GP2 Discorsi 2001 315

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Giovedì, 13 settembre 2001


Carissime Figlie di San Paolo!

1. Con gioia saluto tutte voi, convenute ad Ariccia per celebrare il Capitolo Generale del vostro Istituto. Si tratta di un incontro di "famiglia" importante, che desiderate sia ricco di comunione e speranza. Esso, grazie alla presenza di delegate provenienti dai cinque continenti, mette ben in luce il volto ormai "universale" della vostra Congregazione.

Porgo il mio deferente saluto anzitutto alla Superiora Generale, Suor Giovannamaria Carrara, e alle sue dirette collaboratrici. Saluto ciascuna delle Capitolari e, attraverso di loro, tutte le Figlie di San Paolo, sparse in 50 nazioni del mondo.

Desidero esprimervi viva riconoscenza per l'amore fattivo che nutrite per la Chiesa e per l'impegno con cui vi sforzate di rivivere lo spirito dell'Apostolo Paolo nell'annunciare il Vangelo nel vasto e complesso "areopago" costituito dai mezzi della comunicazione sociale.

2. Da poco avete commemorato la singolare notte d'inizio del secolo XX, nella quale l'allora giovane Alberione, in preghiera davanti a Gesù Eucaristia nel Duomo di Alba, ebbe l'illuminazione che avrebbe poi segnato l'intera sua vita di apostolo e di evangelizzatore.

Egli stesso ricordava con emozione quell'esperienza, quando una luce misteriosa si sprigionò dall'Ostia santa e gli rese più facile accogliere l'invito di Gesù: «Venite ad me omnes» (cfr
Mt 11,28). Gli parve in quella notte di comprendere meglio i desideri del Papa e le esortazioni della Chiesa circa l'autentica missione del Sacerdote. Vide con chiarezza le esigenze derivanti dal dovere dei cristiani di essere evangelizzatori e capì che essi dovevano imparare ad usare gli stessi mezzi che gli avversari della fede utilizzano spesso con più astuzia e intraprendenza. Si sentì allora come spinto a prepararsi per realizzare qualcosa di nuovo al servizio del Signore in campo apostolico. Avvertiva la sua limitatezza, ma nel contempo le parole del divino Maestro lo rassicuravano: «Vobiscum sum usque ad consummationem saeculi» (Mt 28,20). Contemplando l'Eucaristia avvertì con pienezza che Gesù nel Santissimo Sacramento è sempre con noi. In Lui troviamo luce, alimento, conforto per vincere il male e compiere il bene.

3. Con il Capitolo Generale voi intendete idealmente riandare a quegli straordinari momenti di grazia. Il tema stesso dell'Assemblea Capitolare è in sintonia con quanto il Fondatore visse in quella notte memorabile di preghiera: "Dall'Eucaristia alla missione. Insieme per comunicare il Vangelo oggi". E' questo un argomento che vi conduce alle radici della vostra vocazione e allarga lo spirito alle esigenze della vostra missione al servizio della nuova evangelizzazione. Il Signore vi attrae a sé: "Venite a me, voi tutti. ..", per poi affidarvi un preciso mandato missionario: "Andate a tutte le genti".

Andate "insieme"! Così Egli vi ripete nel corso dei lavori capitolari. Andate fiduciose, perché sostenute dall'Eucaristia, sorgente di vita rinnovata, da cui potete attingere la luce, la forza, la grazia necessarie per il vostro compito missionario. Da questo sommo mistero potrete trarre ardore ed entusiasmo per annunciare la speranza che non delude (cfr Ph 1,20) agli uomini del nostro tempo con mezzi sempre più celeri ed efficaci.

4. Don Alberione, avendo chiara l'urgenza che connota la vostra missione, vi immaginava "Apostole che bruciano di amor di Dio per l'intima vita spirituale"; vi voleva suore sempre "in cammino", "portatrici del Cristo e membra vive operanti della Chiesa".

Attraverso la testimonianza della sua vita, vi ha lasciato un'eredità spirituale che ben si riassume in queste sue parole: "Siete fondate sopra l'Ostia. Chiamatevi sempre «Paoline»: Gesù attirò Paolo, Paolo innestato sopra Cristo produsse i frutti di Cristo..." (Esercizi e meditazioni, USA 1952, p. 168).

316 Ma per divenire vere apostole di Cristo, occorre che manteniate lo sguardo fisso sul suo volto (cfr He 12,2). Sia Cristo il centro della vostra esistenza e della vostra missione. Tendete alla santità! Qualora vi capitasse, come ai discepoli, di faticare senza successo (cfr Lc 5,4-6), trasformate questa esperienza apparentemente frustrante in preziosa occasione di preghiera e di maturazione spirituale. Sono molteplici le sfide dell'epoca attuale, e i mezzi a disposizione per affrontarle non sempre appaiono adeguati. I problemi, gli ostacoli non siano però causa di scoraggiamento; al contrario, vi spingano ad aprire il cuore alla grazia divina perché, forti della parola di Cristo, possiate disseminare con la vostra presenza e con la vostra azione la gioia e la novità del Vangelo.

5. Carissime Figlie di San Paolo! Vi sono grato per il servizio che rendete alla Chiesa in un campo missionario complesso e vasto, qual è l'ambito degli strumenti della comunicazione sociale. In quest'epoca, caratterizzata dalla comunicazione globale, occorre far risuonare con vigore il messaggio della salvezza. Per portare a compimento questo impegno, è più che mai necessaria la presenza di operatori competenti, che al tempo stesso siano testimoni di Cristo convinti e credibili. Questa è la vostra vocazione. Siate ad essa fedeli in ogni circostanza. Sentitevi vere «Paoline», comunicatrici di Cristo, in totale e docile adesione agli insegnamenti e alle direttive della Chiesa.

Ripeto a voi, care Figlie di San Paolo, le parole del Redentore: Duc in altum! (Lc 5,4) Non esitate a prendere il largo nell'oceano sconfinato dell'odierna umanità. Fate palpitare in voi il sentimento infuocato di Paolo, che esclamava: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Sia questo l'anelito di tutta la vostra esistenza. Il Signore è con voi e nell'Eucaristia vi illumina e vi rinfranca continuamente.

Auguro di cuore che questi giorni di riflessione e di incontri vi aiutino a proseguire con più slancio il vostro itinerario apostolico, seguendo le orme di don Giacomo Alberione, della cofondatrice Suor Tecla Merlo, di tutte le sorelle e i fratelli che vi hanno preceduto.

A tutte la mia Benedizione!


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE DEI MISSIONARI


DEL PREZIOSISSIMO SANGUE


Venerdì, 14 settembre 2001




Ai membri della diciassettesima Assemblea Generale
della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue

Con affetto nel Signore, accolgo l'Assemblea Generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue in questa festa dell'Esaltazione della Santa Croce. Quanto è opportuno il nostro incontro nel giorno in cui tutta la Chiesa canta la gloria della Croce di Cristo e gioisce di nuovo nella forza del sangue che è fluito "dalla propria fonte nei recessi segreti del Suo cuore per dare ai Sacramenti della Chiesa la forza di conferire la vita di grazia" (san Bonaventura, opusc. 3, 30)! Con voi, mi inchino in adorazione di quel flusso infinitamente prezioso che è sgorgato dal fianco ferito di Cristo e prego affinché l'Assemblea Generale tenti di garantire che l'energia del Suo sangue scorra ancor più abbondantemente nella Congregazione per il bene della redenzione del mondo.

L'alba del nuovo millennio è un tempo di pianificazione coraggiosa (cfr Novo Millennio ineunte NM 29). È dunque un bene che abbiate scelto il tema "Il Volto Futuro dei Missionari del Preziosissimo Sangue". In questo momento lo Spirito Santo chiama tutta la Chiesa a una nuova evangelizzazione e il Successore di Pietro guarda con fiducia ai Missionari del Preziosissimo Sangue affinché svolgano un ruolo attivo e creativo nell'ambito dei rinnovati sforzi della Chiesa per "ammaestrare tutte le nazioni" (Mt 28,19) come Cristo vuole.

Fin dall'inizio, la vostra Congregazione ha compreso l'importanza delle parole del Signore: Duc in altum! (Lc 5,4). L'ordine impartito a Pietro sembrava non avere alcun senso: aveva faticato per tutta la notte e non aveva pescato nulla. Parimenti, ora la Chiesa è invitata da Cristo a rivolgersi a persone e a recarsi in luoghi dove apparentemente ci sono poche speranze di successo e a fare cose che non sembrano non avere molto senso secondo la logica convenzionale. Il Signore ci chiede di abbandonare le nostre idee e di obbedire a questo ordine perché sa che altrimenti faticheremo invano.

317 Quando san Gaspare del Bufalo fondò la vostra Congregazione nel 1815, il mio predecessore, Papa Pio VII, gli chiese di andare laddove nessun altro sarebbe andato e di intraprendere missioni che sembravano poco promettenti. Per esempio gli chiese di inviare missionari a evangelizzare i banditi che a quel tempo imperversavano così tanto nella zona fra Roma e Napoli.

Fiducioso nel fatto che la richiesta del Papa fosse un ordine di Cristo, il vostro Fondatore non esitò a obbedire anche se il risultato fu che molti lo accusarono di essere troppo innovatore. Gettando le sue reti nelle acque profonde e pericolose fece una pesca sorprendente.

Due secoli dopo, un altro Papa esorta i figli di san Gaspare a essere non meno coraggiosi nelle decisioni e nelle azioni, ad andare dove gli altri non possono o non vogliono andare e a intraprendere missioni che sembrano avere poche speranze di riuscita.

Vi chiedo di proseguire nei vostri sforzi volti all'edificazione della civiltà della vita, tutelando la vita umana, da quella del nascituro a quella dell'anziano e dell'infermo, e promuovendo la dignità di ogni persona umana, in particolare dei deboli e di quanti sono privati del diritto di godere delle risorse della terra. Vi esorto a perseguire una missione di riconciliazione, mentre lavorate per riedificare società sconvolte dalla lotta civile, anche riunendo le vittime e gli artefici della violenza con spirito di perdono cosicché possano giungere a sperare che "il sangue di Cristo è il fondamento dell'assoluta certezza che secondo il disegno di Dio la vittoria sarà della vita" (Evangelium vitae,
EV 25).

"Il volto futuro dei Missionari del Preziosissimo Sangue" deve essere il volto del Signore crocifisso che ha versato il proprio sangue per la vita del mondo. Il suo è certamente il volto del dolore, perché "per riportare all'uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell'uomo, ma caricarsi persino del "volto" del peccato" (Novo Millennio ineunte NM 25). Tuttavia misteriosamente, anche nell'afflizione, Gesù non smise di provare la gioia dell'unione col Padre (cfr ibidem, nn. 26-27). Nel tempo di Pasqua questa gioia raggiunse la sua pienezza poiché la luce della gloria divina rifulse sul volto del Signore Risorto, le cui ferite risplenderanno per sempre come il sole. Questa è la verità su chi siete, cari Fratelli. Questo è il volto passato, presente e futuro dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Questa dovrebbe essere la vostra testimonianza nel mondo.

Tuttavia, sarà così solo se la vostra missione fluirà dalle profondità della contemplazione, nella quale "il credente impara a riconoscere e ad apprezzare la dignità quasi divina di ogni uomo e può esclamare con sempre rinnovato e grato stupore: "quale valore deve avere l'uomo davanti agli occhi del Creatore se ha meritato di avere un tanto nobile e grande Redentore" (Evangelium vitae EV 25). La contemplazione del volto di Cristo è stato il primo lascito del grande Giubileo (cfr Novo Millennio ineunte NM 15) e resterà per sempre nel grembo della missione cristiana. Quindi una nuova evangelizzazione esige una rinnovata profondità di preghiera. Vi chiedo di fare di questo la priorità di tutte le vostre deliberazioni durante l'Assemblea Generale cosicché in questi giorni di grazia non smettiate di affermare: "Il tuo volto, Signore, io cerco" (Ps 26,8).

Non fu un caso che san Gaspare del Bufalo fondò la sua Congregazione nella Solennità dell'Assunzione di Nostra Signora. Lo fece perché vide nella gloria della Vergine il frutto meraviglioso del sacrificio di suo Figlio sulla Croce. La Redenzione di Cristo riporta meravigliosamente l'umanità a quello splendore che è stato l'intento del Creatore fin dall'inizio e quello splendore deve essere lo scopo di ogni piano e progetto dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Per questo motivo dovete guardare sempre alla Donna "vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 12,1). Affidandovi all'amorevole sollecitudine di Maria e all'intercessione del vostro Fondatore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a tutta la Congregazione in pegno di infinita misericordia in Colui "che ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue" (Ap 1,5).




AI VESCOVI DI HAITI IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 14 settembre 2001




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Sono lieto di accogliervi, Vescovi della Chiesa cattolica ad Haiti, mentre realizzate la vostra visita ad limina. Pieni di riconoscenza per Gesù Cristo che vi dà la forza e che vi ha giudicati degni di fiducia chiamandovi al ministero (cfr 1Tm 1,12), siete venuti per rafforzare i vincoli di comunione che vi uniscono al Successore di Pietro. Auspico che questi momenti di incontro con il Papa e con i suoi collaboratori, alimentati da un'intensa preghiera di azione di rendimento di grazie, consolidino i vincoli di unità in seno alla vostra Conferenza Episcopale e vi confortino nel dono di voi stessi al servizio del popolo di Dio. Che lo Spirito Santo renda fecondo il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, affinché siate rinnovati nel vostro slancio missionario!

Siamo "continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,3). Con questo saluto dell'Apostolo Paolo, desidero fare eco alle cordiali parole che mi ha appena rivolto Monsignor Hubert Constant, Vescovo di Fort-Liberté e nuovo Presidente della vostra Conferenza Episcopale, facendomi condividere le vostre gioie e le vostre preoccupazioni.

318 Quando ritornerete ad Haiti, fate sapere ai sacerdoti delle vostre Diocesi, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti, ai fedeli laici, soprattutto ai giovani, che il Papa prega per loro, che è al loro fianco nelle dure lotte che devono condurre per annunciare il Vangelo e per promuovere un'umanità rinnovata secondo il cuore di Dio! Che la loro fede sia sempre più radicata nella Parola di Cristo, fortificata dai Sacramenti della Chiesa, sostenuta dall'insegnamento dei loro Pastori! Che la loro speranza non venga meno, traendo dal mistero pasquale la sicurezza che le forze della morte non costituiranno mai l'ultima parola della storia!

2. Le vostre relazioni quinquennali attestano la situazione politica ed economica drammatica di Haiti. La considerevole crescita della popolazione e la precarietà della congiuntura agricola e industriale hanno prodotto una disoccupazione endemica, spingendo numerosi abitanti delle campagne verso le città. Questo esodo lede gli equilibri ecologici e indebolisce la famiglia, cellula vitale della società. In un simile contesto, i cattolici sono chiamati a partecipare attivamente all'attuazione di una politica di sviluppo audace nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli haitiani; parimenti si spera che la comunità internazionale saprà mostrarsi solidale anche in questo ambito, per andare in aiuto delle popolazioni colpite dalla miseria. Se l'alleviare la povertà costituisce ad Haiti una sfida importante, al contempo interroga il modo in cui la Chiesa stessa intende proporre la fede e testimoniare la speranza. Di fatto, il sentimento religioso dei fedeli ha incessantemente bisogno di essere evangelizzato, poiché il sincretismo e l'ignoranza dei cristiani offrono un terreno favorevole al proliferare di gruppi settari tentati di sfruttare la credulità dei più poveri.

In questi anni dolorosi, non avete smesso di denunciare tutto ciò che svilisce la dignità dell'uomo nella sua legittima ricerca di amore, di giustizia, di verità e di libertà, manifestando così il vostro impegno perseverante e quello delle vostre comunità accanto al popolo spesso disorientato. Vi invito a sviluppare sempre più quella carità pastorale e quello spirito missionario che vi animano. Attraverso i vostri costanti interventi, la vostra presenza attiva nelle Diocesi, preoccupatevi sempre dell'edificazione delle comunità ecclesiali e del bene comune della società!

3. Nel difficile contesto che il vostro Paese vive, i germi di divisione sono numerosi. Per questo è fondamentale rendere la comunione sempre più forte e più visibile. In questa prospettiva, ho ricordato che le sue espressioni devono essere alimentate ed estese nel tessuto della vita di ogni Chiesa, in particolare nei rapporti fra i Vescovi, i sacerdoti e i diaconi, fra i Pastori e tutto il popolo di Dio, fra il clero diocesano e i religiosi, fra le associazioni e i movimenti ecclesiali (cfr Novo Millennio ineunte,
NM 45). Vi incoraggio a inventare vie nuove affinché la Chiesa ad Haiti divenga una casa e una scuola della comunione.

Mediante una riflessione teologica e proposte pastorali costanti, spetta alla vostra Conferenza episcopale favorire il radicamento di questa spiritualità di comunione nella vostra cultura, al servizio dell'edificazione di comunità cristiane veramente missionarie. Nell'inculturazione, la Chiesa diviene "un segno più comprensibile di ciò che è e strumento più atto della missione" (Redemptoris missio RMi 52). Attraverso collaborazioni sempre più intense fra i diversi agenti ecclesiali, date un volto a quella carità pastorale che vi anima, attingendo la forza apostolica alla fonte dell'amore trinitario!

4. In questa prospettiva, vi invito oggi a fare della promozione del laicato una delle vostre priorità pastorali. È pertanto necessario che una salda formazione spirituale, intellettuale ed ecclesiale venga proposta ai laici, affinché siano capaci di agire nella vita pubblica, orientandola sempre al bene comune. Confermate i fedeli laici nella loro vocazione d'incarnare i valori evangelici nei diversi ambiti della vita familiare, sociale, professionale, culturale e politica, affinché non disertino i luoghi dove sono invitati a rendere testimonianza della loro fede! Rendo grazie per le numerose persone che s'impegnano con generosità e competenza negli organismi caritativi nazionali e internazionali.

Esse testimoniano con zelo che la Chiesa desidera impegnarsi sempre più fra i poveri e ricordano che "nella persona dei poveri c'è una sua presenza speciale, che impone alla Chiesa un'opzione preferenziale per loro" (Novo Millennio ineunte NM 49).

Saluto con affetto i catechisti, collaboratori preziosi, invitandoli a proseguire senza scoraggiarsi nella loro insostituibile missione di strutturazione della fede dei fedeli e di trasmissione dei punti di riferimento e dei valori evangelici, soprattutto fra i giovani. Auspico vivamente che possano beneficiare di una formazione teologica consistente, per rispondere pienamente alla loro vocazione cristiana di annunciare la Verità di Cristo Salvatore. Parimenti, con il loro esempio di vita cristiana ispirata dalla carità di Cristo, che siano autentici testimoni del Vangelo, radicando il loro servizio ecclesiale in una meditazione assidua della Parola di Dio e nella ricezione regolare dei Sacramenti!

Voi insistete sulla necessità di sviluppare una pastorale familiare vigorosa per rispondere alle sfide nuove che la Chiesa deve affrontare ad Haiti. È anche importante suscitare e animare una pastorale familiare di prossimità che aiuti le persone a scoprire la bellezza e la grandezza della vocazione all'amore e al servizio della vita. Incentrando questa pastorale sui valori fondamentali della famiglia e del matrimonio cristiano, sostenete gli sforzi dei sacerdoti e degli agenti pastorali, affinché risveglino le persone alla testimonianza insostituibile della famiglia, scuola fondamentale della vita sociale! Che incoraggino in particolare i genitori a educare i figli al senso della vera giustizia e dell'amore autentico, che è fatto di attenzione sincera e di servizio disinteressato nei confronti degli altri, in particolare dei più bisognosi (cfr Familiaris consortio FC 37).

5. In una società segnata dall'egoismo, i giovani devono restare l'oggetto della vostra costante sollecitudine. Essi sono spesso tentati di rispondere con la violenza, l'emarginazione, l'esilio o la rassegnazione alle stridenti disuguaglianze che li privano di prospettive future e annientano la loro speranza. Auspico che si tenga maggiormente conto dei legittimi interrogativi delle nuove generazioni, che dovranno assumere il patrimonio multiforme dei valori, dei doveri, delle aspirazioni della nazione alla quale appartengono.

Vi invito a rafforzare una pastorale dei giovani che li aiuti a sviluppare la loro vita interiore ed ecclesiale, e a edificare una società giusta, riconciliata e solidale. Trasmettete ai giovani di Haiti l'appello che il Papa rivolge loro attraverso di voi: "Cari giovani, voi siete il presente e il futuro della società e della Chiesa ad Haiti, che contano su di voi. Siate il sale della terra, date il gusto del Vangelo al vostro Paese, ferito da tanti anni di sofferenze! Radicati in Cristo, che indica il cammino della vita donata per la salvezza di tutti, testimoniate che un mondo nuovo è possibile. Siate la luce del mondo, brillate più della notte, come le sentinelle del mattino che spiano il sorgere del giorno, il Cristo risorto (cfr Messaggio per la XVII Giornata Mondiale della Gioventù, n. 3)!

319 La Chiesa ha sempre ritenuto che l'educazione costituisce un terreno insostituibile per la sana crescita delle giovani generazioni, contribuendo a far rispettare i loro diritti umani fondamentali. In effetti, "non sarà mai possibile liberare gli indigenti dalla loro povertà, se prima non li si libera dalla miseria dovuta alla carenza di una degna educazione" (Ecclesia in America, n. 71). Per combattere il flagello dell'analfabetismo e assicurare ai giovani una formazione umana, spirituale e morale, le scuole cattoliche, nella ricca diversità dei loro carismi e dei loro progetti pedagogici, rendono un servizio essenziale alla vita della Chiesa e della nazione. Ringrazio le comunità educative per il loro impegno al servizio dello sviluppo integrale dei giovani che sono affidati loro. Le incoraggio a proseguire nella loro nobile missione, auspicando che l'educazione cristiana che promuovono faccia maturare i frutti di una cultura fatta di rispetto reciproco, di solidarietà e di dialogo, per ridurre le fratture sociali che ostacolano ancora il pieno sviluppo di tutti gli haitiani.

6. Cari Fratelli nell'Episcopato, esprimete a tutti i sacerdoti delle vostre Diocesi la profonda gratitudine del Papa per la dedizione nel loro ministero di Pastori, di evangelizzatori e di animatori della comunione ecclesiale. So che sono attenti ai problemi e alle speranze del loro popolo.

Conosco le difficili condizioni in cui devono annunciare il Vangelo. Sosteneteli nel ministero, siate loro vicini, preoccupandovi della loro vita spirituale e materiale, affinché svolgano con zelo il proprio compito apostolico, attraverso una presenza attiva nelle parrocchie e la loro vita semplice!

Incoraggio i sacerdoti a ripartire incessantemente da Cristo, per trovare in Lui la fonte della fecondità missionaria del loro ministero e per rispondere alla sete spirituale degli haitiani. È necessario che la preghiera personale e la meditazione della Parola di Dio alimentino quotidianamente il loro apostolato. La celebrazione dell'Eucaristia deve essere realmente il centro del loro ministero, ricordando loro che sono ordinati al servizio di un'unica missione, in comunione con il proprio Vescovo e nell'unità del presbiterio. È importante infine che testimonino gioiosamente il loro attaccamento sempre più incondizionato a Cristo e alla sua Chiesa, rispettando le esigenze del celibato ecclesiastico che hanno liberamente accettato.

7. Le comunità ecclesiali di base saranno oggetto di un'attenzione rinnovata da parte dei sacerdoti. Vivendo veramente nell'unità della Chiesa, esse sono "una vera espressione di comunione e mezzo per costruire una comunione più profonda" (Redemptoris missio
RMi 51). Perciò invito i Pastori a restare vigili affinché queste comunità siano veramente missionarie, evitando qualsiasi ripiegamento timoroso e qualsiasi appropriazione indebita d'identità o di partito. Dando prova di discernimento e di spirito apostolico, si preoccuperanno anche di edificare il Corpo di Cristo e di dare un posto a tutti i doni dello Spirito.

Cari Fratelli nell'Episcopato, sapete quanto la santità di vita dei sacerdoti, dei consacrati e dei laici sia una potente testimonianza per i giovani che vogliono rispondere all'appello di Cristo rendendosi disponibili a servire la Chiesa come sacerdoti, religiosi o religiose. La generosità di questi giovani costituisce per la Chiesa ad Haiti un immenso motivo di speranza e di gioia. Come primi responsabili della formazione sacerdotale, voi dovete vegliare sull'accoglienza, sull'accompagnamento e sul discernimento delle vocazioni presbiteriali. È dunque necessario scegliere con cura i formatori e i direttori spirituali del seminario. Aiutando i seminaristi a fondare la propria vita su Cristo, permetteranno loro di divenire autentici servitori della comunione e a restare strumenti della misericordia del Signore fra il popolo, pienamente consapevoli che "non si può mai considerare la vita sacerdotale come una promozione semplicemente umana, né la missione del ministero come un semplice progetto personale" (Pastores dabo vobis PDV 36). Cari Fratelli nell'Episcopato, sostenete con la vostra preghiera e la vostra vicinanza affettuosa la comunità del seminario maggiore! In tal modo non solo l'aiuterete a vivere il suo inserimento nella Chiesa particolare in comunione con voi, ma certificherete e servirete anche la finalità pastorale che caratterizza la formazione dei candidati al sacerdozio.

8. Saluto in modo particolare, attraverso di voi, le Congregazioni e gli Istituti di Vita Consacrata presenti nel vostro Paese. Da molti anni testimoni e artefici dell'evangelizzazione ad Haiti, rendono Cristo presente negli ambiti più diversi, soprattutto in quelli dell'educazione, della sanità e della promozione sociale. È necessario che si sviluppino sempre più i vincoli di comunione che uniscono la Conferenza Episcopale agli organismi diocesani e nazionali di vita consacrata, in particolare alla Conferenza haitiana dei Religiosi. Vi invito anche a riflettere sulle condizioni concrete di sostegno spirituale e di assistenza materiale delle congregazioni religiose nate nella vostra terra, i cui carismi corrispondono a bisogni profondi della Chiesa. Permettendo che la vita consacrata venga apprezzata, promossa e integrata nella pastorale delle vostre Chiese diocesane, aiuterete i fedeli e i Pastori a scoprire la sua presenza indispensabile alla vitalità ecclesiale.

9. Cari Fratelli nell'Episcopato, al termine di questo incontro, tengo a esprimervi nuovamente la mia vicinanza spirituale alla Chiesa ad Haiti. All'inizio di questo terzo millennio, è giunta l'ora di testimoniare con audacia la speranza che è in voi, realizzando nell'unità, attraverso la vostra vita di santità e le vostre iniziative pastorali, lo stretto vincolo che esiste, nel mistero pasquale, fra l'annuncio del Vangelo e la promozione dell'uomo. Visto che nell'anno 2004 si celebrerà il bicentenario dell'indipendenza del Paese, desidero rivolgermi a tutte le vostre comunità: "Chiesa ad Haiti, ricca della fede e del dinamismo dei tuoi Pastori e delle tue comunità, coraggiosa nelle prove, rinnova la tua fiducia in Cristo Salvatore! Per prendere il largo, apri il tuo cuore allo Spirito che vuole fare in te nuove tutte le cose"!

Affidando l'insieme delle vostre Diocesi all'intercessione di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, vi imparto di tutto cuore un'affettuosa Benedizione Apostolica, che estendo ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli laici di Haiti.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


A S.E. MONS. PAOLO RABITTI PER I MILLESETTECENTO ANNI


DI INDIPENDENZA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO




Al Venerato Fratello
Mons. PAOLO RABITTI
320 Vescovo di San Marino - Montefeltro

1. Millesettecento anni sono trascorsi dal momento in cui il vostro grande Santo Marino costituì in società civile e comunità ecclesiale la popolazione sammarinese. Da allora essa lo venera con grande devozione come suo fondatore e patrono.

In questa lieta ricorrenza giubilare, mentre saluto con affetto Lei, venerato Fratello, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose, e i fedeli della cara Diocesi sammarinese-feretrana, desidero far giungere il mio deferente ossequio ai Serenissimi Capitani Reggenti, al Consiglio Grande e Generale, ai Membri del Governo, ai Capitani di Castello della Repubblica, come pure ai Sindaci del Montefeltro e alle cittadinanze di San Marino e del Montefeltro.

Questi diciassette secoli di indipendenza e di laboriosità hanno permesso ai sammarinesi di dar vita a un popolo libero che, pur nell'esiguità del territorio, non ha mancato di offrire al mondo uno specifico contributo di civiltà, irradiando nei territori circostanti la luce di una convivenza ispirata a criteri di democrazia e di solidarietà e saldamente ancorata ai valori della fede cristiana. "Auctor libertatis": così fu chiamato San Marino, che all'omonima Repubblica ha dato il nome. Il termine "autore" può significare, seguendone l'etimologia, "creatore" oppure "educatore". Il vero "creatore", che sta all'origine della libertà, ovviamente è Dio. Egli solo libera l'uomo, perché ha la potenza di strappare i vincoli che incatenano la persona dal di dentro e dal di fuori (cfr
Ga 5,1). Solamente "dove c'è lo Spirito di Cristo Signore c'è la libertà" (2Co 3,17). Ma alla libertà bisogna anche "educarsi". Essa è dono di Dio, ma è anche conquista umana. Scrivevo nella mia prima Enciclica: "Troppo spesso si confonde la libertà con l'istinto dell'interesse individuale o collettivo o, ancora, con l'istinto di lotta e di dominio" (Redemptor hominis ). La libertà autentica suppone la conoscenza della verità su Dio, sull'uomo, sul mondo. Per giungere a ciò è necessario essere svincolati da ogni cupidigia, così da poter dominare se stessi evitando di dissipare la propria esistenza. E' questo il presupposto per la responsabile consegna di sé ai compiti che Dio assegna a ciascuno.

2. San Marino accolse la libertà donatagli dallo Spirito di Cristo e seppe educarsi in essa con generoso impegno personale. Divenne così libero servo di Dio, ubbidiente verso di Lui come un suddito e libero come un re nei confronti degli uomini. Sperimentò l'esilio, affrontò la dura emigrazione, e nel nuovo ambiente reimpostò la propria vita e il proprio lavoro. Poteva chiudersi nel suo privato, pago di ricevere il salario; al contrario, si impegnò fino a rendersi punto di convergenza per i compagni di lavoro, secondo quanto ci ha conservato la tradizione (cfr Vita Sancti Marini, nn. 20, 28, 60).

Una volta raggiunta una sufficienza salariale come qualificato lapicida, avrebbe potuto insediarsi nella società che, in definitiva, l'aveva assorbito. Al contrario egli, dapprima episodicamente, poi definitivamente, volle rendersi libero perfino dal lavoro, dai colleghi, dalla sufficienza di vita, dalla casa, per raccogliersi in solitudine e poggiare su Dio come sull'unica sua sicurezza (cfr ibid., nn. 60 e 64). In tale ricerca spirituale, Marino incontrò nuovi fratelli, e ad essi dedicò il resto della sua vita, proponendosi loro quale testimone del Signore della libertà e della carità (cfr ibid., n. 82). Così divenne educatore e maestro di quella cristiana libertà che fa da fondamento ad ogni altra autentica libertà.

San Marino educò alla libertà dalle persone: nessuno è padrone degli altri, né può violare la coscienza altrui, ergersi a giudice delle intenzioni dell'altro e impedirgli di pensare liberamente. Educò alla libertà dalle cose: nessuna realtà riempie il cuore umano e nessun bene realizza appieno la vita. Educò alla libertà dal potere: ben sapeva, per sua esperienza di dalmata, di operaio e di esule, che troppo spesso "coloro i quali hanno in mano il potere tramano il male, sono avidi, opprimono l'uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità" (cfr Mi 2,1-2); "aggiungono casa a casa, campo a campo; assolvono per un regalo il colpevole; privano del diritto l'innocente" (cfr Is 5,8-21).

Opportunamente, pertanto, i sammarinesi onorano il loro Santo come promotore di autentica libertà, perché introdusse in loro un senso così vivo della libertà religiosa, politica, civica, psicologica da rendere pressoché sinonimi i termini sammarinese e libero. "Nos enim in libertate constituti sumus", ricorda un motto del vostro Palazzo Pubblico.

Auguro di cuore alla diletta Repubblica di San Marino di proseguire su questo cammino. Vorrei qui ripetere quanto scriveva San Paolo ai cristiani della Galazia: "Siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne" (Ga 5,13). E San Pietro incalzava: "Comportatevi da uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio" (1P 2,16).

Oggi la libertà dalle cose si è fatta più difficile, perché il benessere economico rischia di subordinare tutto all'arricchimento e al consumismo. La libertà dalla concupiscenza è messa a dura prova da propagandati modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità. Per tale motivo, incontrando i sammarinesi il 19 aprile del 1997, raccomandai loro di rimanere saldamente ancorati ai valori morali, familiari e sociali caratteristici della loro storia (cfr Discorso alla Diocesi di San Marino-Montefeltro, in Insegnamenti, vol. XX/1, 1997, p. 736).

Aggiungo ora che la libertà va conservata immune da ogni attacco. In proposito, mi viene spontaneo riferirmi a un altro eloquente motto inciso nelle aule del vostro rinnovato Palazzo Pubblico: "Honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere". Onestà, rispetto, giustizia: ecco i pilastri della libertà.

321 3. "Aedificator Ecclesiae": è questo un altro titolo con cui viene indicato San Marino (cfr Vita Sancti Marini, nn. 83 e 113). Quando giunse nella vostra Terra, egli trovò il Titano come un "deserto"; lo lasciò, alla sua morte, "sbocciato e fiorito" (cfr Is 35,1), quale Chiesa del Signore.

San Marino diede un iniziale ordinamento normativo alla piccola comunità del Titano. Il suo profilo di "Fondatore della Repubblica" è molto caro ai sammarinesi, che vedono in lui il simbolo della propria storia e della propria nazione. Ma per capire a fondo i lineamenti spirituali del Fondatore, quale organizzatore di vita sociale della ristretta popolazione di cui vide "la necessità e l'afflizione" (Vita Sancti Marini, n. 28), bisogna risalire alla globalità della missione che egli venne a compiere sul Titano: quella di "edificare per il Re del cielo un'altra città celeste costruita di pietre viventi" (ibid., n. 36). Dalle popolazioni stanziate nella regione egli seppe trarre una comunità ecclesiale "edificata sul fondamento degli apostoli" (ibid., n. 83).

La presenza della Chiesa non è senza effetti positivi per la vita stessa della Repubblica. Lo sapeva bene il Fondatore, il quale orientò la propria opera di civilizzatore e di evangelizzatore in tale prospettiva. Opportunamente si tende oggi a ben distinguere la realtà "laica", "indipendente" e, nella propria sfera, "autonoma" della "città terrena", dalla realtà della Chiesa, pur essa autonoma nella propria sfera, che anticipa sui sentieri della storia la "città celeste".

Quando si dice che San Marino partì dal progetto di Chiesa per imprimere al popolo del Titano un volto civico oltre che ecclesiale, non si vuol affermare, di certo, che la competenza spirituale dell'evangelizzatore ingloba e subordina quella dell'ordinatore della vita sociale e civica. Si vuol precisare, invece, che San Marino non ritenne compiuto il suo progetto di civilizzazione fino a che i componenti del suo popolo non divennero una comunità cristiana vivente e ben strutturata.

Aveva presenti le parole di Gesù: "Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32); e sapeva, contemporaneamente, che solo nella Chiesa "si ha il carisma sicuro della verità" (Sant'Ireneo, Ad haer, IV, XXVI, 2), perché Cristo l'ha costituita "colonna e sostegno della verità" (cfr 1Tm 3,15). Solo grazie al "lievito", che è il Vangelo annunziato dalla Chiesa , la "pasta" della nazione può mantenersi nella verità e nella libertà trasmesse dal Fondatore.

4. Rivestito del ministero diaconale, San Marino operò intensamente per la diffusione del Vangelo, avendone ricevuto il mandato dal Vescovo Gaudenzo. Visse in comunione di fede e di missione con San Leone, al quale era stato affidato l'ufficio pastorale (cfr Vita Sancti Marini, nn. 98-99). Irrobustì con la parola di Dio il popolo (cfr ibid., n. 99); santificò il luogo della sua dimora con le virtù tipiche degli uomini di Dio: la carità, l'umiltà, la castità, la preghiera, la lotta contro il Maligno, la penitenza (cfr ibid, nn. 36 e 38).

Se pertanto la Repubblica sente di poggiare sulla sapienza e sulla genuinità dell'umanesimo del proprio Fondatore San Marino, parimenti la Chiesa, che prende nome anch'essa da lui e da San Leone, avverte che le "colonne del suo basamento" sono i medesimi "santi uomini venuti in questa terra per divina disposizione, quasi inviati del cielo" (ibid., nn. 98 e 100). "L'essere Chiesa", dunque, e avere avuto recentemente la ratifica pontificia di poter "permanere Chiesa" (cfr Decreto della Sacra Congregazione per i Vescovi, 25 febbraio 1977) deve essere considerato un dono incommensurabile da parte dei "figli di San Marino e San Leone".

Possa codesta gloriosa Repubblica avere sempre piena consapevolezza della fortuna che costituisce per i suoi abitanti la presenza sul territorio di una Chiesa particolare raccolta attorno ad un Successore degli Apostoli. E' come se Iddio garantisse che i suoi occhi sono aperti giorno e notte sul popolo che la abita. Chiare sono le parole di Gesù: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). E' un dono da non sottovalutare. Quando, in vari modi, si rende difficile la vita alla Chiesa, la società viene a privarsi d'una valida alleata per promuovere una cultura attenta all'uomo e al bene comune. La Chiesa non vanta privilegi, chiede soltanto quell'appoggio giuridico e morale che le è necessario per lo svolgimento della sua missione.

5. Conosco l'impegno di ogni componente di codesta Chiesa particolare, a cominciare dal clero e dai religiosi, nel promuovere la vita cristiana nei suoi vari aspetti. Anche a San Marino, come altrove, non mancano purtroppo difficoltà e ostacoli. Penso a quanti vivono come se Dio non esistesse; all'incoerenza di taluni cristiani che non riescono a coniugare la fede con i problemi della vita; alla crisi di non poche famiglie a causa della labilità del matrimonio contratto e della fragilità psicologica e spirituale della coppia; alla scarsità delle vocazioni sacerdotali e religiose, insieme al progressivo invecchiamento dei sacerdoti, che si sentono impari alla situazione; alla fatica nell'ottenere continuità formativa e apostolica nei giovani, che pure si aprono alla vita cristiana.

E che dire del distacco progressivo della vita sociale, civile, politica dai criteri della fede, con una inquietante "paganizzazione" di centri e borgate del Territorio? Non c'è dubbio che, umanamente parlando, si ha la sensazione di un graduale spegnersi dell'entusiasmo religioso nella società, pur imbevuta di valori evangelici. Come gli Ebrei provarono la durezza del loro "deserto" avendo disatteso le indicazioni di Mosè (cfr Nb 16,13), spesso i cristiani di oggi si trovano a dover condividere il lamento di Noemi: "Ero partita piena e il Signore mi fa tornare vuota" (Rt 1,21).

Diocesi di San Marino-Montefeltro non ti scoraggiare! Anche a Te dico: "Duc in altum!". Riprendi ciò che i Santi Marino e Leone hanno collaudato quanto a metodo spirituale e pastorale. Essi furono "unanimes" (cfr Vita Sancti Marini, n. 98) "nell'amore di un'unica volontà" (ibid., n. 10): sii tu pure un cuore solo e un'anima sola e, come Marino, "brucia del fuoco della carità" (ibid., n. 35).

322 Furono "predicantes et roborantes verbum Dei in populo" (ibid.), cioè predicatori e fortificatori: siate anche voi, sacerdoti, seminatori della Parola "come esperti agricoltori che irrigano la messe con la rugiada della grazia" (ibid., n. 39), pascendo le pecorelle "nei prati delle divine scritture" (ibid., n. 17).

Furono operosi nel bene, al punto da "da non lasciare un giorno senza impegno" (ibid., n. 18): siate anche voi "non pigri nello zelo, ma ferventi nello Spirito, forti nella tribolazione" (cfr
Rm 12,11).

Furono rigorosi e inflessibili contro il male e il Maligno, "vigilando nella preghiera e nella penitenza" (ibid., nn. 77 e 65): siate anche voi sobri e vigilate per combattere colui che è all'opera per straziare voi e la vostra Chiesa (cfr 1P 5,8 Ep 6,12-13).

Furono apostoli "infiammati" (cfr ibid., n. 38) al punto che "tota ipsa Urbs - tutta la Città" si convertì e credette (cfr ibid., nn. 38 e 96): anche voi, ripieni di amore di Dio, non dubitate di iniziare con forza una nuova evangelizzazione. Dio sarà con voi.

6. Amata Diocesi di San Marino e San Leone! Sotto la guida del tuo Pastore, irrobustisci e riproponi con slancio la fede, la purezza e il coraggio dei tuoi grandi Patroni. Iddio benedirà questo impegno con una promettente messe di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Resta "unita" attorno al Vescovo, grazie alla fedele comunione dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, dei diaconi e dei laici di ogni parrocchia e aggregazione apostolica.

Invio uno speciale pensiero alla Città di San Leo e alla Città di Pennabilli, accomunate dalla vocazione di essere Sedi dell'Unica Cattedrale costituita simultaneamente dallo splendido tempio millenario sorto sul venerato sarcofago di San Leone, sul Monte Feretro, e dal gradevole Duomo rinascimentale, costruito alle pendici marecchiesi di Monte Carpegna, per lo zelo del non dimenticato Vescovo Mons. Giovanni Francesco Sormani, ed ora rinnovato con tanto amore in occasione del Grande Giubileo da Lei, venerato Fratello, che ho mandato a reggere codesta diletta porzione del Popolo di Dio.

Con questi sentimenti Invoco su di Lei, sul clero, sui religiosi e sui fedeli dell'intero Territorio sammarinese-feretrano la protezione della Madre di Dio, venerata costì come Madonna delle Grazie, della Misericordia, della Consolazione.

Ed ora, ponendomi io pure sotto la protezione della Madre di Dio e dei Santi Marino e Leone, con grande affetto a tutti invio una speciale Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 29 Agosto 2001


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