GPII Discorsi 2000 22052


SALUTO AL COLLEGIO MESSICANO DI ROMA

Lunedì, 22 maggio 2000

22053

Ringrazio Monsignor Rettore per le parole che mi ha rivolto. Saluto con affetto i Signori Cardinali Juan Sandoval e Norberto Rivera, gli Arcivescovi e i Vescovi presenti e, in modo particolare, il Rettore e gli studenti del Collegio, che oggi ci accoglie in questo incontro festoso, il giorno successivo alla canonizzazione di ventisette santi della vostra Patria, l'amata terra messicana.

Mi sento a mio agio in questa vostra casa, dove sono venuto altre due volte. La prima fu nel dicembre del 1979 e la seconda nel novembre del 1992, in occasione del XXV anniversario. Stare con voi mi fa sentire vicino alle vostre Diocesi e luoghi di origine e allo stesso tempo mi fa rivivere gli indimenticabili viaggi pastorali compiuti nel vostro amato Paese.

Desidero ringraziare i Padri Superiori per la loro opera di orientamento e di guida spirituale dei presbiteri studenti, come pure le religiose Suore dei Poveri, Serve del Sacro Cuore di Gesù, le quali, silenziosamente, insieme al personale secolare, fanno sì che questa comunità sacerdotale viva come in famiglia e la sua convivenza sia presieduta da un sano e gioioso clima di fraternità.

Auspico che il Collegio continui a favorire un ambiente adeguato, che vi permetta di approfondire e di ampliare la formazione accademica e spirituale, così necessaria per il ministero sacerdotale, obiettivo principale del vostro soggiorno qui.

Che la Guadalupana, Regina della vostra amata Nazione e Madre di tutti i messicani, interceda per voi dinanzi al suo divino Figlio e vi accompagni sempre con la sua sollecita presenza e tenerezza materna!


MESSAGGIO AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (C.E.I.)

22 maggio 2000

22054
Carissimi Vescovi italiani!


1. "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (
2Co 13,13).

Il mio fraterno e affettuoso saluto giunga a ciascuno di voi con queste parole dell'apostolo Paolo. Il mio saluto si rivolge, in particolare, al Cardinale Presidente Camillo Ruini, ai tre Vicepresidenti e al Segretario Generale Mons. Ennio Antonelli: li ringrazio di cuore per tutta l'opera che svolgono, con impegno solerte e illuminato, a servizio della vostra Conferenza. Un grazie speciale va ai due Vicepresidenti, il Cardinale Dionigi Tettamanzi e Mons. Alberto Ablondi, che concludono il loro mandato con questa Assemblea.

Vi accompagno con la preghiera e vi sono vicino spiritualmente, nelle giornate che vi apprestate a trascorrere insieme a Collevalenza, vivendo la fraternità episcopale e la comune sollecitudine per la Chiesa di Dio che è in Italia. Desidero inoltre ringraziarvi per gli auguri e i sentimenti di comunione che mi avete espresso in occasione del mio ottantesimo compleanno.

2. Soprattutto voglio manifestarvi la mia più cordiale approvazione e personale gratitudine per lo spirito e la dedizione con cui guidate e animate la celebrazione del grande Giubileo, sia nelle vostre Chiese particolari sia attraverso i pellegrinaggi a Roma.

In questo itinerario di fede e di conversione, che il Signore sta abbondantemente benedicendo, sono ormai prossimi due appuntamenti particolarmente significativi. Il primo è il Congresso Eucaristico Internazionale, che sarà celebrato dal 18 al 25 giugno e che rappresenta in certo senso il momento culminante di questo Anno Santo "intensamente eucaristico" (Tertio millennio adveniente TMA 55). Il secondo è la Giornata Mondiale della Gioventù, in programma per agosto, con la quale vogliamo affidare ai giovani cattolici del mondo intero, per il secolo e il millennio che si aprono davanti a noi, quella medesima missione di essere testimoni di Gesù Cristo che nel secolo ventesimo tantissimi cristiani hanno adempiuto fino all'effusione del sangue.

Rinnovo a ciascuno di voi, cari Fratelli nell'Episcopato, e ai fedeli a voi affidati l'invito a condividere con me e con la Chiesa di Roma la gioia e la grazia di questi eventi. Esprimo inoltre vivo apprezzamento e gratitudine alla vostra Conferenza per tutta l'operosa e generosa collaborazione che sta dando al loro allestimento.

3. L'argomento principale della vostra Assemblea riguarda gli Orientamenti pastorali che intendete proporre alle Chiese in Italia per il prossimo decennio: potrete individuare così le vie più opportune ed efficaci per continuare e potenziare quell'opera di nuova evangelizzazione che è certamente la priorità pastorale per l'Italia, come per molte altre nazioni di antica e grande tradizione cristiana, insidiate dalle correnti di secolarizzazione e scristianizzazione.

La "missione cittadina", svoltasi a Roma in preparazione al Giubileo, e analoghe iniziative attuate o in corso di realizzazione in molte altre Diocesi italiane, mostrano come le vie dell'evangelizzazione siano concretamente percorribili. Esse, inoltre, offrono modelli significativi per un'azione missionaria che metta a frutto tutte le risorse umane e spirituali presenti nel Popolo di Dio.

La Chiesa in Italia è impegnata da tempo nel progetto culturale orientato in senso cristiano, che fornisce le coordinate e gli indirizzi per un'evangelizzazione che raggiunga le persone, le famiglie, le comunità nel contesto sociale e culturale entro il quale esse maturano le proprie convinzioni e scelte di vita, con speciale attenzione a guidare i cambiamenti in atto e a non lasciarsi sorprendere o emarginare da essi. Uno strumento molto importante di cui la vostra Conferenza si è dotata, in vista dell'evangelizzazione, sono poi i mezzi di comunicazione sociale, dei quali auspico un ulteriore rafforzamento: essi danno ai cattolici italiani la possibilità di essere quotidianamente presenti nel confronto delle opinioni e nella proposta di modelli di comportamento, come è indispensabile oggi nella società della "comunicazione globale".

4. Condivido pienamente, cari Fratelli nell'Episcopato, la vostra sollecitudine per la diletta nazione italiana, che sta affrontando un difficile tornante della sua vicenda storica. E' più che mai necessario, in queste circostanze, che essa non smarrisca quell'eredità di fede e di cultura che è la sua prima ricchezza.

Avete pertanto il mio convinto sostegno nel vostro impegno a favore della famiglia fondata sul matrimonio, autentico pilastro della vita sociale in Italia. Di fronte alla grave e persistente denatalità che minaccia il futuro di questa nazione, è particolarmente importante che l'opera formativa della comunità ecclesiale e le scelte politiche e legislative convergano nel promuovere l'accoglienza della vita umana e il rispetto della sua dignità inalienabile.

Conservo inoltre, cari Fratelli, un felice ricordo della grande Assemblea nazionale della scuola cattolica, svoltasi in Piazza San Pietro il 30 ottobre scorso, nella quale, insieme con una moltitudine di giovani, di genitori e d’insegnanti, abbiamo chiesto la piena parità scolastica e l'aprirsi di una prospettiva nuova, "nella quale non soltanto la scuola cattolica, ma le varie iniziative scolastiche che possono nascere dalla società siano considerate una risorsa preziosa per la formazione delle nuove generazioni, a condizione che abbiano gli indispensabili requisiti di serietà e di finalità educativa" (Discorso alla scuola cattolica italiana, n.3).

Insieme alla famiglia e all'educazione, il lavoro sta giustamente al centro delle vostre e mie preoccupazioni. I forti squilibri che perdurano a questo proposito in Italia, penalizzando alcune regioni, oltre che i giovani e le donne, vanno affrontati valorizzando le grandi capacità d'iniziativa presenti in questo Paese, alla luce dei principi di solidarietà e sussidiarietà.

Carissimi Vescovi italiani, il Signore illumini e sostenga sempre il vostro servizio pastorale e vi conceda la gioia di veder crescere comunità cristiane salde nella fede, operose nella carità, capaci di una coraggiosa testimonianza missionaria. Come pegno di tutto questo, imparto di cuore a voi e alle vostre Chiese la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 22 maggio 2000

IOANNES PAULUS II

MESSAGGIO AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ETIOPIA ED ERITREA

23 maggio 2000

2305

Al mio venerabile fratello Berhane-Yesus Demerew Souraphiel
Arcivescovo di Addis Abeba
Presidente della Conferenza Episcopale dell'Etiopia e dell'Eritrea

In questo tempo di prove sono particolarmente vicino a tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale dell'Etiopia e dell'Eritrea e a quanti sono affidati alla loro sollecitudine pastorale.

Man mano che il conflitto si aggrava e persone innocenti, già affamate e prive di tutto, sono costrette a lasciare le loro case e la loro terra, non posso non chiedere a chi ha il potere di risparmiare loro altra sofferenza e di ripristinare il rispetto per l'integrità territoriale dei vostri Paesi. Prego ogni giorno il Signore affinché gli uomini di buona volontà ritornino al dialogo attraverso il rispetto per i principi del diritto internazionale e affinché permetta loro di essere guidati dallo spirito della sapienza divina cosicché possano essere strumenti di pace.

Desidero assicurarvi che la Santa Sede continuerà a chiedere alla comunità internazionale di contribuire alla ricerca di condizioni che rendano possibile il cessate il fuoco e l'afflusso di aiuti umanitari.

L'Africa ha diritto alla pace e alla solidarietà, e ne hanno diritto in particolare i vostri due Paesi, che sono eredi di una ricca tradizione di cultura cristiana e che per molto tempo hanno vissuto insieme nell'armonia e nel rispetto reciproco.

Vi saluto tutti con affetto nel Signore, e imparto la mia Benedizione Apostolica quale pegno di pace nel nostro Salvatore Risorto.

Dal Vaticano, 23 maggio 2000

GIOVANNI PAOLO PP. II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

AL PATRIARCA D’ANTIOCHIA

DEI MARONITI (LIBANO)




206 A Sua Beatitudine il Cardinale Nasrallah-Pierre Sfeir
Patriarca d'Antiochia dei Maroniti

Informato sull'evolversi degli eventi nel vostro Paese, desidero esprimervi la mia solidarietà e invito tutti a sentirsi solidali con le popolazioni che, nella regione del Libano meridionale, temono per il loro futuro, a causa della situazione che là si è creata in questi ultimi giorni.

Mi preme ricordare a tutti i responsabili il grave dovere di rispettare i diritti degli individui e dei popoli, e di non compiere atti che potrebbero mettere a repentaglio la vita delle persone nonché la coesistenza tra le comunità.

Prego Iddio di voler illuminare le menti e i cuori, affinché siano risparmiate a tutte le popolazioni civili nuove stragi e venga garantita la sovranità di ogni Paese, così che tutti possano guardare all'avvenire con grande speranza.

Come pegno di consolazione, le imparto, Signor Cardinale, la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i fedeli di Cristo, chiedendo a Dio di far discendere l'abbondanza dei suoi Benefici su tutti i Libanesi.

Dal Vaticano, 24 maggio 2000

GIOVANNI PAOLO PP. II



IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA


DELLE LETTERE CREDENZIALI DI 4 AMBASCIATORI


Giovedì, 25 maggio 2000

Eccellenze,


1. Sono lieto di accogliervi oggi e di ricevere le Lettere Credenziali che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri Paesi: Nuova Zelanda, Kuwait, Repubblica del Congo e Ghana. La vostra presenza mi offre l'occasione di porgere alle Autorità delle vostre nazioni e a tutti i vostri concittadini i miei cordiali saluti e di ribadire loro la mia stima e la mia amicizia. Vi ringrazio vivamente per i cordiali messaggi, di cui siete forieri, da parte dei vostri rispettivi Capi di Stato. Vi sarei grato se trasmetteste loro i miei deferenti saluti e i miei calorosi auguri per la loro persona e per l'alta missione che svolgono al servizio di tutti i concittadini.

2. Conoscete l'importanza spirituale dell'anno giubilare per la Chiesa, che ha auspicato allo stesso tempo di lanciare, in questo cambio di millennio, un appello pressante alla Comunità internazionale affinché ogni nazione e ogni popolo siano aiutati nella propria crescita, soprattutto nel continente africano, dove numerose popolazioni sono duramente provate da conflitti che colpiscono in modo drammatico le popolazioni civili. Il cambiamento di secolo è in effetti un'occasione particolarmente propizia affinché si possa pensare di procedere ulteriormente nella questione del debito dei Paesi più poveri, al fine di aiutarli a prendere parte attiva alla vita internazionale. Un simile gesto è una mano tesa alle nazioni che vivono al di sotto della soglia di povertà, affinché ravvivino la loro speranza in un futuro migliore; esso deve essere accompagnato da una riflessione profonda per riconsiderare l'organizzazione dell'economia mondiale, che fa gravare su alcuni Paesi carichi troppo pesanti, a detrimento dei Paesi produttori di materie prime e a profitto delle nazioni più ricche.

207 3. Nella prospettiva di un riequilibrio giusto ed equo, queste ultime devono anche unire alla cancellazione del debito un sostegno in risorse umane e materiali, al fine di formare dirigenti capaci di farsi carico, in futuro, del destino del proprio Paese in modo disinteressato e di rendere questi Paesi più autonomi e meno direttamente debitori dei Paesi più sviluppati, armonizzando la loro economia con la loro cultura particolare. La creazione di infrastrutture locali appropriate e di misure di risanamento dell'economia nazionale offrono alle popolazioni autoctone i mezzi per essere veramente i protagonisti della costruzione sociale e partner a pieno titolo nei rapporti internazionali.

Si tratta di un elemento fondamentale per l'edificazione di una società fraterna, in seno alla quale ogni popolo apporta il suo contributo specifico. È inoltre la via per stabilire la pace e il rispetto dei diritti dell'uomo, che esige che ogni persona sia riconosciuta con la sua cultura e il suo cammino spirituale, che sia preso in considerazione il desiderio di ogni popolo di avere una terra e di prendere parte alle ricchezze del creato.

4. Voi conoscete l'attaccamento e l'impegno della Santa Sede a favore del riconoscimento dei poveri e di un'intesa sempre più intensa fra le nazioni. Ora più che mai, i nostri contemporanei aspirano alla pace e alla fraternità. Le diverse Giornate Mondiali della Gioventù, in particolare quella che vivremo il prossimo mese di agosto, ci mostrano come i giovani ci invitino a fare tutto il possibile affinché queste aspirazioni diventino realtà. In quanto diplomatici, ne sono sicuro, siete particolarmente sensibili a questa richiesta dei giovani, che non possiamo deludere e per i quali dobbiamo preparare un mondo in cui avranno i mezzi per condurre la propria vita personale, familiare e sociale, al fine di trovare nelle responsabilità che potranno esercitare gioia e felicità.

5. Mentre inaugurate la vostra missione, permettetemi di porgervi i miei più cordiali auguri. Invoco su voi l'abbondanza delle Benedizioni divine, come pure sulle vostre famiglie, sui vostri collaboratori e sulle nazioni che rappresentate, chiedendo all'Onnipotente di colmare tutti dei suoi doni.




IN OCCASIONE DEL GIUBILEO DEGLI SCIENZIATI


Giovedì, 25 maggio 2000


Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
Cari Amici che rappresentate il mondo della scienza e della ricerca!

1. Vi accolgo con gioia profonda in occasione del vostro pellegrinaggio giubilare. Ringrazio il Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, per le sue parole di benvenuto e per l'organizzazione di questo giubileo, con tutti i suoi collaboratori. Esprimo la mia viva gratitudine a Sua Eccellenza il Professor Nicola Cabibbo, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, per l'omaggio che mi ha reso a nome di tutti voi.

Nel corso dei secoli passati, la scienza, le cui scoperte sono affascinanti, ha occupato un posto determinante ed è stata a volte considerata come l'unico criterio della verità o come la via della felicità. Una riflessione basata esclusivamente su elementi scientifici aveva tentato di abituarci a una cultura del sospetto e del dubbio. Essa si rifiutava di considerare l'esistenza di Dio e di esaminare l'uomo nel mistero della sua origine e della sua fine, come se una simile prospettiva potesse rimettere in discussione la scienza stessa. A volte ha pensato che Dio fosse una semplice costruzione della mente incapace di resistere alla conoscenza scientifica. Simili atteggiamenti hanno portato ad allontanare la scienza dall'uomo e dal servizio che essa è chiamata a rendergli.

2. Oggi, "una grande sfida ci aspetta... quella di saper compiere il passaggio, tanto necessario quanto urgente, dal fenomeno al fondamento.Non è possibile fermarsi alla sola esperienza;... è necessario che la riflessione speculativa raggiunga la sostanza spirituale e il fondamento che la sorregge" (Enciclica Fides et ratio, n. 81). La ricerca scientifica si basa anch'essa sulle capacità della mente umana di scoprire ciò che è universale. Questa apertura alla conoscenza introduce al significato ultimo e fondamentale della persona umana nel mondo (cfr Enciclica Fides et ratio, n. 81).

208 "I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento" (Ps 18,2); con queste parole, il salmista evoca la "testimonianza silenziosa" dell'ammirevole opera del Creatore, inscritta nella realtà stessa del creato. Coloro che sono impegnati nella ricerca sono chiamati a fare, in un certo senso, la stessa esperienza del salmista e a provare la stessa meraviglia. "È necessario coltivare lo spirito in modo che si sviluppino le facoltà dell'ammirazione, dell'intuizione, della contemplazione, e si diventi capaci di formarsi un giudizio personale, di coltivare il senso religioso, morale e sociale" (Gaudium et spes GS 59).

3. Basandosi su un'attenta osservazione della complessità dei fenomeni terrestri e seguendo l'oggetto e il metodo propri di ogni disciplina, gli scienziati scoprono le leggi che governano l'universo così come i loro rapporti. Stanno attoniti e umili di fronte all'ordine creato e si sentono attratti dall'amore dell'Autore di tutte le cose. La fede, da parte sua, è in grado di integrare e assimilare ogni ricerca, perché tutte le ricerche, attraverso una comprensione più profonda della realtà creata in tutta la sua specificità, donano all'uomo la possibilità di scoprire il Creatore, fonte e scopo di tutte le cose. "Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute" (Rm 1,20).

Approfondendo la sua conoscenza dell'universo, e in particolare dell'essere umano, che è il suo centro, l'uomo ha una percezione velata della presenza di Dio, una presenza che è in grado di discernere nel "manoscritto silente" che il Creatore ha iscritto nel creato, riflesso della sua gloria e grandezza.

Dio ama farsi udire nel silenzio della creazione, nella quale l'intelletto percepisce la trascendenza del Signore del Creato. Quanti cercano di comprendere i segreti della creazione e i misteri dell'uomo devono essere pronti ad aprire la loro mente e il loro cuore alla verità profonda che ivi si manifesta e che "porta l'intelletto a dare il proprio consenso" (sant'Alberto Magno, Commento su Jn 6,44).

4. La Chiesa nutre grande stima per la ricerca scientifica e per quella tecnica, poiché "costituiscono un'espressione significativa della signoria dell'uomo sulla creazione" (Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 2293) e un servizio alla verità, al bene e alla bellezza. Da Copernico a Mendel, da Alberto Magno a Pascal, da Galileo a Marconi, la storia della Chiesa e la storia delle scienze ci mostrano chiaramente come vi sia una cultura scientifica radicata nel cristianesimo. Di fatto, si può dire che la ricerca, esplorando al contempo ciò che è più grande e ciò che è più piccolo, contribuisce alla gloria di Dio che si riflette in ogni parte dell'universo.

La fede non teme la ragione. Esse "sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso" (Enciclica Fides et ratio, introduzione). Se nel passato la separazione fra fede e ragione ha costituito un dramma per l'uomo, che ha corso il rischio di perdere la propria unità interiore sotto la minaccia di un sapere sempre più frammentato, oggi la vostra missione consiste nel proseguire la ricerca convinti che, "per l'uomo intelligente... tutte le cose si armonizzano e si accordano" (Gregorio Palamas, Theophanes).

Vi invito, quindi, a chiedere al Signore di concedervi il dono dello Spirito Santo, in quanto amare la verità significa vivere dello Spirito Santo (cfr Sant'Agostino, Sermo, 267, 4), il che ci permette di avvicinarci a Dio e di chiamarlo a voce alta Abbà, Padre. Che nulla vi impedisca di invocarlo così, pur se immersi nel rigore delle vostre analisi delle cose che Egli ha posto dinanzi ai nostri occhi!

5. Cari scienziati, grande è la responsabilità a cui siete chiamati. A Voi è chiesto di operare al servizio del bene delle singole persone e dell'intera umanità, attenti sempre alla dignità d'ogni essere umano e al rispetto del creato. Ogni approccio scientifico ha bisogno d'un supporto etico e d'una saggia apertura ad una cultura rispettosa delle esigenze della persona. Proprio questo sottolinea lo scrittore Jean Guitton quando afferma che nella ricerca scientifica mai si dovrebbe separare l'aspetto spirituale da quello intellettuale (cfr Le travail intellectuel. Conseils à ceux qui étudient et à ceux qui écrivent, 1951, p. 29). Egli ricorda inoltre che, per tale ragione, la scienza e la tecnica necessitano d'un rimando indispensabile al valore dell'interiorità della persona umana.

Mi rivolgo con fiducia a Voi, uomini e donne che vi trovate nelle trincee della ricerca e del progresso! Scrutando costantemente i misteri del mondo, lasciate aperti i vostri spiriti agli orizzonti che spalanca davanti a Voi la fede. Saldamente ancorati ai principi ed ai valori fondamentali del vostro itinerario di uomini di scienza e di fede, potete tessere un proficuo e costruttivo dialogo anche con chi è lontano da Cristo e dalla sua Chiesa. Siate, pertanto, anzitutto appassionati ricercatori del Dio invisibile, che solo può soddisfare l'anelito profondo della vostra vita, colmandovi della sua grazia.

6. Uomini e donne di scienza, animati dal desiderio di testimoniare la vostra fedeltà a Cristo! Il ricco panorama della cultura contemporanea, all'alba del terzo millennio, apre inedite e promettenti prospettive nel dialogo fra la scienza e la fede, come tra la filosofia e la teologia. Partecipate con ogni vostra energia all'elaborazione d'una cultura e d'un progetto scientifico che lascino sempre trasparire la presenza e l'intervento provvidenziale di Dio.

Questo Giubileo degli scienziati costituisce, al riguardo, un incoraggiamento ed un sostegno per quanti sinceramente ricercano la verità; manifesta che si può essere rigorosi ricercatori in ogni campo del sapere e fedeli discepoli del Vangelo. Come non ricordare qui l'impegno spirituale di tante persone quotidianamente dedicate al faticoso lavoro scientifico? Attraverso Voi qui presenti, vorrei far pervenire ad ognuno di loro il mio saluto ed il mio più cordiale incoraggiamento.

209 Uomini di scienza, siate costruttori di speranza per l'intera umanità! Iddio vi accompagni e renda fruttuoso il vostro sforzo al servizio dell'autentico progresso dell'uomo. Vi protegga Maria, Sede della Sapienza. Intercedano per Voi San Tommaso d'Aquino e gli altri Santi e Sante che, in vari campi del sapere, hanno offerto un notevole apporto all'approfondimento della conoscenza delle realtà create alla luce del mistero divino.

Da parte mia, vi accompagno con costante attenzione e cordiale amicizia. Vi assicuro un quotidiano ricordo nella preghiera e di cuore vi benedico insieme alle vostre famiglie e a quanti, in vario modo, cooperano, con sincera e costante dedizione, al progresso scientifico dell'umanità.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


IN OCCASIONE DELLA "PARTITA DEL CUORE"


(STADIO OLIMPICO DI ROMA, 25 MAGGIO 2000)


Giovedì, 25 maggio 2000




Ai partecipanti allo spettacolare evento che vede atleti ed artisti, politici e personalità della cultura d'Italia, d'Israele e della Palestina incontrarsi allo Stadio Olimpico di Roma per una amichevole e straordinaria «Partita del cuore» invio il mio cordiale saluto. Esprimo apprezzamento per la singolare iniziativa che mira a consolidare la cultura dell'accoglienza e del dialogo tra i popoli italiano, israeliano e palestinese.

Anche lo sport, veicolo di stimoli e valori umani e morali, può aiutare il mondo ad essere più fraterno e solidale. Questa «Partita del cuore» vi incoraggi, cari amici di nazioni e culture diverse, a meglio conoscervi ed a progredire sul sentiero del mutuo rispetto e della reciproca stima. In questa simpatica gara vinca soprattutto la solidarietà e la pace.

Dallo Stadio Olimpico si diffonda così il vostro messaggio di speranza: anche lo sport può contribuire a costruire la pace.

IOANNES PAULUS PP. II


UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DELL’UNIONE INTERNAZIONALE


DEGLI ISTITUTI DI ARCHEOLOGIA, STORIA


E STORIA DELL’ARTE


Venerdì, 26 maggio 2000

Signore e Signori,


1. Sono lieto di accogliervi, voi che siete membri dell'Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell'Arte di Roma. Saluto in modo particolare il vostro Presidente, il Professor Krysztof Zaboklicki.

La missione che è stata assegnata alla vostra unione internazionale dai suoi fondatori è quella di servire la storia e l'arte valorizzando le numerose testimonianze che Roma possiede della civiltà occidentale, della cultura cristiana e della vita della Chiesa. È un patrimonio prezioso che si è formato nel corso dei secoli passati. Attenti a conservare, a studiare e a trasmettere questa eredità tramandata dai popoli, siete come gli amministratori di un tesoro inestimabile dal quale occorre, come fa lo scriba del Vangelo, trarre incessantemente del nuovo e dell'antico, passando per compiti laboriosi e nascosti.

Non avete esitato a mettere a disposizione dei ricercatori e degli studenti una banca di dati bibliografici, costituita sotto l'egida dell'Unione romana delle Biblioteche scientifiche, in relazione con la Biblioteca Apostolica Vaticana. Sono lieto di questo considerevole strumento di lavoro, come pure delle borse di studio che offrite a giovani ricercatori e delle cooperazioni internazionali che sviluppate; tutto ciò crea legami che superano le frontiere, le culture e le generazioni; è inoltre un vettore dell'evangelizzazione e della pace. La Chiesa riconosce il ruolo insostituibile dei beni culturali per la promozione di un autentico umanesimo e di una pace duratura fra le nazioni.

210 "Mediante l'universalità della cultura, i popoli, lungi dal farsi concorrenza e dall'opporsi gli uni agli altri, si compiacciono nel completarsi reciprocamente, ognuno apportando i propri doni e ognuno beneficiando dei doni di tutti gli altri" (cfr Pio XII, Allocuzione al Comitato Internazionale per l'unità e l'universalità della Cultura, 14 novembre 1951). Vi incoraggio dunque ad essere gli instancabili protagonisti di una solidarietà internazionale, che invita a credere che la fraternità umana è possibile in una stessa ricerca di ciò che è vero e buono.

2. La diffusione della cultura artistica e storica in tutti i settori della società fornisce agli uomini del nostro tempo i mezzi per ritrovare le proprie radici e per attingervi gli elementi culturali e spirituali per edificare la loro vita personale e comunitaria. Lo stesso Apostolo Paolo, davanti all'Areopago di Atene, non fece scoprire a quanti lo ascoltavano che l'arte manifesta una ricerca spirituale che spinge l'uomo ad andare al di là della realtà materiale (cfr
Ac 17,19-31)? Ogni uomo, ogni società, ha bisogno di una cultura che apra a un sano cammino antropologico, alla vita morale e spirituale.

In effetti, come diceva opportunamente il teologo Hans Urs von Balthasar, vi è un rapporto fra l'estetica e l'etica (cfr La gloria e la Croce, Introduzione). L'arte invita a sviluppare la bellezza dell'esistenza, vivendo pienamente le esigenze morali, e ad andare instancabilmente alla ricerca della verità.

3. Nella sua dimensione di gratuità, l'arte permette di pensare che non si possa ridurre l'uomo e la società all'efficacia a ogni costo. I beni culturali hanno proprio questa funzione di aprire l'uomo al senso del mistero e alla rivelazione dell'assoluto, essendo forieri di un messaggio. Da parte sua, l'arte religiosa annuncia alla sua maniera il divino e dispone l'animo alla contemplazione dei misteri cristiani, facendo comprendere mediante l'espressione simbolica ciò che le parole hanno molta difficoltà a esprimere, invitando alla preghiera trinitaria e al culto dei santi.

Vi ringrazio per tutta l'opera realizzata dalla vostra unione internazionale e, affidandovi all'intercessione della Théotokos, il cui mistero ha ispirato numerosi artisti, vi imparto di tutto cuore, in pegno della mia stima, una particolare benedizione apostolica, che estendo volentieri alle vostre famiglie e a tutti i membri delle vostre diverse istituzioni.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AI MEMBRI DEL CONSIGLIO GENERALIZIO


DEI MISSIONARI DI SAN FRANCESCO DI SALES


Ai missionari di san Francesco di Sales

Vi saluto con affetto mentre il Capitolo Generale della vostra congregazione è riunito a Roa. In particolare, saluto il Superiore Generale, Padre Émile Mayoraz, i membri del Consiglio, i Provinciali e i rappresentanti delle nove Provincie della Congregazione. Mi unisco a tutti voi nel rendere grazie a Dio per le numerose grazie concesse alla Chiesa attraverso l'opera generosa e devota dei vostri membri fin dalla fondazione della Congregazione da parte di Padre Pierre-Marie Mermier nel 1838.

La decisione di Padre Mermier di fondare i Missionari di san Francesco di Sales gli fu suggerita dalle necessità spirituali della società francese del suo tempo.

In seguito agli sconvolgimenti dei primi anni del XIX secolo, il conseguente declino della conoscenza e della pratica religiose richiese un approccio missionario ben determinato per risvegliare le persone dall'apatia ed esortarle a convertirsi. Ispirato dalla semplicità, dalla benevolenza e dalla fiducia di san Francesco di Sales, Padre Mermier imitò il suo fervore evangelizzatore e rapidamente radunò intorno a sé un gruppo di sacerdoti impegnati nella preghiera, nello studio e nell'opera missionaria secondo lo spirito del Vescovo santo di Ginevra.

Oggi, quello stesso spirito continua a ispirare la vostra Congregazione, che è presente in molte parti del mondo e continua a crescere e a fare progressi. Guidati dalla profonda spiritualità e dalla creatività evangelica del vostro Fondatore, guardate san Francesco di Sales, vostro patrono celeste, e cercate di realizzare il suo insegnamento e il suo esempio nel vostro apostolato.

Il Capitolo Generale si è riunito per riflettere sul vostro impegno missionario, sulle vostre attività educative e sull'apostolato sociale e per rivitalizzare la vostra dedizione all'opera di evangelizzazione. Ho fiducia nel fatto che questa sarà un'occasione per tutti voi per rafforzarvi nella carità, per imitare la resa del vostro patrono alla volontà di Dio e "per riflettere il suo amore verso Dio e verso il prossimo, il suo zelo apostolico, la sua umiltà e la sua semplicità, la sua gioia e il suo ottimismo, il suo atteggiamento accogliente e la sua simpatia per tutto ciò che è umano" (Costituzione, n. 13).


GPII Discorsi 2000 22052