GP2 Discorsi 2001 64


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DI PANAMA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 3 marzo 2001


Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Con piacere vi ricevo oggi, Pastori della Chiesa di Dio che peregrina a Panamá, venuti a Roma per la visita ad Limina. In questi giorni avete avuto l'opportunità di rinnovare la vostra fede, presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, di esprimere la piena comunione con il Vescovo di Roma, al quale vi uniscono vincoli di unità, di amore e di pace (cfr Lumen gentium LG 22) e di ravvivare la sollecitudine pastorale per tutte le Chiese (cfr Christus Dominus CD 6). Parimenti, i contatti con i diversi Dicasteri della Curia Romana saranno serviti a ricevere il loro sostegno e il loro orientamento nella missione che vi è stata affidata.

Ringrazio di cuore Monsignor José Luis Lacunza Maestrojuan, Vescovo di David e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti, esprimendo i vostri sentimenti di affetto e gli aneliti e le inquietudini che vi animano nell'esercizio del vostro ministero. Come Pastore di tutta la Chiesa, incoraggio la sollecitudine che mostrate per il popolo panamense, al quale vi chiedo di trasmettere l'affettuoso saluto del Papa, che non dimentica l'intensa e memorabile giornata vissuta a Panamá il 5 marzo 1983.

2. Negli ultimi anni il Signore, che ha promesso la sua presenza fino alla fine dei tempi (cfr Mt 28,20), ha regalato alla sua Chiesa una singolare esperienza dei suoi doni. L'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'America e l'Esortazione Apostolica Ecclesia in America hanno mostrato il nuovo contesto dell'Evangelizzazione, sempre meno limitato da divisioni e barriere che sembravano insormontabili, per promuovere un senso più ampio e universale della comunione (cfr Ecclesia in America, n. 5).

Al contempo, la celebrazione del Grande Giubileo è stata non solo un'esperienza ecclesiale straordinariamente ricca di per sé, ma anche un forte appello a tutte le comunità ecclesiali affinché fossero aperte a ciò che Dio si aspetta da loro all'inizio di questo nuovo secolo e di questo nuovo millennio. Come ho detto nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, "bisogna ora far tesoro della grazia ricevuta, traducendola in fervore di propositi e concrete linee operative" (n. 3). Vi invito quindi a farlo anche in ognuna delle vostre Diocesi (cfr Ibidem, n. 29).

65 3. Fra i diversi compiti che vi corrispondono come Pastori delle Chiese particolari a Panamá, sapete bene che la priorità nella vostra missione di capi e guide della porzione del Popolo di Dio che vi è stata affidata corrisponde alla proclamazione stessa del Vangelo. In effetti, Gesù Cristo è "la risposta definitiva alla domanda sul senso della vita, agli interrogativi fondamentali che assillano anche oggi tanti uomini e donne del Continente americano" (Ecclesia in America, n. 10). Gesù stesso lo ha fatto capire quando ha inviato i suoi discepoli ammonendoli a non portare nulla per il cammino nella loro missione di annunciare che il Regno di Dio è vicino (cfr Mt 10,7-14). In tal modo ha indicato che l'apostolo deve riporre tutta la sua fiducia nel Signore e nel messaggio di salvezza del quale è foriero, vivendo di Lui e per Lui, senza che altri sostegni, interessi o criteri umani s'intromettano nel suo compito.

In tal senso è importante che ogni Vescovo infonda questo stesso spirito nei suoi collaboratori, e soprattutto nei sacerdoti. Ciò esige indubbiamente che stia loro vicino, che s'interessi alle loro necessità spirituali e materiali e alle condizioni, non sempre facili, nelle quali esercitano il loro ministero. In tal modo si rafforzerà in essi l'imprescindibile vincolo di comunione con il loro Vescovo, dal quale si aspettano di ricevere l'incoraggiamento necessario per vivere e svolgere generosamente la loro opera sacerdotale.

Ciò contribuirà anche in modo decisivo a un'altra delle priorità delle vostre Diocesi, quale è la promozione delle vocazioni, il che esige un serio impegno da parte di tutti. In questo campo le diverse iniziative devono essere sostenute soprattutto dalla testimonianza dei sacerdoti e delle persone consacrate, nei quali si deve vedere una dedizione incondizionata alla causa del Vangelo.

La loro stessa vita, "la loro concordia fraterna e il loro zelo per l'evangelizzazione del mondo sono il primo e il più persuasivo fattore di fecondità vocazionale" (Pastores dabo vobis PDV 41).

4. Conosco la preoccupazione per alcuni aspetti del vostro popolo che sembrano ostacolare il radicamento del Vangelo nel suo cuore. Molte sono le differenze da una regione all'altra, a volte con marcata identità etnica e culturale, rapidissimi sono alcuni cambiamenti sociali che sconcertano molte persone, soprattutto i giovani, e troppo diffusa è la tentazione di una vita triviale, di un consumismo egoistico, di una sessualità irresponsabile o persino di un facile ricorso alla violenza.

Di fronte a tutto ciò, lungi dal cedere a qualsiasi tentazione di scoraggiamento, non deve mancare un atteggiamento di avvicinamento e una parola per i giovani, che li interpelli direttamente e senza sotterfugi, li riscatti da una vita superficiale o priva di senso, risvegli in essi il brio della responsabilità e li difenda dall'assedio di un mondo pieno di provocazioni ingannevoli. Di molti giovani di oggi si può dire con Sant'Agostino: "Chi non aspira alla verità e alla vita? Non tutti però trovano il cammino" (Sermone 142, 1).

Molteplici sono i canali attraverso i quali il messaggio di Cristo può giungere a essi. L'importante è che sia autentico e trasparente, che si radichi profondamente nel loro essere mediante una catechesi costante e sistematica, colmi di gioia il cuore e si celebri nella liturgia, si condivida nella comunità e si scopra sempre più nell'intimità di ciascuno attraverso la preghiera (cfr Tertio Millennio ineunte, n. 33).

5. Nella mia visita pastorale a Panamá ho avuto l'opportunità di parlare del senso cristiano della famiglia, la quale non è solo la cellula primaria della società ma è anche il luogo privilegiato in cui si vive e si trasmette la fede. Deve pertanto avere un posto preminente nei progetti di evangelizzazione, per rispondere al progetto di Dio sul matrimonio e affinché i focolari domestici stessi siano canali di irradiazione dei valori evangelici. In quell'occasione ho fatto notare che "il matrimonio è una storia di mutuo amore, un cammino di maturità umana e cristiana. Solo nel progressivo manifestarsi delle persone si può consolidare un rapporto di amore che coinvolge la totalità della vita degli sposi" (Omelia durante la Messa per le famiglie, Panamá, 5 marzo 1983, n. 4).

Questo alto concetto del matrimonio e della famiglia continua a essere una sfida per la Chiesa del terzo millennio che, anche nel vostro Paese, constata l'esistenza di certi atteggiamenti che ostacolano alla radice la piena realizzazione di un progetto familiare basato sul disegno divino. Mi riferisco soprattutto alla poca stima per la dignità della donna e al frequente abbandono dei doveri coniugali e familiari. In effetti, è triste osservare come a volte "la donna è ancora oggetto di discriminazioni" (Ecclesia in America, n. 45). Perciò la pastorale familiare si deve preoccupare di sopperire a queste carenze mediante una necessaria e adeguata preparazione al matrimonio, un'attenzione costante alla vita dei focolari domestici, facendo anche appello alla responsabilità delle istanze pubbliche per ciò che riguarda i programmi educativi e l'inserimento dei giovani nella società.

6. D'altro canto, la celebrazione del Grande Giubileo ha fatto sentire la necessità che lo sguardo della Chiesa resti "più che mai fisso sul volto del Signore" (Novo Millennio ineunte NM 16). Inoltre, coloro che hanno ricevuto la missione di guidare il popolo di Dio, ricevono da Cristo l'esempio e le indicazioni migliori per un'attuazione pastorale abnegata e generosa fino al sacrificio di sé (cfr Jn 10,11 Lumen gentium LG 27). Le circostanze attuali, che inducono sempre più alla dispersione e all'allontanamento, rendono particolarmente urgente una figura di Pastore che non solo si occupi dei fedeli assidui ma che vada anche instancabilmente alla ricerca di quelli disorientati e di quelli che si sono allontanati (cfr Lumen gentium LG 28).

L'immagine evangelica di porre sulle spalle la pecora smarrita (cfr Lc 15,4-5), suggerisce la situazione, sempre più frequente, di tanti cristiani che, pur desiderando di rimanere saldi nella fede, o di tornare ad essa in seno alla Chiesa, sentono di non avere la forza di riprendere da soli il cammino. Nasce così il bisogno di una particolare attenzione per il debole e per colui che, nonostante la sua buona volontà, ha difficoltà a vivere con totale coerenza il suo impegno battesimale, affinché la fiamma vacillante della sua fede non si spenga, bensì si ravvivi fino a raggiungere il suo massimo fulgore.

66 7. A Panamá la Chiesa e i suoi Pastori hanno una grande tradizione di assistenza ai bisognosi, di difesa delle minoranze etniche, di promozione umana e dell'educazione. Desidero incoraggiarvi non solo a proseguire lungo questo cammino, ma anche a promuovere con "ancora maggiore inventiva... una nuova "fantasia della carità"" (Novo Millennio ineunte NM 50), per far fronte alla vastità di alcuni fenomeni di emarginazione sociale e culturale, come pure alle nuove forme di povertà, sia materiale sia spirituale, che si profilano all'inizio del nuovo millennio.

In tal senso è importante mantenere la voce profetica di fronte al perpetuarsi di situazioni di discriminazione, anche quando queste non sembrano provocare instabilità sociale. Tuttavia la fantasia della carità si deve orientare soprattutto verso la ricerca di metodi e di attività da parte di tutti e di ciascuno nella costruzione del proprio avvenire e in quello della comunità locale e nazionale. La Chiesa, che si sforza di promuovere il bene integrale di ogni persona, e quindi della sua dimensione sociale e comunitaria, non si accontenta del conseguimento di un mero benessere o di una vita confortevole. Essa deve sforzarsi di promuovere l'autentica dignità della persona, che implica, da un lato il rispetto dei diritti umani fondamentali, e dall'altro il suo senso di responsabilità, solidarietà e cooperazione per costruire un mondo migliore per tutti.

Questa è una missione specifica dei fedeli laici, ai quali bisogna prestare un'attenzione pastorale privilegiata, affinché abbiano una salda formazione cristiana e una grande forza d'animo nel loro compito sociale. In tal modo sapranno permeare con i valori evangelici il mondo della cultura, della scienza e della politica. Inoltre con la speranza incrollabile che proviene dalla fede e con il loro esempio di vita, sproneranno altre persone nel loro impegno a superare quelle situazioni che generano quel degrado materiale e morale, che rende particolarmente vulnerabili le donne, i bambini e alcuni gruppi sociali, generando criminalità e violenza.

8. Al termine di questo incontro, desidero unirmi di cuore a tutti voi nelle speranze che vi accomunano e vi aiutano a lavorare sempre più come fratelli, rafforzando la comunione ecclesiale alla quale ho invitato nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte (cfr nn. 44-45). L'immagine che il vostro Paese ha nel mondo, come luogo cruciale di passaggio e di comunicazione, è un invito affinché le sue comunità ecclesiali siano un modello nella loro capacità di unire gli sforzi, di dialogare con tutti e di creare indistruttibili vincoli di unità, rispettando allo stesso tempo la diversità di ogni cultura.

Mentre chiedo alla Vergine Maria di accompagnarvi nel vostro ministero pastorale e di proteggere gli amati figli e figlie panamensi, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE

DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA


Sabato, 3 marzo 2001

1. E' sempre con vivo piacere che vi incontro, illustri membri della Pontificia Accademia per la Vita. Quest'oggi il motivo che me ne offre l'occasione è l'annuale vostra Assemblea Generale, che vi ha visti convenire a Roma da diversi Paesi. Il mio più cordiale saluto va a ciascuno di voi, benemeriti amici che formate la famiglia di quest'Accademia a me molto cara. Un particolare e deferente pensiero rivolgo al vostro Presidente, il Professor Juan de Dios Vial Correa, che ringrazio per le amabili parole con cui ha interpretato i vostri sentimenti. Estendo il mio saluto al Vice-Presidente Mons. Elio Sgreccia, ai componenti del Consiglio Direttivo, ai collaboratori e benefattori.


2. Avete scelto come tema per la vostra riflessione assembleare un argomento di grande interesse: "La cultura della vita: fondamenti e dimensioni". Già nella stessa sua formulazione il tema manifesta il proposito di portare l'attenzione sull'aspetto positivo e costruttivo della difesa della vita umana. In questi giorni vi siete domandati da quali fondamenti occorra partire per promuovere o riattivare una cultura della vita e con quali contenuti proporla ad una società contrassegnata - come ricordavo nell'Enciclica "Evangelium vitae" - da una sempre più diffusa ed allarmante cultura della morte (cfr nn. 7, 17).

Il miglior modo per superare e vincere la pericolosa cultura della morte consiste proprio nel dare solidi fondamenti e luminosi contenuti ad una cultura della vita che ad essa si contrapponga con vigore. Non è sufficiente, anche se necessario e doveroso, limitarsi a esporre e denunciare gli effetti letali della cultura della morte. Occorre piuttosto rigenerare di continuo il tessuto interiore della cultura contemporanea, intesa come mentalità vissuta, come convinzioni e comportamenti, come strutture sociali che la sostengono.

Tanto più preziosa appare questa riflessione, se si tiene conto che dalla cultura non viene influenzata soltanto la condotta individuale, ma anche le scelte legislative e politiche, le quali, a loro volta, veicolano spinte culturali che non di rado ostacolano, purtroppo, l'autentico rinnovamento della società.

La cultura orienta, inoltre, le strategie della ricerca scientifica, che oggi, come non mai, è in grado di offrire mezzi potenti, non sempre impiegati purtroppo per il vero bene dell'uomo. Anzi, talora la ricerca sembra muoversi, in molti campi, addirittura contro l'uomo.

67 3. Opportunamente, pertanto, voi avete voluto precisare i fondamenti e le dimensioni della cultura della vita. In questa prospettiva, avete posto l'accento sui grandi temi della creazione, evidenziando come la vita umana debba essere percepita quale dono di Dio. L'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, è chiamato ad essere suo collaboratore libero e, ad un tempo, responsabile nella «gestione» del creato.

Avete voluto, altresì, ribadire il valore inalienabile della dignità di persona, che connota ogni individuo, dal concepimento alla morte naturale; avete rivisitato il tema della corporeità e del suo significato personalistico; avete portato l'attenzione sulla famiglia come comunità d'amore e di vita. Vi siete soffermati a considerare l'importanza dei mezzi di comunicazione per una capillare diffusione della cultura della vita, e la necessità di impegnarsi nella testimonianza personale a suo favore. Avete inoltre ricordato come vada perseguita, in questo ambito, ogni via che favorisca il dialogo, nella convinzione che la verità piena sull'uomo è a sostegno della vita. Il credente è sorretto, in questo, dall'entusiasmo radicato nella fede. La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza. Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita stanno la verità, il bene, la gioia, il vero progresso. Dalla parte della vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza.

4. Come sempre avviene nel rapporto tra riflessione filosofica e meditazione teologica, anche in questo caso sono di imprescindibile aiuto la parola e l'esempio di Gesù, che ha dato la sua vita per vincere la nostra morte e per associare l'uomo alla sua risurrezione. Cristo è la «resurrezione e la vita» (
Jn 11,25).

Ragionando in quest'ottica, nell'Enciclica "Evangelium vitae" ho scritto: "Il Vangelo della vita non è una semplice riflessione, anche se originale e profonda, sulla vita umana; neppure è soltanto un comandamento destinato a sensibilizzare la coscienza e a provocare significativi cambiamenti nella società; tanto meno è un'illusoria promessa di un futuro migliore. Il Vangelo della vita è una realtà concreta e personale, perché consiste nell'annuncio della persona stessa di Gesù. All'apostolo Tommaso e ad ogni uomo, Gesù si presenta con queste parole: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Jn 14,6)" (n. 29).

Si tratta di una fondamentale verità che la comunità dei credenti, oggi più che mai, è chiamata a difendere e propagare. Il messaggio cristiano sulla vita è "scritto in qualche modo nel cuore stesso di ogni uomo e di ogni donna, risuona in ogni coscienza dal principio, ossia dalla creazione stessa, così che, nonostante i condizionamenti negativi del peccato, può essere conosciuto nei suoi tratti essenziali anche dalla ragione umana" (Evangelium vitae EV 29).

Il concetto di creazione non è soltanto un annuncio splendido della Rivelazione, ma anche una sorta di presentimento profondo dello spirito umano. Ugualmente, la dignità della persona non è nozione derivabile soltanto dall'affermazione biblica secondo cui l'uomo è creato "ad immagine e somiglianza" del Creatore, ma è concetto radicato nel suo essere spirituale, grazie al quale egli si manifesta come essere trascendente rispetto al mondo che lo circonda. La rivendicazione della dignità del corpo come «soggetto», e non semplice «oggetto» materiale, costituisce la logica conseguenza della concezione biblica della persona. Si tratta di una concezione unitaria dell'essere umano, che molte correnti di pensiero, dalla filosofia medioevale fino ai nostri tempi, hanno insegnato.

5. L'impegno per il dialogo tra fede e ragione non può che rafforzare la cultura della vita, congiungendo insieme dignità e sacralità, libertà e responsabilità di ogni persona, quali componenti imprescindibili della sua stessa esistenza. Verrà, altresì, garantita, insieme con la difesa della vita personale, la tutela dell'ambiente, entrambi creati e ordinati da Dio, come è comprovato dalla stessa struttura naturale dell'universo visibile.

Le grandi istanze relative al diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte, l'impegno per la promozione della famiglia secondo il disegno originario di Dio, e l'urgente bisogno, ormai da tutti sentito, di tutelare l'ambiente nel quale viviamo rappresentano per l'etica e per il diritto un terreno di comune interesse. Soprattutto in questo campo, in cui sono coinvolti i diritti fondamentali dell'umana convivenza, vale quanto ho scritto nell'Enciclica Fides et ratio: "La Chiesa permane nella più profonda convinzione che fede e ragione si recano un aiuto scambievole, esercitando l'una per l'altra una funzione sia di vaglio critico e purificatore, sia di stimolo a progredire nella ricerca e nell'approfondimento" (n. 100).

La radicalità delle sfide che oggi vengono poste all'umanità, da una parte, dai progressi della scienza e della tecnologia, dall'altra dai processi di laicizzazione della società, esige uno sforzo appassionato di approfondimento della riflessione sull'uomo e sul suo essere nel mondo e nella storia. E' necessario dar prova di una grande capacità di dialogo, di ascolto e di proposta, in vista della formazione delle coscienze. Solo così si potrà dar vita ad una cultura fondata sulla speranza e aperta al progresso integrale di ogni individuo nei vari Paesi, in modo giusto e solidale. Senza una cultura che mantenga saldo il diritto alla vita e promuova i valori fondamentali di ogni persona, non si può avere una società sana né la garanzia della pace e della giustizia.

6. Prego Dio perché illumini le coscienze e guidi quanti sono coinvolti, a vari livelli, nell'edificazione della società di domani. Sappiano sempre proporsi come obiettivo primario la tutela e la difesa della vita.

A voi, illustri membri della Pontificia Accademia per la Vita, che spendete le vostre energie a servizio di uno scopo tanto nobile ed esigente, esprimo il mio più vivo e grato apprezzamento. Il Signore vi sostenga nel lavoro che state svolgendo e vi aiuti a portare a compimento la missione che vi è affidata. La Vergine Santissima vi conforti con la sua materna protezione.

68 La Chiesa vi è riconoscente per l'alto servizio che rendete alla vita. Quanto a me, desidero accompagnarvi con il mio costante incoraggiamento, avvalorato da una speciale Benedizione.

RECITA DEL SANTO ROSARIO CON GLI UNIVERSITARI ROMANI

PAROLE DEL SANTO PADRE

Sabato, 3 marzo 2001

Saluto con affetto gli universitari di Roma che, come è ormai tradizione, hanno animato questo incontro mariano all'inizio della Quaresima. Saluto anche i rappresentanti del Forum delle Associazioni, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, riuniti a Roma per un convegno di studio.


Carissimi giovani, vi ringrazio per la vostra presenza. Tra poco porterete per le vie di Roma la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, che nella prossima Domenica delle Palme consegnerete ai vostri coetanei di Toronto. Seguite sempre la via del Vangelo e fate si che le vostre comunità universitarie siano "laboratori della fede e della cultura".

A Maria, Sedes Sapientiae, affido i vostri progetti e il vostro impegno missionario nella Chiesa di Roma.

Sono lieto di salutare gli studenti universitari del Canada e i membri del comitato di preparazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Toronto nel mese di luglio del 2002. Grato saluto anche l'Arcivescovo di Toronto, il Cardinale Aloysius Ambrozic.

Cari amici, il viaggio dei giovani lungo i sentieri del mondo ha ora una nuova destinazione: da Roma a Toronto. La prossima Domenica delle Palme i giovani italiani vorranno donarvi la Croce che porterete in pellegrinaggio in tutte le Diocesi del Canada. Nel ricevere questa Croce accetterete l'eredità del Grande Giubileo. Con creatività ed entusiasmo che possiate trovare nuove vie per condurre i giovani del mondo, e in particolare i vostri colleghi universitari, a un rinnovato incontro con Gesù Cristo, l'unico redentore dell'umanità!

Che Maria, sede della sapienza, vi accompagni nei preparativi per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù!

Il mio saluto affettuoso va anche ai sacerdoti anziani che sono qui con voi. La loro preghiera, frutto di una vita totalmente dedicata al Vangelo, è una fonte di forza e di ispirazione per il vostro apostolato.

Saluto con affetto i giovani universitari spagnoli, riuniti presso l'Università di Navarra a Pamplona e il loro Vice Gran Cancelliere, Monsignor Tomás Gutiérrez, i docenti e il personale tecnico-amministrativo.

Cari figli e care figlie, avete con voi l'icona della Sedes Sapientiae, che ho avuto la gioia di consegnare alle Università di tutto il mondo lo scorso mese di settembre. Mentre sta terminando la peregrinatio dell'icona in Spagna, desidero incoraggiarvi a continuare nella ricerca e nell'impegno culturali. Studiate il tema dell'umanesimo, oggetto di riflessione durante il Giubileo delle Università, nei suoi diversi aspetti, in modo che appaia sempre più chiaramente la connessione intrinseca fra la fede in Cristo e la difesa della dignità dell'uomo.

69 Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Con gioia saluto i giovani riuniti nella Cattedrale di San Giorgio in Leopoli, Ucraina, e con loro il neo-Cardinale Marian Jaworski ed il Vescovo Julian Gbur.

Cari giovani, vi ringrazio per la vostra partecipazione. Tra qualche mese verrò a visitare la vostra patria e questa sera abbiamo pregato insieme per l'evento. Quando, tra non molto, giungerà da voi l'icona della "Sedes Sapientiae", pellegrina nelle città universitarie dell'Ucraina, accoglietela con amore ed a Maria affidate tutti i giovani ucraini, perché insieme possiate costruire un futuro di serena prosperità per il vostro Paese.

Met vreugde begroet ik Monseigneur Frans Wiertz, bisschop van Roermond, en met hem ook alle deelnemers aan de mariale gebedswake te Maastricht. Beste studenten uit Nederland, ik groet ieder van jullie.

Deze verbinding met Maastricht roept de weg die de Europese gemeenschap gegaan is, op. Beste jongeren, ga door met jullie getuigenis van het christelijk geloof op de universiteit: dit is een onmisbare opgave om een nieuw christelijk humanisme in Europa te bevorderen.

Maria, Sedes Sapientiae, moge alle Nederlandse en Europese jongeren beschermen op hun gezamenlijke weg naar vrede en authentieke menselijke ontplooiing.

Traduzione del saluto in lingua neerlandese:

Saluto con gioia Mons. Frans Wiertz, Vescovo di Roermond, e con lui tutti i partecipanti alla veglia mariana riuniti a Maastricht. Saluto ognuno di voi, cari giovani universitari olandesi.

Questo collegamento da Maastricht evoca il cammino della comunità europea. Voi, giovani, proseguite nel vostro impegno di testimonianza cristiana nell'università; impegno indispensabile per promuovere un nuovo umanesimo cristiano in Europa.

Maria, Sedes Sapientiae, protegga tutti i giovani olandesi ed europei, incamminati insieme verso traguardi di pace e di autentico sviluppo umano.

Rivolgo un cordiale saluto ai giovani messicani riuniti a Puebla in occasione del congresso di "Gente Nuova" promosso dall'Università di Anahuac di Città del Messico, e accompagnati da Monsignor Antonio López Sánchez, delegato per la Pastorale giovanile a Puebla.

70 Cari giovani, all'inizio del terzo millennio, gettate le reti del Vangelo nel vasto mondo della cultura americana. Sostenete la nuova evangelizzazione con il vostro entusiasmo di giovani credenti. Testimoniate, nell'Università e in ogni luogo, che Cristo è fonte di speranza per l'uomo contemporaneo.

Che Maria, Sedes Sapientiae, vi accompagni sempre!

Concludiamo questo rapido giro in varie località del mondo, dove sono raccolti giovani in preghiera con Maria. Di tutto cuore vi auguro, cari ragazzi e ragazze, di essere sempre generosi nel seguire Gesù, in modo speciale durante questa Quaresima. Il Papa vi accompagna con la Sua preghiera e volentieri vi benedice.

CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DELLA CURIA ROMANA

PAROLE DEL SANTO PADRE

Sabato, 10 marzo 2001

1. Abbiamo concluso gli Esercizi Spirituali con una meditazione sul "Magnificat".Vorrei che questo mio breve intervento si facesse eco del cantico di Maria, esprimendo con le sue parole un sentito grazie al Signore per quanto ci ha donato in questi giorni di silenzio e di raccoglimento.


Ci ha guidati nella contemplazione dei divini misteri la predicazione del caro Arcivescovo di Chicago, il Signor Cardinale Francis Eugene George. A Lei, venerato Fratello, esprimo, anche a nome dei Signori Cardinali e dei Prelati della Curia Romana che hanno partecipato agli Esercizi, il più cordiale ringraziamento. Lo stile personale e sobrio da Lei adottato ha fatto risaltare in tutta la sua efficacia la Parola evangelica. Davvero, Lei ci ha fatto sentire san Luca come compagno di viaggio in questo nostro itinerario quaresimale. All'approfondimento del testo biblico Ella ha unito stimolanti testimonianze tratte dalla sua ricca esperienza di missionario e di Vescovo, che hanno favorito l'applicazione delle riflessioni alla vita. Intorno ai grandi temi della conversione, della libertà e della comunione, Ella ci ha condotti ogni giorno a contemplare Cristo e ad approfondire la fede in Lui, questa fede che è "per tutti i popoli".

2. Frequenti sono stati anche i riferimenti ai Documenti elaborati dopo le recenti Assemblee sinodali continentali. Ciò ha contribuito a conferire al nostro ritiro un clima intensamente apostolico, quanto mai appropriato alla stagione ecclesiale che stiamo vivendo, all'indomani del Grande Giubileo dell'Anno Duemila.

E' una stagione che ho voluto porre sotto il segno della parola di Cristo a Pietro: "Duc in altum", "Prendi il largo" (Lc 5,4). Sappiamo quale fu la risposta di Simone: "Sulla tua parola getterò le reti" (Lc 5,5). "Sulla tua parola": è quanto abbiamo voluto fare in questi giorni. Siamo rimasti in ascolto del Signore per rafforzare, con l'aiuto dello Spirito Santo, la fede, corroborare la speranza, ravvivare la carità. Confidando nell'efficacia della parola di Cristo, la Chiesa getta le reti nel vasto oceano del nuovo millennio da poco iniziato. E' una rete singolare: chi ne è preso viene liberato! La fede in Cristo è, in effetti, libertà che nasce dalla conversione personale e che apre alla comunione con tutti gli uomini.

3. Grazie, Signor Cardinale, per averci guidato in questo cammino. Il Signore La ricompensi da par suo. Per parte nostra, Le assicuriamo che La ricorderemo nelle nostre preghiere, invocando per Lei e per il suo ministero la materna assistenza della Madonna Immacolata, Madre della sua consacrazione missionaria.

Un grazie cordiale rivolgo anche a quanti hanno collaborato per il miglior svolgimento degli Esercizi Spirituali, per quanto attiene sia l'animazione liturgica che il servizio di accoglienza.

Maria ci aiuti tutti a far tesoro dei doni spirituali ricevuti durante questo corso di Esercizi Spirituali e a proseguire con slancio rinnovato l'itinerario quaresimale. Con tali sentimenti, volentieri imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AI FEDELI BRASILIANI

IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE


DELLA CAMPAGNA DELLA FRATERNITÀ 2001




71 Carissimi Fratelli del Brasile,

È con viva soddisfazione che do avvio alla prima Campagna della Fraternità del nuovo millennio, promossa dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile durante la Quaresima di quest'anno, con il motto: "Vita sì, droghe no". Rimane ancora vivo nella memoria l'Anno Giubilare appena terminato; voglia Dio Misericordioso che sia stato fonte copiosa di grazie e di consolazioni per tutti i cristiani, poiché Egli ha inviato suo Figlio sulla terra affinché "tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (cfr
Jn 10,10). Sì, cari fratelli e care sorelle! Che tutti abbiano la vera vita ottenuta attraverso l'amore misericordioso del nostro Salvatore, Gesù Cristo.

La Quaresima vuole essere un appello alla conversione dei cuori, mediante la preghiera e la penitenza, auspicando che nel "combattimento contro lo spirito del male" siamo rafforzati con l'aiuto della temperanza, come si recita nella Colletta del mercoledì delle Ceneri. Oggi la Chiesa in Brasile vuole contribuire alla partecipazione di tutta la società alla prevenzione dell'uso indebito di droghe. Auspico che sia proprio questo spirito cristiano di temperanza, vissuto e testimoniato, il cammino per dare inizio alla nuova vita di unione con Cristo.

Questi sono gli auspici che formulo in particolare per tutti coloro che si sono lasciati avvolgere nelle reti della droga. Molti di quelli che, purtroppo, sono caduti nella rete delle sostanze stupefacenti testimoniano che tale esperienza è stata una fuga da se stessi e dalla realtà. La droga è, spesso, una fuga da se stessi e dalla realtà. La droga è, spesso, frutto del vuoto interiore, rinuncia e perdita di orientamento che conduce, a volte, alla disperazione. Ecco perché la droga non si vince con la droga, ma richiede una vasta azione di prevenzione, affinché la cultura della morte sia sostituita dalla cultura della vita.

È necessario offrire ai giovani e alle famiglie motivi concreti di speranza e aiutarli in modo efficace nelle difficoltà di ogni giorno. La vera alternativa alle numerose sostanze nocive che intorpidiscono la persona umana è stata trovata da molti in seno a una comunità che, al di là delle soluzioni tecniche, ha offerto un itinerario umano e spirituale permettendo di uscire dall'abisso della droga e di risorgere nuovamente alla vita, affinché le persone potessero offrire come protagoniste il loro contribuito all'edificazione di una società libera da ogni tipo di droga. La Chiesa è grata a tutti coloro che prestano questo servizio competente e disinteressato alla vita e alla dignità umana.

Se la fede passa attraverso tutto ciò che viviamo, sarà con l'esempio di una vita semplice e sobria che gli uomini e le donne del Brasile testimonieranno che Cristo è in mezzo a noi. Siate forieri di speranza per le vittime di questo flagello sociale, soprattutto fra i giovani. È quando la famiglia brasiliana è minacciata da questi mali che la speranza in Cristo risorto ci dà la certezza della liberazione e della salvezza.

Chiedo a Dio, mediante l'intercessione di Nossa Senhora Aparecida, di proteggere il Brasile e la sua gente e imparto, in segno del più sincero affetto per la Terra della Santa Croce, la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 gennaio 2001.


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