GP2 Discorsi 2003 8

AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO,


DEL COMUNE DI ROMA E DELLA PROVINCIA DI ROMA


Giovedì, 16 gennaio 2003




Illustri Signori, gentili Signore!

1. Sono molto lieto di ricevervi, all'inizio del nuovo anno, per il nostro tradizionale scambio di auguri. E' questa l'occasione propizia per confermare e rinvigorire quei legami, consolidati attraverso due millenni di storia, che intercorrono tra il Successore di Pietro e la città di Roma, la sua provincia e la Regione Lazio.

Rivolgo il mio cordiale e deferente saluto al Presidente della Giunta regionale del Lazio, Onorevole Francesco Storace, al Sindaco di Roma, Onorevole Walter Veltroni, e al Presidente della Provincia di Roma, Onorevole Silvano Moffa, ringraziandoli per le gentili espressioni che mi hanno indirizzato, anche a nome delle Amministrazioni da loro guidate. Congiuntamente ad essi, saluto i Presidenti delle rispettive Assemblee Consiliari e tutti voi qui presenti.

2. In un momento di forte preoccupazione per le sorti della pace nel mondo e gravato anche da non pochi problemi nazionali e locali, desidero anzitutto rivolgere a voi, illustri rappresentanti di Roma e del Lazio, quella medesima parola di convinta e meditata fiducia che ho indirizzato al Parlamento italiano, nel memorabile incontro del 14 novembre scorso. Proprio quando crescono i pericoli di scontro e di conflitto fra le diverse Nazioni e culture, emerge più nitida e più urgente quella missione di amore, e quindi di pace, di reciproca comprensione e riconciliazione che è propria del cristianesimo e che pertanto corrisponde alla vocazione storica di Roma, centro della cattolicità. La cittadinanza onoraria di Roma, di cui poco più di due mesi or sono avete voluto insignirmi, è per me una conferma e un ulteriore stimolo ad incoraggiare la dedizione alla causa della pace di questa nobilissima Città. Vi chiedo di collaborare, ciascuno secondo le proprie responsabilità, a questa grande e benefica impresa e vi ringrazio per l'impegno che già avete espresso in questa direzione.

3. Uno dei maggiori problemi del nostro tempo è indubbiamente costituito dalla crisi di tante famiglie, dalla scarsità delle nascite e dal conseguente invecchiamento della popolazione. Roma e il Lazio non fanno eccezione a queste difficoltà, che minacciano l'Italia come molte altre Nazioni.

Proprio su questo terreno la Chiesa e le istituzioni civili sono chiamate a una cordiale e operosa collaborazione. Occorre infatti far maturare una rinnovata consapevolezza dell'importanza e della sacralità dei legami familiari, come pure della gioia che accompagna la nascita e l'educazione dei figli: la comunità cristiana ha qui un fondamentale campo di testimonianza e di impegno. Ma è ugualmente indispensabile che la famiglia fondata sul matrimonio sia oggetto privilegiato delle politiche sociali: mi rallegro pertanto per lo sviluppo delle iniziative a favore delle famiglie, in particolare delle giovani coppie, come anche per la realizzazione dell'Osservatorio regionale permanente sulle famiglie. Parimenti importante è la nostra reciproca collaborazione riguardo alla formazione delle giovani generazioni, in aiuto alla primaria responsabilità delle famiglie. Il sostegno alle Scuole cattoliche, come agli Oratori e ad altri organismi educativi promossi dalla comunità cristiana, è una delle forme in cui si esplica positivamente tale collaborazione.

4. L'attenzione dei pubblici amministratori non può mai prescindere dall'andamento dell'economia e dalle connesse possibilità di lavoro e di occupazione. La città e la provincia di Roma e l'intera regione del Lazio hanno notevoli potenzialità che chiedono di essere più pienamente valorizzate, stimolando l'iniziativa dei singoli cittadini e le loro capacità di innovazione e sostenendole con opportuni strumenti finanziari e percorsi formativi. Lo stesso straordinario patrimonio storico e artistico di queste terre, nato in larga misura dalla fede cristiana, offre grandi opportunità di sviluppo e di lavoro.

9 L'alto numero di immigrati che, anche a Roma e nel Lazio, hanno potuto in questi ultimi mesi regolarizzare la loro posizione lavorativa conferma d'altronde che esiste un dinamismo della nostra società bisognoso di essere meglio compreso e valorizzato.

5. Rivolgendomi, il 14 novembre, al Parlamento italiano, sottolineavo come il carattere realmente umanistico di un corpo sociale si manifesti particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli. Di una tale attenta sollecitudine c'è indubbiamente un forte bisogno anche a Roma e nel Lazio, per alleviare i disagi di tante persone e famiglie, in particolare dei moltissimi anziani. Apprezzo sinceramente gli sforzi compiuti dalle vostre Amministrazioni in questo ambito e vi invito ad un impegno sempre più incisivo, al quale non mancherà di corrispondere la capillare azione caritativa delle parrocchie, della Caritas e di altre molteplici realtà ecclesiali.

Un aspetto fondamentale della solidarietà verso coloro che si trovano in situazioni di sofferenza è costituito dall'impegno per la cura della salute. Conosco le difficoltà che attraversa questo delicato settore e che rendono tanto più meritori gli sforzi e i lodevoli progressi compiuti. A questo obiettivo di solidarietà le istituzioni ospedaliere di matrice cattolica chiedono di poter continuare a dare il loro significativo contributo.

6. Onorevoli Rappresentanti delle Amministrazioni regionale, provinciale e comunale, ho desiderato riflettere con voi su alcuni aspetti delle vostre quotidiane sollecitudini. Vi ringrazio per l'attenzione e per il sostegno che offrite alla vita e alle attività della Chiesa. Per parte mia vi assicuro che, negli ambiti di comune interesse, non verrà a mancare l'impegno delle comunità cristiane di Roma e del Lazio.

Chiedo al Signore, attraverso l'intercessione della Vergine Maria, tanto venerata dalle nostre popolazioni, di illuminare i vostri propositi di bene e di darvi forza per portarli a compimento.

Con questi sentimenti, imparto di cuore a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri alle vostre famiglie e a quanti vivono e operano a Roma, nella sua Provincia e in tutto il Lazio.


AI DIRIGENTI E AGLI AGENTI DELL’ISPETTORATO


DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO IL VATICANO


Venerdì, 17 gennaio 2003


Signor Dirigente,
Signori Funzionari ed Agenti!

1. Anche quest'anno avete voluto farmi visita per presentarmi i vostri auguri all'inizio del nuovo anno. Vi accolgo volentieri, e a ciascuno rivolgo il mio saluto cordiale, che di cuore estendo alle vostre famiglie. Un saluto speciale indirizzo al Dottor Salvatore Festa, che ha assunto in questi giorni il compito di Dirigente Generale. A lui desidero porgere il mio ringraziamento per le amabili parole con cui si è reso interprete dei comuni sentimenti. Al tempo stesso, rivolgo un grato pensiero al predecessore, il Dottor Roberto Scigliano.

Carissimi Funzionari ed Agenti, di giorno e di notte voi tutelate l'ordine pubblico nelle adiacenze del Vaticano e fate sì che le attività spirituali ed ecclesiali gravitanti sulla Basilica di San Pietro si svolgano in modo sereno e ordinato. Oltre che qui, voi siete impegnati anche nell'accompagnare il Papa nelle visite pastorali che egli compie in Roma e in altre città d'Italia.

10 Il servizio che assicurate con premura e sollecitudine è importante e non facile: richiede un alto senso di responsabilità e una costante dedizione al proprio dovere. Grazie di cuore per la vostra disponibilità e per la vostra fedele vigilanza.

2. L'odierna occasione è quanto mai gradita per rinnovarvi l'espressione della mia stima e della mia riconoscenza per il lavoro, che in maniera discreta ed efficiente compite, sacrificando a volte anche comprensibili attese delle vostre famiglie. Di tutto Iddio vi renda merito.

Permettete, carissimi, che quest'oggi vi ripeta ciò che già in altre circostante ho avuto modo di dirvi. La vostra quotidiana attività a contatto con folle di pellegrini e di visitatori, che accorrono per incontrare il Successore di Pietro, vi sia di stimolo ad approfondire sempre più la vostra fede. La vicinanza alle tombe degli Apostoli vi sia di incessante richiamo a condurre una vita esemplare, ispirata alla piena adesione a Cristo. Siatene certi: la fedeltà alle proprie convinzioni religiose e morali, e la coerente applicazione dei principi evangelici costituiscono una sorgente di vera pace e di intima gioia.

Il Papa vi è vicino e prega perché il Signore vi protegga in ogni circostanza, grazie alla celeste intercessione di Maria, Madre del Signore.

Con tali sentimenti, invocando l'abbondanza dei divini doni, di cuore imparto a voi e alle vostre famiglie la mia Benedizione.




ALLA COMUNITÀ DELL’ALMO


COLLEGIO CAPRANICA DI ROMA


Sabato, 18 gennaio 2003


Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Alunni dell’Almo Collegio Capranica!

1. L’approssimarsi della festa di sant’Agnese ci offre la gradita occasione di incontrarci pure quest’anno. Saluto con affetto ciascuno di voi. Saluto, in particolare, il Cardinale Camillo Ruini, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Con lui saluto i membri della Commissione che segue il Collegio Capranica, con un pensiero speciale per il Rettore da poco nominato, Mons. Alfredo Abbondi.

Auspico di cuore che, con l’arrivo della nuova équipe educativa e grazie al contributo di ognuno, voi tutti, cari Alunni, sappiate percorrere un’ulteriore tappa del vostro cammino formativo con entusiasmo e partecipazione, crescendo nella comunione fraterna, sì da offrire l’esempio d’una famiglia spirituale unita e protesa al servizio di Dio e dei fratelli.

2. Protettrice del vostro Almo Collegio è sant’Agnese, vergine e martire, la quale in tenera età - aveva appena dodici anni - seppe rendere al Signore Gesù l’estrema testimonianza del martirio, in un’epoca in cui la comunità cristiana registrava non poche defezioni.

11 Nel giorno della sua festa, che celebreremo il 21 gennaio prossimo, la liturgia c’invita a chiedere a Dio la forza per "imitare la sua eroica costanza nella fede" (cfr Colletta). In effetti, carissimi, questa è la lezione che anche noi possiamo raccogliere da sant’Agnese: l’eroica costanza nella fede "usque ad effusionem sanguinis". Questa giovane martire ci invita a perseverare con fedeltà nella nostra missione fino, se necessario, al sacrificio della vita. Si tratta d’una disposizione interiore che va alimentata quotidianamente con la preghiera e con un serio programma ascetico.

3. Chiamato ad essere per il Popolo di Dio guida illuminata ed esempio coerente di vita cristiana, il sacerdote non può venir meno alla fiducia che il Signore e la sua Chiesa ripongono in lui. Egli deve essere santo ed educatore di santità con l’insegnamento, ma ancor più con la testimonianza. E’ questo il ‘martirio’ a cui Iddio lo chiama, un martirio che, pur quando non conosce il violento spargimento del sangue, esige sempre quell’incruenta ma "eroica costanza nella fede", che contraddistingue l’esistenza dei veri discepoli di Cristo.

Voglia Iddio concedere che sia così per ciascuno di voi. Affido questa preghiera alla materna protezione della Vergine Santa ed alla costante intercessione di sant’Agnese.

Con tali sentimenti, augurandovi un anno sereno e proficuo, di cuore tutti vi benedico.


AI MEMBRI DEL COMITATO CATTOLICO


PER LA COLLABORAZIONE CULTURALE


CON LE CHIESE ORTODOSSE


E LE ANTICHE CHIESE DELL’ORIENTE


Sabato, 18 gennaio 2003




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Reverendi Padri,
Cari Signori!

1. Sono lieto di incontrarvi nella vostra qualità di Membri del «Consiglio di Gestione» del Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale, con il vostro Presidente, il Vescovo Mons. Gérard Daucourt, ed alcuni Officiali del Dicastero.

Desidero anzitutto esprimere apprezzamento per la disponibilità e generosità con cui le persone e gli Enti che fanno parte di questo Organismo di consultazione, compreso nell'ambito della Sezione Orientale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, stanno da anni svolgendo un'attività di sostegno ecclesiale alle Chiese ortodosse e alle antiche Chiese dell'Oriente, secondo la volontà del mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, che anch'io condivido pienamente. L'azione del Comitato comprende l'attribuzione di borse di studio a candidati ortodossi presentati dalle proprie autorità ecclesiali; l'invio di libri e di letteratura, soprattutto teologica e patristica, ai seminari e alle biblioteche ortodosse; la promozione di speciali progetti a livello degli stessi seminari e istituti di formazione.

12 E' un'opera importante che s'ispira al criterio della reciprocità e che costituisce, per sua natura, un'importante testimonianza di comunione. Infatti, i candidati ortodossi titolari di borse di studio seguono i corsi di vari Atenei in Roma o in altre città dell'Occidente e sono generalmente accolti in Collegi pontifici o in altre strutture cattoliche. La loro presenza esprime così un'efficace sinergia, che dà attuazione ad un elemento fondamentale dell'impegno ecumenico: lo scambio di doni fra le Chiese nella loro complementarità. Ciò rende particolarmente feconda la comunione (cfr Lettera enc. Ut unum sint UUS 57).

2. Il Comitato, all'inizio di un nuovo millennio e alla luce del mutato contesto delle relazioni con le Chiese d'Oriente, ha voluto riflettere sul cammino percorso e trovare modi di ampliare la sua azione per rispondere sempre meglio alle richieste che gli giungono numerose dall'Oriente. Auspico che il vostro incontro possa contribuire a rafforzare concretamente l'impegno della vostra istituzione, favorendone un'azione sempre più incisiva nel campo della formazione.

All'inizio del nuovo millennio, in questo periodo di transizione tra ciò che è stato compiuto e ciò che siamo chiamati a compiere per promuovere il cammino ecumenico fino al raggiungimento della piena comunione (cfr ibid., 3), abbiamo un compito ineludibile, che anche il Comitato deve assumere con decisione: quello cioè di favorire l'accoglimento capillare dei risultati raggiunti nelle varie iniziative ecumeniche, non perdendo occasione per sottolineare che la promozione dell'impegno ecumenico deve essere una preoccupazione costante nell'opera di formazione. Non è più l'ora dell'ignoranza reciproca; è l'ora dell'incontro e della condivisione dei doni di ciascuno, sulla base di una mutua conoscenza oggettiva e approfondita.

3. In questa prospettiva vi incoraggio a continuare nell'azione che svolgete con encomiabile impegno, e vi assicuro il sostegno della mia preghiera.

Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore la mia Benedizione.


ALLA DELEGAZIONE ECUMENICA DALLA FINLANDIA


Lunedì, 20 gennaio 2003




Eccellenza,
Cari Fratelli e care Sorelle in Cristo,

con affetto vi saluto, membri della delegazione ecumenica della Finlandia, che siete giunti a Roma per la celebrazione della solennità del vostro patrono sant'Enrico. Con gratitudine ricordo le vostre visite a Roma, incontri che hanno contribuito in maniera significativa al consolidamento dei rapporti fra Luterani e Cattolici.

Con il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica si è impegnata "in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica, ponendosi così all'ascolto dello Spirito del Signore, che insegna come leggere attentamente i "segni dei tempi"" (Ut unum sint UUS 3). Nel corso del mio Pontificato ho accolto questo invito. Ora, riconosciamo un nuovo momento ecumenico in cui possiamo confessare una comunione reale sebbene ancora incompleta. La Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione è un segno concreto di questa nuova situazione quale "fraternità riscoperta" (ibidem, Capitolo II, sottotitolo ai ).

Prego con fervore affinché partendo da questa fraternità possiamo promuovere ulteriormente una spiritualità condivisa che ci assista nel nostro pellegrinaggio verso la comunione piena.

13 Su di voi e su quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale invoco le benedizioni abbondanti di Dio Onnipotente.


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO


PROMOSSO DALLE "EQUIPES NOTRE-DAME"


Lunedì, 20 gennaio 2003




Cari Amici,

1. Sono lieto di accogliervi, voi che siete i Responsabili regionali delle Equipes Notre-Dame, con il vostro Consigliere spirituale internazionale, Monsignor Fleischmann, e gli altri sacerdoti, in occasione del vostro incontro mondiale a Roma. Ringrazio il Signore e la signora Roberty, responsabili internazionali del movimento, per le loro cordiali parole.

2. Come non ricordare prima di tutto la figura dell'Abate Henri Caffarel, vostro fondatore, che ha assistito numerose coppie e le ha iniziate alla preghiera? In occasione del centenario della sua nascita, sono lieto di unirmi alla vostra azione di rendimento di grazie. Padre Caffarel ha mostrato la grandezza e la bontà della vocazione al matrimonio, e, anticipando gli orientamenti fecondi del Concilio Vaticano II, ha messo in evidenza la chiamata alla santità legato alla vita coniugale e familiare (cfr Lumen gentium LG 11). Ha saputo cogliere le grandi linee di una spiritualità specifica, che deriva dal Battesimo, sottolineando la dignità dell'amore umano nel progetto di Dio.

L'attenzione che rivolgeva alle persone impegnate nel Sacramento del Matrimonio lo portò anche a porre i suoi doni al servizio del "movimento spirituale delle vedove di guerra", divenuto oggi "Espérance et Vie", e a dare quell'impulso che avrebbe presieduto alla creazione dei primi Centri di Preparazione al Matrimonio, oggi molto diffusi. In seguito sono nate anche le Equipes Notre-Dame Jeunes, mostrando la sollecitudine posta nel proporre un cammino di fede ai giovani.

3. Dinanzi alle minacce che gravano sulla famiglia e ai fattori che l'indeboliscono, il tema dei lavori "Coppie chiamate da Cristo all'Alleanza nuova", è particolarmente opportuno. In effetti, per i cristiani il matrimonio, che è stato elevato alla dignità di Sacramento, è per sua natura segno dell'Alleanza e della comunione fra Dio e l'uomo, e fra Cristo e la Chiesa. Quindi, per tutta la vita, gli sposi cristiani ricevono la missione di manifestare, in modo visibile, l'alleanza indefettibile di Dio con il mondo. La fede cristiana presenta il matrimonio come una Buona Novella: relazione reciproca e totale, unica e indissolubile, fra un uomo e una donna, chiamati a dare la vita. Lo Spirito del Signore dona agli sposi un cuore nuovo e li rende capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati, e di servire la vita nel prolungamento del mistero cristiano poiché, nella loro unione "è il mistero pasquale di morte e resurrezione che si compie" (Paolo VI, Allocuzione alle Equipes Notre-Dame, 4 marzo 1970, n. 16).

4. Mistero di alleanza e di comunione, l'impegno degli sposi li invita a trarre forza dall'Eucaristia, "fonte stessa del matrimonio cristiano" (Familiaris consortio FC 57) e modello per il loro amore.

In effetti, le diverse fasi della liturgia eucaristica invitano i coniugi a vivere la loro vita coniugale e familiare sull'esempio di quella di Cristo, che si dona agli uomini per amore. Essi troveranno in questo sacramento l'audacia necessaria per l'accoglienza, il perdono, il dialogo e la comunione dei cuori. Sarà anche un aiuto prezioso per affrontare le inevitabili difficoltà di qualsiasi vita familiare. Possano i membri delle Equipes essere i primi testimoni della grazia che apporta una partecipazione regolare alla vita sacramentale e alla Messa domenicale, "celebrazione della viva presenza del Risorto in mezzo ai suoi" (Lettera Apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 31; cfr anche n. 81) e "antidoto per affrontare e superare ostacoli e tensioni" (Discorso ai membri della XV Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 18 ottobre 2002, n. 2)!

5. Nutriti del Pane di Vita e chiamati a divenire luce per "quelli che cercano la verità" (Lumen gentium LG 35), in particolare per i loro figli, gli sposi potranno allora manifestare pienamente la grazia del loro Battesimo nelle loro missioni specifiche in seno alla famiglia, nella società e nella Chiesa. Tale fu l'intuizione dell'Abate Caffarel, che non voleva che si entrasse "in una Équipe per isolarsi ..., ma per imparare a donarsi a tutti" (Lettera mensile, febbraio 1984, p. 9).

Rallegrandomi per gli impegni già assunti, esorto tutti i membri delle Equipes a partecipare sempre più attivamente alla vita ecclesiale, in particolare fra i giovani, che attendono il messaggio cristiano sull'amore umano, al contempo esigente ed esaltante. In questa prospettiva, i membri delle Equipes possono aiutarli a vivere il periodo della gioventù e del fidanzamento nella fedeltà ai comandamenti di Cristo e della Chiesa, permettendo loro di trovare la vera felicità nella maturazione della loro vita affettiva.

14 6. Il vostro movimento dispone di una pedagogia propria, basata su "punti concreti di sforzo", che vi aiutano a crescere insieme nella santità. Vi incoraggio a viverli con attenzione e perseveranza, per amarvi veramente. Vi invito in particolare a sviluppare la preghiera personale, coniugale e familiare, senza la quale un cristiano rischia di deperire, come diceva Padre Caffarel (cfr L'Anneau d'Or, marzo-aprile 1953, p. 136). Lungi dal distogliere dall'impegno nel mondo, una preghiera autentica santifica i membri della coppia e della famiglia, apre il cuore all'amore di Dio e dei fratelli. Rende anche capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio" (cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera su alcuni aspetti della meditazione cristiana Orationis formas, 15 ottobre 1989).

7. Cari amici, rendo grazie a Dio per i frutti recati dal vostro movimento in tutto il mondo, incoraggiandovi a testimoniare incessantemente e in modo esplicito la grandezza e la bontà dell'amore umano, del matrimonio e della famiglia. Al termine di questa udienza, la mia preghiera raggiunge anche le famiglie che conoscono la prova. Possano trovare lungo la loro strada testimoni della tenerezza e della misericordia di Dio! Desidero ribadire la mia vicinanza spirituale alle persone separate, divorziate o divorziate risposate, che, in quanto battezzate, sono chiamate, nel rispetto delle regole della Chiesa, a partecipare alla vita cristiana (cfr Esortazione Apostolica Familiaris consortio
FC 84). Esprimo infine la mia gratitudine ai consiglieri spirituali che vi accompagnano con disponibilità. Essi apportano la loro competenza e la loro esperienza al vostro movimento laicale.

Attraverso questa collaborazione, sacerdoti e famiglie imparano a comprendersi, a stimarsi e a sostenersi. Voi che conoscete la grazia di una presenza sacerdotale, possiate pregare per le vocazioni e trasmettere senza paura ai vostri figli la chiamata del Signore!

Affidando voi, come pure tutte le Equipes e le loro famiglie, all'intercessione di Notre-Dame du Magnificat, invocata ogni giorno dai loro membri, e ai beati sposi Luigi e Maria Quattrocchi, imparto a tutti un'affettuosa Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL BRASILE (SUL I) IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 23 gennaio 2003


Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,

1. Dopo aver incontrato personalmente ognuno di voi nei giorni scorsi, sono lieto di salutarvi ora congiuntamente e, per mezzo di voi, di ringraziare Dio per questa opportunità di entrare in contatto con le comunità cristiane che rappresentate, rivolgendo a tutte in questo momento un saluto affettuoso e sincero.

Trasmettete loro, amati Fratelli, i miei più cordiali sentimenti, assicurando la mia solidarietà spirituale ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, al laicato cristiano, ai giovani, ai malati e a tutti i componenti del Popolo di Dio. A Monsignor Fernando Antônio Figueiredo, Vescovo di Santo Amaro e Presidente del Regional Sul 1 va il mio ringraziamento per la sua gentile attenzione e per le espressioni di ossequio che mi ha appena rivolto anche a nome vostro.

2. "Il nostro tempo" ho scritto nell'Enciclica Redemptoris missio, "è drammatico e insieme affascinante. Mentre da un lato gli uomini sembrano rincorrere la prosperità materiale e immergersi sempre più nel materialismo consumistico, dall'altro si manifestano l'angosciosa ricerca di significato, il bisogno di interiorità, il desiderio di apprendere nuove forme e modi di concentrazione e di preghiera. Non solo nelle culture impregnate di religiosità, ma anche nelle società secolarizzate è ricercata la dimensione spirituale della vita come antidoto alla disumanizzazione" (n. 38). È il cosiddetto "ritorno religioso" che, sebbene non sprovvisto di ambiguità, contiene anche fermenti e stimoli da non trascurare. Voi percepite quanto sia diffusa questa esigenza di Dio fra la vostra gente, una popolazione tradizionalmente ancorata ai perenni principi del cristianesimo, ma sottoposta a influenze negative di vario ordine.

Il fenomeno delle sette, che anche nelle vostre terre si sta diffondendo con incidenza intermittente da zona a zona e con accentuate punte di proselitismo fra le persone più deboli socialmente e culturalmente, non è forse un segnale concreto di un'insoddisfatta aspirazione al soprannaturale? Non costituisce per voi Pastori un'autentica sfida a rinnovare lo stile di accoglienza all'interno delle comunità ecclesiali e un urgente sprone a una nuova e coraggiosa evangelizzazione, che svolga forme adeguate di catechesi, soprattutto per gli adulti?

15 Sapete bene che, alla base di questa diffusione, vi è anche molto spesso una grande carenza di formazione religiosa con la conseguente indecisione circa la necessità della fede in Cristo e dell'adesione alla Chiesa da Lui istituita. Si tende a presentare le religioni e le varie esperienze spirituali come livellate a un minimo denominatore comune, che le renderebbe praticamente equivalenti, con il risultato che ogni persona sarebbe libera di percorrere indifferentemente uno dei molti cammini proposti per raggiungere l'auspicata salvezza. Se a ciò si aggiunge il proselitismo audace, che caratterizza qualche gruppo particolarmente attivo e invadente di queste sette, si capisce subito come oggi sia urgente sostenere la fede dei cristiani, dando loro la possibilità di una continua formazione religiosa, per approfondire sempre più la relazione personale con Cristo. Il vostro sforzo deve essere principalmente volto a prevenire questo pericolo, consolidando nei fedeli la pratica della vita cristiana e favorendo la crescita dello spirito di autentica fraternità in seno a ognuna delle comunità ecclesiali.

3. Da Roma ho seguito con particolare interesse lo svolgimento del XIV Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Campinas, al quale ha partecipato una moltitudine di brasiliani riuniti attorno all'Eucaristia, alla presenza del mio rappresentante e Legato speciale, il Cardinale José Saraiva Martins. È stato soprattutto un momento di comunione, di vitalità e di speranzosa celebrazione della Chiesa di oggi in Brasile. Formulo voti affinché questo evento risvegli la coscienza cristiana del popolo dei fedeli della vostra terra, animandolo a un impegno di una vita esemplare che rafforzi i vincoli di comunione e di riconciliazione nella fede e nell'amore, per essere anche fermento di quel rinnovamento interiore al quale ho fatto riferimento prima.

L'Eucaristia è, in effetti, il supremo bene spirituale della Chiesa poiché contiene lo stesso Cristo, nostra Pasqua e Pane vivo, che con la sua carne dà la vita al mondo (cfr Presbyterorum ordinis
PO 5). In tal modo, come il cuore apporta vitalità a tutte le parti del corpo umano, così la vita eucaristica giungerà - a partire dall'altare del sacrificio, dalla presenza reale e dalla comunione - a tutte le zone del corpo celeste, e farà sentire i suoi effetti salutari anche nei complessi tessuti della società per mezzo dei cristiani che prolungano oggi l'azione del Redentore nel mondo.

4. L'Eucaristia deve stare quindi al centro della Pastorale per irradiare la sua forza soprannaturale sia in tutti gli ambiti cristiani di evangelizzazione, di catechesi e della molteplice azione caritativa, sia nell'impegno di rinnovamento sociale e di giustizia a favore di tutti, a cominciare dal rispetto della vita e dei diritti di ogni persona, e nell'impegno a favore della famiglia, dell'insegnamento a tutti i livelli, del corretto ordine politico e di promozione della moralità pubblica e privata.

Per conferire tutta la sua efficacia all'azione eucaristica, ci si deve però sempre preoccupare della degna e genuina celebrazione del mistero, secondo la dottrina e le direttive della Chiesa, come ho ricordato in diverse occasioni (cfr Lettera Dominicae Caenae, n. 12).

In effetti, nella celebrazione dell'Eucaristia la Chiesa, oltre a partecipare all'efficacia redentrice del mistero di Cristo, svolge una pedagogia della fede e della vita attraverso la proclamazione della Parola, le preghiere, i riti e tutto il simbolismo ecclesiale della liturgia. Pertanto qualsiasi manipolazione di questi elementi incide negativamente sulla pedagogia della fede; d'altro canto la retta, attiva e coerente partecipazione liturgica, secondo le norme approvate dalla Chiesa, edifica la fede e la vita dei fedeli.

Desidero quindi esortarvi a conservare la genuina celebrazione della liturgia, facendo in modo che vengano seguite le indicazioni della Santa Sede e quelle che competono alla vostra Conferenza Episcopale. In ciò ricordate il dovere dei Vescovi di essere "i moderatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica" nelle loro rispettive Diocesi (can. 835, 1).

5. Nell'ottica di questo servizio pastorale, desidero sottoporre alla vostra considerazione alcuni temi sui quali sto insistendo da tempo, per dare un nuovo impulso all'evangelizzazione nelle Comunità che vi sono state affidate.

Come non ricordare, prima di tutto, il mio appello a dare "particolare rilievo all'Eucaristia domenicale e alla stessa domenica, sentita come giorno speciale della fede, giorno del Signore risorto e del dono dello Spirito, vera Pasqua della settimana" (Novo Millennio ineunte NM 35)? In un epoca di grandi manifestazioni popolari mosse, a volte, da obiettivi superficiali, diviene necessario restaurare, attraverso l'azione della grazia, il mondo interiore delle anime infinitamente più ricco di valori e di speranze. "Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, le nostre comunità cristiane" ho detto, "devono divenire autentiche "scuole" di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazioni di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione" (Ibidem, n. 33).

Cosa significa ciò se non dare nuovo impulso ai valori dell'Eucaristia, sia nella Santa Messa sia nelle diverse manifestazioni eucaristiche: assemblee, processioni eucaristiche, adorazioni del Santissimo, Ore Sante e così via? È necessario insegnare a pregare individualmente e non collettivizzare la preghiera. L'incontro settimanale del cristiano con Dio, nella Messa e nelle altre manifestazioni liturgiche deve poter offrire una maggiore intimità con il Signore, "perché il Regno di Dio è in mezzo a voi" (Lc 17,21), così come il sacerdote recita insieme al popolo, chiedendo a Dio nel Padre nostro: "Venga il tuo Regno".

Se la Liturgia della Parola è un "dialogo di Dio col suo popolo" quest'ultimo "si sente chiamato a rispondere a questo dialogo di amore ringraziando e lodando, ma al tempo stesso verificando la propria fedeltà nello sforzo di una continua "conversione"" (Lettera Apostolica Dies Domini, n. 41). I mezzi offerti per una corretta comprensione dell'Eucaristia, l'omelia e la preparazione catechetica, gli opuscoli della domenica, ecc., devono poter arricchire l'aspettativa del popolo per questo giorno. In caso contrario tendono a svuotare di contenuto il Sacramento e lo stesso messaggio liturgico. Perciò la Celebrazione Eucaristica non può e non deve trasformarsi in un'occasione per rivendicazioni d'impronta politica, come a volte viene suggerito in pubblicazioni a carattere nazionale edite per le Messe domenicali.

16 6. Un altro tema di considerevole importanza per le vostre Diocesi è la religiosità popolare.
La necessaria crescita nella fede e la testimonianza evangelica nella trasformazione delle realtà temporali secondo il disegno di Dio, devono portare i fedeli della Chiesa a una partecipazione attiva alla vita liturgica e sacramentale. In effetti, il Concilio ci ricorda che la liturgia è "il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Infatti le fatiche apostoliche sono ordinate a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, ... partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore" (Sacrosanctum Concilium
SC 10).

Ne deriva che le azioni liturgiche, in quanto "celebrazioni della Chiesa, che è "sacramento di unità"" (Ibidem, n. 26), devono essere disciplinate unicamente dall'autorità competente (can. 838, 4), esigendo da tutti grande e rispettosa fedeltà ai riti e ai testi autentici. Un'errata applicazione del valore della creatività e della spontaneità nelle celebrazioni, sebbene tipica di tante manifestazioni della vita del vostro popolo, non deve alterare i riti e i testi e, soprattutto, il senso del mistero che si celebra nella Liturgia.

7. Tuttavia non ignoro che la vostra pastorale liturgica convive con la presenza di vari gruppi culturali, che sono un'ulteriore manifestazione della cattolicità della Chiesa. Molti di questi gruppi vivono nelle aree urbane, uno accanto all'altro, trasformando la loro cultura in perfetta simbiosi. Questo fenomeno implica una risposta particolarmente sensibile, affidata al vostro criterio e alla vostra prudenza pastorale.

Come comprenderete, il rispetto per le diverse culture e la corrispondente inculturazione evangelica abbracciano temi che meritano un rilievo particolare.

Certamente non è possibile non considerare qui la cultura afro-brasiliana nel quadro più ampio dell'evangelizzazione "ad gentes" che oggi è ben presente nella vostra riflessione teologica e pastorale. Si tratta della delicata questione dell'acculturazione, soprattutto nei riti liturgici, nel vocabolario e nelle espressioni musicali e corporee tipiche della cultura afro-brasiliana. È noto che l'interazione del cristianesimo con i costumi e le tradizioni africane ha conferito al vocabolario, alla sintassi e alla prosodia della lingua portoghese parlata in Brasile un carattere proprio. La presenza dell'elemento nero nell'arte sacra barocca del periodo coloniale, che ha lasciato tanti bei monumenti architettonici e sculture religiose e ha inserito la musica sacra e profana nelle feste della religiosità popolare, ha segnato, in modo inconfondibile, le espressioni culturali più autentiche di questa società multirazziale che è il Brasile.

È evidente, pertanto, che ci si distanzierebbe dall'obiettivo specifico dell'evangelizzazione se si accentuasse uno di questi elementi formatori della cultura brasiliana, se lo si isolasse da questo processo interattivo che tanto arricchisce, in modo da rendere quasi necessaria la creazione di una nuova liturgia per le persone di colore. Sarebbe incomprensibile dare al rito una presentazione esterna e una strutturazione - nelle vesti sacerdotali, nel linguaggio, nel canto, nelle cerimonie e negli oggetti liturgici - basate sui cosiddetti culti afro-brasiliani, senza la rigorosa applicazione di un discernimento serio e profondo circa la loro compatibilità con la Verità rivelata da Gesù Cristo. È necessario mantenere, ad esempio, un'adeguata e prudente vigilanza in certi riti che ispirano l'avvicinamento dell'augusto Mistero Trinitario al pantheon degli spiriti e delle divinità dei culti africani, poiché si corre il rischio di modificare le formule sacramentali nel loro riferimento trinitario. Inoltre si deve segnalare, correggendola opportunamente, l'introduzione nel rito sacramentale di riti, canti e oggetti appartenenti esplicitamente all'universo dei culti afro-brasiliani.

La Chiesa cattolica vede con interesse questi culti, ma considera nocivo il relativismo concreto di una pratica comune di entrambi o di una fusione fra di essi, come se avessero lo stesso valore, mettendo così in pericolo l'identità stessa della fede cattolica. Essa si sente in dovere di affermare che il sincretismo è dannoso quando compromette la verità del rito cristiano e l'espressione della fede a detrimento di un'autentica evangelizzazione.

Il compito di adattamento e di inculturazione è importante per il futuro del rinnovamento della vita liturgica. La Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia ha stabilito i suoi principi (nn. 37-40). Da parte sua l'Istruzione sulla "Liturgia Romana e l'inculturazione" ha approfondito il tema e ha precisato i procedimenti che devono essere seguiti da parte delle Conferenze Episcopali, alla luce del Diritto Canonico, dopo la riforma liturgica (cfr Istruzione Varietates legitimae, nn. 62 e 65-68).

8. Nella vostra azione evangelizzatrice, un settore che merita tutta l'attenzione della sollecitudine pastorale è quello delle comunità indigene. Lo scorso anno, la vostra Conferenza Episcopale ha proposto come tema della Campagna della Fraternità: "La Fraternità e i popoli indigeni". Mi rallegro nel sapere che la Pastorale diocesana di alcune Chiese particolari sta contribuendo decisamente a far sì che le comunità indigene prendano maggiormente coscienza della propria identità, dei valori delle loro culture e del posto che devono occupare nell'insieme della popolazione brasiliana.

La celebrazione del V Centenario dell'Evangelizzazione del Brasile ha offerto anche l'occasione per rinnovare l'impegno nell'evangelizzazione delle comunità indigene del Paese. Il Vangelo deve continuare a penetrare nella cultura indigena e permetterle di esprimersi nella vita comunitaria, nella fede e nella liturgia. Colgo l'occasione per ribadire qui che una Chiesa viva e unita attorno ai suoi Pastori sarà la difesa migliore per confutare l'opera disgregatrice che certe sette stanno realizzando fra i vostri fedeli, seminando fra di essi la confusione e travisando il contenuto del messaggio cristiano.

17 9. Al termine di questo incontro, desidero ribadirvi, cari Fratelli, la mia gratitudine per gli sforzi compiuti nei diversi campi dell'azione pastorale, per lo spirito con cui guidate il Popolo di Dio, per la decisa volontà di servire l'uomo, attraverso l'annuncio del Vangelo che salva tutti coloro che credono in Gesù Cristo (cfr Rm 1,16). Incoraggiandovi a proseguire con rinnovato impegno nella vostra missione, vi chiedo di portare il mio affettuoso saluto e la mia benedizione ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli, in particolare a quelli che sono malati, anziani o soffrono per qualsiasi motivo, i quali occupano sempre un posto particolare nel cuore del Papa.

Che Nossa Senhora Aparecida interceda presso il Signore per la santità di tutti i fedeli del Brasile, per la prosperità della Nazione, per il benessere di ognuna delle sue famiglie! Con questi ardenti voti vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.




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