GP2 Discorsi 2002 311


ALLA DELEGAZIONE DELLA DIOCESI LUTERANA


DI NIDAROS (NORVEGIA)


Sabato, 16 novembre 2002




Caro Vescovo Wagle,
Illustri amici,

312 sono molto lieto di dare il benvenuto in Vaticano a questa Delegazione della Diocesi Luterana di Nidaros, a Roma in occasione della Festa di s. Olav, Patrono della Norvegia.

Ricordo bene, durante la mia visita in Norvegia e negli altri Paesi scandinavi nel 1989, il servizio ecumenico svoltosi nella Cattedrale di Nidaros, a Trondheim, con il suo Predecessore, il Reverendo Kristen Kyrre Bremer. È stato segno di nuovi e più profondi rapporti ecumenici fra noi, rapporti migliori, che nel 1993, hanno consentito alla Chiesa Luterana di permettere alla comunità cattolica di celebrare nell'antica cattedrale medievale il 150° anniversario del ripristino della Chiesa cattolica in Norvegia. Rendiamo grazie a Dio che ci ha aiutato a compiere questo progresso.

Ci impegniamo a proseguire lungo il cammino della riconciliazione. La Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione fra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica, firmata nel 1999, prepara il terreno per una testimonianza comune più intensa. Ci avvicina un po' di più alla piena unità visibile che è lo scopo del nostro dialogo.

Che il Signore ci aiuti a fare tesoro di quanto abbiamo ottenuto finora e ci sostenga nei nostri sforzi volti ad accelerare il suo sviluppo mediante una cooperazione più ampia. All'inizio del nuovo millennio il Signore chiama i suoi seguaci: "Duc in altum! Prendi il largo!" (
Lc 5,4). Che possiamo rimanere aperti all'opera sorprendente dello Spirito Santo fra noi. Dio vi benedica!


AI SEMINARISTI DELLE DIOCESI DELLA SICILIA


Sabato, 16 novembre 2002




Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Seminaristi!

1. Con grande gioia vi accolgo e tutti vi saluto cordialmente. Saluto, in primo luogo, il Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo, e lo ringrazio per le cortesi parole con cui si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Saluto i Presuli delle 18 Diocesi della vostra Isola, nelle quali è presente il Seminario Maggiore. Saluto i Rettori, i docenti e gli educatori, e specialmente voi, cari seminaristi, che rappresentate una grande speranza per la Comunità ecclesiale in Sicilia.

Negli ultimi anni la Conferenza Episcopale Siciliana ha reso più diretta e intensa la sua attenzione ai Seminari. Particolarmente significativo, in proposito, è stato l'incontro dei Vescovi con i Superiori dei Seminari e i Presidi della Facoltà teologica e degli Istituti ad essa collegati, per esaminare insieme i risultati di un'accurata indagine sulla vita dei Seminari.

Questa collaborazione dei Vescovi, dei Superiori e dei Professori dei Seminari risponde a un'istanza fondamentale della formazione dei futuri ministri dell'altare. Infatti, "primo responsabile della formazione sacerdotale è il Vescovo, al quale è demandato il riconoscimento dell'autenticità della chiamata interiore dello Spirito" (Esort. ap. Pastores dabo vobis, 65). Per questo, a somiglianza del Maestro, che "chiamò a sé quelli che volle... ne costituì dodici perché stessero con lui" (Mc 3,13-14), è bene che il Vescovo cerchi di conoscere personalmente i suoi seminaristi, li ascolti e in qualche modo "stia con loro", perché essi stiano con lui (cfr ibid.).

313 2. Se i diretti collaboratori del Vescovo in tale importante compito sono i Superiori e i Professori del Seminario, lo stesso candidato al sacerdozio, però, deve farsi protagonista della propria formazione. In questo contesto assume un rilievo importante l'organizzazione dei convegni annuali che vanno sotto il nome di "Dialogo", gestiti direttamente da voi, cari seminaristi, con l'approvazione e la guida dei vostri Pastori.

Inoltre, il Centro Regionale di Formazione permanente del Clero intitolato alla "Madre del Buon Pastore", con sede a Palermo, mette in evidenza e rafforza "l'intrinseco legame" della formazione permanente dei sacerdoti con quella del Seminario, della quale è un significativo prolungamento. E' importante che i sacerdoti partecipino alle iniziative promosse sia nelle singole Diocesi che a livello regionale, soprattutto nei primi anni dopo l'Ordinazione. Né si dimentichi che "se si può comprendere un certo senso di sazietà che può prendere il giovane prete appena uscito dal Seminario di fronte a nuovi momenti di studio e di incontro, si deve respingere come assolutamente falsa e pericolosa l'idea che la formazione presbiterale si concluda con il terminare della presenza in Seminario" (Pastores dabo vobis
PDV 76).

3. Rendo grazie al Signore insieme con voi per l'incremento vocazionale che si registra in Sicilia. Esso è stimolo ad intensificare la preghiera al Padrone della messe perché mandi ancor più numerosi operai nella sua messe (cfr Mt 9,38), nonché a sviluppare un'incisiva, vasta e capillare pastorale delle vocazioni, che raggiunga parrocchie, centri educativi e famiglie. Al tempo stesso, alla crescita numerica deve accompagnarsi quella qualitativa, mediante la costante attenzione alla formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei giovani aspiranti.

La formazione umana è il fondamento dell'intera formazione sacerdotale ed è importante che il Seminario sia un luogo privilegiato in cui si coltivano le qualità umane necessarie alla costruzione di personalità equilibrate e mature, forti e libere, capaci di portare, da sacerdoti, il peso delle responsabilità pastorali.

La formazione umana si completa nella formazione spirituale, i cui elementi fondamentali, sapientemente indicati dal Concilio Vaticano II nel Decreto Optatam totius (cfr n. 8), ho analizzato nell'Esortazione Pastores dabo vobis (cfr nn. 47-50). Occorre coltivare un'intima comunione con Dio nell'ascolto docile della sua Parola e nella preghiera, personale e liturgica, specialmente con la recita della Liturgia delle Ore e la quotidiana partecipazione alla celebrazione eucaristica, sorgente sempre fresca di carità pastorale. Attingendo ad essa, il giovane si forma "al dono generoso e gratuito di sé" e al "senso della Chiesa", all'"obbedienza sacerdotale, a un tenore di vita povera", "a vivere il celibato come prezioso dono di Dio" e "scelta di un amore più grande e senza divisioni per Cristo e per la sua Chiesa" (cfr ibid., 49-50). Tutto questo è reso più agevole, se nel Seminario si respira un clima di raccoglimento, "quale atmosfera spirituale indispensabile per percepire la presenza di Dio e per lasciarsi conquistare" (ibid., 47).

4. Nell'attuale contesto socio-culturale, segnato spesso da diffusa indifferenza religiosa, da sfiducia nelle reali capacità della ragione di raggiungere la verità oggettiva e universale e da problemi e interrogativi inediti, la formazione intellettuale esige un livello alto di impegno nello studio, in piena fedeltà al Magistero della Chiesa (cfr ibid., 51-55). I sacerdoti devono cercare di essere all'altezza della complessità dei tempi, così da saper "affrontare, con competenza e con chiarezza e profondità di argomentazioni, le domande di senso degli uomini di oggi, alle quali solo il Vangelo di Gesù Cristo dà la piena e definitiva risposta" (ibid., 56).

La formazione pastorale è, infine, il traguardo dell'intero programma formativo nel Seminario, perché tende a "formare veri pastori d'anime sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore" (Optatam totius OT 4). Da qui la necessità dello studio della Teologia pastorale, accompagnato dall’introduzione ad alcuni servizi pastorali, che costituiscono una "vera e propria iniziazione alla sensibilità del pastore", e "all'assunzione consapevole e matura delle sue responsabilità" (Pastores dabo vobis PDV 58).

5. Cari Seminaristi! Affidate il vostro cammino vocazionale e formativo alla Vergine Santa, venerata in Sicilia col titolo di Odigitria. Sia vostra cura ricorrere a Lei incessantemente, amarla con filiale affetto e invocarla con illimitata fiducia. Vi diventi familiare la preghiera del Santo Rosario, a me tanto cara, preghiera eminentemente contemplativa, che attraverso la meditazione dei misteri di Cristo con gli occhi e col cuore di Maria ne favorisce l’"assimilazione" nella propria vita, spingendo ad una "sempre più piena conformazione a Cristo" (Rosarium Virginis Mariae, 26).

Per ciascuno di voi e per le vostre famiglie, come pure per i responsabili della vostra formazione e per le Comunità a cui appartenete, assicuro un costante ricordo nella preghiera, mentre di gran cuore tutti vi benedico.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI VESCOVI ITALIANI IN OCCASIONE


DELLA 50° ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI




Carissimi Vescovi italiani!

1. "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2Co 13,13).

314 A ciascuno di voi, riuniti a Collevalenza presso il Santuario dell'Amore Misericordioso per la vostra 50ª Assemblea Generale, giunga il mio saluto più cordiale, accompagnato dall'augurio di intense e fruttuose giornate di preghiera e di lavoro comune. Saluto, in particolare, il Cardinale Presidente Camillo Ruini, i tre Vicepresidenti e il Segretario Generale, e tutti coloro che si dedicano con passione al servizio della vostra Conferenza.

Vi sono, come sempre, assai vicino nella vostra quotidiana sollecitudine di Pastori, per il bene delle Chiese particolari a voi affidate e di tutta la diletta Nazione Italiana.

2. La principale attenzione della vostra Assemblea sarà dedicata a quella grande sfida che si sta sviluppando in questi anni intorno alla domanda cruciale, già evidenziata dal Concilio Vaticano II (cfr Gaudium et spes
GS 12): "Chi è l'uomo?". Una sfida antica e però anche nuova, poiché le tendenze, mai spente, a negare o dimenticare l'unicità del nostro essere e della nostra vocazione, di creature fatte a immagine di Dio, ricevono oggi nuovo impulso dalla pretesa di poter spiegare adeguatamente l'uomo con i soli metodi delle scienze empiriche. E ciò avviene quando è invece più che mai necessario aver chiara e salda la convinzione della dignità inviolabile della persona umana, per far fronte ai rischi di radicale manipolazione, che si avrebbero se le risorse delle tecnologie venissero applicate all'uomo prescindendo dai fondamentali parametri e criteri antropologici ed etici iscritti nella sua stessa natura.

Questa coscienza della dignità che ci appartiene per natura è inoltre l'unico principio su cui possono essere costruite una società e una civiltà realmente umanistiche, in un tempo nel quale gli interessi economici e i messaggi della comunicazione sociale agiscono su scala planetaria, mettendo a repentaglio quei patrimoni di valori culturali e morali che rappresentano la prima ricchezza delle Nazioni.

3. Fate bene perciò, carissimi Fratelli Vescovi, ad approfondire insieme questi fondamentali problemi, in vista di un impegno pastorale e culturale che coinvolga tutte le energie dei cattolici italiani.

Compirà così un nuovo e particolarmente significativo passo in avanti quel progetto culturale orientato in senso cristiano attraverso il quale cercate giustamente di dare un più forte e incisivo profilo culturale all'opera di evangelizzazione, che è al centro della vostra sollecitudine di Pastori.

Nella medesima prospettiva, desidero esprimervi il mio plauso e incoraggiamento per l'impegno che dedicate a promuovere una qualificata presenza cristiana nell'ambito, tanto importante e influente quanto controverso e difficile, della comunicazione sociale. Mi rallegro, in particolare, per l'impegno posto nell'elevare il livello qualitativo ed il pubblico prestigio del quotidiano "Avvenire" e vedo con piacere i progressi che si stanno compiendo anche nell'ambito dell'emittenza radio-televisiva. E' forte l'auspicio che i cattolici italiani sappiano a loro volta approfittare ampiamente di questi strumenti, che vengono messi a loro disposizione per una lettura e comprensione della realtà sociale il più possibile onesta e attenta agli autentici valori.

4. Carissimi Fratelli nell'Episcopato, pochi giorni or sono, accogliendo un gentile invito, ho reso visita al Parlamento italiano. E' stato sottolineato così, in maniera molto significativa, quel legame assai profondo e davvero speciale che si è stabilito, attraverso i secoli, tra l'Italia e la Chiesa Cattolica, e che anche oggi, nel pieno rispetto della reciproca autonomia, può essere fonte di preziose collaborazioni, a vantaggio del Popolo italiano.

So bene quanto costante sia l'attenzione che dedicate, sia come singoli Vescovi, sia riuniti nella C.E.I. e nelle vostre Conferenze Regionali, alle sorti di questa diletta Nazione. Condivido con voi, in particolare, la sollecitudine e la preoccupazione per la famiglia, riconosciuta da sempre come la struttura portante della vita sociale. L'impegno della Chiesa nella pastorale della famiglia, che auspico sempre più convinto e capillare, è dunque anche un grande contributo al bene del Paese.

La medesima attenzione siamo chiamati a dedicare all'educazione delle nuove generazioni e quindi alla scuola. Non possiamo pertanto non sollecitare concreti e doverosi passi in avanti nell'attuazione della parità scolastica.

In un periodo difficile sotto il profilo economico e sociale, guardiamo poi con particolare preoccupazione e fattiva solidarietà alle condizioni di vita di molte persone e famiglie, segnate in vario modo dalla povertà o minacciate dalla perdita del posto di lavoro.

315 Per questo e per tanti altri motivi appare sempre più importante e necessario che nei rappresentanti della politica e dell'economia, della cultura e della comunicazione, come in tutto il tessuto sociale italiano, si rafforzino gli atteggiamenti di solidarietà e di responsabilità verso il bene comune della Nazione.

5. La sollecitudine per il proprio Paese oggi non può mai prescindere dal più ampio contesto internazionale. Esprimo pertanto il mio compiacimento per l'impegno con cui la vostra Conferenza segue le vicende dell'Unione Europea, in un momento particolarmente importante e delicato per la definizione dei suoi assetti istituzionali e in vista del suo allargamento alle Nazioni dell'Europa centro-orientale. In proposito, desidero ancora una volta sottolineare il ruolo che l'Italia e i cattolici italiani possono svolgere per salvaguardare e promuovere la matrice cristiana della civiltà europea.

Nei nostri cuori e nelle nostre preghiere è forte, soprattutto, la preoccupazione per la pace. Chiediamo insieme al Dio ricco di misericordia e di perdono che spenga i sentimenti di odio negli animi delle popolazioni, faccia cessare l'orrore del terrorismo e guidi i passi dei responsabili delle Nazioni sulle strade della comprensione reciproca, della solidarietà e della riconciliazione.

Carissimi Fratelli, da poco tempo voi e l'Italia tutta siete stati provati da un grande dolore, che anch'io ho profondamente condiviso, per le tante vittime, soprattutto bambini, del terremoto nel Molise. La nostra comune e commossa preghiera sale a Dio anzitutto per loro e per le loro famiglie. Preghiamo anche per l'Italia tutta e per ciascuna delle Chiese affidate alla vostra cura pastorale, affinché la loro grande eredità di fede, di carità, di cultura cristiana sia conservata e sempre di nuovo vivificata.

Con questi sentimenti imparto a voi e alle vostre Chiese una speciale Benedizione Apostolica, con la quale intendo raggiungere anche clero, religiosi e fedeli a voi affidati.

Dal Vaticano, 15 Novembre 2002

IOANNES PAULUS II



AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI


Giovedì, 21 novembre 2002




Signori Cardinali,
venerati Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche,
carissimi Fratelli nell’Episcopato!

1. Con grande gioia accolgo tutti voi, che prendete parte alla Sessione Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali. Vi ringrazio per la vostra presenza e con affetto vi saluto.

316 Saluto in modo speciale Sua Beatitudine il Cardinale Ignace Moussa Daoud, e lo ringrazio per le amabili espressioni che mi ha rivolto a nome dei presenti. Estendo il mio grato pensiero al Segretario, al Sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali e a tutti i Collaboratori.

2. Il vostro Dicastero è chiamato a coadiuvare il Vescovo di Roma nell’esercizio del supremo ufficio pastorale in tutto ciò che riguarda la vita delle amate Chiese Orientali e la loro testimonianza evangelica. La presente Plenaria riserva un’opportuna attenzione a tre temi, che toccano aspetti importanti della vita delle Chiese Cattoliche Orientali.

Nel primo tema avete preso in considerazione l’attività svolta dalla Congregazione per le Chiese Orientali in questi ultimi quattro anni. Vi do atto volentieri di quanto è stato compiuto in questo frattempo, e vi incoraggio a proseguire con determinazione nel cammino intrapreso. Mi è nota la priorità che è stata riservata dalla vostra Congregazione al rinnovamento liturgico e catechetico, come alla formazione delle varie componenti del Popolo di Dio, a partire dai candidati agli ordini sacri e alla vita consacrata. Tale azione formativa è inscindibile dalla cura permanente per i rispettivi formatori.

Vorrei qui ricordare quanto ho avuto modo di dire, al riguardo, nell’Esortazione Pastores dabo vobis: "E’ evidente che gran parte dell’efficacia formativa dipende dalla personalità matura e forte dei formatori sotto il profilo umano ed evangelico" (n. 66).

Colgo volentieri questa occasione per inviare, per vostro tramite, un cordiale saluto ai Superiori ed agli alunni dei vari Collegi ed Istituti che la Congregazione sostiene qui a Roma. Auspico che quanti hanno la possibilità di esservi accolti possano ricevere una formazione completa e crescano in un amore sempre più ardente verso la Chiesa, che è una, santa, cattolica ed apostolica. La diversità di rito non deve far dimenticare che tutti i cattolici fanno parte dell’unica Chiesa di Cristo.

3. Importanza del tutto particolare riveste poi il tema concernente la procedura delle elezioni vescovili nelle Chiese patriarcali. Sarò lieto di prendere in attenta considerazione le vostre proposte, alla luce delle relative Norme del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. In esse infatti ho voluto stabilire un modus procedendi che salvaguardi nel contempo le prerogative dei Responsabili delle Chiese e il diritto del Romano Pontefice di intervenire "in singulis casibus" (CCEO, can. 9). Questo modo, con l’accresciuta possibilità di comunicazione impensabile nei tempi passati, permette al Capo del Collegio dei Vescovi di poter ammettere alla gerarchica comunione - senza la quale "Episcopi in officium assumi nequeunt" (Lumen gentium
LG 24) - i nuovi candidati con un suo "assensus", per quanto possibile, previo alla stessa elezione. In ogni caso, quando vengono segnalate alla Santa Sede delle difficoltà nell'applicazione delle norme canoniche vigenti, si cercherà di aiutare a superarle, con spirito di fattiva collaborazione.

Riguardo alle Norme, che in questa delicata materia furono elaborate insieme con tutti i Patriarchi Orientali, ribadisco tuttavia quanto ebbi ad osservare circa il principio della territorialità, in occasione della presentazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali al Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1990: "Vogliate aver fede che il Signore dei signori e il Re dei re non permetterà mai che la diligente osservanza di tale legge venga a nuocere al bene delle Chiese Orientali" (AAS 83, 1991, p. 492).

4. Infine, venerati Fratelli, vorrei sottolineare quanto importante sia pure studiare in una visione di insieme le tematiche relative allo stato delle Chiese Orientali e le loro prospettive di rinnovamento pastorale. Ogni comunità ecclesiale particolare, infatti, non deve limitarsi a studiare i suoi problemi interni. Deve piuttosto aprirsi ai grandi orizzonti dell’apostolato moderno, verso gli uomini del nostro tempo, in modo speciale verso i giovani, i poveri e i "lontani". Sono note le difficoltà che incontrano le Comunità orientali in non poche parti del mondo. Esiguità numerica, penuria di mezzi, isolamento, condizione di minoranza, impediscono frequentemente una serena e proficua azione pastorale, educativa, assistenziale e caritativa. Si registra poi un'incessante flusso migratorio verso occidente da parte delle componenti più promettenti delle vostre Chiese.

E che dire delle sofferenze in Terra Santa, e in altri Paesi orientali, trascinati in una pericolosa spirale che sembra umanamente inarrestabile? Iddio faccia cessare quanto prima questo vortice di violenza! Vorrei quest’oggi consegnare un’accorata invocazione di pace all’intercessione del beato Giovanni XXIII, mentre si avvicina il quarantesimo anniversario della promulgazione della sua celebre Enciclica Pacem in terris. Egli che visse a lungo in Oriente, e tanto amò le Chiese Orientali, presenti la nostra supplica al Signore. Interceda altresì perché queste Chiese, non chiudendosi nelle formule del passato, si aprano a quel sano aggiornamento che egli stesso auspicò nella linea della sapiente armonia tra "nova et vetera".

5. La Chiesa latina ricorda oggi la Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, memoria liturgica celebrata in Oriente fin dal VI secolo. Alla Madre di Dio che, mossa dallo Spirito, fece di se stessa una totale "dedicazione" al Signore, affido la vita e l’attività delle vostre comunità. In questi anni ho avuto modo di visitarne molte: dal Medio Oriente all’Africa, dall’Europa all’India. Invoco la protezione della Vergine Santa per tutti questi nostri fratelli e sorelle, in particolare per quelli che nella Terra Santa e nell’Iraq attraversano momenti difficili di grandi sofferenze.

Con tali sentimenti, rinnovo a ciascuno di voi la mia gratitudine per i servizi che rendete alla Chiesa e di cuore imparto a tutti la propiziatrice Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DEL TERZ’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE


317
Venerdì, 22 novembre 2002




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Vi accolgo tutti con gioia e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto: ai membri della Presidenza del Consiglio Internazionale dell'Ordine Francescano Secolare, sia nuova che precedente, a tutti i partecipanti al Decimo Capitolo Generale, e, attraverso voi, a tutti i Francescani Secolari e ai membri della Gioventù Francescana presenti nel mondo.

In questo Capitolo Generale avete portato a termine l'aggiornamento della vostra legislazione fondamentale. Avete ora nelle mani la Regola, approvata dal mio predecessore Paolo VI, di felice memoria, il 24 giugno 1978; il Rituale, approvato il 9 marzo 1984; le Costituzioni generali, approvate definitivamente l'8 dicembre 2000; e lo Statuto Internazionale, approvato in questo Capitolo. Ora bisogna guardare al futuro e prendere il largo: Duc in altum!

La Chiesa attende dall'Ordine Francescano Secolare, uno e unico, un grande servizio alla causa del Regno di Dio nel mondo di oggi. Essa desidera che il vostro Ordine sia un modello di unione organica, strutturale e carismatica a tutti i livelli, così da presentarsi al mondo quale "comunità di amore" (Regola OFS 26). La Chiesa aspetta da voi, Francescani Secolari, una testimonianza coraggiosa e coerente di vita cristiana e francescana, protesa alla costruzione di un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del Regno di Dio.

2. La riflessione fatta in questo Capitolo sulla "Comunione vitale reciproca nella Famiglia francescana" vi spinge a impegnarvi sempre più nella promozione dell'incontro e dell'intesa anzitutto all'interno del vostro Ordine, poi nei confronti degli altri fratelli e sorelle francescani e infine, con massima cura, come voleva San Francesco, nel rapporto con l'autorità gerarchica della Chiesa.

La vostra legislazione rinnovata vi dà ottimi strumenti per realizzare ed esprimere appieno l'unità del vostro Ordine e la comunione con la Famiglia francescana entro precise coordinate. Vi è previsto innanzitutto il servizio di animazione e guida delle Fraternità, "coordinate e collegate a norma della Regola e delle Costituzioni"; tale servizio è indispensabile per la comunione tra le Fraternità, per l'ordinata collaborazione tra loro e per l'unità dell'Ordine Francescano Secolare (cfr Costituzioni Generali OFS 29.1). Importante è poi "l'assistenza spirituale come elemento fondamentale di comunione", da svolgere collegialmente ai livelli regionali, nazionali e a quello internazionale (Costituzioni Generali OFS 90.3). Di decisiva rilevanza è infine il servizio collegiale dell'altius moderamen, "affidato dalla Chiesa al Primo Ordine Francescano e al Terz'Ordine Regolare", ai quali da secoli è collegata la Fraternità Secolare (cfr Costituzioni Generali OFS 85.2; 87.1).

Mi auguro vivamente che la nuova Presidenza del Consiglio Internazionale dell'Ordine Francescano Secolare (CIOFS) continui il cammino intrapreso dalla precedente verso il traguardo di un vero e solo corpo, per fedeltà al carisma ricevuto da San Francesco e in coerenza con le linee fondamentali della legislazione rinnovata del vostro Ordine.

3. Nell'incontro che ebbi più di venti anni fa, il 27 settembre 1982, con i partecipanti all'Assemblea Generale del vostro Consiglio Internazionale, vi esortavo: "Studiate, amate, vivete la Regola dell'Ordine Francescano Secolare, approvata per voi dal mio predecessore Paolo VI. Essa è un autentico tesoro nelle vostre mani, sintonizzata allo spirito del Concilio Vaticano Il e rispondente a quanto la Chiesa attende da voi" (Insegnamenti, V/3, 1982, pag. 613). Sono lieto di potervi rivolgere analoghe parole oggi: studiate, amate, vivete anche le vostre Costituzioni Generali! Esse vi esortano ad accettare l'aiuto che, per compiere la volontà del Padre, vi viene offerto dalla mediazione della Chiesa, da coloro che in essa sono stati costituiti in autorità e dai Confratelli.

Siete chiamati ad offrire un contributo proprio, ispirato alla persona e al messaggio di San Francesco d'Assisi, per affrettare l'avvento di una civiltà in cui la dignità della persona umana, la corresponsabilità e l'amore siano realtà vive (cfr Gaudium et spes
GS 31 ss). Dovete approfondire i veri fondamenti della fraternità universale e creare ovunque spirito di accoglienza e atmosfera di fratellanza. Impegnatevi con fermezza contro ogni forma di sfruttamento, di discriminazione e di emarginazione e contro ogni atteggiamento di indifferenza verso gli altri.

4. Voi, Francescani Secolari, vivete per vocazione l'appartenenza alla Chiesa e alla società come realtà inseparabili. Perciò vi viene chiesta prima di tutto la testimonianza personale nell'ambiente in cui vivete: "davanti agli uomini; nella vita di famiglia; nel lavoro; nella gioia e nelle sofferenze; nell'incontro con gli uomini, tutti fratelli nello stesso Padre; nella presenza e partecipazione alla vita sociale; nel rapporto fraterno con tutte le creature" (Costituzioni Generali OFS 12.1). Forse non vi sarà chiesto il martirio del sangue, ma certamente vi viene chiesta la testimonianza di coerenza e fermezza nell'adempimento delle promesse fatte nel Battesimo e nella Cresima, rinnovate e confermate con la professione nell'Ordine Francescano Secolare. In virtù di tale professione, la Regola e le Costituzioni Generali devono rappresentare, per ciascuno di voi, il punto di riferimento dell'esperienza quotidiana, a partire da una specifica vocazione e da una precisa identità (cfr Promulgazione delle Costituzioni Generali dell'OFS). Se veramente siete spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel vostro stato secolare, "sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all'insegna di un'etica minimalistica e di una religiosità superficiale" (Novo millennio ineunte NM 31). Occorre impegnarsi con convinzione in quella "misura alta della vita cristiana ordinaria" a cui ho invitato i fedeli al termine del Grande Giubileo del 2000 (Ibid.).

318 5. Non voglio concludere questo Messaggio senza raccomandarvi di considerare la vostra famiglia come l'ambito prioritario nel quale vivere l'impegno cristiano e la vocazione francescana, dando in essa spazio alla preghiera, alla Parola di Dio e alla catechesi cristiana, ed adoperandovi per il rispetto di ogni vita dal suo concepimento e in ogni situazione, fino alla morte. Occorre fare in modo che le vostre famiglie "offrano un esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana: di quella dei coniugi, e soprattutto di quella più fragile dei figli" (Novo millennio ineunte NM 47).

In questo contesto, vi esorto a riprendere in mano il Santo Rosario, che, per antica tradizione, "si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio" (Rosarium Virginis Mariae, 41). Fatelo con lo sguardo alla Vergine Maria, umile serva del Signore, disponibile alla sua Parola e a tutti i suoi appelli, che fu circondata da Francesco di indicibile amore e fu designata Protettrice e Avvocata della Famiglia francescana. Testimoniate a Lei il vostro ardente amore con l'imitazione della sua incondizionata disponibilità e nella effusione di una fiduciosa e cosciente preghiera (cfr Regola OFS 9).

Con questi auspici imparto di cuore a voi, Francescani Secolari, e a voi, membri della Gioventù Francescana, una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI


Sabato, 21 novembre 2002




1. "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2Co 13).

Questo saluto dell'apostolo Paolo ai Corinzi rivolgo a tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle, riuniti in questi giorni per la ventesima Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici.

Saluto innanzitutto il Presidente, il Signor Cardinale James Francis Stafford, il Segretario, il Sottosegretario e tutti i collaboratori del Dicastero. Saluto voi, cari Membri e Consultori di questo Pontificio Consiglio, provenienti da Paesi e continenti diversi.

Un pensiero speciale è per voi, cari Fratelli e Sorelle, che rappresentate le svariate esperienze dei christifideles laici, e prestate il vostro servizio al Successore di Pietro nell'ambito delle competenze del vostro Dicastero. Dando a ciascuno il più cordiale benvenuto, desidero manifestare profonda gratitudine per la generosa disponibilità con la quale offrite la vostra fedele e competente collaborazione.

2. I lavori dell'Assemblea plenaria si svolgono nel 40° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, il più grande evento ecclesiale dei nostri tempi, che ha fatto confluire nella Chiesa una vasta corrente di promozione del laicato nell'alveo della rinnovata consapevolezza della Chiesa di essere mistero di comunione missionaria. In occasione del Giubileo dell'Apostolato dei laici nell'anno Duemila, ho invitato tutti i battezzati a ritornare al Concilio, a riprendere in mano i documenti del Concilio Vaticano II per riscoprirne la ricchezza di stimoli dottrinali e pastorali.

Come due anni fa, rinnovo quest'oggi ai fedeli laici quest'invito. È a loro che "il Concilio ha aperto straordinarie prospettive di coinvolgimento e di impegno nella missione della Chiesa", ricordandone la peculiare partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo (cfr L'Osservatore Romano, 27-28 novembre 2000, p. 6-7). Ritornare al Concilio significa, pertanto, collaborare al proseguimento della sua attuazione secondo gli orientamenti tracciati nell'Esortazione apostolica Christifideles laici e nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte. C’è oggi bisogno di fedeli laici, consapevoli della loro vocazione evangelica e della responsabilità che loro deriva dall'essere discepoli di Cristo, per testimoniare la carità e la solidarietà in tutti gli ambiti della moderna società.

3. Come tema della vostra Assemblea avete scelto: "Occorre continuare a camminare ripartendo da Cristo, cioè dall'Eucaristia". È un tema che viene a completare il percorso sui Sacramenti dell'iniziazione cristiana, iniziato con l'approfondimento del Battesimo e della Confermazione nel corso delle due precedenti Plenarie. La riflessione sui Sacramenti dell'iniziazione cristiana porta naturalmente l'attenzione verso la parrocchia, comunità in cui questi grandi misteri vengono celebrati. La comunità parrocchiale è il cuore della vita liturgica; è il luogo privilegiato della catechesi e dell'educazione alla fede (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 2226). Nella parrocchia si snoda l’itinerario dell'iniziazione e della formazione per tutti i cristiani. Quanto importante è riscoprire il valore e l’importanza della parrocchia come luogo in cui vengono trasmessi i contenuti della tradizione cattolica!


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