GP2 Discorsi 2001 227

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL RAPPRESENTANTE SPECIALE


DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE


PER L'INFANZIA E I CONFLITTI ARMATI


Porre fine ai conflitti e alle guerre per aiutare

le giovani vittime a ritornare ad una vita sana e dignitosa


Al Signor Olara A. Otunnu
Sottosegretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
Rappresentante Speciale del Segretario Generale per l'Infanzia e i Conflitti Armati

In occasione del Simposio su Bambini nei conflitti armati: una responsabilità di tutti, tenutosi il 5 giugno 2001 presso la sede delle Nazioni Unite, e organizzato, in collaborazione con il suo Ufficio, dalla Missione dell'Osservatore Permanente della Santa Sede, invio cordiali saluti a Lei e a tutti i partecipanti e vi assicuro della mia solidarietà nella preghiera.

Il tema del Simposio concentra la dovuta attenzione sulla triste piaga dei numerosi bambini vittime di situazioni di guerra in diverse parti del mondo. Il ricordo di coloro che sono stati uccisi e le persistenti tribolazioni di molti altri ci obbligano a non lesinare alcuno sforzo per porre fine a questi conflitti e a queste guerre e a fare tutto il possibile per aiutare le giovani vittime a ritornare a una vita sana e dignitosa. A tale riguardo, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, insieme ad altre organizzazioni umanitarie e religiose, si è impegnata instancabilmente nel dare sollievo a queste sofferenze disumane. Meritano la nostra gratitudine, il nostro sostegno e il nostro incoraggiamento.

228 I bambini e i giovani sono "membri preziosi del consorzio umano, del quale incarnano le speranze, le attese, le potenzialità" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1996, n. 9). La sfida che devono affrontare gli individui e le organizzazioni, e anche l'intera comunità internazionale, è quella di assicurare ovunque ai bambini la possibilità di crescere nella pace e nella felicità. Anche loro diventeranno operatori di pace, costruttori di un mondo di fraternità e solidarietà.

Con tali riflessioni, prego affinché questo importante Simposio porti a una maggiore consapevolezza della gravità dei problemi dei bambini nelle situazioni di conflitto armato. Su tutti i partecipanti invoco abbondanti Benedizioni divine.

Dal Vaticano, 30 maggio 2001


GIOVANNI PAOLO II







AI PARTICIPANTI AL


CAPITOLO GENERALE DEL


TERZ’ORDINE REGOLARE


DI SAN FRANCESCO


Giovedì, 7 Giugno 2001




Cari Fratelli del Terz'Ordine Regolare di San Francesco d'Assisi!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro Capitolo Generale e vi saluto con affetto. Un saluto particolare va al P. Ilija ivkovic, che avete chiamato a ricoprire il compito di Ministro Generale. A lui e ai nuovi eletti del Definitorio Generale esprimo le mie felicitazioni insieme con l'augurio di un proficuo lavoro a servizio dell'Ordine e di tutta la Chiesa.

Vi siete raccolti per effettuare un'attenta verifica della vostra vita religiosa, personale e comunitaria, avendo come termine di confronto il Vangelo e il carisma penitenziale, delineato al tempo delle origini del Terz’Ordine e confermato in tanti secoli di storia. In questa prospettiva voi avvertite l'urgenza di un continuo rinnovamento nel vostro cammino di perfezione sulle orme del Poverello. È di lì, infatti, che scaturisce il dinamismo apostolico, che dischiude il vostro cuore ai fratelli e vi dispone a fare vostri i loro problemi esistenziali per collaborare con Cristo al piano della salvezza.

2. La vostra sequela di Cristo secondo gli insegnamenti e gli esempi di San Francesco d'Assisi costituisce per voi un singolare privilegio, del quale dovete essere profondamente grati al Signore che vi ha chiamato. Tanti secoli di testimonianza apostolica e caritativa hanno arricchito il vostro Ordine di meriti e di esperienza, dotandovi di un peculiare patrimonio spirituale, che dovete tenere presente nelle vostre verifiche e nei vostri progetti.

La vita religiosa, permeata di Vangelo, non si ferma tuttavia al compiacimento del passato, ma vive intensamente il presente e si proietta con entusiasmo verso il futuro. La dialettica tra eredità e profezia conferisce un valido fondamento alle vostre speranze per il terzo millennio, già felicemente cominciato.

In questa prospettiva dovete sentirvi impegnati a convertire sempre di più il vostro cuore a Dio, nel quale avete riposto ogni speranza. Egli deve polarizzare la vostra mente, liberandovi dalle molteplici remore che potrebbero ridurre l'efficacia della vostra testimonianza evangelica nel mondo di oggi. Il Padre "vi conceda... di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori..., perché siate ricolmi di tutta la potenza di Dio" (Ep 3,16 Ep 3,17 Ep 3,19).

Se, come Francesco d'Assisi, porterete nel cuore lo Spirito del Signore e saprete manifestare nel vostro atteggiamento l'immagine di Cristo, la vostra presenza nella Chiesa produrrà molti frutti di vita e potrà dare un contributo efficace per costruire la civiltà dell'amore, plasmata sul Vangelo.

229 3. Nella "fedeltà dinamica" al vostro carisma, "guardate al futuro nel quale lo Spirito Santo vi proietta per fare con voi ancora cose grandi" (Vita consecrata VC 110). Lasciandovi trasformare dallo Spirito, voi cooperate efficacemente all'evangelizzazione del mondo contemporaneo e diventate "interlocutori privilegiati di quella ricerca di Dio che da sempre agita il cuore dell'uomo e lo conduce a molteplici forme di ascesi e di spiritualità" (ibid., 103).

In particolare, continuate il vostro impegno nell'apostolato missionario, dove il vostro Ordine ha acquisito apprezzabili benemerenze, offrendo servizi di vita francescana, di cultura e di carità operosa.

Con ricerca creativa, escogitate opere di misericordia che rinnovino la vostra tradizionale attenzione ai poveri e ai più deboli della società, poiché servire i bisognosi è atto di evangelizzazione, sigillo di evangelicità e stimolo di conversione permanente (cfr ibid., 82).

Come Francesco di Assisi, predicate la pace e la penitenza, promovete la giustizia, difendete i diritti della persona umana, alzate la voce contro gli sfruttamenti e la violenza, curate con premura tante ferite che fanno gemere l'umanità di oggi.

4. Se saprete leggere i segni dei tempi in ottica di fede e con sguardo d'amore, vi sarà facile identificare nuove forme di evangelizzazione e di servizio caritativo adeguate alle esigenze del presente.

Contribuite con impegno alla promozione della cultura sia come servizio ai fratelli in cerca della verità sia come strumento di formazione integrale e di percorso ascetico (cfr ibid., 98). Lo studio è "espressione del mai appagato desiderio di conoscere più a fondo Dio, abisso di luce e fonte di ogni umana verità... è sprone al dialogo e alla condivisione, è formazione alla capacità di giudizio, è stimolo alla contemplazione e alla preghiera, nella continua ricerca di Dio e della sua azione nella complessa realtà del mondo contemporaneo" (ibid., 98).

Infine, non dimenticate il vostro riconosciuto impegno per l'unità dei cristiani e per il dialogo ecumenico, come pure l’apertura al dialogo interreligioso, anch'esso parte della missione evangelizzatrice della Chiesa (cfr Redemptoris missio RMi 55).

5. Ecco davanti a voi, cari Fratelli in Cristo, un programma entusiasmante per il terzo millennio, che attende di vedere in voi testimoni di conversione evangelica, operatori di carità e di evangelizzazione, profeti di un mondo rinnovato nella fede e nell'amore mediante una feconda infusione di valori cristiani.

In questo itinerario penitenziale, scandito dai ritmi della conversione del cuore e dalla sequenza delle opere di misericordia, Francesco d'Assisi vi è maestro e modello. Guardate a lui ed egli, sulle strade del Vangelo, vi condurrà a Cristo per realizzare una profonda esperienza di amore verso Dio e verso i fratelli.

Con questo augurio, a tutti voi e a tutti i Frati dell'Ordine, come pure a tutte le Claustrali del Terz'Ordine Regolare, imparto di cuore la mia Benedizione.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL

CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA








Carissimi Fratelli e Sorelle!

230 1. All'inizio della grande Assemblea Diocesana, che in questi giorni vi vedrà riuniti nella Basilica di San Giovanni in Laterano, desidero farvi giungere il mio saluto augurale.

Questa Assemblea risponde all'invito che vi ho rivolto alla fine della Missione cittadina, nella Veglia di Pentecoste dell'anno 1999, di "favorire una specifica riflessione che, coinvolgendo tutte le componenti ecclesiali, sfoci in un apposito Convegno..., che servirà a tracciare, sulle basi dell'esperienza della Missione cittadina, le linee portanti di un permanente impegno di evangelizzazione e missionarietà".

So che vi siete preparati a lungo e intensamente a questo appuntamento tanto importante, attraverso la preghiera, il discernimento spirituale e pastorale e la formulazione di proposte concrete da parte di ogni parrocchia e realtà diocesana.

Sulla base dello strumento di lavoro predisposto fin dal mese di ottobre 2000, avete percorso un cammino di ascolto e di dialogo che ha coinvolto i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tanti laici cristiani, in particolare i membri dei Consigli Pastorali, i missionari e quanti sono impegnati nel servizio alla Chiesa e nell'animazione cristiana della società.

La Lettera apostolica Novo millennio ineunte e poi la Lettera che ho inviato alla Diocesi lo scorso 14 febbraio, da voi accolte con gioia e studiate con amore, vi hanno guidato nella preparazione di questa Assemblea e rappresentano ora il suo punto di riferimento più significativo, in vista dell'elaborazione del programma pastorale per i prossimi anni.

2. "Ripartire da Cristo per la missione permanente nella città": questo motto, che avete posto al centro della riflessione, esprime bene l'obiettivo e il contenuto stesso dell'Assemblea.

Gesù Cristo infatti, con la sua presenza viva e con il suo messaggio, deve plasmare l'esistenza di ogni credente e di ogni comunità, perché la nostra testimonianza sia forte e credibile. Chiediamo, dunque, al Signore che la santità sia davvero per noi la "misura alta della vita cristiana ordinaria" (Novo millennio ineunte
NM 31), affinché l'annuncio di Cristo possa raggiungere tutti gli uomini e le donne della nostra città ed essere fonte di conversione e di rinnovamento per la vita personale e familiare, come per ogni ambiente di lavoro e di cultura.

Vi chiedo, perciò, di dare grande spazio all'ascolto della parola di Dio, di valorizzare appieno l'Eucaristia, soprattutto domenicale, di rendere ogni parrocchia e realtà ecclesiale permanente "scuola" di preghiera, "dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero «invaghimento» del cuore" (ibid., 33).

3. Dall'intimità e familiarità con il Signore nasce quell'unità profonda con Lui che sta a fondamento della spiritualità di comunione: Padre ti prego che tutti i miei discepoli "siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). La preghiera di Cristo per l'unità dei suoi discepoli, che sostiene e anima il cammino ecumenico, richiede anzitutto l'unità piena e sincera di tutte le vocazioni, i ministeri e le espressioni pastorali di cui è ricca la Chiesa di Roma. Ogni nostra parrocchia e comunità sia dunque casa dove si sperimenta dal vivo la comunione (cfr Novo millennio ineunte NM 43).

Sulle vie della missione occorre procedere uniti, sostenuti da comunità in cui si vive l'amore fraterno come principio educativo per ogni battezzato, esercizio di reciproca accoglienza, ascolto e perdono, rivolto anzitutto ai più deboli nella fede, ai piccoli e ai poveri in cui il Signore Gesù è particolarmente presente.

4. La celebrazione dell'Assemblea Diocesana è un momento di grazia, per consolidare l'unione con Cristo e la comunione ecclesiale: così, guidati dallo Spirito Santo, potrete discernere le forme più idonee per la missione permanente nella nostra città, come anche per rispondere alle attese della Chiesa universale verso cui la Chiesa di Roma ha, per disposizione divina, una speciale sollecitudine.

231 Chiedo in particolare a voi, carissimi sacerdoti, di orientare e incoraggiare tutti a "prendere il largo", per portare l'annuncio del Vangelo nelle case, negli ambienti, nei quartieri e nell'intera città. Voi siete chiamati a formare i missionari, a infondere in loro coraggio apostolico, a dare l'esempio di una vita spesa per il Vangelo con l'anelito del Buon Pastore: "ho altre pecore che non sono di quest'ovile, anche queste io devo condurre..." (Jn 10,16).

Alle famiglie cristiane chiedo di aprire la propria casa per accogliere altri fratelli e sorelle nei centri di ascolto del Vangelo e più ampiamente di prendersi a cuore le situazioni di difficoltà morale, spirituale o materiale in cui versano tante altre famiglie, offrendo loro una testimonianza concreta di amicizia, di ascolto e di condivisione.

A voi religiosi, religiose e laici, che vi siete prodigati nelle varie iniziative della missione cittadina, chiedo di mantenere vivo in voi e nella vostra comunità lo slancio ad "uscire fuori", per testimoniare e annunciare il Vangelo nel grande "mare aperto" del mondo del lavoro, della cultura, della società.

In particolare, rinnovo ai giovani l'invito che ho loro rivolto a Tor Vergata di essere "le sentinelle del mattino" di questo terzo millennio appena iniziato. Cari giovani, non tiratevi indietro di fronte alle chiamate anche più impegnative che il Signore vi rivolge, non abbiate paura di proporre con gioia e semplicità l'annuncio del Vangelo ai vostri coetanei, negli ambienti della scuola e dell'Università, del lavoro e del tempo libero, come in ogni altro luogo in cui vi incontrate.

5. Carissimi, in attesa dei risultati della vostra Assemblea, vi assicuro la mia preghiera perché lo Spirito Santo orienti i vostri lavori verso una nuova stagione di grazia della Chiesa di Roma e della sua pastorale missionaria. Chiedo una speciale preghiera a tutte le nostre sorelle claustrali che potranno dare così il contributo più prezioso a questo grande obiettivo.

Ringrazio il Cardinale Vicario, il Vicegerente, i Vescovi Ausiliari e ciascuno di voi che partecipate a questa Assemblea e siete le forze vive e generose su cui la nostra Diocesi può contare, per portare a tutti gli abitanti di questa città l'annuncio del Signore risorto, la testimonianza del suo amore e della sua pace.

Maria Santissima, Salus Populi Romani, gli Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi e le Sante della Chiesa di Roma assistano con la loro intercessione i lavori dell'Assemblea, perché produca abbondanti frutti di grazia.

Con questo auspicio e in segno del mio affetto, imparto di cuore a voi e a tutta la Diocesi la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 7 Giugno 2001


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DEL PATRIARCATO DI ANTIOCHIA DEI SIRI


Venerdì, 8 giugno 2001




Beatitudine,
232 Cari Fratelli nell'Episcopato,
Cari Figli e care Figlie della Chiesa siro-cattolica,

1. È con grande gioia che, per la prima volta, accolgo Vostra Beatitudine dalla sua elezione alla sede patriarcale di Antiochia dei Siri. La sua presenza ravviva nel mio cuore il ricordo del mio recente pellegrinaggio nel suo Paese sulle orme di san Paolo, nel corso del quale il clero e i fedeli della sua Chiesa mi hanno calorosamente accolto e hanno manifestato il loro dinamismo spirituale e apostolico. Chiedo a lei, che è qui oggi, di trasmettere i miei fervidi saluti a tutti i suoi fratelli e le sue sorelle.

Sono lieto di incontrarla qui, circondato da Vescovi del suo Patriarcato, da sacerdoti e fedeli, che saluto cordialmente, per condividere questo grande momento di comunione fraterna, attraverso il quale si esprime il vincolo che unisce la Chiesa siro-cattolica a tutta la Chiesa cattolica. Abbiamo appena vissuto questa comunione nella celebrazione della Divina Liturgia dove abbiamo condiviso l'unico Corpo di Cristo. Attraverso di essa si è espressa in pienezza la comunione ecclesiale fra il Successore di Pietro e Vostra Beatitudine, Padre e Capo della Chiesa siro-cattolica di Antiochia, sede apostolica e città che può essere fiera della sua tradizione ecclesiastica particolare. La sua comunità patriarcale, colma di amore e salda nella fede, è portatrice di una ricca tradizione spirituale, liturgica e teologica, la tradizione antiochena, che continua ad alimentare le Chiese d'Oriente.

2. Siete chiamati, con la vostra presenza soprattutto nei diversi Paesi del Medio Oriente, a essere come il lievito che, sebbene in modo discreto, ha però un ruolo fondamentale nel far lievitare tutta la pasta. La vostra missione è d'importanza capitale per i fedeli e per tutti gli uomini, ai quali l'amore di Cristo ci spinge ad annunciare la Buona Novella della Salvezza. Rendo omaggio in particolare alla sollecitudine dei cristiani per l'educazione umana, spirituale, morale e intellettuale della gioventù attraverso una rete scolastica e catechetica qualificata. Auspico vivamente che venga sempre più riconosciuto dalla società il ruolo delle Chiese nella formazione della gioventù, affinché siano trasmessi alle giovani generazioni, senza discriminazioni, i valori fondamentali e quegli elementi che faranno dei giovani di oggi i responsabili di domani nella loro famiglia e nella vita sociale, per una più grande solidarietà e una più intensa fraternità fra tutti le componenti della nazione. Trasmettete ai giovani tutto il mio affetto, ricordando loro che la Chiesa e la società hanno bisogno del loro entusiasmo e della loro speranza.

Eredi di una storia di fede alimentata dal pensiero teologico di grandi scuole come quelle di Edessa o di Nisibi, e attraverso gli insegnamenti di illustri santi Padri come Efrem, "Arpa dello Spirito Santo" e Dottore della Chiesa, Giacomo di Sêrûg, Narsaj e tanti altri, dovete seguire incessantemente le loro orme, sviluppando la ricerca teologica e spirituale propria della vostra tradizione, il che rafforzerà le vostre comunità ecclesiali e favorirà i contatti con i vostri fratelli ortodossi. In questa prospettiva, vi invito quindi a intensificare la formazione dei sacerdoti affinché siano testimoni del Verbo di Dio mediante il loro insegnamento e la loro esistenza, e possano accompagnare il popolo di Dio, aiutando i fedeli a fondare la loro vita e la loro missione su un rapporto sempre più profondo con Cristo. È così che la Chiesa sarà pienamente missionaria laddove si trova e fino ai confini della terra.

3. Colgo l'occasione per ricordare, Beatitudine, i suoi predecessori diretti, in primo luogo il caro Fratello Mar Ignace Antoine II Hayek che, con una devozione e un fervore esemplari, ha dedicato tutta la sua vita al servizio di Dio e della comunità che gli era stata affidata. Con grande saggezza e bontà paterna, ha guidato la Chiesa siro-cattolica per trent'anni. Le sarei grato se gli trasmettesse i miei auguri cordiali e ferventi affinché resti nella serenità in questa fase della sua esistenza. Saluto anche il Cardinale Mar Ignace Moussa I Daoud, al quale ho affidato nella Curia romana il gravoso compito di guidare la Congregazione per le Chiese Orientali. Lo ringrazio per aver accettato, con disinteresse e con profondo zelo ecclesiale, manifestando così il suo amore per la Chiesa. Egli rende presente presso il Successore di Pietro e la Curia Romana quel tesoro prezioso che le Chiese d'Oriente rappresentano.

4. Beatitudine, formulo per lei voti fraterni affinché l'esercizio del suo incarico in seno alla Chiesa siro-cattolica sia fecondo. Mentre scambio con lei il santo bacio della pace, affidandola all'intercessione della Beata Vergine Maria, "figlia degna di Dio e bellezza della natura umana" (San Giovanni Damasceno, Omelia sulla nascita di Maria, n. 7), e dei santi della sua Chiesa, le imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica, che estendo ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, e a tutti i fedeli del suo Patriarcato.




AI VESCOVI DEL CONGO IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 9 giugno 2001




Cari fratelli nell'Episcopato,

1. È per me una grande gioia darvi il benvenuto in occasione della vostra visita ad limina. I vostri incontri con il Successore di Pietro e con i suoi collaboratori rappresentano un'importante occasione per esprimere la vostra comunione e quella delle diocesi del Congo con la Chiesa universale. Mi auguro che qui possiate trovare l'incoraggiamento e il conforto necessari per svolgere il ministero episcopale nel vostro Paese.

233 Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Mons. Anatole Milandou, Arcivescovo di Brazzaville, per aver esposto, a nome vostro, i grandi problemi che la Chiesa e il popolo congolese devono affrontare oggi.

Ritornando nelle vostre diocesi, vogliate portare ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli, il saluto affettuoso del Papa, che, con il pensiero e la preghiera, resta vicino a ciascuno di loro. Vogliate trasmettere a tutti i vostri connazionali i miei cordiali auguri per un futuro di pace e riconciliazione, affinché tutti possano vivere nella sicurezza e fraternità ritrovate.

2. Dopo aver vissuto un tragico periodo, che ha mietuto numerose vittime, ha costretto un gran numero di vostri connazionali a conoscere l'esilio e ha causato notevoli distruzioni materiali, il vostro Paese ha compiuto sforzi considerevoli per permettere a tutti i Congolesi di vivere in condizioni di sicurezza e di giungere definitivamente alla concordia nazionale. Durante questo periodo di prove, voi avete fatto sentire la vostra voce, invitando alla pace e alla riconciliazione. Recentemente, avete rivolto ai vostri fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà un vigoroso messaggio sul dialogo, la verità e la giustizia, come cammino di pace. Vi ringrazio per l'impegno, vostro e delle vostre comunità, nello stare accanto al vostro popolo nella tristezza e nello smarrimento. Nel corso di questi drammatici avvenimenti, la Chiesa e i suoi agenti apostolici hanno agito in modo ammirevole, nel tentativo di aiutare le popolazioni che vivevano momenti di dura prova. Tuttavia, non possiamo non rimpiangere il gran numero di sacerdoti, religiosi e religiose che hanno lasciato il Paese durante questo periodo di agitazioni. Auguro vivamente che essi possano presto riprendere il loro posto nelle vostre diocesi e accettare coraggiosamente una missione pastorale tra i loro connazionali.

Oggi, in questa tappa decisiva per il futuro del vostro Paese, vi incoraggio a essere sempre più audaci, per aprire nuove vie di riconciliazione tra tutti i fedeli della Nazione ed esortare i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà a essere più che mai instancabili costruttori di pace.

Portate avanti con ardore l'annuncio del Vangelo lasciatoci da nostro Signore. Invitate incessantemente i fedeli delle vostre diocesi a ritornare a Cristo, insegnate loro a tenere fisso lo sguardo sul suo volto che manifesta l'amore del Padre verso tutti gli uomini! La tragica esperienza vissuta dal popolo congolese deve incoraggiare i cattolici a guardare avanti con decisione e a lanciarsi in iniziative apostoliche coraggiose, fermamente radicate nella contemplazione e nella preghiera.

3. Per esprimere la profonda comunione che vi unisce in questo compito apostolico, è indispensabile che si sviluppi sempre più tra i Pastori un'autentica unità, in particolare dando l'opportuna importanza alla Conferenza Episcopale, luogo di scambio fraterno di idee e di collaborazione, in funzione del bene comune delle vostre Chiese particolari. Nella misura in cui starete sempre più vicini ai vostri sacerdoti e ai vostri fedeli, attraverso una presenza attiva nelle vostre diocesi, sarete in grado di ricostruire le comunità disperse dalla guerra, di lenire i cuori feriti e aiutare tutti coloro che sono a voi affidati a proseguire sulle vie del Vangelo.

Così come è stato con forza sottolineato dal Concilio Vaticano II, "come incaricati di condurre alla perfezione, i Vescovi si studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno; persuasi di essere tenuti a dare l'esempio, della santità, nella carità, nell'umiltà e nella semplicità della vita" (Decreto Christus Dominus
CD 15). Il lavoro di santificazione affidato ai Vescovi è infatti di capitale importanza per la vita della Chiesa e di tutti i suoi membri. Vi invito a prestare particolare attenzione in questo ambito ai sacerdoti che, con voi, cooperano alla missione di far avanzare il popolo di Dio nella santità. Siate attenti alle difficoltà, umane e spirituali, che essi incontrano nella loro esperienza quotidiana! Il loro esempio di vita spirituale e morale deve essere per tutti un chiaro segno del Vangelo e delle sue istanze. Date loro tutto il conforto e il sostegno della vostra amicizia, soprattutto nei periodi più difficili del loro ministero. Se qualcuno cade, possa egli trovare in voi un padre che affronta le difficoltà con carità, ma che sa anche dar prova di rigore al momento opportuno!

4. Nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, da me rivolta a tutta la Chiesa, in conclusione del grande Giubileo del 2000, ho espresso l'augurio che le comunità cattoliche ritrovino lo stesso entusiasmo dei primi cristiani nell'annunciare il Vangelo di Cristo e testimoniarlo con la loro vita. È infatti urgente dare nuovo respiro all'evangelizzazione. Nel particolare periodo che si trova a vivere il vostro Paese, è necessario assicurare una vigorosa attenzione alla pastorale familiare, affinché "le famiglie cristiane offrano un esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana: di quella dei coniugi, e soprattutto di quella più fragile dei figli" (n. 47). In questi ultimi anni, le violenze e la disgregazione delle famiglie hanno avuto gravi conseguenze sull'unità del nucleo familiare e sul rispetto della dignità umana. Pertanto, è necessario che i cristiani siano sempre più consapevoli della responsabilità che hanno di preservare e sviluppare i valori essenziali della famiglia e del matrimonio cristiano. Un'attenzione speciale deve essere data alla formazione delle coscienze affinché la società tutta rispetti, difenda e promuova la dignità della persona umana, in ogni momento e in tutte le fasi della sua vita (cfr Enciclica Evangelium vitae EV 81). Infatti, i cattolici devono più che mai testimoniare con forza che ogni vita umana possiede un carattere sacro e inviolabile, sin dal suo concepimento. Per incoraggiare questa presa di coscienza, è essenziale sviluppare un'ampia azione educativa e intraprendere iniziative concrete, in particolare a favore delle giovani generazioni, affinché tutti possano comprendere e accogliere le istanze evangeliche riguardanti il rispetto della vita umana e della sua dignità. Esse saranno per ciascuno una guida e un mezzo prezioso per realizzare pienamente la propria vita.

5. Le difficoltà che vivono i giovani, dovute in particolare alle condizioni di estrema povertà o alle conseguenze delle violenze che spesso li segnano ancora profondamente, devono spingere i Pastori a portare avanti una pastorale giovanile adeguata alle loro situazioni e ai problemi che essi devono affrontare. Auspico che la Chiesa sappia aiutarli a vincere ogni tentazione di violenza, affinché il desiderio che essi portano dentro di sé di cambiare la loro vita diventi un impegno autentico per edificare una società nuova, senza divisioni, senza contrasti, senza discriminazioni, un impegno fondato sulla fraternità e la solidarietà. Sappiano essi mostrare con coraggio che tutti gli uomini sono fratelli, perché figli di uno stesso Padre che li ama appassionatamente! Ai giovani del Congo dite che, con il cuore e la preghiera, il Papa è vicino a loro e alle loro preoccupazioni quotidiane, e li invita a non disperare mai della vita!

Attraverso il suo impegno nelle scuole e in generale nel sistema educativo, la Chiesa offre un contributo importante alla formazione umana, morale e spirituale dei giovani. Per cooperare con sempre maggiore efficacia alla ricerca del bene comune di tutta la società e alla riduzione delle fratture che la dividono ancora troppo spesso, è necessario educare i giovani al rispetto reciproco tra le persone, tra i vari gruppi umani e tra le comunità religiose, e favorire lo spirito di accoglienza e di dialogo. Auspico che, attraverso la loro ardente testimonianza di vita cristiana, gli educatori sappiano trasmettere ai giovani convinzioni sufficientemente forti da aiutarli ad affrontare coraggiosamente le prove e ad assumersi la responsabilità che spetta loro nella vita della Nazione e della Chiesa.

6. Attraverso voi, miei cari Fratelli nell'Episcopato, vorrei esprimere ai vostri sacerdoti tutta la mia stima e il mio cordiale incoraggiamento per il loro impegno sacerdotale in condizioni spesso molto difficili. Li invito a sviluppare uno spirito apostolico che li porti a rispondere generosamente alle sollecitazioni della missione, particolarmente nei posti più umili che necessitano il distacco da sé e la fedeltà quotidiana al Signore che li ha chiamati alla sua sequela. Auspico vivamente che tutti, senza dimenticare coloro che vivono fuori dal proprio Paese, abbiano a cuore le enormi necessità pastorali dei loro fratelli e sorelle che, nelle loro diocesi, aspettano che venga loro annunciato il Vangelo e siano loro amministrati i Sacramenti della Chiesa.

234 L'attaccamento generoso e incondizionato dei sacerdoti alla persona di Cristo si manifesta in modo particolare nel celibato che essi hanno accettato liberamente. Rispettando l'obbligo canonico, lo vivano in modo gioioso e trasparente, facendone una testimonianza profetica dell'amore senza limiti che li unisce a Cristo! Una vita spirituale intensa, accompagnata da una formazione permanente rigorosa, permetterà loro di rispondere serenamente e senza reticenze a questa istanza evangelica che la Chiesa chiede loro.

Miei cari Fratelli nell'Episcopato, conoscete l'importanza della formazione dei futuri sacerdoti per il futuro della Chiesa. Vi incoraggio a dare ai seminari un posto di primo piano nelle vostre priorità pastorali, affinché i giovani possano verificare serenamente la loro vocazione e ricevere nel proprio Paese una solida formazione umana, spirituale, morale, intellettuale e pastorale. L'efficacia della formazione dipende in gran parte dalla qualità delle équipe di formatori, che devono distinguersi per la competenza e l'esemplarità della loro vita sacerdotale. Pertanto, vi invito ad adoperarvi per scegliere accuratamente i sacerdoti più capaci e portati a svolgere un tale incarico.

7. Esprimo la mia riconoscenza alle Congregazioni e agli Istituti di vita consacrata per il loro impegno costante e coraggioso al servizio della Chiesa in Congo, in particolare per il lavoro generoso dei loro membri a favore dell'educazione, della formazione, della salute o, in generale, nel sociale. Incoraggio i responsabili religiosi a dare nuovo impulso alle loro strutture di concertazione diocesane e nazionali. È, infatti, importante che, in stretta relazione con i Vescovi e nel rispetto di ciascun carisma, tutti possano collaborare fraternamente all'unica missione della Chiesa e dare così il proprio contributo alla comunione ecclesiale.

In una società che ha conosciuto tante divisioni e incomprensioni, le persone consacrate hanno la particolare vocazione di annunciare "con la testimonianza della loro vita, il valore della fraternità cristiana e la forza trasformante della buona novella, che fa riconoscere tutti come figli di Dio e spinge all'amore oblativo verso tutti, specialmente verso gli uomini" (Esortazione apostolica Vita consecrata
VC 51). Che tutte le comunità di consacrati, animate da un ardente spirito di preghiera e di apertura verso tutti, siano veramente luoghi di accoglienza, comunione e speranza!

8. Conosco la presenza attiva della Chiesa, in particolare attraverso i suoi organismi caritativi nazionali e internazionali, tra persone colpite da gravi malattie come l'AIDS, tra i rifugiati provenienti da Paesi vicini e, in generale, tra tutti coloro che soffrono a causa delle conseguenze della povertà. Ringrazio e incoraggio vivamente tutti coloro che, con così tanta generosità e disinteresse, si mettono al servizio dei loro fratelli e delle loro sorelle. Essi diventano così testimoni, in nome della Chiesa tutta, della carità di Cristo tra i più poveri e i più deboli della società.

A tutti i fedeli delle vostre diocesi e a tutti i Congolesi, vorrei rivolgere un messaggio particolare di pace e di speranza. Per superare le conseguenze dei conflitti, delle violenze e dell'odio, e giungere a una vera riconciliazione, la sola via da percorrere insieme è quella della fraternità e della solidarietà. Che tutti siano uomini e donne capaci di vivere nell'unità la ricca diversità delle proprie origini, delle varie culture, lingue, tradizioni e mentalità! Mai più un fratello si levi contro un altro fratello! Con piena fiducia, andate avanti nella speranza! Dio è fedele, Egli non abbandona mai i suoi figli.

9. Cari Fratelli nell'Episcopato, alla fine di questo incontro, affido ciascuna delle vostre diocesi alla protezione materna della Vergine Maria, Regina dell'Africa. Ella vi accompagni nell'opera di evangelizzazione e vi guidi nel vostro cammino verso il suo divino Figlio. Vi incoraggio vivamente ad andare avanti senza paura, con rinnovato slancio missionario affinché, forti della grazia di Cristo e protesi verso la meta alla quale Egli ci invita, sappiate offrire al popolo che vi è affidato un avvenire di speranza e di pace. A ciascuno di voi e a tutti i vostri diocesani, impartisco di cuore affettuosa Benedizione Apostolica.


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