GPII Discorsi 2000 383

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AI VESCOVI CATTOLICI IN TERRA SANTA


PER LA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE






A Sua Beatitudine Michel Sabbah
Patriarca latino di Gerusalemme
Presidente dell'Assemblea degli Ordinari cattolici della Terra Santa

Le prove che le popolazioni della Terra Santa attraversano in questi giorni sono per me motivo di grande sofferenza e desidero esprimere a ciascuno, senza alcuna eccezione, tutta la mia viva solidarietà.

Il passaggio brutale dal negoziato allo scontro rappresenta senza alcun dubbio un fallimento per la pace, ma nessuno deve ridursi al fatalismo: i popoli israeliano e palestinese sono chiamati, dalla geografia e dalla storia, a vivere insieme.

Potranno farlo in modo pacifico e duraturo solo se a ogni persona verranno garantiti i diritti fondamentali: i popoli israeliano e palestinese hanno il diritto di vivere nella propria terra in dignità e sicurezza.

Solo il ritorno al tavolo dei negoziati su un piano d'uguaglianza, nel rispetto del diritto internazionale, potrà dischiudere un futuro di fraternità e di pace a chi vive in questa terra benedetta.
Ricordando il mio pellegrinaggio in mezzo a voi, qualche mese fa, penso con emozione a tutti quei luoghi che parlano della storia di Dio con l'uomo e che sono un invito a collaborare affinché mai più la violenza, l'odio o il sospetto sfigurino questa parte del mondo.

Incoraggio voi Vescovi cattolici della Terra Santa, come pure tutti i responsabili delle comunità cristiane, a rinnovare i vostri sforzi affinché il rispetto reciproco, in umiltà e fiducia, ispiri i rapporti fra di voi.

Parimenti faccio appello a quanti hanno il compito di guidare i fedeli dell'Ebraismo e dell'Islam affinché attingano dalla loro fede tutte le energie necessarie a far sì che la pace interiore ed esteriore alla quale i popoli aspirano divenga realtà.

384 Invito la comunità internazionale a proseguire i suoi sforzi al fine di aiutare gli uni e gli altri a ideare soluzioni che garantiscano la sicurezza desiderata e la giusta tranquillità, prerogative di ogni nazione e condizioni di vita e di progresso per ogni società.

Mentre invoco su tutti gli uomini di buona volontà la Benedizione di Dio Onnipotente, che annuncia la pace per il suo popolo e per i sui fedeli, per quanti ripongono in Lui la loro speranza (cfr
Ps 85,9), imparto a Sua Beatitudine e ai suoi Confratelli nell'Episcopato, come pure a tutti i fedeli affidati alla loro sollecitudine, un'affettuosa Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 novembre 2000

GIOVANNI PAOLO II



DISCORSO DEL SANTO PADRE

ALL’UNIVERSITÀ CATTOLICA

DEL SACRO CUORE DI ROMA


IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE


DELL’ANNO ACCADEMICO


Giovedì, 9 Novembre 2000




Illustrissimo Signor Rettore,
Illustri Presidi,
Chiarissimi Professori,
Signori medici ed ausiliari,
Carissimi studenti!

1. E' per me una grande gioia potervi di nuovo incontrare, quasi restituendovi la visita che mi avete fatto il 13 aprile scorso nella Basilica di San Pietro, quando l'Università Cattolica ha voluto celebrare il suo Giubileo in forma solenne.

Incontro, in questa occasione solenne, tutta la realtà dell'Università Cattolica. Saluto perciò di cuore non soltanto voi qui presenti, ma anche coloro che dalle altre sedi dell'Ateneo – a Milano, Brescia e Piacenza – sono collegati con noi. Un saluto speciale rivolgo al Cardinale Camillo Ruini, mio Vicario Generale per la Diocesi di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nonché alle altre illustri personalità ed autorità civili e religiose che ci fanno dono della loro presenza. Ringrazio di cuore l'Onorevole Emilio Colombo, Presidente dell'Istituto Toniolo, e il Professor Sergio Zaninelli, Rettore Magnifico dell'Università, per le nobili parole che mi hanno rivolto.

385 2. Vengo a gioire con voi per due significativi ottantesimi: quello dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e quello dell'Istituto «Giuseppe Toniolo» di Studi Superiori, a cui il Padre Gemelli, l'ardente francescano che sta alle vostre origini, affidò la fondazione della stessa Università Cattolica e il compito di farsene nel tempo sostenitore e garante. A giudicare dalla vitalità che l'Università ha dimostrato in questi ottant'anni, quel compito è stato efficacemente assolto. La stessa intitolazione dell'Istituto al Venerabile Toniolo, che preparò i tempi e il terreno dell'Università con una vita interamente spesa alla causa della «cultura cristiana», è stata come un'indicazione programmatica posta nel codice genetico di questo Ateneo. Consacrato con santa audacia al Sacro Cuore, esso vive da allora per mostrare l'intima armonia di fede e ragione e formare al tempo stesso professionisti e scienziati che sappiano attuare una sintesi tra Vangelo e cultura, sforzandosi di fare dell'impegno culturale una via di santità.

3. Cultura e santità! Non dobbiamo temere, nel pronunciare questo binomio, di operare un accostamento indebito. Queste due dimensioni, al contrario, se ben comprese, si incontrano in radice, si alleano con naturalezza nel cammino, si ritrovano congiunte nella meta finale.

Si incontrano in radice! Non è forse Dio, il tre volte Santo (cfr
Is 6,3), la sorgente di ogni luce per la nostra intelligenza? Dietro ogni nostra conquista culturale, se andiamo al fondo delle cose, fa capolino il mistero. Ogni realtà creata, infatti, rinvia al di là di se stessa a Colui che ne è la scaturigine ultima e il fondamento. L'uomo, poi, proprio mentre indaga ed impara, riconosce il suo statuto di creatura, sperimenta uno stupore sempre nuovo di fronte agli inesauribili doni del Creatore, si proietta con l'intelligenza e la volontà verso l'infinito e l'assoluto. Una cultura autentica non può non portare il segno della salutare inquietudine stupendamente scolpita da Sant'Agostino nell'esordio delle sue Confessioni: "Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in Te" (Conf., I, 1).

4. Pertanto, l'impegno culturale e l'impegno spirituale, lungi dall'escludersi o dall'essere in tensione tra loro, si sostengono a vicenda. L'intelligenza ha certo le sue leggi e i suoi percorsi, ma ha tutto da guadagnare dalla santità della persona in ricerca. La santità, infatti, pone lo studioso in una condizione di maggiore libertà interiore, ne arricchisce di senso lo sforzo, ne sostiene la fatica con il contributo di quelle virtù morali che plasmano uomini autentici e maturi. L'uomo non si può dividere! Se ha un valore l'antico motto "mens sana in corpore sano", a maggior ragione si può dire: "mens sana in vita sancta". L'amore di Dio, con la coerente adesione ai suoi comandamenti, non mortifica, ma esalta il vigore dell'intelligenza, favorendo il cammino verso la verità. Cultura e santità è perciò il binomio «vincente» per la costruzione di quell'umanesimo plenario di cui Cristo, rivelatore di Dio e rivelatore dell'uomo all'uomo (Gaudium et Spes GS 22), è il modello supremo. Di questo umanesimo le aule di un'Università Cattolica devono essere come un laboratorio qualificato.

5. E' provvidenziale, a tal proposito, che questo mio incontro con voi coincida col decimo anniversario della Costituzione Apostolica "Ex corde Ecclesiae", da me firmata il 15 agosto 1990. In essa, com'è a voi ben noto, ho delineato le caratteristiche imprescindibili di un'Università Cattolica, definendola "luogo primario e privilegiato per un fruttuoso dialogo tra Vangelo e cultura" (ivi, 43). Permettete che io vi riconsegni questo documento, affidandolo ad una vostra rilettura attenta e operosa, perché la vostra Università, onorando pienamente l'intuizione del suo Fondatore, incarni sempre meglio questo ideale. Esso non vi separa dal tessuto delle altre Università, ed ancor meno dal dialogo costruttivo con la società civile, ma vi chiede di essere presenti con uno specifico contributo, tenendovi ancorati alle esigenze cristiane ed ecclesiali inscritte nella vostra identità. Siate fino in fondo discepoli della verità, anche quando questo dovesse costare incomprensione e solitudine. La parola di Gesù è perentoria: "La verità vi farà liberi" (Jn 8,32).

6. Proprio in quest'ottica, trovo di grande significato quanto oggi avete voluto porre in atto con due iniziative che suscitano in me vivo compiacimento. Penso innanzitutto al nuovo "Istituto Scientifico Internazionale «Paolo VI» di ricerca sulla fertilità e infertilità umana", che la vostra Università ha deciso di costituire proprio in questo Policlinico, come il Magnifico Rettore ha poc'anzi annunciato. L'Istituto intende far convergere qualificati ricercatori operanti nel settore di questa delicata problematica, perché essa possa trovare soluzioni sempre più efficaci, nella linea dell'etica sessuale e procreativa costantemente ribadita dal Magistero.

In questo stesso spirito apprezzo vivamente la testimonianza che oggi l'Università Cattolica ha inteso dare con il documento firmato da alcuni illustri vostri docenti sul tema "Sviluppo scientifico e rispetto dell'uomo", con specifico riferimento al problema dell'utilizzo degli embrioni umani nella ricerca sulle cellule staminali. Su temi come questi, è in gioco non qualche aspetto peregrino della cultura, ma un complesso di valori, di ricerche e di comportamenti da cui molto dipende del futuro dell'umanità e della civiltà.

7. Continuate, carissimi docenti ed alunni, in questo appassionante cammino di una ricerca sempre rigorosa sotto il profilo scientifico, ma al tempo stesso attenta alle dimensioni dell'etica, alle esigenze della fede, alla promozione dell'uomo.

In particolare, desidero augurarvi che questo impegno si traduca anche in un clima di vita accademica, che sappia sempre coniugare l'impegno dell'intelligenza con quello di un'autentica esperienza cristiana. L'Università è destinata non solo a far crescere la conoscenza, ma anche a formare le persone. Questo compito educativo non può essere mai sottovalutato. Del resto, la stessa trasmissione della verità ha tutto da guadagnare da un clima di rapporti umani improntato a valori di sincerità, amicizia, gratuità, rispetto reciproco. Sono convinto che, se i docenti ambiscono ad essere veri «formatori», debbono esserlo non solo come maestri di dottrina, ma anche come «maestri di vita». Per tutto questo avete alle spalle una tradizione ricchissima di testimoni da imitare. Mi ha colpito in questo senso un proposito del Venerabile Toniolo, consegnato al suo Diario spirituale: "Aver massima sollecitudine dei miei discepoli, trattandoli come sacro deposito, come amici del mio cuore, da dirigere nelle vie del Signore" (G. Toniolo, Voglio farmi santo, Roma, 1995, p.60 ). E' a simili testimoni che dovete ispirarvi. Gioisco, perciò, al pensiero che, fra qualche giorno, in questo vostro Policlinico, a me particolarmente caro anche per ciò che ha rappresentato in momenti difficili della mia vita, la nuova cappella sarà dedicata al santo medico Giuseppe Moscati. La sua figura sia per voi un continuo monito, un concreto ideale di vita: dalle aule dell'Università Cattolica dovrebbero uscire tanti medici come lui!

8. A voi, ora, carissimi studenti, mi rivolgo con speciale affetto. L'inizio dell'anno accademico vi offre l'occasione per riflettere sul senso del vostro studio al fine di consolidarne la prospettiva cristiana a vantaggio del vostro futuro servizio alla società. Voi sarete i dirigenti di domani, gli operatori culturali, sociali, sanitari dei prossimi decenni. Applicatevi con amore alla fatica dello studio e della ricerca, non limitandovi a sognare il pur legittimo successo professionale, ma guardando alla bellezza del servizio che potrete rendere per l'edificazione di una società più giusta e solidale. In particolare voi, futuri medici, dotatevi non soltanto della più rigorosa competenza scientifica, ma anche di uno stile umano che sappia incontrare le attese profonde del malato e della sua famiglia; uno stile che faccia percepire al sofferente la dimensione misteriosa e redentiva del dolore. Imparate fin d'ora a trattare i malati come Cristo stesso!

Anche io ho sperimentato un tale trattamento qui al Gemelli. E non posso non ricordare il compianto Professor Crucitti e tanti altri Professori, come anche la compianta Suor Ausilia. «Requiescant in pace».

386 9. Carissima famiglia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore! Ottant'anni sono passati da quando il sogno del Padre Gemelli cominciò a diventare realtà. Questa realtà si è gradatamente consolidata, così da presentarsi oggi imponente non solo nelle sue dimensioni, ma anche nella varietà e nella qualità dei suoi servizi. L'Italia cattolica può andare orgogliosa di voi. Ma so che l'intero Paese vi guarda con rispetto e apprezzamento. Grande è la vostra tradizione, grande è anche il compito che vi aspetta! Oggi state affrontando le sfide di una fase storica di cambiamenti, nella quale si impongono adattamenti e innovazioni anche delle strutture universitarie. Sappiate realizzarle con coraggio e intelligenza, senza mai tradire lo spirito che da sempre vi anima.

Ancora una volta vi affido in questo cammino alla Vergine Santissima Sedes Sapientiae, implorandone la materna protezione su voi, sui vostri cari e sul vostro lavoro. Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore l'Apostolica Benedizione.

VISITA UFFICIALE A PAPA GIOVANNI PAOLO II


E ALLA CHIESA DI ROMA DEL PATRIARCA SUPREMO


E CATHOLICOS DI TUTTI GLI ARMENI, KAREKIN II



Giovedì, 9 Novembre 2000




Santità,
Caro e venerato Fratello,

"Chi ama suo fratello dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo" (1Jn 2,10).
Questo incontro fraterno ci riunisce nella luce che è Cristo. Che l'amore di Dio rivelato in Gesù Cristo risplenda su di noi e che il Signore ci preservi dall'inciampare mentre procediamo in amicizia!

Oggi per me è una grande fonte di gioia e consolazione dare il benvenuto a Lei, Santità, e al suo distinto seguito. Saluto gli illustri prelati, sacerdoti e laici che rappresentano la Chiesa Apostolica Armena nella sua interezza.

Accolgo Sua Eccellenza il Ministro per gli Affari Religiosi della Repubblica dell'Armenia. Siete tutti i benevenuti qui e spero vi sentiate a casa.

Con profonda emozione, Santità, ricordo la visita in Vaticano del Suo predecessore, il compianto Karekin I, che è stato ospite qui dal 23 al 26 marzo 1999.

Sebbene già gravemente malato, volle partecipare all'apertura della Mostra Roma-Armenia e rendermi una visita personale. Il mio legame con lui era profondo e io desideravo ardentemente rendergli visita in Armenia in segno di amicizia. Tuttavia le circostanze non lo hanno permesso. Chiedo al Signore di colmare il suo servitore fedele della sua luce e della sua gioia nella comunione dei santi nei cieli.

387 Santità, la sua visita alla Chiesa di Roma e al suo Vescovo si svolge durante il Giubileo dell'anno 2000. Il 18 gennaio di questo anno, in occasione dell'apertura della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, ho avuto la gioia di varcare la soglia della Porta Santa nella Basilica di san Paolo fuori le Mura insieme ai rappresentanti di numerose altre Chiese e comunità ecclesiali. La ringrazio, Santità, per aver partecipato a quell'evento mediante l'invio di un rappresentante della Santa Sede di Etchmiadzin. In quell'occasione solenne, ho espresso la speranza che rinnovo oggi, "che l'anno di grazia 2000 sia per tutti i discepoli di Cristo occasione per imprimere nuovo impulso all'impegno ecumenico accogliendolo come un imperativo della coscienza cristiana. Da esso dipende in gran parte il futuro dell'evangelizzazione, la proclamazione del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo" (Omelia, 18 gennaio 2000).

Presto vi sarà un altro Giubileo: la celebrazione dei settecento anni del Battesimo dell'Armenia. La sua presenza qui oggi, caro Fratello, mi offre l'opportunità di auspicare per la Chiesa armena un anno giubilare ricco di benedizioni spirituali e di benefici pastorali. Ci uniremo a voi che per tutto il tempo del Giubileo eleverete le vostre preghiere di intercessione e di rendimento di grazie al Signore. L'anniversario del Battesimo dell'Armenia ispirerà sicuramente celebrazioni e manifestazioni evocanti la storia del popolo armeno e della Chiesa Armena. È una storia nella quale si intersecano grandezza e persecuzione, gioia e dolore. Quanto spesso i figli e le figlie dell'Armenia si sono rivolti al Signore con le parole strazianti di san Gregorio di Narek: "Ti imploro ora, o Signore che soccorri le anime prostrate dall'afflizione per una malattia grave e penosa. Non aggiungere pene ai miei lamenti! Sono ferito, non mi trafiggere; vengo punito, non mi condannare; vengo maltrattato, non mi tormentare! Non mi esiliare perché già sono perseguitato" (The Book of Prayer, XVII). La Chiesa Armena ha pagato a caro prezzo la sua fedeltà al Vangelo di Gesù Cristo! In occasione della Commemorazione Ecumenica dei Testimoni di Fede del XX Secolo, il 7 maggio di quest'anno, abbiamo ricordato in particolare le atroci sofferenze del popolo armeno.

Santità, ancora una volta la ringrazio per aver voluto prendere parte a quella liturgia nella persona del suo rappresentante.

In effetti, "L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione" (Lettera Apostolica, Tertio Millennio adveniente
TMA 37).

Per grazia di Dio l'Armenia ha trovato un nuova libertà e una nuova indipendenza; tuttavia affronta ancora sfide enormi. A livello economico e sociale, le aree severamente colpite dal terremoto del 1988 devono venir ricostruite e l'industria e il commercio del Paese devono essere rivitalizzati. A livello culturale e religioso bisogna ancora fare molto per riempire il vuoto spirituale lasciato da un'ideologia collettivistica e atea. Le aspettative sono elevate, ma lo sono anche le difficoltà. Spero che il popolo armeno con la sua ricca diversità trovi modi per far fronte a queste sfide in un impegno da tutti condiviso. L'ora della libertà è scoccata e questo è il momento della solidarietà. La Chiesa cattolica desidera stare al fianco della Chiesa Apostolica Armena e sostenere il suo ministero pastorale e spirituale verso il popolo armeno nel rispetto totale del suo stile di vita e della sua identità caratteristica. A questo il Signore ci chiama e non possiamo disdegnare le occasioni che lo Spirito ci offre per cooperare e rendere una testimonianza comune.

Caro e venerato Fratello in Cristo, preghiamo il Signore affinché questo suo pellegrinaggio sulle Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e questa sua prima visita alla Sede del Successore di Pietro rafforzino i vincoli fra la Chiesa cattolica e la Chiesa Apostolica Armena. Preghiamo insieme affinché la comunione che viviamo oggi apra nuove vie alla pace e alla riconciliazione fra noi.
Che la santissima Madre di Dio protegga la Chiesa Armena ovunque i cristiani armeni rendono testimonianza della verità che Gesù Cristo è il Signore, ieri, oggi e sempre!

COMUNICATO CONGIUNTO


DI PAPA GIOVANNI PAOLO II


E DEL CATHOLICOS KAREKIN II


Roma, 9 novembre 2000




Sua Santità Papa Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma, e Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, rendono grazia al Signore e Salvatore Gesù Cristo che ha permesso loro di incontrarsi in occasione del Giubileo dell’Anno 2000 e nell’imminenza del 1700.mo anniversario della proclamazione del cristianesimo come religione di stato dell’Armenia.

Essi rendono anche grazia nello Spirito Santo poiché, in questi ultimi anni, si sono ulteriormente sviluppate ed approfondite le fraterne relazioni tra la Sede di Roma e la Sede di Etchmiadzin. Un tale progresso è espresso in questo incontro personale e, particolarmente, nel dono di una reliquia di San Gregorio l’Illuminatore, il santo missionario che ha convertito il Re dell’Armenia (nell’anno 301 del Signore), e ha stabilito la linea dei Catholicoi della Chiesa armena. L’odierno incontro trova le sue fondamenta nei precedenti incontri tra Papa Paolo VI ed il Catholicos Vasken (1970), e nei due incontri tra Papa Giovanni Paolo II ed il Catholicos Karekin I (1996 e 1999). Papa Giovanni Paolo II ed il Catholicos Karekin II continuano ad auspicare un possibile incontro in Armenia. Nella presente occasione, essi desiderano dichiarare quanto segue.

Noi confessiamo insieme la nostra fede in Dio Trino e nel solo Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, diventato uomo per la nostra salvezza. Noi crediamo anche nella Chiesa Una, Cattolica, Apostolica e Santa. La Chiesa, quale Corpo di Cristo, è infatti una e unica. Questa è la nostra fede comune, basata sugli insegnamenti degli Apostoli e dei Padri della Chiesa. Noi riconosciamo inoltre che la Chiesa cattolica e la Chiesa armena hanno veri sacramenti, soprattutto - per mezzo della successione apostolica dei vescovi - il sacerdozio e l’eucaristia. Continuiamo a pregare per la comunione piena e visibile tra di noi. La celebrazione liturgica, che presidiamo insieme, il segno di pace che ci scambiamo, e la benedizione che impartiamo insieme nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, testimonia che siamo fratelli nell’episcopato[1]. Insieme noi siamo corresponsabili per ciò che costituisce la nostra missione comune : insegnare la fede apostolica e testimoniare l’amore di Cristo per ogni essere umano, specialmente per coloro che vivono in circostanze difficili.

388 La Chiesa cattolica e la Chiesa armena condividono una lunga storia di rispetto reciproco, e considerano complementari piuttosto che opposte le loro varie tradizioni teologiche, liturgiche e canoniche. Anche oggi abbiamo molto da ricevere l’una dall’altra. Per la Chiesa armena, le notevoli risorse del sapere cattolico possono diventare un tesoro e una fonte di ispirazione tramite lo scambio di studiosi e di studenti, per mezzo di traduzioni comuni e iniziative ecumeniche, attraverso svariate forme di dialogo teologico. Allo stesso modo, per la Chiesa cattolica, la fede salda e paziente di una nazione martire come l’Armenia, può diventare una sorgente di forza spirituale, specialmente attraverso la comune preghiera. E nostro fermo desiderio vedere queste molte forme di reciproco scambio e di riavvicinamento tra noi accrescersi e intensificarsi.

Nell’affrontare il terzo millennio, guardiamo al passato protesi verso il futuro. Per quanto riguarda il passato, ringraziamo Dio per le molte benedizioni che abbiamo ricevuto dalla sua infinita generosità, per la santa testimonianza data da tanti santi e martiri, per l’eredità spirituale e culturale che ci hanno tramandato i nostri antenati. La Chiesa cattolica e la Chiesa armena hanno tuttavia vissuto molte volte periodi oscuri e difficili. La fede cristiana è stata contestata da ideologie ateistiche e materialistiche; la testimonianza cristiana è stata osteggiata da regimi totalitari e violenti ; l’amore cristiano è stato soffocato dall’individualismo e dalla ricerca dell’interesse personale. I capi delle nazioni non temevano più Dio né essi provavano vergogna di fronte al genere umano. Il XX secolo è stato contrassegnato per noi da una estrema violenza. Il genocidio armeno, all’inizio del secolo, ha costituito un prologo agli orrori che sarebbero seguito. Due guerre mondiali, innumerevoli conflitti regionali e campagne di sterminio deliberatamente organizzate che hanno tolto la vita a milioni di fedeli. Non di meno, e senza sminuire gli orrori di tali eventi e delle loro conseguenze, essi costituiscono una sorta di sfida divina se, nel rispondere, i cristiani sono persuasi di dover unirsi insieme, in una amicizia più profonda, per la causa della verità cristiana e dell’amore cristiano.

Noi guardiamo al futuro con speranza e fiducia. In questa congiuntura storica, scorgiamo nuovi orizzonti per noi cristiani e per il mondo. In Occidente ed in Oriente, dopo aver fatto l’esperienza delle micidiali conseguenze di regimi e modi di vita senza Dio, molti anelano a conoscere la verità e la via che conduce alla salvezza. Insieme, guidati dalla carità e dal rispetto per la libertà, cerchiamo di rispondere al loro desiderio, per condurli alle fonti dell’autentica vita e della vera felicità. Cerchiamo l’intercessione degli Apostoli Pietro e Paolo, Taddeo e Bartolomeo, di San Gregorio l’Illuminatore e di tutti i santi pastori della Chiesa cattolica e della Chiesa armena, e preghiamo il Signore di guidare le nostre comunità affinché, con una sola voce, possiamo dare testimonianza al Signore e proclamare la verità della salvezza. Preghiamo anche che nel mondo, ovunque vivono fianco a fianco membri della Chiesa cattolica e della Chiesa armena, tutti i ministri ordinati, i religiosi, i fedeli aiutino a portare i pesi gli uni degli altri, così da adempiere la legge di Cristo (
Ga 6,2). Possano essi sostenersi ed assistersi reciprocamente, nel pieno rispetto delle loro identità e nelle tradizioni ecclesiali proprie a ciascuno, evitando di prevalere gli uni sugli altri : «poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede» (Ga 6,10).

Infine, noi ricerchiamo l’intercessione della Santa Madre di Dio per preservare la pace. Possa il Signore accordare saggezza ai capi delle nazioni, affinché giustizia e pace possano prevalere nel mondo. Particolarmente in questi giorni, preghiamo per la pace del Medio Oriente. Possano tutti i figli di Abramo crescere nel rispetto reciproco e trovare i modi idonei di vivere pacificamente insieme in questa sacra parte del mondo.


KAREKINI II IOANNES PAULUS II



[1] N.d.T. Il Santo Padre ed il Catholicos si riferiscono alla Celebrazione ecumenica nella Basilica Vaticana, di venerdì 10 novembre 2000, durante la quale il Papa dona al Catholicos una reliquia di San Gregorio l’Illuminatore per l’erigenda cattedrale di Yerevan.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL GIUBILEO DELLA BANCA DI ROMA


Sabato, 11 Novembre 2000

Gentili Signori e Signore!


1. Sono lieto di porgervi un cordiale saluto nell'odierna circostanza, che vi vede pellegrini presso le tombe degli apostoli Pietro e Paolo per celebrare il Grande Giubileo del 2000. Benvenuti!

Ringrazio il Dottor Cesare Geronzi, Presidente della Banca di Roma, per le cortesi parole con le quali, a nome di tutti, mi ha significato i sentimenti che vi hanno guidato a questo appuntamento. Colgo volentieri l'occasione per manifestare, altresì, vivo compiacimento all'intero Consiglio di Amministrazione, ai Dirigenti, ai Responsabili di settore ed a tutti coloro che compongono la vostra comunità di lavoro e di attività.

Al mio apprezzamento desidero unire l'espressione della mia sincera riconoscenza per la collaborazione fornita dalla vostra benemerita Azienda al Comitato Centrale del Grande Giubileo e specialmente per il fattivo contributo offerto durante lo svolgimento della Giornata Mondiale della Gioventù. Questi vostri interventi sono la prova di come una struttura con scopi specifici, come la vostra, possa utilmente inserirsi nell'ambito della società civile con iniziative ispirate ad una visione di più ampio respiro, promovendo anche in questo modo il bene comune.

2. Scopo di un istituto di credito come il vostro è di amministrare in maniera oculata le risorse ad esso affidate, per affiancare le attività economiche di famiglie, aziende, istituzioni e organismi che ricorrono alla sua intermediazione. Vista in tale prospettiva, la vostra opera assume una rilevante valenza sociale a sostegno delle forze vive della Nazione, alle quali è così consentito di perseguire obiettivi necessari in materia di sicurezza economica, di crescita d'impresa, di onesta gestione del frutto del proprio lavoro, di difesa del risparmio, di accesso al credito.

389 Se il denaro viene talvolta rappresentato come il sangue di un organismo, le aziende di credito possono essere paragonate al cuore che lo fa circolare nel corpo sociale. Di qui l'importanza del sistema bancario, ma anche la responsabilità di chi lo gestisce nei confronti di persone, famiglie e gruppi sociali che ad esso si rivolgono. In effetti, pur perseguendo i propri fini istituzionali, un'azienda bancaria non può non fare riferimento ai valori etici che presiedono ai vari aspetti dell'agire umano. Se la banca è protesa soltanto al perseguimento del massimo profitto per sé, non tenendo conto di queste istanze superiori, non si presenta più come strumento di crescita e di sviluppo per la comunità, ma piuttosto come elemento di appesantimento e di freno.

3. La dottrina della Chiesa afferma la priorità del fattore umano sulle finalità finanziarie e creditizie proprie di ogni istituto bancario. Nel rapido evolversi delle dinamiche economiche odierne, non poche persone, oltre a non sapersi avvalere delle diverse forme di servizi offerti dal sistema bancario, trovano a volte difficile orientarsi nelle scelte atte a proteggere gli onesti risparmi acquisiti. La professionalità dell'operatore del credito, unita ad uno spiccato senso di equità e giustizia, potrà favorire la serenità di quanti hanno bisogno di consiglio o di aiuto.

Purtroppo, non si può nascondere che esistono pure oggi forme deviate di credito, capaci di mettere a repentaglio non soltanto attività imprenditoriali o proprietà familiari, ma la vita stessa di persone cadute in questa perversa spirale. Già altre volte ho avuto modo di sottolineare le difficoltà e i disagi in cui vengono a trovarsi coloro che sono vittime di speculazioni legate a illecite modalità di credito. Un'azienda bancaria responsabile, in virtù della propria capacità di ascolto e di dialogo con la società civile, può certamente fare molto in tale ambito. Auspico di cuore che anche il vostro Istituto, proseguendo nel cammino già intrapreso, continui ad offrire un solido sostegno a tutte le iniziative serie a favore delle persone in difficoltà, dei giovani e del volontariato. In tal modo, verrete incontro validamente alle attese delle persone e dei gruppi sociali, che vedono nella vostra attività un supporto fondamentale per le loro legittime necessità di servizi finanziari ed economici.

4. Gentili Signori e Signore, questa vostra visita vi offre l'opportunità di compiere un'utile pausa di riflessione. Per quanti tra voi sono credenti è, questa, una provvidenziale occasione per confrontare la propria vita ed attività con la parola di Cristo.

Il passaggio della Porta Santa rappresenta uno dei principali momenti del vostro pellegrinaggio giubilare. Si tratta di un atto profondamente spirituale, mediante il quale voi intendete rinnovare la vostra stretta adesione a Cristo e riaffermare la vostra determinazione a dare testimonianza di Lui nelle vostre famiglie e nella società di cui siete parte. Potrete, in modo speciale, essere suoi testimoni nel contesto del vostro lavoro, se vi ispirerete sempre ai suoi insegnamenti. Il vangelo della giustizia e della carità sia il costante parametro di riferimento delle vostre scelte ed azioni. L'amore per i fratelli, specialmente se bisognosi, ispiri ogni vostro progetto. Sarete così costruttori d'una comunità umana più libera e solidale.

Vi accompagni l'intercessione di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, alla quale affido voi e le vostre famiglie. Con tali sentimenti, tutti vi benedico di cuore.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato, 11 Novembre 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Rivolgo il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, venuti a Roma per rinnovare la vostra professione di fede presso le tombe degli Apostoli, in occasione del Grande Giubileo. Voi provenite da diverse Diocesi e tutti insieme vi ritrovate quest'oggi attorno al Successore di Pietro, esprimendo in questo modo il comune amore per Cristo e per la sua Chiesa. Tale esperienza, con i suoi vari momenti celebrativi, vi aiuta senz'altro a rinsaldare la vostra personale adesione al Vangelo e costituisce una preziosa occasione di conversione, per vivere con rinnovato slancio la missione apostolica, alla quale siete chiamati in forza del Battesimo. Vi accolgo con affetto ed abbraccio spiritualmente ognuno di voi.

2. Saluto, in primo luogo, i numerosi pellegrini dell'Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Giovanni Marra. La ringrazio, venerato Fratello, per le cortesi espressioni che mi ha indirizzato, interpretando i sentimenti dei fedeli e, in particolare, dell'Arcivescovo emerito Mons. Ignazio Cannavò e del Vescovo ausiliare Mons. Francesco Montenegro. Carissimi Fratelli e Sorelle, pur nella diversità di situazioni geografiche, storiche e culturali, la vostra Comunità diocesana dispone di un saldo patrimonio spirituale, radicato nella fede in Cristo. Attingete costantemente a questa mirabile fonte e da essa traete il coraggio e la forza necessari per affrontare con fiducia le sfide dell'odierna società.

In questo Anno Santo, voi avete avvertito l'esigenza di andare verso i lontani e, adoperandovi per una nuova "semina del Vangelo", avete riscoperto l'urgenza del mandato missionario. E' in questa luce che assume significativo rilievo la "missione diocesana", ben inserita nel contesto del Grande Giubileo. Essa, grazie all'indomita dedizione dei sacerdoti e di molti operatori pastorali, ha già suscitato notevole interesse, evidenziando l'urgenza che ciascuno si lasci dapprima evangelizzare per poi, a sua volta, recare agli altri il lieto messaggio di Cristo.


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