GPII Discorsi 2000 1705

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Carissimi Sacerdoti,

al termine di questa vostra terza giornata giubilare, sono lieto di rivolgervi un cordiale saluto, anticipando in qualche modo la gioia dell'incontro e della celebrazione di domani.

Oggi vi siete posti in ascolto della testimonianza dei Santi. Me ne rallegro vivamente, perché essa restituisce l'esperienza del Cristo vivo. Se, infatti, il Grande Giubileo fa memoria dell'Incarnazione del Verbo nella storia, i Santi sono quei fratelli e quelle sorelle che di tale mistero costituiscono una sorta di prolungamento, in forza della loro grande docilità allo Spirito Santo.

Nella lunga schiera di anime elette che costellano i due millenni dell'era cristiana, numerosi sono i Sacerdoti, che in ogni generazione hanno reso presente in mezzo al Popolo di Dio la santità di Cristo Buon Pastore. Di Sacerdoti santi - martiri e confessori - è ricca la Chiesa anche del secolo ventesimo. Carissimi, seguiamo le loro orme, perché da questo dipende l'efficacia del nostro ministero. E' questo il pensiero - e l'augurio - che vi lascio, mentre ci prepariamo ad elevare insieme, domani, il nostro sacerdotale rendimento di grazie.



PAROLE DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DEL PRANZO PRESSO LA DOMUS SANCTAE MARTHAE

Giovedì, 18 Maggio 2000

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Carissimi!

La giornata odierna è tutta all'insegna del "rendimento di grazie", dell'"eucaristia", e prima di salutarci mi è caro ancora ringraziare.

Grazie anzitutto a Dio, che "corona l'anno con i suoi benefici" (Salmo), e tra i giorni del grande Giubileo ci ha concesso di vivere questo, dedicato ai Sacerdoti. Sono particolarmente lieto di ricordare il mio compleanno in questa dimensione sacerdotale, che è quella fondamentale della mia vita, come della vostra.

Grazie a Lei, caro Cardinale Bernardin Gantin, per le Sue parole, e a tutti voi, cari Confratelli Cardinali, che generosamente avete voluto offrire questo pranzo. Il mio pensiero riconoscente si rivolge qui alle Suore e a tutto il personale della Domus Sanctae Marthae, per la cortesia e l'efficienza con cui ci hanno ospitati, davvero degne della Patrona di questa Casa. Dopo la celebrazione di stamattina, solenne e insieme carica di affetto fraterno, questo momento conviviale mi ha permesso di esprimere il vincolo di familiarità che mi lega a ciascuno di voi, con la significativa partecipazione di un gruppo di Sacerdoti in rappresentanza di quanti hanno preso parte a questa celebrazione giubilare.

Desidero ricambiare le vostre espressioni di affetto e mi è caro farlo proprio nello stile sacerdotale, assicurando di ricordarvi questa sera nella preghiera dei Vespri e affidando ciascuno di voi alla Vergine Santa, Madre dei Sacerdoti.


SALUTO AL TERMINE DEL CONCERTO OFFERTO NELL’AULA PAOLO VI IN OCCASIONE DEL SUO OTTANTESIMO GENETLIACO

Giovedì, 18 Maggio 2000


Illustri Signori e gentili Signore!
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Grazie per questo concerto che mi avete offerto, in occasione dell'ottantesimo compleanno. Esso conclude una giornata che è stata per me di commossa riconoscenza al Signore per l'inestimabile dono della vita e per le numerose grazie con cui Egli ha voluto arricchirla.

With affection, I turn in the first place to the organizers and musicians who with this presentation have wished to express to me their sentiments of esteem and good wishes. I sincerely thank the conductor, Maestro Gilbert Levine, who has interpreted with deep sensitivity the score of "The Creation", the masterpiece of Joseph Haydn, and has directed with artistic intensity the Soloists, Players and Choir of the Philharmonia Orchestra. I thank the musicians and singers, as well as those who have contributed to the success of the concert.

Rivolgo il mio rispettoso saluto alle Autorità ed agli Ecclesiastici presenti. In particolare, desidero salutare le illustri Personalità della Comunità Ebraica ed i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali, che hanno voluto cortesemente unirsi a tutti coloro che, in questa ricorrenza, mi sono stati vicini con la preghiera e con gradite espressioni augurali.

2. La splendida esecuzione delle prime due Parti dell'Oratorio di Joseph Haydn ci ha consentito di contemplare con gioia ed emozione il racconto biblico della creazione, proposto, attraverso il potere evocativo delle parole del Sacro Testo e della poesia, con la mediazione del linguaggio arcano ed universale della musica. Coinvolti nel medesimo racconto, abbiamo così potuto partecipare alla gioia espressa dai Cori di lode al Signore e ci siamo sentiti tutti figli del medesimo Dio Creatore. "I cieli narrano la gloria di Dio / e l'opera delle sue mani / si manifesta nel firmamento". Quale potente richiamo alla trascendenza di Dio ed alla sacralità e grandezza del creato!

Questo solenne affresco musicale ha proposto, attraverso la trasparenza dei suoni e la bellezza del testo, l'alba della creazione. La narrazione si sviluppa secondo il ritmo dei sei giorni che segnarono l'apparire della luce - quando si ritira "il caos e nasce l'ordine" -, del cielo e della terra, delle cose e delle creature viventi.

Ma il genio artistico di Joseph Haydn, riproponendo con forza e bellezza il racconto biblico, sottolinea che il vertice della creazione è costituito dalla comparsa dell'uomo: "E Dio fece l'uomo a propria immagine, secondo l'immagine di Dio Egli lo creò. Egli fece il maschio e la femmina. Soffiò dinanzi a loro il respiro vitale e l'uomo divenne anima vivente". La conclusione non può che essere un inno di lode: "La magnifica opera è compiuta. / Il nostro canto sia lode al Signore! / Ché Egli solo è l'Altissimo".

3. Fratelli e Sorelle! Grazie per averci offerto questa singolare esperienza di meditazione spirituale ed estetica sul mistero della creazione, che fonda la certezza della nostra comune origine. Auspico che, attraverso l'arte e la musica, anche nel nostro tempo possano essere sempre vivi l'attenzione all'uomo e il rispetto per la natura. interpreti di questa manifestazione, invocando per ciascuno la benedizione divina.

Possa, inoltre, la riflessione sulla comune origine contribuire a far riscoprire a ciascuno i profondi legami di fraternità che scaturiscono dall'essere tutti figli dell'unico Dio, Creatore del cielo e della terra. Al suo amore di Padre affido voi, qui presenti, i promotori e gli organizzatori, gli artisti e gli interpreti di questa manifestazione, invocando per ciascuno la benedizione divina.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II AGLI AMBASCIATORI ACCREDITATI PRESSO LA SANTA SEDE,

PER GLI AUGURI IN OCCASIONE DELL’80° GENETLIACO DEL SANTO PADRE

Venerdì, 19 maggio 2000

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1. È con emozione e gratitudine che mi rivolgo a voi, Capi delle Missioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede, che siete venuti qui per porgermi i vostri auguri in occasione del mio ottantesimo compleanno.

Il Professore Giovanni Galassi, vostro Decano, si è fatto vostro interprete con una cortese delicatezza che mi ha vivamente colpito. Lo ringrazio per i sentimenti che ha espresso; li accolgo volentieri elevandoli a Dio, l'Autore supremo della vita e di ogni altro bene.

Salutandovi, Signore e Signori Ambasciatori, saluto anche le vostre famiglie e i vostri collaboratori, così come le Autorità e le popolazioni dei vostri Paesi. Voi sapete che essi occupano un posto particolare nel cuore del Papa, e ciò grazie ai contatti personali intensi e costanti stabiliti nel corso degli anni attraverso le udienze private, gli incontri comuni e i miei numerosi viaggi apostolici.
Siete venuti qui per ringraziare Dio insieme a me per il dono che mi ha fatto di una lunga vita, e confermare, ancora una volta, le aspettative di pace, di valori che diano un senso alla vita dell'uomo, e di impegno del Vescovo di Roma nella promozione e nella difesa della dignità di ogni persona e di ogni popolo.

La vostra vicinanza spirituale mi è preziosa e mi permette di associarvi alla preghiera che elevo con il salmista che esclamava con fervore: "Quanti prodigi hai fatto, Signore Dio mio, quali disegni in nostro favore: nessuno a te si può paragonare. Se li voglio annunziare e proclamare sono troppi per essere contati" (
Ps 39,6).

2. Il dono della vita! Sì, la vita è un dono che nasce da un atto d'amore. È dunque con amore che bisogna accoglierla, rispettarla, coltivarla, promuoverla in tutti i modi e difenderla quando viene minacciata. I miei ottant'anni sono trascorsi in un secolo che ha conosciuto attentati alla vita come non si erano mai visti prima, ma allo stesso tempo testimonianze sublimi in suo favore. Nel corso del mio Pontificato, incoraggiato dalle parole dell'Apostolo Paolo a Timoteo: "Insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2), sono spesso ricorso alla vostra generosa collaborazione per far pervenire ai Capi di Stato di tutto il mondo i miei appelli a favore del rispetto e della promozione della vita nei suoi diversi momenti e nelle sue molteplici esigenze.

Le aspettative di cui voi siete gli ambasciatori sono per me uno sprone nell'esercizio quotidiano del mio ministero sulla Cattedra di Pietro. Dopo venti anni di storia, la Chiesa, "colonna e sostegno della verità" (1Tm 3,15), si sente più che mai chiamata ad accogliere il disegno di Dio per l'umanità, ad ascoltare la voce che si leva dalle diverse società, culture e civiltà del mondo intero, e a percepirne le esigenze più profonde per mettersi al loro servizio.

Signore e Signori Ambasciatori, vi rinnovo il mio cordiale ringraziamento per questo gesto solenne mediante il quale avete voluto onorarmi in una circostanza personale della mia vita.

Vi affido l'espressione della mia deferente gratitudine verso le Autorità che rappresentate e che, in gran numero, mi hanno fatto pervenire gradite testimonianze di auguri e di riconoscenza.

Con questi sentimenti, invoco volentieri sulle vostre persone e sulla vostra missione l'abbondanza delle benedizioni di Dio Onnipotente.


UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI DOCENTI E AGLI STUDENTI


DELLA PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE


DELL’EDUCAZIONE "AUXILIUM"


Venerdì, 19 Maggio 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Rivolgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, qui convenuti per incontrare il Successore di Pietro e riesprimere la vostra comunione con lui e la vostra piena fedeltà alla Chiesa.

Saluto anzitutto la Vice Gran Cancelliere Madre Antonia Colombo, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e la ringrazio per le sue cordiali parole. Saluto tutti i membri della Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium, dalla Preside alle Autorità Accademiche, ai Docenti, agli Studenti ed al Personale Tecnico e Ausiliario.

In questo provvidenziale tempo giubilare, voi intendete unirvi alla lode ecclesiale con una speciale nota di gratitudine al Padre celeste per i trent'anni di vita della vostra Facoltà. Facoltà, quindi, ancora giovane, che si sta impegnando con entusiasmo a dare il proprio apporto nel campo dell'educazione, sorretta dalla consapevolezza di contribuire così a realizzare un futuro di speranza per tutti.

Grazie per questa vostra attenzione concreta ad uno degli ambiti privilegiati, e oggi particolarmente urgenti, dell'azione pastorale, qual è appunto quello dell'educazione integrale della persona.

2. Valorizzando le risorse peculiari del vostro essere donne e uomini impegnati nella ricerca e collaborando con altre Istituzioni, voi volete condividere con la Chiesa l'impegno di promuovere nel nome di Cristo e con l'aiuto di Maria, Madre ed Educatrice del Figlio di Dio, una "cultura della vita".

Il mio invito, in occasione dei trent'anni della vostra Facoltà, è di continuare a credere nelle risorse diversificate e relazionali della persona umana, uomo e donna, con l'attenzione alla comune dimensione trascendente. Così facendo, voi collaborate sempre più alla vita ed alla missione della Chiesa, la cui principale via nella storia è, appunto, quella dell'uomo, dell'uomo vivente.

Fate vostre le esigenze dell'evangelizzazione nell'ora culturale che stiamo attraversando, specialmente quelle che toccano la vita umana, la persona, la famiglia, la pace e la solidarietà tra i popoli. Offrite ai giovani della nuova generazione una cultura che sia attenta alla vita umana fin dal suo sorgere, perché con amore e competenza professionale operino a favore della vita soprattutto dove essa è minacciata. L'attenzione alla vita e alla persona comporta anche una particolare attenzione alla famiglia, "culla della vita e dell'amore, nella quale l'uomo «nasce» e «cresce»" (Christifideles laici CL 40). La famiglia, infatti - proprio in quanto «chiesa domestica» - in analogia con la Chiesa e partecipando alla sua missione, è posta nel mondo e nella storia per l'edificazione di una vera civiltà dell'amore (cfr Familiaris consortio FC 48). Se non ci si impegna a promuovere la vita, la persona e la famiglia, sarà difficile realizzare la pace nelle comunità e tra i popoli.

3. L'Anno Giubilare che stiamo vivendo lancia al mondo un forte messaggio di vita e di speranza, perché in Gesù tutti abbiamo ricevuto "grazia su grazia" (Jn 1,16). E' Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, il vero criterio per giudicare la realtà temporale e ogni progetto che mira a rendere la vita sempre più umana (cfr Incarnationis mysterium, 1).

198 La vostra Facoltà, che si ispira all'umanesimo cristiano e pedagogico di san Giovanni Bosco, considera la persona secondo il disegno di Dio creatore e si fa promotrice di un progetto di uomo e di donna radicato nella visione cristiana della vita. Nelle vostre ricerche e iniziative accademiche tenete lo sguardo fisso su Gesù Cristo. In Lui, ogni cammino verso la persona, considerata nella sua sacralità e dignità come "immagine di Dio" (Gn 1,27), è, al tempo stesso, un andare incontro al Padre e al suo amore (cfr Dives in misericordia DM 1). L'essere umano, uomo e donna, è immagine di Dio non solo come essere intelligente e libero, ma anche come essere relazionale, che nella comunione e nel dono di sé trova la verità e la pienezza della propria realizzazione.

4. La svolta culturale che stiamo vivendo è per tutta la Chiesa e specialmente per la vostra Facoltà di Scienze dell'Educazione un pressante appello ad approfondire con nuovi paradigmi culturali il "Vangelo della vita e della persona". Dinanzi alle minacce contro la vita, quelle quotidiane e quelle "programmate in maniera scientifica e sistematica" (Evangelium vitae EV 17), che mettono a repentaglio lo stesso significato della convivenza democratica, è necessario porre in atto proposte educative illuminate e sagge, progettazioni creative e condivise. Questo impegno chiama in causa la preventività educativa di cui San Giovanni Bosco e Santa Maria Domenica Mazzarello vi hanno tracciato vie profetiche. Il pericolo costante del mondo contemporaneo è lo smarrimento del senso di Dio e la conseguente incapacità di trovare le tracce della sua presenza nella creazione e nella storia. Tale pericolo può essere scongiurato attraverso la riscoperta e la promozione della dimensione umana, profonda e interiore dell'educazione integrale illuminata dalla prospettiva evangelica.

Sarà questa una delle frontiere di speranza che si apriranno all'umanità nel nuovo millennio. L'incessante sviluppo tecnologico ha bisogno di un supporto d'anima che solo la cura dell'interiorità educativa può fornire.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! La Chiesa attende da voi uno specifico contributo in questo senso, perché siete una Facoltà che accosta i problemi relativi al mondo dell'educazione con approcci interdisciplinari, cogliendone la complessità e le implicanze. Voi inoltre coltivate lo studio e la ricerca con una particolare connotazione femminile. "Nella svolta culturale a favore della vita le donne hanno uno spazio di pensiero e di azione singolare e forse determinante: tocca a loro di farsi promotrici di un «nuovo femminismo» che, senza cadere nella tentazione di rincorrere modelli «maschilisti», sappia riconoscere ed esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza, di sfruttamento" (Evangelium vitae EV 99).

La sfida a cui siete chiamati, come docenti e come studenti, è appunto quella di dare volto alla visione antropologica della persona uomo-donna secondo il progetto di Dio e di tradurla in categorie pedagogiche adeguate e scientificamente valide. La proposta culturale, a cui mira la vostra riflessione attraverso il dialogo rispettoso e critico con le scienze umane, continui a radicarsi nel Magistero della Chiesa e trovi in Maria, la "prima credente che ha accolto la vita in pienezza", la Madre e la Maestra. Alla sua scuola è possibile imparare ad amare, promuovere e difendere la vita, anche a costo di sacrifici e, forse, di eroismo. Maria, la Madre dei viventi, ha legami profondi con il mondo della vita e con il «Vangelo della vita» che Gesù è venuto ad annunciare. Con la sua presenza di aiuto e di guida, Ella continui ad ispirare e benedire il vostro cammino!

Mentre di cuore vi incoraggio a proseguire nel vostro lavoro, a tutti imparto una speciale Benedizione, volentieri estendendola a tutti coloro che frequentano la vostra Facoltà di Scienze dell'Educazione.



AI PELLEGRINAGGI GIUBILARI DEI DEVOTI DI SANTA RITA DA CASCIA E DEI CAVALIERI DEL LAVORO Sabato, 20 maggio 2000

20500
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgervi un cordiale benvenuto e di manifestarvi la mia gioia per il singolare evento che ci ha qui raccolti. Siete giunti numerosi per compiere il vostro pellegrinaggio a Roma e varcare la Porta Santa del Grande Giubileo. Saluto il caro Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, e lo ringrazio per le parole ed i voti augurali che a vostro nome mi ha rivolto. Saluto i Padri Generali, i Religiosi e le Monache dell'Ordine di sant'Agostino, come pure le Autorità presenti di ogni ordine e grado. Questa vostra presenza mi richiama alla memoria la sosta che ho avuto modo di compiere vent'anni fa nel Comune di Cascia, per visitare le popolazioni colpite dal sisma del 1979.

Tra di noi oggi vi è una pellegrina illustre che, dal cielo, si unisce alla nostra preghiera. E' santa Rita da Cascia, le cui spoglie mortali, trasportate a Roma dalla Polizia Italiana, accompagnano le schiere dei devoti che l'invocano con affettuosa familiarità ed a lei manifestano con fiducia i problemi e le angosce che pesano sul loro cuore.

Il santuario di Cascia oggi si è come trasferito in Piazza san Pietro. E a venerarla siete venuti voi, cari pellegrini, da ogni parte del mondo. Insieme con lei, voi intendete rinnovare al Vicario di Cristo, come ella fece, quand'era in vita, i sentimenti più profondi di fedeltà e di comunione.

I resti mortali di santa Rita, che quest'oggi qui veneriamo, costituiscono una testimonianza significativa dell'opera che il Signore compie nella storia, quando trova cuori umili e disponibili al suo amore. Noi vediamo il corpo esile di una donna piccola di statura ma grande nella santità, che visse nell'umiltà ed ora è nota nel mondo intero per la sua eroica esistenza cristiana di sposa, di madre, di vedova e di monaca. Radicata profondamente nell'amore di Cristo, Rita trovò nella sua fede incrollabile la forza per essere in ogni circostanza donna di pace.

Nel suo esempio di totale abbandono a Dio, nella sua trasparente semplicità e nella sua granitica adesione al Vangelo è possibile anche a noi trovare le indicazioni opportune per essere cristiani autentici in quest'alba del terzo millennio.

2. Ma qual è il messaggio che questa Santa ci trasmette? E' un messaggio che emerge dalla sua vita: umiltà ed obbedienza sono state la via sulla quale Rita ha camminato verso un'assimilazione sempre più perfetta al Crocifisso. La stigmata che brilla sulla sua fronte è l'autenticazione della sua maturità cristiana. Sulla Croce con Gesù, ella si è in certo modo laureata in quell'amore, che aveva già conosciuto ed espresso in modo eroico tra le mura di casa e nella partecipazione alle vicende della sua città.

Seguendo la spiritualità di sant'Agostino, si fece discepola del Crocifisso ed "esperta nel soffrire", imparò a capire le pene del cuore umano. Rita diventò così avvocata dei poveri e dei disperati, ottenendo per chi l'ha invocata nelle più diverse situazioni innumerevoli grazie di consolazione e di conforto.

Rita da Cascia fu la prima donna ad essere canonizzata nel Grande Giubileo dell'inizio del secolo ventesimo, il 24 maggio 1900. Nel decretarne la santità, il mio Predecessore Leone XIII osservò che ella piacque a Cristo, tanto che la volle insignire con il sigillo della sua carità e della sua passione. Un simile privilegio le fu accordato per la sua umiltà singolare, per l'interiore distacco dalle brame terrene e per l'ammirabile spirito penitenziale che accompagnarono ogni momento della sua vita (cfr Lett. ap. Umbria gloriosa sanctorum parens, Acta Leonis XX, PP 152-153).

3. Mi piace quest'oggi, a cent'anni dalla sua canonizzazione, riproporla come segno di speranza specialmente alle famiglie. Care famiglie cristiane, imitando il suo esempio, sappiate anche voi trovare nell'adesione a Cristo la forza per portare a compimento la vostra missione al servizio della civiltà dell'amore!

Se chiediamo a santa Rita quale sia il segreto per questa straordinaria opera di rinnovamento sociale e spirituale, essa ci risponde: la fedeltà all'Amore crocifisso. Rita con Cristo e come Cristo giunge alla Croce sempre e solo per amore. Come lei, allora, volgiamo lo sguardo e il cuore a Gesù morto sulla croce e risorto per la nostra salvezza. E' lui, il nostro Redentore, che rende possibile, come fece per questa cara Santa, la missione di unità e di fedeltà che è propria della famiglia, anche nei momenti di crisi e di difficoltà. E' ancora lui che rende concreto l'impegno dei cristiani nel costruire la pace, aiutandoli a superare i conflitti e le tensioni, purtroppo così frequenti nella vita quotidiana.

4. La Santa di Cascia appartiene alla grande schiera delle donne cristiane che "hanno avuto significativa incidenza sulla vita della Chiesa, come anche su quella della società" (Lett. ap. Mulieris dignitatem, 27). Rita ha bene interpretato il "genio femminile": l'ha vissuto intensamente sia nella maternità fisica che in quella spirituale.

Ricordavo, nel sesto centenario della sua nascita, che la sua lezione "si concentra su questi elementi tipici di spiritualità: l'offerta del perdono e l'accettazione della sofferenza, non già per una forma di passiva rassegnazione […], ma per la forza di quell'amore verso Cristo che proprio nell'episodio della coronazione ha subìto, con le altre umiliazioni, un'atroce parodia della sua regalità" (Insegnamenti V/1 [1982], 874).

Carissimi Fratelli e Sorelle, nel mondo la devozione a santa Rita è simboleggiata dalla rosa. E' da sperare che anche la vita di tutti i suoi devoti sia come la rosa raccolta nel giardino di Roccaporena nell'inverno che precedette la morte della Santa. Sia, cioè, una vita sostenuta dall'amore appassionato per il Signore Gesù; un'esistenza capace di rispondere alla sofferenza e alle spine con il perdono e il dono totale di sé, per diffondere ovunque il buon profumo di Cristo (cfr
2Co 2,15), mediante l'annuncio coerente e vissuto del Vangelo. A ciascuno di voi, cari devoti e pellegrini, Rita riconsegna la sua rosa: ricevendola spiritualmente, impegnatevi a vivere come testimoni di una speranza che non delude, e missionari della vita che vince la morte.

5. Rivolgo ora il mio pensiero cordiale ai soci della Federazione Nazionale Italiana dei Cavalieri del Lavoro, giunti a Roma per celebrare il loro Giubileo. A tutti do il mio benvenuto. Carissimi, la vostra attività è al servizio dell'elevazione economica e sociale dei lavoratori. Vi auguro che, grazie al vostro sforzo, possiate costantemente contribuire al bene comune, alla formazione dei giovani che si inseriscono nel mondo della produzione, alla progressiva eliminazione delle ingiuste sperequazioni, alla soluzione del preoccupante problema della disoccupazione.

Dinanzi ai rapidi cambiamenti, che investono la società moderna, siate pronti ad affrontare le sfide attuali dell'economia e della globalizzazione, senza perdere mai di vista i fondamentali valori della dignità dell'uomo, della solidarietà con i più deboli, della umanizzazione della fatica e della socialità del lavoro.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle, invoco su di voi la protezione di Maria, in questo mese a Lei particolarmente dedicato. Per sua intercessione, per intercessione anche di santa Rita e san Benedetto siano concesse tutte le grazie necessarie a voi e ai vostri cari. Vi assicuro per questo la mia preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.



AI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE DELLA EX-REPUBBLICA JUGOSLAVA DI MACEDONIA,

IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI IN ONORE DEI SANTI CIRILLO E METODIO Lunedì, 22 maggio 2000

22500
Signor Presidente,
Signore e Signori,

sono lieto di accogliervi oggi in Vaticano. Ancora una volta quest'anno, secondo una tradizione ormai ben consolidata, una Delegazione di dignitari della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia è giunta qui per rendere una visita rispettosa alla tomba di san Cirillo. Grazie, signor Presidente, per le sue cordiali parole a nome di tutti i presenti.

La cerimonia solenne, per mezzo della quale la vostra rappresentanza desidera commemorare i santi Cirillo e Metodio, compatroni d'Europa, si svolge in un'antica Basilica, situata vicino al Colosseo, che conserva le reliquie venerabili di san Clemente di Roma, terzo successore di Pietro, e di san Cirillo, il più giovane dei Santi Fratelli di Salonicco, gli Apostoli degli Slavi. Che nobili ricordi evocano i nomi di questi grandi testimoni della fede!

Oggi in particolare, i nostri pensieri sono rivolti al ricco patrimonio culturale dell'Europa orientale, edificata sulle fondamenta gettate dai santi Cirillo e Metodio. Infatti, questi due illustri fratelli offrirono "un contributo eminente per il formarsi delle comuni radici cristiane dell'Europa, quelle radici che per la loro solidità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento, da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo nuovo ed attuale l'unità del continente" (Enciclica, Slavorum apostoli, n. 25). Per l'Est e per l'Ovest, attraverso lo scambio reciproco di doni, la sfida oggi consiste nel rendere la "casa comune d'Europa" sempre più un luogo di civiltà, di fraternità, di solidarietà e di rispetto.

Questi vincoli di solidarietà fra i popoli d'Europa assumono un significato particolare in questo Anno Giubilare, in cui la Chiesa celebra il bimillenario dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Il Grande Giubileo è un tempo di grazia e di rinascita spirituale, alle quali chi crede in Cristo è chiamato a partecipare, condividendo la propria gioia con tutti gli uomini e con tutte le donne di buona volontà.

Traendo ispirazione dalla ricchezza e dal vigore dell'eredità che i santi Cirillo e Metodio hanno lasciato, che gli abitanti della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia trovino nuova forza interiore per continuare nel grande compito di edificare il loro Paese in pace e in armonia. Con affetto vi assicuro che vi ricordo in modo speciale nelle mie preghiere e invoco sulla vostra nazione le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.


UDIENZA AI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE DELLA REPUBBLICA DI BULGARIA,

IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI IN ONORE DEI SANTI CIRILLO E METODIO

Lunedì, 22 maggio 2000

22051 Eccellenza,
Cari amici,

1. La festa annuale dei santi Cirillo e Metodio, compatroni d'Europa, mi offre la felice occasione di salutarvi cordialmente, voi che rappresentate il caro popolo bulgaro. Inscritto nel contesto territoriale e culturale del vecchio continente, esso ha molto da apportare agli altri popoli in materia di tradizioni, di energie umane e spirituali, di tesori di civiltà.

Attraverso di voi, Membri della Delegazione venuta qui per rendere visita al Vescovo di Roma, desidero esprimere ai vostri concittadini i miei sentimenti più affettuosi e assicurarli del mio ricordo costante e della mia preghiera fervente affinché Dio conceda loro tutto il bene che desiderano.

2. Evocando le grandi figure dei due fratelli di Salonicco, "figli dell'Oriente, bizantini per patria, greci per origine, romani per missione, slavi per apostolato", il mio predecessore Pio XI faceva osservare che essi avevano speso tutte le loro energie, donandosi senza riserva, per conquistare i popoli a Cristo (cfr Lettera Apostolica Quod S. Cyrillum, 13 febbraio 1927: AAS 19, 1927, p. 95).

L'opera evangelizzatrice di Cirillo e Metodio ha parimenti rafforzato nel popolo bulgaro le fondamenta del processo d'identità nazionale e di apertura all'incontro con altri popoli del continente, al punto di fare della nazione bulgara lo strumento insostituibile del dialogo fra l'Oriente e l'Occidente.

La dimensione universale della predicazione dei santi Cirillo e Metodio e l'apostolato intenso che hanno esercitato affinché tutti potessero giungere alla conoscenza della verità e partecipare nell'unità all'amore salvifico di Dio, ci aiutano a comprendere che "ogni uomo, ogni nazione e civiltà hanno un proprio ruolo da svolgere e un proprio posto nel misterioso piano di Dio e nell'universale storia della salvezza" (Enciclica Slavorum apostoli, 2 giugno 1985, n. 19).

Il loro ricordo ci riporta alla mente eventi antichi ma mai dimenticati. Dalle loro imponenti figure proviene ancora oggi una luce di santità e di grazia che rende grande onore alla Chiesa di Cristo. La loro intrepida testimonianza ci spinge a ricercare costantemente vie di dialogo e a creare progetti di unità.

So che il caro popolo bulgaro è determinato ad affrontare con coraggio e fiducia le inevitabili difficoltà ed auspico che sappia costruire un presente sempre più sereno e più pacifico, da dove possa scaturire un futuro ricco di buoni frutti.

3. Il vostro pellegrinaggio presso la tomba di san Cirillo s'inscrive nel contesto più ampio del grande Giubileo, evento che ricorda i duemila anni trascorsi dalla nascita di Cristo. Che questo tempo possa essere testimone di una rinnovata volontà di pace, di dialogo, di collaborazione con tutti, affinché la comprensione fra i popoli e lo scambio dei doni che Dio ha fatto loro progrediscano sempre più intensamente!

Vi ringrazio per la vostra visita e formulo ferventi voti affinché i vostri concittadini possano perseverare lungo la via della ricostruzione spirituale e materiale già in corso. Affido questi auspici a Dio e, mediante l'intercessione dei santi Cirillo e Metodio, invoco su di voi e su tutti coloro che rappresentate l'abbondanza delle benedizioni divine.


UDIENZA AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CANONIZZAZIONE DI 27 BEATI

Lunedì 22 maggio 2000

22052
Cari fratelli e sorelle,

1. Sono lieto di tenere questo incontro con tutti voi, cari pellegrini messicani che ieri avete partecipato alla solenne canonizzazione di Cristóbal Magallanes e dei suoi compagni martiri, di José María de Yermo y Parres, fondatore delle Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei Poveri, e di María de Jesús Sacramentado Venegas, fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore.

Con voi si rallegra tutta la Chiesa che vede così proclamata la gloria di questi suoi figli e anche della vostra nobile Patria, che può contare sull'esempio della loro dedizione al Signore e della loro potente intercessione per i suoi bisogni. Essi annunciano, con un'eloquente testimonianza, la forza trasformatrice dell'amore verso Dio e verso il prossimo, essenza della vita cristiana, e ci incoraggiano a vivere con rinnovata fedeltà la nostra condizione di figli suoi chiamati a rendere testimonianza della fede, a mantenere viva la speranza e a praticare la carità in tutti i momenti della vita.

Saluto con affetto i Signori Cardinali, gli Arcivescovi e Vescovi, i sacerdoti e i fedeli, e in particolare le religiose che hanno assistito alla canonizzazione dei loro Fondatori. A tutti voi porgo il mio più cordiale benvenuto a questo incontro, caratterizzato dalla gioia, e che ha luogo nel Grande Giubileo dell'Incarnazione.

2. La vostra presenza qui mi rammenta le indimenticabili giornate che ho vissuto in Messico in occasione dei quattro viaggi apostolici che la Provvidenza mi ha permesso di realizzare lì, culminati in quello portato a termine lo scorso anno per presentare l'Esortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in America, ai piedi della Vergine di Guadalupe. Sotto la sua protezione ho posto la vita di tutte le Comunità ecclesiali nel Continente della speranza affinché le benedica con nuovi e abbondanti frutti di santità.

Il popolo messicano si è sempre distinto per il suo grande amore verso Dio, la Vergine, la Chiesa e il Papa, con un forte radicamento della fede cattolica, la quale, nonostante le vicissitudini della storia, fa parte integrante e fondamentale dell'anima della vostra Nazione. Per questo, desidero ripetervi ciò che vi ho già detto nella Santa Messa nell'Autodromo della Capitale Federale: "Non lasciate che questa luce della fede si spenga! Il Messico continua ad averne bisogno per poter costruire una società più giusta e fraterna, solidale... Fate sì che la Parola di Cristo giunga a quanti ancora la ignorano! Abbiate il coraggio di testimoniare il Vangelo nelle strade e nelle piazze, nelle valli e nelle montagne di questa Nazione" (Omelia, 24 gennaio 1999).

3. Stiamo vivendo l'anno del Grande Giubileo, che ci offre la possibilità di avvicinarci all'infinito tesoro di grazia e di misericordia che Dio ha affidato alla Chiesa. A tal fine è necessario - partendo dalla vocazione particolare di ognuno - seguire Cristo in modo radicale. Egli è il cammino che diede la forza a San Cristóbal Magallanes e ai suoi compagni di vincere nel martirio, a San José María de Yermo y Parres di divenire il "Gigante della carità", a Santa María de Jesús Sacramentado Venegas di sottoporsi con umiltà e generosità alla volontà di Dio. Che i loro esempi e insegnamenti vi infondano continuamente l'entusiasmo e il coraggio per seguire con rinnovata fedeltà Cristo! Così sarete preparati ad affrontare con fiducia e speranza le difficoltà del nostro tempo e le sfide della nuova evangelizzazione.

4. Gli Stati di Jalisco, Zacatecas, Durango, Chihuahua, Guanajuato, Morelos, Guerrero e Colima sono le terre d'origine del gruppo dei nuovi Santi martiri. Il ricordo della loro persona e del loro generoso ed eroico dono è ancora vivo e la loro gloria dinanzi a Dio sarà imperitura. Questi sacerdoti, che offrirono la propria vita per fedeltà al loro ministero sacerdotale sono un chiaro esempio per i sacerdoti di oggi su come assistere i fedeli, anche a rischio della propria vita. Insieme a loro, i tre laici sono una preziosa testimonianza dell'impegno ecclesiale e della vocazione alla santità, propria di tutti i battezzati, che ci deve portare a vivere in comunione di fede e di amore, in particolare accanto a coloro che hanno bisogno di noi e con la fiducia sempre riposta in Dio.

5. San José María de Yermo y Parres, proveniente dal clero di Puebla de los Angeles, condusse un'esistenza improntata alla preghiera e al sacrificio, con ardente fiducia nella divina Provvidenza ed eroismo nella carità. La sua vita è un invito ai cristiani a seguire Cristo attraverso l'amore per il prossimo dimenticando se stessi e, quando necessario, accettando la croce. Al mondo attuale, tanto bisognoso di fraternità e di solidarietà, il nuovo Santo insegna a stabilire nuovi rapporti nei quali il servizio generoso, creativo, concreto e dinamico sia capace di favorire un clima nuovo di fratellanza di tutti in Cristo.

Per proseguire la sua opera, il suo spirito eminentemente sacerdotale promosse la fondazione delle Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei Poveri, alle quali ha lasciato la testimonianza di un dono di sé senza pari alla causa di Cristo e dei poveri. Voi, care religiose, figlie di San José María de Yermo, mantenete sempre vivi i suoi tratti evangelici di umiltà e di semplicità nel servizio all'amore misericordioso per il fratello bisognoso, assistendolo con gli stessi sentimenti del divino Cuore. Ciò vi aiuterà a mantenere vivo il senso ecclesiale e missionario del vostro carisma e il retto orientamento nell'apostolato sociale e spirituale a favore dei poveri.

6. Nello Stato di Jalisco nacque Santa María de Jesús Sacramentado Venegas. Dopo un'infanzia vissuta in un ambiente familiare nel quale, sebbene con problemi, si favoriva un intenso clima spirituale, fu condotta da Dio all'Ospedale del Sacro Cuore di Guadalajara, dove si unì ad altre donne pie che si dedicavano alla cura dei malati. Lì, come infermiera competente e abnegata, si prodigò nel servizio sanitario e dal 1921, anno in cui fu eletta Superiora, si dedicò a rafforzare il nascente Istituto, infondendo nelle Sorelle l'amore per la Chiesa e le anime, per le privazioni e i sacrifici. Non si tirò indietro di fronte alla persecuzione religiosa, al contrario, promosse nuove fondazioni in diversi Stati della Repubblica. La sua vita spirituale si alimentava con la preghiera assidua, la ricezione dei Sacramenti e la devozione filiale alla Vergine Maria, tutto ciò nella più stretta obbedienza alle Regole dell'istituto.

Il suo messaggio conserva tutta la sua attualità. Di fatto, la fermezza della sua fede, la fiducia illimitata in Dio, l'amore instancabile, fino a dimenticare se stessa, fecero di lei una donna consacrata degna di essere imitata. Seppe rafforzare la Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, dove il suo dono di sé si estende, sull'esempio del buon samaritano, a coloro che, come lei diceva, "nel loro corpo e nella loro anima hanno una maggiore somiglianza con Cristo dolente". Con un'esistenza come la sua, dedita a fare la volontà di Dio prima di ogni altra cosa, si vive in pace e in serenità, aspirazioni umane tanto necessarie per la vita di oggi. Felicemente, oggi in Messico si vive una primavera di vocazioni alla vita religiosa, della quale sono pioniere persone della statura di Madre María de Jesús Sacramentado.

7. Cari pellegrini messicani, ieri avete partecipato a un evento eccezionale: la canonizzazione di 27 vostri concittadini nel Grande Giubileo. Tornate in Messico con l'impegno di rinnovare la vostra fedeltà a Dio e alla Chiesa, di rendere sempre e ovunque una testimonianza coraggiosa di vita cristiana, di collaborare alla nuova evangelizzazione affinché Cristo sia conosciuto e amato da tutti i messicani. Difendete anche la causa della vita, della famiglia, dei poveri e dei bisognosi.

Che in questa missione vi aiuti l'intercessione dei nuovi Santi, che vi accompagni la materna protezione della Vergine di Guadalupe, Regina del Messico e Imperatrice d'America! Che sia pegno di celestiali favori la Benedizione Apostolica che con affetto vi imparto e che di buon grado estendo ai vostri familiari, amici e persone care.


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