GPII Discorsi 2000 279


ALLE SUORE BENEDETTINE DELLA DIVINA PROVVIDENZA


Castel Gandolfo, 25 Agosto 2000

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Carissime Suore Benedettine della Divina Provvidenza!


1. Sono lieto di accogliervi e di dare a ciascuna di voi il mio cordiale benvenuto. Vi ringrazio per questa visita, con la quale intendete confermare la vostra fedeltà al Successore di Pietro, in occasione del XXII Capitolo Generale, mentre è ancora vivo il ricordo del 150° di fondazione del vostro Istituto, celebrato lo scorso anno.

Desidero esprimervi il mio apprezzamento per il bene che realizzate in tanti Paesi del mondo e soprattutto per l'amore con cui vi ponete al servizio del Vangelo, attente alle attese e alle necessità dei piccoli, dei poveri e dei sofferenti. Nello stesso tempo, vorrei riflettere con voi sulle nuove frontiere che il Signore vi indica, perché l'esperienza maturata dalla vostra Congregazione in questi lunghi anni possa costituire, all'inizio del nuovo millennio, la felice premessa per una ancor più feconda stagione apostolica e missionaria.

Il vostro Istituto nacque come piccolo granello di senapa nella città di Voghera, in diocesi di Tortona, dalla fede e dalla generosità delle sorelle Maria e Giustina Schiapparoli, chiamate dal Signore a farsi madri amorose di tanti bambini dediti all'accattonaggio ed esposti ad un futuro carico di pericoli materiali e morali. Esse decisero così di aprire la loro casa ad alcune bambine abbandonate, perché venissero "formate alla religione, alla virtù e ai lavori del loro stato" (Lettera di Maria e Giustina Schiapparoli del 20 dicembre 1860) e, come mezzo per provvedere alle quotidiane necessità, scelsero il lavoro "di ago", nel quale erano esperte.

Il Signore benedisse il nuovo Istituto, che presto iniziò a svilupparsi, grazie all'arrivo di numerose giovani attratte dal medesimo ideale apostolico. Nel 1936, anno in cui la Sede Apostolica approvava e confermava le Costituzioni della Congregazione, essa cominciò ad estendere i suoi rami anche oltre Oceano. Oggi la vostra Famiglia religiosa è presente, oltre che in Italia, in Brasile, Paraguay, Bolivia, Messico, Guinea Bissau, Kenya, Romania, Albania e India, come "umile strumento di carità misericordiosa" per la "gioventù povera, disadattata e posta in condizioni pericolose" (Costituzioni, 1 e 5).

2. Nel contesto ricco di grazia e di speranza del Grande Giubileo dell'Anno 2000, avete scelto per il vostro Capitolo Generale un tema di grande interesse: "Rifondazione della vita religiosa come Suore Benedettine della Divina Provvidenza: mistica, vita fraterna e missione". Vi proponete in tal modo di rivisitare con umiltà e coraggio le sorgenti spirituali del vostro Istituto per attingere rinnovato vigore ed accogliere le sfide che si presentano alla vostra intraprendenza apostolica, all'inizio del terzo millennio cristiano. Guardando alla singolare esperienza delle Fondatrici, voi desiderate realizzare quasi una "rifondazione" della vostra "forma di vita", attraverso una maggiore adesione a Cristo, pietra angolare, che "è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (
He 13,8).

Tale scelta, mentre chiede a ciascuna Suora Benedettina della Divina Provvidenza un forte impegno di conversione interiore e di gioiosa disponibilità alla chiamata del Signore, domanda, altresì, fedeltà creativa al carisma e attenta ricerca di uno stile di vita religiosa capace di realizzare "la convergenza armonica della vita interiore con l'attività apostolico-caritativa, intese come esigenze inseparabili della consacrazione religiosa" (Costituzioni, 2). Si rispecchia in tutto ciò la spiritualità di San Benedetto, il cui motto "Ora et labora" campeggia nello stemma del vostro Istituto. In tal modo, desiderate riproporre il volto autentico della vostra Congregazione per attrarre all'ideale apostolico che la contraddistingue nuove giovani desiderose di incontrare Cristo e di riconoscerlo nei volti spesso smarriti di tanti fratelli deboli e indifesi.

3. Per raggiungere questo vostro obiettivo, nel corso dell'Assise capitolare voi avete individuato nella mistica, nella vita fraterna e nella missione le vie privilegiate per continuare ad essere, sull'esempio delle Fondatrici, "presenza di Provvidenza". E' vostro desiderio realizzare la vostra missione soprattutto nel mondo dell'infanzia abbandonata, dei piccoli esclusi, dei giovani e degli adolescenti, condizionati dalla moderna mentalità consumistica e vittime spesso di violenze di ogni genere.

Voi sapete bene come ogni autentico progetto di rinnovamento debba fondarsi sull'approfondimento della fedeltà a Cristo nella Chiesa. E' in questo contesto che vanno ripensate la vostra consacrazione e la vostra missione! Voi intendete farlo guardando agli esempi di Maria, la Vergine orante e fedele, e ponendovi in ascolto degli insegnamenti di San Benedetto, grande maestro di vita spirituale. La Vergine possiede le chiavi di quanto Dio dona con amore agli uomini, e il Santo di Norcia, vostro "speciale protettore e padre", vi è di guida mediante la Regola, nella quale ammonisce i suoi figli a non anteporre nulla all'amore di Cristo (cfr Regola Benedettina, 4, 21).

La Madonna e il Santo Patriarca furono i saldi riferimenti dell'esperienza mistica delle Serve di Dio Maria e Giustina Schiapparoli, che vissero nel confidente abbandono alla Divina Provvidenza, a cui affidarono l'intera loro opera. Tale fiducia le condusse ad essere semplici ed umili, abbracciando con semplicità e gioia la dura fatica quotidiana. Amarono e seppero istillare nelle loro Figlie spirituali un genuino spirito di famiglia, capace di coinvolgere anche le bambine accolte in casa.

4. Sorelle carissime, l'esempio delle Fondatrici vi ricorda che l'autentica dimensione mistica va tradotta nell'esperienza di vita fraterna e nell'impegno apostolico. Qui, infatti, l'amore di Dio, la fiducia nella Provvidenza e lo spirito di povertà trovano la loro visibilità e la loro concretezza. Le Costituzioni vi ricordano che "la comunione con le Sorelle comporta di sapervi accettare ed aiutare fraternamente, di mettere in comune tutto: gioie, dolori, idee, preghiere, lavoro e di sapervi usare misericordia" (Art. 63).

281 In questa prospettiva, voi vi sforzate di superare la tentazione dell'individualismo, impegnandovi a coltivare un'autentica spiritualità di comunione. Ecco ciò che porterà le singole religiose ed ogni comunità a vivere una rinnovata e consapevole appartenenza alla Chiesa universale e locale, oltre che alla propria Famiglia religiosa, e ad essere immagine sempre più visibile e accogliente della Provvidenza divina.

5. "Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?... il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (
Mt 6,31-33). Queste parole del Vangelo costituivano l'orizzonte spirituale ed il programma di vita delle Serve di Dio Maria e Giustina Schiapparoli. Dalla contemplazione del Padre celeste esse impararono a fare della loro vita un continuo atto d'amore per i piccoli, in atteggiamento di totale abbandono alla Provvidenza. Alle loro figlie spirituali hanno lasciato il compito di proseguire su questo stesso sentiero evangelico. Si tratta di una missione che, all'inizio del XXI secolo, è particolarmente attuale. Non è forse vero che in vaste aree del pianeta, purtroppo, l'infanzia è ancora vittima della fame, delle guerre, di tremende malattie come l'AIDS, e della perversione di adulti senza scrupolo, che insidiano la loro innocenza e compromettono gravemente il loro futuro? A tante forme di povertà e di bisogno non è possibile far fronte senza una grande fiducia nella divina Provvidenza, abbandonandosi alla quale è possibile diventarne in qualche modo un prolungamento "secondo le esigenze e le circostanze dei tempi e dei luoghi".

Ecco la sfida che si presenta al vostro Capitolo! Essa richiede un cuore grande e colmo di fede, capace di cercare sempre il Regno di Dio e la sua giustizia con audacia profetica e fiducia piena nella Provvidenza divina. Auspico di cuore che la rinnovata fedeltà al carisma delle Fondatrici vi sia di aiuto nel testimoniare l'accoglienza degli "ultimi", riconoscendo in essi la vera immagine di Cristo, che chiede di essere onorata, accolta e restaurata.

6. Carissime Sorelle! Siate consapevoli della vostra vocazione e proseguite nel cammino intrapreso. La vostra vocazione di Suore Benedettine della Divina Provvidenza costituisce un dono prezioso per la Chiesa; impegnatevi a viverla in perenne sintonia con la missione evangelizzatrice dell'intera Comunità ecclesiale. Chiamate ad essere "prolungamento della divina Provvidenza", siate pronte a testimoniare ovunque con fervore sempre nuovo i grandi valori della preghiera, della comunione fraterna, della laboriosità e del servizio evangelico ai piccoli, agli abbandonati ed agli esclusi. Ogni vostra Comunità sia annuncio concreto della civiltà dell'amore, che ha nella tenerezza provvidente di Dio il suo fondamento e la sua speranza.

Affido i lavori dell'Assemblea capitolare e l'intera vostra Congregazione alla celeste protezione della Vergine Santa e di San Benedetto da Norcia. Assicuro per ogni vostra intenzione un ricordo nella preghiera e imparto volentieri la Benedizione Apostolica alla Madre Generale, alle Capitolari, a tutte le Consorelle, a coloro che sono accolti nelle vostre case ed a quanti collaborano alla vostra missione.

UDIENZA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE


DALLA GUINEA


Venerdì 25 agosto 2000




Caro Fratello nell'Episcopato,
Cari amici della Guinea,

Sono lieto di accogliervi mentre compite il vostro pellegrinaggio giubilare sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, prima di recarvi in Terra Santa, nei luoghi in cui, duemila anni fa, il Figlio di Dio si è fatto uomo, nascendo dalla Vergine Maria.

Il cammino del pellegrinaggio che realizzate ricorda il percorso personale del credente sulle orme del Redentore. Che questi giorni privilegiati vi permettano di avanzare lungo la via della santità cristiana grazie a una profonda preparazione interiore e alla conversione del cuore! In effetti, venendo qui come pellegrini, vi siete impegnati in maniera significativa a procedere con fedeltà rinnovata lungo il cammino che conduce a Cristo, in un incontro personale con lui, al fine di vivere in conformità sempre più grande con il suo Vangelo.

Varcare la soglia della Porta Santa, che rappresenta la persona di Cristo, diviene allora il segno del passaggio che ogni cristiano è chiamato a effettuare dalle tenebre del peccato alla luce della grazia. Professando che Gesù è il Signore, riaffermando la propria fede per vivere la vita nuova che gli è stata donata, il credente dimostra anche che Cristo lo fa entrare più profondamente nella Chiesa e partecipare pienamente alla sua missione.

282 Cari amici, vi invito a fare del vostro pellegrinaggio giubilare un tempo di ritorno spirituale alle fonti per porre effettivamente Cristo al centro della vostra vita. Tornati nel vostro Paese, siate, con tutta la vostra esistenza, testimoni ardenti e generosi dell'amore personale e unico che il Signore nutre per ogni uomo! Esercitando le responsabilità che vi corrispondono nella società e nella Chiesa, in collaborazione con gli uomini e le donne di buona volontà, adoperatevi senza posa per edificare un mondo degno dell'uomo e degno di Dio, preoccupandovi della giustizia e della solidarietà! Siate artefici di pace e di fraternità! Seguite le orme di Cristo che vi chiama a una vita nuova!

Affidando le vostre persone e il vostro pellegrinaggio alla protezione materna della Vergine Maria, le chiedo di ottenere da suo Figlio l'abbondanza della grazia e della misericordia. Imparto a tutti di cuore la Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL SUPERIORE GENERALE DEI PASSIONISTI




Al Reverendissimo Padre

JOSÉ AGUSTIN ORBEGOZO

Superiore Generale dei Passionisti

1. Sono lieto di indirizzarLe questo mio Messaggio in occasione del 44° Capitolo Generale della Congregazione della Passione di Cristo, convocato a Itaici, nello Stato brasiliano di São Paulo. Le rivolgo il mio cordiale saluto, che estendo con affetto ai Padri Capitolari, impegnati insieme con Lei in uno sforzo di riflessione e di progettazione di grande rilevanza per la Famiglia spirituale passionista.

Il Capitolo Generale è sempre un evento di grazia e costituisce un forte richiamo a ricercare le autentiche radici dell'Istituto, garantendo così la fedeltà al proprio carisma. Per la vostra Congregazione si tratta di approfondire meglio come vivere oggi la preziosa eredità affidata a tutti i suoi figli da San Paolo della Croce. Per fare questo, è necessario porsi in umile ascolto dello Spirito Santo, con amorevole attenzione ai segni dei tempi, verificando, adattando e rilanciando il singolare dono che Iddio ha accordato alla Chiesa e al mondo attraverso il vostro santo Fondatore.

2. La vostra Assemblea capitolare si svolge durante il Grande Giubileo dell'Anno Santo 2000. Essa è riunita per la prima volta nel Continente latino-americano, lontano dalla Casa Generalizia dei Santi Giovanni e Paolo al Celio, che il mio predecessore Clemente XIV vi affidò nel 1773. Con tale scelta, avete voluto rendere omaggio al grande Continente nel 500° anniversario della sua evangelizzazione, sottolineando l'indole missionaria e universale della vostra Congregazione ed esprimendo al tempo stesso solidarietà verso regioni particolarmente segnate, purtroppo, da povertà ed ingiustizia. Con questo significativo "pellegrinaggio della carità" intendete, altresì, corrispondere a quanto ho rilevato nella Bolla d'indizione del Grande Giubileo: "L'ingresso nel nuovo millennio incoraggia la Comunità cristiana ad allargare il proprio sguardo di fede su orizzonti nuovi nell'annuncio del Regno di Dio" (Incarnationis mysterium, 2), e spinge i discepoli di Cristo ad abbracciare con fervore l'"impegno missionario della Chiesa dinanzi alle odierne esigenze dell'evangelizzazione" (Ibid.).

Come non porre in evidenza che sin dalle origini le ricorrenze giubilari hanno costituito per i Passionisti significative tappe di rinnovata dedizione al servizio della Chiesa? Nell'Anno Santo 1725 il vostro Fondatore, mentre era pellegrino a Roma, ottenne dal mio venerato predecessore Benedetto XIII la prima approvazione verbale della nuova Famiglia religiosa e, nell'Anno Santo 1750, con alcuni Confratelli egli predicò con fervore la missione giubilare nella chiesa romana di san Giovanni de' Fiorentini, ricevendo gli elogi del Papa Benedetto XIV.

3. La riflessione teologica e il clima spirituale di questo Giubileo, anno della "glorificazione della Trinità" ed anno "intensamente eucaristico" (cfr Tertio millennio adveniente TMA 55), offrono una provvidenziale opportunità di arricchimento spirituale alla vostra Famiglia religiosa che, nata nella Chiesa per "promuovere la grata memoria della beata Passione di Nostro Signore Gesù Cristo" (Regole di san Paolo della Croce, del 1775), suprema e definitiva rivelazione del Mistero Trinitario, attinge nell'Eucaristia l'energia necessaria perché tutta la vita diventi memoria e sequela del Crocifisso risorto.

Tale sintonia con l'evento giubilare traspare anche dal tema del Capitolo: "Passione di Gesù Cristo, passione per la vita", che intende sottolineare come, alla luce del Crocifisso, il senso dell'esistenza sia fare dono della vita per il servizio dei fratelli: "Il Figlio dell'uomo, infatti, è venuto per servire e per dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).

La morte di Gesù sulla croce costituisce la massima espressione della vita che si dona. Essa apre l'ingresso alla pienezza di quella vita senza fine che il Padre accorda al Figlio, accettandone il totale sacrificio: "La croce è la sovrabbondanza dell'amore di Dio che trabocca su questo mondo" (Vita consecrata VC 24).

283 La vita donata per noi sulla Croce ci è offerta in cibo nell'Eucaristia. E' vita umano-divina: è la vita che il Verbo ha assunto dalla Vergine Maria nel momento dell'Incarnazione; è la vita glorificata nella risurrezione e nell'ascensione al cielo; è la vita che il Figlio riceve dal Padre nell'eternità.

Accogliendo con fede, per mezzo del Figlio, la vita del Padre nella potenza dello Spirito Santo, nell'Eucaristia il credente viene collocato nel cuore stesso del Mistero Trinitario.

4. E', questa, una profonda realtà di fede a cui ognuno di voi, cari Passionisti, non manca sicuramente di tornare sovente nella preghiera e nella meditazione, in atteggiamento di umile adesione alla volontà salvifica di Cristo. Nell'Eucaristia Gesù chiama ogni suo discepolo ad essere, come Lui e con il suo aiuto, "pane spezzato" e "vino versato" per i fratelli, sempre mantenendo fisso lo sguardo sul mistero della sua morte e risurrezione.

In effetti, sin dalle origini i Passionisti hanno reso ai fedeli il prezioso servizio di insegnare a contemplare la Passione di Cristo, che il venerato Fondatore definiva "la più grande e stupenda opera dell'amore di Dio". Molti di loro l'hanno testimoniata fino al martirio, come il Vescovo bulgaro Eugenio Bossilkov, Innocenzo Canaura Arnau, Niceforo Diez e 25 compagni, che ho avuto la gioia di elevare all'onore degli altari.

Guardando al bene compiuto, come non chiedervi di continuare ad essere maestri di preghiera e speciali testimoni di Cristo crocifisso, attingendo dal mistero della Croce la forza per coltivare generosamente la passione per la vita, soprattutto attraverso il dialogo e la condivisione nelle vostre Comunità? Come non ricordarvi che tale missione esige coraggio e gioia nell'affrontare il peso dei problemi della vita religiosa in ogni particolare momento storico? Per il credente il momento vissuto riveste sempre le caratteristiche di un "cammino esodale", in cui "è incluso inevitabilmente ciò che appartiene al mysterium Crucis" (Vita consecrata
VC 40).

Il Crocifisso ci ha amati "sino alla fine" (Jn 13,1), oltre la misura e le possibilità umane dell'amore. Ecco la sorgente alla quale il Passionista, in modo del tutto particolare, deve attingere la propria spiritualità: amare là dov'è più difficile amare; amare dove c'è più bisogno d'amore. L'odierna società offre spazi sterminati per questo speciale apostolato.

In tale contesto si colloca anche la predicazione delle Missioni al popolo, apostolato tradizionale della vostra Congregazione sin dai tempi del Fondatore. Attraverso questo singolare metodo apostolico voi potete propagare la devozione alla Passione di Cristo fra la gente e in ogni ambiente. Certo, talora sarà necessario pensare a nuovi metodi pastorali secondo le diverse culture e tradizioni, ma vostra primaria cura resti sempre l'annuncio di Cristo che dalla Croce rinnova all'uomo d'ogni tempo il suo invito a seguirLo con fedele e docile abbandono. Sull'esempio di San Paolo della Croce, il Passionista senta come suo speciale dovere quello di offrire al popolo cristiano questa eccezionale occasione di evangelizzazione e di conversione. Le Missioni popolari, tra l'altro, appaiono quanto mai opportune anche nel contesto dell'Anno Giubilare. Ed accanto a quest'impegno non tralasciate mai, anzi intensificate, gli Esercizi spirituali al Clero e al popolo, educando a coltivare lo spirito di raccoglimento e di preghiera. Ogni vostra casa religiosa, a cui sin dall'inizio è stato dato il significativo nome di "ritiro", sia luogo di contemplazione e di silenzio per favorire l'incontro con Cristo, nostro divino Redentore.

5. Nel programma dei lavori capitolari avete riservato un particolare spazio alla riflessione sulla condivisione del carisma passionista con i laici. Si tratta di "uno dei frutti della dottrina della Chiesa come comunione", maturato in tempi recenti, che costituisce "un nuovo capitolo, ricco di speranze, nella storia delle relazioni tra le persone consacrate e il laicato" (Vita consecrata VC 54). Esso rappresenta un segno di crescita della vitalità ecclesiale che urge accogliere e sviluppare. Auspico di cuore che quanti lo Spirito chiama ad attingere alle stesse fonti della vostra sorgente carismatica possano trovare in voi dei fratelli e, soprattutto, delle guide capaci non solo di condividere con loro il carisma, ma soprattutto di formarli ad un'autentica spiritualità passionista.

Affido volentieri i lavori capitolari ed ogni vostro generoso proposito alla Vergine Santa, a San Paolo della Croce ed ai numerosi Santi e Beati che impreziosiscono la storia secolare del vostro Istituto, perché vi aiutino a riproporre oggi il carisma delle origini, quale efficace fermento di fecondità evangelica nel mondo contemporaneo.

Con questi voti, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi, per l'intera Famiglia passionista e per quanti incontrate nel vostro quotidiano ministero apostolico, imparto di cuore a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 21 Agosto 2000

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PATRIARCA DI VENEZIA, CARDINALE MARCO CÉ,


IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO AL MONTE BERICO


PER CELEBRARE IL CENTENARIO DELL'INCORONAZIONE


DI MARIA, MADRE DI MISERICORDIA




284 Al venerato Fratello
Cardinale MARCO CÉ
Patriarca di Venezia

1. "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio padre e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi" (
2Co 13,13)!

Con queste parole dell'apostolo Paolo rivolgo il mio cordiale saluto a Lei, Signor Cardinale, ai venerati Arcivescovi e Vescovi della Regione ecclesiastica Triveneta, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose ed ai fedeli, convenuti sul Monte Berico per celebrare il centenario dell'incoronazione di Maria, Madre di misericordia. A codesta venerata Immagine, dalla prima metà del secolo XV, non cessano di rivolgersi fidenti moltitudini di devoti in cerca di protezione e di pace.

All'inizio della mia Visita Pastorale alla città di Vicenza, del 7-8 settembre 1991, anch'io ho avuto la gioia di recarmi in pellegrinaggio al Santuario di Monte Berico, per venerare la Vergine Santa e chiederLe di benedire le popolazioni venete e di mostrarsi Madre tenera e previdente di chi soffre e anela alla giustizia ed alla pace. Serbo ancora vivo e grato ricordo degli intensi momenti di preghiera vissuti ai suoi piedi, come pure della grande pietà popolare che caratterizza la vita del Santuario.

2. Oggi, il mio pensiero va spontaneamente al 25 agosto del 1900, quando il Cardinale Giuseppe Sarto, Patriarca di Venezia, insieme ai Vescovi della Regione conciliare salì sul Monte Berico per incoronare, tra l'esultanza del popolo fedele, l'immagine di Maria, Madre di misericordia. Colui che, tre anni dopo, la Provvidenza avrebbe chiamato ad essere Sommo Pontefice col nome di Pio X, e che oggi è venerato come Santo dalla Chiesa universale, depose con grande pietà e fiducia ai piedi della Madre del Signore le gioie, le speranze e le miserie del suo popolo e consegnò "come in deposito la preziosa Corona aurea gemmata... alla religiosa custodia dei Padri Servi di Maria".

Quella solenne celebrazione veniva a suggellare e ad impreziosire con un nuovo attestato di amore l'incessante preghiera che da secoli s'eleva alla Madre del Signore nella Basilica di Monte Berico, provvidenziale faro di spiritualità mariana, dove innumerevoli persone hanno iniziato o incrementato l'interiore pellegrinaggio che conduce il credente verso le vette spirituali della santità. In questo tempio si sperimenta, come ebbi a dire nel corso del mio pellegrinaggio apostolico in terra vicentina, che la preghiera mariana, è scuola di comunione ecclesiale, nell'ascolto di Colei che occupa nella Chiesa il posto più alto e più vicino a Cristo. Maria è per noi tutti modello di carità operosa, poiché, abbracciando con tutto l'animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa alla persona e all'opera del Figlio, contribuendo, in dipendenza da Lui e con Lui, al mistero della redenzione (cfr Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV/2, p. 501).

3. A distanza di un secolo dalla solenne Incoronazione, le Chiese della Regione Ecclesiastica Triveneta rinnovano, per il tramite dei rispettivi Pastori ed in presenza delle Autorità e di una moltitudine di fedeli, la professione di fede nella divina Trinità, impegnandosi a vivere come momento significativo del Grande Giubileo del 2000 quest'ora di serena letizia intorno alla Madre di Dio. A Lei, "immagine e inizio della Chiesa, alla quale rimane vitalmente unita per la sua comunione col Redentore" (ibid.), si affidano all'inizio del terzo millennio cristiano, perché Iddio conceda ad ogni Comunità cristiana una rinnovata stagione dello Spirito. A Lei i credenti guardano con riconoscenza per il dono della fede limpida e profonda, che Ella maternamente continua a suscitare tra i suoi figli e con la consapevolezza che "non si può... pensare di vivere la vera devozione alla Madonna, se non si è in piena sintonia con la Chiesa... alla quale spetta il compito di verificare la legittimità delle varie forme di religiosità" (ibid.).

A Maria, Madre di misericordia, che dal Monte Berico protegge sotto il suo manto tutti i suoi figli nelle prove personali e comunitarie, anche nei tempi più difficili e travagliati della storia, le genti venete hanno sempre chiesto di mostrarsi tenera ed amorosa, ed hanno ricevuto da Lei aiuto e protezione. La sua presenza di pace, particolarmente nelle odierne mutate situazioni di benessere sociale ed economico, costituisce per i credenti un invito ad essere sempre degni del suo amore, professando con coraggio la fede in Cristo. Madre della Vita, Maria esorta ogni fedele ad accogliere con stupore e riconoscenza il dono della vita, dal concepimento al naturale tramonto. Maria chiede, altresì, a ciascuno di essere compassionevole verso quanti bussano alle porte della propria casa, perché bisognosi di perdono e di riconciliazione, di sostegno e di fraterna solidarietà.

4. Rivolgiamoci con fiducia alla Madre della divina Misericordia! Che la celebrazione del centenario dell'incoronazione della Madonna di Monte Berico costituisca l'occasione propizia per un più generoso annuncio del Vangelo! Il messaggio di Cristo, che in tempi lontani si irradiò da Aquileia, Adria e Concordia e dalle antiche città romane di Padova e Verona e che non ha mai avuto sosta, possa ora conoscere un rinnovato impulso in ogni Comunità del Triveneto.

285 "Maria, Madre del Signore, che da codesto Santuario sei stata modello e sostegno di innumerevoli sacerdoti, religiosi e laici, che si sono recati nei più lontani angoli del mondo per annunciare e testimoniare la Verità rivelata, continua a suscitare generosi operatori di verità e di carità; stimola nel cuore di tutti pronta disponibilità alla divina chiamata; dona ai giovani delle Chiese del Triveneto nuovo ardore missionario.

Alla tua celeste protezione affido i Pastori, le Comunità religiose, i missionari ed i catechisti, come pure gli ammalati, gli anziani, i portatori di handicap, i giovani, le famiglie, in particolar modo quelle che stanno vivendo momenti di sofferenza e di difficoltà.

Da Te, Vergine Santa, invoco la grazia di un profondo fervore apostolico e della piena comunione per tutti i fedeli delle Chiese del Triveneto. A Te, Madonna di Monte Berico, raccomando la diletta Nazione Italiana, perché viva nella prosperità e nella pace e sappia essere strumento di duratura concordia tra i popoli.

Maria, Madre di misericordia, sii per noi sostegno nel cammino verso la Patria celeste!".

Auspicando copiosi frutti spirituali dalla celebrazione centenaria, volentieri imparto a Lei, Signor Cardinale, agli Arcivescovi e Vescovi del Triveneto, al clero, ai religiosi, alle religiose ed ai laici della Regione una speciale Benedizione Apostolica, affidandone l'efficacia all'intercessione della celeste Madre del Redentore.

Da Castel Gandolfo, 22 Agosto 2000

UDIENZA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI VARI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato 26 agosto 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Venendo a Roma per il vostro pellegrinaggio giubilare, avete voluto includere una sosta qui a Castel Gandolfo per salutare il Successore di Pietro. Grazie per il vostro affettuoso pensiero! Vi ringrazio per la visita e porgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto.

Voi provenite da varie regioni; recate con voi l'interiore desiderio di partecipare più intensamente agli speciali favori spirituali dell'Anno Santo e siete decisi a rinnovare la vostra adesione di fede al Figlio di Dio, di cui celebriamo il bimillenario della nascita.

Saluto, anzitutto, Monsignor Enrico Masseroni, Arcivescovo di Vercelli, Monsignor Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e Monsignor Giulio Nicolini, Vescovo di Cremona, che hanno guidato i pellegrinaggi delle rispettive Comunità diocesane. Saluto quanti hanno voluto accompagnarli: i sacerdoti, i consacrati, gli operatori pastorali, le famiglie, i giovani e tutti coloro che condividono la stessa passione per il Vangelo nell'azione pastorale quotidiana. Attraverso voi, Fratelli e Sorelle carissimi, invio un cordiale pensiero alle vostre rispettive diocesi.

286 2. Carissimi fedeli di Vercelli, questa vostra visita ai luoghi sacri, alle memorie degli apostoli Pietro e Paolo riveste per voi una duplice finalità. E' intenso momento di preghiera, alla vigilia della ripresa delle attività diocesane nelle loro varie articolazioni, ed è, al tempo stesso, significativo gesto con cui intendete confermare insieme, pastori e popolo cristiano, la vostra comune fedeltà a Cristo.

Tornando a casa, vi attende il "settembre pastorale", mese di incontri e di programmazione per focalizzare alcune comuni piste operative apostoliche. Avete a cuore anzitutto l'azione delle parrocchie, chiamate ad essere vere e proprie frontiere dell'evangelizzazione, capaci di adattarsi alle mutate situazioni sociali. E', in effetti, attraverso questo importante snodo ecclesiale che passa, in primo luogo, la forza vivificante del Vangelo, che può rinnovare l'esistenza di quanti sono disponibili ad accoglierlo. E' questo un compito che chiede coraggio e prudenza, santità di vita e instancabile dedizione all'annuncio della Buona Novella, mediante la catechesi, la vita liturgica e la testimonianza della carità.

Altra meta del vostro impegno è proseguire nel cammino che da tre anni state percorrendo per un'azione pastorale privilegiata verso le famiglie, "inviate" ad evangelizzare le altre famiglie.

La recente, indimenticabile, Giornata Mondiale della Gioventù vi indica, inoltre, come sia importante "dire Gesù Cristo al mondo dei giovani". Auspico che il "laboratorio della pastorale giovanile", al quale avete dato vita, sia sempre più strumento attraverso il quale le giovani generazioni siano aiutate ad avvicinarsi alla persona del Redentore, e possano trovare in Lui il senso profondo del loro impegno e la sorgente inesauribile della loro felicità.

Parrocchia, famiglie, giovani: ecco i privilegiati ambiti pastorali che richiedono da parte di tutti singolare attenzione, generosa dedizione e costante passione missionaria.

Vi sostenga nel vostro sforzo la Vergine Maria, ed interceda per voi Sant'Eusebio, vostro patrono e intrepido difensore dell'ortodossia della fede nella Chiesa del suo tempo.

3. Il mio pensiero si rivolge poi a voi, carissimi fedeli di Cremona e, con speciale simpatia, ai soci del Centro Sportivo Italiano, qui giunti in bicicletta o a piedi. Questo vostro secondo pellegrinaggio giubilare si svolge nel clima e in ideale continuità con la quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù e del Giubileo dei Giovani, cui erano presenti un migliaio di giovani cremonesi.

A quel commovente evento, carico di profonda intensità spirituale, ho applicato, nella luce del Vangelo, la definizione di "laboratorio della fede". Questa medesima immagine vorrei oggi applicare anche a questo nostro incontro. Vi sia di sprone nel fortificare la fede e la testimonianza cristiana che questa mattina, dopo aver varcato la Porta Santa, avete professato con grande ardore sulla tomba dell'apostolo Pietro: fede in Cristo, Figlio di Dio, e nella sua Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Questa esperienza romana sorregga la vostra testimonianza al Vangelo e vi sia di guida nel nuovo anno pastorale che la diocesi sta per iniziare sul tema: "Riscoprire il giorno del Signore perché l'Anno Santo non debba finire".

Sono contento di sapere che tutte le vostre chiese giubilari sono dedicate a Maria. Di esse ricordo la splendida Cattedrale ed il Santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio, che ho visitato nel 1992 ed in cui ho lasciato un po' di cuore.

A Maria, dunque, affido con particolare affetto il cammino della Chiesa che è in Cremona nel passaggio di secolo e di millennio, già segnato da copiose grazie.

4. Con uguali sentimenti di affetto, desidero rivolgermi ora ai fedeli delle parrocchie di San Lorenzo in Manerbio (Brescia), di San Giuseppe Lavoratore in Torino, di Santa Francesca Cabrini in Codogno (Lodi), come pure agli altri pellegrini singoli ed alle famiglie che hanno voluto unirsi al nostro incontro.

287 Carissimi Fratelli e Sorelle, l'intenso momento spirituale, che certamente avete la grazia di vivere in occasione del vostro Giubileo, vi sia di sprone ad essere forti nella fede, lieti nella speranza, perseveranti nella carità. Siate sempre testimoni di gioia evangelica e di fraterna solidarietà.

Carissimi, Iddio vi ricolmi del suo amore misericordioso. Vi accompagno con la mia preghiera, mentre di cuore imparto una speciale Benedizione a voi, ai vostri cari e alle vostre rispettive comunità.


GPII Discorsi 2000 279