santa.

La molteplicità dei motivi chiede anche a voi di prendere posizione. Dovete dimostrare non tanto con le parole quanto con la testimonianza della vostra vita il significato che ha per voi personalmente il prestare servizio presso la Tomba di Pietro. Sono sicuro che l'esperienza nel cuore della Chiesa uiversale lascerà tracce profonde nel vostro cuore.

In seguito sarete in grado di trasmettere alle vostre famiglie e ai vostri amici in Svizzera il tesoro di una fede maturata a Roma. Al contempo contribuirete a rafforzare nel vostro Paese i vincoli con il Successore di Pietro.

5. Mi congratulo cordialmente con voi per esservi impegnati nella Guardia Svizzera. Il Papa conta su di voi! Rivolgo un saluto riconoscente anche ai vostri genitori, ai vostri fratelli e sorelle e ai vostri amici. Essi hanno accettato di buon grado che il proprio figlio, il proprio fratello, il proprio amico partisse per un periodo per prestare servizio al centro stesso della Chiesa universale. Il nostro incontro odierno, in questa udienza, è un primo frutto della vostra decisione. Che il vostro soggiorno a Roma possa aiutarvi a cercare sempre più di vivere in intimità con Cristo e di seguirlo!

In questo Grande Giubileo, la Porta Santa è spalancata, questa porta che rappresenta Cristo, venuto sulla terra affinché abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza (cfr Jn 10,10). Di tutto cuore imparto a voi e ai vostri genitori e amici la Benedizione Apostolica.


UDIENZA AI PELLEGRINAGGI GIUBILARI DA DIVERSI PAESI

Sabato, 6 Maggio 2000

0605

Cari fratelli e sorelle dell'Uruguay!

1. Porgo un cordiale benvenuto a tutti voi che siete venuti in pellegrinaggio alla Città Eterna, centro della cattolicità, vivendo in tal mondo un momento privilegiato del Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Saluto con affetto tutti voi, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e fedeli che avete celebrato questa mattina la Santa Messa accanto alla tomba dell'Apostolo Pietro, dopo essere passati per la Porta Santa della Basilica Vaticana. Ringrazio Monsignor Raúl Horacio Scarrone Carrero, Vescovo di Florida e Presidente della Conferenza Episcopale Uruguayana, per le cordiali parole che mi ha rivolto.

Ho molto presente nel mio cuore la visita pastorale che ho compiuto nella vostra Nazione, precisamente 12 anni fa. È stata una grande gioia stare in mezzo a voi per animare la vostra fede, rafforzare la vostra speranza e incoraggiare la vostra carità. Il vostro pellegrinaggio giubilare inoltre coincide con l'anniversario della scomparsa di Monsignor Jacinto Vera, primo Vescovo dell'Uruguay, che seppe portare, non senza difficoltà, la presenza della Chiesa in ogni angolo del Paese.

Vi esorto, cari figli uruguayani, a continuare a essere fedeli alla missione che il Signore vi ha affidato e a rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nella società di oggi. Il vostro cammino ecclesiale si vedrà rafforzato con la celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale, previsto per il prossimo mese di ottobre. Spero e auspico che sia un momento speciale di grazia. Di fatto, il Salvatore del mondo, incarnato nel seno della Vergine Maria venti secoli fa, continua ad essere presente nel sacramento dell'Eucaristia e ad offrirsi a tutta l'umanità come fonte di vita divina.

Che Dio benedica abbondantemente il vostro impegno a essere fedeli a Dio e alla Chiesa e che vi accompagni sempre la materna intercessione della Vergine dei Trentatré.

4. Saluto cordialmente i pellegrini venuti dalla Svizzera in occasione del giuramento della Guardia Svizzera Pontificia, in particolare l'Unione strumentale, il Contingente dei Granatieri friburghesi e la Fanfara del Collegio Saint-Michel. È per voi un'occasione per compiere un pellegrinaggio giubilare, per pregare per le giovani Guardie che hanno accettato di servire il Successore di Pietro e di fare così un'esperienza particolarmente significativa di comunione ecclesiale. I vostri gruppi musicali e strumentali vi permettono di esprimere con la musica la vostra lode al Creatore. Rivolgo un cordiale saluto a tutti i giovani che vi accompagnano, invitandoli a seguire Gesù che vuole aiutarli a fare sì che la loro vita sia bella. Che tutti trovino nel loro soggiorno a Roma un sostegno per la loro fede e la loro missione di essere testimoni di Cristo, come pure un incoraggiamento a partecipare alla vita della Chiesa! A tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

2. Rivolgo ora un saluto cordiale a tutti voi, pellegrini di lingua italiana, venuti quest'oggi a farmi visita, in occasione del vostro Giubileo. Grazie innanzitutto a voi, cari fedeli della diocesi di Arezzo-Cortona-San Sepolcro, qui presenti insieme al vostro Vescovo, Mons. Gualtiero Bassetti. A lui va la mia riconoscenza per le gentili parole rivoltemi. L'odierna testimonianza di affetto, a sette anni dalla visita da me compiuta nella vostra terra, mi riempie di grande gioia, poiché conservo un vivo ricordo di quell'indimenticabile 23 maggio 1993 trascorso tra di voi a Cortona e ad Arezzo, quando fui ricevuto dal Vescovo di allora, Mons. Giovanni D'Ascenzi, che con piacere vedo oggi presente con voi.

Desidero esprimere il mio incoraggiamento all'intera vostra comunità diocesana, in particolare ai sacerdoti, ai consacrati ed alle consacrate, che sono a diretto contatto con la vita della Chiesa. Li esorto a proseguire con generosità nel loro impegno secondo quello spirito di unità e di missionarietà che deve caratterizzare l'opera di quanti Dio ha inviato nella sua vigna. Con uguale affetto saluto i fedeli laici che, uniti con il loro Pastore, testimoniano la fecondità della fede nell'animazione delle realtà temporali.

In preparazione al Grande Giubileo, la vostra Diocesi ha riflettuto sul tema "Credo la Chiesa", enucleando tre ambiti qualificanti sui quali sviluppare la propria attività: la Chiesa annuncia la Parola, celebra la grazia, testimonia la carità. Carissimi Fratelli e Sorelle, proseguite con coraggio in questo impegno, portando i pesi gli uni degli altri (cfr
Ga 6,2), così che la Chiesa, corpo ben compaginato, risplenda nel mondo come primizia della misericordia e dell'amore salvifico di Dio per tutta l'umanità.

Un tale spirito vi sosterrà nella necessaria ricerca di opportune soluzioni ai problemi e alle sfide che si presentano alla vostra attenzione. Penso, in concreto, alla pastorale vocazionale, ad una formazione permanente nelle parrocchie e nelle associazioni, al dialogo ecumenico e interreligioso, al sostegno dei numerosi sacerdoti anziani, alla progettazione di un nuovo piano pastorale diocesano.

Su questi vostri impegni invoco la protezione di Maria, da voi venerata con il bel titolo di "Madonna del Conforto" e dei vostri santi Protettori Donato e Pietro, Giovanni evangelista e Margherita da Cortona.

3. Con non minore affetto desidero, poi, porgere il mio saluto cordiale a voi, cari fedeli della diocesi di Fiesole, venuti in pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli. Ringrazio il vostro Vescovo, Mons. Luciano Giovannetti, per le espressioni cordiali che mi ha rivolto. Attraverso di lui, intendo far giungere il mio pensiero ai sacerdoti, ai consacrati, alle consacrate e ai fedeli laici. Ad ognuno chiedo di proseguire con coraggio nel cammino di una convinta testimonianza cristiana nei luoghi dove la Provvidenza lo ha posto. Mi è noto che, nell'ultimo vostro Sinodo diocesano, voi avete deciso di connotare eucaristicamente il vostro cammino ecclesiale, con particolare riguardo alla pastorale familiare.

Carissimi, il Grande Giubileo del Duemila è un anno profondamente eucaristico. Roma stessa, nella seconda metà del prossimo mese, rifletterà con rinnovata gratitudine sul grande dono che Gesù ci ha lasciato. Attorno all'Eucaristia si rinsaldano e si rinnovano le persone, le famiglie, le parrocchie, le associazioni. Sappiate attingere con costanza a questa sorgente inesauribile di vita interiore.

Auspico di cuore che la vostra comunità si impegni a partecipare attivamente e regolarmente all'incontro domenicale, per trarne la luce e la forza necessarie per rispondere secondo il pensiero di Cristo alle sfide che l'esistenza pone alla vocazione di ciascuno. In questo itinerario vi sostenga l'esempio e l'intercessione di Maria Santissima, nostra Madre, del santo martire Romolo e di tutti i Santi, vostri protettori.

4. Je salue cordialement les pèlerins venus de Suisse au moment de la prestation de serment de la Garde suisse pontificale, spécialement l’Union instrumentale, le Contingent des Grenadiers fribourgeois et la Fanfare du Collège Saint-Michel. C’est pour vous l’occasion d’accomplir un pèlerinage jubilaire, de prier pour les jeunes Gardes qui ont accepté de servir le Successeur de Pierre et de faire aussi une expérience particulièrement significative de communion ecclésiale. Vos groupes musicaux et instrumentaux vous permettent d’exprimer par la musique votre louange au Créateur. J’adresse un salut chaleureux à tous les jeunes qui vous accompagnent, les invitant à suivre Jésus qui veut les aider à faire en sorte que leur vie soit belle. Que tous trouvent dans leur séjour à Rome un soutien pour leur foi et pour leur mission d’être des témoins du Christ, ainsi qu’un encouragement pour leur participation à la vie de l’Église! À tous je donne de grand coeur la Bénédiction apostolique.

5. Un saluto cordiale rivolgo adesso ai partecipanti alla ventesima edizione del "Certamen Ciceronianum" ed auguro di cuore che lo studio della lingua e della letteratura latina sia valido strumento per conservare e porre in evidenza i valori connessi con la cultura dell'antica Roma, madre di civiltà e maestra del diritto.

Saluto, infine, i fedeli delle parrocchie Santi Nazaro e Celso in Arosio, Santa Maria in Fabriago e Santa Maria Assunta in Palazzolo sull'Oglio, il Gruppo della "Società del Vangelo" dell'Antoniano di Bologna, i ragazzi e gli insegnanti della Scuola media "Rogasi" di Pozzallo e della Scuola "Mosè Mascolo" delle Suore Gerardine di Sant'Antonio Abate, nonché il gruppo di pellegrini di Castelvetrano e quello dell'UNITALSI di Pesaro.

A ciascuno di voi giunga il mio più vivo incoraggiamento a seguire sempre fedelmente Cristo, per essere dappertutto suoi testimoni coerenti e gioiosi. Vi affido alla materna protezione di Maria, particolarmente venerata durante questo mese di maggio, mentre con grande benevolenza tutti vi benedico.


GPII Discorsi 2000 205