GPII Discorsi 2000 2311

SALUTO DEL SANTO PADRE


ALLA DELEGAZIONE SLOVACCA


IN OCCASIONE DELLA FIRMA DELL’ACCORDO


TRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA SLOVACCA


Venerdì, 24 Novembre 2000




Illustri Signori, Gentili Signore,

sono lieto di potervi accogliere al termine della solenne firma dell’accordo-base tra la Santa Sede e la Repubblica Slovacca su alcune materie relative alle relazioni tra la Chiesa e lo Stato.

Rivolgo il mio cordiale e deferente saluto a Lei, Signor Primo Ministro, che ringrazio per le gentili parole rivoltemi anche a nome del Presidente della Repubblica slovacca. Saluto pure il Signor Vice-Presidente del Consiglio Nazionale, il Signor Ministro degli Esteri e le altre Autorità della Delegazione. Il mio saluto si estende inoltre a Lei, Signor Cardinale, al Nunzio Apostolico, ai Vescovi presenti, come pure agli altri componenti del seguito ed ai rappresentanti della stampa e delle comunicazioni sociali.

Il momento che viviamo riveste una notevole importanza per la posizione giuridica della Chiesa e delle sue istituzioni nei confronti dello Stato. Con il nuovo accordo internazionale viene infatti garantito alla Chiesa il libero esercizio della sua missione, in particolare per quanto concerne il culto, il governo pastorale, l’insegnamento e altri aspetti della vita ecclesiale.

Sono convinto che la nuova atmosfera creato dall’Accordo favorirà una sempre migliore intesa tra le Autorità dello Stato e i Pastori della Chiesa, a tutto vantaggio del bene comune della Nazione.

Come non vedere, ad esempio, l’importanza di una intesa nella formazione dei giovani che rappresentano il futuro della Chiesa e della società? Né si deve dimenticare l’incidenza che sull’autentico progresso della società svolge la salvaguardia del patrimonio culturale, nel quale tanta parte hanno i valori religiosi, che costituiscono il fondamento sul quale si è sviluppata la ricca tradizione del popolo slovacco.

Signor Primo Ministro, nell’affidarLe il compito di recare il mio saluto deferente e cordiale al Signor Presidente della Repubblica slovacca, assicuro una speciale preghiera per l’amato popolo slovacco, sul quale invoco da Dio abbondanti favori. Affido tutti i fedeli alla protezione della Vergine Maria Addolorata, venerata con particolare devozione nella Basilica di Šaštin.

405 Accompagno questi miei sentimenti ed auspici con una speciale Benedizione, pegno del mio affetto e del mio costante ricordo.



UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO


DALL’UNIONE INTERNAZIONALE


DEI GIURISTI CATTOLICI


Venerdì, 24 Novembre 2000




Signor Presidente,
Cari Amici,

1. Sono lieto di accogliervi, membri dell'Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici, mentre realizzate il vostro giubileo e vi siete riuniti per la vostra assemblea plenaria; ringrazio il vostro Presidente, il Professore Joël-Benoît d'Onorio.

Mi rallegro del fatto che l'Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici metta in contatto giuristi cattolici di tutto il mondo, legati a realtà non solo politiche ma anche tradizionali e storiche molto diverse; essa risponde così alla sua vocazione profonda e ricorda il carattere universale del diritto.

Non a caso la vostra rivista ha il titolo significativo di Juristes du monde entier. Il carattere cattolico non è comunque un segno di separazione e di chiusura, ma piuttosto un segno di apertura e una manifestazione del servizio che i giuristi desiderano rendere all'intera comunità umana.

2. Occorre tuttavia riconoscere che il pericolo del particolarismo grava sul diritto. Se da un lato il particolarismo agisce legittimamente per salvaguardare il genio specifico di ogni popolo e di ogni cultura, dall'altro, nella misura in cui si perde di vista l'unità essenziale del genere umano, molto spesso provoca non solo separazioni ma anche situazioni di frattura e di conflitto ingiustificate. È indubbio che l'approccio stesso dello studio e della teoria del diritto può essere legittimamente differenziato, sebbene la grande tradizione scientifica del diritto romano, alla quale la stessa Chiesa cattolica è stata estremamente sensibile nel corso della sua storia, abbia lasciato un'impronta alla quale nessun giurista, a qualsiasi scuola esso appartenga, può restare insensibile. Tuttavia, al di là di qualsiasi distinzione fra i sistemi, le scuole e le tradizioni giuridiche, un principio di unità s'impone. Il diritto nasce da una profonda esigenza umana, che è presente in tutti gli uomini e che non può rivelarsi estranea o marginale per nessuno di essi: si tratta dell'esigenza di giustizia che è la realizzazione di un ordine equilibrato dei rapporti interpersonali e sociali, atti a garantire che a ciascuno sia dato ciò che gli spetta e che a nessuno sia tolto ciò che gli appartiene.

3. L'antico e sempre ineguagliato principio di giustizia "unicuique suum" presuppone in primo luogo che ogni uomo abbia ciò che gli spetta come proprio e a cui non potrebbe rinunciare: riconoscere il bene di ognuno e promuoverlo costituisce un dovere specifico per qualsiasi uomo.

L'ordine della giustizia non è un ordine statico ma dinamico, proprio perché la vita degli individui e delle comunità è essa stessa dinamica; come diceva san Bonaventura, non è un ordo factus ma un ordo factivus, che esige l'esercizio costante e appassionato della saggezza, che i Latini chiamavano iurisprudentia, saggezza che può impegnare tutte le energie della persona e il cui esercizio costituisce una delle più elevate pratiche virtuose dell'uomo. La possibilità di dare ciò che è dovuto non solo al parente, all'amico, al concittadino, al correligionario, ma anche a ogni essere umano, semplicemente perché è una persona, semplicemente perché la giustizia l'esige, costituisce l'onore del diritto e dei giuristi. Se esiste una manifestazione dell'unità del genere umano e dell'uguaglianza fra tutti gli esseri umani, essa è data proprio dal diritto, che non può escludere nessuno dal suo orizzonte, altrimenti altererebbe la sua identità specifica.

In tale prospettiva, gli sforzi che la comunità internazionale da alcuni anni sta compiendo per proclamare, difendere e promuovere i diritti umani fondamentali costituiscono per il diritto il modo migliore per realizzare la sua vocazione profonda. I giuristi devono perciò sentirsi impegnati per primi nella difesa dei diritti dell'uomo poiché, attraverso di essi, è l'identità stessa della persona umana ad essere difesa.

406 4. Il nostro mondo ha bisogno di uomini e di donne che, con coraggio, si oppongano pubblicamente alle innumerevoli violazioni dei diritti, che continuano purtroppo a schernire le persone e l'umanità. Da parte loro, i giuristi sono chiamati - e questo è uno dei compiti dell'Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici - a denunciare tutte le situazioni in cui la dignità della persona non viene riconosciuta o le situazioni che, sebbene sembrino agire in sua difesa, in realtà l'offendono profondamente. Oggi troppo spesso non si riconosce alla libertà di pensiero e alla libertà di religione lo statuto giuridico dei diritti fondamentali che corrisponde loro; in molte parti del mondo, anche alle nostre porte, i diritti delle donne e dei bambini vengono scherniti in modo ingiustificabile.

Si registrano sempre più casi in cui il legislatore e il magistrato perdono la consapevolezza del valore giuridico e sociale specifico della famiglia, e in cui si mostrano pronti a porre sullo stesso piano legale altre forme di vita comune, il che genera grande confusione nell'ambito dei rapporti coniugali, familiari e sociali, negando in un certo modo il valore dell'impegno specifico di un uomo e di una donna, e il valore sociale che è alla base di tale impegno. Per molti nostri contemporanei, il diritto alla vita, diritto primordiale e assoluto che non dipende dal diritto positivo ma dal diritto naturale e dalla dignità di ogni uomo, è ignorato o sottovalutato, come se si trattasse di un diritto disponibile e non essenziale; basti pensare al riconoscimento giuridico dell'aborto, che sopprime un essere umano fragile nella sua vita prenatale in nome dell'autonomia di decisione del più forte sul più debole, e all'insistenza con cui alcuni cercano oggi di far riconoscere il preteso diritto all'eutanasia, un diritto di vita e di morte, per se stessi o per un altro. Vi sono anche casi in cui il magistrato e il legislatore prendono decisioni indipendentemente da qualsiasi valore morale, come se il diritto positivo potesse essere fondamento di se stesso e fare a meno dei valori trascendenti. Un diritto che si distacca dai fondamenti antropologici e morali reca in sé numerosi pericoli, poiché sottopone le decisioni al puro arbitrio delle persone che lo promulgano, non tenendo conto della dignità insigne degli altri.

Per il mondo giuridico è importante seguire un approccio ermeneutico e richiamare costantemente i fondamenti del diritto alla memoria e alla coscienza di tutti, legislatori, magistrati, semplici cittadini, poiché ad essere in gioco non è solo il bene di un particolare individuo o di una particolare comunità umana, ma il bene comune, che trascende l'insieme dei beni particolari.

5. Il campo di azione dei giuristi è dunque vasto e, al contempo, disseminato d'insidie. Da parte loro i giuristi cattolici non sono i depositari di una forma particolare del sapere: l'identità cattolica e la fede che li anima non forniscono loro conoscenze specifiche dalle quali sarebbero esclusi quanti non sono cattolici. Ciò che i giuristi cattolici e quanti condividono la loro fede possiedono è la consapevolezza che il loro appassionato lavoro a favore della giustizia, dell'equità e del bene comune s'inscrive nel progetto di Dio, che invita tutti gli uomini a riconoscersi come fratelli, come figli di un Padre unico e misericordioso, e conferisce agli uomini la missione di difendere ogni individuo, in particolare i più deboli, e di costruire la società terrena, conformemente alle esigenze evangeliche. L'instaurare la fraternità universale non può certo essere il risultato dei soli sforzi dei giuristi; tuttavia il contributo di questi ultimi alla realizzazione di tale compito è specifico e indispensabile. Fa parte della loro responsabilità e della loro missione.

È in questo spirito di servizio ai vostri fratelli che realizzate questo pellegrinaggio giubilare. Possa lo Spirito Santo assistervi nel vostro compito! Vi affido all'intercessione della Vergine Maria e di Sant'Isidoro di Siviglia, che fu un eminente giurista, e di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutti i membri della vostra unione internazionale.

DISCORSO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI A DIVERSI PELLEGRINAGGI GIUBILARI


Sabato, 25 novembre 2000



Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Saluto con affetto tutti voi, venuti per la vostra celebrazione giubilare presso la tomba di Pietro, in questa vigilia della Solennità di Gesù Cristo, Re dell'Universo. Secondo le immagini dell'Apocalisse, Cristo è "l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine" (Ap 22,13). Da vero "Re dell'Universo", Egli tutto governa e tutto rinnova per potere alla fine "consegnare" il mondo al Padre, "perché Dio sia tutto in tutti" (1Co 15,28). A Lui oggi, carissimi, venite ad affidare nuovamente le vostre vite. Adoperatevi perché la sua regalità si manifesti nel vostro sforzo di vivere le realtà del mondo trasfigurandole con l'amore e la lode di Dio.

Saluto cordialmente ora il Cardinale Vicario, Camillo Ruini, che ha celebrato l'Eucarestia e lo ringrazio per l'indirizzo che a nome di tutti mi ha rivolto. Insieme con lui, saluto i Vescovi e i sacerdoti, i religiosi e le religiose presenti.

2. Il mio pensiero va poi a voi, che compite il pellegrinaggio dei dipendenti di vari organi costituzionali della Repubblica italiana: la Presidenza della Repubblica e quella del Consiglio dei Ministri, il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati, la Corte dei Conti. Tutti saluto cordialmente.

Recentemente, nel Giubileo del Governanti, dei parlamentari e dei politici, ho avuto modo di esaltare la nobiltà della politica, ribadendo l'esigenza che essa sia vissuta con un grande afflato spirituale, all'insegna della competenza e della moralità. Oggi sono lieto di rivolgermi a voi, che coadiuvate l'opera dei politici e dei governanti. Con il vostro servizio stabile all'interno delle Istituzioni, siete chiamati a garantire ad esse continuità, tono professionale ed elevatezza morale.

407 3. Il vostro lavoro, in realtà, va oltre i confini dei vostri singoli uffici, contribuendo al funzionamento complessivo di un apparato istituzionale che è di primaria rilevanza per il bene comune. A questo mira innanzitutto il servizio reso all'unità della Nazione dalla Presidenza della Repubblica e quello di governo svolto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di non minore significato è il ruolo del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati per lo svolgimento della funzione legislativa, come pure il ruolo di garanzia svolto dalla Corte Costituzionale in ordine alla conformità delle leggi con la charta magna della Repubblica, e quello di controllo sulla gestione della finanza pubblica espletato dalla Corte dei Conti.

Operando in settori così prestigiosi, in certo modo siete persone privilegiate. E tuttavia è facile intuire che anche nel vostro ambito professionale non mancano difficoltà e sfide. Nel vostro, come in ogni altro settore umano, la realtà quotidiana è sempre distante dall'ideale, e forse talvolta anche voi, assaliti dalla sfiducia, siete tentati di abbandonarvi alla "routine". Non cedete a questa tentazione! Mettete sempre un'anima anche nel lavoro più burocratico. Guardate sempre alle persone, ai loro problemi e alle loro sofferenze, pur quando dovete occuparvene solo attraverso carte e cifre, articoli di codice e aridi regolamenti. Fate del vostro lavoro uno spazio di vera umanità e un'occasione di perfezionamento morale. A un discepolo di Cristo non è mai consentito di adagiarsi nella mediocrità: ogni lavoro può essere via di santità.

4. Tra le virtù che devono brillare in voi, v'è senza dubbio la lealtà nei confronti delle Istituzioni, che siete chiamati a servire in pieno ossequio al primato di Dio: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" (cfr
Mc 12,17).

Questo luminoso principio evangelico, ha orientato la Chiesa fin dalle origini, portandola a nutrire grande rispetto per le Istituzioni civili. In esse, e negli uomini che ne assumono la responsabilità, è da vedere un segno della presenza di Dio che guida gli eventi della storia. Omnis potestas a Deo (Rm 13,1): ogni potere viene da Dio. Si fonda in ciò il dovere dell'ossequio che si deve alle leggi e a coloro che esercitano l'autorità.

Tutto, però, va sempre sottoposto alla sovranità di Dio, al punto che in nessun caso può diventare obbligante ciò che si pone contro la sua legge. Il cristiano dev'essere fermo testimone di questo principio, andando, se e quando necessario, "contro corrente". Troverà, allora, sostegno nella forza della preghiera. Come la prima comunità di Roma, agli inizi del secondo secolo, i credenti invocano l'aiuto divino per quanti sono investiti di pubbliche responsabilità, perché il Signore diriga le loro decisioni secondo ciò che è buono e gradito ai suoi occhi (cfr 1ª Lettera di Clemente, 61).

5. Saluto adesso voi, cari lavoratori del mondo dei trasporti, dipendenti dell'ATAC e di altre aziende del Lazio e dell'intera Italia. La vostra è una realtà vasta, con una fitta rete di servizi che ogni giorno vi vedono impegnati a favore dei cittadini. In questo anno poi del Grande Giubileo vi siete resi particolarmente benemeriti per l'accoglienza dei numerosi pellegrini: ve ne ringrazio di cuore.

Il trasporto pubblico, nelle attuali condizioni di più intensi interscambi delle persone e di traffico spesso caotico, è destinato a svolgere un ruolo di crescente rilevanza. C'è una diffusa esigenza, dal punto di vista ecologico ed umano, di assicurare maggiore "vivibilità" alle nostre Città. C'è bisogno che i nostri paesaggi non vengano ulteriormente sconvolti o inquinati, e che la dimensione umana delle Città sia salvaguardata. E non dipende forse, tutto questo, anche dal modo con cui il trasporto è organizzato? Quanto poi questo sia importante per Roma, per il suo ruolo congiunto di capitale d'Italia e di centro della cristianità, non ha bisogno di essere dimostrato.

In effetti, i pellegrini, come i turisti, che vi giungono da lontano, prima di immergersi nella storia di Roma, nella sua arte, nel suo significato religioso, per lo più è in voi che si imbattono. La vostra disponibilità, cordialità, ed efficienza è come un biglietto di presentazione della "Città eterna".

Certo, chi non immagina le difficoltà che possono rendere pesante il vostro servizio? Sforzatevi di svolgerlo, nonostante tutto, come un vero atto di amore. Proprio a questo vi impegnate, aprendo il cuore alla grazia giubilare che oggi Cristo vi dona. Siate per le persone che trasportate altrettanti "cristofori", portatori di Cristo, che vuole essere incontrato e trattato con amore in ciascuna persona, specie nei più poveri (cfr Mt 25,35).

6. Mi è gradito ora salutare il gruppo di soci del circolo dell'agenzia ANSA. E' noto il ruolo della vostra agenzia nel panorama dell'informazione. La vostra presenza mi spinge a invocare il Signore perché illumini quanti operano in questo settore e li aiuti a svolgere nel modo migliore il loro servizio, oggi diventato particolarmente impegnativo e carico di responsabilità, per le condizioni generali del sistema dei mass media, e l'influenza non di rado esorbitante esercitata da pochi e grandi detentori del potere informativo.

Insieme a voi, do il mio benvenuto ai numerosi altri gruppi presenti: gruppi parrocchiali, scolastici e associativi di diverso tipo e diversa provenienza. Vi auguro, carissimi, di vivere questo Giubileo come un momento di conversione e di rinnovamento interiore. Cristo vi chiede di aderire con più forza al suo Vangelo e di tradurlo in coerente testimonianza. Fidatevi di Lui! Di fronte alle "sirene" allettanti di una cultura che, quando si allontana da Lui, invano promette felicità vera e duratura, ditegli con la convinzione dell'apostolo Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!" (Jn 6,68).

408 Maria, Madre della Chiesa, ci ottenga che Cristo, Re dell'Universo, sia il Re dei nostri cuori, delle nostre famiglie, delle nostre comunità. Nel nome del Signore, tutti vi benedico!



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO


DEL LAICATO CATTOLICO



Al Venerato Fratello
Cardinale JAMES FRANCIS STAFFORD
Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

1. Nei prossimi giorni si svolgerà a Roma, sul tema "Testimoni di Cristo nel nuovo Millennio", il Congresso del laicato cattolico promosso da codesto Pontificio Consiglio per i Laici. Si tratta di una felice iniziativa che, nel corso del Grande Giubileo, costituirà per i partecipanti un'ulteriore occasione di crescita nella fede e nella comunione ecclesiale. L'assemblea vedrà, infatti, la presenza di molti laici insieme a Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, rappresentanti idealmente l'intero popolo dei battezzati nel Signore, i christifideles che, tra le tribolazioni del mondo e le consolazioni di Dio (cfr 2Co 1,4), camminano verso la casa del Padre. Il Congresso potrà così essere un momento di riflessione e di dialogo, di condivisione della fede e di preghiera, ben inserito nel quadro delle celebrazioni del Giubileo dell'apostolato dei Laici, il cui culmine sarà la Santa Messa in Piazza San Pietro, il giorno della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'universo.

Attraverso di Lei ringrazio il Pontificio Consiglio per i Laici, che ha voluto promuovere questa stimolante iniziativa, che ci pone all'ascolto di quanto lo Spirito dice alla Chiesa (cfr Ap 2,7) mediante l'esperienza di fede di tanti laici cristiani, uomini e donne del nostro tempo.

2. Il Congresso si riallaccia idealmente ad altri grandi raduni di fedeli laici che, negli ultimi cinquant'anni, hanno segnato tappe importanti del cammino di promozione e di sviluppo del laicato cattolico. Penso in particolare ai Congressi mondiali dell'apostolato dei laici svoltisi a Roma rispettivamente nel 1951, nel 1957 e poi nel 1967, nell'immediato post-Concilio. E penso anche alle due Consultazioni mondiali del laicato cattolico organizzate dal Pontificio Consiglio per i Laici in occasione dell'Anno Santo del 1975 e in preparazione alla VII Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi del 1987, i cui risultati ho raccolto nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici.

A tale proposito, l'attuale assemblea, come ho già avuto modo di sottolineare, "potrà fungere da ricapitolazione del cammino del laicato dal Concilio Vaticano II al Grande Giubileo dell'Incarnazione" (Discorso Ai membri del Consiglio Pontificio per i Laici in occasione della XVII Assemblea plenaria, 1° marzo 1999). Partendo da un bilancio dell'attuazione degli insegnamenti del Concilio nella vita e nell'apostolato dei laici, il vostro incontro contribuirà sicuramente ad imprimere uno slancio rinnovato al loro impegno missionario. Dimensione essenziale della vocazione e della missione del cristiano è quella di rendere testimonianza della presenza salvifica di Dio nella storia degli uomini, come dice felicemente il tema del Congresso: «Testimoni di Cristo nel nuovo millennio».

3. Gli ultimi decenni del XX secolo hanno visto fiorire nella Chiesa i semi di un'incoraggiante primavera spirituale. Come, ad esempio, non essere grati a Dio per la più chiara consapevolezza che i fedeli laici - uomini e donne - hanno acquisito della propria dignità di battezzati divenuti «creature nuove»; della propria vocazione cristiana; dell'esigenza di crescere, nell'intelligenza e nell'esperienza della fede, come christifideles, ossia come veri discepoli del Signore; della propria adesione alla Chiesa?

Al tempo stesso, però, in un clima di diffusa secolarizzazione, non pochi credenti sono tentati di allontanarsi dalla Chiesa e purtroppo si lasciano contagiare dall'indifferenza o cedono a compromessi con la cultura dominante. Tra i fedeli non mancano, poi, atteggiamenti selettivi e critici nei confronti del magistero ecclesiale. Per risvegliare nelle coscienze dei cristiani un più vivo senso della loro identità, c'è dunque bisogno, nel quadro del Grande Giubileo, di quel serio esame di coscienza di cui parlavo nella Tertio millennio adveniente (cfr n. 34). Ci sono domande essenziali, che nessuno può eludere: Che cosa ho fatto del mio battesimo e della mia cresima? Cristo è veramente il centro della mia vita? La preghiera trova spazio nelle mie giornate? Vivo la mia vita come una vocazione e una missione? Cristo continua a ricordarci: "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mando... Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,13 Mt 5,14 Mt 5,16).

4. La vocazione e la missione dei fedeli laici si possono comprendere soltanto alle luce di una rinnovata consapevolezza della Chiesa "come sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Lumen gentium LG 1), e del personale dovere di aderire più saldamente ad essa. La Chiesa è un mistero di comunione che ha origine nella vita della Santissima Trinità. E' il Corpo mistico di Cristo. E' il Popolo di Dio, che unito dalla stessa fede, speranza e carità cammina nella storia verso la definitiva patria celeste. E noi, come battezzati, siamo membra vive di questo meraviglioso e affascinante organismo, alimentato dai doni sacramentali, gerarchici e carismatici che gli sono coessenziali. Per questo, oggi più che mai è necessario che i cristiani, illuminati e guidati dalla fede, conoscano la Chiesa quale essa è, in tutta la sua bellezza e santità, per sentirla ed amarla come propria madre. Ed a tal fine è importante risvegliare nell'intero Popolo di Dio il vero sensus Ecclesiae, unito all'intima consapevolezza di essere Chiesa, mistero cioè di comunione.

409 5. Alle soglie del terzo millennio Dio chiama i credenti, in modo speciale i laici, ad un rinnovato slancio missionario. La missione non è un'aggiunta alla vocazione cristiana. Anzi, ricorda il Concilio Vaticano II, la vocazione cristiana è per sua natura vocazione all'apostolato (cfr Apostolicam actuositatem AA 2). Cristo va annunciato con la testimonianza di vita e con la parola, e, prima di essere impegno strategico ed organizzato, l'apostolato comporta la grata e lieta comunicazione a tutti del dono dell'incontro con Cristo. Una persona, o una comunità, matura dal punto di vista evangelico è animata da un'intensa passione missionaria che la spinge a rendere testimonianza a Cristo in ogni circostanza e situazione, in ogni contesto sociale, culturale e politico. A questo proposito, come insegna il Concilio Vaticano II, "per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo" (Lumen gentium LG 31).

Carissimi Fratelli e Sorelle, la Chiesa ha bisogno di voi e conta su di voi! La promozione e la difesa della dignità e dei diritti della persona umana, oggi più urgente che mai, richiede il coraggio di individui animati dalla fede, capaci di un amore gratuito e ricco di compassione, rispettosi della verità sull'uomo, fatto a immagine di Dio e destinato a crescere sino alla piena statura di Cristo Gesù (cfr Ep 4,13). Non scoraggiatevi di fronte alla complessità delle situazioni! Ricercate nella preghiera la sorgente di ogni forza apostolica; attingete dal Vangelo la luce che dirige i vostri passi.

La complessità delle situazioni non deve scoraggiarvi, ma deve invece spingervi a ricercare con saggezza e coraggio risposte adeguate alla domanda di pane e di lavoro e alle esigenze di libertà, di pace e di giustizia, di condivisione e di solidarietà.

6. Cari fedeli laici, uomini e donne, voi siete chiamati ad assumervi, con generosa disponibilità, la vostra parte di responsabilità anche per la vita delle comunità ecclesiali a cui appartenete. Il volto delle parrocchie, chiamate ad essere accoglienti e missionarie, dipende da voi. Nessun battezzato può rimanere ozioso. Partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo e arricchiti da molteplici carismi, i laici cristiani possono dare il proprio contributo nell'ambito della liturgia, della catechesi, di iniziative missionarie e caritative di vario genere. Alcuni, poi, possono essere chiamati ad assumere uffici, funzioni o ministeri non ordinati sia a livello parrocchiale che a livello diocesano (cfr Christifideles laici CL 14). Si tratta di un servizio prezioso e, in varie regioni del mondo, sempre più indispensabile. Tuttavia, è da evitare il rischio di snaturare la figura del laico con un suo eccessivo ripiegamento sulle esigenze intra-ecclesiali. Occorre dunque rispettare, da un lato, l'identità propria del fedele laico e, dall'altro, quella del ministro ordinato, mentre la collaborazione tra fedeli laici e sacerdoti e, nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla disciplina ecclesiale, la supplenza dei sacerdoti da parte di laici devono espletarsi nello spirito della comunione ecclesiale, in cui compiti e stati di vita sono avvertiti come complementari e si arricchiscono a vicenda (cfr Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti).

7. La partecipazione dei fedeli laici alla vita e alla missione della Chiesa viene espressa e sostenuta anche da diverse aggregazioni, molte delle quali rappresentate in questo Congresso. Soprattutto ai nostri tempi, esse costituiscono un significativo mezzo per una formazione cristiana più approfondita e per un'attività apostolica più incisiva. Il Concilio Vaticano II afferma: "Le associazioni non sono fini a se stesse, ma devono servire a compiere la missione della Chiesa nei riguardi del mondo; la loro incidenza apostolica dipende dalla conformità con le finalità della Chiesa e dalla testimonianza cristiana e dallo spirito evangelico dei singoli membri e di tutte le associazioni" (Apostolicam actuositatem AA 19). Pertanto, al fine di rimanere fedeli alla propria identità, le aggregazioni laicali devono sempre tornare a confrontarsi con i criteri di ecclesialità dei quali ho scritto nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici (cfr n. 30).

Possiamo oggi parlare di una "nuova stagione aggregativa dei fedeli laici" (ivi, 29). E' uno dei frutti del Concilio Vaticano II. Accanto alle associazioni di lunga e benemerita tradizione, osserviamo una vigorosa e diversificata fioritura di movimenti ecclesiali e nuove comunità. Questo dono dello Spirito Santo è un altro segno di come Dio trovi sempre risposte adeguate e tempestive alle sfide lanciate alla fede e alla Chiesa in ogni epoca storica. Anche qui, bisogna ringraziare le associazioni,i movimenti e le aggregazioni ecclesiali per l'impegno da essi profuso nella formazione cristiana e per l'entusiasmo missionario che continuano a portare nella Chiesa.

8. Carissimi Fratelli e Sorelle! In questi giorni voi condividete riflessioni ed esperienze, facendo un bilancio del cammino percorso e volgendo lo sguardo al futuro. Guardando al passato, potete constatare chiaramente quanto sia essenziale per la vita della Chiesa il ruolo dei laici. Come non ricordare qui le dure persecuzioni che la Chiesa del ventesimo secolo ha subito in vaste aree del mondo? E' stato soprattutto grazie alla coraggiosa testimonianza di fedeli laici, non di rado fino al martirio, se la fede non è stata cancellata dalla vita di popoli interi. L'esperienza dimostra che il sangue dei martiri diventa seme di confessori e noi cristiani dobbiamo molto a questi "militi ignoti della grande causa di Dio" (Tertio millennio adveniente TMA 37).

Quanto al futuro, ci sono tanti motivi per avviarci nel nuovo millennio con fondata speranza. La primavera cristiana, di cui non pochi segni possiamo già intravvedere (cfr Redemptoris missio RMi 86), è percepibile nella scelta radicale della fede, nell'autentica santità di vita, nello straordinario zelo apostolico di molti fedeli laici, uomini e donne, giovani, adulti e anziani. E' pertanto compito della presente generazione recare il Vangelo all'umanità di domani. Siete voi i "testimoni di Cristo nel nuovo millennio", come dice il tema del vostro Congresso. Siatene ben consapevoli e rispondete con pronta fedeltà a quest'urgente chiamata missionaria. La Chiesa conta su di voi!

Auguro ogni buon esito ai lavori della vostra assemblea e, mentre invoco su ciascuno la protezione di Maria Regina degli Apostoli e Stella della nuova evangelizzazione, di cuore invio a Lei, Signor Cardinale, ed a tutti i partecipanti la mia speciale Benedizione, che volentieri estendo alle persone care ed a quanti incontrate nel vostro apostolato.

Dal Vaticano, 21 Novembre 2000

IOANNES PAULUS II


DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL GIUBILEO


DELLA RAI-RADIOTELEVISIONE ITALIANA


27 novembre 2000


410 Illustri Signori, gentili Signore!

1. Nel programma del vostro pellegrinaggio giubilare, oltre alla sosta nella Basilica di San Pietro per attraversare la Porta Santa e celebrare i Sacramenti della grazia divina, avete voluto prevedere l'incontro con il Successore di Pietro. Vi ringrazio cordialmente di questa visita e porgo a ciascuno di voi il mio caloroso benvenuto.

Desidero anzitutto salutare il Dottor Roberto Zaccaria, Presidente della RAI. Sono a lui grato per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome vostro. Con uguale considerazione saluto il Direttore Generale, i membri del Consiglio di Amministrazione, i dirigenti, i giornalisti, i collaboratori, gli artisti, i tecnici, le maestranze e i pensionati della vostra grande azienda. Il mio pensiero si estende alle vostre famiglie, a quanti si sono uniti a voi in questo itinerario di fede, ed a coloro che, pur desiderandolo, non hanno potuto essere presenti.

Ho quest'oggi la gradita opportunità di rinnovare il mio grato apprezzamento per il servizio che la RAI, grazie alla vostra competenza e dedizione, ha reso e continua a rendere alla Chiesa ed alla Santa Sede. Si tratta di un qualificato servizio all'informazione religiosa ancor più impegnativo durante l'Anno Santo. Alle accresciute esigenze voi avete voluto rispondere attraverso una struttura apposita, denominata RAI-Giubileo, per accompagnare questo tempo di grazia e per scandirne i maggiori eventi. Di tutto cuore, ancora una volta, grazie! Vi ricompensi largamente soprattutto il Signore.

2. Viviamo nell'epoca della "civiltà dell'immagine", in cui il mezzo radiotelevisivo, con le sue enormi potenzialità, raggiunge gli avvenimenti là dove accadono e le persone là dove si trovano. Per tale ragione, esso contribuisce non poco a plasmare la vita quotidiana e i costumi della società, sempre più "globalizzata", come oggi si ama ripetere. I formidabili strumenti che la tecnica pone a vostra disposizione, vi rendono atti a trasmettere messaggi che raggiungono milioni di persone, influenzandone i ritmi dell'esistenza e contribuendo a modulare opinioni e stili di vita.

Come non riconoscere i tanti aspetti positivi del servizio che rendete alla società, alle famiglie, agli individui? Attraverso la vostra opera, i popoli si possono più facilmente incontrare, le culture possono dialogare, i drammi dell'umanità diventare di pubblico dominio per opportuni interventi, gli eventi lieti essere condivisi. Né si può tacere l'impatto educativo che di fatto riveste una programmazione accurata, attenta ai valori e rispondente alle attese della gente. La vostra è veramente un'officina di parole e di immagini. Voi siete operatori della comunicazione, agenti primari nel compito comune di edificare una società a misura d'uomo. In questo importante impegno professionale abbiate sempre di mira il bene comune, mai cedendo ad interessi meramente economici.

3. I credenti che lavorano in questo settore hanno, inoltre, una responsabilità in più, poiché, attraverso la loro testimonianza, possono incidere sui complessi meccanismi della formazione della coscienza civile e sociale. Si tratta di una missione non facile, che esige coraggio e non di rado eroismo. Occorre a volte andare controcorrente e si può sperimentare solitudine, incomprensione e persino emarginazione.

Di fronte ad una cultura dell'effimero, spesso più attenta alle sensazioni che ai valori, i cristiani sono chiamati ad essere ministri dell'inesauribile novità della parola di Dio, veicolando, con il loro apporto, una solida cultura della vita, della solidarietà, della famiglia e dei diritti umani. E' un percorso indispensabile, se si vuole contribuire ad edificare la civiltà dell'amore.

La Chiesa, da parte sua, ben conscia di dover evangelizzare capillarmente la società, conosce l'importanza di intrattenere un rapporto corretto e cordiale con il mondo della comunicazione, poiché i grandi mezzi di cui oggi esso dispone possono favorire non poco la diffusione della Buona Novella in ogni ambiente.

Per questo, non si stanca di richiamare la dimensione morale dell'attività comunicativa. Stimola, invita e incoraggia gli operatori della comunicazione sociale ad entrare in un corretto e rispettoso rapporto con le persone, difendendo e diffondendo quegli imprescindibili valori umani, morali e spirituali che formano il patrimonio anche del popolo italiano. E poiché il senso religioso è tra gli elementi costitutivi dell'uomo, la programmazione televisiva, con equilibrio e serena apertura, deve saper affrontare anche i problemi di fondo dell'esistenza, lasciando aperta la porta a soluzioni illuminate dalla sana ragione e dalla fede.

4. Cari amici! Preparandovi a questa celebrazione giubilare, avete voluto realizzare un gesto di concreta solidarietà, raccogliendo una somma destinata al riscatto di bambini-soldati in Sierra Leone. Con questa iniziativa avete inteso vivere appieno lo spirito del Giubileo, che è anno di conversione, di riconciliazione e di attenzione ai più bisognosi. Questo vostro impegno contribuisce, altresì, a sensibilizzare l'opinione pubblica su uno dei più gravi problemi sociali del nostro tempo, che colpisce l'infanzia pregiudicandone il futuro. Auguro di cuore che non si tralasci occasione per evidenziare quest'aspetto sociale dell'Anno giubilare, operando con decisa determinazione nel difendere, rispettare ed amare ogni essere umano, specialmente se debole e indifeso.

411 Maria, Stella dell'evangelizzazione, vi aiuti ad essere fedeli alla vostra missione ed interceda per voi santa Chiara d'Assisi, vostra protettrice. Vi accompagni anche la mia Benedizione, che di cuore imparto a voi, a quanti fanno parte della grande comunità lavorativa della RAI ed a tutti coloro che quotidianamente seguono i vostri programmi in Italia e in molti altri Paesi del mondo.


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