GP2 Discorsi 2002 284

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALL’EM.MO CARD. FIORENZO ANGELINI




285 Al Venerato Fratello
Cardinale FIORENZO ANGELINI
Presidente emerito del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari

1. La celebrazione in Roma del VI Congresso annuale, promosso dall'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, mi offre l'occasione, Signor Cardinale, di porgerLe il mio saluto cordiale e di esprimerLe vivo compiacimento per il nuovo contributo che l'incontro non mancherà di arrecare allo studio dell'importante argomento. Con esemplare tenacia e crescente entusiasmo Ella, Venerato Fratello, avvalendosi della collaborazione della benemerita Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, continua così a sollecitare illustri studiosi di ogni parte del mondo, ricchi della più diversa preparazione culturale, ad approfondire un tema di così rilevante efficacia evangelizzatrice. Infatti, "il Regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una Persona che ha il Volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile" (Lettera enc. Redemptoris missio
RMi 37, AAS 83,1991, 282).

Non posso poi esimermi dal manifestarLe, Signor Cardinale, il mio grato apprezzamento per aver scelto, quest'anno, come tema di approfondimento della dottrina, della spiritualità e della devozione al Santo Volto di Cristo, il magistero e ministero pastorale da me svolto al riguardo: un magistero e un ministero che, dalla prima Enciclica Redemptor hominis (4 marzo 1979) sino ai più recenti documenti, ha fortemente privilegiato questo particolare riferimento alla Persona di Cristo.

Al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000 ribadivo: "Non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il Volto anche davanti alle generazioni del nuovo Millennio? La nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera se noi per primi non fossimo contemplatori del suo Volto" (Lettera ap. Novo millennio ineunte NM 6 gennaio 2001, n. 16).

2. Favorendo con zelo e intelligenza l'apporto di tanti illustri studiosi, ricercatori, teologi, scrittori e artisti allo studio del Volto di Cristo, l'Istituto Internazionale di Ricerca reca un significativo contributo di comprovata autorevolezza alla presentazione della figura umana e divina di Cristo, giovando al progresso delle conoscenze sia sul piano della riflessione teologica che su quello della prassi pastorale.

Sul piano della riflessione teologica, poiché, dal momento che "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (Gaudium et spes GS 22), lo studio sul Volto di Cristo, prefigurato nei Salmi e nei Profeti e descritto con ricchezza di espressioni nel Nuovo Testamento, diventa via e introduzione a una sempre più approfondita conoscenza cristologica ed antropologica. Sul piano, inoltre, della prassi pastorale, poiché nel Volto di Cristo, sofferente e risorto, la Chiesa, maestra di umanità, riconosce il volto più vero e più profondo dell'uomo a cui Cristo offre redenzione e salvezza. La contemplazione del Volto di Cristo, quindi, ricupera e ripropone quella teologia vissuta dei Santi che possiamo considerare come la più illuminante testimonianza della vera sequela di Gesù e come il più valido supporto per un'efficace catechesi cristiana nel nostro tempo.

Né può peraltro sfuggire, Signor Cardinale, la valenza ecumenica della contemplazione del Volto di Cristo: nella ricerca sempre più approfondita di quei santi lineamenti Oriente e Occidente si incontrano e si integrano, come dimostrano i contributi al riguardo illustrati nei Congressi che l'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo ha dedicato a questo tema.

3. Nel formulare l'augurio che anche questo VI Congresso sul Volto di Cristo sia fecondo di frutti di bene, La prego, Signor Cardinale, di farsi interprete della mia spirituale presenza ai lavori del Congresso, trasmettendo il mio beneaugurante saluto agli illustri relatori, ai partecipanti ed a quanti, nelle forme più varie, sostengono l'attività e le iniziative di codesto Istituto Internazionale. In particolare, voglia farsi tramite del mio affettuoso incoraggiamento alle Sorelle della Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, che con encomiabile dedizione La coadiuvano nella Sua sempre solerte azione.

286 Nell'affidare alla celeste intercessione della Vergine Santissima il Suo lavoro, Venerato Fratello, e quello di quanti in vario modo prendono parte al Congresso, a tutti invio di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 19 Ottobre 2002

IOANNES PAULUS II



AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA BEATIFICAZIONE


DI SEI SERVI DI DIO


Lunedì, 21 ottobre 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono molto lieto di accogliervi di nuovo questa mattina. Vi saluto tutti con affetto. Saluto, in particolare, i Cardinali, i Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, i Religiosi e le Religiose.

Siamo in ottobre, mese dedicato in modo speciale alla recita del Rosario, "preghiera amata da numerosi Santi" (Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae, n. 1). In tale contesto, vogliamo riflettere ancora sulle "grandi cose" compiute da Dio attraverso i nuovi Beati, che la Chiesa ci presenta come modelli da imitare e nostri potenti intercessori presso Dio.

2. I am pleased to greet the pilgrims who have come from Uganda, accompanied by Cardinal Emmanuel Wamala, as well as those from other parts of Africa and from other regions of the world to celebrate the beatification of Blessed Daudi Okelo and Blessed Jildo Irwa. As we noted yesterday, these two young catechists are a shining example of fidelity to Christ, commitment to Christian living and selfless dedication to the service of neighbour. With their hope firmly set on God and a deep faith in Jesus’ promise to be with them always, they set out to bring the Good News of salvation to their fellow countrymen, fully accepting the difficulties and dangers that they knew awaited them. May their witness serve to strengthen you as you seek to bear true Christian witness in every aspect of your lives. Through their intercession may the Church be an ever more effective instrument of goodness and peace in Africa and in the world. God bless Uganda!

Traduzione italiana del discorso pronunciato in lingua inglese:

[2. Sono lieto di salutare i pellegrini provenienti dall'Uganda, accompagnati dal Cardinale Emmanuel Wamala così come da altre parti dell'Africa e da altre regioni del mondo per celebrare la beatificazione dei Beati Daudi Okelo e Jildo Irwa. Come abbiamo osservato ieri, questi due giovani catechisti sono un esempio luminoso di fedeltà a Cristo, impegno per la vita cristiana e dedizione generosa al servizio del prossimo. Con la speranza fermamente risposta in Dio e una profonda fede nella promessa di Gesù di essere sempre con loro, partirono per portare la Buona Novella di salvezza ai loro concittadini, accettando pienamente le difficoltà e i pericoli che sapevano di dover affrontare. Che la loro testimonianza serva a rafforzarvi mentre cercate di recare una testimonianza cristiana autentica in ogni aspetto della vostra vita. Mediante la loro intercessione, che la Chiesa sia uno strumento ancor più efficace di bontà e di pace in Africa e nel mondo. Dio benedica l'Uganda!]

3. Mi rivolgo ora ai fedeli della Diocesi di Treviso, accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Paolo Magnani, che esultano per l'elevazione alla gloria degli altari di un loro zelante e illuminato Pastore, Andrea Giacinto Longhin. Insieme con loro, saluto con affetto anche i cari Frati Minori Cappuccini.

Grande fu l'attenzione che Mons. Longhin dedicò alla formazione del clero. Nel testamento spirituale egli volle riservare un pensiero speciale per i suoi preti, esortandoli: "Fatevi, fatevi santi!". Egli si mostrò sempre per loro padre attento e premuroso, come lo fu per tutta la sua gente, specialmente per gli umili e per i poveri.

287 La fecondità del ministero episcopale del beato Longhin si espresse particolarmente nelle tre visite pastorali compiute in Diocesi, nella celebrazione del Congresso Eucaristico e del Congresso Catechistico, nella realizzazione di quello che può ben essere considerato come il suo capolavoro: il Sinodo diocesano. Egli continua così ad essere un esempio attualissimo di vera evangelizzazione.

4. Un profondo anelito missionario contraddistingue anche la vita e la spiritualità del beato Marcantonio Durando. Sono lieto di salutare il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, insieme con i Padri della Congregazione della Missione e quanti fanno parte della grande Famiglia religiosa vincenziana, che è in festa per l'iscrizione nell'albo dei Beati di uno dei suoi membri più illustri.

Definito da uno dei suoi confratelli "il san Vincenzo d'Italia", egli rifulse per la straordinaria carità, che seppe infondere in ogni opera cui pose mano: dall'attività di governo della comunità, alle missioni popolari; dall'animazione delle Figlie della Carità, all’iniziativa delle "Misericordie", una vera e propria anticipazione dei moderni centri di ascolto e di assistenza per i poveri; fino alla fondazione delle "Suore Nazarene", con il compito dell'assistenza continua dei malati a domicilio.

Quanto abbiamo bisogno ancora oggi di questo profondo richiamo alle radici della carità e dell'evangelizzazione! Sull'esempio del beato Marcantonio sappiamo metterci a nostra volta a servizio dei poveri e dei più bisognosi, che non mancano purtroppo neppure nell'attuale società del benessere.

5. Chers pèlerins venus célébrer la béatification de Marie de la Passion, je suis heureux de vous accueillir. Je salue la Supérieure générale des Franciscaines Missionnaires de Marie, ainsi que la nouvelle équipe de conseillères. Chères Soeurs, je rends grâce pour votre vocation qui unit contemplation et mission, et pour le témoignage précieux de vos communautés internationales, signe de fraternité et de réconciliation pour les peuples. Je vous encourage à y faire grandir toujours plus l’amour fraternel, dans un climat empreint de joie et de simplicité franciscaines. Je vous invite à poursuivre, avec charité et dans la vérité, le dialogue entrepris avec les cultures. Puissiez-vous, en approfondissant la riche spiritualité de votre fondatrice, faire découvrir aux jeunes la joie de se donner tout entier au Christ ! Aux fidèles présents, aux Franciscaines Missionnaires de Marie, aux personnes qui oeuvrent avec elles et à celles qui bénéficient de leur apostolat, j’accorde de tout coeur la Bénédiction Apostolique.

Traduzione italiana del discorso pronunciato in lingua francese:

[5. Sono lieto di accogliervi, cari pellegrini venuti per celebrare la Beatificazione di Marie de la Passion. Saluto la Superiora generale delle Francescane Missionarie di Maria, come pure il nuovo gruppo di consigliere. Care Sorelle, rendo grazie per la vostra vocazione che unisce contemplazione e missione, e per la preziosa testimonianza delle vostre comunità internazionali, segno di fraternità e di riconciliazione per i popoli. Vi incoraggio a farvi crescere sempre più l'amore fraterno, in un clima improntato alla gioia e alla semplicità francescane. Vi invito a proseguire, con carità e nella verità, il dialogo intrapreso con le culture. Possiate, approfondendo la ricca spiritualità della vostra fondatrice, far scoprire ai giovani la gioia del donarsi interamente a Cristo! Ai fedeli presenti, alle Francescane Missionarie di Maria, alle persone che operano con loro e a quelle che beneficiano del loro apostolato, imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.]

6. Saluto infine i pellegrini convenuti a Roma insieme con il loro Vescovo, Mons. Antonio Mattiazzo, per la beatificazione di Liduina Meneguzzi, in particolare le care Suore di San Francesco di Sales, più note come Suore Salesie. La dimensione più viva e concreta che traspare dall'esistenza di Suor Liduina è un'anima profondamente missionaria. In Africa si fece "tutta a tutti" nella carità, assistendo i feriti, incoraggiando gli afflitti e consolando i morenti.

Suor Liduina ci sprona ad amare la vita fin dal suo primo sbocciare e sino al suo naturale tramonto; a rispettare ogni persona umana, trovando nel dono generoso e disinteressato di se stessi la risposta all'amore di Dio. E' questo il messaggio carico di gioia e di ottimismo, col quale la nuova Beata ci invita ad aprirci generosamente all'azione della grazia di Dio.

7. Carissimi Fratelli e Sorelle! I nuovi Beati sospingono e sostengono il nostro cammino incontro al Signore. Ci accompagna anche la materna protezione di Maria Santissima, che, specialmente in questo mese di ottobre, invochiamo con la recita del Rosario.

Mentre affido le vostre persone e tutte le vostre attività alla celeste intercessione della Madonna e dei nuovi Beati, di cuore vi benedico, insieme con i vostri cari e con quanti incontrate nelle vostro servizio missionario e caritativo.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL BRASILE (NORDESTE I-IV) IN VISITA


"AD LIMINA APOSTOLORUM"


288
Sabato, 26 ottobre 2002




Carissimi Fratelli nell'Episcopato

1. La liturgia di questi giorni ci ricorda la nostra chiamata comune e la grazia ricevuta da ognuno di noi "per compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti (...) alla piena maturità di Cristo" (
Ep 4,12-13). Tutto dovrà tendere verso l'edificazione del Corpo di Cristo, valorizzando la ricchezza provvidenziale dei carismi, che lo Spirito Santo non cessa di far fiorire nella comunità. Sono lieto di ricevervi collegialmente, in seguito ai nostri incontri personali.

Attraverso le amabili parole di Mons. Celso José Pinto da Silva, Arcivescovo di Teresina, pronunciate in nome dei "Regionais" 1 e 4 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, è stato possibile raccogliere le molte speranze che animano le comunità cristiane affidate dalla Divina Provvidenza alle vostre cure pastorali, senza dimenticare le preoccupazioni ed i problemi incontrati in una terra in via di profonde trasformazioni sociali.

2. La realtà del Ceará e del Piauí, come del nord-est in genere, presenta un innegabile quadro di modernizzazione delle strutture create per il suo sviluppo, benché da diversi punti di vista conviva con i rigori dell'emarginazione di intere popolazioni. Negli ultimi decenni, lo sforzo per combattere l'analfabetismo, le malattie endemiche e la mortalità infantile; la coesistenza con la povertà e la miseria croniche, dovute in buona parte all'immigrazione dalla campagna verso la città; il problema della giusta distribuzione della terra e dell'attenzione alla gente del mare, così come molti altri problemi, senza dimenticare il binomio siccità-inondazioni, sono motivi di preoccupazione costante per le autorità locali, così come per le diverse Pastorali diocesane.

Le vostre Chiese particolari sono state fondate nel secolo scorso, perciò sono relativamente giovani. Sono propri della gioventù il dinamismo, lo spirito di iniziativa e l'ardimento, che stanno al cuore della nazionalità brasiliana, dove si trova la forza per affrontare le sfide dominanti. Entrambe le Province si confrontano con la mancanza di clero; devono essere potenziate l'evangelizzazione e la catechesi, sia degli adulti sia dei giovani e dei bambini, nelle zone rurali e nelle città, senza trascurare le classi che hanno il potere decisionale e gli studenti, a tutti i livelli. Conosco il vostro impegno nell'annuncio della giustizia e della fraternità, in una delle aree più povere del Paese.

L'impegno di lavorare nelle Pastorali in modo coordinato, specialmente per promuovere le vocazioni dei seminaristi, con formatori qualificati, anche in vista di curare la formazione permanente dei sacerdoti, è degno di lode. Chiedo a Dio che vi aiuti nei vostri bisogni materiali, perché la carenza dei mezzi e il costo della formazione dei seminaristi non possono interrompere questa opera di promozione degli operai per la sua messe.

Proprio nel dinamismo della fede, che niente fa venir meno, desidero stimolare l'opera evangelizzatrice delle vostre Diocesi, incoraggiandovi a dedicare le vostre migliori energie ad un nuovo ardore missionario, per la crescita del Regno di Dio in questo mondo.

3. Molte sono le iniziative apostoliche che si stanno diffondendo nelle vostre Chiese particolari. Sensibile e incoraggiante è il risveglio religioso, soprattutto tra i giovani; fonte di speranza è anche la sensibilità dei fedeli verso una pratica cristiana più ferma e coerente. L'uomo del nord-est è molto religioso. Gli interessa molto la vita della Chiesa, mentre è sempre aperto alla dimensione trascendente della vita, benché debba essere ben orientato in ciò che riguarda le devozioni popolari ed una inculturazione che sia conforme al Vangelo.

Tuttavia, molti ostacoli possono fare venir meno l'entusiasmo dei cristiani, dovuto all'influsso non sempre positivo della cultura consumista dominante, che minaccia di oscurare la chiarezza del proprio annuncio evangelico. Bisogna formare i fedeli in una fede salda e coerente, perché soltanto l'effettiva riscoperta di Cristo come fondamento sul quale costruire la vita dell'intera società permetterà loro di non temere alcun tipo di difficoltà: la casa non cade con l'impetuosità dei fiumi che straripano con le piogge torrenziali e dei venti che soffiano minacciosi, quando essa è fondata sulla solida roccia (cfr Mt 7,24-25).

Bisogna fare un salto di qualità nella vita cristiana del popolo, perché possa testimoniare la propria fede in maniera limpida e chiara. Questa fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, alimenta e rinvigorisce la comunità dei discepoli del Signore e li edifica come Chiesa missionaria e profetica. Che nessuno si senta escluso da questo impegno apostolico!

289 4. Quando, all'inizio del nuovo millennio, ho voluto indicare alcune priorità pastorali, nate dall'esperienza del Grande Giubileo dell'Anno 2000, non ho esitato a segnalare, prima di tutto, che "la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità" (Novo Millennio ineunte NM 30). Alla "chiamata universale alla santità", sottolineata dal Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica "Lumen gentium", la Chiesa odierna e del passato ha risposto con una schiera infinita di santi, alcuni dei quali sono universalmente conosciuti, mentre altri rimarranno nell'anonimato. Tutti hanno saputo vivere una rinuncia incondizionata a Dio, abbracciando la Croce di Cristo, attraverso la contemptio mundi, il distacco dal mondo che li distingueva, oppure mediante la consecratio mundi, che è propria dei laici. Tuttavia, "tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (LG 40). La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi, di religiosi santi, che si distinguano per la consacrazione esclusiva, nel carisma fondazionale, per realizzare l'opera evangelizzatrice con generosità e sacrificio, nella missione essenziale che è stata affidata loro, sull'esempio di Madre Paulina, Fondatrice della Congregazione delle "Irmãzinhas da Imaculada Conceição", che ho avuto l'occasione di canonizzare lo scorso mese di maggio. La Chiesa ha bisogno, oggi più che mai, di laici santi che possano ricevere l'onore degli altari, dopo aver ricercato la perfezione cristiana in mezzo alle realtà temporali, nell'esercizio del proprio lavoro intellettuale o manuale, tutti grati a Dio, quando si consacrano al suo onore e alla sua gloria. Dalle loro fila nascono le vocazioni per il Seminario e la Vita Religiosa.

5. Il mio pensiero desidera rivolgersi oggi ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai laici che si prodigano, molte volte con grandi difficoltà, per la diffusione della verità evangelica. In mezzo a loro, molti collaborano o partecipano attivamente nelle Associazioni, nei Movimenti e nelle altre realtà che, in comunione con i Pastori e secondo le iniziative diocesane, portano la loro ricchezza spirituale, educativa e missionaria nel cuore della Chiesa, come preziosa esperienza e proposta di vita cristiana.

Nelle diverse visite pastorali e nei viaggi apostolici, ho potuto apprezzare i frutti di questa presenza in molti campi della società, nel mondo del lavoro, della solidarietà internazionale verso i più bisognosi, dell'impegno ecumenico, della fraternità sacerdotale, dell'assistenza alle famiglie e alla gioventù, così come in molti altri settori. Si tratta di una realtà che rappresenta la multiforme varietà di carismi, metodi educativi, modalità e finalità apostoliche, vissuta nell'unità della fede, della speranza e della carità, in obbedienza a Cristo e ai Pastori della Chiesa. In pratica, "devono funzionare come veri strumenti di comunione in seno alla Chiesa, dimostrando sia una sincera ed effettiva collaborazione mutua nell'affrontare le sfide della nuova evangelizzazione, sia una sintonia indispensabile con gli obiettivi indicati dai Vescovi, successori degli Apostoli, nelle diverse Chiese locali" (Messaggio in occasione dell'Incontro nazionale dei Movimenti laicali, Lisbona, 28 marzo 2000).

6. Conosco lo sforzo delle vostre Diocesi per raggiungere questi obiettivi. Uno dei fattori da sottolineare nel vostro sentire cum Ecclesia è il fatto che la presenza delle nuove realtà suscitate dallo Spirito, i Movimenti e le Associazioni laicali nelle vostre Chiese particolari vi aiuta a "partecipare responsabilmente alla missione della Chiesa di portare il Vangelo di Cristo come fonte di speranza per l'uomo e di rinnovamento per la società" (Christifideles laici CL 29).

A volte si può correre il rischio di un certo offuscamento o miopia riguardo il valore trascendente, che il fenomeno aggregativo sta assumendo oggi nella vita della Chiesa. Ho già avuto modo di affermare che esiste una ragione "ecclesiologica, come apertamente riconosce il Concilio Vaticano II che indica nell'apostolato associato un segno della comunione e dell'unità della Chiesa in Cristo", e non solo: quella grande Assemblea ha messo in evidenza quello che ha voluto definire come vero e proprio "diritto di aggregazione proprio dei laici di creare e guidare associazioni e dare nome a quelle fondate" (Ibidem, n. 29).

Naturalmente, i criteri di ecclesialità per un inserimento opportuno di queste nuove realtà devono essere sempre rispettati e analizzati dall'autorità diocesana, in sintonia con le necessità pastorali, non soltanto della Chiesa particolare, ma della Chiesa universale (cfr ibid., n. 30). A tutte le Chiese è certamente richiesta una comunione sempre più solida con i loro Pastori, poiché "nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa" (Ibid., n. 24); d'altra parte, compete loro la capacità di discernimento per giudicare l'autenticità del cammino che esse dovranno percorrere negli ambiti diocesani. Si può anche pensare a strutture complementari che comportino una convergenza organica fra sacerdoti e laici.

In tal modo, si cerca di orientare gli sforzi verso le mete che veramente sono iscritte nella Pastorale diocesana e, in ultima analisi, nella mente del Successore di Pietro e nel Magistero correttamente applicato, ma occorre evitare anche il pericolo della dispersione delle forze vive con obiettivi diversi dalla "preoccupazione per tutte le Chiese" (2Co 11,28). In questo senso, vorrei richiamare la vostra attenzione sul desiderio manifestato in certi settori, di trasformare in Conferenza il Consiglio Nazionale dei Laici, come istanza parallela alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile.

Pretendere di creare un organismo autonomo, rappresentativo dei laici, senza riferimento alla comunione gerarchica con i Vescovi costituisce un difetto ecclesiologico dalle implicazioni gravi e facilmente rilevabili. Confido pertanto nella vostra diligenza nel distogliere i fedeli da tali iniziative.

7. Inoltre, come sappiamo, il ruolo fondamentale che i laici svolgono nella missione della Chiesa è stato messo in evidenza dal Concilio Vaticano II e da numerosi Documenti post-conciliari.

I laici, si legge nella Lumen gentium, "sono chiamati come membra vive a contribuire con tutte le loro forze... all'incremento della Chiesa" (Lumen gentium LG 33), per la sua espansione in mezzo agli uomini e ai popoli. Ancora più esplicito e categorico è il Decreto sull'apostolato dei laici, che afferma che "i laici hanno la loro parte attiva nella vita e nell'azione della Chiesa" (Apostolicam actuositatem AA 10). Perciò, la loro attività apostolica non è facoltativa, ma costituisce un dovere preciso che spetta a ognuno dei fedeli, per il semplice fatto di essere battezzato. Tutti "devono avere la viva coscienza delle loro responsabilità di fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente cattolico, e devono spendere le loro forze nell'opera di evangelizzazione" (Ad gentes AGD 36). La missione è unica, ma i modi di realizzarla sono diversi, secondo i doni elargiti dallo Spirito ai vari membri della Chiesa. L'azione dei laici è indispensabile, perché la Chiesa possa essere considerata veramente costituita, viva e operante in tutti i suoi settori, diventando così pienamente segnale della presenza di Cristo tra gli uomini. Ciò suppone un laicato maturo, in piena comunione con la gerarchia, impegnato nel plasmare il Vangelo nelle distinte situazioni in cui si viene a trovare.

Il compito dei Pastori consiste nello stimolare e orientare gli sforzi dei suoi diocesani, trattandosi di una vera opera missionaria evangelizzatrice, come essa è stata trasmessa dal Redentore alla sua Chiesa. Come maestri della fede, confermano nei loro diocesani il rispetto per il diritto canonico della Chiesa, cercando di guidarli anche nell'osservanza delle leggi dello Stato, poiché "non si distinguono dagli altri uomini né per il Paese, né per la lingua e neppure per l'organizzazione politica" (Lettera a Diogneto, 5: PG 2, 1173), ma si distinguono per la fede e la speranza cristiane e per la loro purezza di vita.

290 8. A maggior ragione, è necessaria una diligente e attenta Pastorale della Gioventù, chiamata a testimoniare i valori cristiani nel nuovo millennio. Non è un luogo comune ribadire nuovamente che i giovani sono il futuro dell'umanità. Preoccuparsi per la loro maturità umana e cristiana rappresenta un prezioso investimento per il bene della Chiesa e della società. Da qui la convinzione secondo la quale "la pastorale giovanile deve essere tra le preoccupazioni primarie dei Pastori e delle comunità" (Ecclesia in America, n. 47).

Come sappiamo, la gioventù brasiliana caratterizza la vita nazionale non soltanto numericamente, ma anche per l'influsso che esercita sulla vita sociale. Oltre allo spinoso problema dell'accompagnamento del minore privato della sua dignità e dell'innocenza, ci sono i problemi legati al suo inserimento nel mercato del lavoro, l'aumento della criminalità giovanile, in buona parte condizionato dalla situazione di povertà endemica e dalla mancanza di stabilità familiare e dall'azione a volte deleteria di certi mezzi di comunicazione sociale, la migrazione interna, in cerca di migliori condizioni di vita nelle grandi città, il preoccupante coinvolgimento dei giovani nel mondo della droga e della prostituzione, che costituiscono fattori che rimangono sempre prioritari nelle vostre preoccupazioni pastorali.

I giovani non sono indifferenti a ciò che la fede cristiana insegna sul destino e sull'essere dell'uomo. Benché non manchino delle ideologie, e delle persone che le sostengono, che rimangono chiuse, nel nostro tempo esistono alte aspirazioni che si mescolano ad atteggiamenti superficiali, eroismi al pari delle codardie, idealismi al pari delle delusioni, creature che sognano un mondo nuovo più giusto e più umano. Perciò, "se ai giovani Cristo è presentato con il suo vero volto, essi lo sentono come una risposta convincente e sono capaci di accoglierne il messaggio anche se esigente e segnato dalla Croce" (Novo Millennio ineunte
NM 9).

9. Prima di concludere questo incontro fraterno, rivolgo in forma di preghiera un pensiero speciale ai Vescovi defunti, perché il Dio della misericordia possa ricompensarli con il premio eterno della sua gloria. Rivolgo allo stesso tempo una parola di profondo apprezzamento e fraternità ai Vescovi che hanno lasciato il servizio attivo nelle Diocesi durante questo lungo quinquennio, e rinnovo loro qui l'espressione della mia gratitudine; con la loro presenza ed il loro esempio di fede e di santità, essi continuano ad essere una vera benedizione per la Chiesa pellegrina. Che lo Spirito Santo conceda a tutti l'abbondanza delle sue consolazioni.

Maria Santissima, nostra Madre, vi protegga lungo il cammino della vita e vi aiuti nelle difficoltà del vostro ministero. Con questi voti, concedo di cuore a ognuno di voi la mia Benedizione Apostolica, estendendola ai vostri sacerdoti e collaboratori, ai diaconi e alle famiglie religiose, ai seminaristi e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi.


AI MEMBRI DELL’ "INSTITUTE FOR HUMAN SCIENCES"


DI VIENNA


Sabato, 26 ottobre 2002




Signore e Signore,
Cari amici,

L'"Istituto per le Scienze Umane" celebra il XX anniversario della sua fondazione e sono molto lieto di incontrarvi qui in Vaticano.

In particolare saluto il Professor Krzysztof Michalski, uno dei primi membri dell'Istituto, che è qui con noi oggi. Il nostro incontro mi permette di esprimere il mio apprezzamento personale per l'opera dell'Istituto, che ha incluso l'organizzazione di otto memorabili colloqui presso Castel Gandolfo. Inoltre colgo l'opportunità per rendere omaggio alla memoria dello scomparso Jozef Tischner, Presidente fondatore dell'Istituto, così profondamente impegnato nel suo progetto di promuovere un dialogo sul futuro dell'Europa aperto sia a voci sia dell'Est sia dell'Ovest.

Oggi, venti anni dopo la fondazione, l'"Istituto per le Scienze Umane" ha ampiamente tenuto fede alla visione dei suoi fondatori. Gli eventi del 1989 e il ritmo accelerato dell'unificazione europea hanno mostrato la necessità del tipo di analisi disciplinata, di discussioni ad ampio raggio e di proposte concrete nelle quali è impegnato l'Istituto. In questi anni, l'Istituto ha reso un contributo significativo a un'edificazione più responsabile del futuro politico, economico, sociale e culturale del continente. Auspico che nei prossimi anni continui a enfatizzare la dimensione "umana" delle possibilità e delle sfide immense di fronte alle quali si trova l'umanità all'alba di questo nuovo millennio. Infine, qualsiasi soluzione alle gravi crisi della società contemporanea e qualsiasi sforzo volto a creare un futuro più degno dell'uomo devono basarsi sull'apprezzamento della dignità innata e della grandezza spirituale di ogni essere umano. Parimenti, devono mostrare rispetto per la ricca varietà di culture e di valori religiosi che hanno dato espressione storica alla richiesta di libertà autentica e all'edificazione di un mondo di solidarietà, giustizia e pace.

291 In questo lieto anniversario porgo i miei auspici oranti per il proseguimento dell'opera dell'Istituto. Su di voi e sulle vostre famiglie invoco di cuore le benedizioni divine di gioia e di pace.




AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SLOVACCA


Lunedì, 28 ottobre 2002




Signor Presidente!

1. Con grande gioia Le porgo il mio cordiale benvenuto, in questa visita che Ella ha desiderato rendermi in occasione del decimo anniversario dell’indipendenza della Repubblica Slovacca. Ricordo volentieri i nostri incontri del passato ed il saluto che ci siamo scambiati il 18 agosto scorso a Cracovia, durante il mio pellegrinaggio in Polonia. L’incontro odierno conferma i sentimenti di reciproca considerazione, che animano i rapporti fra il suo Paese e la Santa Sede.

Nel rivolgermi a Lei, Signor Presidente, desidero far giungere il mio affettuoso pensiero ai carissimi abitanti della terra slovacca, che da secoli guardano al Successore di Pietro con sentimenti di profonda devozione e di sincero attaccamento. Si tratta di un vincolo stretto e reciproco, che dai tempi di Cirillo e Metodio si è sempre più sviluppato ed approfondito. La fede del popolo slovacco è solida e ricca, grazie anche all’opera di Pastori illuminati e generosi, che hanno saputo stare vicino ai loro fedeli nelle circostanze liete come in quelle tristi.

Con la sua robusta identità cristiana, il Popolo slovacco guarda con fiducia all’Europa, alla quale appartiene per collocazione geografica, per storia e per cultura. Sono certo che il prossimo ingresso del Suo Paese nell’Unione Europea, oltre a recare vantaggio alla Slovacchia, contribuirà al benessere e alla stabilità dell’intero Continente. A dieci anni dall’indipendenza, è doveroso rilevare il lungo percorso compiuto e i traguardi raggiunti, nonostante le complesse problematiche che in questo tempo si sono via via presentate.

2. La circostanza odierna ha anche un alto significato dal punto di vista delle relazioni bilaterali. Infatti, oggi vi sarà lo scambio degli strumenti di ratifica dell’accordo, firmato a Bratislava il 21 agosto scorso, sull’assistenza religiosa ai fedeli cattolici nelle Forze Armate e nei Corpi Armati della Repubblica. Tale intesa è una delle conseguenze dell’Accordo base intervenuto, nel novembre del 2000, fra la Santa Sede e la Slovacchia.

La Chiesa non cerca privilegi o favori, ma chiede soltanto di per poter svolgere la sua missione, nel rispetto delle leggi che regolano la civile convivenza. Per questo, nel riconoscere pienamente la sovranità dello Stato, intende intrattenere un rapporto di dialogo cordiale e costruttivo con le sue varie Istituzioni. Lo scopo che la muove è di servire al meglio, nel suo ambito di competenza, il Popolo slovacco. Questo dialogo si rende tanto più utile in considerazione del fatto che la Chiesa cattolica ha dovuto attraversare, anche in Slovacchia, prima dell’indipendenza, un duro periodo di persecuzione sotto il regime comunista. Ora essa vive e rifiorisce nella libertà e vuole contribuire al benessere integrale del Popolo di cui è parte.

L’importanza dell’azione della Chiesa si rende manifesta soprattutto nelle circostanze attuali, nelle quali la giovane democrazia si trova ad affrontare problemi connessi con l’eredità dell’ideologia marxista, ma anche con il tumultuoso processo di ammodernamento, con il fenomeno della disoccupazione e con il conseguente pericolo, per quanti si trovano nella necessità, di coinvolgimento in attività illegali.

3. Signor Presidente, la riconosciuta forza d’animo dei suoi concittadini, la solida tradizione cristiana, il desiderio di edificare nella libertà il proprio presente e il proprio avvenire, fanno ben sperare per il futuro del Popolo slovacco.

Mentre esprimo vivo compiacimento per l’attenzione che il Governo e il Parlamento della Repubblica dimostrano nei confronti della missione della Chiesa, desidero confermare la comprensione e il sostegno della Santa Sede e dell’Episcopato slovacco per gli sforzi che la Sua nobile Nazione sta compiendo per una società libera, pacifica e solidale.


GP2 Discorsi 2002 284