GP2 Discorsi 2002 292

292 Con questi sentimenti, mentre assicuro il ricordo nella preghiera, di cuore imparto la mia Benedizione a Lei, a quanti L’accompagnano e a tutti i Suoi compatrioti.


ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO COLLEGIO


GERMANICO-UNGARICO DI ROMA


Lunedì, 28 ottobre 2002




Eminenze,
stimati confratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
Reverendo Padre Rettore,
cari seminaristi e ospiti!

1. Nella cornice delle celebrazioni relative ai 450 anni di esistenza del Collegium Germanicum Ungaricum vi porgo il benvenuto con grande gioia qui, nel Palazzo Apostolico. Questo giubileo ci esorta a considerare con riconoscenza la storia pregevole del Collegio e a seguire lo spirito della sua fondazione, per comprendere il compito per il presente e per il futuro.

2. Da secoli, il Germanicum unisce seminaristi provenienti dai territori di quello che è stato il Sacro Romano Impero della nazione tedesca. Senza dubbio, la convivenza sotto il tetto di un'unica fede cattolica è un grande arricchimento per tutti. Inoltre, fin dall'inizio nel collegio è stata presente l'idea di internazionalità. In tale clima spirituale, il motto di sant'Ignazio di Loyola è stato brillantemente realizzato nel corso della lunga storia del "Collegium Germanicum": Omnia ad maiorem Dei gloriam!

3. Cari candidati al sacerdozio! Qui a Roma potete vivere l'esperienza meravigliosa dell'ecclesialità universale. Utilizzate questo tempo per il buon apprendimento della "Romanitas" autentica: un amore e una lealtà profondi per il Successore di Pietro così come un'obbedienza interiore ed esteriore all'insegnamento e alla disciplina della Chiesa vi rendono artefici del necessario rinnovamento della vita ecclesiale nei vostri Paesi di origine. Non pochi diplomati del vostro collegio hanno contribuito con il proprio operato alla creazione di un legame più stretto fra la Santa Sede e le Chiese particolari della vostra Patria. Anche a voi spetta questo compito, un impegno che vi deriva dallo studio a Roma!

4. Cari amici! Il vostro obiettivo comune è il sacerdozio di Gesù Cristo. Che possiate divenire sacerdoti santi! Fate della Santa Messa il vostro centro spirituale quotidiano e pregate molto!
Tenete il Rosario in mano per "contemplare con Maria il volto di Cristo" (Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae n. 3). Cristo, Signore e Redentore, desidera essere la vostra vita e la vostra totale passione.

293 Imparto di cuore ai presenti e agli allievi del Collegio così come ai vostri ospiti e parenti la Benedizione Apostolica.


AGLI AMMINISTRATORI APOSTOLICI DI DÍLI E BAUCAU


NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DI TIMOR EST


IN VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM


Lunedì, 28 ottobre 2002




Venerabili Fratelli nell'Episcopato!

1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ep 1,2). Con queste parole vi do il benvenuto ad Petri sedem, oggi particolarmente felice di poter scambiare il santo bacio con le Chiese sorelle di Díli e di Baucau, che in certo modo "sono passate attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello", animate dalla certezza che Lui "sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi" (Ap 7,14-17).

Rendo grazie a Dio per la generosità con cui la Chiesa nel Timor ha solidarizzato con i suoi concittadini, diventando il loro sostegno morale nell'ora della prova. Desidero affidare ancora una volta alla misericordia divina le vittime della violenza ed esprimere la mia profonda solidarietà a tutte le persone che soffrono le conseguenze del dramma che si è abbattuto sul vostro popolo. Ringrazio di cuore i sacerdoti ed i religiosi, i catechisti e tutti i fedeli nel Timor per il loro coraggio e fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Quando ritornerete, portate loro il saluto affettuoso del Papa e la certezza della sua preghiera, perché essi continuino ad essere instancabili testimoni dell'amore di Dio in mezzo ai loro fratelli. Allo stesso modo, trasmettete a tutti i vostri compatrioti gli ardenti auguri che faccio loro per il miglior esito di una nazione fraterna e prospera.

2. All'inizio del terzo millennio, la famiglia delle Nazioni ha potuto festeggiare la nascita della Repubblica Democratica di Timor, il cui popolo e i cui responsabili sono determinati a ricostruire il Paese distrutto dall'odio e dall'incapacità di capire una scelta: quella di essere timoresi e, per la maggior parte, timoresi cattolici.

Da secoli la religione, parte integrante della cultura di ogni popolo, ha sublimato il timore superstizioso delle credenze tradizionali con il timor Dei, il timore di Dio, ma di un Dio di speranza, sensibile all'anelito di un futuro e alla forza della preghiera. Infatti, quando l'insicurezza ha costretto i timoresi a scappare verso le montagne, essi non potevano portare via nulla, ma avevano con loro il Crocifisso o l'immagine della Madonna di Fatima dei loro oratori famigliari. Lodato sia Dio che, nella sua bontà e provvidenza, ci ha concesso di vedere il ritorno della libertà e della pace nella vostra terra, permettendovi ora di dedicarvi con tutte le vostre energie al servizio di una messe promettente.

Per quanto possibile, aiutate le vostre comunità ecclesiali a riprendere il ritmo normale della loro vita e testimonianza cristiane. Esse saranno chiamate, lì e altrove, ad offrire l'abbraccio riconciliante, come il padre al figlio prodigo (cfr Lc 15,11-32), ai fratelli che, fiduciosi nel perdono fraterno, ritorneranno alla "casa della comunione" (Carta apostolica Novo Millennio ineunte NM 43). Forse illusi, forzati o convinti... hanno seminato lutto e orfani. Probabilmente non sapevano che, uccidendo l'altro, uccidevano se stessi; ora bussano alla porta della Chiesa, la cui "unica ambizione è di continuarne la missione di servizio e d'amore [di Gesù Salvatore], affinché tutti (...) "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza"" (Esortazione apostolica Ecclesia in Asia, n. 50).

Il ricordo di quell'immane tragedia non potrà non far sorgere una domanda: come è stato possibile scatenare una violenza così crudele ed irrazionale? Se si escludono coloro che hanno dato la propria vita, perdonando, potrà forse qualcuno considerarsi completamente immune dal contagio di quella violenza omicida? A questo proposito, riecheggiano le parole di Gesù: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Jn 8,7), che hanno suscitato, nelle persone direttamente coinvolte, un esame di coscienza e la conseguente decisione di una "purificazione della memoria". Quest'atto di purificazione potrebbe rivelarsi utile per le vostre comunità ecclesiali, come è successo nell'Anno Santo, che "ha rafforzato i nostri passi nel cammino verso il futuro, rendendoci insieme più umili e vigili nella nostra adesione al Vangelo" (cfr Carta apostolica Novo Millennio ineunte NM 6), nella nostra fede.

3. Credere in Gesù significa credere che l'amore sia presente nel mondo e che quest'amore sia più forte di tutti i tipi di male in cui l'uomo, l'umanità ed il mondo sono coinvolti. Perciò, "rendere testimonianza a Gesù Cristo è il servizio supremo che la Chiesa può offrire ai popoli dell'Asia, poiché risponde alla loro profonda ricerca di Assoluto e svela le verità ed i valori che garantiscono loro lo sviluppo umano integrale" (Esortazione apostolica Ecclesia in Asia, n. 20).

Per consentire ai fedeli, giovani ed adulti, una riscoperta sempre più chiara della propria vocazione ed una disponibilità sempre maggiore a viverla nel compimento della loro missione, è necessario che possano beneficiare di una catechesi completa sulle verità della fede e sulle loro implicazioni concrete nella vita, per far sì che incontrino Gesù Cristo, dialoghino con Lui, si lascino bruciare dal suo amore ed infiammare dal desiderio di renderlo conosciuto ed amato da tutti. Questa formazione, data e ricevuta nella Chiesa, genererà comunità cristiane solide e missionarie, poiché "un fuoco non può essere acceso che mediante qualcosa che sia esso stesso infiammato" (Ibid., n. 23).

294 Il soggetto di questa proposta catechistica è l'intera comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni. Tuttavia, l'azione educativa delle famiglie è fondamentale, perché i genitori possano trasmettere ai loro figli ciò che essi stessi hanno ricevuto. Se la vita familiare è fondata sull'amore, sulla semplicità, sull'impegno concreto e sulla testimonianza quotidiana, i suoi valori essenziali verranno difesi contro la disgregazione che, con troppa frequenza nei nostri giorni, minaccia questa istituzione primordiale delle società e della Chiesa. Carissimi Fratelli nell'Episcopato, continuate a far risuonare, nel tempo opportuno e non opportuno, "l'appello" lanciato dai Padri dell'Assemblea Sinodale per l'Asia, "ai fedeli dei loro Paesi, dove la questione demografica viene spesso usata come argomento per la necessità di introdurre l'aborto e programmi artificiali di controllo della popolazione, a resistere alla "cultura della morte" (Ibid., n. 35). Contro il pessimismo e l'egoismo, che offuscano il mondo, la Chiesa si pone dalla parte della vita.

4. L'esperienza ecclesiale insegna che "soltanto dentro e attraverso la cultura la fede cristiana diventa storia e creatrice di storia (...) Perciò, la Chiesa chiede ai fedeli che siano presenti con coraggio e creatività intellettuale nei luoghi privilegiati della cultura, come sono il mondo della scuola e dell'università, gli ambienti dell'indagine scientifica e tecnica, i luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica" (Esortazione apostolica Christifideles laici
CL 44). Tale presenza è della massima importanza in questa fase di ripresa della vita nazionale del Timor Orientale, che attende molto dalla competenza ed esperienza della Chiesa, soprattutto attraverso le sue istituzioni scolastiche, per un'adeguata preparazione dei futuri animatori e dirigenti socio-economici e politici del Paese.

Mentre mi congratulo con voi per l'opera benemerita delle scuole cattoliche nel Timor, ricordo che spetta loro "affrontare con determinazione la nuova situazione culturale, presentarsi come istanza critica dei progetti educativi parziali, come esempio e stimolo per le altre istituzioni di educazione, ed essere all'avanguardia della sollecitudine educativa della comunità ecclesiale" (Congregazione per l'Educazione Cattolica, La Scuola Cattolica alle soglie del terzo millennio, n. 16). In questo modo, la scuola cattolica presta un servizio di utilità pubblica e, benché si presenti dichiaratamente nella prospettiva della fede cattolica, non è riservata soltanto ai cattolici, ma si apre a tutti coloro che dimostrano di apprezzare e di condividere una proposta di istruzione qualificata.

5. L'efficacia di tutta questa azione evangelizzatrice dipende in gran parte dalla tensione spirituale dei sacerdoti, "saggi collaboratori dell'Ordine episcopale" (Costituzione dogmatica Lumen gentium LG 28). Se è vero che spetta ai Vescovi essere "gli araldi della fede" ed i "dottori autentici" della stessa (Ibid., n. 25) in mezzo al gregge loro affidato dallo Spirito Santo, soltanto l'azione capillare dei loro presbiteri potrà garantire che ogni comunità cristiana verrà nutrita con la Parola di Dio e sostenuta dalla grazia dei Sacramenti, in particolare l'Eucaristia, memoriale della morte e resurrezione del Signore che edifica la Chiesa, e la Riconciliazione, che ho affrontato recentemente nel "Motu proprio" Misericordia Dei, auspicando un "rilancio sollecito" di questo Sacramento.

Che i sacerdoti siano sempre gli uomini di fede e di preghiera di cui il mondo ha bisogno: "Non soltanto come operatori della carità o amministratori istituzionalizzati, bensì come uomini con le menti ed i cuori sintonizzati sulle profondità dello Spirito" (Esortazione apostolica Ecclesia in Asia, n. 43). In conformità con la loro vocazione di Pastori, diano la priorità al servizio spirituale dei fedeli che sono loro affidati, per condurli verso Gesù Cristo, da loro stessi rappresentato, rimanendo uomini di missione e di dialogo. Li invito a promuovere sempre più, tra di loro, lo spirito di fraternità sacerdotale e di collaborazione, per una feconda azione pastorale comune.

6. Siano autoctoni o stranieri, i religiosi e le religiose partecipano a pieno titolo all'opera di evangelizzazione della Chiesa, riservando un luogo privilegiato alle persone più povere e più fragili della società. In nome della Chiesa, li ringrazio per l'eloquente testimonianza di carità che recano attraverso l'offerta totale di sé stessi a Dio ed ai fratelli. La vita consacrata contribuisce decisamente all'impianto e allo sviluppo della Chiesa nel Timor. Auspico che continui ad essere oggetto della vostra sollecitudine, venerabili Fratelli nell'Episcopato, che la promuoviate nelle sue forme attive e contemplative, e ne tuteliate il carattere particolare di servizio al Regno di Dio.

Sono lieto di sapere che oggi le vocazioni sacerdotali e religiose aumentano numericamente nelle vostre Diocesi. Apprezzo l'attenzione con la quale vi dedicate ad esse e gli sforzi che compite per la formazione dei giovani che, seguendo i passi di Cristo, desiderano servire la Chiesa. A tutti i giovani che rispondono all'appello del Signore, così come alle loro famiglie, trasmettete il riconoscimento del Papa per il generoso dono che hanno fatto a Cristo.

7. Alla conclusione del nostro incontro, il mio pensiero va al vostro nobile Paese, ed esorto tutti i suoi figli e figlie, secondo il livello di responsabilità che è proprio di ognuno di loro, ad impegnarsi saldamente nella costruzione di una società sempre più fraterna e solidale, i cui membri condividano equamente l'onore e l'onere della nuova Nazione. Che Dio faccia scendere su tutti quanti il suo Spirito di amore e di pace.

Che i discepoli di Cristo si rivolgano al Padre di tutte le misericordie, in atteggiamento di profonda conversione e di intensa preghiera, per chiedergli la forza ed il coraggio di essere, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, agenti convinti di dialogo e di riconciliazione. Assicurate la vicinanza spirituale del Papa ad ognuna delle vostre comunità ed ai loro membri che ancora vivono lontani dalla patria o sono privati del proprio focolare. Possa questo tempo offrire alla Chiesa nel Timor una nuova primavera di vita cristiana e concederle di rispondere con coraggio agli appelli dello Spirito.

Affido all'Immacolata Vergine Maria il vostro ministero e la vita delle vostre comunità ecclesiali, affinché guidi i loro passi verso Cristo Signore, e imparto di cuore ad entrambi la mia Benedizione Apostolica, estendendola ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti ed a tutti i fedeli delle vostre Diocesi.


AI PARTECIPANTI ALLA SETTIMA SEDUTA PUBBLICA


DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE


Martedì, 29 ottobre 2002




295 1. Sono particolarmente lieto di porgere il mio cordiale saluto a tutti voi che prendete parte alla settima Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, impegnate con grande generosità, ciascuna nel proprio ambito di ricerca e di iniziativa, a promuovere efficacemente un nuovo umanesimo cristiano per il terzo millennio.

Rivolgo un affettuoso pensiero al Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, e lo ringrazio per le gentili parole che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti. Con lui saluto i Signori Cardinali e gli Ambasciatori presenti, i Vescovi ed i sacerdoti, come pure tutti i presenti.

2. Questa assemblea delle Pontificie Accademie è dedicata alla riflessione mariologica ed è stata preparata dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale e dalla Pontificia Accademia dell'Immacolata. Rivolgo un particolare saluto ai due Presidenti, ai valenti relatori, nonché agli Accademici presenti.

Nel tema di questa Seduta, Maria "aurora luminosa e guida sicura" della nuova evangelizzazione, avete voluto riprendere le espressioni con le quali concludevo la mia Lettera apostolica Novo millennio ineunte, affidando a Maria, Madre di Dio e Madre di tutti i credenti, le sorti del nuovo millennio ed il cammino della Chiesa. Ancora una volta l'ho voluta additare come "Stella della nuova evangelizzazione", perché sia davvero, nel cuore e nella mente di ogni discepolo del Signore, la stella che illumina e guida il cammino verso Cristo.

"Ripartire da Cristo", è l'appello che ho rivolto a tutta la Chiesa al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Ripartire da Cristo, imparando a contemplare e ad amare il suo volto, su cui risplende la gloria del Padre.

3. Chi più di Maria, della Vergine Madre, può aiutarci ed incoraggiarci in questo impegno? Chi più di Lei può insegnarci a contemplare e ad amare quel Volto che Lei ha fissato con immenso amore e con totale dedizione durante tutta la sua vita, dal momento della nascita fino all'ora della Croce, e poi all'alba della Resurrezione? Il Vangelo di Luca ci dice, per ben due volte, che Maria "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (2, 19.51). Il cuore di Maria è uno scrigno prezioso in cui sono custodite anche per noi le ricchezze di Cristo.

Se è vero, come afferma il Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et spes, che solo nel mistero di Cristo si chiarisce pienamente il mistero dell'uomo (cfr n. 22) e quindi anche il mistero di quella eccezionale figlia della stirpe umana che fu Maria (cfr Lett. en. Redemptoris Mater, 4), non è meno vero che sul volto di Cristo e nei tratti della sua umanità si riflettono le caratteristiche della madre, il suo stile educativo, il suo modo di essere e di sentire. Per questo, volendo contemplare in profondità il volto di Cristo, dobbiamo ricorrere a Maria che, accogliendo pienamente il progetto di Dio, ha "plasmato" in modo singolarissimo il Figlio, accompagnandone passo passo la crescita.

Possiamo, perciò, accogliere anche noi l'invito che san Bernardo rivolge al sommo poeta Dante Alighieri: "Riguarda omai nella faccia che a Cristo / più si somiglia, chè la sua chiarezza / sola ti può disporre a veder Cristo" (Par. XXXII, 85-87). Maria è davvero l'aurora luminosa della nuova evangelizzazione, la guida sicura del cammino della Chiesa nel terzo millennio.

4. Riveste, dunque, una grande importanza l'impegno teologico, culturale e spirituale di quanti, a cominciare da voi, cari Accademici della Pontificia Accademia Mariana Internazionale e della Pontificia Accademia dell'Immacolata, riflettono sulla figura di Maria Santissima, per conoscerla in maniera sempre più approfondita. Ciò suppone anche una ricerca inter-disciplinare che sviluppi la riflessione mariologica, indagando nuove fonti, oltre quelle più tradizionali, per trarne ulteriori spunti di indagine teologica. Penso, ad esempio, ai Santi e alla loro esperienza personale, come pure all'arte cristiana che ha sempre avuto in Maria uno dei soggetti preferiti ed alla pietà popolare che, privilegiando la dimensione "affettiva", ci ha lasciato grandi testimonianze sulla missione di Maria nella vita della Chiesa.

Occasione propizia per intensificare tale impegno sarà il cento cinquantesimo anniversario della proclamazione dogmatica dell'Immacolata Concezione di Maria. Le due Pontificie Accademie Mariane, ciascuna nel proprio ambito di attività e con le proprie specifiche competenze, sono chiamate ad offrire tutto il loro contributo, affinché tale ricorrenza sia occasione di rinnovato sforzo teologico, culturale e spirituale per comunicare agli uomini e alle donne del nostro tempo il senso ed il messaggio più autentico di questa verità di fede.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle, è ormai noto a tutti voi che ho voluto istituire il Premio delle Pontificie Accademie per incoraggiare l'impegno di giovani studiosi e di istituzioni che dedicano la loro attività alla promozione dell'umanesimo cristiano. Accogliendo, dunque, la proposta del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, in questa solenne occasione sono lieto di consegnare tale Premio alla Dottoressa Rosa Calì per la tesi dottorale dal titolo I testi anti-mariologici nell'esegesi dei Padri da Nicea a Calcedonia. Desidero, inoltre, offrire, quale segno di apprezzamento e di incoraggiamento, una medaglia del Pontificato al Padre Stanislaw Bogusz Matula e a Suor Philomena D'Souza, per i pregevoli studi da essi elaborati.

296 Concludendo questa solenne Seduta, vorrei, infine, manifestare a tutti gli Accademici vivo apprezzamento per l'attività svolta, ed esprimere l'auspicio di un rinnovato e generoso impegno in campo teologico, spirituale e pastorale tertio millennio ineunte. Con tali sentimenti, affido ciascuno di voi alla materna protezione della Vergine Maria, e di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI MISSIONARI DI MARIANNHILL


IN OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE




Cari Missionari di Mariannhill,

vi saluto con affetto nel Signore in occasione del vostro Capitolo Generale e estendo il mio sentito incoraggiamento al nuovo Superiore Generale, Padre Dieter Gahlen. All'inizio del terzo millennio cristiano, la Congregazione dei Missionari di Mariannhill, così come tutta la Chiesa, è sfidata a "ripartire da Cristo" (Novo Millennio ineunte, cap. III). Secondo il tema scelto per il vostro Capitolo Generale, "Rivedere la nostra identità e la nostra spiritualità al sorgere di una nuova era", il vostro cammino nel futuro è il cammino di un rinnovamento autentico della vostra vita consacrata, in una nuova stagione di crescita spirituale e apostolica (cfr Ripartire da Cristo, n. 19).

La vostra Congregazione è il frutto dei molti doni concessi da Dio al vostro fondatore, l'Abate Franz Pfanner. Questi doni continuano a plasmare la vostra comunità e, come ho esortato gli Istituti di Vita Consacrata nella mia Esortazione Apostolica post-sinodale, Vita consecrata, anche voi siete chiamati a "riproporre con coraggio l'intraprendenza, l'inventiva e la santità" del vostro fondatore "come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi" (n. 37). Infatti, soltanto con una fedeltà rinnovata al vostro carisma fondazionale che la vostra Congregazione potrà affrontare con fiducia la missione di annunciare il messaggio salvifico del Vangelo a un mondo sempre più globalizzato che in molti modi è turbato da una "crisi del senso" e da "un pensiero ambiguo" (Fides et ratio, n. 81).

Per questo motivo, le parole di Gesù a Pietro "prendete il largo" ("Duc in altum", Lc 5,4) devono risuonare anche per voi, nella vostra vita di missionari. Nella nuova era che si sta schiudendo, dovete essere missionari e santi autentici, perché la santità è al centro della vostra vocazione (cfr Redemptoris missio RMi 90). Come sapeva il vostro fondatore, la santità deve essere ricercata e invocata attivamente. Egli lo ribadì nel suo motto: Currite ut Comprehendatis, "proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù" (Ph 3,13-14). L'Abate Pfanner, un uomo infiammato per l'edificazione del Regno, un uomo che perseverò con coraggio di fronte agli ostacoli, vi esorta ad andare "avanti con speranza" (Novo Millennio ineunte NM 58) nel rispondere alla chiamata di Dio in Gesù Cristo.

Fedele alla tradizione benedettina-trappista sulla quale si fonda la vostra vita consacrata, il vostro apostolato missionario fiorirà e recherà frutti nella misura in cui sarà radicato saldamente nel principio "Ora et labora". Anche in questo modo, otterrete ciò che è descritto nel vostro Instrumentum laboris "come l'equilibrio del missionario contemplativo, il testimone che rimane immerso nella preghiera anche se è occupato nel suo urgente impegno attivo". Vi esorto, dunque, a intensificare la vostra formazione in questo aspetto cruciale della vostra vocazione. La preghiera e la contemplazione non possono essere date per scontate. Bisogna imparare a pregare per poter conversare con Cristo come suoi amici intimi (cfr Novo Millennio ineunte NM 32), mentre la contemplazione quotidiana del volto di Cristo rafforzerà in voi la realtà della vostra consacrazione.

Miei cari fratelli in Cristo, in un mondo in cui il dramma umano è troppo spesso segnato da povertà, divisione e violenza, la sequela di Cristo esige che le persone consacrate rispondano con coraggio alla chiamata dello Spirito a una conversione permanente. Per conferire nuovo vigore alla dimensione profetica della loro vocazione (cfr Ripartire da Cristo, n. 1). In quanto missionari, la vostra testimonianza di Cristo significa prendere la croce per amore del Signore e del vostro prossimo. Questo è il centro della proclamazione autentica de Vangelo.

La Chiesa conta sul vostro impegno e sul vostro entusiasmo per la missione ad gentes, fiduciosa nel fatto che contribuirete "in modo particolarmente profondo al rinnovamento del mondo" (Vita consecrata VC 25).

Che la Beata Vergine Maria, vostra Patrona, Colei che ha presentato Cristo quale Luce delle Nazioni, continui a essere la vostra guida in tutti gli sforzi missionari. Che sua madre Anna, della quale siete stati devoti fin dall'inizio, insieme alla schiera di testimoni del vostro Istituto, vi protegga e vi incoraggi lungo il cammino verso la santità. Assicurandovi della vostra presenza nelle mie preghiere, imparto di cuore a voi, Missionari di Mariannhill, la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 26 ottobre 2002.

GIOVANNI PAOLO II



CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ONORARIA DI ROMA

AL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 31 ottobre 2002




Signor Sindaco,
297 Signori Rappresentanti del Comune di Roma!

1. Sono lieto di accogliervi in speciale Udienza per la consegna della cittadinanza onoraria che, a nome dell'amato popolo di Roma, avete deliberato di conferirmi. Saluto anzitutto Lei, Onorevole Signor Sindaco, e La ringrazio per i sentimenti manifestati nel gentile indirizzo rivoltomi. Con Lei saluto gli Amministratori e i Rappresentanti delle Istituzioni di questa Città, che ho imparato a conoscere e ad amare sin dal novembre del 1946, quando qui giunsi come studente. Il legame affettivo allora avviato si è rafforzato in me negli ultimi 24 anni, durante i quali quotidianamente ho sentito la vicinanza e il calore dei suoi abitanti.

2. Roma, erede di una millenaria cultura nella quale si è innestato il fecondo germe dell'annuncio evangelico, non ha soltanto tesori del passato da custodire. Essa è consapevole di avere un fondamentale compito da svolgere anche per il futuro, a servizio dell'umanità di oggi e di domani.

I problemi certo non mancano. È necessario l'impegno di tutti per consegnare ai posteri il ricco patrimonio civile, morale e spirituale di Roma, così che le nuove generazioni siano da esso sostenute mentre si aprono con fiducia alla vita. Anche in questo ambito, la Chiesa continuerà, come ha sempre fatto, a compiere il proprio dovere, nel rispetto delle proprie e altrui competenze, ricercando sempre, mediante un dialogo sincero, le intese auspicabili con la civica Magistratura su temi e problemi specifici.

3. Signor Sindaco, la Sua presenza odierna risveglia in me gli stessi sentimenti provati il 15 gennaio 1998, quando ebbi modo di recarmi in visita al Campidoglio e potei rivolgermi, nell'Aula del Consiglio Comunale, ai rappresentanti dei cittadini riuniti in seduta straordinaria, e poi salutare dalla Casa Municipale il popolo romano.

Il Vescovo di Roma si sente onorato di poter ripetere oggi, con particolare intensità di significato, le parole dell'apostolo Paolo: "Civis romanus sum" (cfr
Ac 22,27). Mentre rinnovo l'espressione del mio vivo apprezzamento per il gesto che oggi viene compiuto, invoco l'intercessione di Maria, Salus populi romani, e dei santi Pietro e Paolo su quanti abitano in questa nostra meravigliosa Città. Accompagno tali sentimenti con la mia Benedizione, che estendo con affetto a tutti i miei concittadini.

Novembre 2002



MOMENTO DI PREGHIERA NELLE GROTTE VATICANE

PREGHIERA DEL SANTO PADRE

Venerdì, 1° novembre 2002




In queste Grotte vaticane
affidiamo alla misericordia del Padre
anzitutto le vittime del terremoto che ha colpito il sud dell’Italia
e in particolare i numerosi bambini che hanno perso la vita,
298 i loro genitori e le loro famiglie.

Preghiamo anche per coloro che hanno qui il loro sepolcro
e attendono la risurrezione della carne:
in particolare i Sommi Pontefici,
che hanno svolto il servizio di Pastori della Chiesa Universale,
perché siano partecipi dell’eterna liturgia del cielo.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALLA COMUNITÀ DI SAN GIULIANO DI PUGLIA






In quest’ora di profondo dolore per tante famiglie di S. Giuliano di Puglia, che, affrante dal dolore, si apprestano a porgere l’estremo addio ai loro cari, desidero esprimere nuovamente loro tutta la mia paterna vicinanza, affidando nelle mani del Padre che sta nei cieli le giovani vite di chi ci ha lasciato, ed implorando per tutti il conforto della fede e della speranza cristiana.

Per la diletta comunità di San Giuliano chiedo poi al Signore il dono della serenità in questa tragica circostanza, sicuro che questa susciterà in tutti quei sentimenti di profonda solidarietà, che sono prezioso patrimonio del popolo italiano.

Dal Vaticano, 3 Novembre 2002

IOANNES PAULUS II



AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO COMITATO


PER I CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI


Martedì, 5 novembre 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle!

299 1. Sono lieto di accogliere oggi, insieme con i Membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, i Delegati nazionali designati dalle rispettive Autorità ecclesiali per prendere parte all’Assemblea plenaria che si svolge in questi giorni qui a Roma. Saluto cordialmente ciascuno di voi e, in particolare, il Cardinale Jozef Tomko, Presidente del menzionato Comitato, che ringrazio per le cordiali parole rivoltemi a nome dei presenti. Estendo il mio saluto al Cardinale Juan Sandoval Íñiguez, Arcivescovo di Guadalajara, città nella quale avrà luogo il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale.

La vostra Assemblea ha dedicato speciale attenzione a tale Congresso, il cui tema sarà "L’Eucaristia, Luce e Vita del nuovo millennio". E’ passato poco tempo da quando il millennio è iniziato, ma già si vede chiaramente quanto sia necessaria per l’umanità intera e per la Chiesa la luce di Gesù Cristo e la vita che Egli offre nell’Eucaristia.

Questo inizio non manca infatti di ombre minacciose. E’ necessario, pertanto, ripresentare all’umanità la "luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (
Jn 1,9), il Verbo incarnato che ha voluto restare con noi in un modo così significativo come quello eucaristico. In questo Sacramento è presente Gesù Cristo col dono di se stesso "per la vita del mondo" - "pro mundi vita" -, per la vita quindi anche di questo nostro mondo quale esso è, con le sue luci e le sue ombre. L’Eucaristia è espressione sublime dell’amore di Dio incarnato, amore permanente ed efficace.

2. Lo scopo principale del Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionali è quello di "far sempre meglio conoscere e amare il Signore Gesù nel suo Mistero eucaristico, centro della vita della Chiesa e della sua missione per la salvezza del mondo" (Statuti). Si tratta di uno scopo altissimo a cui il Comitato provvede, da un lato, promovendo la celebrazione periodica dei Congressi Eucaristici Internazionali e, dall’altro, favorendo le iniziative atte ad incrementare la devozione verso il Mistero eucaristico. Con il vostro lavoro apostolico, voi attuate l’insegnamento del Concilio Vaticano II, che presenta l’Eucaristia come "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (Lumen gentium LG 11).

I Congressi Eucaristici Internazionali hanno ormai una lunga storia nella Chiesa ed hanno assunto sempre più chiaramente la caratteristica della "Statio Orbis", che sottolinea la dimensione universale di tale celebrazione. Infatti, si tratta sempre di una festa di fede attorno a Cristo Eucaristico, alla quale partecipano non solo i fedeli di una Chiesa particolare o di una sola nazione ma, per quanto possibile, da varie parti dell’Orbe. E’ la Chiesa che si raccoglie attorno al suo Signore e suo Dio.

A tale riguardo, quanto mai importante è l’opera dei Delegati nazionali, nominati dalle rispettive Autorità delle Chiese dell’Occidente e dell’Oriente. Essi sono chiamati a sensibilizzare le loro Chiese al tema del Congresso internazionale soprattutto nel periodo della sua preparazione, affinché esso diventi un evento fontale da cui rifluiscano nelle Chiese particolari frutti di vita e di comunione.

3. L’Eucaristia ha il posto centrale nella Chiesa, perché è essa a "fare la Chiesa". Come afferma il Concilio Vaticano II, riportando le parole del grande Agostino, essa è "sacramentum pietatis, signum unitatis, vinculum caritatis" - "sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità" (Sacrosanctum Concilium SC 47). E san Paolo dice: "Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane" (1Co 10,17). L’Eucaristia è sorgente di unità nella Chiesa. Il Corpo eucaristico del Signore alimenta e sostiene il suo Corpo mistico.

I Congressi Eucaristici Internazionali contribuiscono anche a questa finalità squisitamente ecclesiale. La partecipazione dei fedeli di varia provenienza ad un tale evento eucaristico simboleggia, infatti, l’unità e la comunione. I Delegati nazionali possono riportare nelle loro comunità lo spirito di fervore eucaristico e di comunione che si vive in questi tempi forti di adorazione, di contemplazione, di riflessione e di condivisione. Il Congresso, vissuto in profondità, è fuoco per forgiare animatori di comunità eucaristiche vive ed evangelizzatori di quei gruppi che non conoscono ancora in profondità l’amore che si cela nell’Eucaristia.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, l’apostolato eucaristico a cui dedicate i vostri sforzi costituisce certamente una risposta all’invito del Signore: "Duc in altum!". Perseverate in esso con impegno e passione, animando e diffondendo la devozione eucaristica in tutte le sue espressioni. Nel vostro servizio ecclesiale lasciatevi sempre guidare da un autentico spirito di comunione, favorendo la fattiva collaborazione tra il Comitato Eucaristico Pontificio e i Comitati Nazionali.

Accompagno questi voti con l’assicurazione della mia preghiera e con la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a voi e alle persone care.


GP2 Discorsi 2002 292