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389 3. Il discernimento, che come discepoli di Cristo siamo chiamati ad operare, pur riguardando anche l'aspetto economico e finanziario della globalizzazione, ha come oggetto primario i suoi inevitabili riflessi umani, culturali e spirituali. Quale immagine di uomo viene in tal modo proposta e, in un certo senso, anche imposta? Quale cultura viene favorita? Quale spazio viene riservato all'esperienza di fede e alla vita interiore?

Si ha l'impressione che i complessi dinamismi, suscitati dalla globalizzazione dell'economia e dei mezzi di comunicazione, tendano a ridurre progressivamente l'uomo ad una delle variabili del mercato, ad una merce di scambio, ad un fattore del tutto irrilevante nelle scelte più decisive. L'uomo rischia di sentirsi in tal modo schiacciato da meccanismi di dimensioni mondiali senza volto e di perdere sempre più la sua identità e la sua dignità di persona.

A motivo di tali dinamismi, anche le culture, se non accolte e rispettate nella propria originalità e ricchezza, ma adattate forzatamente alle esigenze del mercato e delle mode, possono correre il pericolo dell'omologazione. Ne deriva un prodotto culturale connotato da un sincretismo superficiale, in cui si impongono nuove scale di valori, derivanti da criteri spesso arbitrari, materialistici e consumistici e restii a qualsiasi apertura al Trascendente.

4. Questa grande sfida, che all'inizio del nuovo millennio mette in gioco la stessa visione dell'uomo, il suo destino e il futuro dell'umanità, impone un attento ed approfondito discernimento intellettuale e teologico del paradigma antropologico-culturale, prodotto da questi cambiamenti epocali. In tale contesto le Pontificie Accademie possono offrire un prezioso contributo, orientando le scelte culturali della comunità cristiana e di tutta la società e proponendo occasioni e strumenti di confronto tra fede e culture, tra rivelazione e problematiche umane. Esse sono chiamate altresì a suggerire percorsi di conoscenza critica e di dialogo autentico, che pongano sempre l'uomo e la sua dignità al centro di ogni progetto al fine di promuoverne lo sviluppo integrale e solidale.

Occorre vincere ogni timore ed affrontare tali sfide epocali, confidando nella luce e nella forza dello Spirito che il Signore risorto continua a donare alla sua Chiesa. "Duc in altum! - Prendi il largo!", ho ripetuto più volte nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte. Oggi affido anche a voi questo invito di Cristo, perché possiate affrontare con coraggio e competenza i molteplici e complessi problemi del nostro tempo, per sostenere un umanesimo nel quale l'uomo possa ritrovare la gioia di essere immagine più viva e più bella del Creatore.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Come ben sapete, sei anni or sono ho istituito il Premio delle Pontificie Accademie, al fine di suscitare nuovi talenti ed incoraggiare l'impegno di giovani studiosi, di artisti e di istituzioni che dedicano le loro attività alla promozione dell'umanesimo cristiano. Accogliendo la proposta del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, in questa solenne occasione sono lieto di consegnare tale premio alla Dottoressa Pia Francesca de Solenni, per il suo lavoro in teologia tomistica, intitolato: A Hermeneutic of Aquina's Mens through a Sexually Differentiated Epistemology. Towards an Understanding of Woman as Imago Dei, presentato alla Pontificia Università della Santa Croce.

Desidero altresì offrire, quale segno di apprezzamento, una medaglia del Pontificato al Dottor Johannes Nebel, neo-laureato, membro della Famiglia Spirituale "L'Opera", per la sua tesi Die Entwicklung des römischen Messritus im ersten Jahrtausend anhand der Ordines Romani. Eine synoptische Darstellung, presentata presso il Pontificio Ateneo di Sant'Anselmo in Roma.

Al termine di questa solenne Seduta, mi è caro manifestare a tutti gli Accademici, e specialmente ai Membri delle Pontificie Accademie di Teologia e di San Tommaso, vivo apprezzamento per l'attività svolta ed esprimere l'auspicio di un rinnovato impegno in campo filosofico e teologico, come pure nella formazione dei giovani studiosi.

Con tali sentimenti, affido ciascuno di voi, come pure la vostra preziosa opera di studio e di ricerca, alla materna protezione della Vergine Maria, Sede della Sapienza, e di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER IL DIALOGO INTER-RELIGIOSO


Venerdì, 9 novembre 2001


Signor Cardinale Arinze,
390 Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore,

1. È con grande piacere che saluto tutti voi che partecipate all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso: "grazia a voi e pace da Dio Padre Nostro e dal Signore Gesù Cristo" (
1Co 1,3).

La vostra Assemblea sta riflettendo sul progresso del dialogo interreligoso in un momento in cui tutta l'umanità è ancora sotto shock per gli eventi dello scorso 11 settembre. Si è detto che assistiamo a un autentico scontro fra religioni. Tuttavia, come ho già affermato in numerose occasioni, ciò significherebbe falsificare la religione stessa. I credenti sanno che, lungi dal compiere il male, sono obbligati a fare il bene, a operare per alleviare la sofferenza umana, a edificare insieme un mondo giusto e armonioso.

2. Se è imperativo che la comunità internazionale promuova buoni rapporti fra persone che appartengono a diverse tradizioni etniche e religiose, tanto più è urgente che i credenti stessi promuovano rapporti caratterizzati da apertura e fiducia, che conducano ad una comune preoccupazione per il benessere di tutta la famiglia umana.

Nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte ho scritto: "Nella condizione di più spiccato pluralismo culturale e religioso, quale si va prospettando nella società del nuovo millennio, tale dialogo è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace e allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione che hanno rigato di sangue tanti periodi nella storia dell'umanità. Il nome dell'unico Dio deve diventare sempre di più, quale è, un nome di pace e un imperativo di pace" (n. 55). Sappiamo, e lo sperimentiamo ogni giorno, quanto sia difficile raggiungere questo fine. Comprendiamo, infatti, che la pace non sarà il risultato dei nostri sforzi. Non è qualcosa che il mondo può dare. È un dono del Signore. Per riceverlo dobbiamo disporre il nostro cuore. Quando nascono conflitti, la pace può essere soltanto il risultato di un processo di riconciliazione e ciò richiede sia umiltà sia generosità.

3. Per quanto riguarda la Santa Sede, è il vostro Consiglio, sin dalla sua istituzione per opera del mio predecessore Papa Paolo VI come Segretariato per i non cristiani, che ha il compito particolare di promuovere il dialogo interreligioso. Nel corso degli anni, il Consiglio si è adoperato per promuovere contatti con i rappresentanti delle varie religioni con un crescente spirito di comprensione e di cooperazione, uno spirito che si è reso evidente, per esempio, durante l'Assemblea Interreligiosa svoltasi qui in Vaticano alla vigilia del Grande Giubileo. Durante la cerimonia conclusiva di quell'Assemblea, ricordai che uno dei compiti vitali che ci stanno di fronte consiste nel mostrare in che modo il credo religioso ispiri la pace, incoraggi la solidarietà, promuova la giustizia e sostenga la libertà (cfr Discorso all'Assemblea Interreligiosa, Piazza San Pietro, 28 ottobre 1999).

4. Faccio queste brevi osservazioni ricordando il tema scelto per la vostra Assemblea Plenaria, La spiritualità del Dialogo. Avete scelto di riflettere sull'ispirazione spirituale che dovrebbe sostenere quanti sono impegnati nel dialogo interreligioso.

Quando noi cristiani consideriamo la natura di Dio, come rivelata nelle Scritture e soprattutto in Gesù Cristo, comprendiamo che la comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è il modello perfetto ed eminente di dialogo fra gli esseri umani. La Rivelazione ci insegna che Dio è sempre stato in dialogo con l'umanità, un dialogo che permea il Vecchio Testamento e raggiunge il suo culmine nella pienezza dei tempi, quando Dio parla direttamente attraverso suo Figlio (cfr He 1,2). Di conseguenza, nel dialogo interreligioso dobbiamo tenere presente l'esortazione di san Paolo: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Ph 2,5). L'Apostolo poi prosegue nel sottolineare l'umiltà di Gesù, la sua kenosis.Come Cristo, in base a quanto ci svuoteremo, saremo veramente in grado di aprire agli altri il nostro cuore e di procedere con loro come compagni di viaggio verso il destino che Dio ha preparato per noi.

5. Questo riferimento alla kenosis del Figlio di Dio serve a ricordarci che il dialogo non è sempre facile né privo di sofferenza. Le incomprensioni sorgono, il pregiudizio può esistere anche nel comune accordo e la mano tesa in segno di amicizia può venir rifiutata. Un'autentica spiritualità di dialogo deve prendere in considerazione queste situazioni e fornire motivazioni per proseguire, anche di fronte a opposizioni o quando i risultati appaiono mediocri. Sarà sempre necessaria una grande pazienza, poiché i frutti verranno, ma a tempo debito (cfr Ps 1,3), quando quanti hanno seminato nelle lacrime mieteranno con giubilo (cfr Ps 126,5).

Allo stesso tempo, il contatto con i seguaci di altre religioni è spesso fonte di grande gioia e di incoraggiamento. Ci porta a scoprire in che modo Dio è all'opera nella mente e nel cuore delle persone, come pure nei loro riti e costumi. Ciò che Dio ha seminato in questo modo, può essere purificato e perfezionato mediante il dialogo (cfr Lumen gentium LG 17). La spiritualità del dialogo cercherà dunque di discernere accuratamente l'azione dello Spirito Santo e renderà grazie per i frutti di amore, gioia e pace che lo Spirito reca.

6. Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, interceda per voi tutti, che il Padre celeste vi riempia di saggezza e di forza affinché seguiate e incoraggiate gli altri a seguire il cammino autentico del dialogo! Con gratitudine, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.




AI PRESULI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI


DI MALAYSIA, SINGAPORE E BRUNEI


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


391
Sabato, 10 novembre 2001




Cari Fratelli Vescovi,

1. "Avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, non cesso di rendere grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere" (
Ep 1,15-16). Nel vincolo di questa fede, vi saluto, Vescovi della Malaysia, di Singapore e del Brunei, giunti in visita ad Limina Apostolorum. Pregando sulle Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, riaffermate il vincolo di comunione con il Successore di Pietro e con il collegio episcopale nel mondo e vi impegnate nuovamente in quella "preoccupazione per tutte le Chiese" (2Co 11,28) che è al centro del ministero apostolico. Dedicate voi stessi nuovamente a quella testimonianza alla quale i Vescovi sono chiamati quali Successori degli Apostoli, una testimonianza di Cristo risorto che dissipa tutte le tenebre per mezzo della forza della sua luce gloriosa. Con la Chiesa, nel corso dei secoli, fate eco al canto della Pasqua che si è udito a lungo in questo luogo:

Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat! Queste parole, orientando la vostra mente e il vostro cuore al Signore Gesù, al quale solo appartengono "onore, gloria nei secoli dei secoli" (Ap 5,13) vi ricordano che il Vescovo è amministratore e non proprietario dei misteri. Siate servitori del Vangelo dell'unico Salvatore Gesù Cristo: la fonte, il centro e il fine di tutto il ministero episcopale.

Venite da lontano, "ma non v'è distanza tra coloro che sono stretti insieme dall'unica comunione, la comunione che ogni giorno li alimenta alla mensa del Pane eucaristico e della Parola di vita" (Novo Millennio ineunte NM 58). Le Chiese particolari affidate alla vostra sollecitudine pastorale sono una parte preziosa di quella grande fraternità di fede che è la Chiesa universale. In questo momento di comunione, cari Fratelli, rendiamo grazie per quello che la Chiesa universale rappresenta per le vostre Chiese particolari e per i doni meravigliosi che i fedeli della Malaysia, di Singapore e del Brunei recano alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.

2. Oggi desidero esortarvi a orientare sempre più il vostro ministero e la vostra programmazione pastorale a quella formazione cristiana permanente che è il cardine di una salda vita cristiana, una formazione che comincia con il Battesimo, si sviluppa mediante la Grazia in ogni fase della vita e avrà fine solo quando i nostri occhi avranno di fronte la visione beatifica del cielo. È questa formazione cristiana permanente che ci permette di ascoltare la voce di Cristo, nostro Maestro (cfr Mt 23,10) e di aderire con il cuore e con la mente alla causa del Suo Regno. L'insegnamento del Signore raggiunge la comunità cristiana in numerosi modi, fra i quali e non da ultimo vi sono i tre grandi ambiti in cui esso si dispiega nella vita della maggior parte dei fedeli: la famiglia, la scuola e la parrocchia. Non si tratta di convenzioni che a un certo punto potrebbero essere giudicate fuori moda. Sono di fatto istituzioni durevoli e valide, che mediano la grazia di Cristo per coloro che vi sono coinvolti. Hanno bisogno della vostra sollecitudine pastorale sensibile e vigorosa, se volete che la comunità che presiedete sia rafforzata quale corpo sociale visibile.

3. Nelle vostre terre come altrove, la famiglia è sotto pressione. Il divorzio è divenuto più comune e la sua diffusione può portare a un diminuito senso della grazia e dell'impegno speciali del matrimonio cristiano. Fra coniugi di diversa appartenenza religiosa il problema è particolarmente sentito, poiché manca il vincolo comune di fede. La vita familiare è resa più difficile anche laddove i mezzi di comunicazione sociale presentano valori contrari al Vangelo e divengono strumenti di una visione della vita ridotta all'effimero e all'inconsistente. In tale situazione, "la Chiesa sente in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia" (Familiaris consortio FC 3). Di fatto, renderete un servizio eccellente a tutta la società se proclamerete che il matrimonio fra uomo e donna è stato "voluto da Dio con la stessa creazione" (Ibidem) e che è un locus primario della incessante creatività di Dio, con il quale i coniugi cooperano mediante il loro servizio di vita e di amore. Ciò significa che il matrimonio e la famiglia non sono istituzioni che possono cambiare con tendenze passeggere oppure in base alla decisione della maggioranza. Bisognerebbe fare ogni sforzo per garantire che la famiglia venga riconosciuta quale edificio primordiale di una nazione veramente sana e spiritualmente vigorosa (cfr Lettera alle Famiglie LF 2 febbraio 1994, n. 17).

Cristo stesso dimora sacramentalmente nel vincolo del matrimonio cristiano, immergendo i coniugi e i figli sempre più profondamente nel suo amore inesauribile, mostrando la gloria del Suo dono di sé e rivelando al mondo la verità che l'uomo è creato sia attraverso l'amore sia per amore (cfr ibidem n. 11). Desidero ricordare le parole di Tertulliano: "Quanto è meraviglioso il vincolo fra due credenti, con un'unica speranza, un unico desiderio, un'unica osservanza, un unico servizio! Sono sia fratelli sia servitori. Non vi è distinzione fra loro in spirito o carne. Infatti, sono veramente due in una sola carne, e laddove la carne è una, uno è lo spirito" (A sua moglie, II, VIII, 7-8). A motivo di questa vocazione molto speciale, è essenziale non solo che i futuri sposi cristiani si preparino profondamente al Sacramento del Matrimonio, ma anche che ricevano un sostegno costante e una formazione permanente per poter comprendere la dignità e i doveri della loro condizione.

4. Nel processo di formazione permanente, le scuole cattoliche sono strettamente associate ai genitori nell'insegnare ai bambini a conoscere e ad amare sia Dio sia l'uomo. Nelle vostre Chiese particolari in generale, si è compiuta un'opera magnifica nel campo dell'educazione cattolica, in particolare da parte di religiosi, uomini e donne, e voi siete stati eccezionali nell'offrire sostegno e incoraggiamento. La presenza di religiosi nelle scuole è ora meno garantita che in passato e insegnanti laici impegnati si stanno assumendo responsabilità sempre maggiori. Ciò significa che bisogna prestare un'attenzione particolare alla loro formazione per garantire che considerino la propria opera professionale come una vocazione autentica e che non venga compromesso ciò che maggiormente distingue le scuole cattoliche.

Le pressioni culturali, politiche ed economiche a volte rendono difficile mantenere l'indipendenza richiesta dalle scuole cattoliche. In una situazione come la vostra, le scuole ecclesiali sono aperte a studenti di ogni formazione. Tuttavia è essenziale preservare e alimentare quel senso della provvidenza del Creatore, dell'inviolabilità della dignità umana, dell'unicità di Gesù Cristo e della Chiesa quale comunione di santità e di missione che permette alle scuole cattoliche di offrire il proprio speciale contributo non solo ai bambini ai quali insegnano, ma anche alla società che servono.

5. Così come le scuole non possono essere separate dall'educazione che ha luogo all'interno della famiglia, esse sono intimamente legate alla formazione offerta nella parrocchia. Ciò è particolarmente vero in situazioni in cui la fede non può essere trasmessa nelle scuole, ma deve esserlo nella parrocchia. Come sapete per esperienza quotidiana, i catechisti svolgono un ruolo fondamentale nell'insegnare la fede nelle vostre comunità locali. Devono ricevere una speciale formazione formale e informale che permetta loro di trasmettere la ricchezza della dottrina cattolica in tutta la sua pienezza, così come il sostegno e l'incoraggiamento della comunità e del suo Pastore.

392 Ciò è ancor più importante nel caso dei sacerdoti, poiché sono loro, quali maestri di fede, a essere in contatto giorno dopo giorno con le persone. Non solo devono insegnare, ma devono anche aiutare i genitori, gli insegnanti e i catechisti a compiere il proprio dovere. È per questo che i vostri sacerdoti hanno bisogno non solo di un'eccellente formazione in seminario, ma anche della formazione permanente menzionata nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, che definisce tale ulteriore formazione come "esigenza della fedeltà del sacerdote al suo ministero, anzi al suo stesso essere" (n. 70). Siate particolarmente vicini ai vostri sacerdoti, aiutandoli costantemente ad aver cura nel loro cuore del tesoro della propria vocazione sacerdotale. Incoraggiateli ad accrescere quell'amore e quell'impegno in grado di garantire che le loro comunità possiedano tutto il necessario per il culto di Dio e il servizio ai fratelli.

Quanto vale per i sacerdoti vale anche, a fortiori, per i Vescovi.In occasione della recente Decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sono state dette molte cose belle e toccanti sulla figura del Pastore quale uomo di Dio, maestro della fede che è stata trasmessa, santificatore del Popolo di Dio e guida del pellegrinaggio della comunità. A causa delle numerose pressioni alle quali il vostro ministero è sottoposto, non è mai facile trovare il tempo per uno studio e una riflessione ulteriori.

Tuttavia, ciò è necessario, altrimenti sarà sicuramente più difficile per voi Vescovi perseverare con verità e umiltà nel compito di essere amministratori fedeli dei misteri. Quindi, cari Fratelli, vi esorto a "ravvivare il dono di Dio che è in te" (
2Tm 1,6). Fate quanto potete per aiutare i vostri sacerdoti a comportarsi nello stesso modo, cosicché nelle parrocchie delle vostre Diocesi la voce di Cristo, il Buon Pastore, venga sempre udita dal Suo gregge!

6. La famiglia, la scuola e la parrocchia cattoliche devono, ognuna a suo modo, divenire sempre più scuola di fede e di santità, santuario dove Dio è adorato e servizio a un mondo lacerato.

Nel farlo offriranno quella "vera e propria pedagogica della santità" (Novo Millennio ineunte NM 31) che ora è particolarmente utile, se la nuova evangelizzazione deve recare i frutti tanto necessari.
Su questo punto bisogna essere chiari: la santità di vita è il fine di tutta la formazione cristiana, proprio come è il fine della programmazione pastorale nella quale siamo coinvolti all'inizio del nuovo millennio. La santità cristiana scaturisce dalla contemplazione del volto di Cristo. Cresce attraverso un processo di formazione permanente che porta a una sequela di Gesù sempre più perfetta e giunge a maturità quando rechiamo una testimonianza fedele di Cristo e proclamiamo la sua verità al mondo.

Tutto ciò porterà risultati positivi anche nell'affrontare un altro difficile compito della Chiesa nel terzo millennio cristiano: il dovere di impegnarsi in un dialogo interreligioso fecondo e di operare efficacemente con i seguaci di tutte le religioni per rafforzare la comprensione reciproca e la pace nel mondo. Questa impresa è particolarmente importante per le vostre Chiese locali. Come ho scritto nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia, solo i cristiani dotati di una fede matura e convinta, profondamente immersi nel mistero di Cristo e felici nella propria comunità di fede, possono essere efficaci nel promuovere un autentico dialogo interreligioso (cfr n. 31). Questo dialogo include scambi culturali, azioni congiunte per lo sviluppo integrale umano e la difesa di valori umani e religiosi. La missione della Chiesa nel nuovo millennio esige che quest'ultima si impegni "a preservare e promuovere a tutti i livelli questo spirito di incontro e di collaborazione con le altre religioni" (Ibidem). Ciò a sua volta sosterrà i valori sui quali si può edificare una società giusta e pacifica.

Prego con fervore affinché voi, cari Fratelli, siate sempre uomini di Dio, uomini di preghiera e di intenso amore pastorale, cosicché possiate aiutare il vostro popolo a vivere con autentica speranza cristiana: "poiché nella speranza noi siamo stati salvati" (Rm 8,24). In questo periodo di incertezza negli eventi mondiali, lasciate che il vostro cuore si riempia sempre più della compassione e della misericordia del Cuore di Gesù! Siate profeti del suo amore per ogni persone bisognosa!

Affido voi, i vostri sacerdoti, i religiosi, uomini e donne, e i laici della Malaysia, di Singapore e del Brunei alla costante protezione di Maria, Madre del Redentore, e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di grazia e di pace nel suo Figlio Divino.


AI VOLONTARI DELLA DIOCESI DI ROMA


IMPEGNATI NEL MONDO DELLA SANITÀ


Sabato, 10 novembre 2001




Carissimi Volontari!

393 1. Vi saluto con affetto, a conclusione della Celebrazione eucaristica con la quale avete voluto dare inizio a quest'incontro promosso in occasione dell'Anno internazionale del volontariato, fissato nel corrente 2001 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Rivolgo il mio cordiale pensiero al Cardinale Vicario e lo ringrazio per le parole che ha voluto indirizzarmi, facendosi interprete dei comuni sentimenti. Con lui, saluto Mons. Armando Brambilla, Vescovo Delegato per l'assistenza religiosa negli Ospedali di Roma, le Confraternite ed i Pii Sodalizi. Il mio riconoscente ricordo va, altresì, ai responsabili della Caritas e della Migrantes di questa Chiesa di Roma, come pure ai partecipanti al Convegno promosso dall'Università Cattolica del Sacro Cuore e dal Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Saluto tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle, desiderosi di servire i fratelli seguendo l'esempio di Gesù che la sera prima della Passione, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, disse loro: "Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (
Jn 13,15).

Di quale esempio Egli parla? La risposta appare evidente nel contesto nel quale tali parole vengono pronunciate. Egli, compiendo verso i suoi Apostoli un'azione solitamente riservata agli schiavi, preannuncia la sua morte, mediante la quale il giorno dopo avrebbe donato se stesso sul Calvario. Gesù parla, dunque, di un amore totale e incondizionato, al quale desidera che i suoi discepoli imparino ad ispirare il proprio comportamento.

Le parole del Signore nell'Ultima Cena devono costituire per voi un programma di vita: la vostra missione più profonda, infatti, consiste proprio nel riprodurre i gesti di Colui che, pur essendo di natura divina, assunse per amore la condizione di servo (cfr Ph 2,6-7).

2. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho invitato tutta la Chiesa a "prendere il largo", sì da irradiare con forza e rinnovato entusiasmo il Vangelo nel nuovo millennio. Quest'appello risuona con particolare vigore quest'oggi per voi, chiamati a collaborare in modo singolare all'opera della nuova evangelizzazione.

Grazie per la testimonianza generosa che offrite in una società spesso dominata dalla bramosia dell'avere e del possedere! Quali fedeli discepoli e imitatori di Cristo, siete spinti ad andare controcorrente, compiendo la scelta evangelica di servire i fratelli non soltanto perché mossi dal desiderio di conseguire legittimi obiettivi di giustizia sociale, ma anche, e soprattutto, perché animati dalla forza inarrestabile della divina carità.

Enorme è il campo d'azione che quotidianamente si apre dinanzi ai vostri occhi. Numerosi e gravi, infatti, sono i problemi che affliggono la nostra società. Guardando alla realtà della nostra Città, come non riconoscere che esistono, purtroppo, ancora carenze nei servizi sociali e inadeguatezza di servizi di base in diverse zone periferiche, gravi forme di disuguaglianza nel reddito e nella fruizione di beni primari come la scuola, la casa, l'assistenza sanitaria. Che dire, poi, dell'emarginazione in cui vivono mendicanti, nomadi, tossicodipendenti, malati di AIDS? senza parlare della disgregazione familiare che penalizza le persone più deboli, e delle forme di violenza fisica o psicologica sulle donne e sui bambini. Come non ricordare, inoltre, i problemi legati all'immigrazione, all'aumento del numero degli anziani soli, degli ammalati e dei disagiati?

Questo preoccupante scenario sociale, a cui si uniscono non di rado una lamentata mancanza di rispetto per la vita e la persona umana e uno sconcertante vuoto di valori morali e religiosi, interpella innanzitutto le istituzioni, ma sollecita in particolare la Comunità cristiana, che da sempre scorge nella carità la via maestra dell'evangelizzazione e della promozione umana.

3. Il volontariato, così diffuso in Italia, costituisce un autentico "segno dei tempi" e rivela una viva presa di coscienza della solidarietà che lega reciprocamente gli esseri umani. Dando modo ai cittadini di partecipare attivamente alla gestione dei servizi di cui sono destinatari e alle diverse strutture ed istituzioni, il volontariato contribuisce ad imprimere quel "supplemento d'anima" che le renda più umane e rispettose della persona.

Per poter svolgere il suo ruolo profetico, l'azione del volontario deve mantenersi fedele ad alcuni tipici tratti essenziali: la ricerca innanzitutto di un'autentica promozione degli individui e del bene comune, che vada oltre la pur necessaria assistenza, lo stile poi di genuina gratuità, che deve sempre caratterizzare, sull'esempio del Signore Gesù, l'azione dei credenti. Questo stile proprio dei volontari, che testimoniano il Vangelo, va custodito gelosamente anche quando si beneficia di quelle forme di sostegno economico previste dalle leggi per l'attuazione dei compiti del volontariato.

Carissimi, ogni abitante della nostra Città, a qualunque razza o religione appartenga, trovi in voi dei fratelli generosi e consapevoli di esercitare la carità non come pura filantropia, ma in nome di Cristo. Per mantenervi fedeli a questa vocazione, perseverate nella preghiera e nell'ascolto della Parola di Dio, come pure nella partecipazione all'Eucaristia. Sarete così capaci di scorgere nei fratelli sofferenti il volto del Signore, contemplato nell'orazione e nella celebrazione dei divini Misteri. In tal modo contribuirete a quell'opera di missione permanente alla quale tante volte ho richiamato in questi anni la Comunità diocesana di Roma.

394 Con tali auspici, vi affido alla materna protezione della Salus Populi Romani e di cuore imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica, volentieri estendendola ai vostri familiari e a quanti beneficiano del vostro diuturno servizio.



PAROLE DI SALUTO DEL SANTO PADRE


ALLA DELEGAZIONE DI VIGILI DEL FUOCO DI NEW YORK


Sabato, 10 novembre 2001




Porgo un caloroso benvenuto alla delegazione del Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York, così tanti dei quali hanno perso la vita nell'attacco terroristico dell'11 settembre. Che Dio Onnipotente, conceda alle famiglie colpite consolazione e pace e a voi la forza e il coraggio necessari per rendere il vostro grande servizio alla vostra città. Assicurandovi delle mie costanti preghiere, invoco su di voi e sulle vostre famiglie le abbondanti benedizioni di Dio.



PAROLE DI SALUTO DEL SANTO PADRE


ALLA FAMIGLIA SPIRITUALE "L'OPERA"


Sabato, 10 novembre 2001




Care Sorelle e cari Fratelli della famiglia spirituale "L'Opera"!

Con grande gioia vi porgo il benvenuto a questa udienza e mi rallegro di questo incontro con la nuova famiglia di vita consacrata. All'inizio di un nuovo secolo vi trovate di fronte a una grande sfida: le persone di oggi cercano uomini e donne, che mostrino loro Gesù Cristo. Mediante i vostri elevati ideali e il vostro entusiasmo giovanile volete farvi "dito indice" per Gesù. Per questo avete il mio apprezzamento.

La vostra giovane comunità può essere molto utile proprio al vecchio continente Europa perché i nostri contemporanei ascoltano cristiani convinti, che si lasciano impegnare e inviare da Dio. La fondatrice della vostra famiglia spirituale, Madre Julia, vi dona un bel pensiero: "Da quando Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, è tutto fondato. Ha solo bisogno di persone che vivano profondamente questa fondazione".

Affinché svolgiate coscienziosamente il vostro compito a lode di Dio e per la salvezza degli uomini, vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


ALLA FAMIGLIA SPIRITUALE "L'OPERA"


IN OCCASIONE DEL RICONOSCIMENTO


ECCLESIASTICO DELLA COMUNITÀ


Care Sorelle e cari Fratelli della famiglia spirituale "L'Opera"!

1. Nella gioiosa comunione del Dio Uno e Trino, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, vi porgo un cordiale benvenuto. La gioia per il riconoscimento della vostra famiglia spirituale vi spinge a manifestare di nuovo al Successore di San Pietro la vostra unione e la vostra disponibilità al servizio. Con voi rendo volentieri grazie a Dio, il Signore della Chiesa, per il vostro carisma e prego affinché possa produrre frutti abbondanti.

2. Nello spirito della vostra fondatrice siete determinati ad affrontare le sfide del nostro tempo con la forza della fede cattolica. Dovete servire la Chiesa e l'uomo gioiosamente come una comunità contemplativa e al contempo apostolica che vuole essere attiva nel mondo come lievito.

395 Avete seguito con generosità l'invito del Signore, a mettervi "all'opera" per il Suo Regno. Se rimarrete sempre disponibili al Disegno di Dio e porrete le vostre capacità al servizio della missione salvifica ecclesiale, la vostra famiglia spirituale potrà divenire un'efficace strumento di nuova evangelizzazione, in particolare in Europa. Il vostro dono vivo a Dio è la migliore risposta alle domande pressanti dell'uomo e alle necessità del tempo.

3. In dialogo con il Padre, Gesù Cristo riassume la sua missione salvifica: "Io ti ho glorificato sopra la terra compiendo l'opera che mi hai dato di fare" (
Jn 17,4). L'opera di Cristo, la glorificazione di Dio e la liberazione dell'uomo, viene condotta dalla Chiesa con la forza dello Spirito Santo nel corso dei tempi. La vostra famiglia spirituale è scaturita dalla Chiesa. Quali membri dell'"Opera" siete pronti a fare vostra la missione della Chiesa di Cristo.

4. La Chiesa è la grande opera di Dio. Se oggi talvolta viene messa in dubbio la sua origine divina, "L'Opera" contribuisce a cogliere e a vivere nella sua profondità il mistero della Chiesa. La vostra comunità rimane sempre fedele allo scopo: siete il riflesso della Chiesa a lode del Dio Uno e Trino e per la salvezza dell'uomo. Testimoniate la bellezza della Chiesa quale popolo di Dio, Sposa di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Rimanete radicati nella Santa Eucaristia, la fonte dell'unità con Dio e fra voi.

5. Nella vostra comunità lo spirito di adorazione è vitale.

Dio sta nel centro. È il perno del vostro pensiero e della vostra azione. In tal modo "L'Opera" può essere uno strumento efficace contro la rassegnazione, che a volte si impadronisce anche dei servitori della Chiesa. Che le vostre preghiere e le vostre azioni divengano feconde nella grande opera di Dio per la salvezza dell'uomo! Il Signore della Storia guidi il cammino della vostra famiglia spirituale nel futuro. Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 10 novembre 2001


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