GPII Discorsi 2000 325


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE DEI SACRI CUORI DI GESÙ E MARIA


E DELL'ADORAZIONE PERPETUA


DEL SANTISSIMO SACRAMENTO (PICPUS)


Giovedì 21 Settembre 2000




326 Cari Fratelli e Sorelle,

1. "La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!" (
1Co 16,23-24).

In questo anno del grande Giubileo, quanto è ricca la sua grazia! E quanto si diffonde su di noi, in abbondanza, l'amore della Santissima Trinità! Nella gioia del Giubileo, sono lieto di salutarvi mentre rendete visita al Successore di Pietro, nel momento in cui celebrate il Capitolo generale della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e dell'Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.

In questo anno del bimillenario della nascita del nostro Signore e Salvatore, tutta la Chiesa canta le lodi di Dio. Per voi questo inno di azione di rendimento di grazie risuona con una nota di gioia tutta particolare, in quanto celebrate il bicentenario della fondazione della vostra Congregazione, nata nella festa di Natale del 1800. Insieme a voi rendo oggi gloria a Dio per i frutti di santità e di apostolato fecondo che questi due secoli hanno visto maturare. Ricordo con emozione la figura del vostro buon Padre, Pierre Coudrin, ordinato sacerdote nel momento culminante delle prove e delle violenze generate dalla Rivoluzione francese e costretto a nascondersi, come pure l'esempio della vostra Madre, Henriette Aymer de la Chevalerie, che subì la prigione perché aveva nascosto dei sacerdoti. Nell'oscurità che li avvolgeva, essi erano comunque illuminati dalla luce di Cristo e facevano l'esperienza di amore della Vergine Maria al punto che si sentirono spinti a fondare la vostra Congregazione. Mentre la Rivoluzione imperversava attorno a loro, i vostri Fondatori compresero che la vera libertà si trovava solo nel Cuore trafitto di Cristo (cfr Jn 19,34) e che quanti, come Maria, partecipavano alla sua Passione e avevano l'anima trafitta da una spada (cfr Lc 2,35) potevano giungervi. Attraverso la loro vita, in tempi difficili, hanno proclamato la verità della Croce di Gesù Cristo.

2. Dopo la sua fondazione in Francia, la vostra Congregazione si è diffusa in tutto il mondo, obbedendo al mandato del Signore: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). La prima espansione si produsse in Europa, ma in seguito passò all'area del Pacifico, all'America Latina, all'Asia e all'Africa, fino ai giorni nostri, con la vostra presenza in oltre quaranta Paesi. Questa crescita è un segnale della forza di Dio che ha agito in voi; un chiaro segno di questo afflato divino è però anche la testimonianza che hanno reso missionari come il Beato Damián de Molokai e Padre Eustaquio Van Lieshout - per citare solo i più noti - nei quali possiamo vedere il volto di Cristo Crocifisso, che brilla con la gloria di coloro che si sono sacrificati per la vita del prossimo. Quanti santi e martiri avete dato alla Chiesa! Ancora oggi vi risulta familiare e vicina quella voce che dice ai paralitici del mondo: "Io ti dico, alzati e cammina". Di fatto, con queste parole evangeliche avete voluto illustrare le intenzioni del Capitolo Generale.

3. Cari Fratelli e Sorelle, oggi come sempre, la Chiesa è chiamata a proclamare di fronte al mondo il potere della Croce. È un potere che non ha bisogno di "un discorso sapiente" (1Co 1,17), né della vana fallacia di una filosofia (cfr Col 2,8), né tanto meno di ideologie illusorie. Ciò che esige da voi è che, come Cristo stesso, lasciate che il vostro cuore si apra per convertirsi in un riflesso della fonte di acqua viva (cfr Jn 4,10), l'unica che può placare la sete del cuore umano. È pertanto necessario che ognuno di voi imiti l'Apostolo nel suo desiderio di partecipare alle sofferenze di Cristo "diventandogli conforme nella morte", affinché gli altri conoscano Lui e "la potenza della sua resurrezione" (Ph 3,10).

Dovete dunque seguire continuamente il cammino della contemplazione, dato che la vostra missione richiede un'intima unione con il Signore. Prima di inviarvi, Cristo vi chiama a sé; e se, ogni giorno, non lo cercherete nella preghiera, vi mancherà la forza per andare avanti come missionari pieni della potenza dello Spirito Santo. Solo nelle profondità della contemplazione lo Spirito Santo può trasformare il vostro cuore; e solo se il cuore è trasformato si può adempiere al grande compito di aiutare gli altri affinché lo Spirito li guidi "alla verità tutta intera" (Jn 16,13), che è l'essenza della missione cristiana. Le strutture sociali non potranno mai perfezionarsi ed elevarsi senza un'autentica conversione dei cuori. Entrambi gli aspetti devono andare di pari passo, poiché se si modificheranno le strutture senza convertire i cuori, i cambiamenti strutturali potranno camuffare il male, ma non vincerlo. È questa la ragione per cui la missione senza la contemplazione del Crocifisso è condannata alla frustrazione, come hanno molto opportunamente avvertito i fondatori. Parimenti, è questo il motivo per cui hanno insistito in maniera particolare sull'impegno dell'adorazione del mistero eucaristico, poiché è nel Sacramento dell'Altare che la Chiesa contempla in modo ineguagliabile il mistero del Calvario, il sacrificio dal quale fluisce tutta la grazia dell'evangelizzazione. Nella contemplazione del mistero eucaristico imparate a imitare l'Unico che si fa pane condiviso e sangue versato per la salvezza del mondo.

4. Una caratteristica della vostra Fondazione è il fatto che uomini e donne formano un'unica Congregazione, approvata da Papa Pio VII nel 1817, unita in un solo carisma, una sola spiritualità e una sola missione.

Questa unità non è sempre stata facile ed è importante che gli organismi governativi di entrambi i rami operino per una testimonianza ancor più matura di unione evangelica, solidarietà e interdipendenza fra tutti i membri della Congregazione. Nell'ambito di ogni ramo autonomo le vostre comunità sono chiamate a fiorire nel rafforzamento di uno spirito familiare, quella fraternità che conduce ognuno a portare il fardello dei tutti.

Cari Fratelli e care Sorelle, prego con fervore affinché il Capitolo Generale offra orientamenti saggi per una testimonianza sempre più completa della vostra consacrazione religiosa cosicché con gioia ed energia maggiori possiate dire al mondo assiso "all'ombra della morte" (Lc 1,79): "Alzati, prendi la tua stuoia cammina! Cammina con noi nella potenza di colui che "rischiara quelli che stanno nelle tenebre" e che dirige "i nostri passi sulla via della pace"!" (ibidem).

Che la Vergine Maria, Madre del Dolore e Madre di tutte le nostre gioie, vi conduca sempre lungo le vie della contemplazione cosicché il vostro apostolato nel mondo possa veramente testimoniare lo spirito della Chiesa, la sua apertura e il suo interesse per tutti i popoli e gli individui, in particolare per gli ultimi e i più poveri tra i fratelli e le sorelle di Cristo (cfr Redemptoris missio RMi 89). Come pegno di grazia e di pace infinita in Lui, imparto di cuore a tutti i membri della vostra Congregazione la mia Benedizione Apostolica.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DEL "JOHN PAUL II CULTURAL CENTER"


DI WASHINGTON


327
Venerdì 22 Settembre 2000






Caro Cardinale Maida,
Eccellenze, Signore e Signori,

Tre anni fa eravamo spiritualmente uniti nella gioia della cerimonia durante la quale si sono gettate le fondamenta del Centro Culturale e ora voi siete allo stadio finale dell'edificazione e prevedete di aprirlo il prossimo anno. La vostra visita mi offre l'opportunità di esprimere ancora una volta la mia sentita gratitudine a coloro che hanno sostenuto questo progetto e operato per la sua realizzazione.

Il Centro è importante perché è uno strumento di evangelizzazione. Non ha lo scopo di onorare una persona particolare, ma di contribuire, utilizzando i mezzi forniti dalla moderna tecnologia, a far sì che la Chiesa e il suo messaggio siano più conosciuti e compresi. La celebrazione dell'Anno Giubilare ha mostrato che persone di ogni luogo non solo desiderano professare le verità di fede, ma anche edificare e rafforzare il senso di comunità cattolica mediante attività religiose e culturali.

Una delle questioni principali del nostro tempo è il rapporto fra fede e cultura. Desidero incoraggiare i vostri sforzi volti a garantire che il centro offra opportunità per lo studio di temi importanti per la vita cristiana nel clima culturale attuale del vostro Paese. Il vostro compito consiste nel far sì che il Centro promuova attività volte a trasmettere a un grande pubblico i tesori della nostra eredità cattolica.

Con gratitudine e incoraggiamento benedico i vostri sforzi e invoco i doni abbondanti del Signore su di voi e sulle vostre famiglie. Che la vostra visita a Roma durante l'anno giubilare vi porti pace interiore e rinnovato amore per la Chiesa.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA DEI PRESIDENTI


DEI PARLAMENTI DELL’UNIONE EUROPEA


Sabato 23 Settembre 2000

Signora Presidente del Parlamento europeo,

Signore e Signori Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea,

1. Sono lieto di porgervi il benvenuto qui in Vaticano, in questo luogo che è stato associato fin dalle origini alle grandi tappe della vita del continente europeo. Saluto con deferenza il signor Senatore Nicola Mancino, Presidente del Senato italiano, che si è fatto vostro interprete, e lo ringrazio per le cordiali parole che ha pronunciato a nome vostro.

328 La vostra conferenza è una manifestazione altamente significativa del processo di unione europea che, in questi ultimi anni, ha compiuto nuovi passi avanti. In questo secolo che volge al termine, i miei predecessori e io stesso non abbiamo mancato di offrire il nostro sostegno alla realizzazione del grande progetto di avvicinamento e di cooperazione fra gli Stati e i popoli dell'Europa.

2. Voi che presiedete le istanze legislative rappresentative dei vostri popoli siete testimoni della stretta convergenza che si manifesta fra gli interessi del vostri rispettivi Paesi e quelli dell'unità più vasta che l'Europa forma. Osservo con soddisfazione che l'Unione desidera accogliere nuovi Stati membri e che sta adottando un atteggiamento di apertura e di flessibilità in vista del futuro. L'Unione europea rimane un cantiere creativo, ed è ciò la migliore garanzia del suo successo per il bene dei suoi cittadini, dei quali s'impegna a preservare la diversità culturale, e allo stesso tempo a garantire i valori e i principi ai quali i padri fondatori erano legati e che costituiscono il loro patrimonio comune.

Secondo il genio che le è proprio, l'Unione europea ha già sviluppato istituzioni comuni, in particolare un sistema di bilanciamento dei poteri di controllo, che sono una garanzia per la democrazia. È giunta probabilmente l'ora di fare una sintesi di quanto è stato acquisito in una struttura insieme semplificata e più vigorosa. L'Unione europea saprà certamente trovare la formula giusta per soddisfare le aspirazioni dei suoi cittadini e assicurare il servizio al bene comune.

3. Nell'insegnamento sociale della Chiesa cattolica, attinto dalla rivelazione biblica e dal diritto naturale, la nozione di bene comune si estende a tutti i livelli in cui la società umana si organizza. Vi è un bene comune nazionale, al servizio del quale le istituzioni degli Stati sono poste. Vi è però anche - chi potrebbe negarlo in un momento di compenetrazione delle economia e degli scambi in Europa e più ampiamente nel mondo? - un bene comune continentale e persino universale. L'Europa sta prendendo sempre più coscienza delle dimensioni del bene comune europeo, ossia dell'insieme delle iniziative e dei valori che i Paesi europei devono perseguire e difendere congiuntamente se vogliono rispondere in maniera appropriata ai bisogni dei loro concittadini.

Se l'Unione europea dovesse passare allo stadio di costituzione formale, sarà indotta a tare una scelta sul tipo di sistema che intende privilegiare. Fra i diversi sistemi sono possibili aggiustamenti. La Chiesa pensa che i sistemi di Governo dipendano dal genio dei popoli, dalla loro storia e dai loro progetti. Essa però sottolinea che tutti i sistemi devono avere come obiettivo il servizio al bene comune. Inoltre ogni sistema, resistendo alla tentazione di rinchiudersi egoisticamente in se stesso, deve essere aperto anche ad altri Stati del continente che desiderano collaborare con l'Unione europea, di modo che essa sia la più vasta possibile.

Non posso non rallegrarmi nel vedere sempre più invocato il fecondo principio della sussidiarietà. Lanciato dal mio predecessore Pio XI nella sua celebre Enciclica Quadragesimo anno nel 1931, questo principio è uno dei pilastri di tutta la dottrina sociale della Chiesa. E’ un invito a ripartire le competenze fra i diversi livelli di organizzazione politica di una data comunità, ad esempio regionale, nazionale, europeo, trasferendo ai livelli superiori solo quelle alla quali i livelli inferiori non sono in grado di far fronte per il servizio al bene comune.

4. La salvaguardia dei diritti dell'uomo fa parte delle esigenze imprescrittibili del bene comune. L'Unione europea si è impegnata nel difficile compito di redigere una «Carta dei diritti fondamentali», con un spirito di apertura e di attenzione ai suggerimenti delle associazioni e dei cittadini. Già nel 1950 i Paesi fondatori del Consiglio d'Europa avevano adottato la Convenzione di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, seguita nel 1961 dalla Carta sociale europea. Le dichiarazioni di diritti delimitano in un certo senso l'ambito intoccabile che la società sa non poter esser sottoposto ai giochi dei poteri umani. Di più, il potere riconosce di essere costituito per salvaguardare tale ambito, che ha come centro di gravità la persona umana. In tal modo la società riconosce di essere al servizio della persona nelle sue aspirazioni naturali a realizzarsi come essere personale e insieme sociale. Tali aspirazioni inscritte nella sua natura costituiscono altrettanti diritti inerenti alla persona, come il diritto alla vita, all'integrità fisica e psichica, alla libertà di coscienza, di pensiero e di religione.

Nell'adottare questa nuova Carta - qualunque sia la sua futura qualificazione -, l'Unione europea non dovrà dimenticare di essere la culla delle idee di persona e di libertà, e che queste idee le derivano dal suo essere da tempo pervasa dal cristianesimo. Secondo il pensiero della Chiesa, la persona è inseparabile dalla società umana nella quale si sviluppa. Creando l'uomo, Dio l’ha inserito in un ordine di rapporti che gli permettono di realizzare il suo essere. Spetta alla ragione esplorare in modo sempre più esplicito questo ordine, che noi chiamiamo ordine naturale. I diritti dell'uomo non possono essere rivendicazioni contro la natura stessa dell'uomo. Non possono che derivarne.

5. Che l'Unione europea possa conoscere un nuovo sussulto d'umanità! Che sappia ottenere il consenso necessario per inscrivere fra i sui ideali più alti la tutela della vita, il rispetto dell'altro, il servizio reciproco e una fraternità senza esclusioni! Ogni volta che l'Europa attinge dalle sue radici cristiane i grandi principi della sua visione del mondo sa di poter affrontare il suo futuro con serenità.

Su voi, sulle vostre famiglie, sui popoli, sulle Nazioni che rappresentate, invoco di tutto cuore la Benedizione dell'Onnipotente.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI


A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato 23 Settembre 2000

329
Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. E' per me motivo di gioia incontrarvi in questa Udienza giubilare, che costituisce un momento bello ed importante del vostro pellegrinaggio a Roma nel contesto dell’Anno Santo. Voi provenite da diverse Diocesi, ciascuna con la propria storia e le proprie particolari tradizioni. Tuttavia questo nostro stare insieme ci fa quasi toccare con mano i profondi vincoli di comunione che ci rendono fratelli nell’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa: lo stesso amore che proviene dalla Trinità ed anima il popolo di Dio, la medesima fede in Gesù Salvatore, l’identico impegno di annuncio del Vangelo. Voi siete convenuti alla Città eterna per condividere questa forte esperienza della riconciliazione con Dio e con i fratelli. Chiedo al Signore di rendere il vostro pellegrinaggio giubilare ricco di frutti di bene!

2. Il mio affettuoso saluto si rivolge innanzitutto a voi, carissimi pellegrini provenienti dall’Arcidiocesi di Napoli. Ringrazio il vostro Pastore, il Cardinale Michele Giordano, che poc’anzi si è fatto interprete dei vostri sentimenti di affetto e di spirituale vicinanza. Mi compiaccio con tutti voi per l’impegno profuso nel prepararvi a celebrare degnamente questo Giubileo e, in particolare, per aver giustamente posto al centro della vostra azione pastorale il tema della nuova evangelizzazione, facendo leva sulla bella iniziativa dei Centri del Vangelo. Non posso non incoraggiarvi a proseguire generosamente nel cammino intrapreso, sforzandovi di coinvolgere sempre più le famiglie in questa impresa missionaria nella quale esse hanno un ruolo essenziale. La sosta di questi giorni presso le Tombe degli Apostoli, approfondendo il vincolo di comunione con la Chiesa di Roma, vi aiuti ad affrontare con maggiore coraggio e determinazione gli immancabili momenti di difficoltà. La Vergine Maria, che tutti voi amate invocare col titolo di "Madonna Bruna", vi accompagni sempre col suo aiuto e la sua materna protezione!

3. Il mio cordiale benvenuto va ora a voi, carissimi Fratelli e Sorelle della Diocesi di Brescia! Vi saluto con affetto, rivolgendo un fraterno pensiero al vostro Vescovo, Mons. Giulio Sanguineti, che ringrazio per il caloroso indirizzo. Voi sapete che, celebrare la grazia del Giubileo significa, innanzitutto, riprendere consapevolezza delle radici della propria fede. L’esperienza cristiana ha prodotto lungo i secoli nella comunità bresciana abbondanza di frutti, contrassegnati da una particolare attenzione ai problemi della società sotto i vari profili. Di questa animazione della vita sociale mediante il fermento evangelico rimangono le luminose testimonianze di sacerdoti, religiosi e laici, autentici campioni di un cristianesimo impegnato di fronte ai bisogni del loro tempo. Brescia può gloriarsi, in particolare, di aver dato alla Chiesa un Pontefice della statura di un Paolo VI, il cui ricordo permane incancellabile nel cuore di tutti. Gli esempi di queste insigni personalità devono essere per voi stimolo a rispondere con grande coraggio e generosità alle sfide che stanno di fronte alla Chiesa del terzo millennio cristiano. In questo Anno giubilare, durante il quale siamo tutti invitati a ritornare alle genuine fonti della nostra fede, sappiate vivere in profondità la realtà della comunità cristiana nel suo duplice aspetto della comunione e della missione. E’ questo il mio augurio e, al tempo stesso, l’impegno che vi affido come frutto del pellegrinaggio giubilare.

4. Saluto ora il gruppo di pellegrini della Diocesi di Parma, accompagnati dal Vescovo Mons. Silvio Cesare Bonicelli, che ringrazio per le affettuose parole rivoltemi. Il Giubileo, come dice la parola stessa, è innanzitutto un momento di gioia e di condivisione. In questo tempo santo la Chiesa si rallegra per l’abbondanza di grazia e di misericordia che Dio riversa su quanti dispongono il loro animo alla riconciliazione ed al rinnovamento interiore. Il Giubileo sia per voi, carissimi, un momento forte del vostro cammino ecclesiale, da cui scaturisca un rinnovato slancio per l’evangelizzazione. L’essere riconciliati con Dio e con i fratelli è condizione essenziale per l’efficacia dell’annuncio evangelico, poiché non c’è missione cristiana che non nasca da una profonda esperienza di comunione con Dio e con il prossimo. Vi auguro di poter vivere, in questo tempo giubilare, il profondo mistero della Chiesa che è, al tempo stesso, mistero di comunione e di missione.

5. Mi rivolgo ora a voi, carissimi Fratelli e Sorelle dell’Arcidiocesi di Lucca, venuti a Roma in pellegrinaggio giubilare accompagnati dal vostro Arcivescovo Bruno Tommasi, il cui saluto ho ascoltato con animo grato. La vostra Diocesi è attraversata dall’antica Via Francigena, che era tradizionalmente percorsa dai romei nel loro itinerario verso le Tombe degli Apostoli. Ciò ha contribuito a far crescere la vostra tradizionale ospitalità ed accoglienza fraterna, che ancora oggi si esprime in molteplici forme di volontariato e di carità. Facendo leva sul grande patrimonio di fede e di civiltà cristiana della vostra terra, sappiate rinnovare anche nel nostro tempo l’impegno di testimonianza dei valori evangelici e la volontà di contribuire efficacemente alla edificazione di una rinnovata cultura cristiana. Ponete sempre Cristo al centro delle vostre Comunità attraverso l’ascolto attento della sua Parola e la riscoperta dell’Eucaristia come fonte e culmine di tutta la vita ecclesiale. Vi sarà inoltre di grande aiuto non solo la cura della formazione permanente dei presbiteri, ma anche un sempre maggiore coinvolgimento dei laici impegnati nei settori che più sono consoni al loro stato all'interno della vita pastorale della Comunità diocesana.

6. Saludo ahora con afecto a los miembros del Apostolado de la Oración de la Diócesis de Barcelona, llegados a Roma en peregrinación con motivo del Año Jubilar. Recordad que en el encuentro con Jesucristo por medio de la oración se forja el temple apostólico, que mira a suscitar un sincero anhelo por la santidad. Con la ayuda de la gracia, esforzaos para que vuestra adhesión a Cristo y a su Iglesia sea cada vez más sólida y vuestro testimonio de vida más creíble. De esta forma el Año Jubilar será para vosotros un acontecimiento único de "renovación personal en un clima de oración siempre más intensa y de solidaria acogida del prójimo" (cfr. TMA
TMA 42).

7. Sono presenti a questa speciale Udienza i partecipanti alla Conferenza dell’European Cancer Leagues: nel salutarli cordialmente, porgo ad essi l’augurio più sentito di proficuo lavoro in un settore così importante per la salute dell’essere umano.

Saluto poi la rappresentanza della Missione cattolica di lingua italiana in Svizzera, animata dalla Comunità salesiana di Zurigo. Questo pellegrinaggio a Roma e la grazia del Giubileo costituiscano per voi uno sprone a seguire con sempre maggiore generosità l’esempio di san Giovanni Bosco negli impegni di vita cristiana e nella testimonianza di accoglienza e di solidarietà, specialmente verso quanti sono in difficoltà spirituale e materiale.

Uno speciale pensiero ed augurio va, infine, agli Alpini della Sezione Bonate Sopra Bergamo e agli altri gruppi di pellegrini che, con la loro partecipazione, rendono più ricco e gioioso questo nostro incontro giubilare.

8. Oggi è sabato, giorno tradizionalmente dedicato alla Madonna. Affidiamo a Maria l'abbondanza di grazia e gli impegni di vita cristiana scaturiti da questo Giubileo. Lei, che con il suo "sì" incondizionato alla volontà divina, ha offerto al mondo il Salvatore, guidi e protegga sempre il vostro cammino. Vi accompagni anche la mia Benedizione, che imparto a ciascuno con affetto e che volentieri estendo anche alle vostre comunità, alle vostre famiglie ed a quanti vi sono cari.

SALUTO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DEL CONCERTO


OFFERTO DALLA REPUBBLICA DI UNGHERIA


NELL’AULA PAOLO VI


330
Sabato 23 settembre 2000

Illustri Signori e Signore,


al termine di questo straordinario concerto, che si inscrive nel contesto del Grande Giubileo, l’animo è naturalmente portato a sentimenti di riconoscenza. Anzitutto verso Dio, primo ispiratore di ogni autentica arte, e quindi anche della mirabile Missa Solennis, del grande compositore magiaro Ferenc Liszt. Ma, subito dopo, la gratitudine si rivolge a quanti hanno ideato questo splendido concerto, l’hanno preparato, organizzato, eseguito.

Il mio pensiero va, anzitutto, al Presidente della Repubblica di Ungheria, Signor Ferenc Mádl, al Primo Ministro ed alle altre Autorità dello Stato, con uno speciale ringraziamento a quanti hanno voluto onorarci oggi con la loro presenza. Con fraterno affetto ringrazio, poi, il Cardinale Primate László Paskai e Monsignor István Seregély, Presidente della Conferenza Episcopale Ungherese.

Külön köszönet illeti és ôszinte gratuláció a kiváló elôadásért Héja Domonkos karmester urat, a "Danubia" Ifjúsági Szimfonikus Zenekar tagjait, továbbá Antal Mátyás karigazgató urat, a szólistákat és a Magyar Nemzeti Énekkar mûvészeit.

Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Un "grazie" speciale, unito al più vivo apprezzamento per l’ottima esecuzione, va quindi al Maestro Domonkos Héja ed ai musicisti dell’Orchestra Sinfonica Giovanile "Danubia", come pure al Maestro Mátyás Antal, ai solisti ed al coro nazionale di Ungheria.

È assai significativo che, trascorsi mille anni da quando il mio predecessore Silvestro II incoronò santo Stefano primo Re d’Ungheria, la Repubblica di Ungheria abbia sentito il desiderio di offrire uno speciale atto di omaggio al Vescovo di Roma. Questo gesto non ha solamente un alto valore commemorativo, ma esprime la consapevolezza del vincolo profondo che lega il popolo ungherese alla Chiesa. La storia rende testimonianza dei vantaggi che alla Nazione sono venuti dai fermenti cristiani entrati a far parte della sua cultura. Possa il nuovo Millennio vedere ulteriori sviluppi di questo fecondo scambio sulla strada dell’autentico progresso umano.

Nello spirito dell’Anno giubilare, mi piace congedarmi da voi, illustri Signori e Signore, con l’auspicio che, in Ungheria e in ogni Paese del mondo, gli animi di tutti si impegnino generosamente al servizio del vero bene dell’uomo, affinché regnino ovunque la pace nella giustizia e la libertà nella verità.

Con questi sentimenti invoco su ciascuno le benedizioni di Dio.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI


AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE NAZIONALE


DELLA SVIZZERA


Lunedì 25 settembre 2000




331 Signor Cardinale,
Cari Fratelli
nell'Episcopato!
Cari sacerdoti e diaconi!
Care sorelle e cari fratelli!

1. È per me una grande gioia vedere tanti fedeli svizzeri qui sulla tomba di San Pietro. Siate tutti i benvenuti! Saluto in particolare il venerato Cardinale Henry Schwery, il Presidente della Conferenza Episcopale Svizzera, Monsignor Amédée Graab, e tutti i Vescovi presenti. L'odierna "Giornata degli svizzeri" è per me un'occasione opportuna per esprimere la mia gratitudine ai membri della Guardia Svizzera. Li ringrazio per il loro servizio fedele e sollecito, che proprio nell'anno del Grande Giubileo del 2000 riveste un'importanza straordinaria. La Guardia Svizzera è un biglietto da visita vivente del Vaticano.

Cari svizzeri, potete essere orgogliosi di sapere che qui in Vaticano ci sono rappresentanti tanto degni della vostra amata terra. Pregate affinché nel vostro Paese non manchino mai giovani uomini impegnati, pronti a mettersi al servizio del Papa e della Chiesa!

2. Come tutti i pellegrini dell'Anno Santo, anche voi avete varcato la Porta Santa, che rimane aperta a tutti. La Porta Santa è l'immagine di Cristo che ha detto: "Io sono la porta" (
Jn 10,9). Il passaggio attraverso la Porta Santa implica un atteggiamento interiore. Ad esso deve corrispondere un orientamento di vita. Gesù Cristo infatti è esigente. Chiama gli uomini a decidere. Se dunque anche noi varchiamo la soglia della Porta Santa, allora ripetiamo con l'Apostolo Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

3. Dunque il rito esteriore esprime una profonda professione di fede. Vi auguro di tornare nel vostro Paese, nelle vostre città e nei vostri villaggi rafforzati nella fede, per stare vicino ai vostri fratelli e alle vostre sorelle nella quotidianità. Nel mondo attuale molte porte ci tentano, ma purtroppo non conducono né alla pienezza né alla felicità. Al contrario possono far precipitare l'uomo nell'abisso del vuoto e della dipendenza. Chi non cerca più "la via, la verità e la vita" (cfr Jn 14,6), non trova più l'accesso a Dio. Un pellegrino che torna da Roma può indicare la via a quanti cercano una vita piena di senso. Per voi invoco da Dio forza e benedizione.

4. Il vostro cammino giubilare vi introduce, con tutta la Chiesa, in un nuovo periodo di grazia e di missione (cfr Bolla d'indizione del Grande Giubileo, n. 3), invitandovi a prendere parte sempre più attivamente alla vita delle vostre comunità cristiane, sotto la guida dei vostri Pastori, per essere testimoni della comunione ecclesiale e missionari del Vangelo presso i vostri fratelli. La Chiesa, che ci ha generati alla vita nuova mediante il Battesimo, ci comunica i doni di Dio, soprattutto attraverso l'Eucaristia e la Penitenza, affinché conduciamo una vita nuova e c'impegniamo senza posa lungo la via della conversione, ravvivando così la nostra vita spirituale e il nostro slancio apostolico. Vi incoraggio in particolare a concentrare i vostri sforzi sulla formazione morale e spirituale dei giovani, per aiutarli nella loro crescita personale e per prepararli ad essere cristiani saldi, pronti a rispondere gioiosamente alla loro vocazione e, per quelli che Dio chiama, a impegnarsi sulla via del sacerdozio o della vita consacrata. Affidandovi all'intercessione di Nostra Signora, vi imparto di tutto cuore un'affettuosa Benedizione apostolica.

5. Vorrei infine rivolgere un saluto ai pellegrini svizzeri di lingua italiana. Siete venuti a Roma per varcare la Porta Santa. Possa questo rito essere per voi una forte esperienza spirituale, che vi aiuti ad accogliere con più totale disponibilità Cristo nella vostra vita, per esserne testimoni credibili tra i fratelli all'inizio del terzo millennio. A tutti imparto con affetto la mia benedizione.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALL’EM.MO CARD. EDWARD I. CASSIDY


IN OCCASIONE DEL XIII INCONTRO


"UOMINI E RELIGIONI"


332
Al Venerato Fratello

EDWARD I. Cardinale CASSIDY
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

Mi è particolarmente gradito affidarLe, Signor Cardinale, il compito di recare l'espressione della mia stima e il mio saluto agli illustri Rappresentanti delle Chiese e Comunità Cristiane e delle grandi Religioni mondiali raccolti quest'anno a Lisbona, per il XIII Incontro Internazionale sul tema: Oceani di pace. Religioni e culture a confronto.

La mia mente torna a quel 1986, quando per la prima volta uomini e donne di religioni diverse si ritrovarono insieme per invocare la pace da Dio proprio sul colle di Assisi, segnato dalla testimonianza di San Francesco. Quell'evento non poteva rimanere isolato. Aveva, infatti, una forza spirituale dirompente: era come una sorgente da cui cominciavano a scaturire nuove energie di pace. Per questo ho auspicato che lo "spirito di Assisi" non si estinguesse, ma potesse espandersi per il mondo suscitando in ogni parte nuovi testimoni di pace e di dialogo. Questo mondo, segnato da tanti conflitti, da incomprensioni e da pregiudizi, ha infatti un estremo bisogno di pace e di dialogo.

Vorrei perciò ringraziare in modo particolare la Comunità di Sant'Egidio per l'entusiasmo ed il coraggio spirituale con cui ha saputo raccogliere il messaggio di Assisi e portarlo in tanti luoghi del mondo attraverso gli incontri di uomini di religione diversa. Ricordo l'Incontro di Bucarest nel 1998, che tanta eco ebbe in Romania, dove, durante la mia Visita apostolica, ho udito il grido ripetuto insistentemente dalla gente: "Unitate! Unitate!". Sì, care sorelle e fratelli cristiani, quell'unità resta per noi un impegno prioritario. Guardiamo con speranza il secolo che si è aperto, perché - come scrivevo nella Ut unum sint: - "la lunga storia dei cristiani segnata da molteplici frammentazioni sembra ricomporsi, tendendo a quella fonte della sua unità che è Gesù Cristo" (n. 22).

Sono convinto che lo “spirito di Assisi “ costituisce un dono provvidenziale per il nostro tempo. Nella diversità delle espressioni religiose, lealmente riconosciute come tali, stare gli uni accanto agli altri manifesta anche visibilmente l'aspirazione all'unità della famiglia umana. Tutti dobbiamo camminare verso questa unica meta. Ricordo quando, giovane Vescovo al Concilio Vaticano II, ho apposto anche la mia firma alla Dichiarazione "Nostra Aetate" con cui è iniziato un ricco rapporto tra la Chiesa cattolica, l'Ebraismo, l'Islam e le altre religioni. Quella Dichiarazione conciliare afferma che la Chiesa, “nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, esamina qui innanzi tutto ciò che gli uomini hanno in comune e li spinge a vivere insieme il loro comune destino" (n. 1).

Il dialogo tra le religioni a questo deve tendere e per questo deve operare. Oggi, per grazia di Dio, questo dialogo non è più soltanto un auspicio; è diventato una realtà, anche se lungo è ancora il cammino che ci sta di fronte. Come non ringraziare il Signore per il dono di questa apertura reciproca che prelude ad una comprensione più profonda tra Chiesa cattolica e Ebraismo, proprio mentre sono ancora in me così vivi i ricordi dell’indimenticabile pellegrinaggio in Terra Santa? Ma frutti significativi sono giunti anche dal cammino di incontro con l'Islam, con le religioni orientali e con le grandi culture del mondo contemporaneo. All'inizio del nuovo millennio non dobbiamo rallentare i nostri passi, semmai è necessario imprimere una accelerazione maggiore a questo promettente cammino.

Voi sapete bene che il dialogo non ignora le reali differenze, ma neppure cancella la comune condizione di pellegrini verso nuove terre e nuovi cieli. E il dialogo invita tutti altresì a irrobustire quell'amicizia che non separa e non confonde. Dobbiamo tutti essere più audaci in questo cammino, perché gli uomini e le donne di questo nostro mondo, a qualsiasi popolo e credenza appartengano, possano scoprirsi figli dell'unico Dio e fratelli e sorelle tra loro.

Oggi siete a Lisbona, sulle rive dell'Oceano Atlantico, e il vostro sguardo è portato a spingersi verso i popoli e le culture del mondo. Lisbona è la prima tappa del vostro camminare comune in questo nuovo secolo. Grazie perciò a Lei, Signor Patriarca José da Cruz Policarpo, per aver accolto con tutta la Sua Chiesa questo pellegrinaggio. Saluto in Lei, i Confratelli nell'Episcopato, tutto il caro popolo portoghese, che ho avuto occasione di incontrare nel mio recente pellegrinaggio a Fatima.

333 Tanti sono i problemi che si addensano sull'orizzonte del mondo. Ma l'umanità è alla ricerca di nuovi equilibri di pace: "E' pertanto necessario e urgente - come scrivevo al Meeting di “Uomini e Religioni” a Milano nel 1993 - ritrovare il gusto e la volontà di camminare insieme per costruire un mondo più solidale, superando interessi particolari di gruppo, di etnia, di nazione. Quale importante compito, in proposito, le religioni possono svolgere! Povere di mezzi umani, esse sono ricche di quell'aspirazione universale che trova radice nel rapporto sincero con Dio" (Insegnamenti, vol. XVI/2, 1993, 778).

Nell’affidare a Lei, Signor Cardinale Edward I. Cassidy, questo mio Messaggio per i partecipanti all’incontro di Lisbona, ai quali rinnovo il mio cordiale saluto, invoco su tutti i presenti le benedizioni di Dio onnipotente. Con il suo aiuto possano gli uomini e le donne di ogni popolo della terra proseguire con rinnovata decisione sulla via della pace e della mutua comprensione!

Dal Vaticano, 21 settembre 2000.




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