GP2 Discorsi 2001 308


AL NUOVO AMBASCIATORE


D' IRLANDA PRESSO LA SANTA SEDE


IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE


DELLE LETTERE CREDENZIALI


Venerdì, 7 Settembre 2001

Signor Ambasciatore,


è con grande gioia che questa mattina la accolgo a Castel Gandolfo e accetto le Lettere che la accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario d'Irlanda presso la Santa Sede. La ringrazio per i saluti che mi ha trasmesso a nome del Presidente, Mary McAleese, e che ricambio volentieri con i migliori auspici e con l'assicurazione della mia buona volontà e delle mie preghiere per lei e per il popolo d'Irlanda.

Ha menzionato le celebrazioni del Grande Giubileo che si sono svolte lo scorso anno in occasione del bimillenario della nascita di Cristo. Il Giubileo ha offerto alla Chiesa in tutto il mondo l'occasione di rinnovare il proprio impegno per il Vangelo e per il suo servizio per l'umanità. Nel corso dell'anno giubilare, molti irlandesi sono giunti in pellegrinaggio a Roma, esprimendo, in tal modo, i vincoli di unione con il Successore di Pietro, che contraddistinguono la Chiesa in Irlanda dall'epoca di san Patrizio e anche da prima.

Non è possibile pensare all'Irlanda senza ricordare la sua tradizione monastica, il suo amore per l'apprendimento e il suo zelo missionario, che nel corso dei secoli ha fatto sì che molti uomini e molte donne irlandesi divenissero peregrini pro Christo nel mondo.

Le fondazioni cristiane europee devono molto al pensiero e all'opera di grandi santi irlandesi quali Columba, Colombano, Gall e Kiliano. In tempi successivi e molto più difficili, uomini e donne irlandesi hanno subito la discriminazione, la persecuzione e perfino il martirio a motivo della fedeltà tenace alla fede dei loro antenati. Questa eredità ha segnato profondamente il carattere e la cultura del popolo irlandese, che possiede una sensibilità particolare per le sofferenze di altri popoli, ed è stato eccezionale nella generosità e nella solidarietà verso di loro. Anche ora, uomini e donne irlandesi sono in prima linea nell'opera ecclesiale di evangelizzazione e servizio in tutte le parti del mondo, e spesso recano la testimonianza suprema della loro fede e del loro impegno, come nel caso recente di Padre Rufus Halley, membro della Società di san Colombano per le Missioni Estere, nelle Filippine.

Gli ultimi anni hanno portato rapidi cambiamenti sociali ed economici, recando numerosi sviluppi positivi, ma anche nuove e destabilizzanti richieste agli individui e alla società. In particolare, come ha osservato, bisogna discernere quelle tendenze e quei cambiamenti che promuovono il progresso autentico, pur tutelando i valori sui quali è edificata la sua nazione. Un Paese è più della somma delle sue proprietà e dei suoi poteri. È la culla e la casa dell'anima e dello spirito di un popolo.
Lo sviluppo autentico è possibile solo sulla base di un concetto corretto di persona umana e di quanto costituisce il bene comune e il benessere di un popolo. Le scelte operate in ambito economico e sociale rivelano la visione generale della vita di una certa cultura. Un quadro completo della persona umana rispetta tutte le dimensioni del suo essere e subordina le dimensioni materiale e istintiva a quelle interiori, razionali e spirituali.

È necessario uno sforzo culturale ed educativo al fine di garantire che le persone, oltre a sviluppare nuove abilità tecnologiche avanzate, siano anche in grado di fare un uso responsabile del loro nuovo potere di scelta per poter distinguere fra ciò che è prezioso e ciò che è effimero. Per questo motivo, il primato dell'essere sull'avere, che implica la ricerca della verità, del bene e del bello, deve essere sempre posto al centro della cultura, se le persone devono condurre una vita veramente felice e compiuta. La saggezza e le risorse dell'eredità e della tradizione irlandesi, così come le capacità e il talento dei suoi cittadini, dovrebbero continuare a fornire al progresso sociale una guida e un'ispirazione sicure.

La famiglia svolge un ruolo essenziale nell'aiutare i suoi membri a raggiungere la piena maturità e quindi a svolgere un ruolo responsabile nella società. È nella famiglia che le persone ricevono le prime idee formative sulla verità, sul bene, sull'amore, sull'impegno e sul servizio agli altri. Oggi, tuttavia, la famiglia è sempre più sotto la pressione di un complesso intergioco di forze, che tendono a subordinare il valore trascendente della vita ad altri interessi immediati o perfino alla convenienza personale. Quando la Chiesa difende il diritto alla vita di ogni persona innocente, dal concepimento fino alla morte naturale, come uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile, vuole semplicemente promuovere uno Stato umano, una comunità in accordo fondamentale con la natura umana. Una società manca di solide fondamenta quando, da una parte, afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace, ma dall'altra, agisce in maniera contraria, permettendo o utilizzando pratiche che sviliscono e violano la vita umana, in particolare laddove è più vulnerabile (cfr Evangelium vitae EV 101). Solo dove esiste un rispetto incondizionato per il diritto alla vita si possono tutelare altri diritti inalienabili. E solo su questa base oggettiva è possibile edificare la democrazia e il bene comune autentici.

309 Signor Ambasciatore, Lei ha menzionato la consapevolezza che l'Irlanda ha delle proprie responsabilità e del suo ruolo sempre più importante nell'ambito della comunità internazionale. La Santa Sede, come Lei sa, è profondamente preoccupata per l'emergere e lo svilupparsi di vecchie e nuove tensioni in molte parti del mondo. Una difficoltà divenuta più grave negli ultimi tempi, anche come conseguenza di un'aumentata mobilità delle persone, è quella della discriminazione razziale, tema della Conferenza delle Nazioni Unite che si conclude oggi a Durban, in Sudafrica. La preoccupante recrudescenza di forme aggressive di nazionalismo e di razzismo è una grave minaccia alla dignità umana e insidia la coesistenza sociale, la pace e l'armonia. La Chiesa esecra, in quanto contraria alla volontà di Dio, qualsiasi discriminazione fra gli uomini o persecuzione perpetrata per motivi di razza o di colore, di condizione sociale o di religione (cfr Nostra aetate NAE 5). Bisogna promuovere una cultura di apertura e di accettazione reciproche. Ciò richiede iniziative educative adatte e una tutela legale dei diritti fondamentali di tutti. La tradizione irlandese di squisita ospitalità non può venir meno proprio quando il mondo ha bisogno di atteggiamenti di equità, giustizia e solidarietà verso i bisognosi.

Ricordo spesso la mia visita del 1979 in Irlanda, dove sperimentai subito la cordialità, l'ospitalità e la profonda fede religiosa del suo popolo. In quell'occasione chiesi a quanti erano coinvolti nella violenza presente nell'Irlanda del Nord di rinunciare all'uso delle armi e di scegliere la via della pace e del dialogo. In tempi recenti si sono fatti molti progressi a questo proposito e dobbiamo sperare che a ogni livello si consolidi una nuovo spirito di impegno illuminato per la buona volontà comune. Le attuali difficoltà ricordano che la pace è una realtà fragile, che richiede una costante buona volontà e la realizzazione di misure concrete per una società giusta e armoniosa.

Signor Ambasciatore, mentre si appresta a svolgere i suoi doveri di rappresentante del suo Paese presso la Santa Sede, la assicuro delle mie preghiere per il buon esito della sua missione. Sia certo del fatto che i vari organismi della Curia Romana vorranno assisterla in questo compito. Chiedo a Dio Onnipotente di concedere abbondanti benedizioni a Lei e a tutto l'amato popolo d'Irlanda.




AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ORDINE DI S. AGOSTINO (AGOSTINIANI)


Venerdì 7 settembre 2001

Reverendo Priore Generale,

cari Padri dell'Ordine Agostiniano!

1. Con intima gioia vi accolgo, in occasione del Capitolo Generale del vostro Ordine. Un saluto speciale dirigo al Priore Generale, che ringrazio per essersi fatto interprete dei cordiali sentimenti di tutti i presenti. Saluto ciascuno di voi, Padri Capitolari, ed estendo il mio affettuoso pensiero all'intero Ordine di sant'Agostino, in questi giorni raccolto spiritualmente attorno alla vostra Assemblea. Quest'incontro riveste per voi un'importanza singolare, perché si situa all'inizio di un nuovo secolo e di un nuovo millennio, mentre ancora vivo è il ricordo del Grande Giubileo, che ha lasciato un'orma indelebile nella vita e nella storia della Chiesa e del mondo.

Lungo l'intero Anno Santo ci è stato dato di far esperienza di Cristo, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8), più vicino o, con le parole stesse di sant'Agostino, a noi "più intimo della stessa nostra intimità" (Confes. 3,11). E' stato un anno di intensa contemplazione del mistero dell'Incarnazione, nel quale si è realizzato uno straordinario "dialogo di amore" tra Dio e l'umanità. Scriveva al riguardo sant'Agostino: "Colui che era Dio si è fatto uomo, assumendo ciò che non era, senza perdere ciò che era; e in questo modo Dio si fece uomo. In questo mistero trovi il soccorso alla tua debolezza e trovi in Lui quanto ti occorre per raggiungere la tua perfezione. Cristo ti sollevi in virtù della sua umanità; ti guidi in virtù della sua umana divinità, e ti conduca alla sua divinità" (Commento al Vangelo di Jn 23,6).

2. Dio è venuto in aiuto alla radicale debolezza dell'uomo, che avverte in sé un'interiore inquietudine essendo proteso, talora in modo inconsapevole, verso qualcosa che lo trascende. Sant'Agostino pervenne all'incontro con Dio proprio attraverso questi sentieri dell'inquietudine esistenziale, avendo come compagni di cammino lo studio della Parola di Dio e la preghiera.

L'esperienza di Agostino rassomiglia a quella di molti contemporanei e per questo voi, cari Padri Agostiniani, potete, con forme moderne di servizio pastorale, aiutarli a scoprire il senso trascendente della vita. Dovrete essere per loro accompagnatori sapienti verso una fede più personale e, al tempo stesso, più comunitaria, perché è la Chiesa a mantenere viva la memoria di Cristo. Scriveva sant'Agostino: "La Chiesa parla in Cristo e Cristo parla nella Chiesa; il corpo parla nel Capo e il Capo parla nel corpo" (Commento al Ps 30, 2,4).

Cari figli spirituali di sant'Agostino! Rendete nella Chiesa questo importante servizio missionario, estraendo dall'inesauribile tesoro del vostro grande Maestro suggerimenti e proposte per una rinnovata azione apostolica. Continuate a riflettere su queste tematiche, che avete cominciato ad abbordare al Capitolo Generale Intermedio del 1998, celebrato a Villanova negli Stati Uniti d'America. Con saggezza provvedete alla revisione delle Costituzioni e alle riforme giuridiche e organizzative dell'Ordine che consentano una trasmissione più chiara del carisma agostiniano. Tuttavia, il compito più importante è di salvaguardare inalterata e viva l'eredità del messaggio di dottrina e di vita di sant'Agostino, in cui può ritrovarsi l'umanità di ogni epoca affamata di verità, di felicità e di amore.

310 3. Sant'Agostino, profondo conoscitore del cuore umano, sa che nel fondo dell'inquietudine della persona c'è Dio stesso, "bellezza sempre antica e sempre nuova" (Confes. 10,27,38). Iddio si fa presente attraverso molteplici segni e in tante maniere, venendo incontro alla sua creatura assetata di trascendenza e d'interiorità. Voi, cari Padri Agostiniani, siate i "pedagoghi dell'interiorità", a servizio degli uomini del terzo millennio alla ricerca di Cristo. A Lui non si arriva attraverso un sentiero superficiale, ma per la via dell'interiorità. E' sempre Agostino a ricordarci che solo l'avvicinamento al proprio centro interiore di gravità rende possibile il contatto con la Verità che regna nello spirito (cfr De Magistro 11,38).

Per giungere felicemente a questo approdo, punto di partenza e allo stesso tempo meta di arrivo, come notava sant'Agostino nelle Confessioni (cfr 1,1,1), è necessario un lavoro di immersione in se stessi, di liberazione dai condizionamenti del mondo esteriore, di ascolto attento e umile della voce della coscienza. Si apre qui un vasto ambito pastorale ben congeniale al vostro carisma.

Vorrei, a tal proposito, riprendere le parole che il mio venerato predecessore, il Papa Paolo VI, vi indirizzò in occasione di un incontro simile all'odierno: "Ci piace ricordare, ancora, - egli scriveva - un elemento in cui è da ravvisare un tratto peculiare e, diremmo quasi, il genio dell'Ordine Agostiniano, ed è l'attitudine a svolgere l'apostolato intellettuale... Avete a disposizione l'inestimabile patrimonio dottrinale del Santo, avete davanti a voi una non interrotta tradizione di studi, avete uno strumento agile e moderno, qual è l'Istituto Patristico "Augustinianum", e non potete pertanto rinunciare ad essere attivamente presenti nel campo religioso-culturale" (Lettera al Priore Generale O.S.A., in occasione del Capitolo Generale, 14 settembre 1977).

4. Quale abbondante messe il Signore vi affida! Se per portare a compimento questo compito si richiede un'adeguata formazione intellettuale e pastorale, indispensabile è però soprattutto tendere alla santità, essere cioè innamorati di Dio e del suo eterno disegno di salvezza.

Il vostro Ordine ha conosciuto, nel corso dei secoli, una lunga serie di santi. In questi ultimi anni ho avuto la gioia di aggiungerne altri. Non è questo un segno di vitalità spirituale e uno stimolo incoraggiante per continuare su tale scia? Vi sia di esempio, tra gli altri, la testimonianza di fede e di carità del vostro confratello, Mons. Anselmo Polanco, Vescovo di Teruel, assassinato nei giorni torbidi della guerra spagnola, nel cuore del secolo XX. Egli, fedele al suo stemma episcopale, si consegnò con gioia per le anime dei suoi fedeli (cfr
2Co 12,15).

Penso poi al messicano Padre Elias del Socorro Nieves, assassinato in odio alla fede nel 1928 ed elevato alla gloria degli altari il 12 ottobre 1997, e alla monaca agostiniana, Madre Maria Teresa Fasce, vissuta a Cascia, uno dei luoghi più emblematici della vostra spiritualità, legata alla memoria di santa Rita, testimone di perdono senza limite e di eroica accettazione della sofferenza.

Guardando a così fulgidi modelli, sorretti dalla loro intercessione, avanzate fiduciosi verso il futuro! Prendete il largo! (cfr Lc 5,4).

Ripeto a voi quanto ebbi a scrivere alcuni anni fa a tutte le persone consacrate: "Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi..." (Vita consecrata VC 110). In queste giornate di lavoro vi ispiri Iddio, con la forza del suo Spirito, e Maria, Madre del Buon Consiglio, vi illumini e sostenga in ogni vostra opportuna scelta e decisione. Con questo auspicio, imparto volentieri a Lei, Reverendo Priore Generale, ai Capitolari e a tutti i membri dell'Ordine Agostiniano una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE BENEDETTINA SILVESTRINA


Sabato 8 settembre 2001

Cari e venerati Benedettini Sivestrini!


1. Sono lieto di incontrarvi, in occasione del vostro Capitolo Generale, e porgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Saluto il Padre Andrea Pantaloni, rieletto Abate Generale, e lo ringrazio per le devote espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto i Padri Capitolari e l'intera Famiglia dei Benedettini Silvestrini, sempre pronta ad offrire alla Chiesa il prezioso contributo della sua opera spirituale e apostolica.

311 L'Assemblea capitolare costituisce per il vostro Istituto un provvidenziale momento di riflessione sulle sfide del tempo presente, per cercare nuove vie in attuazione del vostro tipico carisma. Opportunamente, pertanto, avete scelto di trascorrere questi giorni di preghiera e di intenso lavoro a Fabriano, nell'Eremo di Montefano, intitolato al vostro Fondatore San Silvestro Abate, che proprio in quel luogo, nel 1231, innestò una nuova Congregazione sull'albero fecondo dell'Ordine Benedettino. Anima contemplativa e desiderosa di coerenza evangelica, Silvestro si fece eremita praticando un'ascesi rigorosa e maturando una profonda e robusta spiritualità. Per i suoi discepoli scelse la Regola di San Benedetto, volendo costituire una comunità dedita alla contemplazione, che tuttavia non trascurasse la realtà sociale circostante. Egli stesso, infatti, univa al raccoglimento il ministero d'una stimata paternità spirituale e l'annuncio del Vangelo alle popolazioni della regione.

2. Su queste solide basi la vostra Congregazione ha percorso oltre sette secoli di storia, superando non poche difficoltà. A metà del XIX si è aperta ad orizzonti extraeuropei, portando per la prima volta la Regola benedettina in Asia, nell'Isola di Ceylon, oggi Sri Lanka. Nel corso degli ultimi cento anni nuove fondazioni sono avvenute negli Stati Uniti d'America, in Australia, in India e recentemente nelle Filippine. Questo confortante sviluppo continua a dare preziosi frutti apostolici e missionari. Contando monasteri in quattro continenti, la Congregazione può ben dirsi ormai internazionale e, grazie a Dio, con un leggero ma costante incremento numerico.

Mentre vi incoraggio a proseguire su questo cammino, aprendovi alle esigenze della nuova evangelizzazione, prego il Signore perché sempre vi assista con la forza del suo amore. Benedica Iddio, in particolare, il vostro progetto di ulteriori fondazioni in Europa e in Africa, affinché la vostra spiritualità si diffonda per la sua gloria e per il bene delle anime.

3. Meta alta ed esigente, a cui dobbiamo incessantemente puntare, cari Padri Benedettini Silvestrini, è anzitutto la santità. E' importante non dimenticarlo, specialmente in quest'epoca, in cui più diffusa s'avverte nella società l'esigenza di Dio. E' a Lui che occorre mantenere orientato lo spirito nel nostro quotidiano apostolato. Questa consapevolezza è ben presente nella vostra Congregazione, in cui in ogni epoca lo Spirito Santo ha suscitato monaci generosi che si sono distinti per il loro esempio e per il loro zelo apostolico.Basti pensare, nell'era moderna, ai Vescovi missionari Giuseppe Bravi, Ilarione Sillani e Giuseppe Pagnani, Vicari Apostolici di Colombo, nel secolo XIX; a Bede Beekmayer, primo Presule nativo di Ceylon, e a Bernardo Regno, Vescovo di Kandy. A vent'anni dalla sua pia morte, la fama di quest'ultimo è ancora viva tra i diseredati delle piantagioni di the, come nella nativa Fabriano. Una menzione particolare meritano, inoltre, i due pionieri della fondazione del 1910 negli Stati Uniti d'America: Giuseppe Cipolletti e Filippo Bartoccetti, missionari pazienti ed intrepidi tra i minatori del Kansas. Ed infine vorrei ricordare il Servo di Dio, Abate Ildebrando Gregori, del quale è stata introdotta la causa di canonizzazione.

Tendere alla santità sia, pertanto, il primo e fondamentale obiettivo della vostra vita personale e comunitaria. E' per questo che il Signore vi ha chiamati, affidandovi un'importante missione apostolica.

4. S'inserisce in questo contesto il tema della vostra Assemblea capitolare: Celebrare la memoria, celebrare la speranza, che si ispira alla Lettera apostolica Novo millennio ineunte. Voi volete concentrare la vostra attenzione sull'identità monastica nel terzo millennio secondo lo spirito dei Santi Padri Benedetto e Silvestro, al fine di dar vita a "comunità evangeliche, multiculturali, aperte al futuro, ma al tempo stesso ben radicate nella tradizione".

Una famiglia monastica, qual è la vostra, è chiamata oggi a dare un valido apporto anzitutto alla dimensione contemplativa della vita personale ed ecclesiale. Agli uomini e alle donne del nostro tempo, che, in modo spesso implicito, ripetono: "Vogliamo vedere Gesù" (
Jn 12,21), è urgente rispondere indicando, in primo luogo con l'esempio, la via maestra della preghiera, che conduce a contemplare il volto di Dio rivelato in Cristo. Siate, pertanto, carissimi, ardenti contemplatori di questo santo Volto, perché il messaggio di Gesù risplenda nella vostra esistenza.

Attingete da un'incessante preghiera rinnovato vigore per "prendere il largo" senza paura, percorrendo, secondo il vostro carisma, la via della dedizione totale a Cristo e al suo Vangelo. Costituirete così comunità aperte al futuro e radicate nella tradizione, grazie alla costante fedeltà alla Regola dei Padri Benedetto e Silvestro.

In questo cammino vi assista maternamente la Vergine Maria, di cui oggi celebriamo la festa della Natività. Il suo Magnificat, che celebra la memoria e la speranza del Popolo di Dio, possa diventare il cantico di lode della vostra Congregazione, all'inizio di questo nuovo millennio.

Avvaloro questo augurio con l'assicurazione della mia preghiera e con una speciale Benedizione Apostolica che imparto a voi, ai vostri Confratelli e a tutti coloro che sono oggetto delle vostre cure apostoliche.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AL PRIORE GENERALE DELL’ORDINE DEI FRATELLI


DELLA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO


IN OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE




Al Reverendissimo Padre

JOSEPH CHALMERS

312 Priore Generale dell’Ordine dei Fratelli
della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

1. Con gioia ho appreso che il plurisecolare Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo sta celebrando il Capitolo Generale, animato dal desiderio di continuare a servire Cristo e la Chiesa con totale fedeltà al proprio carisma ed alle direttive del Magistero pontificio.

Tale proposito assume singolare eloquenza in questo inizio del nuovo millennio, in cui la Chiesa si avvia fiduciosa verso il futuro tenendo gli occhi fissi su Cristo - "l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine" (
Ap 22,13) – sforzandosi di compiere fedelmente la missione che Egli stesso le ha affidato.

Non posso non sottolineare inoltre come il Capitolo Generale cada nel corso dell'anno commemorativo del 750E anniversario della donazione dello Scapolare. Per tale speciale giubileo ho voluto inviare, lo scorso 25 marzo, uno speciale messaggio all'intera Famiglia del Carmelo. Ricorre, inoltre, quest'anno il VII centenario della nascita del grande vescovo carmelitano sant'Andrea Corsini, giustamente ricordato come esempio per i pastori e modello di vita consacrata per tutti i religiosi e le religiose.

Mentre spiritualmente mi unisco a codesta Assemblea capitolare nell'invocare sui lavori lo Spirito del Signore, saluto Lei, Reverendissimo Padre e La ringrazio per il servizio che in questo sessennio ha reso all'Ordine del Carmelo e alla Chiesa. Con Lei saluto i partecipanti al Capitolo Generale che provengono da diverse nazioni e, per loro tramite, estendo il mio affettuoso pensiero all'intero Ordine Carmelitano.

2. Il tema dell'assise capitolare è: Il viaggio continua. Il riferimento all'esperienza umana del cammino è tipico della spiritualità carmelitana. Fin dai primi eremiti stabilitisi sul Monte Carmelo, che si erano recati pellegrini nella Terra del Signore Gesù, la vita è rappresentata come un'ascesi verso la santa montagna, che è Cristo Gesù nostro Signore (cfr Messale Romano Colletta della Messa in onore della B. V. Maria del Carmelo, 16 luglio). Orientano tale interiore pellegrinaggio due icone bibliche quanto mai care alla tradizione carmelitana: quella del profeta Elia e quella della Vergine Maria.

Il profeta Elia arde di zelo per il Signore (cfr 1R 19,10); si mette in viaggio verso il monte Oreb e, anche se stanco, continua a camminare fino al raggiungimento della meta. E' solo al termine del suo non facile itinerario che incontra il Signore nel mormorio di un vento leggero (cfr 1R 19,1-18). Guardando al suo esempio, i Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo comprendono più profondamente che solo chi si mantiene allenato ad ascoltare Dio e ad interpretare i segni dei tempi è in grado di incontrare il Signore e riconoscerlo negli eventi quotidiani. Iddio parla in tanti modi, persino attraverso realtà che possono talora sembrare insignificanti.

L'altra icona è quella della Vergine Maria, che voi venerate sotto il titolo di Sorella e Bellezza del Carmelo. La Madonna si mette in viaggio per andare a far visita ad un'anziana parente, sant'Elisabetta. Appena ha ricevuto l'annuncio dell'angelo (cfr Lc 1,26-38), parte generosamente, quasi correndo per i sentieri montuosi (cfr Ct 2,8 Is 52,7), avendo appreso che Elisabetta ha bisogno di aiuto. Nell'incontro con la cugina, dal suo spirito si sprigiona un canto di gioia: il Magnificat (cfr Lc 1,39-56). Canto di lode al Signore e testimonianza di umile disponibilità a servire i fratelli. Nel mistero della Visitazione ogni cristiano scorge il modello della sua vocazione. Così sia specialmente per voi, radunati in assemblea capitolare per imprimere all'Ordine un rinnovato slancio ascetico e missionario. Con l'animo ripieno di lode verso il Signore nella contemplazione del suo mistero, avanzate gioiosi sulle strade della carità, aprendovi all'accoglienza fraterna per essere credibili testimoni dell'amore misericordioso del Verbo di Dio fattosi uomo per redimere il mondo.

3. "Il viaggio continua". Sì, Fratelli carissimi, il vostro spirituale viaggio continua, nel mondo d'oggi. Siete chiamati a rileggere la vostra ricca eredità spirituale alla luce delle sfide odierne, affinché "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" siano "pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo" (Gaudium et spes, GS 1), e, in maniera singolare, di ogni carmelitano.

Nell'anno, nel quale commemorate il 750E anniversario del dono dello Scapolare, come non rendere più vigoroso e deciso il vostro impegno a lasciarvi rivestire di Cristo (cfr Rm 13,14). Chiedete a Maria, tanto premurosa e delicata verso il bambino Gesù (cfr Lc 2,7), di rivestire ognuno di voi della saggezza e dell'amore del suo divin Figlio. E voi, consapevoli della missione che Iddio affida al vostro benemerito Ordine, offrite al mondo la testimonianza della vostra fedeltà, perché Cristo sia da tutti conosciuto e accolto come l'unico Salvatore dell'uomo, ieri oggi e sempre (cfr He 13,8).

313 A tal fine, invoco su di voi abbondante la grazia divina. Lo Spirito Santo, come in una rinnovata Pentecoste, scenda su di voi e vi illumini perché possiate discernere la volontà del Padre celeste misericordioso, sì da essere in grado di parlare agli uomini e alle donne del mondo nelle forme a loro più consone ed efficaci (cfr Ac 2,1-13).

Con questi sentimenti, imparto di cuore la Benedizione Apostolica a Lei, ai frati Capitolari e a tutta intera la Famiglia del Carmelo, implorando su ciascuno la materna protezione della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, insieme con l'intercessione del profeta Elia e dei numerosi Santi e Sante dell'Ordine.

Da Castel Gandolfo, 8 Settembre 2001

IOANNES PAULUS II



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

AL CARD. KAZIMIERZ SWIATEK,

ARCIVESCOVO DI MINSK-MOHILEV


PER L’INAUGURAZIONE DEL SEMINARIO MAGGIORE


INTERDIOCESANO DI PINSK (BIELORUSSIA)




Al venerato Fratello
il Signor Cardinale KAZIMIERZ SWIATEK
Arcivescovo di Minsk-Mohilev

Con vivo compiacimento ho appreso che è ormai prossima l'inaugurazione del Seminario maggiore interdiocesano di Pinsk. Mi rallegro con Lei, venerato Fratello, che, mosso da paterna sollecitudine, ha promosso tale opera, e con l'intera Comunità ecclesiale che è in Bielorussia, pensando al servizio che la rinnovata struttura potrà offrire alla formazione dei candidati al presbiterato, nonché alla promozione di un'efficace pastorale vocazionale.

Questo edificio, oggi rinnovato, evoca significative pagine di storia vissuta dalla Chiesa in Bielorussia. Esso fu già il Seminario del servo di Dio Zygmunt Lozinski, indimenticato Pastore del gregge di Cristo in codesto Paese in anni difficili del secolo scorso. Il regime comunista, poi, sequestrò lo stabile e lo adibì ad altre funzioni. Ripristinato secondo le finalità originarie e opportunamente intitolato al patrono universale degli studi teologici, san Tommaso d'Aquino, si apre ora per offrire i suoi servizi alle diocesi di Minsk-Mohilev, Pinsk e Vitebsk.

Come non vedere in questo rifiorito Seminario un promettente segno per il futuro della Chiesa in codesta regione? La cura delle vocazioni sacerdotali è, infatti, per eccellenza un lavoro apostolico che guarda al futuro, alla "messe" che "è molta" (Mt 9,37) e che richiede operai zelanti e ben preparati. Importante è, perciò, la cura degli aspiranti alla vita sacerdotale: essa suppone innanzitutto un'insistente e fiduciosa preghiera al "padrone della messe", perché "mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38), ed esige poi una paziente ed attenta azione educativa, che accompagni e sostenga ogni singolo chiamato nella sua crescita umana e cristiana.

Ella ben sa, Signor Cardinale, quanto sia presente al mio animo la necessità di una seria formazione dei futuri ministri dell'altare. Il servizio pastorale di sacerdoti dotti e zelanti è garanzia di sereno sviluppo per le Comunità cristiane. Ecco perché non dobbiamo mai stancarci di pregare per questa intenzione. Auspico di cuore che il Seminario maggiore interdiocesano di Pinsk diventi, in primo luogo, casa di incessante invocazione per le vocazioni e per i sacerdoti. Maria Santissima vegli sul Seminario, perché possa offrire ogni opportuno sussidio a quanti vi trascorreranno anni importanti della loro esistenza, diventando così fucina di numerosi e santi presbiteri.

Esprimo, inoltre, il mio grato apprezzamento a quanti, in vari modi, hanno collaborato a tale importante opera ecclesiale, che recherà grandi benefici all'intero popolo cattolico della regione. Iddio renda merito a tutti.

314 Con tali sentimenti, di cuore imparto a Lei e ai suoi collaboratori una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri alle Comunità diocesane e, in modo speciale, a quanti si stanno preparando al Sacerdozio.

Da Castel Gandolfo, 25 Luglio 2001

IOANNES PAULUS II



DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

AL NUOVO AMBASCIATORE

DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PRESSO LA SANTA SEDE


IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE


DELLE LETTERE CREDENZIALI


Giovedì, 13 Settembre 2001




Signor Ambasciatore,

sono lieto di accettare le Lettere Credenziali che la nominano Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede. Lei comincia la sua missione in un frangente immensamente tragico per il suo Paese. In questo momento di lutto nazionale per le vittime degli attacchi terroristici a Washington e New York, desidero assicurarla personalmente della mia partecipazione profonda al dolore del popolo americano e delle mie sentite preghiere per il Presidente e le autorità civili, per quanti sono impegnati nelle operazioni di salvataggio e nell'assistenza ai sopravvissuti e in particolare per le vittime e le loro famiglie. Prego affinché questo atto disumano risvegli nei cuori di tutti i popoli della Terra la ferma determinazione a rifiutare la violenza e a combattere tutto ciò che semina odio e divisione in seno alla famiglia umana e a operare per la nascita di una nuova era di cooperazione internazionale, ispirata ai più alti ideali di solidarietà, giustizia e pace.

Nel mio recente incontro con il Presidente Bush ho sottolineato la mia stima profonda per il ricco patrimonio di valori umani, religiosi e morali che hanno storicamente plasmato il carattere americano. Ho espresso la mia convinzione che la costante guida morale dell'America nel mondo dipende dalla sua fedeltà ai propri principi fondanti. Alla base dell'impegno della sua nazione per la libertà, l'autodeterminazione e le pari opportunità ci sono verità fondamentali derivanti dalle sue radici religiose. Da queste ultime scaturiscono il rispetto per la santità della vita e la dignità di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, la responsabilità condivisa per il bene comune, la sollecitudine per l'educazione dei giovani e per il futuro della società e il bisogno di un'amministrazione saggia delle risorse naturali tanto abbondantemente concesse da un Dio prodigo. Nell'affrontare le sfide del futuro, l'America è chiamata ad amare e vivere i valori più profondi del suo patrimonio nazionale: la solidarietà e la cooperazione fra i popoli; il rispetto per i diritti umani; la giustizia che è la condizione indispensabile per una libertà autentica e una pace duratura.

Nel secolo appena iniziato, l'umanità avrà l'opportunità di compiere grandi progressi contro i suoi nemici tradizionali: povertà, malattie, violenza. Come ho detto alle Nazioni Unite nel 1995, tocca a noi far sì che un secolo di lacrime, il XX, sia seguito nel XXI secolo da una "primavera dello spirito umano". Le possibilità della famiglia umana sono immense, sebbene non siano sempre evidenti in un mondo nel quale troppi nostri fratelli e troppe nostre sorelle soffrono per la fame, la malnutrizione e l'impossibilità di accedere all'assistenza medica e all'istruzione, oppure sono gravati da un governo ingiusto, da un conflitto armato, da una dislocazione forzata e da nuove forme di schiavitù. Nel ponderare le opportunità disponibili, sono necessarie sia la lucidità sia la generosità, in particolare da parte di quanti hanno ricevuto libertà, salute e risorse abbondanti. Le urgenti questioni etiche, sollevate dalla divisione fra quanti beneficiano della globalizzazione dell'economia mondiale e quanti sono esclusi da quei benefici, esigano risposte nuove e creative da parte di tutta la comunità internazionale. A questo proposito desidero evidenziare ancora una volta quanto ho affermato nel mio recente incontro con il Presidente Bush, ossia che la rivoluzione della libertà nel mondo deve essere completata da una "rivoluzione delle opportunità" che permetta a tutti i membri della famiglia umana di godere di un'esistenza degna e dei benefici di uno sviluppo veramente globale.

In tale contesto, non posso non menzionare, fra le numerose situazioni preoccupanti del mondo, la tragica violenza che continua ad affliggere il Medio Oriente e che mette a repentaglio il processo di pace cominciato a Madrid. Grazie anche all'impegno degli Stati Uniti, questo processo ha suscitato speranza nel cuore di quanti guardano alla Terra Santa come a un luogo unico di incontro e di preghiera fra i popoli. Sono certo che il suo Paese non esiterà a promuovere un dialogo realistico che permetterà alle parti coinvolte di ottenere la sicurezza, la giustizia e la pace, nel pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Signor Ambasciatore, la lucidità e la forza morale che l'America è chiamata a esercitare all'inizio di questo nuovo secolo e in un mondo in rapida trasformazione, esigono il riconoscimento delle radici spirituali della crisi che le democrazie occidentali stanno vivendo, una crisi caratterizzata dall'affermarsi di una visione del mondo materialistica, utilitaristica e in definitiva disumana, tragicamente distaccata dai fondamenti morali della civiltà occidentale. Per sopravvivere e prosperare, la democrazia e le strutture politiche ed economiche che l'accompagno devono essere guidate da una visione incentrata sulla dignità che è dono di Dio e sui diritti inalienabili di ogni essere umano, dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Quando alcune vite, anche quelle dei nascituri, sono sottoposte alle scelte personali di altri, nessun altro valore o diritto viene garantito e la società è inevitabilmente governata da interessi e convenienze particolari. Non è possibile sostenere la libertà in un clima culturale nel quale la dignità umana si misura con parametri meramente utilitaristici. Non è mai stato tanto urgente come ora rinvigorire la visione e la determinazione morali che sono essenziali per la salvaguardia di una società giusta e libera.

In questo contesto penso ai giovani americani, la speranza della nazione. Durante la mia Visita Pastorale negli Stati Uniti e soprattutto durante quella che ho compiuto a Denver nel 1993, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, ho potuto constatare personalmente le risorse di generosità e di buona volontà dei giovani del suo Paese. I giovani sono di certo il tesoro più prezioso della sua nazione. Per questo, devono ricevere un'educazione completa che permetta loro di rifiutare il cinismo e l'egoismo e di divenire membri informati, saggi e moralmente responsabili della comunità. All'inizio di un nuovo millennio, i giovani devono ricevere tutte le opportunità per assumere il ruolo di "costruttori di una nuova umanità, dove fratelli e sorelle, membri tutti d'una medesima famiglia, possano vivere finalmente nella pace" (Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace 2001, n. 22).

Signor Ambasciatore, mentre Lei dà inizio alla sua missione di rappresentante del suo Paese presso la Santa Sede, reitero la mia speranza che nell'affrontare le sfide del presente e del futuro il popolo americano ricorra alle profonde risorse spirituali e morali che hanno ispirato e guidato lo sviluppo della nazione e che restano il pegno più certo della sua grandezza. Ho fiducia nel fatto che la comunità cattolica americana, che nella storia ha svolto un ruolo cruciale nell'educazione di cittadini responsabili e nel sostegno ai poveri, ai malati e ai bisognosi, sia attivamente presente nel processo di individuazione della rotta futura del suo Paese. Su di Lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo americano invoco di cuore le benedizioni di Dio di gioia e di pace.


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ISTITUTO PIA SOCIETÀ FIGLIE DI SAN PAOLO


315
GP2 Discorsi 2001 308