GP2 Discorsi 2002 158

GIOVANNI PAOLO PP. II




VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN AZERBAIJAN E BULGARIA

INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEL MONDO DELLA CULTURA,

DELLA SCIENZA E DELL'ARTE

Sofia - Palazzo della Cultura

Venerdì, 24 maggio 2002




Illustri Signori,
Gentili Signore!

1. Sono lieto di incontrarmi con voi, esponenti delle diverse espressioni della cultura e dell'arte. Con le vostre rispettive competenze, voi rendete qui presente, in qualche modo, tutto il diletto popolo bulgaro. Mi rivolgo a voi con rispetto ed ammirazione, consapevole qual sono di quanto delicato ed importante sia il contributo che voi offrite alla nobile impresa della costruzione di una società in cui possa attuarsi "la mutua comprensione e la prontezza nella cooperazione mediante lo scambio generoso dei beni culturali e spirituali" (Slavorum Apostoli, 27).

Ringrazio vivamente chi ha interpretato con nobili parole i sentimenti dei presenti, come pure quanti, in modi diversi, si sono fatti promotori della mia visita al vostro bel Paese. Saluto inoltre cordialmente i promotori dell'iniziativa "campane per la pace" e a loro affido volentieri questa "campana del Papa", con l'auspicio che i suoi rintocchi richiamino ai bambini e ai giovani di Bulgaria il dovere e l'impegno di sviluppare l'amicizia e la comprensione tra le varie Nazioni della terra.

2. Questo incontro si svolge in un giorno particolarmente significativo: la Bulgaria celebra infatti oggi la festa dei santi Fratelli Cirillo e Metodio, intrepidi annunciatori del Vangelo di Cristo e fondatori della lingua e della cultura dei popoli slavi. La loro memoria liturgica riveste un carattere particolare, essendo in pari tempo la "festa delle lettere bulgare". Ciò non solo coinvolge i credenti ortodossi e cattolici, ma fa sì che tutti possano riflettere su quel patrimonio culturale il cui inizio si ebbe grazie all'azione dei due santi Fratelli di Tessalonica.

Il Chan protobulgaro Omurtag ha scritto sulla colonna conservata a Veliko Tarnovo nella chiesa dei Santi Quaranta Martiri: "L'uomo, anche se vive bene, muore, e un altro nasce. Colui che nascerà più tardi, quando vedrà questa scritta, si ricordi di chi l'ha composta" (AA.VV., Le fonti della storia bulgara, ed. Otechestwo, Sofia 1994, pag. 24). Vorrei dunque che questo nostro incontro assumesse la caratteristica di un solenne atto comune di venerazione e di gratitudine verso i santi Cirillo e Metodio, che nel 1980 ho proclamato Patroni d'Europa insieme a San Benedetto da Norcia, e che ancora oggi tanto hanno da insegnare a tutti noi, in Oriente e in Occidente.

3. Introducendo il Vangelo nella peculiare cultura dei popoli che evangelizzavano, i santi Fratelli - con la creazione geniale e originale di un alfabeto - hanno acquisito speciali meriti. Per corrispondere alle necessità del loro servizio apostolico, essi tradussero nella lingua locale i libri sacri a scopo liturgico e catechetico, gettando con ciò le basi della letteratura nelle lingue di quei popoli. Giustamente perciò sono considerati non solo gli apostoli degli slavi, ma anche i padri della loro cultura. La cultura è l'espressione incarnata nella storia dell'identità di un popolo; essa forgia l'anima di una nazione, che si riconosce in determinati valori, si esprime in simboli precisi, comunica attraverso suoi propri segni.

Per il tramite dei loro discepoli, la missione di Cirillo e Metodio si affermò meravigliosamente in Bulgaria. Qui, grazie a san Clemente da Ocrida, sorsero dinamici centri di vita monastica, e qui trovò sviluppo particolare l'alfabeto cirillico. Da qui pure il cristianesimo passò in altri territori, fino a raggiungere, attraverso la vicina Romania, l'antica Rus' di Kiev ed estendendosi quindi verso Mosca ed altre regioni orientali.

159 L'opera di Cirillo e Metodio costituisce un contributo eminente al formarsi delle comuni radici cristiane dell'Europa, quelle radici che per la loro profondità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento culturale, da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo nuovo ed attuale l'unità del Continente.

4. Il criterio ispiratore dell'ingente opera compiuta da Cirillo e Metodio fu la fede cristiana.Cultura e fede, infatti, non solo non sono in contrasto, ma intrattengono tra loro rapporti simili a quelli che corrono tra il frutto e l'albero. E' un fatto storico innegabile che le Chiese cristiane, d'Oriente e d'Occidente, hanno favorito e propagato tra i popoli, nel corso dei secoli, l'amore alla propria cultura e il rispetto per quella altrui. Fu così che si edificarono magnifiche chiese e luoghi di culto colmi di ricchezze architettoniche e d'immagini sacre, come le icone, frutto ad un tempo di preghiera e penitenza, come di gusto e raffinata tecnica artistica. E fu ancora per questo motivo che furono redatti tanti documenti e scritti di carattere religioso e culturale, nei quali si espresse e si affinò il genio di popoli in crescita verso una sempre più matura identità nazionale.

Il patrimonio culturale che i Santi di Tessalonica lasciarono ai popoli slavi era il frutto dell'albero della loro fede, profondamente radicata nei loro animi. Successivamente, nuovi rami si svilupparono in quell'albero e nuovi frutti furono da questi prodotti ad ulteriore arricchimento di quello straordinario retaggio di pensiero e di arte che il mondo riconosce alle nazioni slave.

5. L'esperienza storica dimostra che l'annuncio della fede cristiana non ha mortificato, ma anzi integrato ed esaltato gli autentici valori umani e culturali tipici del genio dei Paesi evangelizzati, ed ha altresì contribuito alla loro apertura reciproca, aiutandoli a superare gli antagonismi ed a creare un comune patrimonio spirituale e culturale, presupposto di stabili e costruttive relazioni di pace.

Chi voglia fattivamente lavorare all'edificazione di un'autentica unità europea, non può prescindere da questi dati storici, che hanno una loro inoppugnabile eloquenza. Come ho già avuto modo di affermare, "la marginalizzazione delle religioni, che hanno contribuito e ancora contribuiscono alla cultura e all'umanesimo dei quali l'Europa è legittimamente fiera, mi sembra essere al tempo stesso un'ingiustizia e un errore di prospettiva" (Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 10 gennaio 2002, n.2). Il Vangelo, infatti, non impoverisce né spegne quanto di autentico ogni uomo, popolo o Nazione riconosce ed attua come bene, verità e bellezza (cfr Slavorum Apostoli, 18).

6. Volgendo indietro lo sguardo, dobbiamo riconoscere che, accanto ad un'Europa della cultura con i grandi movimenti filosofici, artistici e religiosi che la contraddistinguono, accanto ad un'Europa del lavoro con le conquiste tecnologiche ed informatiche del secolo da poco concluso, vi è purtroppo un'Europa dei regimi dittatoriali e delle guerre, un'Europa del sangue, delle lacrime e delle crudeltà più spaventose. Forse anche per queste amare esperienze del passato, nell'Europa di oggi sembra farsi ancor più forte la tentazione dello scetticismo e dell'indifferenza davanti allo sfaldarsi di fondamentali capisaldi morali del vivere personale e sociale.

Occorre reagire. Nel preoccupante contesto contemporaneo è urgente affermare che, per ritrovare la propria identità profonda, l'Europa non può non fare ritorno alle sue radici cristiane, e in particolare all'opera di uomini quali Benedetto, Cirillo e Metodio, la cui testimonianza costituisce un contributo di primaria importanza per la ripresa spirituale e morale del Continente.

Ecco allora il messaggio dei Patroni d'Europa e di tutti i mistici e santi cristiani che hanno testimoniato il Vangelo tra le popolazioni europee: il "perché" ultimo della vita e della storia umana ci è stato offerto nel Verbo di Dio, che si è incarnato per redimere l'uomo dal male del peccato e dall'abisso dell'angoscia.

7. In questa prospettiva, saluto con vivo apprezzamento l'iniziativa dei Vescovi cattolici di provvedere alla traduzione in lingua bulgara del Catechismo della Chiesa Cattolica: esso "ha lo scopo di presentare una esposizione organica e sintetica dei contenuti essenziali e fondamentali della dottrina cattolica sia sulla fede che sulla morale, alla luce del Concilio Vaticano II e dell'insieme della Tradizione della Chiesa. Le sue fonti principali sono la Sacra Scrittura, i Santi Padri, la Liturgia e il Magistero della Chiesa" (Prefazione, 11).

Vorrei simbolicamente consegnarlo anche a quelli tra voi che, pur non essendo cattolici, condividono con noi l'unico Battesimo, affinché possano conoscere da vicino ciò che la Chiesa Cattolica crede e annuncia.

8. Il monaco Paisij, del Monastero di Chilandar, notava giustamente che una Nazione con un passato glorioso ha diritto ad un futuro splendido (cfr Istoria slavianobolgarskaia, 1722-1773).

160 Illustri Signori, gentili Signore, il Papa di Roma guarda a voi con fiducia e ripete davanti a voi la sua convinzione circa il grande compito affidato agli uomini e alle donne di cultura nel custodire e tramandare la scienza e la sapienza che hanno ispirato nei tempi la vita dei rispettivi popoli.

Auguro alla Bulgaria, il bel Paese delle rose, un "futuro splendido" perché, continuando ad essere terra d'incontro tra Oriente e Occidente, con la benedizione del Dio Altissimo, possa prosperare nella libertà, nel progresso e nella pace!

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN AZERBAIJAN E BULGARIA

PELLEGRINAGGIO AL MONASTERO DI RILA

Sabato, 25 maggio 2002




Venerabili Metropoliti e Vescovi,
amatissimi Monaci e Monache della Bulgaria
e di tutte le sante Chiese ortodosse!

1. La pace sia con voi! Vi saluto tutti con affetto nel Signore. In particolare, saluto l'Igumeno di questo Monastero, il Vescovo Joan, che, quale Osservatore inviato da Sua Santità il Patriarca Cirillo, partecipò con me alle sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Nel corso della mia visita in Bulgaria, ho desiderato venire in pellegrinaggio a Rila per venerare le reliquie del santo monaco Giovanni e poter testimoniare a tutti voi riconoscenza ed affetto: "Noi infatti ringraziamo incessantemente Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra laboriosa carità e della vostra perseverante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3).

Sì, cari Fratelli e Sorelle, il monachesimo orientale, insieme con quello occidentale, costituisce un grande dono per tutta la Chiesa.

2. Diverse volte ho messo in risalto il contributo prezioso che voi recate alla Comunità ecclesiale mediante l'esemplarità della vostra vita. Nella Lettera apostolica Orientale lumen ho scritto di voler "guardare il vasto paesaggio del cristianesimo d'Oriente" come "da un'altura particolare", quella cioè del monachesimo, "che permette di scorgerne molti tratti" (n. 9). Sono infatti convinto che l'esperienza monastica costituisce il cuore della vita cristiana, così da potersi proporre come punto di riferimento per tutti i battezzati.

Un grande monaco e mistico occidentale, Guglielmo di Saint-Thierry, chiama la vostra esperienza, che alimentò e arricchì la vita monastica dell'Occidente cattolico, "luce che viene dall'Oriente" (cfr Epistula ad fratres de Monte Dei I, Sources chrétiennes 223, p. 145). Con lui numerosi altri uomini spirituali dell'Occidente tributarono riconoscimenti elogiativi alla ricchezza della spiritualità monastica orientale. Sono lieto di unire oggi la mia voce a questo coro di apprezzamento, riconoscendo la validità del cammino di santificazione tracciato negli scritti e nella vita di tanti vostri monaci, che hanno offerto esempi eloquenti di sequela radicale del Signore Gesù Cristo.

161 3. La vita monastica, in virtù della tradizione ininterrotta di santità su cui poggia, custodisce con amore e fedeltà alcuni elementi della vita cristiana, importanti anche per l'uomo di oggi: il monaco è memoria evangelica per i cristiani e per il mondo.

Come insegna san Basilio il Grande (cfr Regulae fusius tractatae VIII, PG 31, 933-941), la vita cristiana è anzitutto apotaghé, "rinuncia": al peccato, alla mondanità, agli idoli, per aderire all'unico vero Dio e Signore, Gesù Cristo (cfr
1Th 1,9-10). Nel monachesimo tale rinuncia si fa radicale: rinuncia alla casa, alla famiglia, alla professione (cfr Lc Lc 18,28-29); rinuncia, poi, ai beni terreni nell'incessante ricerca di quelli eterni (cfr Col 3,1-2); rinuncia alla philautía, come la chiama san Massimo il Confessore (cfr Capita de charitate II, 8; III, 8; III, 57 e passim, PG 90, 960-1080), cioè all'amore egoistico, per conoscere l'infinito amore di Dio e divenire capaci di amare i fratelli. L'ascesi del monaco è anzitutto un cammino di rinuncia per poter aderire sempre di più al Signore Gesù ed essere trasfigurato dalle energie dello Spirito Santo.

Il beato Giovanni di Rila – che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza duratura – udita la parola di Gesù, che gli diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri (cfr Mc 10,21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare l'arte della lotta spirituale.

4. La "lotta spirituale" è un altro elemento della vita monastica, che oggi è necessario reimparare e riproporre a tutti i cristiani. Si tratta di un'arte segreta e interiore, un combattimento invisibile che il monaco conduce ogni giorno contro le tentazioni, le suggestioni malvagie, che il demonio cerca di insinuare nel suo cuore; è una lotta che diventa crocifissione nell'arena della solitudine in vista della purezza del cuore che permette di vedere Dio (cfr Mt 5,8) e della carità che consente di partecipare alla vita di Dio che è amore (cfr 1Jn 4,16).

Nell'esistenza dei cristiani oggi più che mai gli idoli sono seducenti, le tentazioni pressanti: l'arte della lotta spirituale, il discernimento degli spiriti, la manifestazione dei propri pensieri al maestro spirituale, l'invocazione del Nome santo di Gesù e della sua misericordia devono tornare a far parte della vita interiore del discepolo del Signore. Questa lotta è necessaria per essere "non distratti", aperíspastoi, "non preoccupati", amérimnoi (cfr 1Co 7,32 1Co 7,35), e vivere in costante raccoglimento con il Signore (cfr S. Basilio Magno, Regulae fusius tractatae VIII, 3; XXXII, 1; XXXVIII).

5. Con la lotta spirituale, il beato Giovanni di Rila visse anche la "sottomissione" nell'obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla vita comune. Il cenobio è il luogo della realizzazione quotidiana del "comandamento nuovo", è la casa e la scuola della comunione, è lo spazio in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc Lc 22,27). Quale forte testimonianza cristiana offre una comunità monastica quando vive nella carità autentica! Di fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo.

Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella "compunzione" e nel pentimento, ma soprattutto nell'ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera incessante, fino a diventare – come dice san Nilo – un "teologo" (cfr De oratione LX, PG 79, 1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo. Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento straordinario sulla ricerca e sull'esperienza di Dio per quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana e monastica.

6. Il monaco, in obbedienza alla chiamata del Signore, intraprende l'itinerario che, partendo dalla rinuncia a se stesso, giunge fino alla carità perfetta, in virtù della quale egli prova gli stessi sentimenti di Cristo (cfr Fil Ph 2,5): diventa mite e umile di cuore (cfr Mt Mt 11,29), partecipa all'amore di Dio per tutte le creature ed ama - come dice Isacco il Siro - gli stessi nemici della verità (cfr Sermones ascetici, Collatio prima, LXXXI).

Reso capace di vedere il mondo con gli occhi di Dio, e sempre più assimilato al Cristo, il monaco tende al fine ultimo per cui l'uomo è stato creato: la divinizzazione, l'essere partecipe della vita trinitaria. Questo è possibile solo per grazia a colui che, attraverso la preghiera, le lacrime di compunzione e la carità, si apre ad accogliere lo Spirito Santo, come ricorda un altro grande monaco di queste amate terre slave, Serafim di Sarov (cfr Colloquio con Motovilov III, in P. Evdokimov, Serafim di Sarov uomo dello Spirito, Bose 1996, PP 67-81).

7. Quanti testimoni del cammino di santità hanno brillato in questo Monastero di Rila durante la sua vicenda plurisecolare e in tanti altri Monasteri ortodossi! Com'è grande il debito di gratitudine della Chiesa universale verso tutti gli asceti che hanno saputo ricordare l'"unico necessario" (cfr Lc 10,42), il destino ultimo dell'uomo!

Noi ammiriamo con gratitudine la preziosa tradizione che i monaci orientali vivono fedelmente e che continuano a trasmettere di generazione in generazione quale segno autentico dell'éschaton, di quel futuro a cui Dio continua a chiamare ogni uomo per mezzo dell'intima forza dello Spirito. Essi sono segno attraverso la loro adorazione della santa Trinità nella liturgia, attraverso la comunione vissuta nell'agape, attraverso la speranza che nella loro intercessione si estende a ogni uomo e a ogni creatura, fino alle soglie dell'inferno, come ricorda san Silvano dell'Athos (cfr Ieromonach Sofronij, Starec Siluan, Stavropegic Monastery of St. John the Baptist, Tolleshunt Knights by Maldon 1952 [1990], PP 91-93).

162 8. Carissimi Fratelli e Sorelle, tutte le Chiese ortodosse sanno quanto i Monasteri siano un patrimonio inestimabile della loro fede e della loro cultura. Che cosa sarebbe la Bulgaria senza il Monastero di Rila, che nei tempi più oscuri della storia nazionale ha mantenuto accesa la fiaccola della fede? Che cosa sarebbe la Grecia senza la Santa Montagna dell'Athos? O la Russia senza quella miriade di dimore dello Spirito Santo che le hanno permesso di superare l'inferno delle persecuzioni sovietiche? Ebbene, il Vescovo di Roma è oggi qui per dirvi che anche la Chiesa latina e i Monaci dell'Occidente vi sono grati per la vostra esistenza e la vostra testimonianza!

Amatissimi Monaci e Monache, Dio vi benedica! Egli vi confermi nella fede e nella vocazione e vi renda strumenti di comunione nella sua santa Chiesa e testimoni del suo amore nel mondo.



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN AZERBAIJAN E BULGARIA

VISITA ALLA CONCATTEDRALE CATTOLICA DI RITO LATINO

Sofia, sabato 25 maggio 2002




Fratelli e Sorelle carissimi!

1. "Il Dio della pace ... vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen" (He 13,20 He 13,21).

Con questo augurio, tratto dalla Lettera agli Ebrei, vi saluto con affetto, in questa vostra Con-Cattedrale dedicata a San Giuseppe, Sposo della Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale.

Il mio pensiero si rivolge innanzitutto al Vescovo Mons. Gheorghi Jovcev, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, e da qui desidero estendere il mio saluto a tutti i fedeli cattolici di rito latino, sparsi nelle diverse regioni della Bulgaria, specialmente ai bambini, agli ammalati e agli anziani.

2. Ho appreso con piacere che presto inizieranno i lavori per la nuova Cattedrale poco lontano da qui, nel luogo stesso dove sorgeva l'antica chiesa distrutta dalla guerra. Auguro nella preghiera che le diverse pietre necessarie alla costruzione siano immagine delle "pietre vive" che ciascuno di voi è chiamato ad essere, in virtù del Battesimo, "per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,5).

L'intercessione e l'esempio del Beato Giovanni XXIII, la cui paterna figura vi accoglie all'ingresso di questa chiesa, vi accompagnino e sostengano nel cammino della vita.

Con la mia benedizione Apostolica.



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN AZERBAIJAN E BULGARIA

VISITA ALLA CATTEDRALE CATTOLICA DI RITO BIZANTINO-SLAVO

Sofia, sabato 25 maggio 2002




163 Carissimi Fratelli e Sorelle!

"La pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli" (
Tb 12,17). Sono lieto di incontrarmi con tutti voi in questa Cattedrale dedicata alla Dormizione della Beata Vergine Maria. Saluto con affetto il vostro Esarca Apostolico, Mons. Christo Proykov, e lo ringrazio per le amabili parole che mi ha rivolto. Abbraccio fraternamente l'Esarca emerito Mons. Metodi Stratiev, che ha vissuto la persecuzione e la prigionia insieme con i tre sacerdoti assunzionisti che domani a Plovdiv proclamerò Beati, e rivolgo il mio saluto cordiale a tutti i sacerdoti dell'Esarcato e ai fedeli affidati alle loro cure pastorali e qui rappresentati.

Con particolare affetto saluto le Monache Carmelitane e le Suore Eucaristine, ricordando specialmente quelle tra loro - vive sulla terra o vive nel cielo - che hanno vissuto durante il periodo della dominazione comunista la lunga reclusione nel coro della chiesa di San Francesco, mantenendo vivo l'ideale della loro consacrazione e sostenendo con la preghiera e la penitenza la fedeltà dei cristiani al loro Signore.

Insieme con voi, ricordo con ammirazione e gratitudine la figura e l'opera del Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il Beato Papa Giovanni XXIII, che ha pregato in questa Cattedrale e tanto si è prodigato per la vita della Chiesa Cattolica di rito bizantino-slavo in Bulgaria. La sua reliquia, che vi ho portato in dono da Roma, sia custodita e venerata nell'erigenda chiesa che avete voluto intitolare al suo nome.

La stessa fede coraggiosa di coloro che vi hanno preceduto in questa Chiesa cattolica che è in Bulgaria, vi esorta a rinnovare oggi in modo vivace la vostra testimonianza a Cristo Signore. Confortato dal mandato conferito a Pietro da Gesù stesso, desidero da parte mia sostenervi e confermarvi in questo vostro impegno. Il Signore vi assista e vi aiuti nel proposito generoso di vita cristiana e, per l'intercessione della sua Santissima Madre, venerata con il titolo di Patrona dell'unità dei Cristiani nel Santuario della Santissima Trinità a Malko Tyrnovo, vi doni l'abbondanza delle sue benedizioni.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI RAGAZZI "GEN 3"




Carissimi Ragazzi e Ragazze "GEN 3"!

1. Vi saluto con gioia ed affetto, in occasione del vostro "Supercongresso", che ogni cinque anni raduna migliaia di ragazzi di tanti Paesi del mondo intorno ad un grande ideale: l'ideale dell'unità. Voi, infatti, vi chiamate "Ragazzi per l'unità".

Il mio saluto va ad ognuno personalmente, e vorrei che questo mio messaggio giungesse alla mente ed al cuore di ciascuno di voi. Ringrazio il Cardinale Francis Arinze, che di esso si fa portatore, aggiungendovi la sua preziosa testimonianza di Pastore della Chiesa, che da anni collabora con me per il dialogo con le religioni non cristiane. Un cordiale saluto rivolgo alla carissima Chiara Lubich, Fondatrice e Presidente del Movimento dei Focolari, come pure ai Sacerdoti ed agli animatori che vi hanno accompagnato.

Cari giovani amici, voi avete tanto desiderato coinvolgere il Papa in questo evento che vi sta molto a cuore. Come sapete, però proprio durante il vostro Congresso, sarò lontano da Roma: mi troverò in Visita Pastorale in Azerbaijan e in Bulgaria. Questo mi impedisce di incontrarvi, ma non di esservi spiritualmente vicino! E sono certo che anche voi, con la preghiera e con l'affetto, mi accompagnerete e sosterrete nel mio Viaggio Apostolico.

2. Voi, "Ragazzi per l'unità", comprendete bene perché ogni tanto lascio la mia Sede per visitare Chiese e Nazioni lontane. Questo rientra nel mio servizio di Successore dell'Apostolo Pietro, incaricato da Cristo di custodire e promuovere l'unità dell'intero Popolo di Dio. Tutti i Vescovi sono al servizio dell'unità, ma il Vescovo di Roma lo è con una propria e più forte responsabilità. Così, tutti i ragazzi cristiani sono "per l'unità", ma voi, che aderite al Movimento dei Focolari, lo siete in modo speciale!

Lo stesso Spirito ci muove, carissimi, lo stesso Spirito ci unisce. E' lo Spirito Santo di Dio, che, in modo misterioso, spinge la Chiesa verso una sempre più profonda comunione con Dio. Lo fa non come un Assoluto, che tutto assoggetta e domina, ma come Amore, che tutto dona, vivifica e santifica.

164 3. Da chi ci viene questa meravigliosa "teo-logia", cioè questa dottrina su Dio? Ci viene da Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo e nato dalla Vergine Maria. Gesù è il rivelatore del Padre, l'immagine del mistero invisibile, il "volto" di Dio in un uomo come noi, il "testimone" fedele del suo amore. Per questo è venuto sulla terra, si è dedicato alla predicazione del Regno dei Cieli e lo ha inaugurato con segni e prodigi, guarendo coloro che erano prigionieri del male (cfr Ac 10,38). Per questo si è consegnato volontariamente alla morte lasciandoci, nella Cena pasquale, il testamento del suo Sacrificio. Per questo il Padre lo ha risuscitato dai morti e lo ha innalzato alla sua destra, costituendolo Signore del mondo e della storia. Nel nome di Gesù la salvezza è offerta e annunciata agli uomini, di ogni lingua, popolo e nazione.

Sì, Gesù è il Salvatore del mondo intero. E' il Principe della pace. Anzi, come dice l'apostolo Paolo, "egli è la nostra pace" (Ep 2,14), perché ha abbattuto il muro dell'inimicizia, che separa gli uomini e i popoli tra loro. Gesù è la nostra speranza, la speranza per tutta l'umanità che, in ogni generazione, è chiamata a costruire la pace nella giustizia, nella verità e nella libertà.

4. Cari Ragazzi e Ragazze, Cristo vi chiama ad essere gli annunciatori e testimoni di questa splendida verità. Vi chiama ad essere gli apostoli della sua pace. Costruite la pace in tutte le situazioni in cui vi trovate quotidianamente a vivere: in famiglia, nella scuola, tra gli amici, nello sport e nel tempo libero... Siate sempre pronti all'ascolto, al dialogo, alla comprensione. Sappiate unire il coraggio e la mitezza, l'umiltà e la tenacia nel bene. Imparate dal divin Maestro che la verità non si sostiene con la violenza, ma con la forza della verità stessa. Alla scuola del Vangelo, tenete sempre uniti la giustizia e il perdono, perché la pace vera è frutto di entrambi. Animati dallo Spirito di Gesù, amate chi non vi ama e vogliate bene a chi non ve ne vuole, perché cresca nel mondo il Regno di Dio, che "è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17). In questo modo, carissimi, sarete veramente costruttori di unità e di pace.

5. Cari Ragazzi e care Ragazze, siate apostoli di pace! Vorrei ripetere a voi le parole che ho pronunciato ad Assisi il 24 gennaio scorso, in occasione della Giornata di Preghiera per la Pace: "Giovani del terzo millennio, giovani cristiani, giovani di tutte le religioni, chiedo a voi di essere, come Francesco d'Assisi, «sentinelle» docili e coraggiose della pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia! Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace. Della sua luce ha bisogno il mondo!" (Discorso ad Assisi, n. 7: L'Osservatore Romano, 25.I.2002, p. 7). Così il Papa vi desidera, perché così vi vuole Gesù. Non abbiate paura di donarvi totalmente al Signore.

Vi aiuti Maria Santissima, che ama come proprio figlio ogni singolo discepolo di Gesù. Amatela, cari Ragazzi, come vostra Madre, e lasciatevi sempre guidare da Lei nel cammino della vita. Io vi accompagno volentieri con grande affetto e vi mando di cuore una speciale Benedizione.

Dal Vaticano, 18 Maggio 2002

IOANNES PAULUS II



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN AZERBAIJAN E BULGARIA

INCONTRO CON I GIOVANI

Cattedrale di Plovdiv

Domenica, 26 maggio 2002




Cari giovani amici!

1. Con particolare gioia mi incontro con voi questa sera. Tutti saluto con affetto, mentre ringrazio quanti, a nome vostro, mi hanno appena rivolto cordiali parole di benvenuto. Al termine del mio soggiorno nel Paese delle rose, questo nostro appuntamento - proprio per la freschezza dei vostri anni e la vivacità della vostra accoglienza - è un annuncio di primavera che ci apre al futuro. La bellezza della comunione, che ci unisce nella carità di Cristo (cfr Ac 2,42), spinge tutti a prendere il largo con fiducia (cfr Lc 5,4), rinnovando l'impegno di corrispondere, giorno dopo giorno, ai doni e ai compiti ricevuti dal Signore.

Fin dall'inizio del mio servizio come Successore di Pietro ho guardato a voi, giovani, con attenzione e affetto, perché sono convinto che la giovinezza non è semplicemente un tempo di passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta, bensì un'epoca della vita che Dio concede come dono e come compito ad ogni persona. Un tempo durante il quale ricercare, come il giovane del Vangelo (cfr Mt 16,20), la risposta agli interrogativi fondamentali e scoprire non solo il senso dell'esistenza, ma anche un progetto concreto per costruirla. Dalle scelte che voi, carissimi ragazzi e ragazze, farete in questi anni dipenderà il vostro avvenire personale, professionale e sociale: la giovinezza è il tempo in cui si mettono le fondamenta; un'occasione da non perdere, perché non tornerà più!

165 2. In questo momento particolare della vostra vita, il Papa è lieto di esservi vicino per ascoltare con rispetto le vostre ansie e sollecitudini, le vostre attese e speranze. Egli è qui con voi per comunicarvi la certezza che è Cristo, la verità che è Cristo, l'amore che è Cristo. La Chiesa vi guarda con grande attenzione, perché intravede in voi il proprio futuro e in voi ripone la propria speranza.

Immagino che vi chiediate che cosa vuole dirvi il Papa questa sera, prima della sua partenza. Ecco: io vorrei affidarvi due messaggi, due "parole" pronunciate da Colui che è la Parola stessa del Padre, con l'augurio che le sappiate custodire come un tesoro per tutta la vostra esistenza (cfr
Mt 6,21).

La prima parola è quel "Venite e vedrete", detto da Gesù ai due discepoli che gli avevano chiesto dove abitava (cfr Jn 1,38-39). E' un invito che sostiene e motiva da secoli il cammino della Chiesa. Lo ripeto oggi a voi, cari amici. Avvicinatevi a Gesù e cercate di "vedere" ciò che Egli è in grado di offrirvi. Non abbiate paura di varcare la soglia della sua casa, di parlare con Lui faccia a faccia, come ci s'intrattiene con un amico (cfr Ex 33,11). Non abbiate paura della "vita nuova" che Egli vi offre. Nelle vostre parrocchie, nei vostri gruppi e movimenti, ponetevi alla scuola del Maestro per fare della vostra vita un risposta alla "vocazione" che Egli da sempre, con pensiero di amore, ha progettato per voi.

E' vero: Gesù è un amico esigente, che indica mete alte e chiede di uscire da se stessi per andargli incontro: "Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35). Questa proposta può apparire difficile e in alcuni casi può anche fare paura. Ma - vi domando - è meglio rassegnarsi ad una vita senza ideali, ad una società segnata da sperequazioni, prepotenze ed egoismi, o piuttosto cercare generosamente la verità, il bene, la giustizia, lavorando per un mondo che rispecchi la bellezza di Dio, anche a costo di dover affrontare le prove che questo comporta?

3. Abbattete le barriere della superficialità e della paura! Conversate con Gesù nella preghiera e nell'ascolto della sua Parola. Gustate la gioia della riconciliazione nel sacramento della Penitenza. Ricevete il suo Corpo e il suo Sangue nell'Eucaristia, per saperLo poi accogliere e servire nei fratelli. Non cedete alle lusinghe e alle facili illusioni del mondo, che si trasformano assai spesso in tragiche delusioni.

E' nei momenti difficili, nei momenti della prova - lo sapete - che si misura la qualità delle scelte. Non esistono scorciatoie verso la felicità e la luce! Solo da Gesù si possono ricevere risposte che non illudono né deludono!

Camminate dunque con senso del dovere e del sacrificio lungo le strade della conversione, della maturazione interiore, dell'impegno professionale, del volontariato, del dialogo, del rispetto per tutti, senza arrendervi di fronte alle difficoltà o agli insuccessi, ben sapendo che la vostra forza è nel Signore, il quale guida con amore i vostri passi (cfr Ne 8,10).

4. La seconda parola che vi voglio lasciare questa sera è la stessa indirizzata ai giovani del mondo intero, che si preparano a celebrare fra due mesi la loro Giornata Mondiale a Toronto, in Canada: "Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo" (cfr Mt 5,13-14).

Nella Scrittura il sale è simbolo dell'alleanza tra l'uomo e Dio (cfr Lv 2,13). Ricevendo il Battesimo, il cristiano diventa partecipe di questo patto che dura per sempre. Il sale è poi segno di ospitalità: "Abbiate sale in voi stessi, dice Gesù, e siate in pace gli uni con gli altri" (Mc 9,50). Essere sale della terra significa essere operatore di pace e testimone di amore. Il sale serve inoltre alla conservazione degli alimenti, a cui dona sapore, e diventa simbolo di perseveranza e di immortalità: essere sale della terra significa essere portatore di una promessa di eternità. Ancora: al sale è riconosciuto un potere curativo (cfr 2R 2,20-22), che ne fa immagine della purificazione interiore e della conversione del cuore. Gesù stesso evoca il sale della sofferenza purificatrice e redentrice (cfr Mc 9,49): il cristiano è sulla terra testimone della salvezza ottenuta mediante la Croce.

5. Altrettanto ricco è il simbolismo della luce: la lampada illumina, riscalda, rallegra."Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino", afferma nella preghiera la fede della Chiesa (Ps 119,105). Gesù, Parola del Padre, è la luce interiore che scaccia la tenebra del peccato; è il fuoco che allontana ogni freddezza; è la fiamma che rallegra l'esistenza; è lo splendore della verità che, brillando davanti a noi, ci precede sulla strada. Chi lo segue, non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita. Così, il discepolo di Gesù deve essere discepolo della luce (cfr Jn 8,12 Jn 3,20-21).

"Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo". Mai sono state dette all'uomo parole allo stesso tempo così semplici e così grandi! Certo, solo Cristo può essere definito pienamente sale della terra e luce del mondo, perché Lui solo può dare sapore, vigore e perennità alla nostra vita che, senza di Lui, sarebbe insipida, fragile e peritura. Lui solo è capace di illuminarci, riscaldarci, rallegrarci.

166 Ma è Lui che, volendo farvi partecipi della sua stessa missione, rivolge oggi a voi senza mezzi termini queste parole di fuoco: "Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo". Nel mistero dell'Incarnazione e della Redenzione, Cristo si unisce ad ogni cristiano e pone la luce della Vita e il sale della Saggezza nel più profondo del suo cuore, trasmettendo a chi lo accoglie il potere di diventare figlio di Dio (cfr Jn 1,12) e il dovere di testimoniare questa presenza intima e questa luce nascosta.

Accettate dunque con umile coraggio la proposta che Dio vi rivolge. Nella sua onnipotenza e tenerezza, Egli vi chiama ad essere santi. Sarebbe da stolti gloriarsi di una simile chiamata, ma sarebbe da irresponsabili rifiutarla. Equivarrebbe a sottoscrivere il proprio fallimento esistenziale. Léon Bloy, uno scrittore cattolico francese del Novecento, ha scritto: "Non c'è che una sola tristezza, quella di non essere dei santi" (La femme pauvre, II, 27).

6. Ricordate, giovani amici: voi siete chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo! Gesù non vi domanda semplicemente di dire o di fare qualcosa; Gesù vi domanda di essere sale e luce! E non per un giorno soltanto, ma per tutta una vita. E' un impegno che Egli vi ripropone ogni mattina e in ogni ambiente. Dovete essere sale e luce con le persone della vostra famiglia e con i vostri amici; dovete esserlo con gli altri giovani - ortodossi, ebrei e musulmani - con i quali entrate quotidianamente in contatto nei luoghi di studio, di lavoro e di svago. Dipende anche da voi l'edificazione di una società in cui ogni persona possa trovare il proprio posto e vedere riconosciuta e accettata la sua dignità e la sua libertà. Offrite il vostro contributo perché la Bulgaria sia ogni giorno di più una terra di accoglienza, di prosperità e di pace.

Ciascuno è responsabile delle proprie scelte. Non vi è nulla di scontato, voi lo sapete. Gesù stesso ipotizza l'eventuale infedeltà: "Se il sale perdesse il sapore - dice -, con che cosa lo si potrà render salato?" (Mt 5,13). Non dimenticate mai, cari giovani, che quando una pasta non lievita, la colpa non è della pasta,ma del lievito. Quando una casa rimane al buio, significa che la lucerna si è spenta. Perciò, "risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

7. Rifulgono davanti a noi le figure dei Beati Martiri di Bulgaria: il Vescovo Eugenio Bossilkov, i Padri Assunzionisti Kamen Vitchev, Pavel Djidjov e Josaphat Chichkov. Essi hanno saputo essere sale e luce in momenti particolarmente duri e difficili per questo Paese. Essi non hanno esitato a dare anche la vita per custodire la fedeltà al Signore che li aveva chiamati. Il loro sangue feconda ancora oggi la vostra terra, la loro dedizione e il loro eroismo sono esempio e stimolo per tutti.

Vi affido alla loro intercessione, e vi ricordo al Beato Papa Giovanni XXIII, che li ha personalmente conosciuti e che tanto ha amato la Bulgaria. Sono certo di interpretare i sentimenti con cui egli guardava ai giovani bulgari del suo tempo dicendovi oggi: è nel seguire Gesù che la vostra giovinezza rivelerà tutta la ricchezza delle sue potenzialità ed acquisterà pienezza di significato. E' nel seguire Gesù che scoprirete la bellezza di una vita vissuta come dono gratuito, motivato unicamente dall'amore. E' nel seguire Gesù che sperimenterete fin d'ora qualcosa di quella gioia che sarà vostra senza fine nell'eternità.

Tutti vi stringo in un abbraccio e con affetto vi benedico!



Al termine del discorso rivolto ai giovani riuniti nella Cattedrale, Giovanni Paolo II ha pronunciato in lingua polacca le seguenti parole nella traduzione italiana:

Posso dire qualcosa in polacco? Perché l’incontro con i più giovani bulgari si svolge alla fine? Perché penso che i giovani orientano lo sguardo il più lontano nel futuro. Non so se mi sarà dato tornare un giorno in Bulgaria. È un bene potermi incontrare con i giovani bulgari alla fine del mio soggiorno. I giovani orientano lo sguardo il più lontano nel futuro. Auguro di cuore alla Bulgaria e a tutti voi che questo futuro vi appartenga. A voi appartiene il domani. Auguro alla vostra nazione che questo domani sia il migliore possibile. Che Dio benedica la giovane Bulgaria!

GP2 Discorsi 2002 158