GPII Discorsi 2000 370

370 Carissimi giovani della Sicilia!

1.Sono molto lieto di rivolgermi a voi, mentre siete riuniti per compiere uno speciale pellegrinaggio giubilare al Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, da me consacrato sei anni fa. Con grande soddisfazione ho appreso che questo vostro Giubileo si svolge alla presenza dei Vescovi della Sicilia, al termine dei loro Esercizi spirituali. Questo fatto esprime il carattere fortemente ecclesiale dell'iniziativa e, più in generale, l'amore e l'attenzione della Chiesa in Sicilia per le nuove generazioni. A tutti voi, giovani siciliani, e a voi, carissimi Fratelli Vescovi e sacerdoti, giunga il mio saluto più affettuoso.

Il vostro Giubileo regionale, cari giovani, si collega con la recente Giornata Mondiale della Gioventù, svoltosi a Roma, in particolare con la memorabile veglia del 19 agosto scorso, alla quale molti di voi hanno preso parte. Con questo mio messaggio, vorrei riprendere il dialogo che ho intrattenni con i giovani a Tor Vergata. Allora ebbi a dire: "Cari amici, vedo in voi le 'sentinelle del mattino' (cfr
Is 21,11-12) in quest'alba del terzo millennio".

"Sentinelle del mattino"! Queste parole del profeta Isaia vi hanno colpito, e le avete scelte come tema della vostra veglia-pellegrinaggio, per farne stimolo ed orientamento del vostro impegno. La generosa adesione con cui avete accolto la proposta mi è stata di conforto! Il cuore del Papa gioisce e rende grazie a Dio, perché i giovani non solo ascoltano, ma accolgono, ripensano e soprattutto si sforzano di mettere in pratica la parola ricevuta, che non è parola di uomini, ma parola di Dio, operante in voi che credete (cfr 1Th 2,13).

2. Perché voi, cari giovani, volete credere in Cristo! La fede, come ricorderete, è stata il contenuto fondamentale della grande veglia di Tor Vergata. A Roma, città di Pietro e di Paolo, ho "consegnato" alla gioventù del mondo intero l'impegno della professione coraggiosa della fede in Cristo, una professione per la quale gli Apostoli e i Martiri hanno dato la vita. Giovani di Sicilia, siete disposti anche voi a dare la vita per questa fede?

Qualcuno pensa che aderire a Cristo significhi far torto alla propria umanità, sminuendone il valore. Niente di più falso! Anzi, come ho rilevato a Tor Vergata, "dicendo 'sì' a Cristo, voi dite 'sì' ad ogni vostro più nobile ideale" (n. 6). Certo, scegliere Gesù comporta rinunciare al peccato, ma il peccato non è realizzazione della natura umana; è un suo impoverimento! Dio non ci ha fatto per il male, ma per il bene, il vero e il bello, cioè per Lui, nostro creatore e Padre. Come scrive sant'Agostino: "Ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te" (Conf., 1, 1,1).

Per questo, cari amici, non abbiate paura di dire a Gesù un sì totale, come Pietro, come Paolo, come Francesco e Chiara d'Assisi, come Agata di Catania e Lucia di Siracusa, come san Domenico Savio e Pier Giorgio Frassati, come tanti testimoni del Vangelo fioriti lungo i secoli anche nella vostra Sicilia.Luminose figure di credenti non sono mancate, in questo secolo ventesimo, nella stessa vostra terra, ed il loro esempio resta per voi un punto di riferimento a cui guardare per trovare ispirazione nelle vostre scelte concrete. Ragazzi e ragazze siciliani, sostenuti dall'eloquente testimonianza di questi vostri conterranei, percorrete con coraggio la via della santità personale, nutrendovi assiduamente della parola di Dio e dell'Eucaristia. Quanto più sarete santi, tanto più potrete contribuire ad edificare la Chiesa e la società.

3.Siate nelle vostre comunità parrocchiali "pietre vive" (cfr 1P 2,5), collaborando generosamente con i sacerdoti e tra di voi. Imparate ad assumervi le vostre responsabilità, ed educatevi a questo nei gruppi, nelle associazioni e nei movimenti laicali, tra i quali raccomando in particolare l'Azione Cattolica, scuola di impegno ecclesiale e civile. In questo modo, darete il vostro importante contributo al cammino delle Chiese di Sicilia, anche in vista del prossimo Convegno ecclesiale regionale, che si occuperà proprio dei laici.

Siate missionari! La fede è un dono che, condiviso con gli altri credenti, cresce e matura. Portate il Vangelo a tutti, specialmente ai vostri coetanei, e anzitutto a chi è meno considerato e più in difficoltà. Alle parole unite sempre i fatti; la vostra forza sia quella della verità.

Resistete alle logiche negative, che purtroppo riscontrate talvolta intorno a voi. Ricordate che Gesù disse ai suoi Apostoli: "Vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" (Mt 10,16). Non accontentatevi di essere pane fresco e fragrante: dovete essere lievito evangelico nella scuola e nell'università, nel mondo del lavoro ed in quello dello sport, in famiglia e tra gli amici. Impegnatevi per questo a partecipare alla vita pubblica e nelle istituzioni, mantenendovi distaccati da ogni interesse personale e operando sempre e soltanto per il bene comune.

4.E' grande il patrimonio naturale e culturale della vostra Sicilia: esso è affidato in modo particolare a voi, giovani del terzo millennio. Conoscetelo, riconoscetelo, valorizzatelo. Avete la fortuna di vivere in una regione tra le più ricche di storia: attingete da queste radici, per accrescere la vostra umanità, fare vostri e sviluppare i valori religiosi, artistici, culturali e morali di cui siete eredi. In questi valori potrete anche trovare un terreno di incontro con persone di altre nazionalità e culture, e rinnovare così la vocazione della Sicilia ad essere crocevia di popoli nel cuore del Mediterraneo.

371 Di questo patrimonio, l'eredità più preziosa è senza dubbio la fede in Cristo e l'amore alla sua Santissima Madre. Il Santuario verso il quale come pellegrini vi incamminate ricorda il mistero delle lacrime di Maria e di Gesù stesso: fissate lo sguardo del cuore su questo mistero, per contemplare l'amore immenso di Dio, che ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Quelle lacrime vi purifichino interiormente e infondano in voi la pace e la gioia che sono dono di Cristo e che nulla e nessuno potrà togliervi.

Nella vostra preghiera, vi chiedo di tenere presenti anche le mie intenzioni, così come io assicuro di esservi spiritualmente vicino. In segno del mio grande affetto, invio di cuore a ciascuno di voi ed ai vostri Vescovi la Benedizione Apostolica, estendendola volentieri ai sacerdoti, ai familiari ed a quanti vi accompagnano nel cammino della vita quotidiana.

Dal Vaticano, 18 Ottobre 2000

SALUTO DEL SANTO PADRE


ALLA COMUNITÀ DEL SEMINARIO MAGGIORE


DELLA METROPOLI DI WARMIA


"HOSIANUM" DI OLSZTYN (POLONIA)


Martedì, 24 ottobre 2000

Saluto cordialmente la comunità del Seminario Maggiore della Metropoli di Warmia, “Hosianum”, di Olsztyn: gli alunni, gli educatori con il Rettore, i dipendenti laici, ed anche i membri dell’Associazione degli Amici del Seminario. Ricordo con gratitudine il momento quando, nel 1991, fermandomi a Olsztyn sul percorso del mio pellegrinaggio, ebbi l’occasione di visitare la vostra comunità. Sono lieto di potervi ospitare oggi qui da me.


Siete venuti a Roma nell’Anno Giubilare, per chiedere, presso le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, le grazie e la benedizione per il presente e per il futuro. Una tale preghiera giubilare è particolarmente attuale e importante nella prospettiva del nuovo millennio. Il XX° secolo ha portato con sé molte trasformazioni in vari settori della vita. Il rapido sviluppo della scienza, della tecnica, della medicina, della cultura, del pensiero sociale e politico ed infine dei mezzi di comunicazione non ha mancato di esercitare un’influenza sulla vita spirituale delle singole persone, delle famiglie e delle nazioni intere. Si può prevedere che anche nel millennio in cui stiamo entrando simili trasformazioni della realtà di questo mondo costituiranno una fonte di nuove sfide nei riguardi dell’uomo, specialmente dell’uomo credente. Al fine di far fronte ad esse, i credenti devono trovare un solido sostegno nei sacerdoti ben preparati al loro ministero. Perciò oggi è particolarmente importante il ruolo del seminario come comunità che forma i futuri pastori. Il seminario deve essere un ambiente di uomini di profonda fede, di incrollabile speranza e di carità piena di abnegazione; di uomini aperti all’azione dello Spirito Santo, che desta nei discepoli di Cristo il desiderio di un attivo impegno nella promozione dell'avvento del Regno del Padre. Il seminario deve essere anche il luogo dove vengono formati presbiteri umanamente maturi, che sanno usare le conquiste della cultura moderna e che vogliono contribuire a crearla. L’uomo di oggi ha bisogno di sacerdoti che abbiano ampi orizzonti nel pensare e nell’agire, disposti andare incontro ad ogni necessità da parte dei fratelli.

Il Seminario di Warmia gode di una lunga e gloriosa tradizione. Quest’anno si compiono 435 anni dalla fondazione, da parte del Servo di Dio Cardinale Stanislaw Hozjusz, di questo primo seminario maggiore in terra polacca, con sede a Braniewo. E’ difficile racchiudere in poche frasi tutta la storia dell’istituzione, degli uomini che la crearono e dell’opera dei sacerdoti formati in esso. Basti dunque il ricordo di Don Wladyslaw Demski, che mi è stato dato di elevare alla gloria degli altari tra 108 martiri. Questo eroico sacerdote, uscito dal vostro Seminario, diede la propria vita per la Verità, difendendo la croce di Cristo e la fede cristiana. Che la sua testimonianza sia per voi modello e conforto sul cammino della vocazione. Prego, affinché questa semina porti incessantemente frutti di nuove vocazioni al sacerdozio nell’Arcidiocesi di Warmia.

Prego Dio di riversare su di voi, durante questo pellegrinaggio giubilare, molteplici grazie. Cristo, il Sommo ed Eterno Sacerdote, vi introduca nel nuovo millennio e vi benedica!




AI PARTECIPANTI


AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA SLOVENIA


Giovedì, 26 Ottobre 2000

Cari pellegrini sloveni!


1. Vi accolgo con grande gioia nella basilica di san Pietro in occasione del vostro pellegrinaggio dell'Anno Santo a Roma. Saluto innanzitutto il vostro Arcivescovo Metropolita, Mons. Franc Rodé, che ringrazio per le parole con cui ha interpretato i vostri sentimenti. Estendo il mio saluto anche agli vostri Vescovi, ai religiosi ed alle religiose che vi accompagnano. Saluto, poi, tutti voi, che avete voluto esprimere con questo pellegrinaggio il vostro attaccamento al Successore di Pietro.

372 Vedo nell'odierno incontro presso la tomba del Principe degli Apostoli la risposta vostra ai due miei indimenticabili viaggi apostolici in Slovenia, durante i quali ho potuto conoscere meglio la vostra Chiesa e il vostro Popolo. Ho sempre vivo nell'animo il ricordo della solenne celebrazione nella quale ho avuto la gioia di iscrivere nell'albo dei Beati il Vescovo Antonio Martino Slomšek, uno dei tanti frutti di santità della Chiesa che è in Slovenia.

2. La vostra presenza nella Città Eterna costituisce il coronamento delle celebrazioni giubilari nelle vostre cattedrali e nelle altre chiese del vostro Paese. In questi giorni state visitando le grandi basiliche romane per ottenere l'indulgenza giubilare; oggi avete l'incontro con il Vescovo di Roma e Successore di Pietro.

Mi rivolgo a voi come Pastore universale e Padre, che vi accompagna con l'amore e con la preghiera, esortandovi alla fedeltà al santo Vangelo e alla santa Chiesa Cattolica.

Vorrei ricordarvi quello che ho scritto nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, annunciando l’Anno Santo del 2000: ‘Lo scopo primario del Giubileo è risvegliare in ogni credente il desiderio della santità, una intensa volontà di conversione e di rinnovamento personale, in un'atmosfera di profonda preghiera e di accoglienza mutua del prossimo, specie quello bisognoso. Così sarà rinforzata la vostra testimonianza nel mondo’ (n. 42).

3. Vi esorto pure ad un maggiore coraggio e una sana coscienza della vostra dignità, che deve manifestarsi anche nel vostro impegno pubblico. Mezzo secolo di regime totalitario ha lasciato in molti cristiani un sentimento di inferiorità e di paura. È tempo di superare questo atteggiamento di timidezza! Con impegno e su un piede di eguaglianza collaborate con tutti gli uomini di buona volontà nel campo della politica e dell’economia, della cultura, della scuola e dei mass media. Contribuirete così all’affermarsi di una società più giusta e solidale, che si ispira ai valori del Regno di Dio, ‘Regno di verità e di vita, Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace’ (Prefazio nella Festa di Cristo Re dell'Universo).

Vi esorto infine a mettere in pratica con tutto lo slancio del cuore e dell'anima le conclusioni del Sinodo della Chiesa in Slovenia, che si svolge sotto il motto ‘Scegli la vita’ (
Dt 30,19). Il Sinodo è una grande grazia e un'occasione storica, datavi dal Signore, per riflettere serenamente sul vostro passato e sulla situazione attuale della Chiesa, e per programmare audacemente il futuro.

4. Soprattutto, difendete la vita! Qui è il problema cruciale per la sopravvivenza del popolo sloveno. Il Sinodo dovrebbe infondere negli animi una nuova fiducia e una nuova speranza nella vita. Il che è possibile solo grazie ad un legame forte con il Dio vivente, che ci difende dalle forze della morte, grazie ad un contatto personale con Gesù Cristo, che è ‘venuto perché avessimo la vita in abbondanza’ (Jn 10,10) e grazie alla fedeltà al suo Vangelo.

Come ho scritto nell'Enciclica Evangelium vitae, ‘coltivate con umiltà e gratitudine la coscienza di essere il popolo della vita e per la vita’ (n. 78), sia nell'ambito della famiglia che in pubblico.

5. Nella gioia dell'incontro odierno, in questo anno di grazia e di misericordia, vi affido tutti alla protezione della Madre di Dio. Dal Santuario nazionale di Brezje, Ella vi sorregga con la sua materna intercessione e vi conduca a Gesù, il frutto benedetto del suo grembo. A Lui onore e gloria nei secoli.

A voi qui presenti e alle vostre famiglie imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Che Dio benedica la cara Slovenia!


ALLA SOCIETÀ SPORTIVA LAZIO


373
Venerdì, 27 Ottobre 2000

1. Benvenuti, amici bianco-celesti della Lazio, a cento anni dalla nascita della vostra Società! Non è la prima volta che ho l'occasione di accogliere qui in Vaticano atleti e sostenitori di vari sodalizi. Non mi capita però spesso di incontrarmi con un così folto gruppo di appartenenti ad una stessa famiglia sportiva. Grazie per la vostra gentile visita, che mi fa rivivere l'atmosfera ed il clima tipici dei grandi appuntamenti sportivi, permeati di serena distensione e di gioiosa fraternità.


Vi saluto tutti cordialmente. Saluto i rappresentanti delle varie discipline e gli assistenti spirituali. In modo speciale ringrazio l'Ingegnere Renzo Nostini, Presidente generale della Società Sportiva Lazio, per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome dei dirigenti, degli atleti, degli sportivi, dei simpatizzanti e delle vostre famiglie. Nelle sue parole ho colto il senso della vostra visita e l'entusiasmo della vostra Società, la quale ha scritto in questi cento anni una pagina quanto mai interessante nel libro dello sport italiano.

2. Nell'Anno Santo del 1900, il 9 gennaio, nasceva una promettente società con un significativo patrimonio morale e sportivo, simbolicamente espresso dal motto latino "concordia parva crescunt - grazie alla concordia le piccole realtà si sviluppano". Gli eventi hanno confermato l'antico assioma: la Lazio è diventata, nel corso degli anni, una polisportiva, nella quale coesistono 28 sezioni legate dal comune spirito olimpico e dal desiderio di reciproca solidarietà. Sono certo che la ricorrenza centenaria, spingendovi a riscoprire gli ideali d'un tempo, costituirà una propizia occasione per dare risalto anche alla dimensione etico-religiosa, indispensabile per una piena maturazione della persona umana. E proprio per questo, avete voluto includere tra le varie manifestazioni celebrative un incontro spirituale nel contesto del Giubileo.

Mi piace qui citare una nota espressione dell'apostolo Paolo, che ben s'addice alla vostra molteplice attività amatoriale ed agonistica: "Ogni atleta è temperante in tutto" (
1Co 9,25). In effetti, senza equilibrio, autodisciplina, sobrietà e capacità di interagire onestamente con gli altri, lo sportivo non è in grado di comprendere appieno il senso di un'attività fisica destinata ad irrobustire, oltre che il corpo, la mente e il cuore.

3. Qualche volta, purtroppo, nell'ambito sportivo accadono episodi che umiliano il vero significato dell'agonismo e colpiscono, oltre che gli atleti, la stessa comunità. In particolare, il sostegno appassionato della propria squadra mai può giungere fino ad offendere le persone o a danneggiare i beni della collettività. Ogni competizione sportiva deve sempre conservare il carattere di un sano e distensivo divertimento. Di questi valori parlano i colori olimpici – il bianco ed il celeste – che contraddistinguono la vostra bandiera e che devono essere sempre tenuti in vista con sguardo acuto e penetrante come quello dell'aquila, che campeggia nel vostro stemma.

Cari amici, durante i suoi cento anni di vita, la società Lazio ha offerto a innumerevoli giovani e adulti la possibilità di cimentarsi con le esigenti sfide dello sport. Lo attestano i molti riconoscimenti italiani ed internazionali ricevuti da atleti formatisi all'interno delle vostre strutture. Ma è giusto ricordare anche l'impegno concreto che la vostra Associazione ha posto nei vasti campi della solidarietà e del volontariato. A questo proposito, una speciale menzione merita l'opera prestata dai vostri soci in occasione della recente, indimenticabile Giornata Mondiale della Gioventù e l'aiuto concreto offerto al Giubileo delle Famiglie.

Mentre vi esprimo il mio apprezzamento per il bene compiuto, vi esorto a proseguire su questa strada al servizio della gioventù, della famiglia e dell'intera società.

Con questi auspici, invoco su di voi la materna protezione di Maria e tutti vi benedico con affetto.



GIUBILEO DEGLI SPORTIVI


UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE


"NEL TEMPO DEL GIUBILEO:


IL VOLTO E L’ANIMA DELLO SPORT"


Sabato, 28 Ottobre 2000

Gentili Signore e Signori!


374 1. Ben volentieri intervengo a questo vostro Convegno Internazionale sul significativo tema: "Nel tempo del Giubileo: il volto e l'anima dello sport". In attesa di incontrarmi domani, allo Stadio Olimpico, con l'intero mondo dello sport che celebra il suo Giubileo, ho quest'oggi la gradita occasione di salutare voi, che dello sport siete a vario titolo rappresentanti qualificati.

Saluto i promotori di quest'incontro, in special modo il Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo; il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Signor Juan Antonio Samaranch, ed il Presidente del Comitato Olimpico Italiano, Signor Giovanni Petrucci, ed estendo il mio saluto ai vari relatori e rappresentanti di molteplici realtà sportive nel mondo. Ringrazio, in particolare, Mons. Crescenzio Sepe che si è fatto interprete dei comuni sentimenti, illustrando il significato di questo incontro.

Il tema che avete scelto per la vostra riflessione porta l'attenzione sulla natura ed i fini della pratica sportiva in questo nostro tempo caratterizzato da molteplici ed importanti mutamenti sociali. Lo sport è sicuramente uno dei fenomeni rilevanti che, con un linguaggio da tutti comprensibile, può comunicare valori molto profondi. Può essere veicolo di alti ideali umani e spirituali quando è praticato nel pieno rispetto delle regole; ma può anche venir meno al suo autentico scopo quando fa spazio ad altri interessi che ignorano la centralità della persona umana.

2. Il tema parla di «volto» e di «anima» dello sport. In effetti l'attività sportiva pone in luce, oltre alle ricche possibilità fisiche dell'uomo, anche le sue capacità intellettuali e spirituali. Non è mera potenza fisica ed efficienza muscolare, ma ha anche un'anima e deve mostrare il suo volto integrale. Ecco perché il vero atleta non deve lasciarsi travolgere dall'ossessione della perfezione fisica, né lasciarsi soggiogare dalle dure leggi della produzione e del consumo, o da considerazioni puramente utilitaristiche ed edonistiche.

Le potenzialità del fenomeno sportivo lo rendono strumento significativo per lo sviluppo globale della persona e fattore quanto mai utile per la costruzione di una società più a misura d'uomo. Il senso di fratellanza, la magnanimità, l'onestà e il rispetto del corpo - virtù indubbiamente indispensabili ad ogni buon atleta - contribuiscono all'edificazione di una società civile dove all'antagonismo si sostituisca l'agonismo, dove allo scontro si preferisca l'incontro ed alla contrapposizione astiosa il confronto leale. Così inteso, lo sport non è un fine, ma un mezzo; può divenire veicolo di civiltà e di genuino svago, stimolando la persona a porre in campo il meglio di sé e a rifuggire da ciò che può essere di pericolo o di grave danno a se stessi o agli altri.

3. Non sono purtroppo pochi, e forse si vanno facendo più evidenti, i segni di un disagio che talvolta mette in discussione gli stessi valori etici fondanti la pratica sportiva. Accanto ad uno sport che aiuta la persona, ve n'è infatti un altro che la danneggia; accanto ad uno sport che esalta il corpo, ce n'è un altro che lo mortifica e lo tradisce; accanto ad uno sport che persegue nobili ideali, ce n'è un altro che rincorre soltanto il profitto; accanto ad uno sport che unisce, ce n'è un altro che divide.

Il mio augurio è che questo Giubileo dello Sport sia occasione per tutti, cari responsabili, dirigenti, appassionati di sport ed atleti, di ritrovare un nuovo slancio creativo e propulsivo, attraverso una pratica sportiva che sappia conciliare con spirito costruttivo le complesse esigenze sollecitate dai cambiamenti culturali e sociali in atto con quelle immutabili dell'essere umano.

4. Permettetemi ancora una considerazione. Lo sport, mentre favorisce la robustezza fisica e tempra il carattere, non deve mai distrarre dai doveri spirituali quanti lo praticano e lo apprezzano. Sarebbe come se si corresse, secondo quanto scrive san Paolo, soltanto "per una corona corruttibile", dimenticando che mai i cristiani possono perdere di vista "quella incorruttibile" (cfr
1Co 9,25). La dimensione spirituale deve essere coltivata ed armonizzata con le varie attività di svago, tra le quali si inserisce anche lo sport.

I ritmi della società moderna e di alcune attività agonistiche potrebbero talvolta far dimenticare al cristiano la necessità di partecipare all'assemblea liturgica nel Giorno del Signore. Le esigenze del giusto e meritato svago non possono, però, portare detrimento all'obbligo del fedele di santificare la festa. Al contrario, nel Giorno del Signore l'attività sportiva va inserita in un contesto di serena distensione, che favorisca lo stare insieme ed il crescere nella comunione specialmente familiare.

Formulo di cuore fervidi auguri per questo vostro incontro e, mentre invoco su voi la protezione di Maria, assicuro il mio ricordo nella preghiera per tutti voi e volentieri vi benedico.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato, 28 Ottobre 2000

375
Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Porgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, che siete giunti da varie parti d'Italia per il Giubileo. Possiate attingere da questa sosta di grazia la forza ed il coraggio per aderire fedelmente al Vangelo, diventando autentici servitori di Cristo, Via, Verità e Vita. Ringrazio di cuore il Signor Cardinale Camillo Ruini, che ha preso la parola a nome dei numerosi Vescovi presenti stamane, interpretando i loro sentimenti, come pure quelli dei loro fedeli qui convenuti, e delle migliaia di studenti partecipanti alla manifestazione promossa dalla FIDAE.

Saluto con affetto, in primo luogo, i pellegrinaggi diocesani provenienti dalla Basilicata ed accompagnati dai rispettivi Vescovi, Mons. Ennio Appignanesi, Mons. Antonio Ciliberti, Mons. Michele Scandiffio, Mons. Rocco Talucci, Mons. Vincenzo Cozzi, Mons. Salvatore Ligorio. A ciascuno di loro va l'espressione del mio fraterno affetto. Carissimi fedeli, voi avete voluto partecipare in maniera corale alla celebrazione giubilare in Roma, coinvolgendo anche le Istituzioni Provinciali, Comunali e, in modo particolare, la vostra Regione. So che essa ha contribuito generosamente all'accoglienza dei pellegrini ed ha sostenuto importanti iniziative religioso-culturali e missionarie connesse con gli eventi giubilari. Possa questo vostro pellegrinaggio giubilare essere occasione per tutti di un incontro personale con Cristo. Apritevi fiduciosamente a Lui, unico Salvatore del mondo, e riceverete la gioia vera. Ascoltatelo, seguitelo: Egli vi chiama ad essere membra vive della sua Chiesa, templi luminosi del suo Spirito d'Amore.

2. Saluto, poi, i pellegrini dell'Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino, accompagnati dall'Arcivescovo Mons. Gaetano Bonicelli. Carissimi, oggi il vostro pellegrinaggio giubilare alla tomba degli Apostoli è, in certo senso, guidato dalla figura e dall'esempio di santa Caterina, compatrona d'Italia e d'Europa, la cui immagine scolpita nel marmo da oggi risplende all'esterno della Basilica Vaticana, quasi a significare la sua intensa devozione a Pietro ed ai suoi Successori. Seguite l'itinerario spirituale di questa vostra grande conterranea, la cui vita è stata una progressiva crescita nella conoscenza di Cristo e nella dedizione a Lui. La sua testimonianza vi sia di aiuto nello scoprire sempre meglio, giorno dopo giorno, la vostra vocazione cristiana e nel corrispondervi con generoso impegno.

3. Sono pure lieto di rivolgere un cordiale saluto ai fedeli dell'Arcidiocesi di Fermo, stretti intorno al loro Arcivescovo, Mons. Gennaro Franceschetti. In questo ultimo scorcio del Giubileo, tempo forte dell'amore misericordioso del Padre, auguro di cuore a ciascuno di essere sempre più animato da zelo apostolico e di diffondere con il proprio esempio il messaggio evangelico. Vi incoraggio a trovare nella preghiera, in modo particolare nella celebrazione eucaristica, la forza per partecipare attivamente alla vita delle vostre Comunità cristiane. Ogni discepolo del Signore è chiamato a svolgere il proprio ruolo nell'edificazione della Chiesa.

4. Il mio pensiero si dirige adesso ai fedeli dell'Arcidiocesi di Amalfi-Cava dei Tirreni, qui convenuti sotto la guida del loro Pastore, Mons. Orazio Soricelli. Il cammino di quest'Anno giubilare vi ha visti impegnati in un significativo itinerario pastorale ricco di iniziative apostoliche. Carissimi, non disperdete i copiosi frutti spirituali acquisiti, ma sforzatevi di prendere parte in modo attivo e responsabile alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Accogliete il messaggio esigente e liberante del Vangelo e fate risuonare senza sosta la Buona Novella con le parole, ma soprattutto con la vostra stessa testimonianza di vita.

5. Una speciale parola di saluto rivolgo ora ai pellegrini della diocesi di Rimini, accompagnati dal Vescovo, Mons. Mariano De Nicolò. Ricordando con piacere la visita pastorale del 1982, culminata nella Santa Messa che celebrai sulla grande spianata del porto, vi rinnovo l'invito a meditare sulle responsabilità derivanti dalla vocazione turistica del territorio della vostra Diocesi. Impegnatevi a dare un'anima al turismo, non stancatevi di proporre a tutti il messaggio cristiano, difendendo i grandi valori della vita, della famiglia, della sacralità del giorno del Signore.

6. Mi rivolgo ora a voi, cari fedeli della Diocesi di Tivoli, qui convenuti insieme con il vostro Vescovo, Mons. Pietro Garlato. So che vi apprestate a vivere una speciale missione diocesana. Questa iniziativa, collocata quasi al termine delle celebrazioni del Grande Giubileo, costituisce una significativa occasione per far fruttificare i doni di grazia derivanti dagli eventi giubilari che si sono susseguiti nel corso di un anno. Che ciascun credente sia un coraggioso evangelizzatore nell'ambiente in cui vive.

7. Il mio pensiero va, ora, ai fedeli provenienti dalla Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, e al loro Pastore, Mons. Giuseppe Petrocchi. Carissimi, ricordo con piacere la mia visita nella vostra terra, nell'anno 1991, in occasione del centenario della nascita di santa Maria Goretti, Patrona di tutto l'Agro Pontino. L'esempio della sua adesione a Cristo nell'esercizio continuo delle virtù cristiane è sempre valido e attuale, anche nel terzo millennio. Sappiate imitarne la coerenza ed il coraggio nelle scelte quotidiane, offrendo una risposta sincera alla comune chiamata alla santità.

8. Saluto, altresì, gli Istituti scolastici, provenienti da varie parti d'Italia, in particolare i numerosi partecipanti al tradizionale incontro delle Scuole cattoliche di Roma e del Lazio. Carissimi studenti, docenti e genitori, siate i benvenuti. E' trascorso un anno dalla grande manifestazione del 30 ottobre 1999, che ha visto riunita in questa Piazza una folta schiera di rappresentanti delle Scuole cattoliche italiane. Al riguardo, non posso dimenticare il principale organizzatore di quella manifestazione, il fratel Giuseppe Lazzaro, che, come ha riferito il Cardinale Ruini, è prematuramente scomparso. Nel ricordare la sua generosa e fervida attività nel mondo della scuola, quale presidente della FIDAE del Lazio, e il suo impegno a sostegno della parità scolastica cattolica, elevo al Signore una speciale preghiera di suffragio per la sua anima benedetta.

La scuola, specialmente la scuola cattolica, che è crocevia delle problematiche che attraversano la vita sociale e culturale del Paese, deve farsi carico delle domande, delle incertezze, ma anche delle energie positive e delle aspirazioni che animano i giovani. E' vostro compito, cari responsabili della scuola in genere e della scuola cattolica in specie offrire loro validi ed autentici punti di riferimento culturali e formativi, aiutandoli ad essere sempre discepoli della Verità. Mentre auspico che la scuola cattolica veda riconosciuto pienamente il posto che le spetta nella vita sociale e civile della Nazione, auguro a tutti voi di continuare ad operare nel campo educativo e formativo con perseverante fiducia, con competenza e rinnovata speranza.

376 9. Je salue cordialement les membres de la Confrérie mondiale de la Gastronomie, La Chaîne des Rôtisseurs. Puisse votre rassemblement à Rome être une occasion pour resserrer des liens d’amitié et de solidarité, et pour vivre avec tous les pèlerins une démarche jubilaire ! Avec la Bénédiction apostolique.

Quiero expresar mi cordial saludo también a los peregrinos de lengua española venidos para participar en esta celebración jubilar. Os aliento a seguir creciendo en vuestra fe y a ser siempre testigos del amor misericordioso de Dios, manifestado en Cristo muerto y resucitado. Que Dios os conceda las gracias jubilares.

10. Un affettuoso saluto va, infine, alle varie Comunità parrocchiali, alle associazioni e agli altri gruppi di pellegrini, in particolare ai rappresentanti dell'Ina-Assitalia ed al Collegio dei periti industriali. Auguro a ciascuno che l'odierna esperienza giubilare sia stimolo efficace di carità, di giustizia e di pace, così da contribuire al rinnovamento in Cristo delle comunità cristiane e di ogni ambiente di vita.

Invocando la materna intercessione di Maria, Madre della Chiesa, imparto di cuore a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.


GPII Discorsi 2000 370