GP2 Discorsi 2001 441

441 2. Insieme a voi, desidero rendere grazie a Dio per il bene compiuto dalle vostre Congregazioni in questi centocinquanta anni di storia. Lo ringrazio perché continua a scorrere nelle vostre case la confortante vena di carità e di zelo, che ebbe inizio nel lontano 1878. Il fortuito incontro di Padre Annibale con un mendicante quasi cieco fu la scintilla che incendiò di amore evangelico il vostro Fondatore, venuto a contatto con il degradato quartiere "Avignone" di Messina, dove abitavano i più poveri fra i poveri della città, veri "rifiuti" della società.

"Fin d'allora - egli scrive nelle sue memorie - mi trovai impegnato, secondo le mie deboli forze, al sollievo spirituale e temporale di quella plebe abbandonata" (Annibale Maria Di Francia, Preziose Adesioni, Messina 1901, p. 3). E da quel momento mai si spense la fiamma della carità nella sua vita. Egli scelse di consacrarsi tutto ai poveri e agli umili, in essi vedendo e servendo Cristo. Quell'umile piccolo seme nel corso di questi centocinquant'anni si è sviluppato in maniera prodigiosa. E' diventato un albero maestoso, che ormai stende i rami in ogni parte del mondo, attraverso lo zelo ardente dei figli e delle figlie del Padre Annibale. Mentre mi congratulo con voi per il cammino compiuto, vi incoraggio a rendere ancor più fedele la vostra testimonianza e più generosa la vostra dedizione apostolica.

La celebrazione di un evento tanto significativo per i vostri Istituti non può limitarsi a una semplice rievocazione di un passato, sia pur luminoso, ma deve trasformarsi in incitamento a guardare all'avvenire, per rispondere con il fervore degli inizi alle antiche attese e alle nuove sfide dell'umanità.

3. Ma come far sì che l'albero vigoroso, piantato dal vostro Beato Fondatore, continui a portare fiori e frutti in abbondanza?

Carissimi Fratelli e Sorelle, la risposta a questo interrogativo, che nell'anno giubilare vi siete posti, è antica e sempre attuale: è la santità, terreno ferace in cui è cresciuta la vostra Famiglia religiosa, terreno che potrà ancora assicurarle, anche nel nuovo millennio, un avvenire promettente e fecondo.

Sì, la santità è possibile anche in questo nostro difficile tempo. Anzi, essa è la priorità che, al termine del Grande Giubileo, ho indicato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte come prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale della Chiesa (cfr n.30).

In questa luce, la vita consacrata, oggi più che mai, assume un ruolo significativo e determinante: deve essere santa, se non vuole venir meno alla sua stessa ragion d'essere; deve essere vissuta in pienezza nelle sue alte e severe esigenze di preghiera, di umiltà, di povertà, di spirito di sacrificio e di austera osservanza dei voti.

Saldo punto di riferimento è per voi l’insegnamento del vostro Beato Fondatore. Padre Annibale Maria Di Francia riconosceva "che vocazione allo stato religioso è lo stesso che vocazione alla santificazione" (L'Anima del Padre, p. 38).

Quanto attuali sono queste sue parole! Esse vi stimolano ad assicurare il primato della vita interiore in mezzo alle vostre molteplici attività educative, assistenziali, caritative, missionarie ed editoriali.

4. Non abbiate paura che il tempo dedicato all'orazione possa in qualche modo frenare il dinamismo apostolico e il meritorio servizio ai fratelli, che costituiscono la vostra fatica quotidiana.

E' esattamente il contrario. Amare e porre nel centro d'ogni progetto di vita e di apostolato la preghiera è l'autentica scuola dei santi. Distinguetevi, pertanto, nell'arte del pregare: questo "è il segreto di un cristianesimo veramente vitale, che non ha motivo di temere il futuro, perché continuamente torna alla sorgente e in essa si rigenera" (Novo millennio ineunte
NM 32).

442 Vi sia di esempio e sostegno la Vergine Santa. Conservando in tutta la sua primitiva freschezza quel tipico carattere mariano, che il vostro Fondatore ha impresso come nota inconfondibile agli Istituti da lui fondati, restate alla scuola di Maria.

Finché manterrete lo sguardo fisso su di Lei, eccelso capolavoro di Dio, modello e ideale di ogni vita consacrata e sostegno di ogni attività apostolica, non si inaridirà nella vostra grande Famiglia spirituale quella sorgente di generosità e di dedizione, di interiorità e di fervore, di santità e di grazia, che vi rende preziosi operai nella messe del Signore.

Siate, infine, anime profondamente eucaristiche, che sanno adorare, amare, godere l'Eucaristia. Fu al Mistero eucaristico che, agli albori delle vostre Congregazioni, il Beato di Francia diede il posto centrale in tutto. Dall'adorazione eucaristica otterrete non solo il dono di nuove vocazioni, ma anche la grazia di accrescere l'entusiasmo e la gioia del vostro sacerdozio, della vostra consacrazione e della vostra militanza cristiana.

5. Fratelli e Sorelle carissimi, ecco quello che la Chiesa attende da voi! Non deludete le sue attese, ma assecondate con sempre generoso impegno le sue speranze. La convinta testimonianza è il segreto per attirare al vostro ideale schiere di giovani ferventi e generosi.

Vi benedica il Signore per quanto avete finora compiuto e vi ricolmi della sua grazia, perché nel presente e in futuro possiate proseguire a operare con abnegazione e letizia per il Regno di Dio. Vi accompagno con la preghiera, che elevo fiducioso al Signore, per l'intercessione del Beato Annibale Maria Di Francia. Si degni Iddio di donare una nuova fioritura di vocazioni ai vostri Istituti e a tutta la Chiesa.

Con questi voti, imparto di cuore a voi qui presenti la mia Benedizione, che estendo volentieri all'intera vostra Famiglia spirituale.

SALUTO DEL SANTO PADRE


AL CONCERTO "MISSA PRO PACE"


OFFERTO DALLA FILARMONICA NAZIONALE


DI VARSAVIA


7 dicembre 2001




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono certo di interpretare i comuni sentimenti, esprimendo cordiale gratitudine ai componenti della gentile associazione polacca Amici della Fondazione Giovanni Paolo II che, unitamente alla Filarmonica Nazionale di Varsavia, hanno voluto offrire a me e ai miei collaboratori questo interessante concerto.

Rivolgo vivo apprezzamento anzitutto al Signor Kazimierz Kord, direttore della Filarmonica, che con straordinario talento ha interpretato la Missa pro Pace. Saluto cordialmente il Signor Henryk Wojnarowski, maestro del coro, che ha eseguito i vari brani con grande valentia. La mia riconoscenza si estende a tutti coloro che hanno contribuito alla organizzazione e alla preparazione di questa bella iniziativa. Con grato affetto ringrazio e saluto il Signor Wojciech Kilar, noto compositore, al quale si deve la Missa pro Pace che abbiamo avuto la gioia di ascoltare. Consapevole che lo spartito di una Messa è opera artistica che si inserisce nella liturgia, egli ha voluto sapientemente proporre melodie animate da intenso misticismo. Lo stile arcano e originale di questa Messa introduce gli ascoltatori nel cuore di un raccoglimento orante e di una attenta contemplazione dei misteri della Fede.

2. Grazie anche per la pregevole esecuzione della Missa pro Pace! Quest'evento artistico di alto valore religioso ci ha aiutato a pensare e a pregare per la pace. Il secolo XX, pur segnato come forse nessun altro da guerre e spargimento di sangue, si è chiuso con tante speranze di giustizia e di pace. Purtroppo, i tragici eventi dell'11 settembre hanno bruscamente spezzato queste attese fiduciose. Ma non dobbiamo perderci d'animo. La pace è dono di Dio e, al tempo stesso, frutto dello sforzo quotidiano degli uomini di buona volontà. Attraverso il linguaggio universale della musica e del canto, in quest'Aula "Paolo VI" è risuonato per tutti l'invito ad essere costruttori di speranza e di pace. Raccogliamo quest'accorata esortazione. La vita di ogni credente sia eco di quell'amore che sconfigge la violenza e segna l'inizio dei "cieli nuovi e della nuova terra" (cfr Ap 21,1).

443 3. Raz jeszcze - juz w naszej ojczystej mowie - pragne podziekowac wszystkim, którzy sprawili, ze moglismy przezyc ten uroczysty wieczór. Slowa uznania kieruje do kompozytora wspanialej Missa pro pace - pana Wojciecha Kilara. Majestatyczna prostota, piekno zakorzenione w chrzescijanskiej tradycji i brzmienie oddajace wyrastajacego zen polskiego ducha, sprawiaja, ze utwór ten dostarcza nie tylko estetycznych wrazen, ale moze wyzwalac gleboko religijne przezycia.

Dziekuje muzykom Orkiestry Symfonicznej pod dyrekcja pana Kazimierza Korda i spiewakom Chóru z jego kierownikiem, panem Henrykiem Wojnarowskim. Wyrazy wdziecznosci skladam równiez solistom. Ten koncert zochcieli Panstwo wpisac w obchody stulecia Filharmonii Narodowej. Z tej szczególnej okazji prosze przyjac moje gratulacje oraz zyczenia wszelkiej pomyslnosci i wielu wspanialych osiagniec artystycznych.

Pragne równiez podziekowac tym, którzy przyczynili sie do zorganizowania tego wieczoru, a szczególnie warszawskiemu Kolu Przyjaciól Fundacji Jana Pawla II. Wszystkim artystom i gosciom z serca blogoslawie.

[Ancora una volta, nella nostra lingua madre, voglio ringraziare quanti hanno contribuito a farci vivere questa solenne serata. Rivolgo parole di riconoscimento al compositore della magnifica Missa pro Pace, il signor Wojciech Kilar. La maestosa semplicità, la bellezza radicata nella tradizione cristiana e il timbro dell'anima polacca che affiora da essa, fanno sì che quest'opera rechi non solo sensazioni estetiche, ma possa suscitare anche emozioni profondamente religiose.

Ringrazio i musicisti dell'Orchestra Sinfonica sotto la direzione del signor Kazimierz Kord e i cantanti del Coro con il direttore, il signor Henryk Wojnarowski. Espressioni di gratitudine pongo anche ai solisti. Avete voluto inserire questo concerto nell'ambito delle celebrazioni del centenario della Filarmonica Nazionale. In questa particolare occasione vogliate accettare le mie congratulazioni e gli auguri di ogni prosperità e di tanti magnifici successi artistici.

Vorrei anche ringraziare coloro che hanno contribuito all'organizzazione di questa serata, e soprattutto il Circolo degli Amici della Fondazione Giovanni Paolo II a Varsavia. A tutti gli artisti e agli ospiti imparto di cuore la mia benedizione.]

4. Questo concerto si tiene all'inizio dell'Avvento, stagione di mistica attesa del Principe della pace. Anche questa felice coincidenza sia stimolo ad aprire il cuore e la mente a Cristo, che viene come Messia di salvezza e di amore. Siamo ormai alla vigilia della Solennità dell'Immacolata Concezione. Sia Lei, la Regina della pace, a rafforzare i passi coraggiosi degli uomini sulla via che conduce alla giustizia e alla pace vera. Con tali sentimenti, imparto al compositore, agli artisti, promotori, organizzatori e a tutti i presenti una speciale Benedizione.



PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


PER LA SOLENNITÀ


DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE


DELLA B.V. MARIA


Piazza di Spagna, 8 dicembre 2001






1. Madre Immacolata, in questo giorno solenne,
illuminato dal fulgore della tua verginale Concezione,
eccoci ancora ai tuoi piedi, in questa storica piazza,
444 nel cuore di Roma cristiana.
Come ogni anno, siamo venuti a ripetere
il tradizionale omaggio floreale dell'8 dicembre,
volendo con questo gesto esprimere
l'amore filiale della Città,
che conta tanti segni della tua materna presenza.
Siamo venuti in umile pellegrinaggio,
e, facendoci voce di tutti i credenti,
t'invochiamo fiduciosi:
"Monstra Te esse matrem...
Mostrati Madre per tutti, / offri la nostra preghiera;
445 Cristo l'accolga benigno, / lui che si è fatto tuo Figlio".

2. "Monstra Te esse matrem!"
Mostrati Madre per noi,
che, davanti a questa tua celebre effigie,
con cuore gioioso rendiamo grazie a Dio
per il dono della tua Immacolata Concezione.
Tu sei la Tutta Bella,
che l'Altissimo ha vestita della sua potenza.
Tu sei la Tutta Santa, che Iddio s'è preparata
come sua intatta dimora di gloria.
Ave, Tempio arcano di Dio,
446 ave piena di grazia,
intercedi per noi!

3. "Monstra Te esse matrem!"
Ti preghiamo di presentare la nostra preghiera
a Colui che Ti ha rivestita di grazia
sottraendoti ad ogni ombra di peccato.
Nubi oscure si addensano all'orizzonte del mondo.
L'umanità, che ha salutato con speranza
l'aurora del terzo millennio,
sente ora incombere su di sé la minaccia
di nuovi, sconvolgenti conflitti.
447 E' a rischio la pace nel mondo.
Proprio per questo noi veniamo a Te,
Vergine Immacolata, per chiederti di ottenere,
quale Madre comprensiva e forte,
che gli animi, liberati dai fumi dell'odio,
si aprano al perdono reciproco,
alla solidarietà costruttiva e alla pace.

4. "Monstra Te esse matrem!"
Veglia, o Maria, sulla grande famiglia ecclesiale,
perché tutti i credenti, come veri discepoli del tuo Figlio,
camminino nella luce della sua presenza.
448 Continua a vegliare particolarmente sulla Chiesa di Roma,
che l'8 dicembre del 1995, proprio in questo luogo,
intraprese con fiducia la missione cittadina
in vista del Grande Giubileo.
Fu missione dai frutti copiosi e profondi,
che contribuì a diffondere il Vangelo della speranza
in ogni angolo della Città,
mobilitando sacerdoti, religiosi e laici
per un vasto e profondo rinnovamento spirituale.
E' stato un cammino dinamico e coraggioso,
che, con la grazia del tempo giubilare,
449 ha reso singoli e famiglie, parrocchie e comunità,
consapevoli del mandato missionario che ciascuno
deve responsabilmente assumere valorizzando
la ricchezza e la varietà dei propri carismi.

5. "Monstra Te esse matrem!"
Stella della nuova evangelizzazione,
spronaci e accompagnaci Tu sui passi
di una pastorale instancabilmente missionaria
con un unico e decisivo programma:
annunciare Cristo, Redentore dell'uomo.
La missione diventi testimonianza quotidiana
450 d'ogni credente, nelle proprie condizioni di vita;
grazie ad essa sia rinnovato il volto cristiano di Roma,
perché a tutti appaia con chiarezza
che la fedeltà a Cristo cambia l'esistenza personale
e plasma un futuro di pace, un avvenire migliore per tutti.
Madre Immacolata, che rendi la Chiesa feconda di figli,
sostieni altresì la nostra incessante sollecitudine
per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Il convegno romano del prossimo giugno,
che la diocesi opportunamente dedica a questo tema,
incoraggi i giovani e le loro famiglie
451 a rispondere con cuore generoso all'appello del Signore

6. "Monstra te esse matrem!"
Sii per noi roccia di coraggio e di fedeltà,
o umile Fanciulla di Nazaret,
gloriosa Regina del mondo.
Offri la nostra preghiera al Verbo di Dio,
che, diventando tuo Figlio,
si è reso nostro fratello.
Grazie alla tua validissima intercessione
possa l'intero Popolo di Dio
e, in particolare, questa amata Chiesa di Roma
452 "prendere il largo" verso quella santità
che costituisce la condizione decisiva
per ogni fecondo apostolato.
Madre di misericordia e di pace,
immacolata Madre di Dio, prega per noi!

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


AI GIOVANI DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA




Carissimi Giovani!

1. In questo giorno, in cui la Chiesa contempla i prodigi compiuti da Dio nella Vergine Maria, sono lieto di rivolgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, convenuti a Roma per offrire il vostro specifico contributo di entusiasmo e di freschezza al rinnovamento che l'A.C.I. ha avviato con grande determinazione all'alba del nuovo millennio. Nella realizzazione di un così importante programma di vita e di attività associativa, sappiate seguire fedelmente le indicazioni dei vostri Vescovi, che vedono nell'Azione Cattolica un'esemplarità formativa valida per tutte le Comunità ecclesiali d'Italia.

Voi siete la componente giovanile dell'Azione Cattolica: una parte quanto mai importante dell'Associazione. Essere giovani vuol dire avere la schiettezza di Natanaele, il quale, dopo aver manifestato le proprie perplessità sul Nazareno: "da Nazaret, può mai venire qualcosa di buono?" (Jn 1,46), non sa resistere allo sguardo di Gesù che chiama, e lo segue senza calcoli.

Essere giovani vuol dire lanciarsi, come Pietro e Giovanni il mattino di Pasqua (cfr Jn 20,4), in una corsa mozzafiato, col cuore in gola per l'amore tenerissimo verso Gesù.

Essere giovani è avere la stessa caparbietà di Tommaso nel cenacolo di fronte ai racconti della risurrezione, una caparbietà trasformata nello slancio di chi si affida completamente a Colui che è percepito come unico "Signore" e "Dio" (cfr Jn 20,28). Non è forse questo che voi stessi ripetete con trasporto a Gesù ogni giorno?

Essere giovani significa provare il desiderio di una vita piena, come il giovane ricco confidò una volta a Gesù (cfr Mc 10,17) e, al tempo stesso, vincere quella debolezza che non permette di distaccarsi da sé e dalle proprie false sicurezze.

453 Essere giovani è fare l'esperienza di Lazzaro, passato attraverso la malattia e la morte, per aver parte alla gioia senza limiti della vita nuova donata da Cristo (cfr Jn 11,44).

Essere giovani è infine gustare la compagnia di Gesù e l'incanto dell'ascolto "a bocca aperta" delle sue parole, nella calda accoglienza di una casa come quella di Marta e Maria (cfr Lc 10,42).

2. Cari giovani amici, proprio per questo siete venuti a Roma, presso la tomba degli apostoli Pietro e Paolo: per esprimere al meglio i doni della vostra giovinezza, valorizzati dal rapporto personale con Lui, nel calore della comunione della Chiesa. Non abbiate incertezze nel porvi alla sua sequela in una scuola di santità, attualizzata attraverso la spiritualità e l'impegno ecclesiale specifici dell'Azione Cattolica.

Essere laici cristiani oggi, comporta l'impegno di essere santi ogni giorno, con gioia ed entusiasmo. Prima di voi, hanno percorso questo itinerario spirituale Giorgio Frassati, Alberto Marvelli e con loro tanti altri giovani come voi. Si tratta di un impegno che dovete assumere innanzitutto per voi stessi e per i vostri amici, ma anche per le vostre famiglie, per le vostre Comunità e, anzi, per il mondo intero.

Vorrei rinnovare oggi l'invito che vi ho rivolto a Tor Vergata: voi siete, e dovete essere sempre più le sentinelle del mattino dell'alba del nuovo millennio. Anche se in questo primo scorcio di secolo, funestato purtroppo dal terrorismo, dalla paura e dalla guerra, l'invito può apparire troppo impegnativo, esso rimane valido. Oggi più che mai, per essere sentinelle del mattino del nuovo millennio, occorre essere santi!

Sono certo che nel vostro zaino non mancheranno i libri che vi sono utili per una così esigente scuola di santità. Vi saranno certamente i Documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II e le indicazioni dei Pastori delle vostre Chiese particolari. Dovete soprattutto avere con voi quel Vangelo che vi siete scambiati a Tor Vergata. Innamoratevi sempre più della parola di Cristo. Sappiatela ascoltare, comprendere, approfondire, amare e, soprattutto, vivere. Fatevi aiutare in questo dagli autentici maestri della fede.

Parola di Dio è in modo eminente Gesù, il Verbo fatto carne nel grembo verginale di Maria Santissima. E Gesù non può semplicemente stare nello zaino: deve trovare posto nei vostri pensieri, nei vostri occhi, nelle vostre mani e nel vostro cuore. In una parola, in tutta la vostra vita. Dovete poter ripetere con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20). Gesù vive in voi quando lo invocate nella preghiera, nel tempo in cui sapete fermarvi "cuore a cuore" con Lui, dopo averLo ricevuto nell'Eucaristia. Non abbiate paura di ritornare a Lui, qualora vi capiti di essere ingannati e feriti dai miraggi di una felicità falsa e artificiale.

3. A Tor Vergata vi dicevo che sarete capaci di incendiare il mondo, se avrete il coraggio di essere cristiani fino in fondo (cfr Omelia durante la Concelebrazione Eucaristica a Tor Vergata, n. 7, in L'Osservatore Romano, 21-22 agosto 2000, p. 7). Cristo stesso, che avete incontrato personalmente, vi precede e vi dà sempre nuovi appuntamenti sulle strade della storia. Sì, Cristo vi porta ovunque c'è dolore da alleviare, solidarietà da esprimere, gioia da celebrare; nella fatica dello studio e del lavoro, come nello svago del tempo libero; nella vita familiare come nella troppo lunga attesa di un futuro, che spesso stenta a realizzarsi.

Con la scelta di aderire all'Azione Cattolica, voi avete deciso di collaborare in maniera particolare con i vostri Vescovi, per essere una associazione di laici che con slancio generoso si mette a disposizione dei Pastori della Comunità ecclesiale per l'attività apostolica nel mondo contemporaneo. A tale proposito, desidero far mio l'invito dei vostri Pastori, i quali vi chiedono di "comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" (cfr Orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per il primo decennio del 2000). Voi stessi siete i testimoni singolari di questo nostro tempo in permanente evoluzione: il mondo giovanile, i vostri amici, gli ambienti nei quali vi muovete sono in continuo cambiamento. Impegnatevi, perciò, a comunicare il Vangelo in questo contesto di mutamenti profondi, imparando a "superare i confini abituali dell'azione pastorale, per esplorare i luoghi, anche i più impensati, dove i giovani vivono, si ritrovano, danno espressione alla propria originalità, dicono le loro attese e formulano i loro sogni" (Educare i giovani alla fede, in Notiziario della CEI 2/1999, p. 51). Da soli è difficile, insieme si può: è proprio questo il sostegno che può giungervi dalla vostra Associazione.

4. Carissimi giovani dell'Azione Cattolica Italiana! In questa Solennità dell'Immacolata vi auguro di essere sempre più missionari, come vi vuole la Chiesa, e santi secondo il cuore di Dio. Vi sostenga sempre la materna protezione di Maria, che oggi contempliamo nello splendore della sua intatta Bellezza. Sia Lei la vostra guida, la stella luminosa che indica il cammino dell'Azione Cattolica rinnovata, per la quale voi stessi vi sentite impegnati ad offrire un significativo contributo.

Vi assicuro uno speciale ricordo nella preghiera e con affetto vi benedico, insieme con i vostri educatori, i ragazzi cui offrite il vostro generoso servizio formativo e tutti gli aderenti all'Azione Cattolica Italiana.

454 Dal Vaticano, 8 Dicembre 2001

IOANNES PAULUS II



AI PRESULI DELLA CHIESA CALDEA IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Martedì, 11 dicembre 2001




Beatitudine,
Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

1. Sono lieto di accogliervi oggi, voi Pastori della Chiesa caldea, venuti dall'Iraq, dall'Iran, dal Libano, dall'Egitto, dalla Siria, dalla Turchia e dagli Stati Uniti d'America, con il vostro Patriarca, Sua Beatitudine Raphaël I Bidawid, per questa visita ad limina Apostolorum. Desidero salutarvi con le parole che aprono la seconda Lettera di Pietro: "Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro" (2P 1,1-2). Permettetemi di ringraziare particolarmente coloro fra voi che, dopo lunghi anni di servizio e di dono di sé, hanno messo il loro incarico episcopale a disposizione del Sinodo patriarcale. Con san Paolo, "ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente" (1Co 1,4-6).

2. In questo periodo ricordiamo che il sangue di innumerevoli martiri rese feconda la vostra antica e venerabile Chiesa caldea dei primi secoli dell'era cristiana. Brillò grazie ai suoi grandi poeti e ai suoi insegnanti, alle sue scuole di teologia e di esegesi, come quelle di Nisibe. I suoi asceti e monaci la illuminarono con una tradizione mistica di rara profondità spirituale: basta citare sant'Efrem, Dottore della Chiesa chiamato "l'arpa dello Spirito Santo", che può riassumere da solo tutto ciò che la Chiesa nella vostra regione ha dato alla Chiesa universale!

3. La Chiesa caldea in Iraq attraversa ora un periodo difficile e le cause di tale crisi sono molteplici, all'interno e all'esterno. Ma non è proprio nei periodi di crisi che noi Vescovi dobbiamo ascoltare "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7)?

Cari Fratelli, esprimo ancora una volta la mia compassione per le vostre comunità che si trovano in Iraq, provate come tutta la popolazione del Paese, che da anni soffre i rigori dell'embargo ad esso imposto. Supplico il Signore di illuminare le menti e i cuori dei responsabili delle nazioni, affinché operino per ristabilire una pace giusta e durevole in quella regione del mondo, e affinché cessino tutti gli attentati alla sicurezza delle persone e al bene dei popoli. Il giorno di digiuno al quale ho invitato tutti i fedeli cattolici sarà un'occasione propizia affinché tutta la Chiesa, sperimentando la privazione del cibo, sia in rapporto più stretto con le persone che soffrono. Quel giorno chiederemo a Dio di assistere il vostro popolo e di aprire il cuore degli uomini alle sofferenze ingiustamente inflitte a tanti loro fratelli.

4. Durante i duemila anni trascorsi, il Signore ha continuato ad amare e a mantenere la Chiesa, restando fedele alla sua promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Questa fedeltà amorevole del Signore verso i suoi è in un certo senso lo specchio in cui i Vescovi possono discernere la propria fedeltà, come è stato messo in luce nella recente Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in cui si sottolinea che sono stati chiamati a vivere la santità "nell'esercizio stesso del loro ministero apostolico, con l'umiltà e la forza del Buon Pastore" (Messaggio della X Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, n. 14).

Come ho già avuto occasione di dire, l'incarico dell'Episcopato "non è un ministero all'insegna del trionfalismo, ma piuttosto della Croce di Cristo" (Discorso ai nuovi Vescovi nominati tra il 1° gennaio 2000 e il mese di giugno 2001, n. 2), che vi rende servi dei vostri fratelli sull'esempio di Lui che era il Servo di tutti. Nei vostri Rapporti quinquennali, il Vescovo appare come il servo dell'unità quando si impegna a sostenere i sacerdoti, i suoi collaboratori nell'esercizio del ministero apostolico e li riunisce in un unico dinamismo missionario, sempre radicato nella fraternità sacramentale, ossia nella comunione più profonda al mistero di Cristo. Con ciò il Vescovo si preoccupa di associare i fedeli, secondo i propri carismi, agli orientamenti pastorali che dà alla sua Chiesa, affinché essa compia la sua missione primaria che è di annunciare il Vangelo. Il Vescovo è anche servo dell'unità quando, con i suoi fratelli Vescovi di una stessa regione o di uno stesso rito, o di riti diversi, si impegna a sviluppare delle collaborazioni e a discernere i segni dei tempi. Essi sono infatti i Pastori del gregge e si preoccupano di risiedere regolarmente nella loro Diocesi, come ricorda opportunamente il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (can. 93; 204); il Patriarca e i Vescovi offrono testimonianza per tutto il popolo, garantendo la missione che è loro affidata con prudenza ed equità, preoccupandosi di condurre una vita conforme al loro ministero.

5. La vostra Chiesa è giustamente orgogliosa dei suoi sacerdoti, dei suoi religiosi e dei suoi fedeli: essi rappresentano la sua forza viva nelle difficoltà ed è opportuno non scoraggiarli. Voglio innanzitutto ringraziare i sacerdoti. Portate loro i saluti affettuosi del Papa, che rende grazie per tutto ciò che essi realizzano attraverso il loro ministero. Vivono con i fratelli, in condizioni a volte difficilissime, per annunciare loro la Buona Novella della salvezza, per celebrare i Sacramenti della Nuova Alleanza e per guidarli attraverso le vicissitudini del tempo presente fino alla patria celeste. Sono particolarmente attenti alla situazione dei giovani: sostengono la loro speranza cristiana e li aiutano ad inserirsi nella società. Si avvicinano anche a coloro che hanno lasciato il Paese d'origine e vivono in condizioni precarie da rifugiati o immigrati. Che continuino con coraggio la loro opera apostolica, senza mai scoraggiarsi nel fare il bene (cfr 2Th 3,13)!

455 In numerose vostre Diocesi, i giovani vogliono diventare sacerdoti. È un segno di vitalità spirituale delle comunità in cui vivono. Insisto sulla fortuna e la responsabilità che rappresentano per voi Vescovi, queste vocazioni di giovani, e sulla necessità che si impone di accompagnarli con discernimento fino all'Ordinazione. Il Seminario patriarcale interrituale, che si trova a Bagdad, deve essere una preoccupazione importante del vostro ministero episcopale; è importante che sia animato da un gruppo di sacerdoti competenti e stimati, capaci di trasmettere ai seminaristi il deposito della fede e di aprirli alla comprensione e alla contemplazione del mistero cristiano. Il fatto che il Seminario formi seminaristi di diversi riti è di buon augurio per l'avvenire della Chiesa, poiché permette ai futuri sacerdoti di approfondire maggiormente la propria tradizione pur accogliendo con stima e benevolenza quella degli altri riti, in vista delle necessarie collaborazioni, e di aprirsi anche alle possibili cooperazioni con i fedeli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.

Ringraziate anche i religiosi, uomini e donne, che danno la loro preziosa collaborazione alla vita delle Diocesi! Nella loro grande vicinanza pastorale con il popolo, testimoniano coraggiosamente i valori evangelici, secondo i voti religiosi, e dimostrano una grande disponibilità per il servizio della missione, collaborando con i sacerdoti diocesani. Spesso impegnati nel servizio dell'educazione dei bambini e dei giovani e nell'assistenza ai malati e ai popoli, essi sono testimoni della tenerezza di Dio verso un popolo che soffre.

6. I fedeli hanno sete della Parola di Dio, ma anche di una solida formazione dottrinale e spirituale per crescere nell'esperienza di Dio e per trovare forza e incoraggiamento ed essere così autentici testimoni del Vangelo quotidiano, nella vita familiare, professionale e sociale. Vi invito a sviluppare ovunque è possibile programmi di formazione dei laici che rispondano a questa aspettativa. I laici potranno così partecipare, in modo specifico ed originale, con la testimonianza della loro vita e con l'annuncio di Cristo Salvatore, all'opera della nuova evangelizzazione, pur manifestando rispetto e volontà di dialogo nei confronti dei credenti di altre religioni tra i quali essi vivono.

7. Cari Fratelli, avete appena celebrato qui a Roma un Sinodo della vostra Chiesa patriarcale e rendo grazie per questo lavoro fraterno che vi procura un sostegno reciproco e che vi aiuta ad apprezzare insieme i bisogni della Chiesa e a valutare i progressi comuni, per proseguire con coraggio il rinnovamento necessario delle vostre comunità, nello spirito della loro grande tradizione e nella fedeltà al Concilio ecumenico Vaticano II.

Vi chiedo di essere particolarmente attenti alle strutture di comunione nella vostra Chiesa patriarcale. In una Chiesa orientale cattolica, l'Assemblea sinodale è uno degli spazi privilegiati della comunione fraterna, che resterà sempre la fonte della vostra efficacia apostolica, secondo il comandamento del Signore: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (
Jn 13,35). In nome del Signore, vi esorto a superare ogni atteggiamento di parte, per unire sempre più le vostre forze. Che tutto avvenga nella franchezza fraterna, in modo da cercare continuamente la volontà del Signore senza che l'interesse personale occulti il servizio pastorale che vi è stato affidato! Il Patriarca è "padre e capo" della vostra Chiesa. Per questo è suo dovere dare l'esempio e favorire la comunione nell'Episcopato, chiamato ad operare per il bene di tutti. Chiedo allo Spirito Santo di consolidare tra voi un clima di fraternità e fiducia vere per superare le difficoltà presenti. Auguro vivamente che in questa stessa prospettiva, diate nuovo vigore al lavoro della Riunione interrituale dei Vescovi dell'Iraq che deve essere convocata ad intervalli regolari per proseguire un lavoro comune, reale ed efficace al servizio dell'evangelizzazione.

Vi incoraggio a mantenere buoni rapporti con i nostri fratelli cristiani di altre confessioni, avendo a cuore di elaborare iniziative rinnovate di preghiera e di testimonianza comuni, e invoco con ardore su tutti i discepoli di Cristo il dono dell'unità, per la quale il Signore ha tanto pregato. So che avete dei buoni rapporti con le altre autorità religiose dei vostri Paesi. Consapevoli dell'importanza che ha assunto oggi il dialogo interreligioso, al servizio dell'intesa e della pace tra tutti gli uomini, e nello spirito del mio invito recente a tutti i responsabili delle religioni del mondo a riunirsi ancora una volta ad Assisi, continuate con tutti questo dialogo del quotidiano!

8. Dovete affrontare concretamente l'urgenza pastorale dei vostri fedeli in situazione di diaspora. So che vivete il fenomeno dell'emigrazione come una grave difficoltà, poiché esso impoverisce le comunità locali e mette le persone in una situazione di sradicamento, fenomeno accentuato dalle sanzioni economiche contro l'Iraq. Potete affrontare questo dramma solo collegialmente, convinti che l'avvenire della Chiesa caldea è anche nella diaspora. Siate sicuri che la Santa Sede e le Chiese particolari sparse nel mondo vi aiuteranno ad affrontare i bisogni pastorali della diaspora, per la quale dovete assicurare il necessario accompagnamento pastorale!

9. Beatitudine, cari Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio, portate a tutti i fedeli della Chiesa caldea delle vostre Diocesi i saluti cordiali del Successore di Pietro, e trasmettete il mio incoraggiamento affettuoso ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, tutti tanto devoti al servizio dei loro fratelli! La protezione materna della Vergine Maria, che abbiamo appena festeggiato in occasione dell'Immacolata Concezione, vi accompagni ogni giorno nella vostra missione! A tutti imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

GP2 Discorsi 2001 441