GPII Discorsi 2000 396

396 La presenza di ben 23 laici e laiche tra i nuovi missionari, che in questa circostanza vengono inviati, mette in risalto quanto i figli e le figlie di Don Bosco stiano facendo per la valorizzazione del laicato nella Chiesa. Si tratta di giovani che hanno avvertito la chiamata missionaria mentre si trovavano inseriti nella pastorale giovanile della Congregazione. Ora, vogliono dedicare un periodo della loro vita a fratelli e sorelle che abitano in terre lontane, andando come testimoni di Cristo per compiere la volontà del Padre (cfr He 10,7).

3. Ringrazio di cuore Iddio per l'animazione missionaria che svolgono i membri di codesta Famiglia religiosa nel vasto campo della Chiesa. Auspico, al tempo stesso, che questa fausta ricorrenza, impreziosita dal significativo atto della consegna del mandato missionario e del Crocifisso ai nuovi operai della messe, sia per le comunità e per ogni singolo salesiano un'occasione di rinnovato impegno nella testimonianza evangelica e nell'operatività missionaria.

Invoco per questo la materna assistenza di Maria Ausiliatrice dei Cristiani e l'intercessione di San Giovanni Bosco e dei tanti Santi e Beati salesiani. La protezione divina accompagni sempre la vostra Famiglia spirituale ed in modo speciale i missionari e le missionarie, i loro genitori e familiari.

Con tali sentimenti, imparto di cuore a Lei, Reverendissimo Rettore Maggiore, ai Confratelli, alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed ai laici che cooperano in ogni settore della vostra attività salesiana la Benedizione Apostolica, volentieri estendendola a quanti prenderanno parte alle solenni celebrazioni giubilari.

Dal Vaticano, 9 Novembre 2000

IOANNES PAULUS II


UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI DOCENTI E AGLI STUDENTI


DELL’ "ECUMENICAL INSTITUTE OF BOSSEY" (SVIZZERA)


Giovedì, 16 Novembre 2000




Cari amici in Cristo,

sono particolarmente lieto di incontrarvi durante la vostra visita a Roma e sono grato al Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani per aver organizzato il vostro programma, volto ad aiutarvi a comprendere la Chiesa cattolica in modo più approfondito.

In questo anno del Grande Giubileo, provenite da molti Paesi come pellegrini in questa città dove San Pietro ha patito il martirio alla fine del suo viaggio di discepolo e apostolo di Cristo. Fu qui che San Pietro predicò il Vangelo non solo con le parole, ma anche mediante la sua somma testimonianza di Cristo, resa con la morte. Venite dunque in un posto riverito non solo per la sua storia e la sua arte, ma anche per l'eredità del sangue dei martiri che si è dimostrato un seme tanto fecondo di vita cristiana nel mondo.

Nei mesi scorsi, i membri dell'Istituto hanno contribuito a preparare voi studenti a essere più pronti a servire la causa dell'unità cristiana nei vostri rispettivi Paesi. In questo grande compito troverete nella Chiesa cattolica un interlocutore affidabile. Non vi saranno ripensamenti riguardo al nostro impegno condiviso a operare per l'unione piena e visibile di tutti i seguaci di Cristo.

Prego affinché questa visita resti nel vostro cuore e nella vostra mente come promessa certa per il futuro al quale Cristo stesso ci chiama. Ora e in seguito che Dio che è amore (cfr 1Jn 4,8) vi benedica abbondantemente in Gesù Cristo che è "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8).




AI PARTECIPANTI AL XV° CONGRESSO INTERNAZIONALE


ORGANIZZATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER LA PASTORALE DELLA SALUTE


397
Venerdì, 17 Novembre 2000






Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori, gentili Signore!

1. Sono lieto di quest'incontro, che mi consente di portarvi il mio saluto in occasione del quindicesimo Congresso Internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Un particolare pensiero rivolgo al Presidente del Pontificio Consiglio, Mons. Javier Lozano Barragan, che ringrazio per i sentimenti espressi a nome di tutti i presenti. Esprimo il mio vivo compiacimento agli organizzatori come pure agli illustri studiosi, scienziati, ricercatori ed esperti, che hanno voluto onorare con la loro presenza ed il loro contributo professionale questa Conferenza.

Le giornate del Congresso, che quest'anno affronta un tema importante e complesso come "Sanità e Società", vi aiutano ad approfondire le nuove tecnologie biomediche e i non facili quesiti posti al mondo della Sanità dai profondi cambiamenti sociali in atto. Il vostro incontro ha favorito un proficuo dialogo ed uno scambio culturale e religioso fra qualificati operatori nell'ambito della salute.

2. Il tema del Congresso pone in evidenza una realtà di grande portata ed in continua trasformazione, sulla quale è doveroso sviluppare un'attenta analisi. Vi siete posti, in particolare, il problema dei rapporti fra Società e Istituzioni, da un lato, ed i soggetti che gestiscono i mezzi della cura sanitaria, dall'altro. Profondi sono i mutamenti che stanno interessando le strutture tradizionali di una società sempre più globalizzata ed in difficoltà nel rapportarsi al singolo individuo, e una medicina impegnata nello sviluppo di mezzi diagnostici e terapeutici sempre più complicati ed efficaci, ma non di rado disponibili soltanto per gruppi ristretti di persone. Inoltre è oggi ben noto il ruolo della causalità ambientale nella genesi di alcune malattie, a motivo della pressione della società e del forte impatto tecnologico sugli individui. Occorre, dunque, recuperare alcuni criteri di discernimento etico ed antropologico, che consentano di valutare se le scelte della medicina e della sanità siano veramente a misura dell'uomo che devono servire.

3. Ma prima ancora, la medicina deve dare risposta alla questione che riguarda la sostanza stessa della sua missione. Ci si domanda se l'atto medico-sanitario trovi la sua ragione d'essere nel prevenire la malattia e quando vi sia nel superarla, oppure se debba acconsentire ad ogni richiesta d'intervento sul corpo purché tecnicamente possibile. L'interrogativo diventa più ampio se si considera lo stesso concetto di salute. E' oggi comunemente riconosciuta l'insufficienza di una nozione di salute ristretta al solo benessere fisiologico ed all'assenza di sofferenze. Come scrivevo nel Messaggio per la Giornata del Malato di questo Anno giubilare, "la salute, lungi dall'identificarsi con la semplice assenza di malattie, si pone come una tensione verso una più piena armonia ed un sano equilibrio a livello fisico, spirituale e sociale. In questa prospettiva, la persona stessa è chiamata a mobilitare tutte le energie disponibili per realizzare la propria vocazione e il bene altrui" (n. 13). Si tratta di un concetto complesso di salute, più consono alla sensibilità odierna, che tiene conto dell'equilibrio e dell'armonia della persona nella sua globalità: su di esso fate bene a portare la vostra attenzione.

L'interrogativo che sopra ponevo è importante, perché da esso discende il profilo degli operatori sanitari da formare, come pure lo stile dei Centri di Salute che si intende realizzare e lo stesso modello di medicina verso il quale ci si vuole orientare: una medicina al servizio del benessere integrale della persona o invece una medicina all'insegna dell'efficientismo tecnico e organizzativo. Voi siete consapevoli che una scienza medica fuorviata metterebbe, di fatto, a repentaglio non solo la vita del singolo, ma anche la stessa convivenza sociale. Una medicina che mirasse principalmente ad arricchirsi di conoscenze in vista del proprio efficientismo tecnologico, tradirebbe il suo ethos originario, aprendo la porta a dannosi sviluppi. Soltanto servendo l'integrale benessere dell'uomo, la medicina contribuisce al suo progresso ed alla sua felicità, e non diventa strumento di manipolazione e di morte.

4. Voi, illustri Cultori delle scienze biomediche, nelle vostre attività sapete bene rispettare le leggi metodologiche ed ermeneutiche proprie della ricerca scientifica. Siete convinti che esse non sono un fardello arbitrario, ma un aiuto indispensabile che garantisce l'affidabilità e la comunicabilità dei risultati ottenuti. Sappiate sempre riconoscere con uguale cura le norme etiche, al centro delle quali sta l'essere umano con la sua dignità di persona: il rispetto del suo diritto a nascere, a vivere e a morire in modo degno costituisce l'imperativo di fondo a cui la pratica medica deve sempre ispirarsi. Fate quanto è in vostro potere per sensibilizzare la comunità sociale, i sistemi sanitari nazionali ed i loro responsabili, affinché le considerevoli risorse indirizzate verso ricerche e applicazioni tecniche abbiano sempre come finalità il servizio integrale della vita.

Sì, il centro dell'attenzione e delle premure sia del sistema sanitario che della società deve essere sempre la persona considerata nella concretezza del suo inserimento in una famiglia, in un lavoro, in un contesto sociale, in un'area geografica. Andare incontro al malato vuol dire quindi andare incontro alla persona sofferente e non semplicemente trattare un corpo malato. Ecco perché agli operatori sanitari è chiesto un impegno che ha le caratteristiche di una vocazione. L'esperienza vi insegna che la domanda dei malati va oltre la semplice richiesta della guarigione dalle patologie organiche in atto. Dal medico essi si attendono il sostegno per affrontare l'inquietante mistero della sofferenza e della morte. Dare agli ammalati ed ai loro familiari ragioni di speranza davanti ai pressanti interrogativi che li assillano, ecco la vostra missione. La Chiesa vi è vicina e con voi condivide quest'appassionante servizio alla vita.

5. Molto opportunamente, in una società globalizzata come l'attuale, con arricchite potenzialità tecniche, ma anche con nuove difficoltà, avete dedicato nei lavori congressuali speciale attenzione alle nuove malattie del secolo XXI. Né avete omesso di guardare alle condizioni in cui versa la sanità in talune regioni del mondo, dove mancano politiche di sostegno alle stesse cure primarie. Ho avuto modo, in merito, di sollecitare più volte la responsabilità dei Governi e delle Organizzazioni Internazionali. Purtroppo, nonostante lodevoli sforzi, negli ultimi decenni le disuguaglianze fra i popoli si sono aggravate pesantemente. Faccio di nuovo un appello a coloro che detengono le sorti delle Nazioni, affinché favoriscano il più possibile condizioni atte a risolvere situazioni così drammatiche di ingiustizia e di emarginazione.

398 6. Nonostante le ombre che tuttora gravano su non pochi Paesi, i cristiani guardano con speranza al vasto e variegato mondo della sanità. Essi sanno di essere chiamati ad evangelizzarlo con il vigore della loro testimonianza quotidiana, nella certezza che lo Spirito rinnova di continuo la faccia della terra, e con i suoi doni spinge sempre nuovamente le persone di buona volontà ad aprirsi al richiamo dell'amore. Occorrerà forse percorrere nuove strade per favorire adeguate risposte alle attese di tante persone provate. Confido che a quanti cercano con cuore sincero il bene integrale della persona non manchino dall'Alto i lumi necessari per intraprendere opportune iniziative al riguardo.

Carissimi Fratelli e Sorelle! La Vergine, Sede della Sapienza e Salute degli Infermi, invocata nella Tradizione quale nuova Eva, guidi il vostro cammino. Siete impegnati in una causa fra le più nobili: la difesa della vita e la promozione della salute. Il Signore vi sostenga nella ricerca e vi conceda sempre nuovo slancio nel servizio nobilissimo che svolgete a vantaggio dei vostri simili.

Con questo auspicio, che diventa preghiera, a tutti imparto la mia Benedizione.

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE


"BLONDEL TRA ‘L’AZIONE’ E LA TRILOGIA"


Sabato, 18 Novembre 2000

Sono lieto di salutare i partecipanti al Congresso internazionale organizzato presso l'Università Gregoriana, sotto la Presidenza del Signor Cardinale Paul Poupard, su "Blondel fra L'Azione e la Trilogia".


Il vostro congresso appare particolarmente importante se lo si ricollega a una serie di esigenze di cui ho voluto ricordare l'urgenza nell'Enciclica Fides et ratio.Ho così insistito sulla necessità dello studio della filosofia come preparatio fidei (n. 61) e sui rapporti fra la teologia, scienza della fede, e la ragione filosofica (nn. 64-69).

All'origine della filosofia di Maurice Blondel vi è l'acuta percezione del dramma della separazione fra fede e ragione (cfr nn. 45-48) e l'intrepida volontà di superare questa separazione contraria alla natura delle cose. Il filosofo d'Aix è un eminente rappresentante della filosofia cristiana, intesa come speculazione razionale, in unione vitale con la fede (cfr n. 76) in una duplice fedeltà alle esigenze della ricerca intellettuale e al Magistero.

In un messaggio inviato il 19 febbraio 1993 a Monsignor Bernard Panafieu, allora Arcivescovo d'Aix, per il Congresso internazionale che commemorava il centenario de L'Azione, ho già avuto l'opportunità di sottolineare come "Blondel proseguì la sua opera spiegando instancabilmente e ostinatamente il suo pensiero senza rinnegarne l'ispirazione". Ho poi aggiunto: "È questo coraggio di pensatore, unito a una fedeltà e a un amore indefettibili verso la Chiesa, che i filosofi e i teologi attuali che studiano l'opera di Blondel devono apprendere da questo grande maestro". (La Documentation catholique, 90 [1993], PP 353-354). Possano tutti coloro che sono impegnati nella ricerca intellettuale accettare coraggiosamente come Blondel di riconoscere i limiti di ogni pensiero umano e di lasciarsi condurre alle soglie del mistero divino, che ci viene donato attraverso la fede!

Rinnovandovi il mio incoraggiamento, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica

UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato, 18 Novembre 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


399 1. Il desiderio di compiere un proficuo cammino giubilare vi ha condotti a varcare la Porta Santa e sostare in preghiera presso le Tombe degli Apostoli. Durante questo itinerario avete voluto manifestare al Papa il vostro affetto e la vostra vicinanza spirituale. Vi ringrazio per questo gesto e vi porgo un cordiale benvenuto! Provenite da varie Diocesi e realtà ecclesiali: il ritrovarvi insieme costituisce per voi una grande occasione di comunione ecclesiale.

Il tempo giubilare offre a ciascuno l'opportunità di misurarsi con le esigenti parole di Cristo e di sperimentare in se stesso la misericordia di Dio, quanto mai sovrabbondante in quest'Anno Giubilare. E' infatti un tempo di conversione e di gioia, che rinfranca i credenti nel cammino del rinnovamento interiore, affinché si affermi sempre più nei loro cuori e nelle loro comunità una mentalità nuova, capace di vagliare gli eventi del mondo alla luce del Vangelo.

2. Saluto ora, in particolare, i pellegrini di Piacenza-Bobbio, accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Luciano Monari, che ringrazio per le devote espressioni rivoltemi a vostro nome. Carissimi Fratelli e Sorelle, la tappa odierna è parte di un lungo itinerario di preparazione, durante il quale la vostra Chiesa ha riflettuto sulla propria responsabilità missionaria e sulla capacità di sollecitare quanti, pur dichiarandosi cristiani, non prendono purtroppo parte attiva alla vita comunitaria. Mediante opportune iniziative, volete manifestare l'interesse fraterno che avete nei loro confronti, invitandoli a condividere concretamente con voi la grande avventura della fede. Mentre mi compiaccio per il vostro impegno, vi incoraggio cordialmente a continuare ad approfondire la consapevolezza umile e lieta della vostra identità cristiana. Essa non è soltanto un dono che Dio fa a voi, ma anche una missione che vi affida. Se saprete confidare nella potenza dello Spirito che agisce in voi, mai sarete preda dello sconforto e potrete compiere appieno quanto vi è richiesto.

Abbiate sempre uno stile autenticamente evangelico, improntato alla carità ed alla fraterna amicizia. Se tra vescovo e sacerdoti e fra questi tra di loro si rafforza lo spirito di comunione, se i sacerdoti, poi, sapranno intessere con i laici un fruttuoso dialogo e fomentare in essi un costante atteggiamento di sincera e cordiale collaborazione, il cammino ecclesiale diverrà esempio anche per la società civile.

3. Il mio pensiero si volge ora a voi, cari fedeli di Carpi, qui presenti insieme con il vostro nuovo Pastore, Mons. Elio Tinti. A lui va il mio vivo ringraziamento per le cortesi parole, interpretando i comuni sentimenti. Il Giubileo ricorda ad ogni cristiano il dovere di perseverare nella sua vocazione per essere fermento e lievito che fa lievitare tutta la pasta (cfr
1Co 5,6). Se saprete rimanere uniti attorno al vostro Vescovo e ai vostri sacerdoti, potrete offrire in modo efficace ai vostri conterranei il Vangelo, sorgente di speranza e di vita nuova.

Un accentuato individualismo, un benessere economico fine a se stesso, l'indifferenza religiosa che talora rischia di insinuarsi nel cuore della gente siano per voi uno sprone a vivere con più coerenza ciò che siete: figli di Dio, chiamati ad essere eredi del Regno. Non diminuisca l'entusiasmo e la vivacità che, seppur come piccolo gregge, vi anima, continuando con fiducia ad "annunciare il Vangelo per servire l'uomo".

4. Saluto ora voi, cari pellegrini di Civitavecchia, che qui rappresentate l'unità della vostra Diocesi, stretta intorno al suo Vescovo, Mons. Girolamo Grillo, al quale va l'espressione della mia riconoscenza per il suo caloroso indirizzo. Carissimi fedeli, vivete con impegno la nuova vita ricevuta nel Battesimo. Voi sapete che Cristo alimenta questa vita nuova soprattutto con il dono del suo Corpo e del suo Sangue nel convito divino al quale vi chiama per essere "un solo corpo" (1Co 10,17).

Nell'Eucaristia egli vi nutre e vi fortifica, affinché possiate aderire sempre generosamente alla volontà del Padre. Lasciatevi guidare dalla grazia dello Spirito Santo, sorgente di comunione; camminate con gioia e disponibilità nei sentieri della conversione personale e del rinnovamento delle vostre comunità.

5. Rivolgo adesso una parola cordiale a voi, carissimi fedeli di Sabina-Poggio Mirteto, qui presenti con il vostro Pastore, Mons. Lino Fumagalli, che ringrazio per i sentimenti espressi anche a nome vostro. Saluto parimenti il Signor Cardinale Lucas Moreira Neves, titolare della Diocesi sabina; e Mons. Marco Caliaro, Vescovo emerito. Carissimi, avete scelto il pellegrinaggio ad Petri sedem per sottolineare il vostro impegno di aderire costantemente al Vangelo. Le solide tradizioni di una fede forte e ben radicata nel cuore contraddistinguono la vostra comunità. Lo testimoniano, tra l'altro, i frequentati santuari mariani di Ponticelli, di Monterotondo e la stessa vostra Cattedrale, intitolata alla Vergine della Lode. È a Maria che vi invito ad affidare ogni vostro progetto pastorale

Vi esorto, altresì, a fare degli insegnamenti dei vostri padri nella fede una eredità da conservare ed incrementare, affinché, guidati dall'apporto di un'antica saggezza, sappiate dialogare con tutte le istanze sane del vostro territorio. La preghiera, specie quella liturgica, sia il sostegno delle vostre fatiche, affinché si dilati sempre di più il Regno di Cristo.

6. Saluto, poi, con affetto il gruppo dell'Associazione "Comunità Domenico Tardini", guidato dal Cardinale Achille Silvestrini e da Mons. Claudio Celli. L'animo sacerdotale di Mons. Domenico Tardini aveva progettato Villa Nazareth per far fiorire i doni di intelletto e di cuore che Dio aveva posto in tanti giovanetti, perché fossero valorizzati in vocazioni di "apostolo" a servizio della Chiesa, per il bene dei fratelli.

400 Le generazioni di giovani sono cresciute e dall'esempio e dall'insegnamento del grande Cardinale, e dall'esperienza di vita, è nata l'Associazione con lo scopo di far maturare nei suoi membri l'incontro personale con Cristo, il rispetto per la dignità di ogni essere umano, l'impegno per la libertà, un servizio mediante la cultura.

Attraversando oggi la Porta Santa, avete ascoltato ed accolto la voce del Signore Gesù che proclama la misericordia del Padre e che aiuta ciascuno a scoprire il significato di gratuità dei propri talenti, per impegnarsi a rispondere alle attese che il Regno di Dio si realizzi tra gli uomini.

Lo potrete fare coltivando una coscienza ecclesiale nell'esercizio della diaconia della cultura, che vi faccia sentire parte della missione affidata alla Chiesa, dispiegando i vostri carismi di uomini e di donne che dall'amore di Cristo sentono nascere il desiderio esigente di accompagnare i cammini di crescita e maturazione dei giovani nella fede.

7. Je salue cordialement les membres de l'Ordre des Saints Maurice et Lazare qui participent à cette audience, accompagnés par Monseigneur Joseph Sardou, Archevêque émérite de Monaco. Je leur souhaite un heureux pèlerinage jubilaire et je leur accorde de grand coeur la Bénédiction apostolique.

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, a budapesti Szent Gellért és Kis Szent Teréz plébánia lelkiségi csoportjait. Isten hozott Benneteket! Örömmel adom apostoli áldásomat Rátok és családjaitokra.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Mi rivolgo con un speciale saluto ai fedeli ungheresi, ai gruppi delle Parrocchie San Gerardo e Santa Teresa di Lisieux di Budapest. Di cuore imparto a tutti voi ed alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

8. Un saluto particolare va poi ai fedeli provenienti da diverse parrocchie italiane; ai gruppi di pellegrini provenienti da varie località; alla Comunità dei Frati Minori Conventuali del Sacro Convento di Assisi; ai partecipanti al campionato europeo automobilistico "Terminillo"; ai volontari del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; al club Swarowski di Palestrina e Merate.

Carissimi Fratelli e Sorelle, che questa sosta presso le tombe degli Apostoli vi confermi nella fede; vi aiuti a ritornare alle vostre case rinvigoriti nella decisione di servire Cristo e i fratelli; vi faccia essere più entusiasti missionari del Verbo della Vita che riempie di speranza il cuore di ogni uomo.

401 Vi sostenga l'intercessione della Madre del Signore e vi accompagni la Benedizione che di gran cuore imparto a voi, alle vostre comunità, alle vostre famiglie ed a quanti vi sono cari.



GIUBILEO DEI MILITARI E DELLE FORZE DI POLIZIA



Sabato, 18 Novembre 2000

1. Saluto cordialmente i presenti a questo incontro in Vaticano partecipanti al pellegrinaggio giubilare dei Militari e della Polizia. Sono molto lieto che siate qui. Do il mio benvenuto al Vescovo Castrense Mons. Slawoj Leszek Glód, a Mons. Marian Dus, al Vescovo Miron della Chiesa ortodossa, al Vescovo Borski della Chiesa evangelica-asburga, ai cappellani dell’esercito e della polizia.


Saluto il Signor Ministro della Difesa, il Capo dello Stato Maggiore e i Comandanti dell’esercito, della marina militare, dell’aeronautica e della difesa antiaerea. Saluto il Comandante Supremo della Polizia, il Comandante della Polizia Confinaria, delle Unità Nadwislanskie e il Capo dell’Ufficio della Protezione del Governo. Saluto i signori generali, ufficiali, marescialli maggiori, sottufficiali, soldati, funzionari di polizia e i dipendenti civili dell’esercito. Ringrazio le bande e i cori che con la musica e il bel canto hanno dato lustro a questo incontro. Tutto questo mi commuove molto e mi aiuta a tornare al passato destando in me molti ricordi.

2. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). In questo santo tempo del Grande Giubileo i nostri pensieri e desideri si volgono verso Cristo, Redentore dell’uomo. Egli, il Figlio di Dio, come dice il Concilio Vaticano II: "Con l’incarnazione (...) si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato" (Gaudium et spes GS 22).

Siete giunti a Roma come pellegrini, per rafforzare in voi la fede in Cristo e per rinnovarvi interiormente. In senso cristiano, il pellegrinaggio è simbolo del cammino dell’uomo credente sulle orme di Cristo. Quante orme di questo genere si trovano a Roma, quanti segni della presenza di Dio, quanti templi, santuari e luoghi sacri. Uno di tali segni è la Porta Santa. Essa simboleggia Cristo. Gesù ha detto di se stesso: "Io sono la porta" (Jn 10,7). Questo significa che c’è soltanto una porta attraverso la quale si raggiunge l’incontro con Dio, che c’è soltanto una via che conduce alla salvezza.

3. In questo contesto come è eloquente il messaggio del Giubileo dei Militari e della Polizia: "Con Cristo a difesa della giustizia e della pace". Che queste parole accompagnino il vostro pellegrinaggio e la vostra preghiera in questo soggiorno nella Città Eterna ed anche il vostro servizio in Patria e fuori dei suoi confini. Anche oggi, al termine del secondo millennio, il mondo ha bisogno di giustizia e di pace. Occorre che a queste parole venga conferito un contenuto concreto e a volte che gli venga anche restituito il giusto significato. Desidero ricordare anche i soldati polacchi che svolgono la loro missione a Bosnia, Kosovo, Libano e sulle Colline di Golan.

So che in tutte le guarnigioni, in corso di quattro anni, avete intrapreso lo sforzo di un rinnovamento spirituale e di preparazione alle celebrazioni del Grande Giubileo. Il tempo di preparazione veniva accompagnato dalla peregrinazione dell’Immagine della Madonna "La Protettrice del Soldato Polacco". Accoglievate la sue Effige nelle caserme, nelle Accademie e negli Atenei Militari, negli ospedali nei poligoni. A Lei avete affidato il vostro servizio, per entrare nel terzo millennio forti nella fede.

Miei cari, continui il "mattino della risurrezione" che ho sperimentato al poligono presso Koszalin, dieci anni fa, durante la visita in Polonia! Portate con gioia agli uomini e alle nazioni il messaggio di pace e di amore. Una prova molto eloquente di tale atteggiamento è il dono da parte della Caritas presso l’Ordinariato Castrense: un’ambulanza sanitaria per l’ospedale del Kosovo. L’avete offerto come dono dell’altare in occasione del Grande Giubileo. Vi ringrazio di questo bel gesto sgorgato dal cuore dei militari.

4. Vi accompagni in questo pellegrinaggio l’esempio di un soldato coraggioso, un uomo giusto e pio: il centurione di nome Cornelio. Fu lui a ricevere il battesimo dopo l’incontro con Pietro, e insieme a lui i suoi soldati e tutta la casa (cfr. At Ac 10,1-48). Vi auguro di tornare, dopo questo pellegrinaggio, ai vostri posti di servizio e alle vostre famiglie rafforzati spiritualmente, pronti a rendere testimonianza al Vangelo e alla Croce. Rimanete fedeli a Cristo difendendo "la giustizia e la pace".

Vostro tramite saluto tutto l’Esercito Polacco e la Polizia e benedico di cuore.

GIUBILEO DEI MILITARI E DELLE FORZE DI POLIZIA


SALUTO DEL SANTO PADRE


402
Domenica, 19 Novembre 2000




Al termine di questa intensa Giornata giubilare, desidero salutare i numerosi esponenti delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, qui convenuti da varie Nazioni. Estendo di cuore il mio saluto ai fedeli presenti questa sera in Piazza san Pietro.

Carissimi Fratelli e Sorelle, grazie per la vostra gioiosa presenza e per la vostra fervida partecipazione all'odierna celebrazione. La Chiesa vi è vicina! Possa quest'incontro essere per tutti voi di incoraggiamento e di sostegno nei vostri propositi di bene e nel generoso impegno a servizio della giustizia e della pace.

Auguro a voi ed alle vostre famiglie che la grazia dell'Anno Santo accresca in ciascuno il desiderio di un autentico rinnovamento spirituale e di una sincera solidarietà verso i fratelli bisognosi.

Con questi sentimenti, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e di cuore vi imparto una speciale Benedizione.


UDIENZA AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA CHIESA SIRO-MALANKARESE

E DELLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO ISTITUTO SAN GIOVANNI DAMASCENO IN ROMA

Lunedì, 20 Novembre 2000

2011

Caro Arcivescovo Baselios,

cari pellegrini della Chiesa siro-malankarese,
personale e studenti del Pontificio Istituto san Giovanni Damasceno,

1. Dall'India e da ogni luogo siete giunti a Roma per celebrare il Grande Giubileo dell'Anno 2000 e la vostra preghiera sulle Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è un segno luminoso della nostra unione profonda in Cristo.

Settant'anni fa, l'Arcivescovo metropolitano Mar Ivanios, il Vescovo Mar Theophilos e i loro compagni entrarono nella piena comunione con la Sede di Pietro perché erano profondamente convinti della verità delle parole trovate sotto la cupola della Basilica Vaticana: Hinc una fides mundo refulget "Da qui l'unica fede risplende nel mondo". Compresero che "la Chiesa è una, la Chiesa di Cristo fra l'Oriente e l'Occidente" (Orientale Lumen, n. 20). Sapevano che entrando nella comunione cattolica "non intendevano affatto rinnegare la fedeltà alla loro tradizione" (ibidem, n. 21). Da allora Dio ha abbondantemente benedetto la Chiesa siro-malankarese nella sua opera di unità cristiana.

Mentre coronate le vostre celebrazioni giubilari offrendo il Santo Qurbana, vi chiedo di invocare l'amore di Dio sui cristiani delle Chiese Orientali affinché in modo nuovo e più intenso sappiano che camminano "verso l'unico Signore, e quindi gli uni verso gli altri" (ibidem, n. 28). Pregate anche affinché questa nuova scoperta fra i cristiani d'Oriente sia una benedizione per tutta la Chiesa all'alba del terzo millennio.

2. Sono molto lieto di accogliervi, Rettore, personale e sacerdoti studenti del Pontificio Istituto di san Giovanni Damasceno che, in questo anno, il giorno della Festa del vostro patrono celeste, celebrerete il sessantesimo anniversario dell'Istituto, creato da Papa Pio XII. Oggi ringraziamo Dio per le numerose grazie che questi anni hanno portato.

I vostri sacerdoti residenti nell'Istituto provengono dalle Chiese siro-malabarese e siro-malankarese e quindi sono tutti figli di san Tommaso Apostolo, alla cui opera missionaria dovete la vostra fede cristiana. Siete giustamente orgogliosi non solo della ricca eredità delle vostre Chiese, ma anche del loro fervore apostolico, della loro energia pastorale e delle loro numerose vocazioni. Questa è la vitalità cristiana che portate con voi a Roma, mentre a sua volta la Chiesa di Roma vi offre i suoi doni. Potete così giungere a un senso più profondo della missione speciale del Successore dell'Apostolo Pietro, il primo servitore dell'unità di tutti i fedeli di Cristo. Potete imparare di più circa il significato dell'appartenenza alla Chiesa universale e circa la gioia e la gratitudine che essa suscita nel cuore dei cristiani.

Cari fratelli Vescovi, cari amici in Cristo, nel corso delle vostre celebrazioni giubilari, che le parole del salmista echeggino in ognuno di voi: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (
Ps 132,1). Che la Madre Santissima di Dio, attraverso la quale la luce ha illuminato la terra, vi guidi nel vostro pellegrinaggio!

In pegno di grazia e di pace nel Suo figlio divino, Gesù Cristo nostro Signore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.



UDIENZA AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DEL PATRIARCATO DI ANTIOCHIA DEI SIRI

Giovedì, 23 Novembre 2000

2311
Beatitudine,

Cari Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
Cari pellegrini,

1. Sono lieto di accogliervi e di porgervi il benvenuto. Saluto innanzitutto Sua Beatitudine Ignace Moussa I, Patriarca di Antiochia dei Siri, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli che li accompagnano.

Fin dalle origini del cristianesimo, gli Apostoli Pietro e Paolo furono intimamente legati ad Antiochia. D'altro canto "ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani" (
Ac 11,26). Come non ricordare la figura di sant'Ignazio, Vescovo di Antiochia, che subì il martirio a Roma e che, nella sua Lettera ai Romani, affermò che la Chiesa di Roma presiedeva alla carità? Egli si preoccupò anche dell'unità della Chiesa, invitando i fedeli a formare un solo cuore e un solo corpo attorno a Cristo (cfr Lettera a Magnesia, 1, 6-7, Lettera agli Eph. 4). Sono dunque lieto di accogliervi mentre realizzate il vostro pellegrinaggio giubilare.

2. La Chiesa di Antiochia ha una venerazione particolare per il suo santo Vescovo Ignazio, che fa sì che tutti i Patriarchi abbiano questo nome come primo titolo patriarcale, manifestando così lo stesso attaccamento alla Sede di Pietro e desiderando seguire l'esempio del loro illustre predecessore.

Un pellegrinaggio giubilare è un'occasione per rafforzare il suo amore per Cristo, l'unico Salvatore, e per la Chiesa. Vi invito dunque ad attingere dai sacramenti, soprattutto dalla Penitenza e dalla Liturgia Divina, "culmine" e "fonte" della vita cristiana (cfr Costituzione Sacrosanctum Concilium SC 10), la forza spirituale per essere sempre fedeli all'insegnamento degli Apostoli e per restare testimoni della Buona Novella, attraverso la vostra parola e una vita quotidiana conforme a Cristo. In effetti, quando riceviamo il suo Corpo, il Signore ci conduce nell'intimità del rapporto trinitario, affinché viviamo dell'amore che Egli ci comunica grazie alla forza dello Spirito Santo.

Vi affido all'intercessione della Madre di Dio, la Théotokos, affinché, come Lei, siate sempre docili alla Parola del Signore e vi mettiate incessantemente in cammino per servire i vostri fratelli, poiché servire Dio e servire gli uomini è l'unico servizio della carità. Al ritorno nel vostro Paese, dite ai fratelli cristiani delle vostre Diocesi che sono loro vicino con la preghiera e che li incoraggio, sapendo che a volte devono affrontare prove difficili. Che la speranza di Cristo dimori nel cuore di ognuno! A tutti imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica.


GPII Discorsi 2000 396