GP2 Discorsi 2002 56

GIOVANNI PAOLO II





AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA


Mercoledì, 27 febbraio 2002




1. Ancora una volta si rinnova il nostro incontro, cari e illustri membri della Pontificia Accademia per la Vita, un incontro che sempre costituisce per me motivo di gioia e di speranza.

57 Il mio saluto giunga con viva cordialità a ciascuno di voi personalmente. Ringrazio in particolare il Presidente, Professor Juan de Dios Vial Correa, per la amabili parole con cui ha voluto farsi interprete dei vostri sentimenti. Uno speciale pensiero rivolgo anche al Vice-Presidente, Mons. Elio Sgreccia, animatore solerte dell'attività della Pontificia Accademia.

2. State celebrando in questi giorni la vostra ottava Assemblea Generale e a questo scopo siete qui convenuti numerosi dai rispettivi Paesi, per confrontarvi su una tematica cruciale nell'ambito della più generale riflessione sulla dignità della vita umana: "Natura e dignità della persona umana a fondamento del diritto alla vita. Le sfide del contesto culturale contemporaneo".

Avete scelto di trattare uno dei punti nodali che stanno a fondamento di ogni ulteriore riflessione, sia essa di tipo etico-applicativo nel campo della bioetica, o di tipo socio-culturale per la promozione di una nuova mentalità a favore della vita.

Per molti pensatori contemporanei i concetti di “natura” e di “legge naturale” appaiono applicabili al solo mondo fisico e biologico o, in quanto espressione dell'ordine del cosmo, alla ricerca scientifica e all'ecologia. Purtroppo, in tale prospettiva, riesce difficile cogliere il significato della natura umana in senso metafisico, come pure quello di legge naturale nell'ordine morale.

A rendere più arduo questo passaggio verso la profondità del reale, ha certamente contribuito l'aver smarrito quasi del tutto il concetto di creazione, concetto riferibile a tutta la realtà cosmica, ma che riveste un particolare significato in rapporto all'uomo. Ha avuto in ciò un suo peso anche l'indebolimento della fiducia nella ragione, che caratterizza gran parte della filosofia contemporanea, come ho rilevato nell'Enciclica Fides et ratio (cfr n. 61).

Occorre pertanto un rinnovato sforzo conoscitivo per tornare a cogliere alle radici, ed in tutto il suo spessore, il significato antropologico ed etico della legge naturale e del connesso concetto di diritto naturale. Si tratta, infatti, di dimostrare se e come sia possibile “riconoscere” i tratti propri di ogni essere umano, in termini di natura e dignità, quale fondamento del diritto alla vita, nelle sue molteplici formulazioni storiche. Soltanto su questa base è possibile un vero dialogo ed un'autentica collaborazione fra credenti e non credenti.

3. L'esperienza quotidiana evidenzia l'esistenza di una realtà di fondo comune a tutti gli esseri umani, grazie alla quale essi possono ri-conoscersi come tali. E' necessario fare sempre riferimento "alla natura propria e originale dell'uomo, alla “natura della persona umana” che è la persona stessa nell'unità di anima e di corpo, nell'unità delle sue inclinazioni di ordine sia spirituale che biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del suo fine" (Veritatis splendor
VS 50 cfr anche Gaudium et spes GS 14).

Questa natura peculiare fonda i diritti di ogni individuo umano, che ha dignità di persona fin dal momento del suo concepimento. Questa dignità oggettiva, che ha la sua origine in Dio Creatore, è fondata nella spiritualità che è propria dell'anima, ma si estende anche alla sua corporeità, che ne è componente essenziale. Nessuno può toglierla, tutti anzi la devono rispettare in sé e negli altri. E' dignità uguale in tutti e che permane intera in ogni stadio della vita umana individuale.

Il riconoscimento di tale naturale dignità è la base dell'ordine sociale, come ci ricorda il Concilio Vaticano II: "Benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, l'uguale dignità delle persone richiede che si giunga ad una condizione più umana e giusta della vita" (Gaudium et spes GS 29).

La persona umana, con la sua ragione, è capace di ri-conoscere sia questa dignità profonda ed oggettiva del proprio essere, sia le esigenze etiche che ne derivano. L'uomo può, in altre parole, leggere in sé il valore e le esigenze morali della propria dignità.Ed è lettura che costituisce una scoperta sempre perfettibile, secondo le coordinate della “storicità” tipiche della conoscenza umana.

E' quanto ho rilevato nell'Enciclica Veritatis splendor, a proposito della legge morale naturale, la quale, secondo le parole di san Tommaso d'Aquino, "altro non è che la luce dell'intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce e questa legge Dio l'ha donata nella creazione" (n. 40; cfr anche Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1954-1955).

58 4. E' importante aiutare i nostri contemporanei a comprendere il valore positivo e umanizzante della legge morale naturale, chiarendo una serie di malintesi e di interpretazioni fallaci.

Il primo equivoco che occorre eliminare è "il presunto conflitto tra la libertà e la natura", che "si ripercuote anche sull'interpretazione di alcuni aspetti scientifici della legge naturale, soprattutto sulla sua universalità e immutabilità" (Veritatis splendor
VS 51). Infatti anche la libertà appartiene alla natura razionale dell'uomo e dalla ragione può e deve essere guidata: "Proprio grazie a questa verità, la legge naturale implica l'universalità. Essa, in quanto iscritta nella natura razionale della persona, s'impone ad ogni essere dotato di ragione e vivente nella storia" (ibid.).

5. Un altro punto che deve essere chiarito è il presunto carattere statico e fissista attribuito alla nozione di legge morale naturale, suggerito forse per una erronea analogia con il concetto di natura proprio delle realtà fisiche. In verità, il carattere di universalità e obbligatorietà morale stimola e urge la crescita della persona. "Per perfezionarsi nel suo ordine specifico la persona deve compiere il bene ed evitare il male, vegliare alla trasmissione e conservazione della vita, affinare e sviluppare le ricchezze del mondo sensibile, coltivare la vita sociale, cercare il vero, praticare il bene, contemplare la bellezza" (Veritatis splendor VS 51 cfr, San Tommaso, Summa Theologica, I-II, q. 94, a. 2).

Di fatto, il Magistero della Chiesa si richiama all'universalità e al carattere dinamico e perfettivo della legge naturale in riferimento alla trasmissione della vita, sia per mantenere nell'atto procreativo la pienezza dell'unione sponsale, sia per conservare nell'amore coniugale l'apertura alla vita (cfr Humanae vitae HV 10 Istruzione Donum vitae, II, 1-8). Analogo richiamo il Magistero fa in tema di rispetto della vita umana innocente: qui il pensiero va all'aborto, all'eutanasia, alla soppressione e sperimentazione distruttiva degli embrioni e dei feti umani (cfr Evangelium vitae EV 52-67).

6. La legge naturale, in quanto regola le relazioni interumane, si qualifica come “diritto naturale” e, come tale, esige il rispetto integrale della dignità dei singoli individui nella ricerca del bene comune.

Un'autentica concezione del diritto naturale, inteso come tutela dell'eminente e inalienabile dignità di ogni essere umano, è garanzia di uguaglianza e dà contenuto vero a quei “diritti dell'uomo” che sono stati posti a fondamento delle Dichiarazioni internazionali.

I diritti dell'uomo, infatti, debbono essere riferiti a ciò che l'uomo è per natura e in forza della propria dignità, e non già alle espressioni delle scelte soggettive proprie di coloro che godono del potere di partecipare alla vita sociale o di coloro che ottengono il consenso della maggioranza.

Nell'Enciclica Evangelium vitae ho denunciato il pericolo grave che questa falsa interpretazione dei diritti dell'uomo, come di diritti della soggettività individuale o collettiva, sganciata dal riferimento alla verità della natura umana, possa portare anche i regimi democratici a trasformarsi in un sostanziale totalitarismo (cfr nn. 19-20).

In particolare, tra i diritti fondamentali dell'uomo, la Chiesa cattolica rivendica per ogni essere umano il diritto alla vita come diritto primario. Lo fa in nome della verità dell'uomo e a tutela della sua libertà, che non può sussistere se non nel rispetto della vita. La Chiesa afferma il diritto alla vita di ogni essere umano innocente ed in ogni momento della sua esistenza. La distinzione che talora viene suggerita in alcuni documenti internazionali tra “essere umano” e “persona umana”, per poi riconoscere il diritto alla vita e all'integrità fisica soltanto alla persona già nata, è una distinzione artificiale senza fondamento né scientifico né filosofico: ogni essere umano, fin dal suo concepimento e fino alla sua morte naturale, possiede l'inviolabile diritto alla vita e merita tutto il rispetto dovuto alla persona umana (cfr Donum vitae, 1).

7. Carissimi, in conclusione desidero incoraggiare la vostra riflessione sulla legge morale naturale e sul diritto naturale, con l'augurio che da questa possa scaturire un nuovo, sorgivo slancio di instaurazione del vero bene dell'uomo e di un ordine sociale giusto e pacifico. E' sempre ritornando alle radici profonde della dignità umana e del suo vero bene, è poggiando sul fondamento di ciò che esiste di intramontabile ed essenziale nell'uomo, che si può avviare un dialogo fecondo con gli uomini di ogni cultura in vista di una società ispirata ai valori della giustizia e della fraternità.

Ringraziandovi ancora per la vostra collaborazione, affido le attività della Pontificia Accademia per la Vita alla Madre di Gesù, Verbo fatto carne nel suo grembo verginale, perché vi accompagni nell'impegno che la Chiesa vi ha affidato per la difesa e la promozione del dono della vita e della dignità di ogni essere umano.

59 Con questo auspicio imparto a voi ed ai vostri cari la mia affettuosa Benedizione.

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO DEI VESCOVI


AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI


28 febbraio 2002


Venerati Fratelli!

1. Con grande gioia vi accolgo, durante il vostro convegno di approfondimento della spiritualità di comunione, promosso dal Movimento dei Focolari. A ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto, con uno speciale pensiero di gratitudine al Cardinale Miloslav Vlk, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti, illustrando i temi del vostro incontro. Un saluto particolare desidero riservare alla Fondatrice del Movimento, Chiara Lubich, che ha voluto essere presente qui con noi.

Carissimi, voi state riflettendo sulla comunione, realtà costitutiva della natura stessa della Chiesa. La Chiesa, come ben sottolinea il Concilio Vaticano II, si trova, per così dire, tra Dio e il mondo, adunata nel nome della Santissima Trinità per essere "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Lumen gentium LG 1). La comunione all'interno del popolo cristiano, pertanto, chiede di essere sempre più assimilata, vissuta e manifestata, anche grazie ad un deciso impegno programmatico, a livello sia di Chiesa universale che di Chiese particolari.

Occorre coltivare un'autentica e profonda spiritualità di comunione, come ho voluto sottolineare nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte (cfr n. 43). Si tratta di un'esigenza che riguarda tutti i membri della Comunità ecclesiale. Questo compito spetta però anzitutto ai Pastori, chiamati a vigilare affinché i diversi doni e ministeri contribuiscano alla comune edificazione dei credenti ed alla diffusione del Vangelo.

2. Il servizio dell'unità, su cui voi giustamente amate molto insistere, è intrinsecamente segnato dalla Croce. Il Signore ha sofferto la passione e la morte per distruggere l'inimicizia e riconciliare gli uomini col Padre e tra di loro. Seguendone l'esempio, la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, ne prolunga l'opera. Con la forza dello Spirito Santo partecipa intimamente al Mistero pasquale, al di fuori del quale non vi è crescita del Regno di Dio.

L'esperienza della storia evidenzia che la Chiesa vive la passione e la croce indissolubilmente unita al suo Signore risorto, illuminata e confortata dalla presenza che Egli stesso le ha garantito per tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). E' lo stesso Signore, nel cui corpo glorioso permangono i segni dei chiodi e della lancia (cfr Jn 20,20 Jn 20,27), ad associare i suoi amici alle sue sofferenze, per conformarli poi alla sua gloria. Questa fu, in primo luogo, l'esperienza degli Apostoli, a cui i credenti nel loro pellegrinaggio fanno costante riferimento. Il loro ministero di comunione e di evangelizzazione ha goduto della stessa fecondità di quello di Cristo: la fecondità del chicco di grano, come ricorda l'evangelista Giovanni, che produce molto frutto se e perché muore nella terra (cfr Jn 12,24).

3. Segno per eccellenza di tale fecondità pasquale sono i frutti dello Spirito, anzitutto "amore, gioia e pace" (Ga 5,22), che caratterizzano, pur nella varietà degli stili e dei carismi, la testimonianza dei santi di ogni epoca e di ogni nazione. Anche nella prova, anche nelle situazioni più drammatiche niente e nessuno può togliere a colui che vive unito a Cristo la certezza del suo amore (cfr Rm 8,37-39) e la gioia di essere e di sentirsi una cosa sola con Lui.

Questo amore, questa gioia e questa pace invoco in abbondanza per ciascuno di voi, carissimi Fratelli nell'Episcopato, e per le Comunità che vi sono affidate. Maria, la Vergine dell'amore fedele, vegli su di voi e sul vostro ministero. Vi aiuti a camminare in perfetta sintonia con il cuore del suo divin Figlio, sorgente di immensurabile carità e misericordia. Io vi assicuro un costante ricordo nella preghiera e ben volentieri vi imparto una speciale Benedizione, estendendola a quanti quotidianamente incontrate nel vostro servizio pastorale.

Marzo 2002



AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI


Venerdì, 1° marzo 2002



Eminenze,
Fratelli Vescovi,
60 Fratelli e Sorelle in Cristo,

1. Siete giunti a Roma dai cinque continenti in occasione dell'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Ringrazio l'Arcivescovo John Foley per le sue cordiali parole e per la guida che ha offerto quale Presidente del Consiglio, con l'abile cooperazione del Vescovo Pierfranco Pastore. Desidero cogliere questa opportunità per ringraziare tutto il Consiglio per l'aiuto che continua a prestare al mio ministero apostolico. Nel mondo di oggi, il Successore di Pietro in che modo deve realizzare la propria missione di predicare il Vangelo e di rafforzare i suoi fratelli e le sue sorelle nella fede se non attraverso i mezzi di comunicazione sociale? Sono profondamente consapevole di questo e quindi molto grato a voi e a gruppi quali i Cavalieri di Colombo che sostengono generosamente la vostra opera.

2. Accolgo con favore il tema che avete scelto per questa Assemblea Plenaria: "I Mezzi di Comunicazione Sociale e la Nuova Evangelizzazione: Attività attuali e Progetti per il futuro". È infatti essenziale considerare il nostro impegno con il mondo dei mezzi di comunicazione sociale come una parte vitale di quella nuova evangelizzazione alla quale lo Spirito Santo chiama ora la Chiesa nel mondo. Come ho sottolineato nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, dobbiamo escogitare "un programma pastorale... che consenta l'annuncio di Cristo, di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura" (n. 29). Non è sufficiente aspettare che le cose accadano o agire a caso: è il momento di procedere a una programmazione concreta ed efficace come quella che state intraprendendo in questa Assemblea Plenaria. La sfida particolare è di trovare modi per garantire che la voce della Chiesa non sia marginale o messa a tacere nella moderna arena dei mezzi di comunicazione sociale. Dovete svolgere un ruolo nel garantire che il Vangelo non resti confinato a un mondo strettamente privato. No! Gesù Cristo deve essere proclamato al mondo; e quindi la Chiesa deve entrare nel grande forum dei mezzi di comunicazione sociale con coraggio e fiducia.

3. Non solo dobbiamo utilizzare i mezzi di comunicazione sociale per comunicare Cristo al mondo, ma dobbiamo anche predicare il Vangelo al mondo dei mezzi di comunicazione sociale. Quanto ho detto a proposito di Internet vale anche per i mezzi di comunicazione sociale: è "un nuovo forum nel senso attribuito a questo termine nell'antica Roma, ossia uno spazio urbano affollato e caotico che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria" (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2002, n. 2). Questa cultura dei mezzi di comunicazione sociale deve essa stessa essere evangelizzata!

Siete chiamati a offrire alla Chiesa l'ispirazione e le idee per quella grande opera, ricorrendo ai modelli più elevati di professionalità e alle risorse più profonde della fede cristiana e della tradizione cattolica.

Questo è un compito al quale il Pontificio Consiglio si è dedicato con grande energia. Durante questa Assemblea Plenaria, per esempio, pubblicherete due importanti documenti che sono in preparazione da anni: "Etica in Internet" e "La Chiesa e Internet". Essi sono segni non solo della vostra creatività professionale, ma anche del vostro impegno di predicare la Buona Novella nel rutilante mondo delle comunicazioni sociali.

4. Il Vangelo vive sempre in dialogo con la cultura, perché la Parola eterna non smette mai di essere presente nella Chiesa e nell'umanità. Se la Chiesa si allontana dalla cultura, il Vangelo stesso tace. Quindi, non dobbiamo temere di varcare la soglia culturale dell'attuale rivoluzione della comunicazione e dell'informazione. "Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse, non priva di quel senso di avventura che ha caratterizzato altri grandi periodi di cambiamento" (ibidem).

Per la Chiesa l'impresa consiste nel far sì che la verità di Cristo eserciti un'influenza su questo nuovo mondo, con tutte le sue promesse e i suoi interrogativi. Ciò implicherà, in particolare, la promozione di un'etica autenticamente umana per creare comunione piuttosto che alienazione fra gli individui (cfr Novo Millennio ineunte
NM 43) e solidarietà piuttosto che inimicizia fra i popoli.

Tuttavia, la questione fondamentale è: "Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce?" (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2002, n. 6). In tutta la nostra programmazione, non possiamo mai dimenticare che Cristo è la Buona Novella! Non abbiamo nulla da offrire se non Gesù, l'unico mediatore fra Dio e l'uomo (cfr 1Tm 2,5). Evangelizzare significa semplicemente permettergli di essere visto e udito, poiché sappiamo che se non c'è spazio per Cristo, non c'è spazio per l'uomo.

Quindi, cari Fratelli e care Sorelle, vi esorto, in tutta la vostra programmazione, a fare spazio a Cristo. Nella stampa, nella radio e nella televisione, nel mondo del cinema e di Internet, cercate di aprire le porte a Lui che tanto misericordiosamente è per noi la porta della salvezza. Allora, quello dei mezzi di comunicazione sociale sarà un mondo di autentica comunicazione, un mondo fatto non di illusione, ma di verità e di gioia. Prego con fervore affinché ciò accada e affido la vostra opera a Maria, Madre del Verbo Incarnato. Imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica a quanti sono impegnati nell'opera del Pontificio Consiglio, quale pegno della presenza di Cristo fra voi e della sua forza su tutto ciò che fate in Suo nome.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALLE ANCELLE DEL SACRO CUORE DI GESÙ




Alla Reverenda Madre Rita Burley
61 Superiora Generale delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù
e alle Sorelle che partecipano alla XVII Congregazione Generale

1. In occasione della celebrazione della XVII Congregazione Generale a Roma, che rappresenta un evento di particolare importanza per voi, vi porgo un saluto molto cordiale, e al contempo vi invito ad ascoltare con docilità la voce dello Spirito per scoprire le vie che vi permettono di vivere oggi, con fedeltà creativa al carisma fondazionale, la consacrazione piena al Signore e la missione di servizio incondizionato alla Chiesa.

Inoltre, la prossima commemorazione dei 125 anni della fondazione dell'Istituto deve essere un'occasione privilegiata per dare un nuovo impulso al desiderio tante volte espresso dalla Madre Fondatrice, santa Rafaela María, che la vita di ogni Sorella sia "tutta essa un tessuto di fede e generosità". A Roma, dove si venerano le sue reliquie, il sussurro della sua voce, il calore della sua devozione all'Eucaristia e il vigore del suo ardente impegno a "far sì che Cristo sia adorato da tutti i popoli" vi guideranno nei vostri lavori e nelle vostre decisioni.

2. In sintonia con tutta la Chiesa, vi siete proposte di sviluppare in questa Congregazione Generale le direttrici che vi aiuteranno a "prendere il largo" in questo inizio del terzo millennio, unendo l'incontro profondo con la persona di Cristo e la contemplazione della sua misericordia, espressa in modo esimio nel suo Sacro Cuore, all'impegno di collaborare intensamente alla sua azione salvifica fra gli uomini e le donne di oggi. Questa indispensabile interazione fra la vita spirituale profonda e la dimensione evangelizzatrice è particolarmente importante per tutte le persone consacrate con proiezione apostolica, alle quali "la stretta unione tra contemplazione e azione permetterà, oggi come ieri, di affrontare le missioni più difficili" (Vita consecrata
VC 74).

Molte di voi e delle vostre Sorelle hanno una vasta esperienza delle difficoltà incontrate nello svolgere la loro missione nei quattro continenti dove l'Istituto è presente. Alcune assumono dimensioni drammatiche, a causa del pericolo, condizioni di indigenza estrema o ingiustizia, mentre altre provengono da ambiti sociali particolarmente insensibili allo spirito delle beatitudini che le Sorelle sono chiamate a testimoniare (cfr Lumen gentium LG 31). Tuttavia, non mancano situazioni in cui gli ostacoli alla piena identificazione con la propria missione si trovano nella vita delle persone e delle comunità stesse, tentate a volte dal tedio insito nello svolgimento di attività considerate poco riconosciute o di scarso rendimento a breve termine. Anche in questi casi deve rinascere costantemente l'autentico spirito di servizio, vivendo gioiosamente l'opzione radicale di ricercare e di fare innanzitutto la volontà di Dio, tanto caratteristica della tradizione ignaziana nella quale il vostro Istituto si riconosce. "Nella causa del Regno non c'è tempo per guardare indietro, tanto meno per adagiarsi nella pigrizia." (Novo Millennio ineunte NM 15).

Perciò desidero esprimervi il ringraziamento della Chiesa per il servizio che prestate all'evangelizzazione, sia mediante la testimonianza di vita sia attraverso l'attività che realizzate nei diversi campi dell'educazione, la cura dei centri di spiritualità, la pastorale giovanile o la promozione dei più bisognosi della società. Tuttavia, alla gratitudine si aggiunge la speranza e l'invito a sviluppare una nuova fantasia della carità, tanto necessaria per la missione della Chiesa, che si misura non tanto in base alla novità esterna o all'efficacia apparente, quanto al fatto di essere nell'atteggiamento, nelle forme e nei metodi, un vero condividere fraterno (cfr Novo Millennio ineunte NM 50).

3. Desidero concludere affidando alla Vergine Maria i frutti della Congregazione e il futuro dell'Istituto. Che Lei sia il modello di docilità gioiosa alla volontà di Dio, propria della sua "umile serva" (cfr Lc 1,48), maestra nel sapere accompagnare Cristo in tutti i momenti della sua vita e della sua missione, fino alla croce (cfr Jn 19,26) e intercedere nei momenti di difficoltà o incertezza.

Con questi sentimenti, e implorando la protezione di sant'Ignazio di Loyola e di santa Rafaela María, vi imparto con affetto la Benedizione Apostolica, che con piacere estendo a tutte le vostre Sorelle, le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù.

Dal Vaticano, 2 marzo 2002

IOANNES PAULUS PP II



VEGLIA DI PREGHIERA DEGLI UNIVERSITARI CON IL PAPA

Sabato, 2 marzo 2002

62
Carissimi giovani universitari!


1. Con grande gioia vi saluto, al termine di questo incontro di riflessione e di preghiera mariana, nel primo sabato del mese di marzo. Mentre ringrazio voi, che siete convenuti numerosi nell'Aula Paolo VI, il mio pensiero si rivolge con affetto a quanti sono collegati con noi da alcune città d'Europa, grazie alla radio e alla televisione. In particolare, saluto gli universitari di Atene, Mosca, Strasburgo, Budapest, Valencia e Vienna. Un grazie caloroso rivolgo ai cori ed all'orchestra per il loro contributo, come pure alla Radio Vaticana ed al Centro Televisivo, che hanno cooperato alla realizzazione di quest'importante e significativo evento.

2. Chers jeunes universitaires qui, d’Athènes et de Strasbourg, avez prié le chapelet avec nous, je vous salue chaleureusement. Demandez à Marie de vous aider à comprendre en profondeur le mystère de son Fils, pour qu’il soit votre joie et votre force. Souvenez-vous qu’en suivant son exemple vous dépasserez toutes les difficultés et vous trouverez le bonheur véritable ! Je vous donne rendez-vous à Toronto.

[Cari giovani universitari di Atene e di Strasburgo che avere recitato il rosario con noi, vi saluto con affetto. Chiedete a Maria di aiutarvi a capire a fondo il mistero di suo Figlio, affinché Egli sia la vostra gioia e la vostra forza. Ricordatevi che seguendo il suo esempio supererete tutte le difficoltà e troverete la vera felicità! Vi do appuntamento a Toronto.]

3. Ein sehr herzlicher Gruß geht an Euch, liebe Studentinnen und Studenten an den Universitäten in Budapest und in Wien. Dieser Moment des gemeinsamen Gebets schenkt uns die frohe Erfahrung, dass unser Glaube Grenzen überschreitet und Völker verbindet. Auf dem Weg eines wahrhaft christlichen Lebens lassen wir uns von Maria, der Mutter Jesu und Mutter der Kirche leiten. So werden wir fähig zum Zeugnis für Gott, den Vater aller Menschen. Ich freue mich auf die Begegnung mit vielen von Euch beim Weltjugendtreffen in Toronto!

[Rivolgo un affettuoso saluto a voi, care studentesse e cari studenti delle università di Budapest e di Vienna. Questo momento di preghiera comune ci fa gioiosamente comprendere che la nostra fede supera i confini e unisce i popoli. Lungo il cammino di un'autentica vita cristiana lasciamoci guidare da Maria. Madre di Gesù e Madre della Chiesa! In tal modo, potremo essere testimoni di Dio, il Padre di tutti gli uomini. Sono lieto di poter incontrare molti di voi a Toronto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.]



[Saluto con grande affetto gli studenti universitari riuniti nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione a Mosca. Vi ringrazio, carissimi, della vostra partecipazione a questo momento di preghiera, nel nome della Vergine Maria. Rimaniamo sempre uniti nella fede e nel servizio al Vangelo. Il Signore vi benedica!]

5. Al saludaros, queridos universitarios valencianos, tengo presente a todos los profesores, alumnos y alumnas de las distintas universidades de España, especialmente a los que día a día vais concretando, en colaboración con los Delegados y Capellanes universitarios, vuestra identidad de cristianos en los distintos ámbitos de la Pastoral Universitaria. Que la oración de esta tarde, en torno a la Madre del Señor, os ayude a proseguir en vuestra tarea evangelizadora, haciendo brillar a través de vuestras vidas, la luz Pascual que es Cristo. ¡Os espero en Toronto!

[Nel salutare voi, cari universitari di Valencia, penso a tutti i professori, gli studenti e le studentesse delle varie università di Spagna, soprattutto a quelli che, giorno dopo giorno, concretizzano, in collaborazione con i delegati e i cappellani universitari, la propria identità di cristiani nei vari ambiti della Pastorale Universitaria. Che la preghiera di questo pomeriggio, attorno alla Madre del Signore, vi aiuti a proseguire nel vostro compito evangelizzatore, facendo brillare attraverso la vostra vita la Luce Pasquale che è Cristo. Vi aspetto a Toronto!]

6. Costituisce motivo di consolante speranza il legame di una comune fede, che unisce giovani di varie nazioni d'Europa, che appartengono a diverse tradizioni culturali. Così è sempre stato nella storia dell'evangelizzazione del "vecchio" continente: il Vangelo e le culture hanno camminato insieme. Questo è anche oggi l'impegno della Chiesa. Chiedo a voi, cari giovani, di promuovere nelle Università il dialogo tra la fede e la cultura, affinché il lievito evangelico stimoli e sostenga la qualità spirituale e morale della ricerca e dello studio universitari.

Il comune punto di partenza per questa stimolante missione è il Battesimo, da cui è necessario sempre ripartire, perché è la sorgente della vita cristiana. La Quaresima, che stiamo vivendo, costituisce il tempo liturgico più propizio per prendere rinnovata consapevolezza della nostra identità battesimale. Mediante il Battesimo siamo stati uniti alla morte e risurrezione di Cristo; grazie al Battesimo, lo Spirito Santo ci ha resi testimoni dell'amore di Dio, artefici di comunione, di fraternità e di pace. La vita nuova, che scaturisce dal fonte battesimale, rigenera a sua volta costantemente le mentalità e le scelte, i rapporti interpersonali e sociali, nonché le culture dei popoli.

63 7. Solo uomini e donne nuovi possono rinnovare la storia. Ecco la grande sfida che è particolarmente dinanzi a voi, cari giovani europei. Il prossimo raduno mondiale di Toronto, al quale vi aspetto numerosi, vi aiuterà a comprendere ancor più quest'urgenza apostolica: essere, all'inizio del terzo millennio, "sale della terra e luce del mondo" (Mt 5,13). Ai giovani di Roma do appuntamento anche per giovedì 21 marzo prossimo in Piazza San Pietro, per il tradizionale momento di festa e di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù.

Cari giovani, questa sera è la Vergine Santa a riunirci da un angolo all'altro d'Europa. Facciamo convergere i nostri sguardi verso l'icona della Madonna di Loreto, Vergine del silenzio e dell'ascolto, Madre del Figlio di Dio fatto uomo. A Lei sempre guardiamo, chiedendole la stessa disponibilità alla grazia divina. E così anche in ciascuno di voi l'Onnipotente compirà grandi cose.
Con questo augurio vi abbraccio tutti, vicini e lontani - ma per me tutti vicini! -, mentre con affetto benedico voi, le vostre famiglie, le vostre Università e i giovani del mondo intero.

VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ARGENTINA (II GRUPPO)

Martedì, 5 marzo 2002




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale saluto di benvenuto a voi che formate il secondo gruppo di Vescovi argentini in visita ad Limina. Nel vostro pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e negli incontri con il Vescovo di Roma e con i suoi collaboratori troverete un nuovo dinamismo per proseguire nella vostra missione episcopale, consapevoli che Cristo non abbandona mai la sua Chiesa (cfr Mt 28,20) e la guida con la forza del suo Spirito, affinché sia nel mondo segno della salvezza. Che Egli, maestro di Pastori, vi colmi di speranza e vi renda testimoni di essa nella vostra vita (cfr 1P 3,15), edificando così tutti i fedeli affidati alla vostra sollecitudine pastorale.

Ringrazio Monsignor Estanislao Karlic, Arcivescovo di Paraná e Presidente della Conferenza Episcopale Argentina, per le sue cordiali parole, con cui mi ha rinnovato l'adesione di ciascuno di voi e delle comunità ecclesiali che presiedete in nome del Signore, presentandomi al contempo gli orientamenti pastorali che guidano il vostro ministero affinché gli uomini e le donne dell'amata Nazione Argentina procedano verso la comunione intima con Dio, Uno e Trino. In questo momento la Chiesa deve avanzare con lo straordinario dinamismo dell'effusione della grazia che come "un fiume d'acqua viva" scaturisce dalla celebrazione, ancora recente, del Grande Giubileo (cfr Novo Millennio ineunte NM 1) e che deve tradursi in ferventi propositi e in linee di azione concreta (cfr Ibidem, n. 3).

2. A tale proposito, va apprezzata la diligenza mostrata nel mettere in pratica gli orientamenti dati nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente per la preparazione e la celebrazione del Grande Giubileo. In Argentina, in tal senso, va ricordato l'Incontro Ecumenico Nazionale dell'anno 2000, che ha incluso un serio esame di coscienza favorendo lo spirito di riconciliazione. Con questo spirito avete parimenti portato a termine un'ampia e capillare consultazione fra le diverse Chiese particolari e le varie comunità cristiane al fine di aggiornare le Linee pastorali per la Nuova Evangelizzazione approvate nel 1990. Tutto ciò è stato completato dall'accoglienza della Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte e dalla riflessione su di essa, lettera di cui avete adottato i criteri pastorali per pubblicarli prossimamente con il suggestivo titolo di "Navega mar adentro" (Prendi il largo).

Desidero incoraggiarvi nelle vostre opzioni per affrontare in modo efficace la nuova evangelizzazione, quali la perseveranza creativa delle azioni quotidiane della pastorale ordinaria, l'accoglienza cordiale e il rinnovamento nella santità da parte delle comunità parrocchiali, tutto ciò unito a una salda formazione cristiana che favorisca l'impegno missionario dei laici.

Come ho indicato nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, ci troviamo ora di fronte al "più grande e impegnativo orizzonte della pastorale ordinaria" (n. 29), che è sempre un compito appassionante. Ciò non significa che ognuno porta a termine la propria opera in base a criteri individuali, ma, al contrario, che si deve conformare ai criteri propri del progetto pastorale della rispettiva Diocesi, convergendo poi sulle priorità comuni e rispondendo alle necessità di evangelizzazione attuali degli argentini.

Non abbiate mai dubbi nel porre tutto il vostro zelo e il vostro impegno pastorale nel lavoro della nuova evangelizzazione, con l'intima convinzione che illuminerà l'azione dei laici cristiani e potrà essere un rimedio efficace e duraturo per i difficili e gravi mali che attualmente patiscono molti abitanti della vostra Nazione.


GP2 Discorsi 2002 56