GP2 Discorsi 2001 17


AI PARTECIPANTI AL SIMPOSIO


"A DIECI ANNI DALL'ENCICLICA REDEMPTORIS MISSIO"


Sabato, 20 gennaio 2001

Venerati Fratelli nell'Episcopato,

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con viva gioia vi accolgo in occasione del vostro interessante Simposio, che si tiene a dieci anni dalla pubblicazione dell'Enciclica Redemptoris missio. Ringrazio quanti hanno organizzato questo Convegno e tutti saluto con affetto. In particolare, saluto e ringrazio il Signor Cardinale Jozef Tomko per le gentili parole con cui ha introdotto questo incontro.

Il presente Simposio, all'alba del nuovo millennio, intende porre in luce il valore primario che l'evangelizzazione riveste nella vita della Comunità ecclesiale. In effetti, la missione ad gentes è il primo compito affidato da Cristo ai suoi discepoli. Risuonano, al riguardo, quanto mai eloquenti le parole del divino Maestro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi ... fino alla fine del mondo" (Mt 28,18-20). E la Chiesa, sempre memore del comando del Signore, non cessa di prendersi cura dei suoi membri, di rievangelizzare coloro che si sono allontanati, e di proclamare la Buona Novella a coloro che ancora non la conoscono. "Senza la missione ad gentes - scrivevo in proposito nell'Enciclica che quest'oggi ricordiamo - la stessa dimensione missionaria della Chiesa sarebbe priva del suo significato fondamentale e della sua attuazione esemplare" (Redemptoris missio RMi 34).

18 Tenendo presente tutto ciò, fin dall'inizio del mio pontificato ho invitato ogni persona e popolo ad aprire le porte a Cristo. Quest'ansia missionaria mi ha spinto ad intraprendere molti viaggi apostolici; a connotare sempre più con un'apertura missionaria l'intera attività della Sede Apostolica ed a favorire un costante approfondimento dottrinale del compito apostolico che è di ogni battezzato. Ecco il contesto in cui è nata l'Enciclica Redemptoris missio, di cui celebriamo il decimo anniversario.

2. Quando, dieci anni or sono, pubblicai quest'Enciclica, ricorreva il venticinquesimo dell'approvazione del Decreto missionario Ad gentes del Concilio Vaticano II. In qualche modo, pertanto, l'Enciclica poteva essere come la commemorazione dell'intero Concilio, il cui scopo fu di rendere più comprensibile il messaggio della Chiesa e più efficace la sua azione pastorale per la diffusione della salvezza di Cristo nel nostro tempo.

Non si trattava, però, di un testo semplicemente commemorativo ed evocatore delle intuizioni conciliari. Riprendendo i grandi temi trinitari delle mie prime tre Encicliche, intendevo piuttosto sottolineare con vigore la perenne urgenza che la Chiesa avverte del proprio mandato missionario, e indicare le vie nuove della sua realizzazione fra gli uomini dell'epoca attuale.

Queste motivazioni vorrei qui ribadire, poiché l'azione missionaria verso i popoli e i gruppi umani non ancora evangelizzati rimane necessaria, particolarmente in alcune aree del mondo e in determinati contesti culturali. Basti pensare al continente asiatico, dove vive la maggioranza dei non cristiani, e a zone dell'Africa, dell'Oceania e dell'America Latina. A ben vedere, poi, la missione ad gentes si rende in questi anni ovunque necessaria, a causa dei rapidi e massicci flussi migratori che portano gruppi non cristiani in regioni di consolidata tradizione cristiana.

Al centro dell'attività missionaria sta l'annuncio di Cristo, la conoscenza e l'esperienza del suo amore. A questo mandato esplicito di Gesù la Chiesa non può sottrarsi, perché priverebbe gli uomini della «Buona Novella» della salvezza. Quest'annuncio non toglie l'autonomia propria di alcune attività come il dialogo e la promozione umana, ma, al contrario, le fonda nella carità diffusiva e le finalizza ad una testimonianza sempre rispettosa degli altri nell'attento discernimento di ciò che lo Spirito suscita in essi.

3. Si è appena concluso l'Anno giubilare, che ha segnato per la Chiesa un provvidenziale sussulto di entusiasmo religioso. Ai credenti d'ogni età e d'ogni cultura ho indicato, con la Lettera apostolica Novo millennio ineunte, l'esigenza di riprendere il largo, ripartendo da Cristo. E' chiaro che questo comporta per la missione ad gentes un nuovo vigore, un rinnovamento di metodi pastorali. Se ogni popolo e nazione ha diritto a conoscere il lieto messaggio della salvezza, è nostro precipuo dovere aprire loro le porte verso Cristo, mediante l'annuncio e la testimonianza. E se talora la proclamazione del Vangelo e la pubblica adesione a Cristo sono per varie ragioni impedite, resta sempre al cristiano la possibilità di collaborare all'opera della salvezza attraverso la preghiera, l'esempio, il dialogo, il servizio umanitario.

La Chiesa, radicata nell'amore trinitario, è missionaria per natura, ma occorre che lo diventi di fatto in tutte le sue attività. E lo sarà se vivrà pienamente la carità che lo Spirito diffonde nel cuore dei credenti e che - come insegnano i Padri - è "l'unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. E' il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere" (ivi, 60).

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, sono passati dieci anni da quando, con l'Enciclica Redemptoris missio, intesi mobilitare la Chiesa ad una globale missione ad gentes. Ripeto quest'invito ora, all'inizio di un nuovo secolo e millennio. Ogni Chiesa particolare, ogni comunità, ogni associazione e gruppo cristiano si senta corresponsabile di questa vasta azione là dove vive ed opera. In effetti, ci sono oggi per tutti gli stati di vita nella Chiesa - per sacerdoti, religiosi, religiose, laici - possibilità inedite di cooperazione. Si moltiplicano le situazioni che mettono i fedeli di Cristo a contatto con i non cristiani. Ci sono istanze che permettono di operare pure a livello internazionale per tutelare i diritti umani, per promuovere il bene comune e migliori condizioni per la diffusione del messaggio della salvezza (cfr ivi, 82).

Mai, però, si deve dimenticare che la fedeltà dell'evangelizzatore al suo Signore sta alla base dell'attività missionaria. Più la vita è santa, più efficace risulta questa sua missione. L'appello alla missione è appello incessante alla santità. Come non ricordare quanto, in proposito, scrivevo nell'Enciclica? "L'universale vocazione alla santità - notavo allora e ripeto quest'oggi - è strettamente collegata all'universale vocazione alla missione: ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione" (ivi, 90). Solo in questo modo la luce di Cristo, riflesso sul volto della Chiesa, potrà illuminare anche gli uomini della nostra epoca.

E' questo il compito principale del Successore di Pietro, chiamato a garantire e promuovere la comunione e la missione universale della Chiesa. E' dovere della Curia Romana e dei Vescovi che condividono con lui un così alto ministero. E' responsabilità, altresì, a cui non si possono sottrarre i credenti d'ogni età e condizione.

Consci di tale responsabilità, rispondiamo pure noi generosamente, Fratelli e Sorelle carissimi, a quest'appello senza soste dello Spirito Santo. Interceda per noi Maria, Stella della nuova evangelizzazione, e ci aiutino con il loro esempio e la loro protezione i santi Patroni Teresa di Gesù Bambino e Francesco Saverio.

19 Con tali sentimenti, benedico volentieri tutti voi e il servizio ecclesiale che quotidianamente svolgete.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLE SUORE AGOSTINIANE

Lunedì, 22 gennaio 2001




Carissime Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi quest'oggi e di porgervi il mio cordiale benvenuto, a conclusione delle celebrazioni per il 150° anniversario della morte della Madre Maria Teresa Spinelli, Fondatrice della vostra Congregazione religiosa. Vi saluto tutte con affetto. Uno speciale pensiero desidero riservare alla Superiora Generale, Madre Atanasia Buhagiar, alle sue Consigliere ed a quanti, a vario titolo, compongono il Comitato organizzatore delle feste centenarie. Con questa visita, voi intendete riaffermare sincera devozione al Vicario di Cristo e piena adesione al Suo magistero, nello spirito della vostra Fondatrice, che vi ha lasciato in eredità la consegna di una fedeltà senza riserve al Successore di Pietro.

A questa donna straordinaria giustamente voi guardate con profonda ammirazione. Nata a Roma nel 1789, e votatasi allo stato religioso nel 1827, essa seppe farsi umile e generosa imitatrice di Santa Rita da Cascia. Sono certo che la rivisitazione, che in questo anno voi avete svolto, delle fonti della sua spiritualità e della sua opera susciterà in ognuna di voi, sue figlie spirituali, una viva consapevolezza della validità e dell'attualità del suo metodo apostolico. Potrete così offrire un significativo contributo all'impegno della nuova evangelizzazione, che interessa l'intera Comunità ecclesiale.

2. In occasione di questa significativa ricorrenza, è vostro intendimento riflettere sulle intuizioni carismatiche che hanno segnato il nascere della vostra Famiglia religiosa. Questo ritorno alle radici, che la Chiesa propone con insistenza agli Istituti religiosi, non è un guardare con nostalgia al passato. E' piuttosto un riprendere nel presente, con rinnovato entusiasmo, l'impegno delle origini, mantenendo inalterato lo spirito dei Fondatori, pur con gli opportuni adattamenti che le mutate esigenze dei tempi impongono.

Si è appena concluso l'Anno Santo e con la Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho voluto invitare la Chiesa a "prendere il largo". Questo ripeto a voi, carissime Sorelle: occorre ripartire da Cristo! Sì, anche per voi è questo l'impegno prioritario. Non staccate lo sguardo dal volto del Signore: contemplatelo nell'orazione senza sosta e servitelo mediante l'azione caritativa fra i piccoli e i bisognosi.

Vostro sforzo sia armonizzare la dimensione contemplativa e l'impulso missionario, che costituiscono i due pilastri fondamentali della vostra identità religiosa, secondo l'esempio coinvolgente della Madre Spinelli.

3. Chi permane in un contatto incessante con il Signore è in grado di meglio rispondere alle attese degli uomini, specialmente di chi è in difficoltà. "Il Cristo raggiunto nella contemplazione è lo stesso che vive e soffre nei poveri" (Vita consecrata VC 82). Ciò comprese bene la vostra Fondatrice, che ne trasse la spinta ad offrire il calore d'una famiglia a tante creature prive di quella naturale. Solo chi ha incontrato personalmente Cristo può parlare di Lui con efficacia al cuore dei fratelli e condurli a fare un'esperienza così profonda della sua amicizia da sentirsene interiormente toccati e trasformati.

La vostra Madre Fondatrice e le sue prime compagne, imbevute di spiritualità agostiniana, poterono realizzare un modello di comunione improntato a quello della prima comunità apostolica. Su questa linea dovete continuare a camminare anche voi, ben memori che la centralità della vita fraterna, espressa nella Regola di Agostino di Ippona, si condensa nell'essere realmente "cor unum et anima una in Deum".

3. Carissime Sorelle! Voi siete parte viva della Chiesa, e la vostra Madre Fondatrice amava ripetere: "Di cuore offro a Dio questa mia vita per consumarmi a vantaggio della Chiesa e dei poveri peccatori". Seguite il suo esempio; camminate sulle sue orme, pregando comunitariamente ed ogni giorno per quanti si adoperano per la preservazione della fede e per la diffusione del messaggio evangelico.

20 Imploro su ciascuna di voi la continua assistenza della Vergine Santa, perché, aiutate da Lei, Madre e modello di ogni consacrazione, possiate essere fedeli alla vostra vocazione.

Con tali voti, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica a voi, al Consiglio Generale, ai membri della vostra Famiglia religiosa ed a quanti si uniscono a voi in questa significativa ricorrenza giubilare.




IN OCCASIONE DELL'INCONTRO CON LE DELEGAZIONI


DELLE ALTRE CHIESE E COMUNITÀ ECCLESIALI


NELL’ABBAZIA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA


Giovedì, 25 gennaio 2001




Sono molto lieto di questo momento conviviale, che mi offre l'occasione propizia per esprimere nuovamente la mia gratitudine a ciascuno di voi, venerati e cari Fratelli, che avete voluto prendere parte all'odierna celebrazione.

Chers Frères, je suis heureux de passer ce moment convivial avec vous, profitant de l'occasion pour vous remercier de votre présence cordiale à la célébration de clôture de la Semaine de prière pour l'unité.

Our common prayer at the Tomb of the Apostle Paul has been a source of great joy for me. I give thanks to the Lord for this moving sign of our commitment to Christian unity at the beginning of the Third Millennium. In a very special way, then I wish to express my gratitude to each of you for your presence today. May Christ, "the way, and the truth, and the life", continue to guide and sustain us in fidelity to his will that all may be one.

Ich freue mich, daß uns diese Stunde des brüderlichen Miteinanders geschenkt ist, nachdem wir vorher im gemeinsamen Gebet unsere Anliegen vor Gott getragen haben.

Desidero specificamente ringraziare

- la Delegazione del Patriarcato ecumenico, in rappresentanza di Sua Santità Bartholomaios I, Patriarca ecumenico;

- la Delegazione del Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria, in rappresentanza di Sua Beatitudine Petros VII, Patriarca greco-ortodosso d'Alessandria e di tutta l'Africa;

- la Delegazione del Patriarcato greco-ortodosso d'Antiochia, in rappresentanza di Sua Beatitudine Ignace IV Hazim, Patriarca greco-ortodosso d'Antiochia e di tutto l'Oriente;

21 - la Delegazione del Patriarcato di Mosca, in rappresentanza di Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie;

- la Delegazione del Patriarcato di Serbia, in rappresentanza di Sua Beatitudine Pavle, Patriarca serbo;

- la Delegazione del Patriarcato ortodosso di Romania, in rappresentanza di Sua Beatitudine Teoctist, Patriarca della Chiesa ortodossa Romena;

- la Delegazione della Chiesa ortodossa di Bulgaria, in rappresentanza di Sua Beatitudine Maxime, Metropolita di Sofia e Patriarca di Bulgaria;

- la Delegazione della Chiesa ortodossa di Grecia, in rappresentanza di Sua Beatitudine Christódoulos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia;

- la Delegazione della Chiesa ortodossa di Polonia, in rapprsentanza di Sua Beatitudine Sawa, Metropolita ortodosso di Varsavia e di tutta la Polonia;

- la Delegazione della Chiesa ortodossa d'Albania, in rappresentanza di Sua Beatitudine Anastas, Arcivescovo di Tirana, Durres e di tutta l'Albania;

- la Delegazione del Patriarcato copto-ortodosso d'Alessandria, in rappresentanza di Sua Santità Shenouda III, Papa d'Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco;

- la Delegazione del Patriarcato ortodosso d'Etiopia, in rappresentanza di Sua Santità Abba Paulos, Patriarca d'Etiopia;

- la Delegazione del Patriarcato siro-ortodosso d'Antiochia, in rappresentanza di Sua Santità Mar Ignatius Zakka I Iwas, Patriarca siro-ortodosso d'Antiochia e di tutto l'Oriente;

- la Delegazione della Chiesa ortodossa sira del Malankar, in rappresentanza di Sua Santità Mar Baseios Marthoma Mathew II, Catholicos of the East;

22 - la Delegazione della Chiesa Apostolica Armena, in rappresentanza di Sua Santità Karekin II, Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni;

- la Delegazione del Catholicossato di Cilicia degli Armeni (Atelias, Libano), in rappresentanza di Sua Santità Aram I, Catholicos di Cilicia;

- la Delegazione della Chiesa assira dell'Oriente, in rappresentanza di Sua Santità Mar Dinkha IV, Catholicos e Patriarca della Chiesa assira dell'Oriente;

- la Delegazione della Comunione Anglicana, in rappresentanza dell'Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana, Sua Grazia George L. Carey;

- e, infine, le Delegazioni

della Federazione Luterana Mondiale;
dell'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate;
del Consiglio Metodista Mondiale;
dell'Alleanza Battista Mondiale;
del Consiglio ecumenico delle Chiese.

Viva riconoscenza esprimo altresì all'Abate Generale, all'Abate ed alla Comunità monastica di San Paolo, che ancora una volta hanno offerto la loro generosa disponibilità e ospitalità. Il Signore sia largo di benedizioni con ciascuno di voi e ricolmi dei suoi doni le vostre comunità.

23 Au terme de notre rencontre, je demande au Seigneur de vous bénir, vous et vos communautés, pour qu'ensemble nous témoignions chaque jour davantage du Christ ressuscité.

May the Lord bestow his abundant blessings upon each of you and upon the communities which you represent

Liebe Brüder, der Herr lasse sein Licht über euch leuchten und schenke euren Gemeinschaften Frieden und Heil.

Speriamo che io possa andare sulle orme di Abramo dopo questo Anno giubilare.




AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE


DI MUSICA SACRA, PROMOSSO DAL


PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA


Sabato, 27 gennaio 2001




Signor Cardinale,
Cari amici,

1. Saluto cordialmente tutti voi, partecipanti al Congresso internazionale di Musica Sacra, ed esprimo la mia viva gratitudine alle autorità che hanno promosso l’incontro, il Pontificio Consiglio per la Cultura, l’Accademia Nazionale di santa Cecilia, il Pontificio Istituto di Musica Sacra, il Teatro dell’Opera di Roma e la Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Un grazie particolare va al Cardinale Paul Poupard per le gentili parole di saluto, che mi ha rivolto a vostro nome.

Sono lieto di accogliervi, compositori, musicisti, esperti di liturgia e insegnanti di musica sacra, venuti da tutto il mondo. Le vostre competenze assicurano a questo Congresso una reale qualità artistica e liturgica e un'incontestabile dimensione universale. Porgo il benvenuto ai qualificati rappresentanti del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, del Patriarcato della Chiesa ortodossa russa e della Federazione luterana mondiale, la cui presenza costituisce uno stimolante appello a mettere in comune i nostri tesori musicali. Simili incontri permetteranno di progredire lungo il cammino dell'unità attraverso la preghiera che trova una delle sue più belle espressioni nei nostri patrimoni culturali e spirituali. Saluto infine con rispetto e riconoscenza i Rappresentanti della Comunità ebraica che hanno voluto apportare la loro esperienza specifica agli esperti di musica sacra cristiana.

2. "Il canto di lode, che risuona eternamente nelle sedi celesti, e che Gesù Cristo sommo sacerdote introdusse in questa terra di esilio, la Chiesa lo ha conservato con costanza e fedeltà nel corso di tanti secoli e lo ha arricchito di una mirabile varietà di forme". La Costituzione Apostolica Laudis canticum, con la quale Papa Paolo VI ha promulgato nel 1970 l'Ufficio divino, nella dinamica del rinnovamento liturgico inaugurato dal Concilio Vaticano II, esprime subito la vocazione profonda della Chiesa, chiamata a vivere il servizio quotidiano dell'azione di rendimento di grazie in una continua lode trinitaria. La Chiesa dispiega il suo canto perpetuo nella polifonia delle molteplici forme d'arte. La sua tradizione musicale costituisce un patrimonio di valore inestimabile, poiché la musica sacra è chiamata a tradurre la verità del mistero che si celebra nella liturgia (cfr Sacrosactum Concilium, n. 112).

Seguendo l'antica tradizione ebraica (cfr 1Ch 16,4-9 1Ch 16,23 Ps 80), di cui Cristo e gli Apostoli si erano nutriti (cfr Mt 26,30 Ep 5,19 Col 3,16), la musica sacra si è sviluppata nel corso dei secoli in tutti i continenti, secondo il genio proprio delle culture, manifestando il magnifico slancio creativo compiuto dalle diverse famiglie liturgiche d'Oriente e d'Occidente. L'ultimo Concilio ha raccolto l'eredità del passato e ha realizzato un lavoro sistematico prezioso in un'ottica pastorale, dedicando alla musica sacra un intero capitolo della costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium. Al tempo di Papa Paolo VI la Sacra Congregazione dei Riti precisò la messa in atto di questa riflessione nell'Istruzione Musicam sacram (5 marzo 1967).

24 3. La musica sacra è parte integrante della liturgia. Il canto gregoriano, riconosciuto dalla Chiesa come "proprio della liturgia romana" (Ibidem n. 116), è un patrimonio spirituale e culturale unico e universale, che ci è stato trasmesso come l'espressione musicale più limpida della musica sacra, al servizio della Parola di Dio. La sua influenza sullo sviluppo della musica in Europa è stata considerevole. Il dotto lavoro paleografico dell'Abbazia di Saint-Pierre de Solesmes e l'edizione delle raccolte di canto gregoriano promosse da Papa Paolo VI, così come il moltiplicarsi dei cori gregoriani, hanno contribuito al rinnovamento della liturgia e della musica sacra in particolare.

La Chiesa, sebbene riconosca il ruolo preminente del canto gregoriano, si mostra accogliente anche verso altre forme musicali, soprattutto la polifonia. In ogni caso, è opportuno che queste diverse forme musicali siano conformi "allo spirito dell'azione liturgica" (Ibidem). In questa prospettiva, particolarmente suggestiva è l'opera di Pier Luigi da Palestrina, il maestro della polifonia classica. La sua ispirazione fa di lui un modello per i compositori di musica sacra, che egli pose al servizio della liturgia.

4. Il XX secolo, in particolare la sua seconda metà, ha assistito allo sviluppo del canto popolare religioso, in linea con il desiderio espresso dal Concilio Vaticano II che questa forma di canto fosse promossa "con impegno" (Sacrosanctum Concilium
SC 118). Essa è particolarmente adatta alla partecipazione dei fedeli sia nelle pratiche devozionali sia nella liturgia stessa. Richiede creatività poetica e compositiva per svelare al cuore dei fedeli il significato più profondo del testo di cui la musica è strumento. Ciò vale anche per la musica tradizionale, per la quale il Concilio ha espresso grande stima, chiedendo che le venisse dato "il posto conveniente, tanto nella educazione del senso religioso di quei popoli, quanto nell'adattare il culto alla loro indole" (Ibidem, n. 118).

Il canto popolare, che è un vincolo di unità e un'espressione gioiosa della comunità orante, promuove l'annuncio dell'unica fede e dona alle grandi assemblee liturgiche una solennità incomparabile e raccolta. Durante il Grande Giubileo ho avuto la gioia di vedere e ascoltare numerosi fedeli riuniti a Piazza San Pietro che celebravano all'unisono il rendimento di grazie della Chiesa. Ringrazio ancora una volta quanti hanno contribuito alle celebrazioni giubilari: l'uso delle risorse della musica sacra, in particolare durante le celebrazioni papali è stato esemplare. Il canto gregoriano, la polifonia classica e contemporanea, gli inni popolari, in particolare l'Inno del Grande Giubileo, hanno reso possibile celebrazioni liturgiche ferventi e di alta qualità. Anche la musica organistica e quella strumentale hanno trovato il loro posto nelle celebrazioni giubilari e hanno offerto un contributo magnifico all'unità dei cuori nella fede e nell'amore, trascendendo la diversità di lingue e culture.

L'anno giubilare è stato anche testimone di numerosi eventi culturali, in particolare concerti di musica religiosa. Questa forma di espressione musicale, che è un'estensione della musica sacra in senso stretto, è particolarmente significativa. Oggi, commemorando il centenario della morte del grande compositore Giuseppe Verdi che tanto dovette all'eredità cristiana, desidero ringraziare i compositori, i direttori, i musicisti, i cantanti e anche i responsabili delle società, delle organizzazioni e delle associazioni musicali per gli sforzi volti a promuovere un repertorio culturalmente ricco, che esprime i grandi valori legati alla rivelazione biblica, alla vita di Cristo e dei santi e ai misteri di vita e di morte celebrati dalla liturgia cristiana. La musica religiosa edifica ponti che collegano il messaggio di salvezza con coloro che, pur non accettando ancora del tutto Cristo, sono sensibili alla bellezza, perché "la bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente" (Lettera agli Artisti, n. 16). La bellezza rende possibile un dialogo fecondo.

5. L’applicazione degli orientamenti del Concilio Vaticano II circa il rinnovamento della musica sacra e del canto liturgico – in particolare nei Cori, nelle Cappelle musicali e nelle Scholae Cantorum – chiede oggi una solida formazione ai pastori e ai fedeli sul piano culturale, spirituale, liturgico e musicale. Essa domanda inoltre una riflessione approfondita per definire i criteri di costituzione e di diffusione di un repertorio di qualità, che permetta all’espressione musicale di servire in maniera appropriata al suo fine ultimo che è “la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (Sacrosanctum Concilium SC 112). Ciò vale in particolare per la musica strumentale. Anche se l’organo a canne rimane lo strumento per eccellenza della musica sacra, le composizioni musicali odierne integrano formazioni strumentali sempre più diversificate. Auspico che tale ricchezza aiuti la Chiesa orante, affinché la sinfonia della sua lode si accordi con il “diapason” di Cristo Salvatore.

6. Cari amici musicisti, poeti e liturgisti, il vostro apporto è indispensabile. “Quante composizioni sacre sono state elaborate nel corso dei secoli da persone profondamente imbevute del senso del mistero! Innumerevoli credenti hanno alimentato la loro fede alle melodie sbocciate dal cuore di altri credenti e divenute parte della liturgia o almeno aiuto validissimo al suo decoroso svolgimento. Nel canto la fede si sperimenta come esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dell'intervento salvifico di Dio” (Lettera agli Artisti, n. 12).

Sono certo della vostra generosa collaborazione per conservare ed incrementare il patrimonio culturale della musica sacra al servizio di una liturgia fervorosa, luogo privilegiato di inculturazione della fede e di evangelizzazione delle culture. Vi affido per questo all’intercessione della Vergine Maria, che ha saputo cantare le meraviglie di Dio, ed imparto con affetto a voi e alle persone a voi care l’Apostolica Benedizione.




ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE MAESTRE PIE FILIPPINI


Lunedì, 29 gennaio 2001




Carissime Figlie di Santa Lucia Filippini!

1. Sono lieto di accogliervi ed a ciascuna porgo un cordiale benvenuto. Vi ringrazio per questa visita, con la quale, in occasione del vostro Capitolo Generale Ordinario, intendete rinnovare l’espressione della vostra piena fedeltà e adesione al Successore di Pietro.

25 Voi operate da anni in diversi Paesi del mondo e con amore vi ponete al servizio del Vangelo, attente alle necessità dei piccoli, dei poveri e dei sofferenti, cercando di ispirare il vostro ministero educativo a Gesù Maestro, in uno stile di sequela che fa leva sull'amore sponsale. Continuate su questa strada, cooperando a diffondere il Vangelo della carità nei nuovi campi di apostolato che il Signore vi affida. L'esperienza, maturata dal vostro Istituto in lunghi anni di servizio a Cristo e alla Chiesa, costituisce, all'inizio del nuovo millennio, una felice premessa per una ancor più feconda stagione di vita consacrata ed apostolica.

2. Il vostro Capitolo Generale si svolge quando si è appena concluso il Grande Giubileo dell'Anno 2000. Esso tocca un tema che è per voi di grande interesse: "Le Costituzioni, lampada ai miei passi, luce sul mio cammino" (
Ps 118). La scelta dell'argomento intende porre in evidenza la necessità di un rinnovato riferimento alla Regola, perché in essa e nelle Costituzioni è racchiuso un itinerario di sequela qualificato da uno specifico carisma autenticato dalla Chiesa (cfr Vita consecrata VC 37).

Obiettivo fondamentale del Capitolo è, pertanto, quello di consentire ai membri una più consapevole interiorizzazione delle Costituzioni, per vivere un'autentica spiritualità comunitaria, che sia testimonianza profetica dei valori del Regno. Di fronte al dilagare di una mentalità secolarizzata, l'osservanza fedele della Regola vi sarà, care Sorelle, di valido aiuto per rafforzarvi nella tensione verso l'Assoluto, non conformandovi allo spirito di questo mondo, ma progredendo giorno dopo giorno nella conformazione a Cristo.

L'assemblea capitolare vi offre l'opportunità di riandare, con umiltà e coraggio, alle origini del vostro Istituto, attingendovi più intenso vigore per rispondere alle sfide che si presentano ora alla vostra intraprendenza apostolica. E' guardando alla singolare esperienza del Card. Marcantonio Barbarigo e della giovane Lucia Filippini che voi potrete realizzare l'auspicato rinnovamento delle strutture e dei metodi, mantenendo saldo il riferimento alla Regola e alle Costituzioni, che racchiudono un itinerario di sequela di Cristo secondo il vostro specifico carisma educativo, pedagogico, assistenziale.Attraverso una maggiore adesione a Lui, pietra angolare, che "è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8), il dono che lo Spirito Santo ha fatto ai vostri Fondatori potrà continuare ad animare la vostra esperienza quotidiana.

3. Come non ripensare in questa circostanza a quando, verso la fine del 1600, il Cardinale Marcantonio Barbarigo, coadiuvato dalla giovane Lucia Filippini, avviò un’ampia azione di sostegno umano e spirituale dei giovani, dedicandosi pure al miglioramento della condizione femminile ed al risanamento morale e culturale del clero e del popolo? Fu proprio a tal fine che furono costituite, attorno al 1692, le “Scuole della Dottrina Cristiana” per le fanciulle del popolo, nella prospettiva del risanamento della famiglia e della società.  Nasceva così un corpo di maestre valido e stabile, capace di attuare, con fedeltà e creatività, quel progetto di intervento educativo che avevano ideato il Barbarigo e la giovane Lucia Filippini.

Il vostro Capitolo Generale, che si svolge all'alba del terzo millennio, costituisce quasi una sosta per considerare il cammino sinora compiuto e valutare l'inizio, più che mai promettente, di una nuova stagione di servizio ecclesiale in Italia, in Europa e nei territori di missione in cui siete presenti. La Chiesa, carissime Sorelle, si attende molto da voi: dal vostro esempio e dalla vostra generosa dedizione apostolica.

Voi siete chiamate ad esercitare un singolare ministero educativo, che si estrinsechi in costanti segni di amore, specialmente verso i poveri, e che, attraverso le scuole, favorisca non solo una solida crescita culturale degli alunni, ma anche il loro  consapevole avvicinamento alle perenni verità del Vangelo.

4. Perché possiate proseguire con frutto questo vostro apostolato, sia vostra cura prioritaria coltivare una spiritualità personale e comunitaria che sappia armoniosamente fondere la salvaguardia dell'interiorità e la generosa dedizione alle vostre molteplici attività apostoliche e caritative.    

Per raggiungere questo obiettivo, nel corso dei lavori capitolari avete opportunamente individuato nella formazione alla vita consacrata, nello spirito di preghiera, nella comunione fraterna e nella missione nella Chiesa e nel mondo, le vie privilegiate per continuare ad essere, sull'esempio dei Fondatori, una presenza significativa nel nostro tempo. Di fronte al dilagante indifferentismo religioso, siete chiamate a realizzare la vostra specifica missione, soprattutto nel campo scolastico, tenendo conto delle difficoltà connesse ai diversi contesti culturali e locali. Siate coraggiose ed entusiaste, senza lasciarvi condizionare dagli ostacoli di ogni genere che potete incontrare.

 Rivivete in voi il sentimento infuocato di Paolo, che esclamava: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Alla scuola dei vostri Fondatori, ponete il vostro apostolato sotto la protezione della Madre di Dio Maria, che la Chiesa venera "con affetto di pietà filiale come una Madre amatissima" (Lumen gentium LG 53). Sono certo che, in tal modo, susciterete nell’animo di numerose giovani il desiderio di incontrare Cristo e di servirlo con “cuore indiviso” nei fratelli deboli ed indifesi.

Con questi sentimenti, volentieri vi imparto, care Sorelle, una speciale Benedizione, che di cuore estendo a tutte le persone, specialmente giovani, verso le quali vi impegna il compito apostolico della vostra Famiglia religiosa.


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