GP2 Discorsi 2002 78

IOANNES PAULUS II



GIOVANNI PAOLO II


DURANTE L'INCONTRO CON I GIOVANI DI ROMA


21 marzo 2002

1. "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14).


Queste parole di Gesù risuonano nei nostri cuori, mentre ci prepariamo alla celebrazione della decima settima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Toronto, in Canada, nel luglio prossimo. Queste parole ci interpellano profondamente; ci chiedono di unirci con la nostra vita a Colui che è la vera luce del mondo e il sale che dà inalterabile sapore alla terra: Gesù Cristo, il Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Vi ringrazio, carissimi giovani, di questo incontro che avete organizzato, e durante il quale avete voluto domandarvi insieme: "Che cosa vuol dire essere luce del mondo e sale della terra"? Vi hanno già aiutato a trovare una risposta alcuni vostri amici. Aderendo liberamente alla chiamata di Dio, essi vivono chi il fidanzamento, chi il matrimonio. Alcuni sono incamminati sulla strada del sacerdozio, altri su quella della vita religiosa o missionaria.

Li ringrazio per le loro testimonianze, che stimolano tutti voi a chiedervi con sincerità, così come hanno fatto loro: "Signore, cosa vuoi che io faccia?", cosa desideri che faccia per vivere appieno il mio Battesimo ed essere sale della terra e luce del mondo?

Prima di loro, questo stesso interrogativo se lo pose Francesco d'Assisi davanti al crocifisso di San Damiano. A loro come a voi Dio vuole rivelare il suo disegno di amore, per realizzare il progetto di vita che dall'eternità ha stabilito per ciascuno.

2. Ringrazio il Cardinale Vicario per le calorose parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Ringrazio pure la responsabile dei giovani dell’Azione Cattolica diocesana.

Saluto la delegazione di giovani delle regioni d'Italia, che domani partirà per Toronto, dove incontrerà i coetanei impegnati a preparare la prossima Giornata Mondiale. Saluto pure il gruppo che compirà un pellegrinaggio in Terra Santa, per recare una testimonianza di solidarietà ai giovani di quei luoghi così provati. Saluto infine la delegazione di giovani provenienti da Toronto, qui giunti per partecipare a questo incontro ed alla celebrazione della Domenica delle Palme.

79 Sono grato ai ragazzi e alle ragazze che mi hanno manifestato il loro desiderio di aderire alla chiamata del Signore, ma, al tempo stesso, hanno riconosciuto che non sempre è facile rispondergli con un “sì” aperto e generoso.

Carissimi amici, comprendo le vostre difficoltà. Le molteplici proposte, che giungono da più parti alla vostra coscienza, non vi aiutano certo ad individuare con facilità quel prodigioso disegno di vita che ha Cristo come centro unificatore e propulsore. Non è forse vero che alcuni vostri coetanei vivono come a momenti, scegliendo di volta in volta quello che può apparire più comodo?

Ascoltatemi! Se non dedicate tempo alla preghiera e non vi lasciate aiutare da una guida spirituale, la confusione del mondo può persino giungere a soffocare la voce di Dio. Come è stato opportunamente notato da alcuni, inseguendo il soddisfacimento dei propri bisogni immediati si perde la capacità di amare in nome di Cristo e non si è in grado di dare la vita per gli altri come Egli invece ci ha insegnato. Che fare, allora?

3. Voi mi avete posto la seguente domanda: "Cosa dobbiamo fare per essere sale della terra e luce del mondo?".

Per rispondere, dobbiamo ricordare anzitutto che Dio ha creato l'uomo a sua immagine, destinandolo a quella prima e fondamentale vocazione che è la comunione con Lui! In questo consiste la più alta dignità dell'essere umano. "Fin dal suo nascere - ricorda il Concilio Vaticano II - l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore" (Gaudium et spes
GS 19).

Sì, cari amici, siamo creati da Dio e per Dio e il desiderio di Lui è iscritto nel nostro cuore! Poiché "la gloria di Dio è l'uomo vivente", come notava sant'Ireneo di Lione, Dio non cessa di attirare a sé l'uomo, affinché in Lui possa trovare la verità, la bellezza e la felicità che cerca senza posa. Questa attrazione che Dio esercita su di noi si chiama "vocazione".

4. Proprio perché creati a immagine di Dio, abbiamo ricevuto da Lui anche quel grande dono che è la libertà. Se non è esercitata bene però, la libertà ci può condurre lontani da Dio. Può farci perdere la dignità di cui Egli ci ha rivestiti. Quando non è plasmata dal Vangelo, la libertà può trasformarsi in schiavitù: la schiavitù del peccato e della morte eterna.

Cari ragazzi e ragazze di Roma! I nostri progenitori, allontanandosi dalla volontà divina, sono caduti nel peccato, cioè nel cattivo uso della libertà. Il Padre celeste non ci ha tuttavia abbandonati; ha mandato il suo Figlio Gesù per risanare la libertà ferita e restaurare in modo anche più bello quell'immagine che si era deturpata. Vittorioso sul peccato e sulla morte, Gesù ha affermato la sua signoria sul mondo e sulla storia. Egli è vivo e ci invita a non sottomettere la nostra libertà personale ad alcun potere terreno, ma soltanto a Lui e al Padre suo onnipotente!

Giovani del nuovo millennio, non usate male la vostra libertà! Non sciupate la grande dignità di figli di Dio che vi è stata donata! Sottomettetevi unicamente a Cristo, che vuole il vostro bene e la vostra autentica gioia (cfr Mt 23,8-10); a Lui, che vi vuole uomini e donne pienamente felici e realizzati! Scoprirete in tal modo che soltanto aderendo alla volontà di Dio possiamo essere luce del mondo e sale della terra!

5. Queste realtà tanto sublimi quanto impegnative possono essere comprese e vissute solamente in un clima di costante preghiera. E' questo il segreto per entrare e per dimorare nella volontà di Dio. Molto opportune sono, pertanto, le iniziative di preghiera - soprattutto di adorazione eucaristica - che vanno diffondendosi nella Diocesi di Roma per opera di voi giovani. A tutti e a ciascuno vorrei inoltre dire: leggete, personalmente e comunitariamente, il Vangelo, meditatelo e vivetelo. Il Vangelo è la parola viva ed operante di Gesù che ci fa conoscere l'infinito amore di Dio per ognuno di noi e per l'intera umanità. Il divino Maestro chiama ognuno di voi a lavorare nel suo campo; vi chiama ad essere suoi discepoli, pronti a comunicare anche ad altri vostri amici quanto Egli vi ha comunicato.

Se farete questo, saprete rispondere alla domanda: "Signore, cosa vuoi che io faccia?". La vera risposta è, infatti, contenuta nel Vangelo, che idealmente vi consegno questa sera. E' il mandato missionario di Gesù: "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14). Ve lo affido per le mani di Maria, fulgido modello di fedeltà alla vocazione affidataLe dal Signore.

80 Buon cammino verso Toronto!


AI MEMBRI DEL PONTIFICIO COMITATO


PER I CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI


Venerdì, 22 marzo 2002

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi e di salutarvi con grande cordialità. Il mio affettuoso pensiero va anzitutto al Signor Cardinale Jozef Tomko, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, che ringrazio per le parole indirizzatemi a nome vostro.

In questi giorni, durante i quali siete riuniti per programmare l'attività del Comitato recentemente rinnovato nei suoi componenti, avete desiderato quest'incontro con il Papa. Vi ringrazio per questa vostra visita, e porgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto, unitamente all'augurio di buon lavoro.

2. Colgo volentieri questa propizia occasione per esprimere il mio più sincero apprezzamento al vostro Comitato, impegnato a promuovere in tutta la Chiesa il culto eucaristico. I Congressi Eucaristici costituiscono importanti esperienze di fede e di intensa preghiera, perché offrono a molti credenti l'opportunità di contemplare il volto di Cristo misteriosamente velato nel sacramento dell'Eucaristia. Per mezzo vostro, vorrei far giungere ai Delegati Nazionali e a quanti cooperano in diversi modi per la riuscita di così importanti manifestazioni di pietà cristiana l'espressione della mia più sincera gratitudine.

Voi ben sapete quanto importante sia la devozione eucaristica per la vita della Chiesa e per la diffusione del Vangelo. Nell'Eucaristia, infatti, è racchiuso il bene spirituale più prezioso della Comunità cristiana, cioè lo stesso Cristo, che sulla Croce si è immolato per la salvezza dell'umanità. Proseguite, dunque, con dedizione ed entusiasmo in questa vostra opera quanto mai apprezzata.

Mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, di cuore imparto a voi e a quanti vi sono cari una speciale Benedizione Apostolica.




ALLA CONGREGAZIONE DEI FRATELLI CRISTIANI


Venerdì, 22 marzo 2002

81
Caro Fratello Garvey,

Cari Fratelli in Cristo,

1. "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (
1P 5,14). Con le parole dell'Apostolo Pietro, vi saluto in occasione del XXIX Capitolo Generale della Congregazione dei Fratelli Cristiani. Sono particolarmente lieto di accogliervi quest'anno in cui celebrate il vostro bicentenario poiché esso ci permette di lodare Dio per il carisma del beato Edmund Ignatius Rice, carisma che ancora oggi prosegue in voi, suoi figli e fratelli. Colgo l'occasione per ringraziarvi a nome della Chiesa per tutto ciò che i Fratelli Cristiani hanno compiuto nel corso di due secoli nell'educazione dei giovani.

2. La storia di grazia che celebrate in questo capitolo generale cominciò in un tempo di grandi sovvertimenti sociali in Europa e di grande tensione in Irlanda, Paese natale di Edmund Rice.

Durante la gioventù del vostro Fondatore, il continente fu scosso da correnti rivoluzionarie, che videro il collasso di un vecchio assetto e la nascita di uno nuovo, emerso con molta difficoltà dalle guerre sanguinose che piagarono l'Europa all'alba del XIX secolo.

Nella stessa Irlanda vi furono anni di povertà e di persecuzione religiosa e le grandi tradizioni della vita cattolica irlandese furono di fatto messe a repentaglio. Invece, esse fiorirono in modi nuovi e notevoli quando Dio suscitò in persone come Edmund Rice il desiderio di assumersi il compito di educare i giovani, altrimenti condannati alla povertà materiale, intellettuale, morale e spirituale che avrebbe sminuito non solo loro, ma anche tutta la società. Nel rispondere alla chiamata di Dio, il vostro Fondatore non obbedì solo a impulsi profondi dello Spirito Santo, che ci insegna tutte le cose (cfr Jn 14,26), ma sostenne anche la via della Chiesa Cattolica, che ha sempre posto l'educazione al centro della sua missione di annuncio del Vangelo. Inoltre, Edmund rimase fedele all'antica tradizione delle grandi scuole monastiche irlandesi che avevano creato un vincolo profondo fra santità e apprendimento, umanità ed educazione, a gloria dell'Europa e di tutto il mondo cristiano.

Al contempo, la crisi affrontata da Edmund non fu soltanto sociale o nazionale. Fu una grave crisi personale che fece scaturire nella sua vita la grazia che permise la nascita della sua Congregazione. Quando, nel 1789, la sua giovane moglie morì, in un primo tempo pensò di dedicarsi alla vita contemplativa, ma non era questo che lo attendeva. La sua fu una vita attiva, radicata nella contemplazione alla quale Edmund seppe di essere chiamato da Dio. Ebbe la vocazione di intraprendere "una nuova fantasia della carità" (Novo Millennio ineunte NM 50), che in un'epoca rivoluzionaria fu la vera rivoluzione, una rivoluzione scaturita non dalla violenza, ma dall'ascolto quieto e paziente di Dio.

3. La contemplazione da parte di Edmund di Cristo il Maestro lo configurò sempre più all'immagine di Cristo che nei Vangeli è "maestosa insieme familiare, impressionante e rassicurante" (Catechesi tradendae CTR 8). Cristo, che egli seguì, sapeva "quello che c'è in ogni uomo" (Jn 2,25) e fu compassionevole senza avere paura di dire la verità, autorevole senza essere autoritario, radicato nella tradizione e tuttavia creativo nel soddisfare le esigenze del suo tempo.

Anche voi, cari Fratelli, siete chiamati da Cristo e dal vostro Fondatore a raggiungere questi livelli all'inizio del terzo millennio. Come Edmund scoprirete "un volto di dolore" (cfr Novo Millennio ineunte NM 26-27), il volto di Cristo stesso crocifisso.Ora più che mai è su di lui che dovete fissare il vostro sguardo: il Servo della Sofferenza sul quale si è abbattuto il castigo che ci dà la pace (cfr Is 53,2-9). A colui che fu trafitto per i nostri delitti dovete portare le vostre ferite e le vostre sofferenze, a colui che fu schiacciato per le nostre iniquità dovete portare i vostri fallimenti.

Chi se non il Signore di ogni misericordia guarirà le nostre ferite? Chi se non Lui trasformerà il nostro dolore in gioia? Chi se non Lui trasformerà i nostri peccati in una nuova vita? Vi dico questo, cari Fratelli, alla vigilia della Settimana Santa, quando tutta la Chiesa celebra il mistero della Croce del Signore, che è la chiave di tutti i misteri di vita e di morte.

È il Calvario che insegna la verità della vostra storia: la vostra Congregazione è nata dalla crisi ed è dalla crisi di questi tempi che anche questa volta nasce il vostro futuro, il futuro di Dio. Quindi, con l'Apostolo vi dico: "Rallegratevi nel Signore, sempre" (Ph 4,4), perché alla luce della Pasqua comprendiamo che cosa intende san Paolo quando afferma: "Quando sono debole, è allora che sono forte" (2Co 12,10). Con l'aiuto di Dio non c'è ferita che non possa divenire fonte di nuova vita. Questa è la ragione della nostra speranza: questa è la fonte della nostra gioia!

82 4. Sorta a Waterford, nel 1802, la vostra Congregazione si è diffusa in tutta l'Irlanda, nella diaspora irlandese e altrove. Il numero dei suoi membri diminuisce in alcuni luoghi, ma aumenta in altri. Al di là dei vincoli della Congregazione stessa, il Movimento Edmund Rice suscita nuova energie fra i laici, uomini e donne, che condividono il vostro spirito e la vostra opera. La fiamma della fede accesa dal vostro Fondatore brucia ferma e luminosa ed è vostro compito garantire che questo "fuoco sulla terra" (Lc 12,49) sia ora creativo come in passato. In un momento in cui molte culture attraversano una crisi nel comunicare i valori morali e religiosi ai giovani, la missione educativa a voi affidata è più importante che mai. Tuttavia essa è ancor di più una sfida perché questo è un tempo in cui, come osservò Papa Paolo VI, le persone ascoltano "più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni" (Evangelii nuntiandi EN 41). Voi siete sempre stati maestri eccellenti e ora dovete essere ancor più noti per la vostra testimonianza gioiosa e coraggiosa di Cristo di fronte ai giovani mentre tutta la Chiesa intraprende di nuovo la "grande avventura dell'evangelizzazione" (Novo Millennio ineunte NM 58).

Mentre ascoltate Dio nei giorni di questo Capitolo Generale, rendete grazie per il passato, cercate di comprendere il presente e programmate il futuro, io chiedo al Signore di riversare il suo Spirito su di voi in modi nuovi ed efficaci. Affidando la Congregazione dei Fratelli Cristiani alla sollecitudine amorevole di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso e all'intercessione del vostro Beato Fondatore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di infinita misericordia in Gesù Cristo, che vive per sempre nel nostro cuore.


ALLA DELEGAZIONE DI MEDICI PARTECIPANTI


AL CONGRESSO PROMOSSO DALL’ORGANIZZAZIONE


MONDIALE DI GASTROENTEROLOGIA


Sabato, 23 marzo 2002




Illustri Signori, Gentili Signore!

1. Volentieri rivolgo il mio cordiale saluto a tutti voi, che prendete parte a questo Congresso che intende sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della prevenzione del cancro dell'apparato digerente, con particolare riguardo al cancro del colon. Saluto, in special modo, il Professor Alberto Montori, Presidente della Federazione Europea delle Malattie Digestive, e quanti da varie nazioni sono convenuti per questo vostro importante incontro internazionale.

Esprimo, al tempo stesso, vivo apprezzamento agli organizzatori del Congresso, ai membri del Comitato Scientifico, ai delegati, ai moderatori, ai relatori, agli studiosi e a tutti coloro che sono impegnati nel combattere la malattia, su cui si concentra la vostra attenzione.

Non si può non essere contenti nel constatare la crescente disponibilità di risorse tecniche e farmacologiche, che consentono di individuare tempestivamente nella maggior parte dei casi i sintomi del cancro e di intervenire così con più rapidità ed efficacia. Vi esorto a non fermarvi ai risultati ottenuti, ma a continuare con fiducia e tenacia sia nella ricerca che nella terapia, utilizzando le risorse scientifiche più avanzate. Prendano esempio da voi i giovani medici ed imparino, grazie al vostro aiuto, a percorrere questo cammino quanto mai proficuo per la salute di tutti.

2. Certo, non si può dimenticare che l'uomo è un essere limitato e mortale. Occorre, pertanto, accostarsi al malato con quel sano realismo, che eviti di ingenerare in chi soffre l'illusione dell'onnipotenza della medicina. Ci sono limiti che non sono umanamente superabili; in questi casi bisogna saper accogliere con serenità la propria condizione umana, che il credente sa leggere alla luce della volontà divina. Questa si manifesta anche nella morte, naturale traguardo del corso della vita sulla terra. Educare la gente ad accettarla serenamente fa parte della vostra missione.

La complessità dell'essere umano esige poi che, nel prestargli le cure necessarie, si tenga conto non soltanto del corpo, ma anche dello spirito. Sarebbe presuntuoso contare allora unicamente sulla tecnica. Ed in questa ottica, un esasperato accanimento terapeutico, anche con le migliori intenzioni, si rivelerebbe in definitiva, oltre che inutile, non pienamente rispettoso del malato giunto ormai ad uno stato terminale.

Il concetto di salute, caro al pensiero cristiano, contrasta con una visione di essa che la riducesse a puro equilibrio psico-fisico. Tale visione, trascurando le dimensioni spirituali della persona, finirebbe per pregiudicarne il vero bene. Per il credente la salute, come ebbi a scrivere nel Messaggio per l'VIII Giornata Mondiale del Malato, "si pone come tensione verso una più piena armonia ed un sano equilibrio a livello fisico, psichico, spirituale e sociale". L'insegnamento e la testimonianza di Gesù, tanto sensibile alle sofferenze umane. Con il suo aiuto, anche noi dobbiamo sforzarci di essere accanto agli uomini di oggi per curarli e, se possibile, guarirli, mai dimenticando le esigenze del loro spirito.

3. Illustri Signori, Gentili Signore! Voi dispiegate uno sforzo notevole, grazie al concorso di tanti collaboratori e volontari, per informare la pubblica opinione sulle possibilità di fruire di una migliore salute, regolando razionalmente le abitudini giornaliere e sottoponendosi a preventivi controlli periodici. Mi rallegro per questo vostro servizio ed auspico che la vostra professione, seguendo le norme deontologiche che la regolano, si ispiri sempre ai perenni valori etici, che danno ad essa un solido fondamento.

83 Informare i cittadini con rispetto e verità, soprattutto quando si trovano in condizioni patologiche, costituisce una vera e propria missione per quanti si occupano della salute pubblica. A ciò intende offrire il proprio apporto il vostro Congresso, al quale auspico pieno successo. Auguro altresì di cuore che vi sia una larga risposta al messaggio che voi intendete lanciare, così da coinvolgere i mass-media in un'efficace campagna informativa.

Vi accompagno volentieri con la mia preghiera e, nell'affidare a Dio il vostro lavoro, vi imparto di cuore la mia Benedizione, che estendo volentieri ai vostri cari ed a coloro che cooperano con voi in quest'alta missione umanitaria.


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO UNIVERSITARIO


INTERNAZIONALE "UNIV 2002"


Lunedì, 25 marzo 2002

Carissimi giovani!


1. Sono lieto di porgere un cordiale benvenuto a tutti voi, convenuti a Roma in occasione dell'ormai tradizionale appuntamento romano dell'UNIV. Prenderete parte ai riti della Settimana Santa e compirete così una significativa esperienza religiosa. Ringrazio il Signore che mi offre l'opportunità di incontrarmi anche quest'anno con la vostra associazione, la quale raccoglie giovani di varie nazionalità, che partecipano alle molteplici attività formative della Prelatura dell'Opus Dei. Grazie per questa vostra visita, e benvenuti in questa casa, che è la vostra casa!

2. Durante il soggiorno romano, intendete approfondire la vostra formazione cristiana e come tema avete scelto tre parole: Studio, lavoro, servizio.

Il termine "servizio" rappresenta una chiave di lettura per comprendere gli altri due termini che lo precedono. Lo studio e il lavoro presuppongono in effetti un atteggiamento personale di disponibilità e di dono di sé, che chiamiamo appunto servizio. Si tratta di quella tipica dimensione che deve caratterizzare il modo di essere della persona. Lo ribadisce il Concilio Vaticano II, quando afferma che soltanto attraverso il dono sincero di sé la creatura umana può ritrovarsi pienamente (cfr Gaudium et spes GS 24). Con questa apertura ai fratelli ognuno di voi, cari giovani, perfeziona, grazie anche allo studio e al lavoro, aspetti fondamentali della propria missione, mettendo a frutto i talenti che Iddio generosamente vi ha affidato.

Quanto utili sono, al riguardo, gli insegnamenti del Beato Josemaría Escrivá, del quale quest'anno si celebra il centenario della nascita! Più volte egli amava sottolineare che nel Vangelo Gesù è conosciuto come carpentiere (cfr Mc 6,3), anzi come il figlio del carpentiere (cfr Mt 13,55). Apprendista alla scuola di Giuseppe, il Figlio di Dio fece del lavoro manuale non solo una pur necessaria fonte di sussistenza, ma un "servizio" all'umanità, e di fatto lo rese un elemento integrante del disegno salvifico. Diviene in tal modo per noi un esempio perché ciascuno, seguendo la propria vocazione, valorizzi appieno le proprie potenzialità, ponendole al servizio del prossimo.

3. In questi giorni della Settimana Santa la riflessione dei credenti è dominata dal mistero della Croce. Alla sua luce possiamo meglio comprendere il valore del servizio, del lavoro e per voi, cari giovani, anche dello studio. La Croce è simbolo di un amore che si fa dono totale e gratuito. La Croce non testimonia, forse, l'amore di Cristo per noi? La Croce è una silenziosa cattedra d'amore, presso la quale s'impara ad amare sul serio. Alla sequela di Cristo, Re crocifisso, i credenti imparano che "regnare" è servire cercando il bene altrui, e scoprono che nel dono sincero di sé s'esprime il senso autentico dell'amore. San Paolo ci ripete che Gesù "ci ha amato e ha dato se stesso per noi" (cfr Ga 2,20).

"Tutta la dignità del lavoro - scriveva il Beato Escrivá - è fondata sull'amore". E continuava: "Il grande privilegio dell'uomo è di poter amare, trascendendo così l'effimero e il transitorio. L'uomo può amare le altre creature, può dire un tu e un io pieni di significato [...] Il lavoro nasce dall'amore, manifesta l'amore, è ordinato all'amore" (E' Gesù che passa, 48).

Quando, fedeli a questo itinerario spirituale, ci si applica seriamente allo studio e al lavoro, si diventa realmente il sale della terra e la luce del mondo (cfr Mt 5,13-14). E' questo l'invito che rivolge a voi giovani il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù: essere sale della terra e luce del mondo nell'esistenza quotidiana.

84 Si tratta d'un cammino non facile, che non di rado è in contrasto con la mentalità di vostri coetanei. E' certamente un andare controcorrente, rispetto a comportamenti e mode oggi dominanti.

4. Cari ragazzi e ragazze! Non vi meravigli tutto ciò: il mistero della Croce educa ad un modo di essere e di operare che non s'accorda con lo spirito di questo mondo. A questo riguardo, l'Apostolo ci mette bene in guardia: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (
Rm 12,2).

Resistete, cari giovani dell'UNIV, alla tentazione della mediocrità e del conformismo. Solo così potrete fare della vita un dono e un servizio per l'umanità; soltanto in questo modo contribuirete ad alleviare le ferite e le sofferenze dei tanti poveri ed emarginati ancora presenti in questo nostro mondo tecnologicamente avanzato. Lasciate, per questo, che sia la Legge di Dio ad orientarvi nello studio oggi e, in futuro, nell'attività professionale. Così risplenderà "la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre celeste che è nei cieli" (Mt 5,16).

Perché tutto ciò sia possibile, occorre porre al primo posto la preghiera, intimo dialogo con Colui che vi chiama ad essere suoi discepoli. Siate ragazzi e ragazze di generosa attività, ma al tempo stesso di profonda contemplazione del mistero di Dio. Fate dell'Eucaristia il cuore della vostra giornata. In unione con il sacrificio della Croce, che in essa si ripresenta, offrite lo studio e il lavoro, sì da essere voi stessi "sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,5).

Accanto a voi, come accanto a Gesù, sta sempre Maria. A Lei, Ancilla Domini e Sedes Sapientiae, affido i vostri propositi e desideri. Da parte mia, vi assicuro un costante ricordo nella preghiera, mentre vi auguro un fecondo Triduo Pasquale e una Santa Pasqua. Con tali sentimenti, di cuore vi benedico tutti.

VIA CRUCIS AL COLOSSEO

PAROLE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Venerdì Santo, 29 marzo 2002



«Adoramus te, Christe». Oggi, Venerdì Santo, al centro di tutta la liturgia si trova: «Adoramus te, Christe».

La Chiesa non pronuncia oggi le parole sacramentali della Eucaristia: «Hoc est corpus meum, quod pro vobis tradetur... Hic est enim calix Sanguinis mei, novi et aeterni testamenti, qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorum».

La Chiesa canta: «Ecce lignum crucis in quo salus mundi pependit. Venite adoremus. Adoramus te, Christe».

Il centro della liturgia odierna è questo. La Via Crucis al Colosseo ci conduce anche a questo: «Per sanctam crucem tuam redemisti mundum; redemisti mundum».

Ed ecco: dopo la morte in croce il corpo di Cristo è stato sepolto. Questa tomba, questo sepolcro, vicino al Golgota è diventato il luogo di un misterioso cambiamento.

85 «Mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus, regnat vivus».

Come Cristo aveva preannunciato: «In tertia die resurrexit». E così noi camminiano in questa giornata, in questo Venerdì Santo, vicino al Golgota, vicino alla tomba aperta, alla tomba vuota, con grande speranza.

Domani, Sabato Santo, è il giorno del silenzio, della misteriosa attenzione al manifestarsi del Mistero della Risurrezione. «Tertia die», domenica mattina, Colui che è stato crocifisso e sepolto uscirà dalla tomba.

«Mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus, regnat vivus».

E noi lo aspettiamo, «tertia die», domenica mattina, come vincitore della morte, come Salvatore del mondo.

«Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum».

Che il Signore ci ispiri un profondo silenzio e una profonda speranza con cui arrivare a quel momento, quando le donne troveranno la tomba vuota: «Non è qui. È risorto». Resurrexit! «Non è qui: Resurrexit!»

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


1. Crucem tuam adoramus, Domine! - Adoriamo la tua Croce, o Signore!

Al termine di questa suggestiva rievocazione della passione di Cristo, il nostro sguardo resta fisso sulla Croce. Contempliamo nella fede il mistero della salvezza, che da essa ci viene rivelato. Gesù morendo ha tolto il velo davanti ai nostri occhi, ed ora la Croce svetta sul mondo in tutto il suo splendore. Il silenzio pacificante di Colui, che l'umana cattiveria ha appeso a quel Legno, comunica pace ed amore. Sulla Croce muore il Figlio dell'uomo, facendosi carico del peso d'ogni umana sofferenza e ingiustizia. Sul Golgota muore per noi Colui che con la sua morte ha redento il mondo.

86 2. "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Jn 19,37).

Si avverano nel Venerdì Santo le parole profetiche che l'evangelista Giovanni, testimone oculare, riferisce con meditata precisione. Al Dio fatto uomo, che per amore ha accettato il supplizio più umiliante, guardano moltitudini d'ogni razza e cultura. Quando gli occhi sono guidati dall'intuizione profonda della fede, riconoscono nel Crocifisso il «testimone» supremo dell'Amore.

Dalla Croce Gesù raccoglie in un unico popolo giudei e pagani, manifestando la volontà del Padre celeste di fare di tutti gli uomini un'unica famiglia radunata nel suo nome.

Nel dolore lancinante del Servo sofferente s'avverte già il grido trionfante del Signore risorto. Il Cristo sulla Croce è il Re del nuovo popolo riscattato dal peso del peccato e della morte. Per quanto contorto e confuso possa apparire il corso della storia, noi sappiamo che, camminando sulle orme del Nazareno crocifisso, giungeremo alla meta. Fra le contraddizioni di un mondo spesso dominato dall'egoismo e dall'odio, noi, i credenti, siamo chiamati a proclamare la vittoria dell'Amore. Oggi, Venerdì Santo, testimoniamo la vittoria di Cristo crocifisso.

3. Crucem tuam adoramus, Domine!

Sì, Ti adoriamo, Signore innalzato sulla Croce tra la terra e il cielo, Mediatore unico della nostra salvezza. La tua Croce è il vessillo della nostra vittoria!

Ti adoriamo, Figlio della Vergine Santissima, ritta accanto alla tua Croce, in coraggioso atteggiamento di condivisione del tuo sacrificio redentore.

Per mezzo del Legno su cui sei crocifisso è venuta nel mondo intero la gioia - Propter Lignum venit gaudium in universo mundo. Di questo noi siamo oggi ancor più consapevoli, mentre già il nostro sguardo si proietta verso il prodigio ineffabile della tua risurrezione. "Adoriamo, Signore, la tua Croce, lodiamo e glorifichiamo la tua santa resurrezione!".

Con questi sentimenti, a tutti, carissimi Fratelli e Sorelle, rivolgo un cordiale augurio pasquale, che accompagno volentieri con la mia Benedizione.



Aprile 2002



AI GIOVANI DELL'ARCIDIOCESI DI ROUEN


Sabato, 6 aprile 2002

Cari giovani dell'Arcidiocesi di Rouen,


87 Sono lieto di porgervi un cordiale benvenuto. Da qualche giorno state realizzando un pellegrinaggio diocesano a Roma, trovando il tempo per mettervi all'ascolto di Cristo morto e risorto, che vi invita a vivere della sua vita e a essere suoi testimoni. Saluto quanti vi accompagnano in questo cammino, in particolare il vostro Arcivescovo, Monsignor Joseph Duval, come pure i sacerdoti, i seminaristi, le religiose e i laici presenti. Nel corso di questa settimana di incontri, di preghiera e di visite, vi hanno aiutato a entrare nell'intimità di Gesù per lasciarvi istruire da Lui. Avete scoperto di avere un valore agli occhi del Signore, che confida in voi che sarete ogni giorno responsabili della vostra esistenza e delle scelte che dovrete fare. Auspico vivamente che questo tempo di grazia vi permetta di aprire ogni giorno di più il vostro cuore a Cristo, per rispondere con fiducia e generosità all'appello personale che rivolge a ognuno e a ognuna di voi. Non abbiate paura di lasciarvi avvicinare dal Signore! Egli vi aiuterà a vivere in pienezza, poiché vuole fare di tutta la vostra esistenza qualcosa di bello.

Nel corso delle vostre giornate romane avete potuto scoprire la vita delle comunità cristiane dei primi secoli. Avete conosciuto ancora di più gli Apostoli Pietro e Paolo, pilastri della Chiesa. Sul loro esempio, una volta rientrati nel vostro Paese, sappiate mettervi regolarmente all'ascolto della Parola di Dio, che cambia il cuore e spinge all'audacia missionaria! Osate dedicare del tempo a contemplare, nel segreto della preghiera, il volto di Colui che ha dato la vita per i suoi amici e che vi invita a fare lo stesso! Accogliete questa vita che Cristo vi offre in pienezza nei sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione! Allora, sarete felici di essere i testimoni del Signore che è la Via, la Verità e la Vita. La luce del Risorto vi aiuterà a far rotolare le pesanti pietre dell'egoismo, della violenza, del piacere facile e della disperazione, che troppo spesso chiudono il cuore di tanti giovani, non favorendo la costante edificazione del loro essere interiore né l'autentico impegno per la promozione della pace, della giustizia e della solidarietà. La Chiesa, popolo dei credenti di cui siete divenuti membri mediante il Battesimo, vi invita ad accogliere il tesoro del Vangelo, per viverlo in pienezza e per farlo conoscere con audacia. Possa la testimonianza di quanti, fra di voi, riceveranno il sacramento della Confermazione nel corso di questo pellegrinaggio, ravvivare in tutti voi la grazia del vostro Battesimo! Così, giovani sentinelle di questo nuovo millennio, desiderosi di mettervi al servizio dei vostri fratelli e delle vostre sorelle, potrete avanzare senza paura per divenire il sale della terra e la luce del mondo.

Lungo il difficile ma tanto esaltante cammino della vostra maturazione umana, intellettuale e spirituale, rimango accanto a voi mediante la preghiera e, affidandovi all'intercessione della Vergine Maria, che ha detto "sí" a Dio, vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti coloro che vi accompagnano e alle vostre famiglie.


GP2 Discorsi 2002 78