GP2 Discorsi 2002 202

GIOVANNI PAOLO II




MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA FRATERNITÀ DEI SACERDOTI OPERAI


DIOCESANI DEL SACRO CUORE DI GESÙ




Sono lieto di rivolgermi a voi in occasione della celebrazione a Roma, nella sede del Pontificio Collegio Spagnolo di san Giuseppe, della vostra XX Assemblea Generale. Attraverso di voi desidero salutare anche tutti i membri della Fraternità ed esprimere la mia gratitudine per l'importante servizio ecclesiale che svolgete, in particolare nell'ambito della pastorale vocazionale.

Lo faccio, allo stesso tempo, con il fine principale di incoraggiarvi a guardare al futuro con audacia e realismo per scorgere i nuovi segni del Regno, rivitalizzare e rendere più significativo oggi il vostro carisma, "uno dei carismi midollari della Chiesa", e rispondere alle vere aspirazioni e necessità che gli uomini hanno nell'orientare la propria vita.

203 Tenendo quindi conto della specificità che vi è propria, e in totale sintonia con l'appello che continuamente faccio a moltiplicare lo sforzo pastorale a favore delle vocazioni al sacerdozio e alla vita di speciale consacrazione, avete formulato l'asse centrale dei vostri lavori di questi giorni con la frase: "La pastorale vocazionale, sfida della nostra identità oggi".

Voi Sacerdoti Operai Diocesani avete sempre dedicato le vostre energie migliori alla pastorale delle vocazioni sacerdotali, religiose e apostoliche, consapevoli del fatto che sono il mezzo universale e più efficace per la promozione di tutti gli altri ambiti pastorali.

La presente Assemblea deve pertanto essere un evento di grazia dal quale, riaffermando il vostro autentico fondamento istituzionale, possiate estrapolare la vitalità, la fecondità e la radicalità contenuta ancora nel carisma che avete ereditato, per offrire nuove e inedite espressioni del delicato operato della pastorale vocazionale.

Questo compito è, soprattutto oggi, realmente urgente e necessario. Significa promuovere, formare e seguire i processi di nascita, maturazione e discernimento di ogni vocazione ecclesiale, in particolare al ministero presbiterale, aiutando a scoprirla come un dono e a viverla in continua azione di rendimento di grazie, poiché essa è un regalo di amore, un dono di Dio, "una gratia gratis data (charisma)" (Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis
PDV 35).
Desidero esortarvi a imitare con coraggio l'audacia, la creatività e la santità del vostro fondatore, adattandovi, quando necessario, alle nuove situazioni e necessità, in completa docilità all'ispirazione divina e al discernimento ecclesiale. Una crescente attenzione all'identità originale sarà il criterio sicuro per cercare forme adeguate di testimonianza capaci di rispondere alle esigenze del momento attuale (cfr Esortazione Apostolica post-sinodale Vita consecrata VC 37).

Lavorate, quindi, in fedeltà al carisma che il Signore infuse nel beato Manuel Domingo y Sol, colui che il mio predecessore Papa Paolo VI chiamò il "santo apostolo delle vocazioni sacerdotali" e del quale io stesso, a motivo del I centenario della fondazione della Fraternità, scrissi: "Fedele alla chiamata di Cristo e docile alle insinuazioni dello Spirito,... seppe non solo indicarci norme adeguate, ...ma anche darci con la sua condotta esemplare e i suoi scritti la chiave per configurare realmente l'esistenza sacerdotale a misura del dono di Cristo... ed essere in seno alla Chiesa seme di una nuova famiglia di sacerdoti pervasi di spirito evangelico e impegnati con incondizionata dedizione al servizio degli uomini..." (Messaggio di S.S. Giovanni Paolo II ai Sacerdoti Operai Diocesani in occasione del I Centenario della Fondazione della Fraternità, Vaticano, 25 gennaio 1983).
Cari figli, continuate con animo rinnovato l'opera che la Chiesa vi ha affidato, cercando di portarla a termine con lo stile di vita e di azione che vi caratterizza: la fraternità sacerdotale. Siate certi che "non pretendendo essere altro che sacerdoti, e nulla più che sacerdoti, e santi" (cfr Scritti), la vostra vita e il vostro esempio si tradurranno, senza dubbio, in uno sprone per quanti cercano la sequela radicale di Cristo, favorendo in essi "la risposta libera, pronta e generosa, che rende operante la grazia della vocazione" (Esortazione Apostolica post-sinodale Vita consecrata VC 64).

Poiché in definitiva "la vocazione sacerdotale è essenzialmente una chiamata alla santità, che... è intimità con Dio, è imitazione di Cristo, povero, casto e umile; è amore senza riserve alle anime e donazione al loro vero bene; è amore alla Chiesa che è santa e ci vuole santi, perché tale è la missione che Cristo le ha affidato" (Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis PDV 33).

Portate a buon fine l'arduo compito che vi corrisponde, tenendo conto dell'aspetto relativo all'inculturazione, poiché l'Istituto, esteso dalla nativa Tortosa ad altri Paesi, in particolare in America Latina, vive oggi un'edificante realtà pluriculturale. Fatelo sempre in totale armonia con le Chiese particolari dove la Fraternità è presente e in stretta collaborazione con i Vescovi, con gli organismi delle Diocesi e le congregazioni, soprattutto con coloro che specificatamente promuovono e coordinano la pastorale vocazionale, cercando nuovi canali e metodi che diano impulso a questo ambito pastorale.

Confidando nella parola di Cristo "Duc in altum!" (Lc 5,4), aprite il vostro cuore all'invito che ho rivolto nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte (cfr 1, 15; 56), e affrontate con coraggio la sfida dell'evangelizzazione in questo millennio, nuova primavera dello Spirito, che abbiamo appena iniziato. Non dite mai: abbiamo tentato tutto; non vi è più nulla da fare. Al contrario, siate sempre disposti a continuare a trasformare il vostro impegno e la vostra identità di "operai" in orientamenti pastorali concreti che rispondano alle esigenze del vostro carisma e alle necessità della Chiesa nel mondo di oggi.

Tornando ai vostri luoghi di origine, ricordate a tutti i membri della Fraternità le parole del Maestro: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca" (Lc 5,4). Non cedete allo scoraggiamento. Lavorate con animo allegro e deciso, sapendo che non è una vostra opera, ma l'opera del Signore. Impegnatevi quindi risolutamente nell'irrinunciabile dovere di promuovere le vocazioni al vostro proprio Istituto, di dare impulso a ogni tipo di vocazione consacrata e di sensibilizzare le comunità ecclesiali dove svolgete la vostra opera evangelizzatrice affinché prendano coscienza del fatto che le vocazioni al sacerdozio sono un problema vitale che è al centro stesso della Chiesa. Ricordando che il vostro Istituto ha un carattere specificatamente eucaristico, fate sì che il Signore Sacramentato sia sempre la fonte di tutte le grazie nelle vostre imprese (cfr Scritti I, 5°-31) e che la Vergine Santissima, modello di consacrazione e di sequela, vi accompagni sempre nel compito evangelizzatore che svolgete!

204 Con questi sentimenti e quale pegno di abbondanti grazie divine vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 Luglio 2002

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DEL V CENTENARIO DELLA NASCITA


DI SANT’ANTONIO MARIA ZACCARIA




Al Reverendissimo Padre

GIOVANNI MARIA VILLA

Superiore Generale dei Chierici Regolari di San Paolo

1. In occasione del V centenario della nascita di Sant'Antonio Maria Zaccaria, desidero unirmi spiritualmente alla gioia di codesta Congregazione, oltre che delle Suore Angeliche di San Paolo e del Movimento dei Laici di San Paolo, ed elevare al Signore fervidi ringraziamenti per aver donato in lui alla Chiesa un instancabile imitatore dell'Apostolo delle genti ed un luminoso modello di carità pastorale. Formulo l'auspicio più sentito che le solenni ricorrenze giubilari costituiscano un'occasione preziosa per porre in evidenza il dono della santità risplendente nella Chiesa di ogni tempo, e che nel secolo XVI trovò in Sant'Antonio Maria Zaccaria un singolare testimone. Auguro, inoltre, a Lei, ai suoi collaboratori ed all'intera Famiglia spirituale di Sant'Antonio Maria Zaccaria di seguirne fedelmente le orme. Egli alla "scienza dell'amore di Gesù Cristo" conquistò innumerevoli anime, suscitando una varietà di carismi di vita consacrata. Additava costantemente la meta della santità non soltanto ai suoi religiosi incamminati sulla via della "riforma" o "rinnovazione" spirituale, ma a tutti i fedeli, ai quali ricordava di essere chiamati a diventare "non piccoli... ma grandi santi" (Lett. XI).

Le celebrazioni del V° centenario della nascita del Fondatore rappresentano una preziosa opportunità per approfondire l'attualità del suo messaggio. Sono certo che la riflessione sul suo amore ardente per Gesù, "esaltato sulla croce e nascosto sotto i veli eucaristici", e sul suo instancabile zelo per le anime costituirà per i suoi figli spirituali un invito a dedicarsi con rinnovato ardore all'educazione umana e cristiana delle giovani generazioni, che rappresentano il futuro della Chiesa e della società.

2. Nel perseguire quest'obiettivo, Sant'Antonio Maria Zaccaria si ispirò all'Apostolo delle genti e, per tale motivo, amava definirsi "Prete di Paolo Apostolo". Il medesimo modello indicò alle Famiglie religiose ed al Movimento laicale da lui fondati. Soleva raccomandare ai suoi seguaci: "Statevene adunque sicuri e certi, che edificherete, sopra il fondamento di Paolo, non fieno né legno, ma oro e margarite, e saranno aperti, sopra di voi e dei vostri, i cieli e i loro tesori" (Lett. VI).

Alla scuola di San Paolo, egli apprese la legge fondamentale della vita spirituale intesa come un "crescere di momento in momento" (Lett. X), fino a raggiungere la statura dell'uomo perfetto in Cristo, spogliandosi incessantemente dell'uomo vecchio, per rivestirsi dell'uomo nuovo nella giustizia e santità (cfr Ep 4,22-24).

Nel corso della sua vita dovette affrontare ostacoli e persecuzioni, ma mostrò sempre indomito coraggio e fiducia nel Signore. Questi stessi sentimenti devono oggi alimentare quanti fanno parte della sua Famiglia spirituale. Occorre infatti affrontare con l'audacia che nasce dall'amore la difficile situazione in cui si trovano non poche vostre benemerite e secolari istituzioni educative, per continuare a porre la ricchezza della vostra tradizione pedagogica al servizio dei giovani, delle loro famiglie e dell'intera società.

Allo stesso modo, è necessario curare con singolare zelo la formazione cristiana delle nuove generazioni attraverso l'annuncio della Parola di Dio, la puntuale e devota celebrazione dei Sacramenti, specialmente di quello della Riconciliazione, la direzione spirituale, i ritiri e gli esercizi spirituali. Tutto ciò che ha costituito fin dagli inizi un aspetto specifico del carisma barnabita esige dai Chierici Regolari di San Paolo un ardimentoso e costante slancio apostolico. Il Popolo di Dio ha più che mai bisogno di guide autorevoli e di alimento spirituale abbondante, per accogliere e vivere la "misura alta della vita cristiana ordinaria", attraverso un'opportuna "pedagogia della santità" (cfr Novo millennio ineunte NM 31).

3. Le parole e l'esempio del Fondatore continuano a spingere i suoi figli verso una rinnovata fedeltà allo slancio missionario, che si nutre di fervente preghiera e si basa su una solida preparazione teologica e culturale. Solo così, infatti, è possibile recare ovunque un incisivo annuncio e una credibile testimonianza del Vangelo (cfr Novo millennio ineunte NM 42-57) e contribuire alla vasta azione della nuova evangelizzazione, che interessa l'intera Comunità ecclesiale. Possa codesta benemerita Congregazione, attingendo al fecondo patrimonio spirituale del Fondatore, percorrere con decisione la via di Dio (cfr Serm. VI), per portare "vivezza spirituale" (Lett. V) nel popolo cristiano.

205 Non temete, Fratelli e Sorelle carissimi, di ingaggiare una lotta aperta alla mediocrità, al compromesso e ad ogni forma di tiepidezza, che il santo Fondatore definiva come "pestifera e maggior nemica di Cristo crocifisso, la quale si grande regna ai tempi moderni" (Lett. V). Sia cura di ciascuno far fruttificare i doni ricevuti e perseverare nella preghiera e nelle opere dell'amore, mantenendo viva in ogni circostanza la fiducia nella Provvidenza Divina.

4. Sant'Antonio Maria Zaccaria si preoccupava non soltanto di ricordare costantemente ai laici l'universale chiamata alla santità, ma cercava di coinvolgerli nell'evangelizzazione. Imitando il suo esempio anche voi, cari Barnabiti, unitamente alle Suore Angeliche ed a Laici di San Paolo, non esitate ad incoraggiare quanti si sentono chiamati a testimoniare il carisma del Fondatore nei diversi ambiti della vita sociale. Promuovete altresì un'attenta e aggiornata pastorale vocazionale per accompagnare e sostenere coloro che il Signore chiama alla vita consacrata.

La triplice Famiglia spirituale fondata da Sant'Antonio Maria Zaccaria, che sul suo esempio ripercorre le orme di San Paolo, crescerà in tal modo nella comunione di intenti e di cuori, e sarà in grado di riproporre con sempre nuovo ardore il cammino della santità agli uomini e alle donne del nostro tempo. Il Signore, per intercessione della Beata Vergine, di cui Sant'Antonio Maria Zaccaria fu tenero e fedele devoto, susciti in ciascun membro di codesto Istituto l'entusiasmo e il coraggio del bene al servizio di Dio e dei fratelli bisognosi.

Con tali voti imparto di cuore a Lei, Reverendissimo Padre, ai Confratelli Barnabiti, alle Suore Angeliche ed ai Membri del Movimento laicale di San Paolo una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice di grazie e di rinnovato fervore spirituale ed apostolico.

Dal Vaticano, 5 Luglio 2002

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA MORTE


DI SANTA MARIA GORETTI




Al venerato Fratello
Mons. AGOSTINO VALLINI
Vescovo di Albano

1. Cento anni or sono, il 6 luglio 1902, nell'ospedale di Nettuno moriva Maria Goretti, barbaramente pugnalata il giorno prima nel piccolo borgo di Le Ferriere, nell'Agro pontino. Per la sua vicenda spirituale, per la forza della sua fede, per la capacità di perdonare il suo aguzzino, essa si pone tra le sante più amate del secolo ventesimo. Opportunamente, pertanto, la Congregazione della Passione di Gesù Cristo, a cui è affidata la cura del Santuario nel quale riposano le spoglie della Santa, ha voluto celebrare con particolare solennità la ricorrenza.

Santa Maria Goretti fu una ragazza alla quale lo Spirito di Dio donò il coraggio di restare fedele alla vocazione cristiana sino al supremo sacrificio della vita. La giovane età, la mancanza di istruzione scolastica e la povertà dell'ambiente in cui viveva non impedirono alla grazia di manifestare in lei i suoi prodigi. Anzi, proprio in tali condizioni apparve in modo eloquente la predilezione di Dio per le persone umili. Tornano alla mente le parole con le quali Gesù benedice il Padre celeste per essersi svelato ai piccoli e ai semplici, piuttosto che ai sapienti e ai dotti del mondo (cfr Mt 11,25).

È stato giustamente osservato che il martirio di santa Maria Goretti aprì quello che sarebbe stato chiamato il secolo dei martiri. E proprio in tale prospettiva, al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000 ho sottolineato come "la viva coscienza penitenziale non ci ha impedito di rendere gloria al Signore per quanto ha operato in tutti i secoli, e in particolare nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle, assicurando alla Chiesa una grande schiera di santi e di martiri" (Novo millennio ineunte NM 7).

206 2. Maria Goretti, nata a Corinaldo, nelle Marche, il 16 ottobre 1890, dovette ben presto intraprendere, con la sua famiglia, la via dell'emigrazione, giungendo, dopo varie tappe, a Le Ferriere di Conca nell'Agro pontino. Nonostante i disagi della povertà, che non le permisero neppure di andare a scuola, la piccola Maria viveva in un ambiente familiare sereno e unito, animato da fede cristiana, dove i figli si sentivano accolti come un dono e venivano educati dai genitori al rispetto per sé e per gli altri, oltre che al senso del dovere compiuto per amore di Dio. Ciò consentì alla bambina di crescere serena alimentando in sé una fede semplice, ma profonda. La Chiesa ha sempre riconosciuto alla famiglia il ruolo di primo e fondamentale luogo di santificazione per quanti ne fanno parte, a cominciare dai figli.

In tale contesto familiare Maria assimilò una salda fiducia nel provvido amore di Dio, fiducia manifestatasi particolarmente nel momento della morte del padre, colpito dalla malaria. "Mamma, fatti coraggio, Dio ci aiuterà", ebbe a dire la piccola in quei momenti difficili, reagendo con forza al grave vuoto prodotto in lei dalla morte del papà.

3. Nell'omelia per la canonizzazione, il Papa Pio XII di v.m. indicò Maria Goretti come "la piccola e dolce martire della purezza" (cfr Discorsi e Radiomessaggi, XII [1950-1951], 121), perché, nonostante la minaccia di morte, non venne meno al comandamento di Dio.

Quale fulgido esempio per la gioventù! La mentalità disimpegnata, che pervade non poca parte della società e della cultura del nostro tempo, fatica talora a comprendere la bellezza e il valore della castità. Dal comportamento di questa giovane Santa emerge una percezione alta e nobile della propria e dell'altrui dignità, che si riverberava nelle scelte quotidiane conferendo loro pienezza di senso umano. Non v'è forse in ciò una lezione di grande attualità? Di fronte a una cultura che sopravvaluta la fisicità nei rapporti tra uomo e donna, la Chiesa continua a difendere e a promuovere il valore della sessualità come fattore che investe ogni aspetto della persona e che deve quindi essere vissuto in un atteggiamento interiore di libertà e di reciproco rispetto, alla luce dell'originario disegno di Dio. In tale prospettiva, la persona si scopre destinataria di un dono e chiamata a farsi, a sua volta, dono per l'altro.

Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte osservavo che "nella visione cristiana del matrimonio, la relazione fra un uomo e una donna, - relazione reciproca e totale, unica e indissolubile - risponde al disegno originario di Dio, offuscato nella storia dalla 'durezza del cuore', ma che Cristo è venuto a restaurare nel suo splendore originario, svelando ciò che Dio ha voluto fin 'dal principio' (
Mt 19,8). Nel matrimonio, elevato alla dignità di Sacramento, è espresso poi il 'grande mistero' dell'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa (cfr Ep 5,32)" (n. 47).

È innegabile che molte sono le minacce odierne all'unità e alla stabilità della famiglia. Fortunatamente, però, accanto ad esse si riscontra una rinnovata coscienza dei diritti dei figli ad essere allevati nell'amore, custoditi da ogni genere di pericoli e formati in modo da poter affrontare a loro volta la vita con fiducia e fortezza.

4. Meritevole di particolare attenzione, nella testimonianza eroica della Santa di Le Ferriere, è poi il perdono offerto all'uccisore e il desiderio di poterlo ritrovare, un giorno, in paradiso. Si tratta di un messaggio spirituale e sociale di straordinario rilievo per questo nostro tempo.

Il recente Grande Giubileo dell'Anno 2000, tra gli altri aspetti, è stato caratterizzato da un profondo richiamo al perdono, nel contesto della celebrazione della misericordia di Dio. L'indulgenza divina per le miserie umane si pone come esigente modello di comportamento per tutti i credenti. Il perdono, nel pensiero della Chiesa, non significa relativismo morale o permissivismo. Al contrario, esso richiede il pieno riconoscimento della propria colpa e l'assunzione delle proprie responsabilità, come condizione per ritrovare vera pace e riprendere fiduciosamente il proprio cammino sulla strada della perfezione evangelica.

Possa l'umanità introdursi con decisione nella via della misericordia e del perdono! L'uccisore di Maria Goretti riconobbe la colpa commessa, domandò perdono a Dio e alla famiglia della Martire, espiò con convinzione il proprio crimine e per tutta la vita si mantenne in queste disposizioni di spirito. La mamma della Santa, per parte sua, gli offrì senza reticenze il perdono della famiglia nell'aula del tribunale dove si tenne il processo. Non sappiamo se sia stata la mamma a insegnare il perdono alla figlia o il perdono offerto dalla Martire sul letto di morte a determinare il comportamento della mamma. È tuttavia certo che lo spirito del perdono animava i rapporti all'interno dell'intera famiglia Goretti, e per questo con tanta spontaneità poté esprimersi sia nella Martire che nella mamma.

5. Quanti conoscevano la piccola Maria, nel giorno del suo funerale ebbero a dire: "È morta una santa!". Il suo culto è andato diffondendosi in ogni Continente, suscitando ovunque ammirazione e sete di Dio. In Maria Goretti risplende la radicalità delle scelte evangeliche, non impedita, anzi avvalorata dagli inevitabili sacrifici richiesti dalla fedele appartenenza a Cristo.

Addito l'esempio di questa Santa specialmente ai giovani, che sono la speranza della Chiesa e dell'umanità. In prossimità, ormai, della XVII Giornata Mondiale della Gioventù, desidero ricordare loro quanto scrivevo nel Messaggio ad essi indirizzato in preparazione di questo tanto atteso evento ecclesiale: "Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti e insicuri; si attende allora con impazienza l'arrivo dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21,11-12), che annunciano l'avvento del sole, che è Cristo risorto!" (n. 3).

207 Camminare sulle orme del divino Maestro comporta sempre una decisa presa di posizione per Lui. Occorre impegnarsi a seguirlo dovunque Egli vada (cfr Ap 14,4). In questo cammino, tuttavia, i giovani sanno di non essere soli. Santa Maria Goretti e i tanti adolescenti, che nel corso dei secoli hanno pagato con il martirio l'adesione al Vangelo, sono accanto ad essi per infondere nei loro animi la forza di restare saldi nella fedeltà. È così che potranno essere le sentinelle di un radioso mattino, illuminato dalla speranza. La Vergine Santissima, Regina dei Martiri, interceda per loro!

Nell'elevare questa preghiera, mi unisco spiritualmente a tutti coloro che prenderanno parte alle celebrazioni giubilari nel corso di quest'anno centenario ed invio a Lei, venerato Pastore diocesano, ai benemeriti Padri Passionisti impegnati nel Santuario di Nettuno, ai devoti di Santa Maria Goretti e in particolare ai giovani una speciale Benedizione Apostolica, auspicio di abbondanti favori celesti.

Dal Vaticano, 6 Luglio 2002

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


PER IL X ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE


POPULORUM PROGRESSIO




A Mons. Paul Josef Cordes
Arcivescovo titolare di Naisso
Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum"
Presidente della Fondazione Populorum Progressio

Desidero far pervenire, per Suo tramite, un cordiale saluto ai Vescovi membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Populorum Progressio e ai loro collaboratori, che quest'anno si riuniscono nella città di Sucre (Bolivia) per celebrare il X anniversario della creazione di tale istituzione.

L'aiuto ai poveri è un imperativo del Vangelo, rivolto con vigore a tutti i cristiani, i quali non possono mai passare oltre davanti al prossimo colpito dalla sventura (cf. Lc Lc 10,33-35). A tale riguardo, noto con tristezza che, se in alcuni paesi in via di sviluppo il flagello della povertà colpisce una gran parte della popolazione, i gruppi più emarginati di tali società non dispongono nemmeno dell'indispensabile. Per questo ho voluto contribuire ad attenuare gli effetti di tale terribile situazione con la creazione, dieci anni fa, della Fondazione Populorum Progressio (13.2.1992), rivolta soprattutto alle popolazioni indigene, meticcie ed afroamericane dell'America Latina. Vuole essere un segno per esprimere la mia vicinanza alle persone che si trovano in condizioni di gravi privazioni e che sovente sono lasciate ai margini dalla società o dalle autorità stesse, spesso incapaci di fare qualcosa per loro. Tale organismo realizza iniziative concrete con le quali vuole manifestare l'amore di Dio verso tutta l'umanità, soprattutto verso i poveri (cf. Lc Lc 7,22).

Tale Fondazione finanzia ogni anno il maggior numero possibile di progetti, mediante i quali favorisce lo sviluppo integrale delle comunità contadine più povere. In tal modo, dal 1993 al 2001, sono stati promossi 1.596 progetti per un totale di US$ 13.142.529, grazie in particolar modo alla generosità dei cattolici italiani, canalizzata dalla rispettiva Conferenza Episcopale, e ai doni di altri benefattori ed organismi ecclesiali.

E' degno di nota il fatto che le Chiese particolari dell'America Latina partecipino ugualmente al finanziamento dei progetti. Inoltre, una caratteristica del lavoro della Fondazione è che le persone che esercitano la responsabilità di approvare i progetti e di decidere della distribuzione dei fondi provengono dalle stesse aree in cui le iniziative vengono realizzate. Il Consiglio di Amministrazione è infatti composto da sei Ordinari dell'America Latina e dei Caraibi, chiamati ad esaminare e a deliberare riguardo alle richieste presentate.

208 La situazione sociale è purtroppo molto difficile in varie parti dell'America Latina. Gli Stati e le Chiese particolari di ciascun paese, ognuno nell'ambito che gli è proprio, debbono lavorare per migliorare le condizioni di vita di tutti, senza escludere nessuno. Anche il perpetrarsi, in ambito politico-sociale, di ingiustizie e corruzione ne aggrava le cause. Inoltre, in alcuni paesi, il debito estero raggiunge cifre astronomiche ed impedisce lo sviluppo economico. Pertanto, la Sede Apostolica sente l'obbligo di segnalare tale flagello che paralizza le energie e la speranza in un futuro migliore. Come ho ricordato nell'Esortazione Apostolica postsinodale Ecclesia in America, i cattolici, ovunque, debbono sentirsi interpellati a collaborare, in quanto "la carità fraterna implica attenzione a tutte le necessità del prossimo. 'Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?' (1Jn 3,17)" (N. 27).

Riguardo a noi cristiani, la Parola di Dio non ci esime dall'obbligo imprescindibile di offrire il nostro aiuto e di impegnarci nella ricerca della vera giustizia. Ci esorta, così, ad occuparci dei nostri fratelli e sorelle che versano in vera necessità. Inoltre, la nostra condizione di evangelizzatori ci spinge anche a questo, in quanto esiste un intimo nesso tra evangelizzazione e promozione umana, poiché fare il bene favorisce l'accoglienza del messaggio della Buona Novella. D'altro canto, le opere di carità nei confronti del prossimo rendono più credibile la predicazione stessa.

Desidero, pertanto, esprimere la mia gratitudine a tutti coloro, i quali, durante questi dieci anni, hanno operato per dare avvio alla struttura e alle attività della Fondazione Populorum Progressio: Vescovi, sacerdoti e laici. Essi hanno fatto sì che i progetti fossero realizzati correttamente, controllandone e garantendone il finanziamento; nel contempo, la loro generosa dedizione ha contribuito a diffondere la conoscenza della realtà della Fondazione, promuovendo tra i beneficiari e presso le comunità cristiane in generale, la fiducia nell'aiuto di Dio e la speranza in un futuro più accettabile.

Nell'assicurare la mia preghiera per i frutti di tale riunione, imploro la luce dello Spirito Santo per discernere la via migliore al fine di continuare a portare avanti tale importante impegno ed affido i lavori del Consiglio alla materna intercessione della Vergine Maria che, con l'appellativo di Nostra Signora di Guadalupe, è venerata in tutto il Continente americano. Nel contempo, quale testimonianza di gratitudine ecclesiale, impartisco ai membri della Fondazione e ai benefattori una speciale Benedizione Apostolica.

Città del Vaticano, 14 giugno 2002

JOANNES PAULUS II




MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE ORSOLINE


DELLA SACRA FAMIGLIA


IN OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE


Alla Reverenda Madre

Suor CARMELA DISTEFANO
Superiora Generale
della Congregazione delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia

1. Sono lieto di incontrarmi con voi, in occasione del vostro Capitolo Generale, che ha come tema: "Missione che si confronta con il carisma e guarda al futuro". Si tratta di un evento di grazia, che costituisce un forte richiamo ad approfondire il carisma originario, per poterlo poi incarnare, nei modi più idonei, nell'attuale contesto socio-culturale.

Saluto Lei, Reverenda Superiora Generale, le delegate all'Assemblea Capitolare e tutte le Orsoline, che svolgono il loro generoso apostolato in Italia e in Brasile. Proseguendo il cammino sinora percorso, voi intendete "dilatare il Regno di Dio mediante l'apostolato educativo, assistenziale e missionario" (Cost. 56), ascoltando la voce dello Spirito Santo che illumina la mente e il cuore. Desiderate, inoltre, analizzare attentamente le sfide dell'odierna società in rapida trasformazione, per continuare a dare ad esse valide risposte, mediante un'incisiva azione apostolica. Iddio benedica questi vostri propositi!

209 2. Care Sorelle! Conservate fedelmente quanto vi ha tramandato la Fondatrice, Rosa Roccuzzo. La sua esistenza è stata interamente segnata da un intenso colloquio interiore con Dio e da un tenero amore verso la Famiglia di Nazareth. Allo spirito della Sacra Famiglia ispirò il suo instancabile servizio in favore del prossimo, cercando di affrontare con ogni possibile energia le forme di povertà tipiche del suo tempo: da quella economica e morale a quella ingenerata dalla carenza di un'adeguata assistenza sanitaria.

Ella volle innestare la sua opera nel grande albero della Famiglia spirituale di sant'Angela Merici, proponendola in tal modo alle sue figlie come autentica madre nello spirito e suggestivo modello da imitare. Sant'Angela chiedeva ad ogni Orsolina di essere "vera e intatta sposa del Figliol di Dio" (Lettera proemiale della Regola di Sant'Angela Merici): ideale esigente, che domanda un'incessante tensione verso la santità.

È sulla base di questi saldi riferimenti spirituali che si è sviluppato, nel corso degli anni, lo stile missionario con cui il vostro Istituto vuole servire ogni uomo, senza distinzioni di razza e di religione.

3. Care Sorelle! Con profetica libertà e saggio discernimento, siate quotidiane testimoni del Vangelo, presenti là dove il bisogno chiama, capaci di distinguervi per un'intensa comunione e un'attiva cooperazione con i Pastori della Chiesa.

La grande sfida dell'inculturazione chiede oggi ai credenti di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili agli uomini di questo tempo. Un'urgente missione e vaste prospettive apostoliche si aprono anche per voi, care Orsoline della Sacra Famiglia. Come la vostra Fondatrice, siate pronte a donare l'esistenza nel servizio ai poveri; coltivate una vera passione educativa per i giovani; spendetevi con generosità per la gente, specialmente per i malati e i sofferenti. Tanti attendono ancora di conoscere Gesù ed il suo Vangelo! Tanti hanno bisogno di sperimentare l'amore di Dio.

Ciascuna di voi sa bene però che, per poter rispondere a queste attese, occorre in primo luogo tendere con tutte le forze alla santità, mantenendo un contatto ininterrotto con Cristo nella preghiera e nella contemplazione. Solo così si diventa suoi credibili messaggeri, andando incontro ai fratelli con quello spirito di semplicità e di candore, che il grande benefattore della vostra Congregazione, il Vescovo Mons. Luigi Bignami, chiamava lo spirito dei "gigli della montagna".

Gesù, Giuseppe e Maria vi proteggano e vi aiutino a portare a compimento i vostri progetti di bene. Vi sia di conforto e sostegno anche la mia preghiera, e la Benedizione che di cuore imparto a voi e a quanti incontrate nel vostro apostolato.

Da Castel Gandolfo, 12 Luglio 2002


GP2 Discorsi 2002 202