GP2 Discorsi 2001 40

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I VESCOVI E I SACERDOTI


DEL PATRIARCATO DI ANTIOCHIA DEI GRECO-MELKITI (SIRIA)


PAROLE DEL SANTO PADRE


Lunedì, 12 febbraio 2001

Beatitudine, cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

Cari Amici,

Stiamo per concelebrare il Sacrificio del Signore. In Cristo si realizza la comunione nella fede e nell'amore dei Pastori e dei discepoli attorno al Successore di Pietro. La vostra presenza questa mattina è particolarmente significativa.

La saluto, cara Beatitudine Grégoire III, nuovo Patriarca della Chiesa greco-melkita, lei che nella comunione con il Vescovo di Roma apporta le ricchezze spirituali del popolo che il Signore le ha affidato, manifestando così la cattolicità della Chiesa. Prego Cristo di concederle in abbondanza i suoi doni, affinché possa essere ogni giorno, con l'insieme dei Vescovi e del clero, un Pastore secondo il cuore di Dio.

Il mio pensiero si volge alle comunità del suo Patriarcato, chiedendo al Signore di accompagnarle nella loro vita spirituale e nella testimonianza di fede e di speranza che possono offrire all'insieme della popolazione. Fondandosi sul dinamismo di cui siamo stati testimoni al centro del Grande Giubileo, possano esse rimanere intimamente unite a Cristo, per ottenere da Lui la forza della fede, il coraggio della speranza e l'audacia nell'annuncio del Vangelo! Che la Théotokos e i santi della vostra Chiesa intercedano per tutti voi!


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DEL PATRIARCATO


DI ANTIOCHIA DEI GRECO-MELKITI (SIRIA)


Lunedì, 12 febbraio 2001




Beatitudine,
41 Cari Fratelli nell'Episcopato,
Cari Fratelli e care Sorelle,

1. È con gioia che le braccia del Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, si aprono per accogliere il Patriarca dei Greco-Melkiti cattolici, venuto a celebrare la nostra piena comunione ecclesiale. Con questo gesto abbraccio spiritualmente i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli della Chiesa greco-melkita cattolica qui presenti, come pure tutti i suoi membri che oggi, con il loro impegno e spesso al prezzo di grandi difficoltà, proclamano la loro adesione a Cristo.
Non vi è simbolo più profondo del gesto liturgico che noi abbiamo compiuto: celebrare la pienezza della comunione ecclesiale condividendo il Corpo e il Sangue del Signore. In essi risplende l'unità della Chiesa, come pure la sua fede, la sua speranza e la sua carità. In essi gustiamo anticipatamente la gioia profonda che imploriamo dal Signore: quella del giorno in cui tutti i cristiani saranno riuniti, traendo dall'unico Pane e dall'unico Calice la forza di rendere una testimonianza unanime di evangelizzazione.

2. L'unione con la sede di Roma non sminuisce la vostra specificità né le vostre ricchezze, al contrario le fortifica e ne fa un dono prezioso che arricchisce l'intera cattolicità. Il Papa apprezza il vostro attaccamento e la vostra fedeltà alle tradizioni dell'Oriente cristiano, di cui siete giustamente fieri; auspica che esse vengano sempre gelosamente custodite e pienamente riscoperte, per essere accessibili agli uomini e alle donne di oggi e alimentare così la loro vita cristiana. Siete una Chiesa forte, coerente, radicata nella sua identità: abbiate cura di proseguire nel vostro impegno pastorale, valorizzando i tesori antichi e dando risposte adeguate agli interrogativi degli uomini di oggi. I vostri sforzi per integrarvi pienamente nell'ambito in cui i fedeli vivono dimostrano che il cristianesimo sa accogliere tutto ciò che vi è di buono nelle culture e allo stesso tempo può arricchire tali culture in modo fecondo.

Il vostro impegno ecumenico è particolarmente apprezzato. Vi esorto a trovare nella Liturgia Divina la forza sacramentale e lo sprone teologico per partecipare sempre più attivamente alla ricerca dell'unità, con un coraggio prudente, in unione con l'intera Chiesa cattolica, affinché giunga rapidamente il tempo della piena comunione.

3. Beatitudine, le formulo i miei voti fraterni affinché lo Spirito fecondi l'opera eminente alla quale è chiamato e Lei possa essere un modello per il popolo che le è stato affidato: sull'esempio del Buon Pastore, si prenda cura, con eguale amore, di tutte le pecore del gregge, edificandole con la sua preghiera di sacerdote, con l'amore appassionato del "pater et caput" che ha ricevuto la missione di guidarle, e con lo spirito di universalità che deriva dall'appartenenza alla Chiesa cattolica: ciò l'aiuterà a porre le sue decisioni e le sue scelte nell'ambito più vasto del bene della Chiesa e dell'umanità. Nel contesto tormentato del Medio Oriente, sia allo stesso tempo un ardente difensore dei deboli e un instancabile artefice di pace. Conservi sempre nel suo cuore un posto particolare per i suoi figli della diaspora affinché, sapendosi amati dal loro Pastore, si sentano sempre membri della loro Chiesa Madre, restando parimenti in fraterna unione con le altre comunità cattoliche locali e con i loro Pastori. Raggiunga tutti, non con la potenza e la ricchezza degli uomini, ma solo con l'amore disarmato della povertà di Cristo che, da ricco si è fatto povero, per arricchire tutti gli uomini.

4. Beatitudine, porga il mio saluto particolarmente riconoscente al suo venerato predecessore, il Patriarca Maximos V. Si devono al suo zelo pastorale numerose realizzazioni che hanno fatto progredire la Chiesa greco-melkita cattolica. Lo assicuri dell'affettuosa riconoscenza del Papa, che prega per lui e che chiede a Dio di concedergli l'abbondanza delle sue consolazioni.
Ritornando alla sua Sede, sia certo che la preghiera del Successore di Pietro l'accompagna. Che la cordialità del santo abbraccio che ci siamo scambiati sia un sostegno negli sforzi e nella gioia del suo impegno pastorale!

Con questi sentimenti, imparto a tutti di cuore la Benedizione Apostolica.




PER LA CELEBRAZIONE DEL SETTANTESIMO ANNIVERSARIO DI ATTIVITÀ DELLA RADIO VATICANA


Martedì, 13 febbraio 2001




42 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Volentieri rivolgo un cordiale benvenuto a tutti voi, che formate la grande famiglia della Radio Vaticana. Grazie per questa visita, che avete voluto rendermi nel settantesimo anniversario di fondazione della vostra benemerita emittente radiofonica.

Il mio affettuoso pensiero va a ciascuno di voi, che con intelligenza e dedizione la rendete ogni giorno strumento vivo ed efficiente al servizio della Sede Apostolica. L'odierno incontro mi offre l'occasione per esprimere a tutti la mia riconoscenza. Ringrazio particolarmente il Direttore Generale, Padre Pasquale Borgomeo, per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a vostro nome, illustrando al tempo stesso le molteplici attività da voi svolte, specialmente durante l'Anno Giubilare. Con lui saluto Padre Federico Lombardi, Direttore dei Programmi, e Padre Lino Dan, Direttore dei Servizi Tecnici. Nelle loro persone intendo raggiungere con pensiero grato tutti i Padri della Compagnia di Gesù, che sin dagli inizi hanno prestato il loro prezioso contributo in questa struttura, con genuino spirito di fedeltà al carisma di sant'Ignazio di Loyola.

Ed è anche per concretizzare questo mio apprezzamento che ho voluto annoverare tra i membri del Collegio Cardinalizio Padre Roberto Tucci, Presidente del vostro Comitato di gestione. A lui va il mio grazie più cordiale per l'opera svolta nell'ambito della Radio Vaticana, oltre che per avermi aiutato per lunghi anni nella realizzazione dei viaggi apostolici in tante parti del mondo.



2. Vogliamo oggi commemorare i settanta anni della Radio Vaticana. Come non elevare un inno di lode e di ringraziamento al Signore per aver concesso alla Chiesa di farsi, per amore del Vangelo, pioniera nel campo della comunicazione radiofonica? Ripenso a quel 13 febbraio del 1931, quando il mio venerato predecessore, il Papa Pio XI, con un profetico messaggio al mondo, inaugurava la prima stazione radio a raggio universale.

Da allora le vicende di quella che voi, con legittima fierezza, chiamate la "Radio del Papa" s'intrecciano con i drammi, le attese e le speranze dell'umanità. Per sette decenni la vostra emittente ha seguito gli eventi, esaltanti e tremendi, del secolo appena tramontato. Ha diffuso in ogni angolo del globo l'annuncio del Vangelo e la parola del Successore di Pietro. Sarebbe lungo enumerare i molteplici servizi resi alla Sede Apostolica. Vorrei limitarmi a ricordare il contributo dato al fruttuoso svolgimento del Grande Giubileo appena concluso, ed in particolare le trasmissioni speciali Jubilaeum, diffuse pure via Internet, con migliaia di ore di attività in varie lingue, con oltre 2500 ospiti in studio e quasi il doppio al telefono, ed un numero eccezionale di collegamenti. Questi programmi hanno coinvolto volontari, hanno tenuto contatti regolari con altre testate sparse nel mondo, curando appuntamenti speciali per i pellegrinaggi nazionali insieme a tante altre iniziative. Ancora una volta, grazie a tutti coloro che, in vari modi, hanno collaborato in questi settanta anni al quotidiano lavoro della Radio Vaticana. Un pensiero speciale e una preghiera per quanti, nel corso di questi anni, sono entrati nella vita eterna.



3. Per Statuto, alla Radio Vaticana è affidato il compito "di annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano e collegare il centro della cattolicità con i diversi Paesi del mondo, diffondendo la voce e gli insegnamenti del Romano Pontefice, informando sull'attività della Santa Sede, facendosi eco della vita cattolica nel mondo, orientando a valutare i problemi del momento alla luce del magistero ecclesiastico e nella costante attenzione ai segni dei tempi".

Questo testo trova un illuminante commento nelle parole che il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, da voi con ragione considerato il secondo fondatore della Radio Vaticana, vi indirizzò in occasione del quarantesimo anniversario: "Quale potenza acquista la voce! - egli diceva in tale circostanza - quale funzione è affidata alla Radio! Vi è mai servizio più congeniale con la nostra missione apostolica, quanto quello che voi, resi ministri della Parola, rendete alla causa del Vangelo e della Chiesa?" (27-2-1971, AAS LXIII [1971] p. 225).

Sì, la vostra missione primaria è diffondere il magistero, la parola e la voce stessa del Successore di Pietro; far conoscere attraverso le vostre antenne la vitalità della Chiesa, le sue iniziative di carità, le sue gioie, le sue sofferenze e le sue speranze. A questa singolare missione ecclesiale continuate a dedicarvi con ogni migliore energia per il bene dell'intero popolo cristiano. Il vostro è un qualificato e moderno contributo all'opera della nuova evangelizzazione in questo nostro tempo, che si caratterizza per l'estendersi e l'intensificarsi del fenomeno della comunicazione globale.



4. A questo proposito sono oggi dinanzi a voi due grandi sfide: la sfida tecnologica e quella editoriale. La prima, quella tecnologica, riguarda la produzione e la diffusione dei programmi. Da anni è stata opportunamente avviata la diffusione satellitare e telematica, con un decisivo incremento di ascoltatori, grazie alla ritrasmissione consentita a circa ottocento stazioni locali. Inoltre, l'introduzione della tecnica digitale, offrendo alla produzione inedite ed ampie possibilità, modifica notevolmente i profili professionali classici. Se la sfida tecnologica richiede risorse finanziarie e capacità tecniche e gestionali, quella editoriale impegna soprattutto capacità intellettuali e creative. Si tratta di dare alla ricchezza e alla densità dei contenuti da comunicare forme e linguaggi specifici del mezzo radiofonico, adeguati alla sua evoluzione ed efficaci per il raggiungimento degli obiettivi propri di un'emittente radiofonica al servizio della Chiesa.

Evangelizzare attraverso la radio significa offrire un'informazione professionalmente ineccepibile che, nel commento implicito e esplicito dei fatti, diventi quotidiana catechesi ancorata alla vita e all'esperienza dell'ascoltatore. Quest'azione evangelizzatrice esige sforzo continuo di adattamento, di aggiornamento, ma pure solida formazione umana, culturale e professionale, unita a salde motivazioni spirituali e missionarie. La capacità di annunziare efficacemente la Buona Novella poggia, prima di tutto, su un'intensa preghiera, sull'ascolto di Dio e su una coraggiosa fedeltà a Cristo, divino Comunicatore di salvezza.



43 5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Il settantesimo compleanno della Radio Vaticana cade all'inizio del terzo millennio e all'indomani della conclusione della straordinaria esperienza giubilare. Il dinamismo che il Grande Giubileo ha impresso alla Chiesa non può che sollecitarvi a ripartire, con umile coraggio, per un nuovo tratto di strada al servizio del Vangelo. Il Papa conta molto sul vostro aiuto per svolgere il suo ministero petrino, e vi chiede di farvi ogni giorno diffusori della verità che rende liberi.

Continuate a scrivere pagine interessanti della vostra storia, ricca già di nobili memorie. Le urgenze apostoliche della Chiesa, in questa fase di rapidi mutamenti, siano per voi uno stimolo ad andare avanti con entusiasmo. Rivolgo anche a voi l'esortazione che ho posto nella recente Lettera apostolica Novo millennio ineunte: "Ora dobbiamo guardare avanti, dobbiamo «prendere il largo», fiduciosi nella parola di Cristo: Duc in altum!" (n. 15). Prendete il largo e non temete, carissimi membri della grande famiglia della Radio Vaticana. E' dinanzi a voi un futuro non privo di ombre, nel quale tuttavia la speranza cristiana intravede promesse che non deludono. Non vi scoraggino le difficoltà, la limitatezza delle risorse e i vostri stessi limiti. Non vi turbi il sempre più accelerato cambiare di scenari, di strutture, di metodi e di modi di vivere.

"Duc in altum! - Prendi il largo!". Nel servizio della fede e dell'unità dei cristiani, nella difesa della vita e dei diritti umani, nell'annuncio di pace a tutti gli uomini di buona volontà, voi non siete soli: siete nel cuore della Chiesa. Siete presenti anche nella mia sollecitudine e nella mia preghiera d'ogni giorno.

Affido volentieri le vostre persone, il vostro lavoro ed i vostri progetti alla materna protezione di Maria, Stella dell'evangelizzazione. Accompagno i miei voti con una speciale Benedizione Apostolica, che estendo con affetto alle vostre famiglie ed ai milioni di ascoltatori sparsi nel mondo, ricchezza e vanto della Radio Vaticana.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO SPIRITUALE


DEI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI


Mercoledì, 14 febbraio 2001




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato!

1. Sono lieto di rivolgervi il mio cordiale saluto in occasione del vostro Convegno spirituale tra amici del Movimento dei Focolari, in corso in questi giorni presso il "Centro Mariapoli" di Castel Gandolfo. Grazie per l'odierna visita, espressione della comunione ecclesiale che vi unisce al Successore di Pietro.

Vi siete dati appuntamento per una comune riflessione, in base a relazioni, esperienze e testimonianze, sullo stimolante tema: "Il Cristo crocifisso e abbandonato radice della Chiesa-comunione". Nel manifestare vivo apprezzamento per questa iniziativa, giunta alla sua venticinquesima edizione, vi incoraggio a lasciarvi guidare dalle indicazioni che ho stilato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte. In essa, infatti, invito l'intero popolo cristiano a fissare lo sguardo sul volto di Cristo crocifisso e risorto e ad approfondire il mistero di dolore e di amore da cui nasce e si rinnova costantemente la Chiesa-comunione come icona vivente della Santissima Trinità.

2. Nella croce di Cristo troviamo la fonte genuina della salvezza, la rivelazione suprema dell'amore di Dio e la radice profonda della comunione con Dio e fra di noi. Nell'agonia di Gesù sulla croce, che appare come il momento della vittoria delle tenebre e del male, in realtà è il trionfo di Cristo che si realizza attraverso il suo amore obbediente al Padre e solidale con gli uomini, prigionieri del peccato. Nella citata Lettera apostolica ho scritto in proposito: "Il grido di Gesù sulla Croce ... non tradisce l'angoscia di un disperato, ma la preghiera del Figlio che offre la sua vita al Padre dell'amore, per la salvezza di tutti. Mentre si identifica col nostro peccato, «abbandonato» dal Padre, egli si «abbandona» nelle mani del Padre" (Novo millennio ineunte NM 26).

Dunque in Cristo crocifisso ed abbandonato il male ed il peccato sono definitivamente sconfitti, e viene resa possibile la piena unità dell'umanità col Padre e degli uomini fra di loro. Secondo le parole dell'evangelista Giovanni, ispirate ad un precedente oracolo del profeta Zaccaria, gli uomini "volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Jn 19,37). Questo movimento convergente verso la croce è da Cristo orientato verso il Padre, per costituire intorno a Lui una nuova Comunità d'amore. Davvero non finiremo mai di indagare questo grande mistero (cfr Novo millennio ineunte NM 25)!

44 3. L'amore al Crocifisso, contemplato nel momento culminante della sofferenza e dell'abbandono, costituisce la via maestra non soltanto per rendere sempre più effettiva la comunione a tutti i livelli della compagine ecclesiale, ma anche per aprire un fecondo dialogo con le altre culture e religioni. A tale scopo, vi saranno di grande aiuto i temi spirituali, le riflessioni teologiche e le testimonianze con cui vi confrontate in questi giorni.

Dalla contemplazione del volto del Crocifisso abbandonato non possono non scaturire importanti conseguenze che portano a vivere in profondità il grande mistero della comunione in esso contenuto e rivelato: "Se abbiamo veramente contemplato il volto di Cristo - ho scritto nella citata Lettera apostolica Novo millennio ineunte - ... la nostra programmazione pastorale non potrà non ispirarsi al «comandamento nuovo» che egli ci ha dato: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (
Jn 13,34)" (n. 42).

Nel passaggio storico che stiamo vivendo è di fronte a noi un'impegnativa missione: fare della Chiesa il luogo dove si vive e la scuola dove si insegna il mistero dell'amore divino. Come sarà possibile questo senza riscoprire un'autentica spiritualità della comunione? Occorre innanzitutto percepire con gli occhi del cuore il mistero trinitario presente in noi, per saper poi coglierlo sul volto degli altri. Il fratello di fede va considerato come uno che ci appartiene nell'unità misteriosa del Corpo mistico. Solo facendo spazio al fratello, per cogliere ciò che di positivo c'è in lui, è possibile comprendere quanto egli sia un dono per me (cfr Novo millennio ineunte NM 43). Così vissuta, la spiritualità dell'unità e della comunione, che caratterizza il vostro Movimento, non mancherà di portare frutti fecondi di rinnovamento per tutti i credenti.

4. Venerati e cari Fratelli! Agli approfondimenti ed alle riflessioni di questi giorni voi recate l'apporto della vostra esperienza e del vostro ministero pastorale. Voi stessi, grazie a Dio, siete testimoni dei frutti di reciproca comprensione e stretta collaborazione che stanno maturando nella Chiesa grazie all'impegno posto in essere dai vari Movimenti. Siatene voi stessi gli animatori generosi e responsabili.

Sappiate fare del Convegno di questi giorni un'occasione propizia per crescere in questa dimensione, nello spirito della collegialità effettiva ed affettiva che deve contraddistinguere la vostra missione. Dall'amore reciproco trarrete motivo di incoraggiamento, di rinnovato vigore e di salda speranza. Con questi sentimenti e voti, invoco su ciascuno di voi, sulle vostre Comunità ecclesiali e su quanti vi sono cari la costante protezione della Vergine Maria, Madre dell'unità, mentre vi imparto con affetto una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 14 Febbraio 2001

IOANNES PAULUS II



DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

AI DIRIGENTI ED AGENTI DEL COMMISSARIATO

DI PUBBLICA SICUREZZA "BORGO" DI ROMA


Giovedì, 15 febbraio 2001




Signor Questore,
Cari Dirigenti ed Agenti della Questura di Roma!

1. Ho cordialmente desiderato l'incontro odierno, che avviene a poco più di un mese dal termine del Grande Giubileo, per manifestarvi i miei grati sentimenti per la generosa opera che quotidianamente svolgete e che ha avuto una singolare intensificazione durante i mesi dell'Anno giubilare.

Ringrazio in primo luogo il Signor Questore, Dottor Giovanni Finazzo, per la sua presenza e per le gentili espressioni che, a nome di tutti, ha voluto rivolgermi. Ripensando agli appuntamenti giubilari, che hanno registrato una massiccia presenza di pellegrini, dobbiamo ancora una volta rendere grazie a Dio per l'ordine e la serietà con cui tutto si è svolto. Ma è, al tempo stesso, giusto riconoscere anche il prezioso contributo di chi ha, come voi, attentamente vigilato su milioni di pellegrini in visita alle Basiliche romane e specialmente qui in Vaticano. So che questo ha comportato per ciascuno disagi personali e familiari, nonché un supplemento di fatica e non poche rinunce e sacrifici. Iddio, che tutto considera nella sua provvidente misericordia, vi ricompensi ampiamente.

45 2. Non posso qui non richiamare alcuni di questi momenti indimenticabili che insieme abbiamo trascorso. Penso agli incontri nella Piazza e nella Basilica di San Pietro, alle visite di Autorità di ogni parte del mondo, a tante altre circostanze che hanno reso l'Anno Santo un evento di straordinaria grazia per milioni di persone. In modo tutto singolare vorrei ricordare la Giornata Mondiale della Gioventù, che vi ha visti alacremente coinvolti in Piazza San Pietro, nella città di Roma e soprattutto a Tor Vergata per la veglia e la celebrazione eucaristica conclusiva.

Sono certo che anche per voi il Giubileo è stato un intenso momento di grazia, i cui frutti spirituali continuano a segnare la vostra esistenza. Ora avete ripreso l'attività ordinaria e pure per questa vostra discreta ma necessaria presenza voglio cordialmente ringraziarvi. Chiedo al Signore che vi aiuti a portare avanti con fedeltà il vostro lavoro. Unisco nella mia preghiera un ricordo anche per le vostre famiglie e per le persone a voi care.

Mentre vi affido alla premurosa intercessione di Maria Santissima e di san Michele Arcangelo, vostro speciale Patrono, imparto a ciascuno di voi la mia affettuosa Benedizione, che estendo volentieri ai vostri cari.




ALLE SERVE DI MARIA MINISTRE DEGLI INFERMI


Venerdì, 16 febbraio 2001




Care Sorelle,

1. Sono lieto di ricevervi oggi e di salutare cordialmente la Reverenda Madre Generale, Suor Josefa Oyarzábal, così come le sue Consigliere e le altre collaboratrici nel compito di governare l'Istituto e le Suore della Comunità di Roma. Siete venute a questo incontro con la gioia che vi pervade per le diverse commemorazioni che celebrerete nel corso di quest'anno: il 175° anniversario della nascita della Madre Fondatrice, Santa María Soledad Torres Acosta, il 150° della fondazione dell'Istituto e il 125° della sua approvazione pontificia. Sono occasioni propizie per rendere grazie al Signore che "ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc 1,48) e ha voluto plasmare con i suoi doni un itinerario spirituale di santità, che arricchisce la Chiesa ed è fermento evangelico nel mondo. Mi unisco perciò alla vostra gioia e ribadisco la stima per le persone consacrate che "hanno contribuito a manifestare il mistero e la missione della Chiesa con i molteplici carismi di vita spirituale ed apostolica che loro distribuiva lo Spirito Santo, e di conseguenza hanno pure concorso a rinnovare la società (Vita consecrata VC 1).

2. Colgo questa occasione per esortarvi a essere fedeli al vostro carisma fondazionale, poiché è un'ispirazione dello Spirito Santo attraverso la vostra Madre Fondatrice. Di fatto bisogna ricorrere costantemente a Lui per riconoscere il dono di Dio e ricevere l'acqua viva (cfr Jn 4,10) che irriga e rende fecondo l'itinerario storico della Chiesa. Santa María Soledad fu molto attenta allo Spirito, aprendo tutto il suo essere all'azione di Dio salvifica e santificante (cfr Dominus et vivificantem, n. 58) quando, di fronte a quella che sembrava una semplice esigenza assistenziale della sua epoca, scoprì la chiamata a rendere testimonianza della presenza del Regno di Dio nel mondo mediante uno dei suoi inequivocabili segni: ero "malato e mi avete visitato" (Mt 25,36).

Sebbene alcune circostanze siano mutate da quel momento, Cristo continua a manifestarsi anche oggi in tanti volti che ci parlano di indigenza, di solitudine e di dolore. È quindi necessario mantenere un grande spirito di preghiera, di intimità con Dio, che dia vita ai gesti del servizio specifico che realizzate, poiché "il Cristo raggiunto nella contemplazione è lo stesso che vive e soffre nei poveri" (Vita consecrata VC 82).

Inoltre, la peculiarità della vostra principale dedizione, l'attenzione ai malati a domicilio e gratuitamente, possiede risonanze nuove ai nostri giorni, in cui molto spesso si cerca di occultare nella vita quotidiana la realtà della malattia o della morte. Con questo servizio proclamate molto eloquentemente che la malattia non è un peso insopportabile per l'essere umano, né priva il paziente della sua piena dignità come persona. Al contrario, può trasformarsi in un'esperienza che arricchisce il malato e tutta la famiglia. In tal modo, nel tendere la mano al sofferente, la vostra missione si trasforma anche in un aiuto alla forza d'animo dei familiari e in un sottile sostegno alla coesione nei focolari domestici, dove nessuno deve sentirsi un peso.

Il carisma di cui siete le eredi vi proietta dunque verso un futuro in cui la Chiesta sarà chiamata a "continuare una tradizione di carità che ha avuto già nei due passati millenni tantissime espressioni, ma che oggi forse richiede ancora maggiore inventiva" (Novo Millennio ineunte NM 50). Avete di fronte a voi la sfida di un'umanità nella quale tanti nostri fratelli, oltre a un aiuto efficace nei momenti delicati della loro vita, hanno bisogno anche e soprattutto di rispetto, vicinanza e solidarietà (cfr Ibidem).

3. Vi esorto quindi a vivere le celebrazioni di quest'anno, all'inizio di un nuovo millennio, come un'occasione provvidenziale per rivitalizzare il vostro dono personale e le vostre opere, che sono già diffuse in Africa, America ed Europa. Sapete bene che l'autentico rinnovamento si produce "quanto più intima ... sarà la dedizione al Signore Gesù, più fraterna la forma comunitaria di esistenza, più ardente il coinvolgimento nella missione specifica dell'Istituto" (Vita consecrata VC 72).

46 Prego la Vergine Maria, Salute degli infermi, di assistervi nei vostri sforzi e di entrare con voi nei focolari domestici per mostrare Gesù, il vero Salvatore e Redentore di ogni essere umano mediante il suo sacrificio sulla Croce e la sua resurrezione gloriosa.

Mentre invoco l'intercessione di Santa Soledad Torres Acosto a favore di ognuna delle sue figlie, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo con piacere a tutte le vostre Sorelle, le Serve di Maria Ministre degli Infermi.

AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 16 febbraio 2001




Cari Fratelli nell'Episcopato!

1. "Lo stesso Signore Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" (2Th 2,16-17). Con queste parole di San Paolo ai cristiani di Tessalonica, vi saluto cordialmente, cari Pastori della Chiesa che è nella Repubblica Federale di Jugoslavia. Siete venuti in visita ad limina Apostolorum per manifestare la vostra comunione cattolica e il vostro attaccamento al Successore di Pietro. Ringrazio Mons. Franc Perko, Arcivescovo Metropolita di Belgrado e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi anche a vostro nome.

Per il vostro tramite, rivolgo un riconoscente pensiero ai presbiteri, ai consacrati ed a quanti cooperano con voi nell'opera di evangelizzazione. Il Signore ricompensi tutti abbondantemente, come Egli stesso ha promesso.

In questi giorni ho potuto trattenermi in colloquio fraterno con ciascuno di voi, e vi sono grato per le parole di speranza che mi avete comunicato riguardo alle Chiese che lo Spirito Santo vi ha posti a reggere e, come successori degli Apostoli, a custodirne il deposito della fede (cfr Ac 20,28-31). Insieme a voi innalzo la preghiera al Padre, da cui ci viene ogni buon regalo ed ogni dono perfetto (cfr Jc 1,17), affinché il popolo credente, di cui siete Pastori, sappia cogliere favorevolmente ogni opportunità per testimoniare la Buona Novella e recare abbondanti frutti di santità.

2. L'incontro con voi mi dà la possibilità di constatare quanto grandi siano lo zelo e la disponibilità con cui cercate di dare una risposta adeguata alle esigenze pastorali del momento attuale. Vi esorto a continuare con coraggio, unitamente ai presbiteri, nell'adempimento dei vostri compiti a servizio del Popolo di Dio che vive nelle vostre regioni, non badando a fatiche e sacrifici. Auspico di cuore che il nuovo clima politico, venuto a crearsi negli ultimi mesi apra nuove prospettive e offra nuove opportunità per lo svolgimento regolare delle attività delle Comunità cattoliche del Paese.

Nel vostro servizio guardate sempre all'esempio del Buon Pastore, Cristo Signore. Quando la fatica potrebbe sembrarvi vana, porgete l'orecchio al Maestro, che ripete anche a voi: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Fate allora vostra la risposta di Pietro: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti" (Lc 5,4-5).

Rimanete attenti al soffio dello Spirito Santo e, insieme alle vostre Comunità diocesane, lasciatevi guidare da Lui. Egli non cessa di elargire in abbondanza impulsi e doni alle comunità ed ai singoli fedeli. Non vi mancherà allora l'audacia apostolica, la lungimiranza profetica, la saggezza necessaria per essere maestri di vita e Pastori pieni di zelo nei confronti del gregge affidatovi.

3. Viviamo un momento storico particolarmente ricco di luci e di ombre. Varcando la soglia del nuovo millennio, agli orizzonti della Chiesa si profila un nuovo tratto di cammino da percorrere con audacia missionaria. Guardiamo fiduciosi al futuro, perché anch'esso è illuminato dal Vangelo, "forza di Dio per quanti credono" (Rm 1,16). Spetta proprio a noi, discepoli di Cristo, diffondere questo luminoso messaggio agli uomini, alle famiglie ed all'intera umanità del terzo millennio.

47 La diversità delle situazioni, in cui si trovano le vostre singole Comunità diocesane, non permette purtroppo, come sarebbe auspicabile, di progettare in ogni settore comuni attività pastorali. Questo, però, non vi impedisce di scambiarvi le esperienze e di aiutarvi gli uni gli altri, partendo dalle realtà che già vi accomunano. Unendo gli intenti ed evitando la dispersione delle risorse a disposizione e delle forze delle vostre comunità diocesane, cercate di coordinare i vostri sforzi. Ciò vi consentirà di imprimere un ulteriore slancio alla nuova evangelizzazione, interessando gli uomini e le donne di tutte le età, le famiglie, le parrocchie. Tutto il Popolo di Dio - presbiteri, religiosi, religiose e fedeli laici - deve sentirsi responsabilmente impegnato, insieme con voi, nella vasta opera dell'evangelizzazione. Dal Battesimo scaturisce per ogni credente la chiamata ad offrire nella Chiesa il proprio contributo tipico secondo lo stato di vita in cui si trova.

4. L'annuncio del Vangelo avrà maggiore impatto se, com'è doveroso, sarà accompagnato dalla testimonianza di una vita coerente e fedele a Cristo, dalla ricerca dei modi e dei metodi pastorali da adottare per dare risposte adeguate alle sfide del nostro tempo. Le attività pastorali puntino, pertanto, a suscitare una fedele adesione a Cristo ed al suo Vangelo. Tale impegno pastorale darà frutti abbondanti se insisterà sulla centralità della Parola di Dio e sulla vitale importanza dei Sacramenti. E' questa la via della crescita nella fede, nella speranza e nella carità; la via della santità alla quale ogni cristiano deve tendere quotidianamente.

L'urgenza dell'evangelizzazione richiede un'incessante cura per la formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata. Necessaria è pure la formazione permanente del clero sul piano teologico, liturgico e pastorale. Va, nello stesso tempo, promossa un'intensa pastorale vocazionale, sorretta da costante preghiera, che coinvolga e responsabilizzi l'intera Comunità ecclesiale.

Per un rilancio della vita religiosa nel Paese in cui vivete ed operate, possono esservi di aiuto la valorizzazione della sana devozione popolare, le missioni al popolo e tutti i mezzi pastorali tradizionali, ai quali vanno uniti quelli rispondenti alle moderne esigenze, compreso l'uso degli strumenti della comunicazione sociale. Alla luce della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, sappiate valorizzare esperienze del passato e nuove opportunità di annuncio della salvezza.

Occorre, inoltre, tener conto della necessità di inculturare il Vangelo nelle realtà della vita quotidiana, perché chi lo accoglie si impegni per la costruzione della civiltà dell'amore e della pace. Sarà questo anche un contributo allo sviluppo della stessa cultura e al suo costante progresso. Infatti, «la cultura è espressione qualificata dell'uomo e della sua vicenda storica, a livello sia individuale che collettivo... Essere uomo significa necessariamente esistere in una determinata cultura» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2001, 4-5).

Mi sono note le circostanze drammatiche, in cui le vostre popolazioni si sono trovate in passato. Voi mi avete ora aggiornato circa la situazione difficile che permane anche oggi, in particolare circa la persistenza di tensioni politiche e sociali, che rischiano di divampare in nuovi scontri. Incoraggiate i vostri fedeli a non cedere alla tentazione del ricorso alla violenza.



5. Venerati Fratelli nell'Episcopato! Rimanete uniti tra di voi; insieme con le vostre comunità formate un cuore solo e un'anima sola, perseverando nella dottrina degli Apostoli, nella comunione, nella frazione del pane e nella preghiera (cfr
Ac 2,42 Ac 4,32). Nonostante le difficoltà, impegnatevi con ogni energia nel dialogo ecumenico, perché prosegua il cammino verso la piena unità dei discepoli di Cristo. Egli stesso è con noi e ci offre lo Spirito Santo per condurci verso quella unità per la quale ha pregato il Padre (cfr Jn 17,20-21) prima di entrare "una volta per sempre nel santuario ... con il proprio sangue, procurandoci così una redenzione eterna" (He 9,12).

La via dell'unità passa attraverso il perdono cordiale e la riconciliazione sincera. E' così che si aprirà la strada alla tanto necessaria unità dei discepoli di Cristo e si preparerà un futuro di pace e di progresso per tutti.

"Che siano una cosa sola, affinché il mondo creda" (Jn 17,21). L'unità dei cristiani è un dono di Dio che chiede il nostro impegno generoso e incondizionato: "La preghiera di Cristo ci ricorda che questo dono ha bisogno di essere accolto e sviluppato in maniera sempre più profonda... E' sulla preghiera di Gesù, non sulle nostre capacità, che poggia la fiducia di poter raggiungere anche nella storia, la comunione piena e visibile di tutti i cristiani" (Lett. ap. Nuovo millennio ineunte, 48).

6. Ci conforta la certezza che Dio farà crescere quanto ciascuno di voi ha seminato (1Co 3,5-6), superando abbondantemente ogni umana aspettativa.

Affido voi, i vostri presbiteri e diaconi, unitamente ai religiosi, alle religiose ed ai fedeli laici delle vostre Chiese alla materna protezione della Madre del Redentore. Maria, aurora dei tempi nuovi, vi ottenga il dono della fedeltà alla missione ricevuta, il coraggio di proseguire con zelo nell'annuncio del Vangelo e la gioia della testimonianza a Cristo.

48 Nell'assicurarvi il ricordo costante nella mia preghiera, di cuore vi benedico.

GP2 Discorsi 2001 40