GP2 Discorsi 2001 104


AGLI STUDENTI DEL CENTRO CULTURALE

INTERNAZIONALE "GIOVANNI XXIII"


Sabato, 7 aprile 2001

Carissimi studenti!


105 1. Benvenuti a questo incontro, da voi tanto desiderato! Vi saluto con affetto e vi ringrazio per questa visita, che mi permette di conoscere meglio le vostre attese e speranze di giovani di diversi Paesi del mondo venuti a Roma per studiare. Saluto Mons. Remigio Musaragno, Direttore del Centro Culturale Internazionale Giovanni XXIII, nel quale egli è attivo da ben quarant'anni. Nel ringraziarlo per le cordiali espressioni che ha voluto indirizzarmi, gli formulo affettuosi auguri perché il giubileo sacerdotale, che ha celebrato recentemente, costituisca un'occasione di rinnovata donazione a Cristo e di sempre più generoso servizio ai fratelli.

Con lui saluto chi si è fatto interprete dei vostri sentimenti e quanti generosamente collaborano alla vita della vostra Comunità. Estendo il mio pensiero a tutti gli studenti delle nazioni meno ricche del mondo e agli organismi ecclesiali che si occupano di loro. Ricordo in particolare, oltre al vostro benemerito Centro, quelli oggi qui rappresentati: l'Ufficio Centrale Studenti Esteri in Italia (UCSEI) di Roma e di Perugia, e il Centro Internazionale "La Pira" di Firenze.

2. Voi siete originari di cinquanta Paesi e trascorrete a Roma un significativo periodo della vostra giovinezza. Si tratta di una preziosa opportunità culturale e formativa, che vi arricchisce di competenze scientifiche e di nuove esperienze umane, consentendovi di prepararvi ad essere protagonisti generosi ed attenti dello sviluppo delle vostre rispettive nazioni. E' sicuramente un singolare privilegio per voi dimorare nella Città Eterna, cuore pulsante della Chiesa cattolica. Qui potete ammirare importanti e prestigiose vestigia dell'antica civiltà romana, nonché testimonianze eloquenti della fede cristiana. Qui vi è dato di aprire lo spirito e il cuore al sapere e ai valori della fraternità, dell'accoglienza e del rispetto delle ricchezze di ogni popolo.

Nel vostro Centro, dove convivono giovani di culture, razze, e nazioni diverse, è possibile realizzare una singolare ed arricchente esperienza di «convivialità» umana e spirituale. La multiforme provenienza dei residenti permette al Centro di essere una scuola di convivenza fraterna, dove diventa attuale e proficuo l'invito al dialogo tra le culture, che nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace dell'anno corrente ho proposto come via privilegiata per la costruzione della civiltà dell'amore e della pace. Il dialogo porta, in effetti, a riconoscere la ricchezza della diversità e dispone gli animi alla reciproca accettazione, nella prospettiva di un'autentica collaborazione, rispondente all'originaria vocazione all'unità dell'intera famiglia umana.

3. Carissimi studenti, vorrei quest'oggi affidare a voi, che un domani, a Dio piacendo, potrete essere protagonisti della storia dei vostri Paesi, il compito di valorizzare al meglio questi anni di formazione per crescere umanamente, culturalmente e spiritualmente. Solo così potrete essere artefici di società nuove, dove ognuno si senta accolto come membro della stessa famiglia, chiamata a vivere nella solidarietà e nella pace.

Perché ciò si realizzi, oltre alla indispensabile preparazione scientifica e professionale, occorre in primo luogo che voi curiate il vostro personale rapporto con Dio. In un mondo dove gli interessi dominanti sembrano essere quelli materiali, vi esorto a cercare "prima il Regno di Dio e la sua giustizia", perché tutto il resto, come assicura lo stesso Gesù, vi sarà dato "in aggiunta" (cfr
Mt 6,33). Inoltre, l'esperienza di fede, in un contesto di multiculturalità, vi aiuterà a non assoggettarvi a facili omologazioni, a modelli culturali ispirati a una concezione secolarizzata e praticamente atea della vita, come pure a forme di radicale individualismo. Vi spingerà piuttosto ad acquisire un rapporto più maturo con i valori della vostra cultura, ad arricchirli nel confronto con altre tradizioni e a verificarli con l'esperienza vissuta dell'incontro con Cristo.

4. Ecco, carissimi giovani, le condizioni che possono rendere il vostro Centro un luogo di speranza, una famiglia all'interno della quale ci si rispetta e ci si ama, una palestra della «civiltà dell'amore». Venendo da molteplici Paesi, potete riflettere insieme sui motivi che, purtroppo, generano in alcuni dei popoli ai quali appartenete divisioni e odi. Insieme vi è possibile maturare nella reciproca conoscenza, ricercando ciò che unisce e superando quegli atavici contrasti che avviliscono talora la dignità dell'uomo. L'esperienza dell'accoglienza, della mutua comprensione e, quando necessario, del perdono costituisce un quotidiano allenamento per prepararvi alle future responsabilità, quando vi sarà domandato di essere costruttori di solidarietà e di pace, sanando le ferite e ricomponendo nelle menti e nei cuori la positiva condizione della fraternità.

5. La vostra Casa è dedicata al mio venerato predecessore, il Beato Giovanni XXIII. Egli fu il Papa del dialogo e della pace, della bontà e dell'amorevolezza verso tutti. Nel corso del suo breve ma intenso pontificato, avviò un «aggiornamento» capace di imprimere alla Chiesa un vasto e significativo rinnovamento. Con il Concilio Ecumenico Vaticano II preparò, poi, la Chiesa alle sfide del terzo millennio. Nei vari incarichi, a cui fu chiamato dalla Provvidenza, conservò la sua fede semplice e un attaccamento costante alle sue radici popolari.

All'intercessione di questo Beato, a voi particolarmente vicino, affido ciascuno di voi Vi aiuti a custodire con fedeltà la vostra identità umana e cristiana, e vi renda pronti ad aprirvi coraggiosamente alle esigenze dei fratelli. Invoco, inoltre, su voi la materna protezione di Maria, Madre del Signore, e di gran cuore vi benedico insieme alle vostre speranze, alle vostre famiglie, alle persone a voi care e ai Paesi da cui provenite.


AI PARTECIPANTI


ALL'INCONTRO INTERNAZIONALE "UNIV 2001"


Lunedì, 9 aprile 2001


Carissimi giovani,

106 1. Siate i benvenuti!Come ormai avviene da diversi anni, siete tornati a Roma per trascorrere insieme la Settimana Santa. Molti di voi si trovano forse per la prima volta in questa stupenda Città, ma per la vostra associazione è diventata quasi una consuetudine questo appuntamento romano, che prevede anche la visita al Successore di Pietro. Grazie per quest'incontro e per il vostro entusiasmo giovanile. Saluto con affetto voi e di vostri Superiori. Saluto e ringrazio, in particolare, coloro che a vostro nome si sono resi interpreti dei comuni sentimenti. A ciascuno auguro di trascorrere questi giorni santi in un clima di profonda spiritualità.

2. Il congresso, che vi ha riuniti, ha per tema "Un volto umano per il mondo globale". Si tratta d'un argomento che vi permette di confrontare esperienze e proposte sulla globalizzazione, un fenomeno destinato a caratterizzare sempre di più nel futuro la società.

Di questo processo voi cogliete gli aspetti positivi, senza però ignorarne i pericoli. Non può essere l'economia a dettare i modelli e i ritmi dello sviluppo e, se è doveroso provvedere alle necessità materiali, mai vanno però soffocati i valori dello spirito. Il vero deve prevalere sull'utile, il bene sul benessere, la libertà sulle mode, la persona sulla struttura. D'altronde, criticare non basta; bisogna andare più in là: occorre essere costruttori. Il cristiano, infatti, non può limitarsi ad analizzare i processi storici in corso, mantenendo un atteggiamento passivo, come se essi eccedessero le sue capacità di intervento, perché guidati da forze cieche ed impersonali. Il credente è persuaso che ogni evento umano sta sotto la provvida mano di Dio, il quale chiede a ciascuno di collaborare con Lui nell'orientare la storia verso un fine degno dell'uomo.

3. In definitiva, la questione di fondo ruota attorno ad una domanda decisiva: come vivo io la fede cristiana? E' per me soltanto un insieme di credenze e di devozioni chiuse nella sfera privata, oppure è anche una forza che chiede di tradursi in scelte che incidono nel mio apporto con gli altri? Un uomo e una donna di fede quanto possono influire sulla società!

Fa parte del realismo cristiano capire che i grandi mutamenti sociali sono frutto di piccole e coraggiose scelte quotidiane. Voi vi domandate spesso: quando questo nostro mondo giungerà a configurarsi appieno al messaggio evangelico? La risposta è semplice: quando tu per primo agirai e penserai stabilmente secondo Cristo, una parte almeno di quel mondo gli sarà, in te, consegnata. Il Beato Josemaría, alla cui spiritualità voi vi ispirate, ha scritto:"Sei, fra i tuoi - anima d'apostolo -, la pietra caduta nel lago. Produci, col tuo esempio e con la tua parola, un primo cerchio... e questo un altro... e un altro, e un altro... Sempre più largo. Capisci adesso la grandezza della tua missione?" (Cammino, 831).

4. Nell'odierna società, che persegue l'ottimizzazione dei percorsi produttivi, si avverte un processo di uniformizzazione, che pone a repentaglio le libertà personali e le stesse culture nazionali. Come reagire? La dottrina sociale della Chiesa contiene i principi di una risposta che rispetta il ruolo degli individui e dei gruppi. Ma per promuovere una cultura globale di quegli assoluti morali che sono i diritti della persona, occorre che ciascun cristiano cominci da se stesso, sforzandosi di riflettere in tutti i propri pensieri e nei propri atti l'immagine di Cristo.

Questo non è certo un programma facile. E'piuttosto un atto di fede impegnativo, perché seguire Cristo significa intraprendere una via che porta al rinnegamento di se stessi per donarsi a Dio ed ai fratelli.

5. Nel Messaggio per la recente Giornata Mondiale della Gioventù, che abbiamo celebrato ieri, Domenica delle Palme, ho scritto che Cristo "è un Messia al di fuori di ogni schema e di ogni clamore, che non si riesce a ‘capire’ con la logica del successo e del potere, usata spesso dal mondo come criterio di verifica dei propri progetti". Ed ho spiegato che mettersi al seguito di un Maestro così comporta il coraggio di un ‘sì’ pieno alla sua chiamata: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua’ (
Lc 9,23). Queste parole esprimono la radicalità di una scelta che non ammette indugi e ripensamenti. E' un'esigenza dura; questa parola suona ancor oggi scandalo e follia (cfr 1Co 1,22-25). Eppure è con essa che ci si deve confrontare.

Cari giovani, vi conceda il Signore di comprendere sempre più la missione a cui Egli vi chiama. Mentre vi auguro una Santa Pasqua, permettete che vi rinnovi l'invito contenuto nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte: "Prendi il largo - Duc in altum!": quest'invito di Gesù a Pietro (cfr Lc 5,4) vi offre la misura della risposta che il Signore si aspetta da voi. Un risposta totale e di completo abbandono nelle sue mani.

Duc in altum, dove il mare è più profondo,dove il mistero dell'amore di Dio dischiude dinanzi a voi spazi meravigliosi, che non basterà un'intera vita per esplorare.

Vi accompagni la Madonna, alla quale chiedo di guidarvi sul sentiero esigente della santità. E' con la santità che si cambia il mondo. Di cuore vi benedico.

VIA CRUCIS


COLOSSEO


107
Venerdì Santo, 13 aprile 2001


PREGHIERA INIZIALE




Nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo.

Primo Venerdì Santo del Terzo Millennio.
È calata la sera.
Alta nel cielo splende la luna.
I fedeli di Roma e innumerevoli pellegrini
si sono riuniti per percorrere con Gesù
il cammino della Croce:
il Colosseo, insigne monumento
dell'Impero Romano,
108 è ora Statio Urbis et Orbis.

Via Crucis,
cammino di solidarietà.
Gesù, il Figlio di Dio, nato da Donna,
è solidale con i suoi fratelli
- umanità sofferente e smarrita -:
nel suo passo, il passo dell'esule
e del deportato,
dell'uomo deluso che vaga incerto,
il passo malfermo del bambino,
del malato, dell'anziano,
109 del condannato che si avvia al patibolo.
Ma Gesù, camminando verso il luogo del Cranio,
trascina l'umanità verso lo splendore della Gloria.

Via Crucis,
cammino discepolare.
Gesù, il solo Maestro, ha detto:
"Se qualcuno vuol venire dietro a me
rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua" (
Mt 16,24).
Mi segua sempre. Mi segua al Calvario.
Presso la Croce, quindi, sono la Madre,
la prima discepola,
110 e il Discepolo amato.
Salendo il Calvario,
Gesù sa di avviarsi verso la cattedra suprema,
per confermare con il dono di Sé
il suo insegnamento:
"Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici" (
Jn 15,13).

Via Crucis,
cammino regale e sacerdotale.
Gesù, consacrato dallo Spirito, è Re e Sacerdote.
Sulla via del Calvario tuttavia
111 non porta alcuna insegna regale,
né indossa alcuna veste sacerdotale.
Eppure sa che inizia il suo Regno.
Nella sola forma a lui possibile:
Egli regna con la forza dell'amore.
Ora inizia il suo Sacerdozio:
Agnello mite e innocente offre se stesso,
vittima di espiazione per il peccato del mondo.

Via Crucis,
cammino di speranza.
Nel tramonto è già la sicurezza dell'alba.
112 Al vespro della vita,
Gesù è certo dell'amore del Padre,
spera contro l'evidenza della disfatta;
è sicuro che dal grembo oscuro della terra
risorgerà quale "stella radiosa del mattino"

(@AP 22,16@).

Gesù sa che, camminando verso la morte,
affretta il passo verso la risurrezione.

Via Crucis,
cammino di pienezza:
di dolore e di amore senza limiti,
di totale abbassamento e di suprema esaltazione;
113 pienezza dello Spirito,
che sgorga dal costato aperto del Salvatore,
qual fiume di vita e di grazia;
pienezza di perdono e di misericordia,
di riconciliazione e di pace.
Ora dell'"alto grido" (
Mc 15,37)
e del silenzio del cosmo,
che piange morto il suo Creatore.
Ora dell'amore obbediente:
"Padre, tutto è compiuto" (cfr Jn 19,30).
Ora del capo chino e dell'operante riposo.
114 E, nel cuore della Madre,
ora della pietà immensa e della trepida attesa.

Dio onnipotente,
fortificami con la tua forza,
consolami con la tua pace,
rischiarami con la bellezza del tuo Volto,
illuminami con la luce
che scaturisce dal tuo increato splendore,
purificami con il profumo
della tua ineffabile santità,
immergimi in te perché io beva all'acqua viva
115 che fluisce da te, Padre Santo,
e dal Figlio tuo e dal tuo coeterno Amore.
O mio Signore, tu sei tutto per me,
tu solo mi basti.
O mio Signore Gesù,
il tuo Sangue basta per il mondo intero.
Tu basti per me
e per l'intera stirpe di Adamo.
O mio Signore Gesù,
fa' che la tua Croce sia sufficiente
per tutta l'umanità.
116 Fa' che sia efficace.
Fa' che sia efficace per me più di tutti,
per evitare che io abbia tutto in abbondanza
senza portar nessun frutto a perfezione.*
Amen.

-------
* J. H. Newman, Meditations on Christian Doctrine 8, 504. 505.



PRIMA STAZIONE

Gesù è condannato a morte

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 22-23. 26


Disse loro Pilato:
"Che farò dunque di Gesù
117 chiamato il Cristo?".
Tutti risposero: "Sia crocifisso!".
Ed egli aggiunse:
"Ma che male ha fatto?".
Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
Allora rilasciò loro Barabba
e, dopo aver fatto flagellare Gesù,
lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
* * *


Il Santo, Giusto e Verace è stato giudicato da peccatori e condannato a morte. Ma essi, mentre lo giudicavano, erano indotti, loro malgrado, ad assolverlo. Giuda, che lo ha tradito, dice: "Ho peccato perché ho tradito sangue innocente". Pilato, che ha emesso la sentenza, proclama: "Sono innocente del sangue di questo giusto", e riversa la colpa sui Giudei. Il Centurione, che lo ha visto crocifisso, esclama: "Veramente quest'uomo era giusto".
* * *


118 Signore, sei sempre giusto quando parli e vinci quando sei giudicato. Tanto più nell'ultimo giorno, allorché gli uomini "volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto". E lui, condannato nella debolezza, giudicherà il mondo con potenza, e persino coloro che saranno condannati riconosceranno di essere stati giudicati con giustizia.
A te, Gesù, giusto Giudice,
l'onore e la gloria nei secoli senza fine.
Amen.

SECONDA STAZIONE

Gesù è caricato della Croce

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 27-31


Allora i soldati del governatore
condussero Gesù nel pretorio
e gli radunarono attorno tutta la coorte.
Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto
e, intrecciata una corona di spine,
119 gliela posero sul capo,
con una canna nella destra;
poi mentre gli si inginocchiavano davanti,
lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".
E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna
e lo percuotevano sul capo.
Dopo averlo schernito,
lo spogliarono del mantello,
gli fecero indossare i suoi vestiti
e lo portarono via per crocifiggerlo.
* * *


120 Gesù sostiene il mondo intero con il suo potere divino, perché è Dio; ma quel peso è meno gravoso di quanto lo sia la Croce, che i nostri peccati hanno preparato per lui. I nostri peccati gli sono costati questa umiliazione. Egli ha dovuto prendere su di sé la nostra natura, apparire fra noi come uomo, e offrire per noi un grande sacrificio. Ha dovuto affrontare una vita di sofferenza e sopportare la passione e infine la morte per noi.
* * *


O Signore Dio onnipotente,
che reggi il peso dell'universo senza stancarti,
e hai preso su di te il carico dei nostri peccati,
benché questo, sì, ti stanchi,
come sostenti i nostri corpi
con la tua provvidenza,
così salva le nostre anime
con il tuo sangue prezioso.
A te, Gesù, sacerdote e vittima,
121 la lode e la gloria nei secoli.
Amen.

TERZA STAZIONE

Gesù cade per la prima volta

Dal libro del profeta Isaia 53, 4-6


Egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
122 per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.
* * *


Alle origini Satana cadde dal cielo; cadde a causa della giusta sentenza del Creatore, contro il quale si era ribellato. Quando gli riuscì di coinvolgere l'uomo nella sua ribellione, e il Creatore venne a salvare la discendenza di Adamo, allora si presentò per Satana la sua breve ora di trionfo, ed egli ne profittò fino in fondo. Quando il Santo si fece uomo e fu in suo potere, Satana, nella sua malvagia volontà di vendetta, decise che, come lui era stato abbattuto dal braccio dell'Onnipotente, così a sua volta gli avrebbe inferto un duro colpo. Per questo Gesù cade così presto a terra.
* * *


O buon Signore, per questa tua prima caduta
solleva dal peccato tutti noi,
che siamo caduti così miseramente sotto il suo potere.
A te, Gesù,
123 caduto sotto il peso della croce,
la nostra lode e il nostro amore nei secoli.
Amen.

QUARTA STAZIONE

Gesù incontra sua Madre

Dal Vangelo secondo Luca 2, 34-35.51


Simeone parlò a Maria, sua madre:
"Egli è qui per la rovina
e la risurrezione di molti in Israele,
segno di contraddizione
perché siano svelati i pensieri di molti cuori.
E anche a te una spada trafiggerà l'anima"...
124 Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
* * *


Non c'è fase della vicenda terrena di Gesù in cui Maria non abbia avuto la sua parte. Alcuni, che si professano servi di Cristo, ritengono che il compito di lei sia finito nel momento in cui ha dato alla luce Gesù. Dopo questo non le sarebbe restato che scomparire ed essere dimenticata. Noi non pensiamo così della madre di Cristo. Ella ha portato Gesù neonato al Tempio; lo ha sollevato sulle sue braccia quando i Magi sono venuti ad adorarlo. È fuggita con lui in Egitto, lo ha accompagnato a Gerusalemme all'età di dodici anni. Con lui è vissuta per trent'anni a Nazareth, e con lui è stata alla festa nuziale di Cana. Anche quando Gesù l'ha lasciata per iniziare la sua predicazione, Maria non lo ha perso di vista. E ora si fa presente a lui mentre percorre faticosamente la Via Santa con la croce sulle spalle.
* * *


Dolce madre,
concedici di pensare anche a te
quando pensiamo a Gesù,
e quando lo preghiamo restaci accanto
con la tua potente intercessione.
A te, santa Maria,
madre intrepida,
125 trafitta dalla spada del dolore,
la nostra lode memore e grata.
Amen.

QUINTA STAZIONE

Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

Dal Vangelo secondo Luca 23, 26-27


Mentre lo conducevano via,
presero un certo Simone di Cirene
che veniva dalla campagna
e gli misero addosso la croce
da portare dietro a Gesù.
Lo seguiva una gran folla di popolo
126 e di donne che si battevano il petto
e facevano lamenti su di lui.
* * *


Gesù avrebbe potuto portare la Croce da solo, se così avesse voluto; ma egli permette a Simone di aiutarlo, per ricordarci che dobbiamo prendere parte alle sue sofferenze e collaborare alla sua opera. Il suo merito è infinito, eppure egli accetta che noi, suo popolo, aggiungiamo il nostro merito al suo. La santità della beata Vergine, il sangue dei Martiri, le preghiere e le penitenze dei Santi, le opere buone di tutti i fedeli, prendono parte a quell'opera che, tuttavia, anche senza questi contributi umani sarebbe perfetta. Egli ci salva con il suo sangue; ma ci salva anche attraverso di noi e con noi.
* * *


Amato Signore,
insegnaci a soffrire con te;
fa' che soffrire per amor tuo
sia dolce per noi,
e santifica con i tuoi meriti
ogni nostro patimento.
127 A te, Gesù, forza e sostegno dell'universo,
ogni onore e gloria nei secoli senza fine.
Amen.

SESTA STAZIONE

La Veronica asciuga il volto di Gesù

Dal libro del profeta Isaia 53, 2-3


Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia.
* * *


128 Gesù ha permesso ad una donna pietosa di conservare impressi su un lino i lineamenti del suo sacro volto, perché restassero per le età future. Questo ha voluto per ricordare a tutti noi che la sua immagine deve rimanere sempre impressa nei nostri cuori. Chiunque noi siamo, in qualsiasi regione della terra o epoca della storia noi viviamo, Gesù deve sempre dimorare nel nostro cuore. Possiamo avere opinioni diverse l'uno dall'altro su molte cose, ma su questo dobbiamo tutti convenire, se siamo suoi discepoli fedeli. Dobbiamo portare con noi il lino della Veronica; dobbiamo sempre meditare la morte e risurrezione di Cristo e sempre imitare, nella misura che ci è dato, la sua divina perfezione.
* * *


O Signore,
fa' che il nostro volto
sia sempre gradito ai tuoi occhi,
non imbrattato dal peccato,
ma lavato e reso luminoso dal tuo sangue prezioso.
A te, Gesù, splendore della gloria del Padre,
il nostro amore fedele e grato.
Amen.

SETTIMA STAZIONE

Gesù cade per la seconda volta

129
Dal libro delle Lamentazioni 3, 1-2.9.16


Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
Egli mi ha guidato,
mi ha fatto camminare nelle tenebre
e non nella luce...
Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri...
Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
* * *


130 Satana conobbe una seconda caduta, quando nostro Signore venne sulla terra. Già da lungo tempo egli aveva usurpato il dominio del mondo intero e se ne considerava il re. Egli osò allora prendere sulle sue braccia il santo Salvatore e mostrargli tutti i regni, e empiamente promettergli di darli a lui, suo Creatore, se lo avesse adorato. Gesù rispose: "Vattene, Satana!", e Satana precipitò giù dall'alto del monte. Gesù rese testimonianza di questo quando disse: "Ho visto Satana cadere dal cielo come folgore". Il Malvagio si ricordò di questa seconda sconfitta, e gettò a terra per una seconda volta, ora che lo aveva in suo potere, l'innocente Signore.
* * *


Amato Signore,
insegnaci a soffrire con te
e a non temere i colpi di Satana,
quando sono conseguenza
della resistenza che gli opponiamo.
A te, Gesù, sostegno della nostra debolezza,
la lode pura e il canto amico.
Amen.

OTTAVA STAZIONE

Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di lui

131
Dal Vangelo secondo Luca 23, 28-31


Gesù, voltandosi verso le donne, disse:
"Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me,
ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
Ecco, verranno giorni nei quali si dirà:
Beate le sterili e i grembi che non hanno generato
e le mammelle che non hanno allattato.
Allora cominceranno a dire ai monti:
Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci!
Perché se trattano così il legno verde,
che avverrà del legno secco?".
* * *


132 Da quando l'antica profezia aveva annunciato che il Salvatore sarebbe nato da una donna della stirpe di Abramo, tutte le ragazze ebree avevano desiderato tale maternità. Ma ora che egli finalmente è giunto, quanto diversa, stando al Vangelo, appare la realtà da ciò che esse hanno atteso! Egli dice alle donne: "Ecco verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato".
* * *


Signore,
noi non sappiamo ciò che è bene per noi
e ciò che è male.
Non possiamo prevedere il futuro;
non sappiamo, quando verrai a visitarci,
in quale forma verrai.
E perciò noi affidiamo tutto a te.
Agisci con noi e in noi secondo il tuo beneplacito.
Fa' che il nostro sguardo sia rivolto sempre a te,
133 e a noi tu guarda sempre;
donaci la grazia della tua Croce e Passione amara,
e consolaci nella maniera che tu sai
e nell'ora che tu vuoi.
A te, Gesù, nato dalla Vergine Figlia di Sion,
il nostro grazie commosso e umile.
Amen.

NONA STAZIONE

Gesù cade per la terza volta

Dal libro delle Lamentazioni 3, 27-32


È bene per l'uomo portare il giogo
fin dalla giovinezza.
134 Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
Poiché il Signore non rigetta mai...
Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
* * *


Satana subirà una terza e ultima caduta alla fine del mondo, quando verrà per sempre rinchiuso nella prigione di fuoco. Egli sa che questa sarà la sua fine; non ha speranza alcuna, ma solo disperazione. Sa che nessuna delle sofferenze che ora può infliggere al Salvatore degli uomini potrà sottrarlo all'inevitabile condanna. Tuttavia, nella sua orrida rabbia e nel suo odio, egli è determinato a oltraggiare e a torturare finché potrà il Re dei re, il cui regno è eterno. Perciò, per una terza volta, lo butta ferocemente a terra.
* * *


135 O Gesù, unigenito Figlio di Dio, Verbo incarnato,
noi adoriamo con timore e tremore
e con riconoscenza senza fine
la sconvolgente umiliazione
per la quale tu, che sei l'Altissimo,
hai voluto concederti, anche se per un'ora soltanto,
quale zimbello e preda del Malvagio.
A te, Gesù, forza della nostra debolezza,
l'inno di lode, di benedizione e di gloria.
Amen.

DECIMA STAZIONE

Gesù è spogliato delle vesti

136
Dal Vangelo secondo Matteo 27, 33-36


Giunti a un luogo detto Golgota,
che significa luogo del cranio,
gli diedero da bere vino mescolato con fiele;
ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.
Dopo averlo quindi crocifisso,
si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.
E sedutisi, gli facevano la guardia.
* * *


Gesù ha voluto rinunciare a ogni cosa di questo mondo, prima di lasciarlo: ha così praticato la più assoluta povertà. Quando si è allontanato dalla santa casa di Nazareth per iniziare la predicazione, non aveva dove posare il capo. Viveva del cibo più povero e di quanto gli era dato da quelli che lo amavano e lo servivano. Ha scelto perciò una morte nella quale nemmeno le vesti gli sono state lasciate. Si è separato anche da ciò che, per legge di natura dopo la colpa originale, sembra più necessario e quasi parte dell'essere umano.
* * *


137 Concedi anche a noi, o buon Signore,
di non affannarci per cosa alcuna sulla terra,
di sopportare la perdita di tutto,
e di subire persino vergogna,
riprovazione, disprezzo e scherno,
purché tu non abbia a vergognarti di noi
nell'ultimo giorno.
A te Gesù, vestito di luce come un manto,
onore, e gloria, sapienza nei secoli dei secoli.
Amen.

UNDICESIMA STAZIONE

Gesù è inchiodato sulla Croce

138
Dal Vangelo secondo Marco 15, 25-27


Erano le nove del mattino, quando lo crocifissero:
e l'iscrizione con il motivo della condanna diceva:
il re dei Giudei.
Con lui crocifissero anche due ladroni,
uno alla sua destra e uno alla sinistra.
* * *


Con chiodi acuminati Gesù è trafitto mani e piedi. I suoi occhi sono velati di sangue sotto le palpebre gonfie e le sopracciglia livide per i colpi dei carnefici. La bocca è saziata di aceto e fiele, il capo stretto da una corona di spine pungenti. Il cuore è trapassato da una lancia. Tutti i suoi sensi sono colpiti e crocifissi, al fine di offrire espiazione per ogni genere di umano peccato.
* * *


O Gesù,
mortifica e crocifiggi noi con te.
139 Fa' che mai pecchiamo con le mani o con i piedi,
con gli occhi o con la bocca, con la mente o con il cuore.
Che tutti i nostri sensi siano sacrificio offerto a te;
che ognuna delle nostre membra canti la tua lode.
Fa' che il sacro sangue,
che sgorgò dalle tue cinque piaghe,
ci inondi di tal grazia santificante
che possiamo morire al mondo
e vivere solo per te.
A te, Gesù, inchiodato sulla Croce,
il nostro sguardo per attingere da te grazia e salvezza.
Amen.

DODICESIMA STAZIONE

140
Gesù muore sulla Croce

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 45-47.50


Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio
si fece buio su tutta la terra.
Verso le tre, Gesù gridò a gran voce:
"Elì, Elì, lemà sabactàni?",
che significa:
"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano:
"Costui chiama Elia".
E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
* * *


141 Consummatum est. Tutto è compiuto, tutto è giunto al suo pieno fine. Il mistero dell'amore di Dio per noi è realizzato. Il prezzo è pagato, e noi siamo redenti. L'eterno Padre ha stabilito di non perdonarci senza un prezzo, per mostrarci una speciale benevolenza. Egli si è degnato di renderci preziosi per lui. Si attribuisce valore a ciò che si acquista pagando. Avrebbe potuto salvarci senza alcun prezzo, con un semplice "fiat" del suo volere. Ma per mostrare il suo amore per noi, egli ha fissato un prezzo; e, se mai doveva esserci un prezzo per noi, se mai doveva esserci un riscatto da esigere in espiazione dei nostri peccati, altro non poteva essere se non la morte del Figlio nella nostra natura.
* * *


O mio Dio e Padre,
tu ci hai stimati talmente
da pagare il più alto di tutti i prezzi
per le nostre anime di peccatori.
Non dovremo noi amarti
e sceglierti al di sopra di tutte le cose
come il nostro bene unico e necessario?
A te, Gesù crocifisso, sapienza e potenza di Dio,
ogni onore e gloria nei secoli eterni.
Amen.

GP2 Discorsi 2001 104