GP2 Discorsi 2001 211

211 Ringrazio con affetto il Signor Cardinale Bernardin Gantin, Decano del Sacro Collegio, che ha voluto farsi interprete dei comuni sentimenti. Egli mi ha indirizzato gentili e deferenti espressioni non solo a nome dei presenti, ma anche di quanti, non potendo essere con noi fisicamente, si uniscono con la loro preghiera ai lavori di questi giorni, che rendono ben manifesta la comunione esistente tra il Successore di Pietro e i Padri Cardinali, suoi primi e più stretti collaboratori. La composizione di questa venerata assemblea, che raccoglie Porporati provenienti da ogni parte della terra e appartenenti a svariate culture, ben raffigura l'unità, l'universalità e la missionarietà della Chiesa, proiettata verso nuovi traguardi apostolici.

2. L'incontro, che prende avvio questa mattina, è quanto mai importante e si collega idealmente al Grande Giubileo, la cui eco è ancora viva in tutti noi. Mentre con emozione ripenso alle varie fasi e ai molteplici appuntamenti che insieme abbiamo vissuto nel corso dell'Anno Santo, prego perché lo Spirito del Signore, che ci ha permesso di vivere esperienze ecclesiali straordinarie, continui a guidarci e ci aiuti ora nell'individuare le sfide emergenti nell'attuale passaggio epocale. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che ho voluto firmare proprio durante il solenne rito conclusivo dell'itinerario giubilare, ho sottolineato l'esigenza di ben evidenziare i "tratti programmatici concreti" dell'azione evangelizzatrice della Chiesa, all'alba di un nuovo millennio. Si tratta di porre a fuoco gli obiettivi missionari prioritari e i metodi di lavoro più idonei, nonché di ricercare i mezzi necessari. Occorre dedicarsi ad una adeguata formazione e valorizzazione di tutti gli operatori pastorali, perché vasto e complesso dinanzi a noi è il campo di azione apostolica.

Sappiamo, però, che, se è indispensabile il nostro impegno, tutto dipende dall'azione divina. Per tale ragione, lo sforzo prioritario di ogni credente e della comunità ecclesiale non può non essere quello di tendere alla santità, alla ricerca appassionata di Dio, alla contemplazione amorosa del suo volto.

3. Venerati e cari Fratelli, in questi giorni avremo modo di ascoltare riflessioni e testimonianze; ci confronteremo fraternamente su problemi e sfide pastorali; ricercheremo insieme le linee più confacenti per essere, anche oggi, segno credibile dell'amore di Dio per ogni uomo. Soprattutto resteremo in preghiera, docili allo Spirito Santo e alle sue ispirazioni, avvertendo a noi unito, come avvenne all'inizio del cristianesimo, l'intero popolo di Dio, al cui servizio il Padre celeste costantemente ci invia.

Ci accompagni, come accompagnò gli apostoli nel Cenacolo, Maria, Madre della Chiesa e Stella dell'evangelizzazione. Nelle sue mani materne vorrei particolarmente porre i lavori di questo Concistoro straordinario e gli auspicati frutti spirituali e pastorali che da esso deriveranno per il bene della Chiesa e del mondo intero.




AI CARDINALI AL TERMINE


DEL VI CONCISTORO STRAORDINARIO


Giovedì, 24 maggio 2001


Cari Signori Cardinali!

È giunto il momento di congedarci. Rendiamo grazie al Signore per i giorni di grazia e di profonda comunione ecclesiale che insieme abbiamo vissuto. Questo Concistoro straordinario ha permesso di rafforzare i vincoli di fraternità, di reciproca stima e di proficua intesa, che ci uniscono nel servizio alla Chiesa. Del clima disteso e fraterno, vissuto nel corso dei nostri lavori, è felice espressione anche l'agape fraterna, che va ora concludendosi.

Desidero ringraziare ciascuno di voi per la presenza e per l'apporto significativo offerto generosamente a queste giornate di ascolto e di riflessione comune.

Farete ora ritorno alle vostre sedi. Vi chiedo di recare a quanti il Signore affida alle vostre cure pastorali il mio cordiale saluto, mentre rimaniamo uniti nell'invocazione dello Spirito Santo, i cui doni attendiamo nella prossima Pentecoste per il fecondo esercizio del nostro quotidiano lavoro apostolico.

Un particolare ringraziamento dirigo al carissimo Cardinale Decano Bernardin Gantin per le parole che anche qui ha voluto indirizzarmi a nome di tutti. In esse ho percepito l'affetto con cui il Collegio cardinalizio accompagna il Successore di Pietro e il desiderio ardente di ognuno dei suoi membri di coadiuvarlo nel ministero petrino al servizio della Chiesa universale.

212 Viva gratitudine esprimo, inoltre, a tutti coloro che in diversi modi hanno collaborato per la realizzazione ed il buon svolgimento del Concistoro. Un grazie di cuore anche alle carissime Figlie della Carità e a tutto il Personale della Domus Sanctae Marthae. Ancora una volta abbiamo beneficiato del carisma di Santa Marta, in questa Casa che ne porta il nome.

Come era giusto nell'odierna ricorrenza liturgica, questa accogliente sala ci ha aiutato a rimanere nel clima del Cenacolo. In questo spirito ci lasciamo ora, confidando sempre nel vicendevole ricordo al Signore. Nel prossimo ottobre ci rivedremo con alcuni di voi in occasione del Sinodo dei Vescovi e potremo così sperimentare ancora una volta questa forma molto valida di esercizio della collegialità episcopale.

Maria, che oggi veneriamo sotto il bel titolo di "Aiuto dei cristiani", vi accompagni e sempre vi protegga. Vi sono vicino con la mia preghiera e di cuore vi benedico.




ALLA DELEGAZIONE DELLA EX-REPUBBLICA JUGOSLAVA


DI MACEDONIA IN OCCASIONE


DELLA FESTA DEI SANTI CIRILLO E METODIO


Venerdì 25 maggio 2001




Signore e Signori,

anche quest'anno la visita della vostra Delegazione in occasione della Festa dei santi Cirillo e Metodio mi offre l'opportunità di assicurarvi delle mie preghiere per la pace e per la sicurezza del vostro popolo. La missione dei due santi fratelli, gli Apostoli degli Slavi, ha lasciato tracce indelebili nella vita religiosa e culturale della vostra nazione. Questo pellegrinaggio annuale esprime la vostra crescente consapevolezza della necessità della loro eredità per la vita del vostro Paese e dell'Europa nel suo insieme.

Per grazia di Dio i due fratelli di Salonicco hanno offerto un contributo determinante e sempre valido all'edificazione dell'Europa. Non solo hanno unito nel vincolo della comunione cristiana popoli molto diversi fra loro, ma hanno anche portato unità culturale e civile nelle terre in cui hanno operato. Recentemente le popolazioni dei Balcani hanno sperimentato sofferenza e paura e per questo mi sento obbligato a ricordare l'importanza immediata e pratica dell'insegnamento dei santi Cirillo e Metodio.

"Essere cristiani nel nostro tempo significa essere artefici di comunione nella Chiesa e nella società. A questo fine valgono l'animo aperto ai fratelli, la mutua comprensione, la prontezza nella cooperazione mediante lo scambio generoso dei beni culturali e spirituali" (Slavorum apostoli, n. 27). Di fronte alle tensioni e ai conflitti nella vostra regione, e alla minaccia che essi rappresentano per gli individui e per la società, il cammino tracciato dai santi Cirillo e Metodio resta più che mai valido.

Dai valori evangelici proclamati dai fratelli santi, le autorità e i responsabili del destino della vostra regione possono trarre ispirazione nella ricerca di una pace giusta e diffusa. Che Dio misericordioso benedica voi e il vostro popolo con il suo amore e la sua protezione!




ALLA DELEGAZIONE DELLA BULGARIA


IN OCCASIONE DELLA FESTA DEI SANTI CIRILLO E METODIO


Venerdì, 25 maggio 2001




Signore, Signori,

213 1. Sono lieto di accogliere la vostra delegazione che viene, come ogni anno, per compiere un pellegrinaggio sulla tomba di san Cirillo, nell'antica basilica di san Clemente, ad indicare l'attaccamento del popolo bulgaro alla memoria dei due fratelli, santi apostoli del mondo slavo, e che al contempo viene a rendere visita al Vescovo di Roma. Attraverso di voi saluto cordialmente il caro popolo bulgaro, le Autorità civili del Paese, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa in Bulgaria.

2. Come ho avuto l'opportunità di ripetere durante il mio recente pellegrinaggio giubilare sulle orme di san Paolo, la vita dei santi fratelli Cirillo e Metodio resta un esempio particolarmente eloquente dell'evangelizzazione alla quale tutta la Chiesa è chiamata. Partiti per incontrare i popoli slavi, i due fratelli di Salonicco si sono innanzitutto dedicati alla traduzione della Bibbia, apprendendo la lingua, ma anche i costumi e gli usi, dei popoli che li accoglievano. Creando un nuovo alfabeto, adattato alla lingua slava, hanno apportato un contributo fondamentale alla cultura e alla letteratura dell'insieme delle nazioni slave. Non solo "svolsero la loro missione nel pieno rispetto della cultura già esistente presso i popoli slavi, ma insieme con la religione eminentemente e incessantemente la promossero ed accrebbero" (Slavorum apostoli, n. 26). In un'Europa che ricerca la propria identità e unità, presentano una via esemplare e stimolante affinché il Vangelo, radicato nella cultura dei popoli, la renda feconda e l'alimenti. Si tratta di un contributo specifico allo sviluppo del continente che il vostro gesto sottolinea con forza.

3. Al termine del nostro incontro, vi ringrazio vivamente per la vostra cordiale visita e formulo ferventi voti per tutto il popolo bulgaro. Possa esso continuare il suo cammino verso la realizzazione delle sue legittime aspirazioni alla pace e alla concordia! Affido questi auspici a Dio e, per intercessione dei santi Cirillo e Metodio, invoco su voi e su tutti coloro che rappresentante l'abbondanza delle Benedizioni divine.




ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE FIGLIE DI GESÙ


Sabato, 26 maggio 2001




Care Sorelle,

1. Sono molto lieto di avere questo incontro con voi, che state celebrando il XV Capitolo Generale, nella quale desiderate discernere la volontà di Dio per il vostro Istituto in questo momento della storia, all'inizio di un nuovo millennio.

Saluto con affetto Suor María Pilar Martínez García, rieletta Superiora Generale, le sue Consigliere e le altre dirette collaboratrici, come pure le partecipanti a questo Capitolo. Fate giungere questo saluto anche alle Sorelle che rappresentate, le quali svolgono la loro missione in diversi Paesi dell'Africa, dell'America, dell'Asia e dell'Europa. Esse arricchiscono le Chiese particolari dove vivono con il loro operato pastorale ed educativo, e soprattutto come portatrici del proprio carisma, che è sempre un dono concesso dallo Spirito alla Chiesa.

2. Pochi giorni fa si è compiuto il V anniversario della Beatificazione di Cándida María de Jesús, vostra Fondatrice. Io ho avuto la gioia di elevarla agli onori degli altari insieme con una delle prime Sorelle, la Beata María Antonia Bandrés Elósegui. Madre Cándida seppe percorrere con fedeltà e costanza il cammino della santità e, allo stesso tempo, quasi 130 anni fa, avviò a Salamanca un progetto di vita religiosa affinché altre persone, dedicandosi completamente a Dio e servendo meglio la Chiesa, seguissero i suoi passi. Così avvenne con la beata María Antonia, la cui santità di vita è la conferma di quel progetto originale, poiché "ogni albero buono produce frutti buoni" (Mt 7,17). Spetta a voi recare i frutti di oggi, con una dedizione sempre più radicale alla vostra vocazione e la continua aspirazione ad essere, con la testimonianza di vita, segno della presenza di Cristo e veicolo della chiamata di Dio.

La coincidenza fra questa sentita commemorazione e i lavori del vostro Capitolo Generale è quindi un eloquente invito a riprodurre con forza l'audacia, la creatività e la santità della Fondatrice, come risposta ai segni dei tempi che appaiono nel mondo di oggi (cfr Vita consecrata VC 37). La dedizione totale e incondizionata a Dio continua ad essere un punto di riferimento saldo per ogni programmazione, poiché non si deve dimenticare che "Iddio ci chiede una reale collaborazione alla sua grazia, e dunque ci invita ad investire, nel nostro servizio alla causa del Regno, tutte le nostre risorse di intelligenza e di operatività. Ma guai a dimenticare che "senza Cristo non possiamo far nulla"" (Novo Millennio ineunte, NM 38).

3. Queste considerazioni acquisiscono un significato particolare nella pastorale educativa, uno degli aspetti che più contraddistinguono il vostro carisma e la vostra tradizione, e che è un elemento essenziale della missione della Chiesa (cfr Vita consecrata VC 96). Di fatto, colui che ha percepito interiormente la sublime bellezza di Dio e si sente radicato in Cristo, Via, Verità e Vita, non si accontenterà di trasmettere ai bambini e ai giovani un mero bagaglio di conoscenze, ma susciterà in essi il desiderio di crescere in tutti gli aspetti dell'esistenza umana, e soprattutto promuoverà la passione per "una verità ulteriore che sia in grado di spiegare il senso della vita; è perciò una ricerca che non può trovare esito se non nell'assoluto" (Fides et ratio, n. 33). Di fronte a questo sublime compito, l'educatore non può rimanere estraneo a ciò che insegna. Gesù stesso parla "come mi ha insegnato il Padre" (Jn 8,28) e l'Apostolo annuncia "quello che abbiamo veduto e udito" (1Jn 1,3 cfr Ac 4,20).

Trasmettere con competenza il sapere e la cultura, risvegliare la responsabilità sociale, permeare la coscienza morale dei più alti valori etici e illuminare l'eccelsa vocazione trascendente di ogni essere umano, sono certamente compiti urgenti, soprattutto in un mondo spesso tentato dalla banalità e dal profitto materiale immediato. Oltre a ciò, per le religiose deve essere anche un segno profetico.

214 Pertanto, nella vostra missione, si deve manifestare prima di tutto una speciale sequela di Cristo, dimostrando chiaramente che continuate a coltivare nella storia "quei semi del Regno di Dio che Gesù stesso pose nella sua vita terrena venendo incontro a quanti ricorrevano a lui per tutte le necessità spirituali e materiali" (Novo Millennio ineunte NM 49).

In tal modo si proclama anche la propria speranza in un futuro dell'umanità secondo Dio, senza dar spazio allo sconforto né a oscuri presagi. Al contrario, la religiosa educatrice attesta la sua fede nei "prodigi di grazia che il Signore compie in coloro che Egli ama" (Vita consecrata VC 20) e, con la sua tenace fiducia nelle possibilità di ogni persona umana, è capace di sorprendere il mondo e di far nascere in esso continuamente nuove speranze. Questo è un modo quotidiano di indicare a "tutti i credenti la presenza, già in questo mondo, dei beni celesti" (Lumen gentium LG 44).

4. Al termine di questo incontro, vi invito, in questo campo come pure negli altri campi della vostra attività apostolica, a prestare attenzione alle necessità emergenti nel nostro tempo, dando loro una risposta nata dal cuore di Cristo e dalla missione originale della Chiesa. In effetti, "quanto più si vive di Cristo, tanto meglio Lo si può servire negli altri, spingendosi fino agli avamposti della missione, e assumendo i più grandi rischi" (Vita consecrata VC 76).

Porgo alla Superiora Generale e alle sue collaboratrici i migliori auguri per l'adempimento della responsabilità che è stata affidata loro. L'importanza che, conformemente alla vostra eredità ignaziana, attribuite al discernimento ponderato della volontà di Dio e alla ferma determinazione di seguirla, è una base salda per affrontare senza timore le decisioni, a volte difficili, che sono proprie del vostro servizio di governo.

Per concludere, desidero riporre nelle mani della Vergine Maria i frutti di questo XV Capitolo Generale e il futuro dell'Istituto. In Lei troverete la gioia e la speranza che devono colmare la vostra vita personale e comunitaria, le vostre opere e la vostra missione. Con questi auspici, imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo con piacere a tutte le Figlie di Gesù.




AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL GUATEMALA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Martedì, 29 maggio 2001




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Vi ricevo con piacere, Pastori della Chiesa di Dio in Guatemala, venuti a Roma per la visita Ad limina, durante la quale incontrate il Successore di Pietro, mantenete opportuni contatti con i diversi Dicasteri della Curia Romana, pregate presso le tombe dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, pilastri della Chiesa, per continuare così, rafforzati, la vostra missione di capi e guide del Popolo di Dio che peregrina nel "Paese dell'eterna primavera".

Ringrazio Monsignor Víctor Hugo Martínez Contreras, Arcivescovo di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha rivolto, manifestando la vostra comunione con il Vescovo di Roma e i sentimenti che vi animano nella vostra azione pastorale a favore dell'amato popolo guatemalteco. Dei suoi ricchi valori sono stato testimone in occasione dei miei due viaggi apostolici nel vostro Paese che hanno avuto luogo in circostanze ben diverse. Nel primo la Nazione viveva in uno stato di crudele guerra interna, mentre nel secondo si intravedevano già orizzonti di pace, che ho voluto incoraggiare. Ho sempre provato la soddisfazione di incontrare una Chiesa viva, dinamica, vicina a tutti e seriamente impegnata nell'annuncio di Gesù Cristo e della sua Buona Novella.

2. Come Vescovi avete la missione fondamentale di edificare le vostre comunità sulla roccia che è Cristo (cfr 1Co 10,4), mediante la predicazione della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti e la promozione della carità. Incoraggiati dalle promesse del Signore e dalla forza che ci infonde il suo Spirito, siete chiamati a essere i primi a portare a termine la missione che Egli ha affidato alla sua Chiesa, sebbene a tal fine occorra affrontare e accettare la croce, che nella società contemporanea può manifestarsi in molteplici forme.

Sia individualmente sia collegialmente, per mezzo della Conferenza Episcopale e di altri organismi ecclesiali, partecipate all'analisi dei successi e delle aspettative della società guatemalteca, cercando di interpretarli alla luce del Vangelo per orientare la stessa società, aiutandola a progredire nel campo dei valori morali e, in modo particolare, favorendo la riconciliazione nazionale, tanto necessaria dopo i cruenti anni della guerra civile.

215 Ascoltando ciò che "lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7), sentite anche il dovere di fare un sereno discernimento, aperto e comprensivo, delle diverse circostanze ed eventi, iniziative e progetti, senza tralasciare i gravi problemi e le aspirazioni più profonde della società. Perciò vi incoraggio a proseguire instancabilmente e senza perdervi d'animo nell'ufficio di insegnare e annunciare agli uomini il Vangelo di Cristo (cfr Christus Dominus CD 11), elaborando e mettendo in pratica gli opportuni progetti pastorali (cfr Ecclesia in America, n. 36). Sebbene le vostre responsabilità siano molto grandi, lo Spirito del Signore vi illuminerà e vi darà sempre le forze necessarie.

3. Nel compiere la vostra missione, potete contare, in primo luogo, sull'aiuto dei sacerdoti. La società attuale, tanto diversificata, esige dal sacerdote che sia segno di unità, esercitando il suo ministero in modo umile e con carità pastorale, per condurre i fedeli all'incontro con Gesù Cristo (cfr Ecclesia in America, n. 39). Sapendo come esercitate il vostro ministero, rendo grazie a Dio per lo spirito di fraternità e di sacrificio, per la testimonianza di austerità e di povertà, e per la dedizione generosa al servizio dei fratelli. So che in alcune zone il lavoro pastorale incontra particolari difficoltà e ciò richiede una disponibilità molto grande. Come ho detto nella mia Lettera del Giovedì Santo di quest'anno, si tratta di un "lavoro spesso nascosto, che, pur non salendo alla ribalta delle cronache, fa avanzare il Regno di Dio nelle coscienze" per cui vi rinnovo "la mia ammirazione per questo ministero discreto, tenace, creativo, anche se rigato talora di quelle lacrime dell'anima che solo Dio vede" (n. 3).

Affinché il servizio dei sacerdoti sia sempre più efficace dinanzi alle sfide che il mondo contemporaneo pone alla nuova evangelizzazione, è necessario che abbiate una spiritualità salda, imitiate Cristo, il Buon Pastore, e seguiate una formazione permanente che vi renda sempre più idonei a trasmettere il messaggio evangelico. A tale riguardo, sono lieto della creazione, all'interno del Piano Globale della CEG, della Commissione del Clero e Pastorale sacerdotale, che ha pubblicato il Piano Nazionale di Pastorale sacerdotale 2001-2006. Nell'ambito di questa programmazione, vegliate sulla situazione particolare di ognuno e offrite a tutti l'aiuto di cui hanno bisogno, incoraggiandoli a proseguire con gioia e speranza lungo il cammino della santità sacerdotale. Che a nessuno dei vostri sacerdoti manchino i mezzi necessari per vivere la sua sublime vocazione e il suo ministero!

4. Nelle Relazioni quinquennali sottolineate la stima e la gratitudine per il dono della vita consacrata nelle vostre Chiese particolari. In effetti, in Guatemala vi è una presenza consistente di religiose e religiosi che contribuiscono all'evangelizzazione, sia attraverso una pastorale diretta nelle parrocchie o nelle missioni, sia mediante diverse opere di apostolato educativo o assistenziale.

La Chiesa apprezza nei religiosi e nelle religiose la disponibilità e la capacità di rispondere con prontezza alle sfide insite nella diffusione della Buona Novella, tenendo presente al contempo che la sua stessa vita consacrata è un mezzo privilegiato di evangelizzazione. Vi ricordo quindi la necessità di conservare sempre una "fedeltà creativa" al proprio carisma (cfr Vita consecrata VC 37).

Desidero inoltre sottolineare la responsabilità che hanno i Vescovi di conservare e difendere il ricco patrimonio spirituale di ogni Istituto (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 586,2), corrispondendo "al dono della vita consacrata, che lo Spirito suscita nella Chiesa particolare, accogliendolo generosamente con rendimento di grazie" (Vita consecrata VC 48). Inoltre, dinanzi alla diffusa esigenza di spiritualità, che si può considerare un "segno dei tempi" in questo inizio di millennio (cfr Novo Millennio ineunte NM 33), ci si aspetta dalle persone consacrate, conformemente al loro carisma originario, una testimonianza di vita autenticamente evangelica, il che arricchirà certamente ogni Chiesa particolare, contribuendo a mantenere vivo il senso della presenza di Dio e favorendo in tutti i fedeli "un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera" (Tertio Millennio adveniente, n. 42; Vita consecrata, n. 39).

5. Anche se "la missione salvifica della Chiesa nel mondo è attuata non solo dai ministri in virtù del sacramento dell'ordine ma anche da tutti i fedeli laici" (Christifideles laici CL 23), è indubbio che i ministri ordinati hanno un ruolo fondamentale in tale missione. Desidero pertanto condividere la preoccupazione per la promozione delle vocazioni al sacerdozio e per la formazione dei futuri Pastori del Popolo di Dio.

L'importanza di questo tema esige una riflessione costante e un nuovo e deciso impegno da parte di tutte le comunità cristiane sotto la guida di coloro che "lo Spirito Santo" ha posto "come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio" (Ac 20,28). La pastorale vocazionale deve essere affrontata a partire dalla chiamata che il Signore fa in modo personale alla sequela e al ministero attraverso la fecondità della Chiesa e la profondità della sua vita, alimentata dalla purezza della fede, dalla grazia dei Sacramenti, dallo spirito di conversione e dalla preghiera ardente dei membri del Corpo Mistico di Cristo. Tutti, pertanto, devono partecipare in qualche modo alla pastorale vocazionale, confidando nel fatto che Dio risponderà dando al suo popolo, se lo chiede con perseveranza, i ministri necessari.

È altresì importante tener presente che la pastorale vocazionale trova un ambito privilegiato nella pastorale giovanile, orientata alla formazione dottrinale, spirituale e apostolica dei giovani, sia nelle parrocchie e nelle scuole sia nelle associazioni apostoliche e nei movimenti. È fondamentale in questo campo una formazione integrale e coerente, basata sull'intimità con Cristo, che predisponga quanti vengono eletti a ricevere con gioia la grazia del dono.

La testimonianza di fedeltà dei sacerdoti, nel cui ministero s'integreranno i nuovi ordinati, è a sua volta un fattore importante per la formazione dei seminaristi. Rispondendo con generosità e con un amore indiviso alla loro "vocazione al sacerdozio", i presbiteri saranno un modello di carità pastorale, di preghiera e di sacrificata dedizione per i giovani candidati agli ordini sacri.

6. Vedo con soddisfazione come accompagnate il vostro popolo nella ricerca di una convivenza armoniosa e pacifica, basata sui valori della riconciliazione, della giustizia, della solidarietà e della libertà. Pertanto, quando è necessario, non evitate di denunciare l'ingiustizia e proponete i principi di carattere morale che devono orientare anche l'attuazione nella vita civile.

216 La Chiesa in Guatemala è stata testimone dello spargimento del sangue di molti suoi figli. Oltre allo sforzo legittimo per rivelare la verità su questi crimini esecrabili - fra i quali vi è quello di Monsignor Juan Gerardi Conedera, Vescovo ausiliare di Guatemala, assassinato tre anni fa - è urgente recuperare la loro memoria come "esempi di dedizione senza limiti alla causa del Vangelo" (Ecclesia in America, n. 15). A tale proposito, desidero ricordare quanto ho già detto nella vostra terra, il 6 febbraio 1996, nel Campo di Marte: "Desidero rendere adesso un affettuoso e meritato omaggio alle centinaia di catechisti che, assieme ad alcuni sacerdoti, hanno rischiato la propria vita e l'hanno anche offerta per il Vangelo. Con il loro sangue hanno fecondato per sempre la terra benedetta del Guatemala. Tale fecondità deve tradursi in famiglie unite e profondamente cristiane, in parrocchie e comunità evangelizzatrici, in numerose vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie.

Questi catechisti, imitando il coraggio e la fermezza di Maria, "hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio poiché hanno disprezzato la vita fino a morire" (
Ap 12,11)" (n. 4).

7. D'altro canto, diffondere la dottrina sociale della Chiesa acquisisce una dimensione di "autentica priorità pastorale" (Ecclesia in America, n. 54), sia per affrontare adeguatamente le diverse situazioni con una coscienza retta, illuminata dalla fede, sia per promuovere e orientare l'impegno dei laici nella vita pubblica. In effetti, a poco servirebbero le denunce, la proclamazione teorica dei principi, se questi non fossero fermamente interiorizzati mediante una formazione integrale e sistematica. In tal modo si apre un canale di incidenza reale e concreta dei valori ispirati dal Vangelo sul mondo della cultura, della tecnologia, dell'economia e della politica.

A tale formazione, che deve accompagnare la crescita nella fede di ogni fedele cristiano, si deve aggiungere uno sforzo per evangelizzare anche quanti hanno responsabilità nelle diverse aree dell'amministrazione pubblica. Visto che il Vangelo ha qualcosa da dire pure a loro, è necessario aiutarli a scoprire che il messaggio di Gesù è valido e pertinente anche per la funzione che esercitano (cfr Ecclesia in America, n. 67).

8. Si sa che in Guatemala la diffusione della Parola di Dio è realizzata in gran parte da numerosi catechisti. Ho osservato come nelle relazioni quinquennali lodate l'opera abnegata e sacrificata che svolgono. Li ringrazio di cuore per questo servizio, che fa parte della loro missione in seno alla Chiesa.

Un mezzo particolarmente adeguato affinché i fedeli laici soddisfino le grandi speranze che la Chiesa ripone in essi, nei compiti che corrispondono loro, è quello di un'opportuna organizzazione, che faciliti la formazione, la progressiva incorporazione delle nuove generazioni, l'aiuto reciproco e l'azione apostolica coordinata. Il sorgere di diversi movimenti laicali può essere, a tale riguardo, un fenomeno lusinghiero che merita una particolare attenzione da parte dei Vescovi, ai quali, come dice l'apostolo san Paolo, si chiede: "non spegnete lo spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (1Th 5,19-21). In tal modo, con l'aiuto dei loro Pastori e in perfetta comunione con essi, si forgerà un laicato vigoroso, fermamente impegnato nel cammino della santità personale, nell'edificazione della Chiesa e nella costruzione di una società più giusta.

Sarà inoltre un modo efficace per superare l'ignoranza religiosa e rafforzare la fede, vissuta a volte in modo abitudinario, rendendo così meno vulnerabili i battezzati di fronte al progredire proselitista delle sette e ad altre offerte suppostamente spirituali (cfr Ecclesia in America, n. 73).

9. Al termine di questo incontro, desidero incoraggiarvi a proseguire, con il dinamismo e l'entusiasmo che vi caratterizzano, e con rinnovata speranza, nell'esercizio della missione che il Signore vi ha affidato. Vi chiedo di farvi interpreti del mio affetto e della mia vicinanza spirituale presso i vostri sacerdoti, i religiosi e le religiose, e tutti i fedeli guatemaltechi che vanno gioiosamente incontro al Signore. A tale riguardo ricordo che "le vie sulle quali ciascuno di noi, e ciascuna delle nostre Chiese, cammina, sono tante, ma non v'è distanza tra coloro che sono stretti insieme dall'unica comunione, la comunione che ogni giorno si alimenta alla mensa del Pane eucaristico e della Parola di vita" (Novo Millennio ineunte NM 58).

Che la Vergine Santissima, Madre della Chiesa, vi accompagni nel vostro cammino e vi consoli sempre con la sua tenerezza materna! Che vi sia di sostegno anche la Benedizione Apostolica che volentieri vi imparto e che estendo alle vostre Chiese particolari.


AI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE


DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA ROMANIA


IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE


DELLA BIBBIA DI "BLAJ"


Giovedì, 31 maggio 2001




Signor Cardinale,
217 Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Chiarissimi Professori,
Illustri Signori!

1. "Tu rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (
2Tm 3,14-16).

Con queste parole l'Apostolo Paolo si rivolge al giovane vescovo Timoteo, posto alla guida della Chiesa di Efeso, ricordandogli l'importanza della Sacra Scrittura nell'annuncio della salvezza in Cristo. Fin dalla prima antichità cristiana la Bibbia fu il libro che plasmò non poche culture, e per tradurlo si crearono talvolta gli alfabeti nazionali.

Di ciò era ben consapevole la Chiesa ortodossa nei Principati romeni, quando provvide alle prime traduzioni della Bibbia in lingua nazionale in modo da renderla più accessibile ai fedeli. Nella seconda metà del secolo XVIII venne esaurita la prima edizione completa romena della Sacra Scrittura, conosciuta come "Biblia de la Bucuresti" (1688). Nella lingua nazionale si erano verificate nel frattempo notevoli trasformazioni. Si rese allora necessaria una nuova edizione; lavoro che fu compiuto con competenza e zelo da un grande monaco erudito, Samuil Micu, della "Scoala Ardeleana". L'edizione prese nome dalla città di Blaj, dove essa venne stampata nell'anno 1795 dal vescovo Ioan Bob.

2. Questa nuova traduzione venne adoperata non soltanto dalla Chiesa greco-cattolica della Transilvania, ma anche dalla Chiesa ortodossa, servendo così a tutti i Romeni per la diffusione della fede in Cristo. E così nella Liturgia continuarono a risuonare gli stessi testi, sviluppando ulteriormente il comune linguaggio teologico.

Inoltre, data la grande qualità letteraria dell'opera, essa ebbe un notevole impatto culturale sull'intera Nazione, come successe per esempio in Polonia, grazie alla traduzione della Bibbia fatta per opera del gesuita P. Jakub Wujek.

Considerando l'importanza della "Biblia de la Blaj", che rappresenta un vero monumento di fede e, al tempo stesso, un monumento letterario della lingua romena, ho voluto che una sua edizione preparata da un gruppo di insigni studiosi, sotto il patronato della Metropolia greco-cattolica e delle più alte Autorità culturali della Romania, fosse stampata in Vaticano come dono della Santa Sede.

Con questo ho desiderato anche riconfermare la secolare vicinanza dei Romani Pontefici alla Nazione romena. Porto sempre nel cuore il ricordo del mio viaggio nel vostro Paese e l'affetto che mi è stato allora dimostrato sia dai cattolici che dagli ortodossi. Mi ritorna allo spirito il grido

del popolo durante la celebrazione eucaristica a Parcul Izvor: "Unitate, Unitate!". E' l'anelito spirituale di un popolo che chiede unità e vuole operare per l'unità. Non potrò mai cancellare dalla memoria l'entusiasmo dei volti e i gesti di fraternità di quello storico incontro. Essi fanno ormai parte della storia. Così, come quel viaggio ci ha avvicinato nel cammino verso l'unità, spero che la ristampa della "Biblia de la Blaj" possa costituire un ulteriore passo verso la piena comunione dei discepoli di Cristo.

218 3. "Porrete dunque nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, perché i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro, siano numerosi come i giorni sopra la terra" (Dt 11,18-21).

La Parola del Signore deve essere prima di tutto vissuta. Essa deve penetrare tutti gli spazi dove l'uomo vive e lavora. Affinché ciò possa avvenire, la Chiesa è chiamata a predicarla con forza e chiarezza, adoperando sia i mezzi tradizionali che quelli offerti dalle nuove tecnologie.

Invito i Pastori e i fedeli a fare della Bibbia il loro quotidiano nutrimento spirituale. Li esorto a meditare e pregare con le parole della Sacra Scrittura che, accanto all'Eucaristia, deve costituire il centro della vita ecclesiale e familiare. Soltanto così essi avranno sempre l'ispirazione e la forza divina, necessarie per rimanere fedeli a Cristo nella testimonianza al mondo.

Con grande gioia accolgo, pertanto, quest'oggi Lei, Signor Presidente, e quanti hanno cooperato alla realizzazione della ristampa della Bibbia di Blaj. Ringrazio chi si è fatto promotore di quest'iniziativa e chi ha voluto curare le varie fasi della sua concreta attuazione.

Auspico, altresì, che la ristampa della "Biblia de la Blaj" ricordi questa urgenza che deve essere privilegiata nei programmi pastorali e nella formazione del clero. La Chiesa cattolica, che può essere giustamente fiera del contributo che ha dato nel corso dei secoli alla vita del popolo romeno, continuerà così a rendersi utile alla Nazione.

Ai cristiani di Romania idealmente consegno questa nuova edizione della Bibbia e invoco Maria, la Vergine dell'ascolto e la Madre dell'unità, perché vegli sui passi dell'intero popolo romeno.

A tal fine, assicuro di cuore la mia preghiera e ben volentieri a ciascuno invio una speciale Benedizione Apostolica.




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