GP2 Discorsi 2002 188

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO:


"VERSO UNA COSTITUZIONE EUROPEA?"


(ROMA 20-23 GIUGNO 2002)




Illustri Signori, Gentili Signore!

1. Sono lieto di inviarvi il mio cordiale saluto in occasione del Convegno europeo di studio che l'Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma ha promosso, in collaborazione con la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea e la Federazione delle Università Cattoliche d'Europa.

L'interrogativo posto come tema del Convegno - "Verso una costituzione europea?" - sottolinea la fase particolarmente importante in cui è entrato il processo di costruzione della "casa comune europea". Sembra infatti giunto il momento di porre mano a riforme istituzionali di rilievo, auspicate e preparate lungo gli ultimi anni e rese ancora più urgenti e necessarie dalla prevista adesione di nuovi Stati membri.

189 L'allargamento dell'Unione Europea o, meglio ancora, il processo di "europeizzazione" dell'intera area continentale, da me più volte auspicato, costituisce una priorità, da perseguire con coraggio e tempestività, dando effettiva risposta all'aspettativa di milioni di uomini e donne che sanno di essere legati da una storia comune e che sperano in un destino di unità e di solidarietà. Ciò richiede un ripensamento delle strutture istituzionali dell'Unione Europea, che le adegui alle nuove esigenze e sollecita, nel contempo, l'identificazione di un nuovo ordinamento nel quale vengano esplicitati gli obiettivi della costruzione europea, le competenze dell'Unione e i valori sui quali essa deve basarsi.

2. Di fronte alle varie possibili soluzioni di questo articolato e importante "processo" europeo, la Chiesa, fedele alla sua identità e missione evangelizzatrice, applica ciò che ha già detto nei riguardi dei singoli Stati, e cioè di non avere "titolo per esprimere preferenze per l'una o l'altra soluzione istituzionale o costituzionale", e di voler coerentemente rispettare la legittima autonomia dell'ordine democratico (cfr Centesimus annus
CA 47). Nello stesso tempo, proprio in forza di quella stessa identità e missione, essa non può rimanere indifferente di fronte ai valori che ispirano le diverse scelte istituzionali. Non c'è dubbio, infatti, che nelle scelte, che di volta in volta si vanno compiendo a tale riguardo, sono implicate dimensioni di ordine morale, poiché tali scelte, con le determinazioni che vi sono connesse, danno inevitabilmente volto, in un particolare contesto storico, alle concezioni di persona, di società e di bene comune da cui nascono e che vi sono soggiacenti. Si fonda in questa precisa consapevolezza il diritto-dovere della Chiesa di intervenire offrendo il contributo che le è proprio e che rimanda alla visione della dignità della persona umana con tutte le sue conseguenze, quali vengono esplicitate nella dottrina sociale cattolica.

In questa prospettiva, la ricerca e la configurazione di un nuovo ordinamento, a cui sono finalizzati anche i lavori della "Convenzione" istituita dal Consiglio Europeo del dicembre 2001 a Laeken, sono da salutare come passi di per sé positivi. Sono infatti orientati a quell'auspicabile rafforzamento del quadro istituzionale dell'Unione Europea che, mediante una rete liberamente assunta di vincoli e di cooperazioni, può contribuire efficacemente allo sviluppo della pace, della giustizia e della solidarietà per l'intero Continente.

3. Un siffatto nuovo ordinamento europeo, tuttavia, per essere davvero adeguato alla promozione dell'autentico bene comune, deve riconoscere e tutelare quei valori che costituiscono il patrimonio più prezioso dell'umanesimo europeo, il quale ha assicurato e continua ad assicurare all'Europa una irradiazione singolare nella storia della civiltà. Questi valori rappresentano l'apporto intellettuale e spirituale più caratteristico che ha plasmato l'identità europea nel corso dei secoli e appartengono al tesoro culturale proprio di questo Continente. Come ho ricordato altre volte, essi riguardano: la dignità della persona; il carattere sacro della vita umana; il ruolo centrale della famiglia fondata sul matrimonio; l'importanza dell'istruzione; la libertà di pensiero, di parola e di professione delle proprie convinzioni e della propria religione; la tutela legale degli individui e dei gruppi; la collaborazione di tutti per il bene comune; il lavoro considerato come bene personale e sociale; il potere politico inteso come servizio, sottoposto alla legge e alla ragione e "limitato" dai diritti della persona e dei popoli.

In particolare, sarà necessario riconoscere e salvaguardare in ogni situazione la dignità della persona umana e il diritto di libertà religiosa inteso nella sua triplice dimensione: individuale, collettiva e istituzionale. Si dovrà inoltre fare spazio al principio di sussidiarietà nelle sue dimensioni orizzontale e verticale, come pure ad una visione dei rapporti sociali e comunitari fondata su un'autentica cultura ed etica della solidarietà.

4. Molteplici sono le radici culturali che hanno contribuito all'affermazione dei valori fin qui ricordati: dallo spirito della Grecia a quello della romanità; dagli apporti dei popoli latini, celtici, germanici, slavi e ungro-finnici, a quelli della cultura ebraica e del mondo islamico. Questi diversi fattori hanno trovato nella tradizione giudeo-cristiana una forza capace di armonizzarli, consolidarli e promuoverli. Riconoscendo questo dato storico, nel processo in atto verso un nuovo ordinamento istituzionale l'Europa non potrà ignorare la sua eredità cristiana, dal momento che gran parte di quello che essa ha prodotto in campo giuridico, artistico, letterario e filosofico è stato influenzato dal messaggio evangelico.

Senza cedere ad alcuna tentazione nostalgica, e neppure accontentandosi di una meccanica duplicazione dei modelli del passato, ma aprendosi alle nuove sfide emergenti, occorrerà perciò ispirarsi, con fedeltà creativa, a quelle radici cristiane che hanno segnato la storia europea. Lo esige la memoria storica, ma anche, e soprattutto, la missione dell'Europa, chiamata, ancora oggi, ad essere maestra di vero progresso, a promuovere una globalizzazione nella solidarietà e senza marginalizzazioni, a concorrere all'edificazione di una pace giusta e duratura al suo interno e nel mondo intero, ad intrecciare tradizioni culturali diverse per dar vita a un umanesimo in cui il rispetto dei diritti, la solidarietà, la creatività permettano ad ogni uomo di realizzare le sue più nobili aspirazioni.

5. Un compito davvero non facile sta davanti ai politici europei! Per far fronte ad esso in modo adeguato, occorrerà che, pur nel rispetto di una corretta concezione della laicità delle istituzioni politiche, essi sappiano dare ai valori sopra menzionati quel radicamento profondo di tipo trascendente che s'esprime nell'apertura alla dimensione religiosa.

Ciò permetterà, tra l'altro, di riaffermare la non assolutezza delle istituzioni politiche e dei pubblici poteri, proprio a motivo della prioritaria e innata "appartenenza" della persona umana a Dio, la cui immagine è indelebilmente impressa nella natura stessa di ogni uomo e di ogni donna. Se ciò non avvenisse, si rischierebbe di legittimare quegli indirizzi di laicismo e di secolarismo agnostico e ateo che portano all'esclusione di Dio e della legge morale naturale dai vari ambiti della vita umana. A farne tragicamente le spese - come ha dimostrato la stessa storia europea - sarebbe, in primo luogo, l'intera convivenza civile nel Continente.

6. In tutto questo processo, vanno anche riconosciuti e salvaguardati l’identità specifica e il ruolo sociale delle Chiese e delle Confessioni religiose. Esse, infatti, hanno sempre rivestito e continuano a rivestire un ruolo per molti versi determinante nell'educare ai valori portanti della convivenza, nel proporre risposte alle domande fondamentali riguardanti il senso della vita, nel promuovere la cultura e l'identità dei popoli, nell'offrire all'Europa ciò che concorre a darle un auspicabile e necessario fondamento spirituale. Esse, del resto, non sono riducibili a mere entità private, ma operano con uno specifico spessore istituzionale, che merita di essere apprezzato e giuridicamente valorizzato, rispettando e non pregiudicando lo statuto di cui beneficiano negli ordinamenti dei diversi Stati membri dell'Unione.

Si tratta, in altri termini, di reagire alla tentazione di edificare la convivenza europea escludendo l'apporto delle comunità religiose con la ricchezza del loro messaggio, della loro azione e della loro testimonianza: ciò sottrarrebbe, tra l'altro, al processo di costruzione europea importanti energie per la fondazione etico-culturale della convivenza civile. Auspico, perciò, che - secondo la logica della "sana collaborazione" tra comunità ecclesiale e comunità politica (cfr Gaudium et spes GS 76) - le istituzioni europee, lungo questo cammino, sappiano entrare in dialogo con le Chiese e Confessioni religiose secondo forme opportunamente regolate, accogliendo l'apporto che da esse può certamente derivare in forza della loro spiritualità e del loro impegno di umanizzazione della società.

190 7. Desidero, infine, rivolgermi alle stesse comunità cristiane e a tutti i credenti in Cristo, chiedendo loro di mettere in atto una vasta e articolata azione culturale. È, infatti, urgente e necessario mostrare - con la forza di argomentazioni convincenti e di esempi trainanti - che edificare la nuova Europa fondandola sui valori che l'hanno modellata lungo tutta la sua storia e che affondano le loro radici nella tradizione cristiana è vantaggioso per tutti, a qualsiasi tradizione filosofica o spirituale appartengano, e costituisce il solido fondamento per una convivenza più umana e più pacifica, perché rispettosa di tutti e di ciascuno.

Sulla base di simili valori condivisi sarà possibile raggiungere quelle forme di consenso democratico necessarie per delineare, anche a livello istituzionale, il progetto di un'Europa che sia davvero la casa di tutti, nella quale nessuna persona e nessun popolo si senta escluso, ma tutti possano sentirsi chiamati a partecipare alla promozione del bene comune nel Continente e nel mondo intero.

8. In questa prospettiva molto è lecito attendersi dalle Università Cattoliche europee, che non mancheranno di sviluppare una riflessione approfondita sui vari aspetti di una così stimolante problematica. Anche il Convegno in atto arrecherà sicuramente a tale ricerca il suo pregevole contributo.

Nell'invocare sull'impegno di ciascuno la luce ed il conforto di Dio, a tutti invio una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 20 Giugno 2002

IOANNES PAULUS II



AI PARTECIPANTI ALLA RIUNIONE DELLE OPERE


PER L'AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI (R.O.A.C.O.)


Giovedì 27 giugno 2002



Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Membri e Amici della R.O.A.C.O.!

1. Mi è particolarmente gradito porgere a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto, esprimendovi la mia gratitudine per questa cortese visita, in occasione dell'Assemblea annuale della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.).

Saluto cordialmente il Signor Cardinale Ignace Moussa 1E Daoud, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e Presidente della R.O.A.C.O., insieme con lui saluto l'Arcivescovo Segretario Mons. Antonio Maria Vegliò e tutti i Collaboratori del Dicastero, unitamente ai Responsabili delle diverse Agenzie. Grazie a tutti per l'attiva partecipazione alla sollecitudine del Papa per le Chiese orientali.

191 Rilevando che, nonostante le attuali difficoltà, non diminuisce l'impegno generoso delle Opere da voi qui rappresentate, vorrei ribadire quanto affermavo nella Lettera apostolica Orientale Lumen: "Le Comunità d'Occidente si faranno un dovere anzitutto di condividere, ove possibile, progetti di servizio con i fratelli delle Chiese d'Oriente o di contribuire alla realizzazione di quanto esse intraprendono al servizio dei loro popoli" (n. 23).

2. Ritorno con la mente in questo momento alla recente Visita in Bulgaria, e a Plovdiv, in particolare, dove ho potuto proclamare beati i martiri P. Pavel Djidjov, Kamen Vitchev e Josaphat Chichkov. Come tanti altri, rimasti spesso ignoti, questi autentici testimoni di Cristo hanno il merito di aver conservato accesa la fiaccola della fede durante il rigido inverno ateistico del secolo scorso e di averla trasmessa più viva che mai alle generazioni successive.

La loro beatificazione non è stata solo il culmine dell'intero mio pellegrinaggio, ma il sigillo più chiaro e luminoso della stima e dell'affetto che mi lega al nobile popolo bulgaro, per il quale vi invito a pregare affinché Dio gli conceda lunghi giorni di progresso, di prosperità e di pace.

Mi permetto di segnalarvi quelle care Comunità cristiane, perché le abbiate ancora di più a cuore e possiate continuare a sostenerle nelle loro necessità. Vi esorto, soprattutto, a non disattendere le aspettative dei giovani, ad aiutare le famiglie cristiane e a favorire in ogni modo la formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa.

3. La speciale cura con la quale la Sede Apostolica segue l'evolversi della situazione in Terra Santa e, più in generale, il protrarsi dello stato di tensione in Medio Oriente, mi spinge poi a raccomandare vivamente alla vostra sollecitudine i fratelli nella fede che là vivono. Sono certo che il vostro sforzo, grazie pure alla tradizionale Colletta per la Terra Santa, farà giungere in quelle martoriate regioni concreti segni di cristiana solidarietà dalle parti più diverse del mondo. Sono altresì persuaso che troverete, in questa vostra benefica azione, una grata corrispondenza nei Pastori e nei fedeli delle Chiese Cattoliche Orientali e della Comunità latina di Terra Santa. Quella Terra benedetta, in cui il Salvatore è nato, è vissuto, è morto ed è risorto, è un patrimonio mondiale di spiritualità e un tesoro il cui valore è ineguagliabile.

Lo sanno bene i pellegrini che ogni anno raggiungono i Luoghi Santi. Essi, dopo aver pregato ed essersi confrontati con il Vangelo nella suggestiva cornice di quegli scenari, ritornano alle loro comunità arricchiti da un'esperienza straordinaria. Soprattutto si sono resi conto che, accanto ai Santuari, esiste ed opera un'attiva Comunità di credenti, composta da fedeli appartenenti a diversi riti, con tradizioni che affondano le loro radici nella pluralità tipica della Chiesa dei primi secoli.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Vostro impegno è di rispondere in modo sempre più attento e immediato alle urgenze delle Chiese Orientali cattoliche, cercando di coinvolgere opportunamente le Comunità locali. Mediante sessioni speciali di riflessione e incontri di studio, voi aiutate a programmare interventi e ad individuare piani pastorali secondo riconosciute priorità di evangelizzazione, di carità e d'impegno educativo. Mi compiaccio con voi e desidero incoraggiarvi a proseguire con generosità e lungimiranza nella strada intrapresa, che reca frutti di bene per la Chiesa intera.

In questo processo così importante, vi è accanto la Congregazione per le Chiese Orientali, la quale sostiene le varie iniziative da voi promosse nel campo degli studi, dell'approfondimento della liturgia, nell'impegno formativo e nella pratica progettazione pastorale.

Il Dicastero ha inoltre il dovere di venire incontro alle esigenze dei Seminaristi e dei Sacerdoti, dei Religiosi e delle Religiose, e dei Laici inviati a Roma dai loro Vescovi e Superiori per completare la formazione spirituale e pastorale, per conoscere realtà ecclesiali diverse e per portare a termine gli studi superiori nelle varie discipline ecclesiastiche.

Possano le Comunità ecclesiali d'Oriente, aiutate dalla Congregazione per le Chiese Orientali e dalla R.O.A.C.O., realizzare una sempre più intensa vita evangelica e un rinnovato slancio apostolico.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! La Madre di Dio, Maria Santissima, vi confermi nei buoni propositi. Vi sostenga nello sforzo di unire alla carità della parola la carità delle opere, espressa in tanti segni di solidarietà e di fratellanza.

192 Anch'io vi sono vicino con l'affetto e la preghiera, e imparto di cuore a ciascuno di voi qui presenti una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai vostri cari, alle Chiese a cui appartenete, alle Agenzie che rappresentate e a quanti beneficiano delle iniziative per le quali state operando.




ALL’AMBASCIATORE DELLA EX-REPUBBLICA JUGOSLAVA


DI MACEDONIA PRESSO LA SANTA SEDE


Venerdì, 28 giugno 2002




Signor Ambasciatore,

nel momento in cui accolgo le Lettere che La accreditano quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario dell’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia presso la Santa Sede, Le porgo il mio cordiale benvenuto. Grato per le cortesi espressioni augurali che, per il Suo gentile tramite, Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, Sig. Boris Trajkovski, mi ha rivolto, Le chiedo gentilmente di volerGli far pervenire i miei voti cordiali, che accompagno con una speciale preghiera a Dio affinché l'amato popolo del Suo Paese possa continuare ad agire con saggezza per l'autentico sviluppo umano della Nazione, come pure per la pace e la giustizia nella regione. Così facendo, i Suoi concittadini dimostreranno di essere fedeli eredi della ricca tradizione cristiana lasciata loro dall'apostolo Paolo e dai Santi Fratelli Cirillo e Metodio.

L'odierno solenne atto della presentazione delle Lettere Credenziali si svolge in un contesto mondiale tutt'altro che pacifico. In diverse aree del mondo si verificano allarmanti manifestazioni di violenza, spesso motivate da antiche inimicizie e dalla tentazione di alimentare passate animosità.

Purtroppo, anche il Suo Paese, in passato, ha conosciuto prove dolorose. Le Autorità della Sua Nazione, in stretta collaborazione con i responsabili della comunità internazionale, hanno affrontato con cura tali difficoltà. Si è proceduto alle necessarie riforme costituzionali. Si sono promulgate leggi che portano al rispetto dei diritti delle minoranze, mediante la promozione della partecipazione delle diverse componenti della popolazione ai vari livelli del processo politico. Ciò aiuterà ad avanzare sulla strada del dialogo, della riconciliazione e della pacifica convivenza.

In questo cammino la Chiesa non cessa di ricordare che l'attenzione principale deve concentrarsi sul cuore umano. E' lì infatti che possono annidarsi l'odio e lo spirito di sopraffazione, sentimenti che stanno all'origine del dispiegarsi di ogni atto di oppressione. Sarà pertanto dal cuore che si dovrà partire per sradicare simili sentimenti e rimpiazzarli con un atteggiamento di fratellanza e di apertura nei confronti degli altri, vedendo in loro più ciò che unisce che non ciò che divide. In realtà, una società che anela ad essere veramente civile e desidera contribuire al progresso dei popoli deve coltivare in tutti i suoi membri una comprensione oggettiva e imparziale degli altri. Una simile comprensione ha un valore inestimabile nell'aiutare le persone ad accettare tradizioni culturali e religiose che differiscono dalle proprie. Questo è, in realtà, il primo passo verso la riconciliazione, dato che il rispetto delle diversità è condizione indispensabile per un rapporto genuino fra individui e fra gruppi. Una cultura etnocentrica, anche quando pretende di risolvere i problemi che sono sul tavolo, riesce soltanto ad esacerbare le difficoltà e a diffondere ulteriori divisioni.

La Chiesa è profondamente interessata alla dimensione sociale della vita umana, e tale preoccupazione per il benessere della società è parte essenziale del messaggio cristiano (cfr Centesimus annus CA 5). Essa perciò invita i suoi membri a prendere parte attiva alla vita politica, economica e sociale nei rispettivi Paesi, per far sì che in essi si diffondano la luce della fede e il messaggio evangelico della riconciliazione e del perdono.

Ora, i requisiti della giustizia esigono che, ogni qualvolta sia stato commesso un errore o sia stato compiuto del male, lo si riconosca e, per quanto possibile, lo si ripari. Ma la giustizia umana trova il suo ultimo fondamento nella legge di Dio e nel suo piano di salvezza per l'umanità (cfr Dives in misericordia DM 14). Pertanto, nella sua accezione piena la giustizia non si limita a stabilire ciò che è giusto tra le parti in conflitto, ma presuppone anche che sia ricomposta la giusta armonia di ciascuno con Dio, con gli altri e con se stesso. Per questa ragione, non vi è contraddizione tra perdono e giustizia; il perdono, infatti, non diminuisce le esigenze della giustizia, ma cerca di reintegrare le persone e i gruppi nella società, e gli Stati nella comunità delle Nazioni, attraverso un rinnovato senso di responsabilità e, ove possibile, mediante la solidarietà con le vittime di passate ingiustizie.

Questo è il motivo per cui tutti i settori della società devono agire insieme per costruire una convivenza civile nella quale la dignità della persona e il rispetto dei diritti umani siano la norma di condotta per tutti: individui, governi e organismi internazionali. Sì, la vera pace è frutto della giustizia, "virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto di diritti e doveri e sull'equa distribuzione di benefici e oneri" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002, 3). Questo deve essere il contesto più ampio per le varie priorità che – nella lunga tradizione di tolleranza e di rispetto verso i diversi gruppi etnici ai quali Ella ha fatto riferimento – il Governo persegue, mentre si sforza di introdurre una nuova era di pace e di stabilità per la Nazione.

Sono lieto di poterLe assicurare che i cattolici, nonostante la loro situazione di piccola minoranza nel Paese, non mancheranno di partecipare all'edificazione della società civile, in particolare alla promozione e alla salvaguardia dei diritti umani, al sollievo delle situazioni di povertà e all'educazione della gioventù.

193 Signor Ambasciatore, la decisione del Suo Governo di nominare un Ambasciatore presso la Santa Sede con residenza a Roma può solo rafforzare i legami di amicizia e di comprensione già esistenti. Sono certo che il periodo del Suo servizio in questo ruolo servirà ad approfondire questa relazione, e desidero assicurarLe che i vari uffici della Santa Sede coopereranno in ogni modo per facilitarLe l'adempimento della Sua missione. Con tali sentimenti, invoco su di Lei e sull'amato popolo dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia le abbondanti benedizioni dell'Altissimo.


ALLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO


ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI


Sabato, 29 giugno 2002




Cari Fratelli in Cristo,

1. "Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio" (1Jn 4,7).

È con gioia che vi porgo il benvenuto a Roma in questo giorno di festa. Ringrazio di tutto cuore il Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartholomaios I, e il Santo Sinodo che vi hanno inviati per questa celebrazione in spirito di fraternità ecclesiale e di carità reciproca.

2. Lo scambio annuale di visite, a Roma per la festa dei santi Pietro e Paolo e nel Phanar per la festa di sant'Andrea, ravviva la carità dei nostri cuori e ci incoraggia a proseguire il nostro cammino verso la piena comunione. In questo possiamo già vivere una forma di armonia nella prospettiva della piena unità attorno all'unico altare del Signore. Nel corso di questo anno, il Signore ci ha dato varie opportunità di manifestare al mondo la nostra volontà comune di ricercare e di percorrere tutte le vie che possono condurci all'unità, di rivolgere all'umanità un appello alla pace e alla fraternità, nel rispetto reciproco, nella giustizia e nella carità.

3. Desidero rinnovare oggi al Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartholomaios I, l'espressione della mia profonda gratitudine per la sua partecipazione fraterna alla Giornata di Preghiera per la Pace ad Assisi. Con altri fratelli, abbiamo proclamato al mondo, sotto diverse forme, l'esortazione di Giovanni: "Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio". Se l'umanità s'impegnerà risolutamente lungo questa via, allora si attenueranno poco a poco le violenze e le minacce che gravano sugli uomini.

4. Al termine del IV simposio sull'ambiente, dedicato al Mar Adriatico, ho avuto la gioia di firmare con Sua Santità Bartholomaios I la Dichiarazione di Venezia. Questo testo esprime il nostro impegno comune per la salvaguardia e il rispetto della natura; manifesta parimenti la nostra volontà di operare affinché, nel nostro mondo, la scienza sia al servizio degli uomini e questi si sentano sempre responsabili del creato.

5. Resta molto da fare affinché regni una fraternità migliore sulla terra. Il desiderio di vendetta prevale molto spesso sulla pace, in particolare in Terra Santa e in altre regioni del mondo colpite da una violenza cieca; ciò ci fa sentire la precarietà della pace, che ha bisogno che noi uniamo le nostre forze, che stiamo insieme e che agiamo insieme, affinché il mondo tragga dalla nostra testimonianza comune la forza necessaria per operare i cambiamenti che s'impongono. La via della collaborazione ci porterà anche alla piena comunione, secondo la volontà di Cristo per i suoi discepoli.

6. Anche se siamo fermamente convinti della loro necessità, il dialogo della carità e la nostra fraternità non possono tuttavia bastare. Dobbiamo perseverare ancora affinché il dialogo della carità sostenga e alimenti nuovamente il nostro dialogo della verità; intendo con ciò il dialogo teologico di cui avevamo annunciato l'apertura al mondo in occasione della festa di sant'Andrea nel 1979, con il compianto Patriarca Dimitrios, riponendo in questo gesto grandi speranze. Nonostante i nostri sforzi, il dialogo teologico non avanza. Constatiamo la nostra impotenza a superare le nostre divisioni e a trovare in noi la forza di volgerci con speranza verso il futuro. Questa fase delicata non deve però scoraggiarci. Non possiamo neppure accettare nell'indifferenza questo stato di fatto. Non possiamo rinunciare a proseguire il dialogo teologico, cammino indispensabile in vista dell'unità.

Eminenza, cari membri della Delegazione, vi ringrazio della vostra visita. Vi sarei grato se poteste trasmettere i miei saluti fraterni a Sua Santità Bartholomaios I, ai membri del Santo Sinodo e a tutti i fedeli del Patriarcato ecumenico. La mia visita nel Phanar resta per me un ricordo indimenticabile, che evoco con grandissima gioia. Il Signore sia sempre con tutti noi!

Luglio 2002



AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI


CHE HANNO RICEVUTO IL PALLIO


NELLA SOLENNITÀ


DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO


194
Lunedì, 1° luglio 2002




Venerati Arcivescovi,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono molto lieto di accogliervi e di rinnovarvi il mio cordiale saluto. Dopo la celebrazione di sabato scorso, solennità dei santi Pietro e Paolo, durante la quale, secondo la tradizione, ho consegnato a voi, Metropoliti nominati nell'ultimo anno, il sacro Pallio, questo incontro ci permette di ritrovarci in una dimensione più familiare.

È la Famiglia della Chiesa quella che posso ammirare anche oggi volgendo lo sguardo su di voi, provenienti da Comunità diocesane di tutti i cinque continenti.

2. Saluto con affetto il Patriarca di Venezia e l'Arcivescovo di Catania, insieme con i numerosi Confratelli, amici e fedeli che hanno voluto accompagnarli in questo singolare pellegrinaggio. Possano le vostre Diocesi distinguersi sempre per un intenso e fattivo spirito di comunione.

J'adresse un salut cordial aux pèlerins de langue française venus entourer les Archevêques lors de la réception du pallium, en particulier les fidèles des diocèses de Gagnoa en Côte-d'Ivoire, de Saint-Boniface au Canada et de Bordeaux en France. Puisse ce signe, donné à vos Evêques, vous aider à vivre toujours davantage en communion avec toute l'Église!

[Porgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua francese venuti per stare accanto agli Arcivescovi durante l'imposizione del pallio, in particolare i fedeli delle Diocesi di Gagnoa in Costa d'Avorio, di Saint-Boniface in Canada e di Bordeaux in Francia. Possa questo segno, dato ai vostri Vescovi, aiutarvi a vivere sempre più in comunione con tutta la Chiesa!]

I extend a warm welcome to the English-speaking Metropolitans and to the pilgrims accompanying them: from Newark, Madang, Visakhapatnam, Cardiff, Adelaide, Kumasi, New Orleans, Glasgow, Calcutta and Kingston. Your presence is an eloquent sign of the universality of the Church and a powerful witness to the communion through which the Church lives and fulfills her saving mission.

Dear friends: may your pilgrimage to the tombs of Saints Peter and Paul confirm you in the Catholic faith which comes to us from the Apostles. To you and to the local Churches you represent I offer the assurance of my prayers and of my affection in the Lord.

[Estendo il mio cordiale benvenuto ai Metropoliti di lingua inglese e ai pellegrini che li accompagnano, venuti da Newark, Madang, Visakhapatnam, Cardiff, Adelaide, Kumasi, New Orleans, Glasgow, Calcutta e Kingston. La vostra presenza è un segno eloquente dell'universalità della Chiesa e una potente testimonianza della comunione attraverso la quale la Chiesa vive e compie la sua missione salvifica.

195 Cari amici, possa il vostro pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Pietro e Paolo confermarvi nella fede cattolica che ci giunge dagli Apostoli. Assicuro voi e le Chiese locali che rappresentate delle mie preghiere e del mio affetto nel Signore.]

Saludo con afecto a los nuevos Arzobispos de las Archidiócesis de Burgos y Oviedo en España, Asunción en Paraguay, y Calabozo y Cumaná en Venezuela, así como también a sus familiares y amigos. Al tiempo que os expreso mi cordial felicitación por este día de la recepción del Palio, deseo que, revestidos de este ornamento, señal de un particular vínculo de comunión con la Sede de Pedro, podáis ser testigos vivos de la fe y portadores de la esperanza en Cristo resucitado en la Iglesias particulares que os han sido confiadas.

[Saluto con affetto i nuovi Arcivescovi delle Arcidiocesi di Burgos e Oviedo in Spagna, Asunción in Paraguay e Calabozo e Cumanà in Venezuela, come pure i loro familiari e amici. Mentre vi porgo le mie cordiali felicitazioni per questo giorno dell'imposizione del Pallio, desidero che, rivestiti di questo ornamento, segno di un particolare vincolo di comunione con la Sede di Pietro, possiate essere testimoni vivi della fede e portatori della speranza in Cristo risorto nelle Chiese particolari che vi sono state affidate.]

Saúdo, também, com afeto os novos Arcebispos brasileiros, com seus familiares e amigos, das Arquidioceses do Rio de Janeiro, Juiz de Fora, Florianópolis, Goiânia, Vitória da Conquista e de Feira de Santana. Com as minhas felicitações por esta data, faço votos de que, revestidos deste ornamento, sinal de um particular vínculo de comunhão com a Sé de Pedro, possais servir de estímulo à fé e à esperança em Cristo ressuscitado nas Igrejas Particulares que vos foram confiadas.

[Saluto anche con affetto i nuovi Arcivescovi brasiliani, con i loro familiari e amici, delle Arcidiocesi di Rio de Janeiro, Juiz de Fora, Florianópolis, Goiânia, Vitória da Conquista e di Feira de Santana. Con le mie felicitazioni per questa data, formulo voti affinché, rivestiti di questo ornamento, segno di un particolare vincolo di comunione con la Sede di Pietro, possiate servire da sprone alla fede e alla speranza in Cristo risorto nelle Chiese particolari che vi sono state affidate.]

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[Sono lieto di salutare Mons. Tadeusz Kondrusiewicz, Arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, e il gruppo di familiari, amici e fedeli che gli fanno corona.
La Vergine Theotokos ottenga a ciascuno e, in particolare, alla comunità cattolica russa, le desiderate grazie.]

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów z Poznania, którzy otaczaja swego Arcybiskupa Stanislawa Gadeckiego z okazji przyjecia paliusza, znaku jednosci z Nastepca sw. Piotra. Prosze, abyscie stale wiernie przy nim stali i wspierali go swoja modlitwa. Niech Bóg Wam blogoslawi!

[Saluto cordialmente i pellegrini giunti da Poznan, che accompagnano il loro Arcivescovo Stanislaw Gadecki in occasione della consegna del Pallio, segno dell'unione con il Successore di Pietro. Vi chiedo di stare sempre fedelmente con lui e sostenerlo con la vostra preghiera. Dio vi benedica!]

196 3. "Plebs adunata de unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti": questo è la Chiesa, secondo l'antica definizione di san Cipriano (De Orat. Dom. 23: PL 4, 553), ripresa dal Concilio Vaticano II (cfr Lumen gentium LG 5).

Venerati Fratelli nell'Episcopato, siate sempre appassionati servitori dell'unità della Chiesa! E voi, cari fratelli e sorelle, sappiate sempre collaborare con loro, perché ogni comunità ecclesiale viva ed operi con un cuore solo ed un'anima sola.

Nell'invocare sui Pastori e sul loro ministero la costante protezione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, a tutti rinnovo con grande affetto la mia Benedizione.


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