GP2 Discorsi 2002 277

277 Nell'incontrarvi e incoraggiarvi nell'instancabile lavoro pastorale che svolgete, ho particolarmente presente il popolo cileno, che sento sempre molto vicino, del quale serbo un vivo ricordo dei suoi incontri con me e che ho visitato nella propria terra, comprovando il profondo radicamento della sua fede cristiana e l'affetto e la fedeltà dei Pastori e dei fedeli alla Sede Apostolica. Una bella espressione di ciò sono i tanti frutti di santità della vostra terra, come santa Teresa de los Andes, la beata Laura Vicuña e il beato Padre Alberto Hurtado, della cui santa morte celebrate il cinquantesimo anniversario.

2. Tali aspetti sono fonte d'ispirazione e di speranza nella vostra opera pastorale nel momento attuale, caratterizzato all'inizio di un nuovo millennio da rapide trasformazioni in tanti ambiti della vita umana e dalla grande sfida del fenomeno della globalizzazione. In esso si percepiscono a volte serie minacce per le nazioni più deboli, da un punto di vista economico, tecnico e culturale, ma contiene anche elementi che possono offrire nuove opportunità di crescita.

È auspicabile che gli sforzi del popolo cileno per inserirsi nel mondo globale non lo portino a perdere la sua identità culturale, evitando che tutto si riduca a un mero interscambio economico e offrendo ovunque i migliori valori della sua anima patria, fortemente vincolati alla sua tradizione cattolica. Ciò arricchirà l'ambiente multiculturale sempre più esteso, mediante atteggiamenti di reciproco rispetto e lo sviluppo di un dialogo che ricerca appassionatamente la verità, allontanandosi dalla superficialità e dal relativismo, che promuovono il disinteresse e deteriorano la convivenza.

A tutto ciò devono contribuire le università e le scuole cattoliche, che, grazie a Dio, sono numerose in Cile. Sono sicuro che i Vescovi continueranno ad occuparsi di esse con grande attenzione, poiché sono destinate ad apportate alla società cilena il sano lievito del Vangelo di Cristo.

3. Oggi è necessario illuminare il cammino dei popoli con i principi cristiani, cogliendo le opportunità che la situazione attuale offre per sviluppare un'autentica evangelizzazione che, con un linguaggio nuovo e simboli significativi, renda più comprensibile il messaggio di Gesù Cristo per gli uomini e le donne di oggi. Perciò è importante, come voi stessi avete indicato, che all'inizio del nuovo millennio la Chiesa infonda speranza, affinché tutti i cambiamenti del momento attuale si trasformino realmente in un rinnovato incontro con Cristo vivo, che spinga il vostro popolo alla conversione e alla solidarietà.

Tenendo conto che la Rivelazione cristiana conduce a un "approfondimento delle leggi che regolano la vita sociale, scritte dal Creatore nella natura spirituale e morale dell'uomo" (Gaudium et spes
GS 23), la Chiesa, a partire dalla sua missione all'interno della società, non deve esimersi dal seguire e dall'orientare anche i processi che si portano avanti nel vostro Paese nella riforma di aspetti tanto cruciali per il bene comune quali sono, fra gli altri, l'educazione, la sanità e l'amministrazione della giustizia, vegliando affinché servano alla promozione dei cittadini, in particolare dei più deboli e bisognosi.

4. Conosco e apprezzo quanto state facendo a favore della famiglia, che affronta tante difficoltà di diversa natura e che è sottoposta a insidie che attentano contro aspetti essenziali secondo il progetto di Dio, come è il matrimonio con carattere indissolubile. Questi sforzi, che sono un servizio prezioso alla vostra Patria, devono essere accompagnati anche da una pastorale familiare integrale, che includa un'adeguata preparazione dei coniugi prima del matrimonio, che li assista dopo, soprattutto quando si presenteranno le difficoltà, e li orienti nell'educazione dei figli.

In questa prospettiva, nulla può supplire a una vera cultura della vita, a un'esperienza profonda di fedeltà e a un radicato spirito di dedizione, su cui la Parola di Dio e il Magistero ecclesiale illuminano enormemente l'esistenza umana. Evangelizzare le famiglie significa presentare ai coniugi l'amore senza limiti di Cristo per la sua Chiesa, che essi devono riflettere in questo mondo (cfr seg.). Occorre inculcare anche nei suoi membri la vocazione alla santità a cui sono chiamati, senza timore di proporre ideali elevati che, sebbene a volte possano sembrare difficili da raggiungere, sono quelli che rispondono al piano divino di salvezza.

5. La recente esperienza vissuta nell'ultima Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Toronto, mi induce anche a ricordare l'Incontro Continentale dei Giovani che ha avuto luogo alcuni anni fa a Santiago. Voi siete stati protagonisti di quel grande raduno, sicuri della generosità della loro riposta e dell'entusiasmo della loro collaborazione. In essi, come ho detto loro nel mio messaggio, "pulsa con forza un desiderio di servizio al prossimo e di solidarietà" (Ai partecipanti al primo Incontro Continentale Americano dei Giovani, 10-10-1998), che esige l'orientamento e la fiducia dei Pastori affinché si trasformi in un incontro vivo con Cristo, in un deciso progetto di seguire fedelmente il suo Vangelo e di diffonderlo gioiosamente nella società cilena e nel mondo intero.

Di fatto, nonostante le tante lusinghe che invitano all'edonismo, alla mediocrità e al successo immediato, i giovani non si lasciano intimorire facilmente dalle difficoltà e sono quindi particolarmente sensibili alle esigenze radicali e all'impegno senza riserve quando si presenta loro l'autentico significato della vita. Non li spaventa il fatto che questo sia un cammino in salita se scoprono Cristo che lo ha percorso per primo ed è disposto a ripercorrerlo con loro (cfr Discorso durante la cerimonia di benvenuto, Toronto, 25-7-2002, n. 3). Per i giovani, pieni di iniziativa, la cosa più importante è di diventare costruttori e artefici della vita e del mondo al quale si affacciano. Hanno perciò bisogno di sapere da voi, senza equivoci né riserve sui valori evangelici, sui doveri morali o sulla necessità della grazia divina implorata nella preghiera e ricevuta nei Sacramenti, come "porre pietra su pietra per edificare nella città dell'uomo, la città di Dio" (Veglia di Preghiera, Toronto, 27-7-2002, n. 4).

6. Come in altre occasioni, vi affido vivamente i sacerdoti, vostri principali collaboratori nel ministero pastorale. Questi hanno bisogno di programmi ben articolati di formazione permanente, soprattutto negli ambiti della teologia, della spiritualità, della pastorale e della dottrina sociale della Chiesa, che permettano loro di essere evangelizzatori competenti e degni ministri della Chiesa nella società di oggi. In effetti, per gran parte del Popolo di Dio, essi sono il canale principale attraverso il quale giunge loro il Vangelo e anche l'immagine più immediata mediante la quale percepiscono il mistero della Chiesa.

278 La loro preparazione intellettuale e dottrinale deve pertanto essere sempre unita alla testimonianza di una vita esemplare, alla stretta comunione con i Vescovi, alla fraternità con i loro fratelli sacerdoti, all'affabilità nel contatto con gli altri, allo spirito di comunione con tutti i settori ecclesiali delle loro comunità e a quel tipo di pace spirituale e di ardore apostolico che solo il contatto costante con il Maestro può dare e mantenere sempre vivo. Come i discepoli di cui parla il Vangelo di Luca, devono provare una gioia incontenibile per le meraviglie che Gesù compie per mezzo di essi (cfr Lc 19,7), aggiungendo così la testimonianza personale all'annuncio e l'esempio di vita all'insegnamento.

Affinché i sacerdoti sentano la vostra presenza vicina, è di somma importanza che parliate assiduamente con essi in modo personale, "disposti ad ascoltarli e a trattarli con fiducia" (Christus Dominus CD 16), mostrando interesse per le difficoltà quotidiane che tante volte li affliggono e facendo vedere loro quanto è prezioso agli occhi di Dio e della Chiesa questo abnegato lavoro quotidiano, "spesso nascosto, che, pur non salendo alla ribalta delle cronache, fa avanzare il Regno di Dio nelle coscienze" (Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo del 2001, n. 3).

Tutto ciò andrà anche a beneficio di una pastorale vocazionale che si deve svolgere con decisione, continuità e rigore, ma che avrà un punto di appoggio insostituibile nell'attrazione che esercitano sui giovani quanti mostrano la gioia di aver dedicato interamente la propria vita a Dio e al servizio della Chiesa.

Inoltre, coltivare le vocazioni deve essere sempre un impegno prioritario per ogni Vescovo nella sua Diocesi, mediante la preghiera e un'azione specificatamente orientate a ciò, come io stesso ho sottolineato nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis e in tante altre occasioni.

7. Questo inizio di millennio, che avvicina il Cile al secondo centenario della sua indipendenza, presenta alla Chiesa e a tutti i cittadini la sfida cruciale di raggiungere una convivenza pienamente riconciliata nella quale, senza nascondere la verità, si deve dare spazio al perdono, "che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati" (Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1-1-2002, n. 3).

La Chiesa, che ha la missione di essere strumento di riconciliazione degli uomini con Dio e fra di loro, deve essere "la casa e la scuola della comunione" (Novo Millennio ineunte NM 43), in cui si sa apprezzare e accogliere quanto c'è di positivo nell'altro e in cui nessuno deve sentirsi escluso.

Proprio l'atteggiamento di emarginazione, che fa passare oltre per non incontrare il fratello bisognoso (cfr Lc 10,31), in quanto forse molesto e improduttivo, è l'aspetto negativo di certi modelli sociali del nostro mondo, dinanzi al quale la Chiesa deve porre un particolare impegno nel ricordare che proprio i più bisognosi non devono essere considerati il residuo insignificante di un progresso che tiene conto solo di ciò che genera successo, accumulazione smisurata di beni e posizioni privilegiate.

8. Al termine di questo incontro, vi chiedo di trasmettere alle vostre comunità ecclesiali il mio affetto e la mia vicinanza spirituale. Porgete il mio ringraziamento ai sacerdoti e alle comunità religiose maschili e femminili, che con tanta generosità si adoperano per annunciare e rendere testimonianza del Regno di Dio in Cile, come pure ai catechisti e agli altri collaboratori nei compiti dell'evangelizzazione. Comunicate la riconoscenza del Papa alle persone e alle istituzioni dedite alla carità e alla solidarietà con i più bisognosi, poiché questa è una delle grandi sfide per la vita della Chiesa nel nuovo millennio (cfr Novo millennio ineunte NM 49-50).

Affido le vostre preoccupazioni pastorali alla Santissima Vergine Maria, con il titolo di Nuestra Señora del Carmen de Maipú, alla quale chiedo ardentemente di portare i cari figli e le care figlie del Cile a incontrare Cristo, fonte di vita e di verità, di aiutarli a vivere in una terra così bella come fratelli e di intercedere dinanzi al suo Figlio Divino affinché il Paese prosperi, in pace e concordia, in conformità con i migliori valori della sua tradizione cristiana.

A voi e ai fedeli di ognuna delle Chiese particolari che presiedete imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

SALUTO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PELLEGRINI POLACCHI


Mercoledì, 16 ottobre 2002




279 Parole di saluto che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha rivolto ai pellegrini provenienti dalla Polonia, affacciandosi alla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano:

Pozdrawiam moje Wadowice i Kraków oraz wszystkich rodaków w Polsce i poza jej granicami w tym wyjatkowym dniu 16 pazdziernika. Dziekuje wam za wierne towarzyszenie mi w ciagu tych 24 lat. Prosze w dalszym ciagu wspierac mnie w posludze Kosciolowi rzymskiemu i powszechnemu. Bardzo na to licze. Niech wszystkim Pan Bóg blogoslawi: w imie Ojca i Syna, i Ducha Swietego. Amen. Niech bedzie pochwalony Jezus Chrystus!

Traduzione italiana delle parole pronunciate in polacco:

Saluto le mie Wadowice e Cracovia; tutti i miei connazionali in Polonia e all’estero in questo giorno speciale del 16 ottobre. Vi ringrazio per avermi accompagnato fedelmente durante questi 24 anni. Vi prego, continuate a sostenermi nel mio servizio alla Chiesa romana e universale. Ci conto molto. Dio vi benedica tutti, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Sia lodato Gesù Cristo!

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL PRIORE GENERALE DELL’ORDINE DEI CARMELITANI




Al Reverendo Padre

JOSEPH CHALMERS

Priore Generale dell’Ordine dei Carmelitani

1. Ho appreso con gioia che codesta Famiglia religiosa commemora quest’anno il 550° anniversario dell’ingresso nell’Ordine delle Claustrali di vita contemplativa e dell’istituzione del Terz’Ordine costituito da laici desiderosi di vivere la spiritualità carmelitana nel secolo.

Con la diffusione dell’Ordine in Europa, alcune donne chiesero di legarsi ad esso con gli stessi vincoli dei religiosi. Anche molti fedeli desideravano vivere la medesima spiritualità, pur rimanendo nelle loro case. Il Beato Giovanni Soreth, Priore Generale di allora, intuì che la vita di sacrificio, solitudine e preghiera delle monache avrebbe giovato ai frati richiamandoli al primitivo e genuino spirito; come pure sarebbe stato utile offrire ai laici, al pari di quanto avveniva per gli Ordini Mendicanti, la possibilità di abbeverarsi alla comune fonte spirituale.

Venne così chiesta al mio venerato predecessore, il Papa Nicolò V, il 7 ottobre 1452, la facoltà di istituire nell’Ordine le Claustrali di vita contemplativa e un’associazione di laici viventi nel secolo, il Terz’Ordine Carmelitano. È ciò che il Papa concesse con la Bolla Cum nulla, che viene ora commemorata.

Ricordare quest’autorevole intervento pontificio costituisce, ne sono certo, motivo di intima soddisfazione per le Claustrali di vita contemplativa in clausura papale, mentre spinge il Terz’Ordine Secolare a un sempre più coraggioso impegno spirituale al servizio della nuova evangelizzazione.

2. Le Monache carmelitane, immerse nel silenzio e nella preghiera, richiamano a tutti i credenti, e specialmente ai loro fratelli impegnati nell’apostolato attivo, l’assoluto primato di Dio. Consacrandosi totalmente alla ricerca di Lui, testimoniano che la sorgente della piena realizzazione della persona e la fonte di ogni attività spirituale è Dio. Quando gli si apre il cuore, Egli viene incontro ai suoi figli per introdurli nella sua intimità, realizzando con essi una sempre più perfetta comunione d’amore. Per le Carmelitane la scelta di vivere in solitudine, separate dal mondo, risponde a questa precisa chiamata del Signore. Il Carmelo è pertanto una ricchezza per l’intera comunità cristiana.

280 Fin dall’inizio questa forma di vita claustrale mostrò i suoi frutti, arricchendosi nel corso dei secoli della luminosa testimonianza di donne esemplari, alcune delle quali ufficialmente riconosciute come beate o sante ed additate anche oggi quali modelli da imitare. Mi piace qui citare la Beata Francesca d’Amboise, considerata la fondatrice delle Monache carmelitane in Francia, perché lavorò in stretta sintonia e amicizia con il Beato Soreth; la Beata Giovanna Scopelli, una delle esponenti di spicco in Italia di questa esperienza, e la Beata Girlani, che scelse il nome di Arcangela perché desiderosa di dedicarsi completamente alla lode di Dio come gli angeli in cielo. A Firenze, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, fu esempio eminente di zelo apostolico ed ecclesiale e specchio di incessante ricerca di Dio e della sua gloria.

In questo solco di santità troviamo, in Spagna, Santa Teresa di Gesù, la figura più illustre della vita claustrale carmelitana, alla quale le Monache di ogni epoca costantemente si ispirano. Teresa rielaborò e rinnovò la tradizione carmelitana, fomentando il desiderio di vivere sempre più perfettamente in solitudine con Dio, ad imitazione dei primi Padri eremiti del Monte Carmelo. Seguendo il suo esempio, le Monache carmelitane sono chiamate, come è scritto nelle loro Costituzioni, "all’orazione e alla contemplazione, perché in ciò è la nostra origine, siamo progenie di quei santi padri del Monte Carmelo che, in gran solitudine e nel totale disprezzo del mondo, cercavano questo tesoro e preziosa margherita" (Costituzioni delle Monache carmelitane, n. 61).

3. Volentieri mi unisco al rendimento di grazie della Famiglia carmelitana per gli innumerevoli prodigi operati da Dio nel corso dei secoli attraverso questa tipica forma di vita consacrata che, come leggiamo nella Regola di Sant’Alberto di Gerusalemme, "è santa e buona" (n.20). Nel silenzio del Carmelo, in tante parti del mondo, continuano a sbocciare profumati fiori di santità, anime innamorate del Cielo, che con il loro eroismo evangelico hanno sostenuto e sostengono efficacemente la missione della Chiesa.

Nel Carmelo si ricorda agli uomini, presi da tanti affanni, che la priorità assoluta deve essere data alla ricerca "del Regno di Dio e della sua giustizia" (
Mt 6,33). Guardando al Carmelo, dove la preghiera diventa vita e la vita fiorisce in preghiera, le comunità cristiane comprendono meglio in che modo, come ho scritto nella lettera Apostolica Novo millennio ineunte, possono diventare "autentiche ‘scuole’ di preghiera" (n. 33). Chiedo, alle care Sorelle Carmelitane, protese solo alla lode del Signore, di aiutare i cristiani del nostro tempo a realizzare quest’impegnativo compito ascetico e apostolico. I loro monasteri siano fari di santità specialmente per le parrocchie e le diocesi che hanno la fortuna di ospitarli.

4. Il 550° anniversario della Bolla Cum nulla ricorda inoltre l’incorporazione dei laici nella Famiglia carmelitana, mediante l’istituzione del Terz’Ordine Secolare. Si tratta di uomini e di donne chiamati a vivere il carisma carmelitano nel mondo, santificando l’intera attività quotidiana mediante la propria fedeltà alle promesse battesimali. Perché possano realizzare pienamente questa vocazione occorre che apprendano a scandire la giornata con la preghiera, e specialmente con la Celebrazione eucaristica e la Liturgia delle Ore. Prendano esempio da Elia, la cui missione profetica scaturiva da una ininterrotta esperienza di Dio; imitino soprattutto Maria, che ascoltava la parola del Signore e, conservandola nel cuore, la metteva in pratica.

Questi fratelli e sorelle, che lo Scapolare lega agli altri membri dell’Ordine carmelitano, siano riconoscenti per il dono ricevuto e si mantengano fedeli in ogni circostanza ai doveri derivanti da questa loro appartenenza carismatica. Non si accontentino di una pratica cristiana superficiale, ma corrispondano all’appello radicale di Cristo, che chiama i suoi discepoli ad essere perfetti come è perfetto il Padre celeste (cfr Mt 5,48).

Con questi sentimenti, invoco sull’intera Famiglia carmelitana una rinnovata effusione dei doni dello Spirito Santo, perché cammini fedele alla propria vocazione e comunichi l’amore misericordioso di Dio agli uomini e alle donne del nostro tempo. Imploro a tal fine la materna protezione della Beata Vergine Maria, Madre e Decoro del Carmelo, ed imparto di cuore la Benedizione Apostolica ai Religiosi, alle Claustrali e ai Terziari, incoraggiando tutti ad offrire il proprio contributo alla santificazione del mondo.

Dal Vaticano, 7 Ottobre 2002, memoria della B.V. Maria del Rosario

IOANNES PAULUS II



AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA


Venerdì, 18 ottobre 2002




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Cari Sposi!

281 1. Sono lieto di ricevervi in occasione della XV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. A tutti il mio saluto cordiale! Ringrazio di cuore il Signor Cardinale Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio, per le gentili parole, con le quali ha interpretato i sentimenti dei presenti. Estendo il mio ringraziamento a ciascuno di voi e a quanti, a diverso titolo, lavorano in codesto Dicastero, svolgendo con generosità e competenza un compito tanto importante per la Chiesa e per la società, al servizio della famiglia, santuario domestico e culla della vita. Molto è stato fatto in questi anni, ma molto resta da fare. Vi incoraggio a non perdervi d'animo di fronte alle proporzioni delle odierne sfide, ma a proseguire senza sosta nell'impegno di salvaguardare e promuovere il bene inestimabile del matrimonio e della famiglia. Da questo sforzo dipende, in buona parte, il destino della società e il futuro stesso dell'evangelizzazione.

Il tema proposto per questa Plenaria è particolarmente attuale: Pastorale familiare e coppie in difficoltà. Si tratta di un argomento ampio e complesso, del quale intendete considerare soltanto alcuni aspetti, avendo avuto già l'opportunità di affrontarlo in altre circostanze. Vorrei, in proposito, offrirvi alcuni spunti di riflessione e di orientamento.

2. In un mondo che va sempre più secolarizzandosi, è quanto mai importante che la famiglia credente prenda consapevolezza della propria vocazione e della propria missione. Il punto di partenza per essa, in ogni contesto e circostanza, è salvaguardare ed intensificare la preghiera, una preghiera incessante al Signore, affinché cresca e sia sempre più vigorosa la propria fede. Come ho scritto nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae: "La famiglia che prega unita, resta unita" (n. 41).

E' vero che, quando si attraversano particolari momenti, il sussidio della scienza può offrire un buon aiuto, ma niente potrà sostituire una fede ardente, personale e fiduciosa, che si apra al Signore, il quale ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò" (
Mt 11,28).

Fonte indispensabile di energia e di rinnovamento, proprio quando crescono la fragilità e la debolezza, è l'incontro con il Cristo vivo, Signore dell'Alleanza. Ecco perché bisogna far ricorso a un'intensa vita spirituale, aprendo l'animo alla Parola di vita. Occorre che nel profondo del cuore risuoni la voce di Dio, la quale, anche se a volte sembra tacere, in realtà risuona costantemente nei cuori e ci accompagna lungo il cammino segnato dal dolore, come accadde con i due pellegrini di Emmaus.

Speciale sollecitudine va riservata ai giovani sposi, affinché non si arrendano di fronte a problemi e conflitti. La preghiera, l'accostamento frequente al sacramento della Riconciliazione, la direzione spirituale, non vanno mai abbandonati pensando di sostituirli con altre tecniche di supporto umano e psicologico. Mai va relegato nell'oblio ciò che è essenziale, ossia vivere in famiglia sotto lo sguardo tenero e misericordioso di Dio.

La ricchezza della vita sacramentale, nell'ambito di una famiglia che partecipa all'Eucarestia di domenica in domenica (cfr Dies Domini, 81), è, senza dubbio, il migliore antidoto per affrontare e superare ostacoli e tensioni.

3. Questo si rende ancor più necessario quando proliferano stili di vita e si diffondono mode e culture che pongono in dubbio il valore del matrimonio, giungendo perfino a ritenere impossibile il dono reciproco degli sposi fino alla morte, in una gioiosa fedeltà (cfr Lettera alle Famiglie LF 10). La fragilità aumenta se domina quella mentalità divorzista, che il Concilio ha denunciato con vigore, perché conduce, molte volte, a separazioni e a rotture definitive. Anche una mal concepita educazione sessuale nuoce alla vita della famiglia. Quando viene meno un'integrale preparazione al matrimonio, che rispetti le progressive tappe della crescita dei fidanzati (cfr Familiaris consortio FC 66), nella famiglia si riducono le possibilità di difesa.

Non c'è invece situazione difficile che non possa essere affrontata adeguatamente quando si coltiva un coerente clima di vita cristiana. L'amore stesso, ferito dal peccato, è anche un amore redento (cfr CEC 1608). E' chiaro che se viene meno la vita sacramentale, la famiglia cede più facilmente alle insidie, perché resta senza difesa.

Quanto è importante favorire il supporto familiare per le coppie, specialmente giovani, da parte di famiglie solide spiritualmente e moralmente! E' un apostolato fecondo e necessario soprattutto in questo momento storico.

4. Vorrei aggiungere, a questo punto, una considerazione sul dialogo che deve essere coltivato nel processo formativo con i figli. Manca spesso il tempo per vivere e dialogare in famiglia. Molte volte i genitori si sentono impreparati e temono perfino di assumere, come è loro dovere, il compito dell'educazione integrale dei loro figli. Può succedere che questi, proprio a causa del mancato dialogo, incontrino seri ostacoli nel trovare nei loro genitori autentici modelli da imitare e vanno a cercare altrove modelli e stili di vita, che risultano spesso falsi e lesivi della dignità dell'uomo e del vero amore. La banalizzazione del sesso, in una società satura di erotismo, e la mancanza di riferimento a principi etici, possono rovinare la vita di bambini, adolescenti e giovani, impedendo il loro formarsi ad un amore responsabile, maturo, e lo sviluppo armonico della loro personalità.

282 5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Grazie per l'attenzione che in questa vostra Assemblea Plenaria dedicate ad un tema così attuale e che a me sta tanto a cuore. Iddio vi aiuti a focalizzare ciò che è più utile per la famiglia oggi. Proseguite inoltre con entusiasmo nella preparazione dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Manila nel gennaio del prossimo anno. Auspico di cuore che tale raduno, che ho convocato in occasione della celebrazione del Giubileo delle Famiglie, e per il quale ho segnalato come tema: La famiglia cristiana: una buona novella per il terzo millennio, favorisca l'accrescimento dello slancio missionario delle famiglie nel mondo.

Affido tutto ciò a Maria, Regina della Famiglia. Sia Lei ad accompagnarvi e a proteggervi sempre. Con affetto benedico voi e quanti collaborano con voi al servizio del vero bene della famiglia.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL BRASILE (NORDESTE 5) IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 19 ottobre 2002




Venerati Fratelli nell'Episcopato!

1. "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa" (Ep 5,25).

Mi è grato ricordare questa affermazione della Lettera agli Efesini, nel ricevervi oggi, Vescovi del Maranhão, cogliendo questa occasione per condividere con voi la ricchezza del ministero pastorale che ci è stato affidato da Cristo. Incontrandovi personalmente nei giorni scorsi, mi sono rallegrato molto per il vostro zelo apostolico, la cui fonte e il cui modello è il dono di sé di Cristo riferito da san Paolo.

Vi abbraccio con stima, amati Fratelli, e in modo particolare abbraccio quanti fra voi hanno cominciato il servizio pastorale in questi ultimi anni. Ringrazio per le parole che mi ha rivolto, a nome vostro, Monsignor Affonso Felippe Gregory, Vescovo di Imperatriz e Presidente del Regional Nordeste 5, che ha riferito dello stato attuale delle comunità cristiane a voi affidate e delle quali serbo un grato ricordo legato alla mia seconda visita pastorale nella vostra Nazione.

2. La missione fondamentale del Vescovo è quella di evangelizzare, un compito da svolgere non solo individualmente, ma anche come Chiesa; è una missione che si dispiega nella triplice funzione di insegnare, santificare e governare.

Come vicari e legati di Cristo, siete chiamati inizialmente a offrire l'annuncio chiaro e vigoroso del Vangelo, in modo che si esprima nell'intera esistenza del cristiano in tutte le situazioni. Si annunci con la parola, senza la quale il valore apostolico delle buone azioni diminuisce o si perde. Si annunci con le opere di carità, testimonianza viva della fede, non dimenticando le opere di misericordia spirituale accanto alle opere materiali. Non vi siano riserve nell'associare la Parola di Cristo alle attività caritative, per un mal interpretato senso di rispetto per le convinzioni degli altri. Non è carità lasciare i fratelli all'oscuro della verità, non è carità nutrire i poveri o visitare i malati offrendo loro risorse umane ma non dicendo loro la Parola che salva. "Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17).

3. Come è noto, il Maranhão ha partecipato all'inizio della storia dell'evangelizzazione in Brasile in quanto, nella seconda metà del XVII secolo, la sua Chiesa era suffraganea della Provincia ecclesiastica di Bahia. Il vostro Stato, fin dall'inizio, divenne il centro d'irradiazione dell'azione missionaria di grandi famiglie religiose - gesuiti, cappuccini, mercedari, ecc. - molte delle quali, ancora oggi, offrono la loro collaborazione all'azione pastorale della maggior parte delle vostre diocesi. Da ciò deriva il sentimento di gratitudine, elevato all'Onnipotente, per l'opera evangelizzatrice lì realizzata, e che il Successore di Pietro desidera promuovere con "grazia ... e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

Il Vangelo predicato con fedeltà dai Pastori, come "maestri della fede" e difensori della Verità che libera, è qualcosa che segnerà sempre, come un denominatore comune, ognuno dei nostri incontri. Le difficoltà che incontrate nello svolgimento del vostro compito pastorale non mi sono sconosciute: la mancanza di impieghi e di alloggi per tante persone (penso concretamente ai problemi legati alla migrazione interna dalla campagna alle città), i problemi relativi all'educazione di base e alla salute di molti settori della società che, unitamente agli squilibri sociali e all'aggressiva presenza delle sette, sono fattori che generano incertezze al momento di definire le vostre priorità pastorali.

283 Pur tenendo conto dei delicati problemi sociali esistenti nelle vostre regioni, è necessario non ridurre l'azione pastorale alla dimensione temporale e terrena. Non è possibile pensare, ad esempio, alle sfide della Chiesa in Brasile limitandosi ad alcune questioni, importanti ma circostanziali, relative alla politica locale, alla concentrazione della terra, all'ambiente e ad altri fattori. Rivendicare per la Chiesa un modello partecipativo di carattere politico dove le decisioni siano votate nella "base", limitata ai poveri e agli emarginati della società, ma privo della presenza di tutti i settori del Popolo di Dio, altererebbe l'originale significato redentore preconizzato da Cristo.

4. Lo stesso Figlio, inviato dal Padre, affidò agli Apostoli la missione di istruire "tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e il Figlio e dello Spirito Santo, insegnato loro ad osservare tutto ciò che vi ha comandato" (
Mt 28,19-20). Questa solenne missione di Cristo di annunciare la Verità salvifica della fede fu trasmessa dagli Apostoli ai Vescovi, loro successori, chiamati a portarla fino agli estremi confini della terra (cfr Ac 1,8), "al fine di edificare il Corpo di Cristo" (Ep 4,12) che è la Chiesa.

I Vescovi sono chiamati dallo Spirito Santo a fare le veci degli Apostoli, come Pastori delle Chiese particolari. Sono perciò rivestiti di una potestà propria che "non è sminuita dalla potestà suprema e universale, ma anzi è da essa affermata, corroborata e rivendicata" (Lumen gentium LG 27).

Insieme al Sommo Pontefice e sotto la sua autorità, i Vescovi hanno la missione di perpetrare l'opera di Cristo, Pastore eterno. Di fatto, il nostro Salvatore diede agli Apostoli e ai loro successori il mandato e il potere di insegnare a tutte le nazioni, di santificare gli uomini nella verità e di governarli (cfr Christus Dominus CD 2).

Prima di riflettere sulla triplice dimensione della missione pastorale, desidero innanzitutto sottolineare il centro verso il quale tutte le vostre attività devono convergere: "Il mistero di Cristo alla base della missione della Chiesa" (Lettera Enciclica, Redemptoris hominis, n. 11). Colui che, in qualche modo, partecipa alla missione della Chiesa deve crescere nella fedele adesione al mandato ricevuto. Ciò vale in primo luogo per i Vescovi che sono stati, per così dire, "inseriti" in modo speciale nel mistero di Cristo. Rivestito della pienezza del sacramento dell'Ordine, il Vescovo è chiamato a proporre e a vivere il mistero integrale del Maestro (cfr Christus Dominus CD 12) nella diocesi a lui affidata. È il mistero che contiene "imperscrutabili ricchezze" (Ep 3,8).

Conserviamo questo tesoro!

5. Nel triplice ministero dei Vescovi, come insegna il Concilio Vaticano II, risalta la predicazione del Vangelo. I Pastori devono essere prima di tutto "gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli" (Lumen gentium LG 25). Come uno "scrupoloso dispensatore della parola della verità" (2Tm 2,15), dobbiamo trasmettere insieme quello che noi stessi riceviamo: non la nostra povera parola, per quanto dotta sia, poiché non predichiamo a noi stessi, ma la Verità rivelata che deve essere trasmessa con fedeltà, conformemente agli insegnamenti della Chiesa.

Riguardo al ministero dell'insegnare, voi vivete in un clima culturale di difficile soluzione a causa dell'analfabetismo degli adulti e dei bambini, sebbene i dati dell'ultimo censimento abbiano rivelato un incoraggiante aumento della media degli anni di studio fra la popolazione più povera.

D'altro canto, restano alti gli indici relativi alla fragilità del matrimonio, alla violenza infantile e alla denutrizione; a questi si uniscono i problemi delle abitazioni, della mancanza di risanamento basilare in molti luoghi e dell'evidente influenza, a volte negativa, dei mezzi di comunicazione sociale. Questi ultimi, in particolare, quando sono orientati dalla mentalità, oggi molto diffusa, di escludere dalla vita pubblica gli interrogativi circa le verità ultime, confinano alla sfera privata la fede religiosa e le convinzioni su valori morali. Si corre così il rischio dell'esistenza di leggi che esercitino una forte influenza sul pensiero e sul comportamento degli uomini, prescindendo dal fondamento morale cristiano della società.

Cari Fratelli, voi sapete che è dovere fondamentale del Vescovo, come Pastore, invitare i membri delle Chiese particolari a lui affidate, ad accettare in tutta la sua pienezza l'insegnamento della Chiesa riguardo alle questioni della fede e della morale. Non dobbiamo scoraggiarci se, a volte, l'annuncio della Parola è accolto solamente in parte. Con l'aiuto di Cristo, che vinse il mondo (cfr Jn 16,33), il rimedio più efficace è di proseguire "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2), nella divulgazione serena, ma coraggiosa, del Vangelo.

Formulo questi voti pensando soprattutto ai giovani del vostro Stato, che costituiscono, ad esempio nella capitale, la metà della popolazione. Nell'esercitare il ministero ecclesiale dell'insegnamento, in unione con i vostri sacerdoti e con i collaboratori al servizio catechetico, prestate particolare attenzione alla formazione della coscienza morale, che deve essere rispettata come "santuario" dell'uomo da solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità del cuore (cfr Gaudium et spes GS 16).

284 Tuttavia, con eguale fervore, ricordate ai vostri fedeli che la coscienza è un tribunale esigente, il cui giudizio deve conformarsi sempre alle norme morali rivelate da Dio e proposte con autorità dalla Chiesa, con l'assistenza dello Spirito Santo.

Un insegnamento chiaro e univoco su questi temi non potrà non influire in modo positivo sul necessario ritorno al Sacramento della Riconciliazione, oggi purtroppo, anche nelle regioni cattoliche del vostro Paese, alquanto abbandonato.

6. Riguardo all'esercizio della missione di santificare, "il Vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge, dal quale deriva e dipende in certo modo la vita dei suoi fedeli in Cristo" (Sacrosanctum Concilium
SC 41). Per questo egli è, per così dire, il primo liturgista della sua diocesi e il principale dispensatore dei Misteri di Dio, organizzando, promuovendo e difendendo la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata (cfr Christus Dominus CD 15).

A tale proposito, vi raccomando vivamente i due sacramenti fondamentali della vita cristiana: il Battesimo e l'Eucaristia. Dopo essere stato elevato alla Cattedra di Pietro, ho approvato l'Istruzione sul Battesimo dei bambini, nella quale la Chiesa ha confermato la prassi battesimale dei bambini, in uso fin dall'inizio. Nelle vostre Chiese locali s'insiste giustamente sull'esigenza di amministrare il Battesimo solo nel caso in cui si abbia la fondata speranza che il bambino sia educato nella fede cattolica, cosicché il sacramento possa fruttificare (cfr CIC, can. CIC 868,2). A volte, però, le norme della Chiesa sono interpretate in modo restrittivo, trascurando il bene più profondo delle anime. Avviene allora che ai genitori viene procrastinato e persino rifiutato, in determinate circostanze, il Battesimo dei figli. È giusto che i genitori e i padrini siano preparati in maniera adeguata al Battesimo dei bambini, ma è anche importante che il primo sacramento dell'iniziazione cristiana sia visto soprattutto come un dono gratuito di Dio Padre, poiché "se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Jn 3,5).

Vista l'esigenza, di per sé giustificata, di preparare genitori e padrini, non possono mancare la bontà e la prudenza pastorali. Non si può esigere dagli adulti di buona volontà ciò per il quale non è stata data loro un'adeguata motivazione. Quando viene richiesto il Battesimo, si può approfittare per iniziare a offrire una catechesi ai genitori che li renda capaci di comprendere meglio il Sacramento e di dare così un'educazione cristiana al nuovo membro della famiglia. In ogni modo, non si deve mai estinguere la miccia che ancora brucia, ma occorre creare nuovi processi di evangelizzazione adatti al mondo di oggi e alle necessità del popolo. Il Vescovo è il primo responsabile affinché tutti i presbiteri, diaconi e agenti di pastorale abbiano tutto lo zelo necessario e tutta la bontà e la pazienza con il popolo meno istruito.

Un altro compito fondamentale del vostro ministero sacerdotale consiste nel riaffermare il ruolo vitale dell'Eucaristia come "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (Lumen gentium LG 11). Nella celebrazione del sacrificio eucaristico non solo culmina il servizio dei Vescovi e dei presbiteri, ma in esso trova il suo centro dinamico anche la vita di tutti gli altri membri del Corpo di Cristo. La mancanza di sacerdoti e la loro ineguale distribuzione da un lato, e dall'altro la preoccupante riduzione del numero di quanti frequentano regolarmente la Santa Messa domenicale, costituiscono una costante sfida per le vostre Chiese. È evidente che questa situazione suggerisce una soluzione provvisoria, per non lasciare la comunità nell'abbandono, con il rischio di un progressivo impoverimento spirituale. Pertanto l'incompleto carattere sacramentale di queste funzioni liturgiche, svolte da persone non ordinate (laici o religiosi), dovrebbe indurre tutta la comunità parrocchiale a pregare con maggiore fervore affinché il Signore invii operai per la sua messe (cfr Mt 9,38).

7. Infine, una parola sulla missione di governare a voi affidata. Nell'esercitare questo compito, tenete senza alcun dubbio dinanzi agli occhi l'immagine del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito ma per servire (cfr Mt 20,28).

In tal senso, vi raccomando vivamente e in primo luogo i presbiteri delle vostre Chiese locali, per i quali, come Vescovi, costituite "il principio visibile e il fondamento dell'unità" (Lumen gentium LG 23). Vegliare sui vostri sacerdoti è un servizio molto impegnativo, soprattutto quando i frutti del lavoro pastorale tardano a venire, con la possibile tentazione di cedere allo scoraggiamento e alla tristezza. Molti Pastori hanno l'impressione di non lavorare in una vigna evangelica ma in una steppa arida.

Conosco il peso degli impegni quotidiani legati al vostro ministero. Tuttavia, con sollecitudine paterna, ricordo le parole chiare e piene di sensibilità del Concilio Vaticano II: "Per questa comune partecipazione nel medesimo sacerdozio e ministero, i Vescovi abbiano dunque i presbiteri come fratelli e amici, e stia loro a cuore, in tutto ciò che possono, il loro benessere materiale e soprattutto spirituale... Siano pronti ad ascoltarlo, anzi, siano essi stessi a consultarlo e a esaminare assieme i problemi riguardanti le necessità del lavoro pastorale e il bene della diocesi" (Presbyterorum ordinis PO 7). "Seguano con fattiva comprensione quei sacerdoti che per qualsiasi ragione si trovano in pericolo o sono in qualche modo venuti meno ai loro doveri" (Christus Dominus CD 16).

8. Dinanzi all'immensità della missione che vi è stata affidata, venerati Fratelli, non vi lasciate mai vincere dalla stanchezza o dallo scoraggiamento, poiché il Signore risorto cammina con voi e rende fecondi i vostri sforzi. È vero che le urgenze pastorali sono numerose, ma notevoli sono anche le risorse umane e spirituali sulle quali potete contare. Spetta a voi il compito di condurre questo popolo di Dio alla pienezza della risposta fedele al disegno divino.

Vi accompagni Maria in questo arduo ma entusiastico cammino. A ognuno di voi, come pure ai sacerdoti, ai consacrati e a tutti i fedeli delle vostre Comunità, imparto di tutto cuore la mia Benedizione.


GP2 Discorsi 2002 277