GPII Discorsi 2000 376

PAROLE DEL SANTO PADRE


PER LA BENEDIZIONE DELLA STATUA


DI SANTA CATERINA DA SIENA


Sabato 28 Ottobre 2000

Sono molto grato all'Arcivescovo Mons. Gaetano Bonicelli per le cortesi parole rivoltemi, e saluto le Autorità e i fedeli presenti, in particolare il Sig. Eric Aman, l'artista a cui si deve questa imponente scultura marmorea. In occasione del primo anniversario della proclamazione di santa Caterina a compatrona d'Europa, voi avete voluto donare alla Patriarcale Basilica Vaticana quest'opera, perché venga ad arricchire il patrimonio di arte sacra collocato nelle varie nicchie del tempio. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito in qualche modo alla realizzazione di questa iniziativa. Essa costituisce un significativo omaggio alla figura di santa Caterina che, nello spirito di questo Giubileo, si presenta a noi come punto di riferimento sempre valido per orientare il nostro itinerario di fede all'inizio del nuovo millennio.


SALUTO DEL SANTO PADRE


AI PARTECIPANTI AL I° FORUM INTERNAZIONALE


DI MARIOLOGIA


Martedì, 31 Ottobre 2000




Carissimi Fratelli e Sorelle!

Al termine di quest'incontro di preghiera, che ogni giorno si svolge qui in Piazza san Pietro, mi è gradito salutarvi con affetto. Estendo il mio saluto a Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che ha portato stasera nella nostra preghiera il ricordo della drammatica situazione di quella popolazione a me tanto cara. Saluto in modo speciale voi, carissimi partecipanti al primo Forum Internazionale di Mariologia, che avete terminato i vostri lavori congressuali, svoltisi in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della proclamazione dogmatica dell'Assunzione al Cielo in anima e corpo di Maria Santissima.

Desidero esprimere il mio apprezzamento all'Accademia Mariana Internazionale, alla Facoltà Teologica Marianum ed all'Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana per l'iniziativa promossa, la quale ben si inserisce nel quadro degli eventi giubilari.

Siamo ormai nella solennità di Tutti i Santi. E le riflessioni sulla verità dell'Assunzione in cielo della Beata Vergine si sono svolte in prossimità di questa grande ricorrenza come pure di quella che dopodomani celebreremo, la Commemorazione cioè dei Defunti. Maria, la prima dei redenti, brilla dinanzi a noi come lampada che guida il cammino dell'intera umanità, ricordandoci il termine ultimo al quale ogni persona è chiamata: la santità e la vita eterna.

377 Possa la sua potente intercessione aiutare noi, che l'invochiamo quale "vita, dolcezza e speranza nostra", a vivere un'esistenza sempre orientata verso il Cielo, dove Lei è costituita Regina. E dal Paradiso per noi costantemente interceda.

Con tali sentimenti, tutti vi benedico.



Novembre



AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA MINISTERIALE


DEL CONSIGLIO D’EUROPA


E ALLA CELEBRAZIONE DEL 50° ANNIVERSARIO


DELLA CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO


Venerdì, 3 Novembre 2000




Signore e Signori,

1. Sono lieto di darvi oggi il benvenuto, in occasione della Conferenza Ministeriale che si celebra sotto la presidenza italiana per commemorare il cinquantesimo anniversario della firma, il 4 novembre 1950, della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo. Saluto il Ministro Italiano degli Affari Esteri e Presidente della Conferenza Ministeriale, signor Lamberto Dini, il Segretario Generale del Consiglio d'Europa, signor Walter Schwimmer, il Presidente dell'Assemblea Parlamentare, Lord Johnston, e il Segretario, signor Bruno Haller.

2. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Consiglio d'Europa adottò una nuova visione politica e diede corpo a un nuovo ordine giuridico, che accoglieva il principio secondo il quale il rispetto dei diritti umani trascende la sovranità nazionale e non può essere subordinato a fini politici o compromesso da interessi nazionali. Così facendo, il Consiglio contribuì a gettare le basi per il recupero morale necessario dopo le devastazioni della guerra e la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo si è dimostrata un elemento fondamentale di tale processo.

La Convenzione era un documento veramente storico e continua ad essere uno strumento legale unico, che vuole proclamare e salvaguardare i diritti fondamentali di ogni cittadino dei Paesi firmatari. Era una risposta concreta e creativa alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo scaturita nel 1948 dalla tragica esperienza della Guerra, ed era profondamente radicata nella duplice convinzione della centralità della persona umana e dell'unità della famiglia umana. Così, la Convenzione ha rappresentato un momento importante nella maturazione del senso della dignità innata della persona umana e della consapevolezza dei diritti e dei doveri che ne derivano.

È inoltre significativo che, dopo essersi liberate da un'ideologia aliena e da forme di governo totalitarie, le nuove democrazie dell'Europa orientale si siano rivolte al Consiglio d'Europa come centro di unità per tutti i popoli del continente, unità che non può essere concepita senza i valori religiosi e morali che sono il retaggio comune di tutte le nazioni europee. Il loro desiderio di aderire alla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo rispecchia la volontà di salvaguardare le libertà fondamentali che per tanto tempo erano state loro negate. A tale proposito sono sempre stato convinto che i popoli dell'Europa, orientale e occidentale, profondamente uniti dalla storia e dalla cultura, condividano un destino comune. Al centro del nostro comune retaggio europeo - religioso, culturale e giuridico - vi è il concetto della dignità inviolabile della persona umana, che implica dei diritti inalienabili conferiti non da governi o da istituzioni, ma solo dal Creatore, a immagine del Quale sono stati creati gli uomini (cfr Gn 1,26).

3. Nel corso degli anni, la Santa Sede è stata coinvolta nelle attività del Consiglio d'Europa, cercando nel modo che le è proprio di seguire e di contribuire all'opera sempre più vasta del Consiglio nell'ambito dei diritti umani. Consapevole del ruolo unico che svolge la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nelle questioni europee, la Santa Sede si è interessata in modo particolare alla giurisprudenza della Corte. I giudici sono i custodi della Convenzione e della sua visione dei diritti umani e sono lieto di dare oggi il benvenuto al Presidente della Corte, Lucius Wildhaber, e agli altri onorevoli giudici, e di porgervi i migliori auguri per il vostro nobile e difficile compito.

Il cinquantesimo anniversario della Convenzione è un tempo per rendere grazie per quanto è stato fatto e per rinnovare il nostro impegno a far sì che i diritti umani siano rispettati in modo più pieno e più esteso in Europa. È quindi giunto il momento di individuare chiaramente i problemi da affrontare se vogliamo che ciò avvenga. Tra questi è fondamentale la tendenza a separare i diritti umani dalle loro basi antropologiche, ossia dalla visione della persona umana insita nella cultura europea. Vi è anche la tendenza a interpretare i diritti solamente da una prospettiva individualistica, tenendo in poco conto il ruolo della famiglia come "nucleo (...) fondamentale della società" (Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, art. 16). È inoltre paradossale che da un lato si affermi con forza la necessità di rispettare i diritti umani e dall'altro si neghi il più elementare di questi diritti, il diritto alla vita. Il Consiglio d'Europa è riuscito a fare eliminare la pena di morte dalle legislazioni di gran parte degli Stati membri. Mentre mi compiaccio per questo nobile risultato e attendo che si estenda a tutto il mondo, è mia fervente speranza che giunga presto il momento in cui si comprenderà anche che si commette una enorme ingiustizia laddove la vita innocente nel grembo materno non viene tutelata. Tale radicale contraddizione sussiste solo quando si scinde la libertà dalla verità inerente alla realtà delle cose e si separa la democrazia dai valori trascendenti.

4. Per tutti i problemi messi in luce e per le sfide che si pongono, dobbiamo avere fiducia nel fatto che il vero genio europeo emergerà nella riscoperta della saggezza umana e spirituale intrinseca al retaggio europeo di rispetto per la dignità umana e per i diritti che ne derivano. Mentre entriamo nel Terzo Millennio, il Consiglio d'Europa è chiamato a consolidare il senso di un bene comune europeo. Solo a queste condizioni il continente, ad est e ad ovest, darà il suo specifico e importantissimo contributo al bene dell'intera famiglia umana. Pregando ferventemente che ciò avvenga, invoco su di voi, sulle vostre famiglie e sul vostro impegno al servizio dei popoli d'Europa le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


DELL’ARCIDIOCESI DI MILANO


E DEL PATRIARCATO DI VENEZIA


378
Sabato, 5 Novembre 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Con affetto vi accolgo in occasione del vostro pellegrinaggio giubilare alle tombe degli Apostoli. Mi rivolgo anzitutto a voi, cari pellegrini dell'Arcidiocesi di Milano. Saluto con affetto il Signor Cardinale Carlo Maria Martini, vostro zelante Pastore, e lo ringrazio per le nobili parole con le quali ha interpretato i vostri sentimenti, come pure per i fervidi voti augurali che mi ha espresso nella ricorrenza del mio onomastico. Contraccambio di cuore lo stesso augurio per Lei, venerato Fratello, che porta lo stesso nome di Carlo, e per tutti voi, che in san Carlo Borromeo riconoscete il vostro compatrono.

Saluto i Vescovi ausiliari e i Vescovi di origine ambrosiana qui presenti, come pure i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e gli operatori pastorali. Rivolgo un deferente pensiero alle Autorità civili della Regione, delle Province e dei Comuni, che oggi hanno voluto unirsi a voi per condividere questo significativo momento di gioia e di intensa spiritualità. Il mio cordiale benvenuto si estende ai rappresentanti delle parrocchie delle diocesi di Lugano, Novara e Bergamo che, fin dai tempi antichi, seguono il rito ambrosiano ed ai ministranti delle vostre parrocchie, che oggi sono qui con voi così numerosi e rendono ancora più festoso questo nostro incontro.

2. Voi celebrate il vostro Giubileo nella Città eterna, che san Carlo definisce "più gloriosa di tutte le altre e che, a guida di un corpo grande e gagliardo, ha due splendidi occhi, cioè li corpi dei due Apostoli" (Acta Ecclesiae Mediolanensis, vol II, pag. 88). Il vostro pellegrinaggio si compie proprio nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di lui. Ricordo le mie visite al vostro bel Duomo, dove mi sono potuto inginocchiare presso le spoglie di quel grande Vescovo, che riposano nella cripta.

Torno spiritualmente alla sua urna, ponendomi in ascolto delle preziose indicazioni che egli dà per il pellegrinaggio giubilare. In una sua lettera pastorale per l'Anno Santo 1575 egli scriveva: "Arrivati poi a Roma, di nuovo confessandovi e comunicandovi, divotamente attenderete a conseguire il sacro Giubbileo, lasciando ogni curiosità e vanità. Il Giubbileo è un anno santo, un anno di pienissima remissione, un anno di grazia del Signore" (Acta E. M., vol. II, pag. 885.) Come allora, anche adesso il Giubileo è un'occasione propizia e preziosa per una vera conversione.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, riscoprite giorno dopo giorno l'amore misericordioso che Dio nutre per ogni essere umano: in uno slancio di rinnovata adesione a Cristo, sentitevi sempre più solidali con il prossimo, specialmente quello più bisognoso. Vivete quest'alba del terzo millennio con salda fede, coraggiosa speranza e ardente carità. Tante sono le sfide che dovete affrontare in questo importante passaggio epocale!

La sfida del consumismo: la vostra regione si trova inserita in una realtà di benessere; la ricerca dei beni superflui non prenda mai il sopravvento e non vi faccia mai dimenticare i bisogni dei poveri, sia di quelli che vivono vicino a voi sia di quelli più lontani.

La sfida della secolarizzazione: da tanti ambiti della vita Dio sembra ormai definitivamente escluso. Importante ed urgente è, pertanto, l'impegno di evangelizzare, animando la realtà in cui vivete con i valori cristiani, offrendo a tutti occasioni di incontro con la parola di Dio e con la persona di Cristo. Molti, magari inconsapevolmente, sono alla ricerca proprio di queste profonde esperienze spirituali.

La sfida della multietnicità: anche il territorio della vostra Arcidiocesi vede la presenza di persone che provengono da Paesi diversi, appartenenti a varie razze, culture e religioni. A voi è chiesto di non serrare le porte del vostro cuore a chi vi chiede ospitalità, nella convinzione che l'accoglienza e la testimonianza dell'amore è una via privilegiata per «parlare» di Gesù a coloro che ancora non lo conoscono.

4. Il vostro Arcivescovo ha poc'anzi enumerato le priorità da voi individuate per il prossimo anno pastorale, che richiedono il generoso apporto di tutte le componenti della Comunità diocesana: i giovani, le vocazioni ed il clero, gli operatori pastorali. Vi esorto ad assecondare le iniziative in programma offrendo la vostra generosa collaborazione secondo le possibilità di ciascuno. In questo modo potrete avanzare tutti insieme sulla strada della nuova evangelizzazione e Iddio renderà fecondo di frutti di bene ogni vostro sforzo.

379 Chiesa che sei in Milano, non temere di fronte alle grandi sfide del momento presente! Avanza fiduciosa nel sentiero della nuova evangelizzazione, nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza cristiana in ogni realtà sociale. Sii consapevole della lunga e feconda storia delle tue parrocchie, degli oratori e delle tue numerose realtà associative. Il Vangelo sia vissuto sempre nelle piccole e nelle grandi scelte quotidiane, ed ogni comunità cristiana rinnovi nella fedeltà alle proprie tradizioni spirituali la propria feconda testimonianza apostolica.

Vi accompagni e vi sostenga Maria Santissima: a Lei chiedo di vegliare, quale Madre premurosa, sulle vostre famiglie, in particolare sugli ammalati e sulle persone più deboli. Vi proteggano i santi patroni dell'Arcidiocesi Ambrogio e Carlo.

5. Mi rivolgo adesso e saluto con tanto affetto voi, cari pellegrini del Patriarcato di Venezia. Saluto Lei, venerato Fratello, Cardinale Marco Cè, e Le sono grato per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Questo vostro pellegrinaggio vi ha portato a ripercorrere le orme degli apostoli Pietro e Paolo. Quest'oggi vi offre l'occasione di rinnovare la vostra fedeltà al Successore di Pietro. Grazie per la vostra visita e per l'assicurazione della vostra preghiera.

In questi giorni di singolare esperienza giubilare, lasciatevi illuminare dalla luce e dalla gioia di Cristo. Egli solo può riempirvi il cuore di speranza. Egli solo è in grado di suscitare in ciascuno di voi un rinnovato slancio apostolico, capace di contagiare i cuori e le menti di quanti incontrate nella vita d'ogni giorno. Sull'esempio del vostro patrono San Marco, siate apostoli del Vangelo; diffondete dappertutto la Buona Novella, mediante un'incessante testimonianza di carità fraterna e di sollecitudine per il prossimo più indigente. L'apertura alle necessità degli altri è un segno eloquente di quella carità evangelica che tocca il cuore anche di chi non crede. Attingete alla sorgente inesauribile della divina carità le energie indispensabili per operare incessantemente nel promuovere la dignità di ogni persona. L'amore di Cristo vi incoraggia e vi sostiene nello sforzo di costruire con tutti gli uomini di buona volontà una società rispettosa di ogni essere umano.

6. Il Giubileo incoraggia ad un vasto e profondo rinnovamento spirituale. Alla conversione personale si deve unire un autentico rinnovamento comunitario. Per una proficua azione apostolica, infatti, è necessario l'apporto di ciascuno in sintonia con il cammino pastorale del Patriarcato. L'unità e insieme la varietà costituiscono la grande ricchezza da cui la Chiesa trae il proprio incessante e dinamico sviluppo. Non lasciatevi frenare dalle difficoltà e non perdetevi d'animo se nella realizzazione di questo impegnativo programma spirituale incontrerete ostacoli e talora incomprensioni. Andate avanti fiduciosi. Il Signore è con voi: cammina con voi e con la potenza del suo Spirito vi rinnova costantemente. Preoccupatevi soltanto di seguire Lui e, con il suo aiuto, fate giungere a tutti, anche a coloro che sono «lontani», l'annuncio vivo della parola di salvezza. Proseguite in questo sforzo apostolico servendovi di ogni utile strumento.

Camminate con gioia, carissimi Fratelli e Sorelle. Avete alle vostre spalle una ricca e nobile tradizione cristiana. Molti Santi e Beati hanno reso la vostra regione terra di santità. Seguite il loro esempio, avanzate sul sentiero della santità. Siate apostoli di questo nostro tempo, fidando sempre nel sostegno di Dio.

Maria Santissima, che ricordiamo in questo primo sabato del mese di novembre, sia modello della vostra fede e stella che guida i vostri passi. Con questi sentimenti, assicuro per voi e per le vostre comunità un particolare ricordo nella preghiera.

7. Rivolgo, infine, un saluto a tutti gli altri pellegrini che hanno voluto unirsi a noi in quest'incontro. A tutti ed a ciascuno auguro che il passaggio della Porta Santa sia motivo di più generosa adesione a Cristo, unico Redentore dell'uomo. Io volentieri vi assicuro, carissimi Fratelli e Sorelle, la mia preghiera, mentre di gran cuore benedico voi, le vostre famiglie e tutte le persone a voi care.

GIUBILEO DEI GOVERNANTI E DEI PARLAMENTARI



Sabato, 4 Novembre 2000

1. Sono lieto di accoglierVi in questa speciale Udienza, illustri Governanti, Parlamentari e Amministratori della cosa pubblica, venuti a Roma per il Giubileo. Nel rivolgerVi il mio deferente saluto, ringrazio il Senatore Nicola Mancino per le gentili parole con cui si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Estendo il mio grato pensiero al Senatore Francesco Cossiga, attivo promotore della proclamazione di san Tommaso Moro Patrono dei Governanti e dei Politici. Saluto pure le altre Personalità, tra cui il Signor Michail Gorbachev, che hanno preso la parola. Uno speciale benvenuto rivolgo ai Capi di Stato presenti.


L'incontro mi è propizio per riflettere insieme con Voi - alla luce anche delle mozioni poc'anzi presentate - sulla natura e sulla responsabilità che comporta la missione a cui, nella sua amorosa provvidenza, Dio Vi ha chiamati. La vostra, infatti, può ben essere considerata come una vera e propria vocazione all'azione politica: in pratica, al governo delle nazioni, alla formazione delle leggi e all'amministrazione della cosa pubblica, a vari livelli. E' necessario allora interrogarsi sulla natura, sulle esigenze e sugli scopi della politica, per viverla da cristiani e da uomini consapevoli della sua nobiltà e, insieme, delle difficoltà e dei rischi che essa comporta.

380 2. La politica è l'uso del potere legittimo per il raggiungimento del bene comune della società: bene comune che, come afferma il Concilio Vaticano II, "si concreta nell'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni il conseguimento più pieno e più spedito della propria perfezione" (Gaudium et spes GS 74). L'attività politica deve perciò svolgersi in spirito di servizio. Giustamente il mio predecessore Paolo VI ha affermato che "la politica è una maniera esigente ... di vivere l'impegno cristiano a servizio degli altri" (Octogesima adveniens, 46).

Perciò, il cristiano che fa politica - e vuole farla ‘da cristiano’ - deve agire con disinteresse, cercando non l'utilità propria, né del proprio gruppo o partito, ma il bene di tutti e di ciascuno, e quindi, in primo luogo, di coloro che nella società sono i più svantaggiati. Nella lotta per l'esistenza, che talvolta assume forme spietate e crudeli, non sono pochi i ‘vinti’, che vengono messi inesorabilmente da parte. Tra questi non posso non ricordare i detenuti nelle carceri: tra loro mi sono recato il 9 luglio scorso, in occasione del loro Giubileo. In quella circostanza, richiamandomi alla consuetudine dei precedenti Anni giubilari, invocavo dai Responsabili degli Stati "un segno di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti", che costituisse "un chiaro segno di sensibilità verso la loro condizione". Mosso dalle molte suppliche che mi giungono da ogni parte, rinnovo anche oggi quell'appello, nella convinzione che un simile gesto li incoraggerebbe nel cammino del personale ravvedimento e li stimolerebbe ad una più convinta adesione ai valori della giustizia.

Questa deve essere, appunto, la preoccupazione essenziale dell'uomo politico, la giustizia: una giustizia che non si contenti di dare a ciascuno il suo, ma tenda a creare tra i cittadini condizioni di uguaglianza nelle opportunità, e dunque a favorire quelli che per condizione sociale, per cultura, per salute rischiano di restare indietro o di essere sempre agli ultimi posti nella società, senza possibilità di personale riscatto.

E' lo scandalo delle società opulente del mondo di oggi, nelle quali i ricchi diventano sempre più ricchi, perché la ricchezza produce ricchezza, e i poveri diventano sempre più poveri, perché la povertà tende a creare altra povertà. Questo scandalo non si verifica solo all'interno delle singole nazioni, ma ha dimensioni che ne travalicano ampiamente i confini. Oggi soprattutto, con il fenomeno della globalizzazione dei mercati, i Paesi ricchi e sviluppati tendono a migliorare ulteriormente la loro condizione economica, mentre i Paesi poveri - se si eccettuano alcuni in via di promettente sviluppo - tendono a sprofondare in forme di povertà sempre più penose.

3. Penso con angoscia a quelle regioni del mondo che sono afflitte da guerre e guerriglie senza fine, dalla fame endemica e da tremende malattie. Molti di Voi sono preoccupati al pari di me per questo stato di cose che, da un punto di vista cristiano e umano, costituisce il più grave peccato d'ingiustizia del mondo moderno e deve quindi scuotere profondamente la coscienza dei cristiani di oggi, in primo luogo di coloro che, avendo in mano le leve politiche, economiche e finanziarie del mondo, possono determinare - in bene o in male - i destini dei popoli.

In realtà, è lo spirito di solidarietà che deve crescere nel mondo, per vincere l'egoismo delle persone e delle nazioni. Solo così si potrà porre un freno alla ricerca della potenza politica e della ricchezza economica al di fuori di ogni riferimento ad altri valori. In un mondo ormai globalizzato, in cui il mercato, che per sé ha un ruolo positivo per la libera creatività umana nel settore dell'economia (cfr Centesimus annus CA 42), tende però a svincolarsi da ogni considerazione morale, assumendo come unica norma la legge del massimo profitto, quei cristiani che si sentono chiamati da Dio alla vita politica hanno il compito - certamente assai difficile, e tuttavia necessario - di piegare le leggi del mercato ‘selvaggio’ alle leggi della giustizia e della solidarietà. E' questa la sola via per assicurare al nostro mondo un avvenire pacifico, distruggendo alla radice le cause di conflitti e di guerre: la pace è frutto della giustizia.

4. Una parola particolare vorrei ora rivolgere a coloro, tra Voi, che hanno il delicatissimo compito di formulare ed approvare le leggi: un compito che avvicina l'uomo a Dio, Legislatore supremo, dalla cui Legge eterna ogni legge attinge, in ultima analisi, la sua validità e la sua forza obbligante. Proprio a questo si intende alludere quando si afferma che la legge positiva non può contraddire la legge naturale, null'altro essendo quest'ultima se non l'indicazione delle norme prime ed essenziali che regolano la vita morale, e quindi di quelli che sono i caratteri, le esigenze profonde e i valori più alti della persona umana. Come già ho avuto modo di affermare anche nell'Enciclica Evangelium vitae, "alla base di questi valori non possono esservi provvisorie e mutevoli ‘maggioranze’ di opinione, ma solo il riconoscimento di una legge morale obiettiva che, in quanto ‘legge naturale’ iscritta nel cuore dell'uomo, è punto di riferimento normativo della stessa legge civile" (n. 70).

Questo significa che le leggi, quali che siano i campi in cui il legislatore interviene o è obbligato ad intervenire, devono sempre rispettare e promuovere - nella varietà delle loro esigenze spirituali e materiali, personali, familiari e sociali - le persone umane. Perciò una legge che non rispetti il diritto alla vita - dalla concezione alla morte naturale - dell'essere umano, quale che sia la condizione in cui si trova - sia esso sano o malato, ancora allo stato embrionale, vecchio o in stadio terminale - non è una legge conforme al disegno divino: perciò, un legislatore cristiano non può né contribuire a formularla né approvarla in sede parlamentare, anche se, là dove già esiste, gli è lecito proporre emendamenti che ne attenuino la dannosità in sede di discussione parlamentare. Lo stesso deve dirsi di ogni legge che danneggi la famiglia e attenti alla sua unità e alla sua indissolubilità oppure dia validità legale a unioni tra persone, anche dello stesso sesso, che pretendano di surrogare con gli stessi diritti la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.

Indubbiamente, nell'attuale società pluralistica, il legislatore cristiano si trova di fronte a concezioni di vita, a leggi e a richieste di legalizzazione che sono in contrasto con la propria coscienza. Sarà allora la prudenza cristiana, che è la virtù propria del politico cristiano, ad indicargli come comportarsi per non venir meno, da una parte, al richiamo della sua coscienza rettamente formata, e non mancare, dall'altra, al suo compito di legislatore. Non si tratta, per il cristiano di oggi, di uscire dal mondo in cui la chiamata di Dio l'ha posto, ma piuttosto di dare testimonianza della propria fede e di essere coerente con i propri principi, nelle difficili e sempre nuove circostanze che caratterizzano l'ambito della politica.

5. Illustri Signori e gentili Signore, i tempi che Dio ci dà da vivere sono per tanta parte oscuri e difficili, poiché sono tempi in cui è messo in gioco il futuro stesso dell'umanità nel millennio che si apre dinanzi a noi. In molti uomini del nostro tempo dominano la paura e l'incertezza: dove stiamo andando? quale sarà nel prossimo secolo il destino dell'umanità? dove ci porteranno le straordinarie scoperte scientifiche, soprattutto in campo biologico e genetico, fatte in questi ultimi anni? Siamo infatti consapevoli di essere solo all'inizio di un cammino che non si sa dove potrà sboccare e se sarà a vantaggio o a danno degli uomini del XXl secolo.

Noi cristiani di questo tempo, formidabile insieme e meraviglioso, pur partecipando alle paure, alle incertezze e agli interrogativi degli uomini di oggi, non siamo pessimisti riguardo al futuro, poiché abbiamo la certezza che Gesù Cristo è il Signore della storia, e perché abbiamo nel Vangelo la luce che illumina il nostro cammino, anche nei momenti difficili e oscuri.

381 L'incontro con Cristo ha trasformato un giorno la vostra vita e oggi Voi avete voluto rinnovarne lo splendore con questo pellegrinaggio alle memorie degli apostoli Pietro e Paolo. Nella misura in cui persevererete in questo stretto legame con Lui, attraverso la preghiera personale e la partecipazione convinta alla vita della Chiesa, Egli, il Vivente, continuerà ad effondere su di Voi lo Spirito Santo, lo Spirito della verità e dell'amore, la forza e la luce di cui tutti noi abbiamo bisogno.

Con un atto di fede sincera e convinta, rinnovate la vostra adesione a Gesù Cristo, Salvatore del mondo, e fate del suo Vangelo la guida del vostro pensiero e della vostra vita. Sarete allora nella società odierna quel fermento di vita nuova di cui l'umanità ha bisogno per costruire un futuro più giusto e più solidale, un futuro aperto alla civiltà dell'amore.

GIUBILEO DEI GOVERNANTI E DEI PARLAMENTARI



Domenica, 5 Novembre 2000


Gentili Signore, illustri Signori!

1. Abbiamo vissuto insieme una serata artistica e musicale, che ha voluto integrare le celebrazioni del Giubileo dei Governanti, dei Parlamentari e dei Politici. Grazie di cuore a quanti l'hanno resa possibile ed a coloro che ne hanno curato la concreta realizzazione. Il programma approntato è stato ricco e rappresentativo dei cinque Continenti nei quali abita, vive e opera la grande famiglia umana. Abbiamo insieme visto che la pace, la solidarietà e l'amore sono possibili, grazie all'apporto di tutti. Il mio pensiero si rivolge con grato apprezzamento agli artisti, ai bambini, ai concertisti, alla presentatrice ed ai tecnici, che ci hanno guidato ed accompagnato in quest'ideale viaggio sui sentieri della pace e dell'amore.

2. Ringrazio con deferente considerazione i cinque illustri Ospiti, insigniti del Premio Nobel. Essi ci hanno offerto una personale testimonianza circa l'importanza dei valori etici e morali nella vita e nell'azione di chi è investito di pubblica autorità. La Chiesa ha in grande stima il compito affidato ai politici ed agli uomini di governo; per questo, non si stanca di richiamare la fondamentale dimensione del servizio, che deve contraddistinguere l'attività dei rappresentanti del popolo e di ogni autorità pubblica. In particolare, essa richiama tale dimensione ai credenti ai quali la fede presenta l'attività politica come una vocazione. Ogni persona di retto sentire, del resto, trova nei dettami della legge naturale, echeggianti nella sua coscienza, l'orientamento per le scelte a cui la impegna l'ufficio ad essa affidato.

3. Parlando di questo, è spontaneo andare con la mente alla figura luminosa di san Tommaso Moro, esempio straordinario di libertà e di aderenza alla legge della coscienza di fronte a richieste moralmente insostenibili, anche se autorevoli. Ho voluto proclamarlo vostro Patrono, cari Governanti, Parlamentari, Politici, perché la sua testimonianza vi sia di stimolo e di incoraggiamento. Possa il vostro lavoro essere ogni giorno al servizio della giustizia, della pace, della libertà e del bene comune. Iddio non mancherà di assecondare i vostri sforzi, arricchendoli di frutti abbondanti, per una sempre più ampia e capillare diffusione della civiltà dell'amore. Con questi auspici, e a loro convalida, invoco su tutti la benedizione dell'Onnipotente.




AI PARTECIPANTI


AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE


DEI PAESI BASSI


Martedì, 7 Novembre 2000




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Carissimi pellegrini dei Paesi Bassi!

382 1. L'intenso programma che le vostre comunità stanno vivendo durante questo Anno Santo ha previsto una tappa anche a Roma, per attraversare insieme la soglia della Porta del Giubileo. Con affetto vi dico: Benvenuti! Saluto il Signor Cardinale Adriano Simonis, Presidente della Conferenza Episcopale Olandese, e lo ringrazio per le cortesi espressioni che, a nome di tutti, mi ha rivolto. Saluto pure il Signor Cardinale Johannes Willedrands, i Presuli, i sacerdoti e i responsabili che hanno accompagnato questo pellegrinaggio nazionale.

Nell'indirizzarmi a loro ed a ciascuno dei presenti, intendo far giungere il mio cordiale pensiero ai vostri connazionali, a quanti sono uniti a noi attraverso la radio e la televisione, a chi non ha potuto prendere parte all'odierno incontro, ai sofferenti nel corpo e nello spirito, ai giovani e alle famiglie, culla e santuario della vita.

Il periodo giubilare è particolarmente ricco di stimoli per rivedere il proprio cammino di fede con spirito penitente, per riscoprire la grande misericordia del Padre celeste e per riprendere con rinnovato slancio l'impegno apostolico e missionario. "La fede continua!" è il motto che guida il Grande Giubileo nella vostra terra, richiamando ciascuno al proprio impegno di testimonianza.

2. Rendere testimonianza a Cristo è compito che coinvolge la Chiesa e i singoli fedeli ad ogni livello. Lungo la sua gloriosa storia, la Chiesa in Olanda ha saputo far sorgere dal suo interno folte schiere di missionari ed apostoli che, in ogni angolo della terra, hanno annunciato il Vangelo e servito l'umanità. Come non ricordare, tra i tanti, la splendida figura di Suor Maria Adolfina Dierckx e delle sue Consorelle, martirizzate in Cina, che ho avuto la gioia di canonizzare il 1° ottobre scorso?

Ancora oggi sono numerosi i vostri compatrioti che operano nel vasto campo della missione e della promozione umana. Essi sono per voi un segno di benedizione, poiché dimostrano la vitalità e la generosità del vostro cammino di fede. Ma sono pure un monito ed un incoraggiamento, affinché le vostre comunità non diminuiscano il proprio fervore missionario. Non bisogna scoraggiarsi nel rendere testimonianza a Cristo e nell'annunciare la sua parola di salvezza, certi che lui è con la sua Chiesa tutti i giorni, sino alla fine del mondo (cfr
Mt 28,20). Anche quando potrebbe insinuarsi in voi un sentimento di inadeguatezza di fronte alla vastità dell'impegno apostolico, sappiate ricordare le parole dell'Apostolo: "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Ph 4,13).

Dio non cessa di chiamare anime generose e forti, per inviarle a lavorare nella grande messe del suo Regno. A tale proposito, nella recente Giornata Mondiale della Gioventù dicevo alle schiere di ragazzi e ragazze presenti: "Se qualcuno di voi avverte in sé la chiamata del Signore a donarsi totalmente a lui per amarlo «con cuore indiviso» (cfr 1Co 7,34), non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio il proprio «sì» senza riserve, fidandosi di lui che è fedele in ogni sua promessa" (Omelia per la chiusura della XV Giornata Mondiale della Gioventù, 20 agosto 2000).

3. A quell'indimenticabile evento erano presenti anche molti giovani olandesi che, accogliendo l'invito dei loro Pastori, hanno voluto fare esperienza dell'universalità della Chiesa. A loro, "sentinelle del mattino all'alba del terzo millennio", desidero ripetere: "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!" (ibid.).

Sono grato alle organizzazioni cattoliche olandesi che, in quella circostanza, hanno favorito la presenza di ragazzi e ragazze dei Paesi Bassi a Roma. Altrettanto esse hanno fatto in occasione del Giubileo dei Docenti Universitari, i quali mi hanno consegnato nella circostanza il volume, frutto delle loro riflessioni, "In quest of humanity in a globalising world". Ne sono loro sentitamente grato.

E' importante approfondire la comunione tra la Chiesa che è in Olanda e il Successore di Pietro e, attraverso di lui, con la Chiesa universale. E', infatti, sul fondamento dell’unità che le diversità contribuiscono a ravvivare e ad arricchire l’intero corpo di Cristo. Il dialogo nella carità e nella verità deve sempre caratterizzare l’atteggiamento con il quale le singole persone e comunità si rapportano tra loro e con la Chiesa.

4. Carissimi, voi oggi varcate la Porta Santa per confermarvi nella fede in Cristo e affidarvi alla forza vivificante del suo amore. E' un gesto che, da san Villibrordo in poi, moltissimi vostri conterranei lungo i secoli hanno compiuto con gioia e devozione. Lo testimonia, tra l’altro, la vicina chiesa dei santi Michele e Magno, comunemente conosciuta come la chiesa dei Frisoni. Siate orgogliosi e degni della santità che Dio ha abbondantemente elargito alle vostre comunità!

La Chiesa che custodisce le tombe dei santi Pietro e Paolo e di innumerevoli testimoni dell'Agnello vi abbraccia oggi con grande letizia e vi indica Cristo, Porta Santa da varcare con fiducia. Vi indica Maria, "Stella maris" e "Dolce Madre" del vostro nobile popolo. Voglia Iddio, per la sua intercessione, portare a compimento l'opera che, in questi giorni, sta realizzando in voi!

383 Con tali sentimenti tutti di gran cuore vi benedico.


GPII Discorsi 2000 376