GP2 Discorsi 2003 38

38 Con voi, Monsignor Ildefonso Obama Obono, Arcivescovo di Malabo, e Monsignor Juan Matogo Oyana, Vescovo di Bata, desidero salutare i sacerdoti, i religiosi e le religiose che sono vostri collaboratori nel compito di rendere presente il Regno di Dio nel vostro Paese, in condizioni non sempre facili. Che nelle vostre Chiese locali e nella Diocesi di Abebiyin, attualmente sprovvista di Vescovo, tutti sappiano che possono contare sull'affetto e sulla preghiera del Papa, confidando nel fatto che l'azione generosa che portano avanti recherà i suoi frutti in un'evangelizzazione sempre più intensa, capace di penetrare nel cuore e nella mente degli uomini e delle donne della Guinea Equatoriale. Le tre Diocesi, unite con la mente e il cuore, formano la Famiglia di Dio nel vostro Paese e devono rendere una costante testimonianza di comunione e di fraternità.

2. Sono passati più di vent'anni da quando ho avuto l'opportunità di visitare la vostra bella Nazione, in quel pellegrinaggio apostolico di gradita memoria che, nel febbraio 1982, mi ha portato in quei luoghi dove oggi, come ministri del Vangelo, svolgete la vostra opera. Oggi desidero ripetere il mio appello, come ho fatto in quell'occasione nella Plaza de la Libertad de Bata, affinché ogni comunità ecclesiale, dalla terra ferma o dalle isole, si mantenga salda in una rinnovata fedeltà nell'impegno evangelizzatore (cfr Omelia, 18 febbraio 1982).

Tutti i fedeli, e voi in primo luogo, visto che siete stati posti a Capo del Popolo di Dio, devono dedicare le energie migliori alla proclamazione stessa del Vangelo. In effetti, l'uomo della Guinea Equatoriale, che cerca di soddisfare la sua fame di Dio e le legittime aspirazioni di vedere sempre rispettata la sua dignità e i suoi diritti inalienabili, solo in Gesù Cristo può trovare la risposta ultima ai suoi interrogativi più profondi sul significato della vita. La celebrazione del Grande Giubileo di Dio mi ha fatto sentire la necessità che lo sguardo della Chiesa "resti più che mai fisso sul volto del Signore" (Novo Millennio ineunte
NM 16). Questa consapevolezza deve presiedere anche la vita e la missione ecclesiale in Guinea Equatoriale. Quanti hanno ricevuto la missione di guidare e di pascere il popolo trovano in Cristo l'esempio sublime e le indicazioni migliori per un'attuazione pastorale abnegata e generosa. I fedeli, da parte loro, radicati in Gesù Cristo, unico Salvatore degli uomini, troveranno la forza necessaria per essere sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13) e per dare in ogni circostanza ragione della speranza che è in essi (cfr 1P 3,15).

3. Una delle difficoltà più grandi che le vostre Chiese particolari affrontano è la mancanza di sacerdoti. Per questo, continua a essere urgente la promozione di una pastorale vocazionale che includa i vostri rispettivi presbiteri di origine locale che possono unirsi ai missionari che assistono le diverse comunità. Le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono un dono di Dio che bisogna chiederGli con insistenza; da qui l'importanza della preghiera per le vocazioni, seguendo in ciò il mandato del Signore (cfr Mt 9,38). Poi è importante poter contare su famiglie forti e sane, dove si apprendano i valori autentici, come pure su comunità ecclesiali dove la figura del Pastore sia considerata e valorizzata nella sua giusta misura. È in questi ambiti che i giovani potranno ascoltare con chiarezza la voce del Maestro che invita alla sua sequela (cfr Mt 19,21) e li porta a un dono generoso di sé al servizio dei fratelli.

Dalla vostra ultima visita ad limina, avete posto grande impegno nel rafforzare il Seminario Nazionale per la formazione dei nuovi sacerdoti. Vi incoraggio a continuare questa opera. La creazione di spazi adeguati dove i candidati possano ricevere un'appropriata preparazione nelle diverse scienze umane e teologiche è a sua volta di capitale importanza. Lo è anche insegnare loro uno stile di vita in cui la preghiera e la ricezione frequente dei Sacramenti porti i futuri ministri della Chiesa verso un'intimità sempre più grande con Gesù Cristo, favorita dalla disciplina, dalla convivenza fraterna e dall'acquisizione di quei costumi che configurano lo stile del sacerdote o del consacrato del nostro tempo. È responsabilità ineludibile del Vescovo e dei formatori accettare per l'ordinazione sacerdotale solamente i candidati veramente idonei, che si presentino guidati solo dal desiderio di seguire Gesù Cristo e mai mossi da ambizioni ambigue o interessi materiali.

4. Gran parte delle opere assistenziali e di evangelizzazione che la Chiesa porta avanti in Guinea equatoriale sono sotto la responsabilità dei religiosi e delle religiose, molti di essi venuti per tradizione dalla Spagna. Per questo, insieme a voi, desidero esprimere loro la mia gratitudine per tutto quello che fanno affinché il seme del Vangelo, piantato da tanto tempo nella vostra terra, continui a recare frutti abbondanti.

I religiosi e le religiose, presenti in molteplici campi, secondo il carisma del proprio Istituto, a partire dall'apostolato diretto in parrocchie e missioni, nelle opere educative, sanitarie o di assistenza sociale e caritativa, arricchiscono le vostre Chiese locali non solo con l'efficacia dei loro servizi, ma anche e soprattutto con la loro testimonianza personale e comunitaria del Vangelo. Per questo, mentre lavorano in stretta comunione con i Pastori, meritano non solo la loro riconoscenza, ma anche quella di tutta la comunità, come pure il rispetto costante, anche da parte della società civile, affinché possano mantenere e incrementare la loro generosità e la loro dedizione.

5. I fedeli laici, in virtù del loro impegno battesimale, hanno un ruolo di somma importanza dinanzi alle sfide che il presente e il futuro della Guinea Equatoriale presentano. Perciò non dimenticate mai, cari Fratelli nell'Episcopato, l'importanza di offrire loro una catechesi permanente e ben organizzata, che li aiuti a maturare e a consolidare costantemente la loro fede, a rafforzare la loro speranza e a rendere sempre più operante la loro carità.

I fedeli laici hanno un compito specifico, qual è la testimonianza di una vita irreprensibile nel mondo, la ricerca della santità nella famiglia, nel lavoro e nella vita sociale, così come l'impegno di pervadere "dello spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui uno vive" (Apostolicam actuositatem AA 13). I Pastori devono pertanto chiedere a tutti i battezzati non solo di manifestare chiaramente la loro identità cristiana, ma anche di essere protagonisti effettivi di un ordine sociale ispirato alla giustizia e mai condizionato da antagonismi, pressioni tribali o mancanza di solidarietà.

Affinché possano adottare questo stile di vita, occorre offrire loro una formazione religiosa, oltre che umana, adeguata, che li aiuti a far fronte alle forme errate della religiosità o ai movimenti pseudoreligiosi, tanto diffusi oggigiorno. Come lievito nella massa, devono promuovere i valori umani e cristiani, in accordo con la realtà politica, economica e culturale del Paese, al fine di instaurare un ordine sociale sempre più giusto ed equo. Nelle loro comunità devono dare l'esempio di onestà e trasparenza e, individualmente o legittimamente associati, devono agire, sempre che sia possibile, anche nella vita pubblica, illuminandola con i valori del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chiesa.

6. La storia dello scorso secolo nel vostro Paese, penosa in alcuni aspetti, ha avuto conseguenze dolorose i cui effetti negativi occorre correggere, in campo sia ecclesiale sia sociale. Dinanzi a ciò la Chiesa, che vuole servire la causa dell'elevazione dell'uomo in tutti i suoi aspetti, beneficiando a tal fine del giusto spazio di libertà, comprensione e rispetto, mantiene la sua volontà di continuare a lavorare per seminare il bene.

39 In tal senso, è importante che voi, cari Fratelli, e con voi i vostri collaboratori, siate sempre ministri della riconciliazione (cfr 2Co 5,18), affinché il popolo che vi è stato affidato, superando le difficoltà del passato, avanzi lungo le vie della riconciliazione fra tutti senza eccezioni. Il perdono non è incompatibile con la giustizia e il migliore futuro del Paese è quello che si costruisce nella pace, che è frutto della stessa giustizia e del perdono offerto e ricevuto, di modo che si consolidi una convivenza giusta e degna, nella quale tutti trovino un clima di tolleranza e di rispetto reciproco.

7. La Chiesa ha un patrimonio di Dottrina sociale che presenta una proposta etica volta a esaltare la dignità dell'uomo, che è creatura di Dio e quindi depositario di diritti inalienabili che non si possono negare o ignorare. Questi diritti devono essere considerati integralmente, il diritto alla vita dell'essere umano, anche del nascituro, fino alla sua morte naturale, il diritto alla libertà religiosa e altri diritti quali l'alimentazione, l'educazione o quello di esercitare le libertà di movimento, di espressione e di associazione.

È vero che nel mondo i diritti umani sono un progetto ancora non perfettamente messo in pratica, ma non per questo si deve rinunciare al proposito serio e deciso di ricordarli e rispettarli. Quando la Chiesa si occupa della dignità della persona e dei suoi diritti inalienabili, lo fa per vegliare affinché nessuno li veda violati da altri uomini, dalle proprie autorità o da autorità esterne. Pertanto, senza spirito di sfida, ma nel compimento della vostra missione, continuate nel lavoro paziente a favore della giustizia, della vera libertà e della riconciliazione.

8. Cari Fratelli, in questo incontro ho riflettuto con voi su alcuni aspetti della vostra attività pastorale. Nel congedarmi a Bata vi ho detto: "Porto con me il vivo ricordo del vostro entusiasmo cristiano e della vostra cortesia... Per tutti, continuerò a chiedere al Padre comune del cielo che vi conceda la pace, la serenità e che siate sempre buoni cristiani e buoni cittadini" (Discorso, 19 febbraio 1982). Lo stesso vi dico oggi, mentre di cuore imparto a voi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, e a tutti i fedeli delle tre Diocesi della Guinea Equatoriale, la Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELLA GUINEA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 15 febbraio 2003




Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

1. La visita ad limina che voi realizzate in questi giorni sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è per me fonte di gioia. È un'occasione per rafforzare incessantemente i vincoli di comunione che vi uniscono al Successore di Pietro e, attraverso di lui, alla Chiesa universale. Rendo grazie per l'impegno missionario delle vostre comunità diocesane e per i frutti che lo Spirito Santo fa recare al vostro compito pastorale. Vi accolgo molto cordialmente, salutando in modo particolare Monsignor Philippe Kourouma, Vescovo di N'Zérékoré e Presidente della vostra Conferenza Episcopale. Al ritorno nelle vostre Diocesi portate ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli, il saluto affettuoso del Papa, che resta vicino a ognuno con il pensiero e con la preghiera. Trasmettete a tutti i vostri concittadini i miei cordiali auguri per un futuro di pace e di riconciliazione, affinché tutti possano vivere nella sicurezza e nella fraternità.

2. La Chiesa cattolica in Guinea è una realtà molto viva. Nel corso delle pagine felici e di quelle dolorose della storia del Paese, nonostante l'esiguo numero dei suoi membri e dei suoi mezzi, essa ha serbato una viva coscienza di essere il lievito del Vangelo, dando ragione della sua fede, della sua speranza e della sua carità mediante la proclamazione della Parola che salva e la testimonianza spesso eroica della sua vita. Come voi sottolineate nelle vostre relazioni quinquennali, numerosi sono oggi gli ostacoli all'accoglienza della fede, fra i quali la situazione di grande povertà della popolazione, la difficoltà di annunciare il messaggio evangelico in un contesto caratterizzato dalla predominanza di altre tradizioni religiose e i problemi incontrati per raggiungere comunità geograficamente isolate. Le sfide nuove dell'evangelizzazione che si presentano oggi alla Chiesa non devono intimorirla, al contrario devono ravvivare la sua coscienza missionaria radicandola in un'unione sempre più forte con Cristo e rafforzando i vincoli di comunione, che rendono veramente feconda la testimonianza dei cristiani. Fondandosi sui valori umani e spirituali che fanno la ricchezza della cultura del popolo della Guinea, la Chiesa è chiamata a seminare la Buona Novella, mediante l'inculturazione del messaggio evangelico, che offre a ogni uomo la possibilità di accogliere Gesù Cristo e di lasciarsi raggiungere nell'integrità del suo essere personale, culturale, economico e politico, in vista della sua piena e totale unione con Dio Padre, per condurre una vita santa sotto l'azione dello Spirito Santo (cfr Ecclesia in Africa, n. 62). Attraverso un cambiamento di mentalità e una conversione del cuore sempre necessari, possano le vostre comunità, chiamate a divenire sempre più fraterne, più accoglienti e più aperte agli altri, rendere visibili i segni dell'amore che Dio nutrea per ogni uomo!

3. Come ricordate nelle vostre relazioni quinquennali, questo compito di evangelizzazione non può essere separato da una promozione umana autentica, che dà a ogni persona la possibilità di vivere pienamente secondo la sua dignità di figlio di Dio. Dagli inizi dell'evangelizzazione in Guinea, il paziente lavoro dei missionari, al quale desidero rendere omaggio oggi insieme a voi, ha legato in maniera indissolubile la missione profetica della Chiesa, manifestando il mistero di Dio che è il fine ultimo dell'uomo, e la missione di carità, rivelando all'uomo, con le opere, la verità integrale sull'uomo (cfr Gaudium et spes GS 41). Attraverso le sue opere educative, di aiuto, sanitarie e di promozione sociale, la Chiesa in Guinea rende presente il Verbo di Dio, accompagnando la crescita materiale e spirituale delle persone e delle comunità. Vi invito a proseguire su questa via, esortando in particolare i cristiani a impegnarsi sempre più nella vita politica del Paese, e aiutandoli, mediante una formazione dottrinale adeguata, a unire in maniera coerente la loro fede cristiana e le loro responsabilità civili (cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, n. 3). Potranno così "esercitare sul tessuto sociale un influsso volto a trasformare non soltanto le mentalità, ma le stesse strutture della società in modo che rispecchino meglio i disegni di Dio" (Ecclesia in Africa, n. 54), adoperandosi per il bene comune, la fraternità e l'instaurazione della pace nella giustizia.

4. Come ho potuto constatare, voi attribuite, nei vostri programmi pastorali, un posto importante alla formazione dei diversi agenti dell'evangelizzazione, cosicché possano assumere il loro ruolo insostituibile nella Chiesa e nella società. Ciò è reso necessario soprattutto dall'offensiva delle sette, che approfittano della situazione di miseria e di credulità dei fedeli per allontanarli dalla Chiesa e dalla parola liberatrice del Vangelo. In questa prospettiva, auspico che rivolgiate un'attenzione rinnovata alla formazione dei catechisti, che saluto con affetto, apprezzando la loro instancabile dedizione. Vi incoraggio vivamente a offrire a questi preziosi collaboratori della missione un sostegno materiale, morale e spirituale, e a far sì che beneficino di una formazione dottrinale iniziale e permanente. Che siano modelli di carità e difensori della vita, poiché il loro esempio quotidiano di vita cristiana è una preziosa testimonianza di santità per quanti essi hanno il compito di condurre a Cristo!

5. Numerose e di ogni tipo sono le minacce che favoriscono oggi il disgregarsi della famiglia in Guinea e dei suoi fondamenti, minando così la coesione sociale. "Dal punto di vista pastorale, ciò costituisce una vera sfida, date le difficoltà d'ordine politico, economico, sociale e culturale alle quali i nuclei familiari in Africa devono far fronte nel contesto dei grandi mutamenti della società contemporanea" (Ecclesia in Africa, n. 80). È dunque fondamentale incoraggiare i cattolici affinché preservino e promuovano i valori fondamentali della famiglia. I fedeli devono tenere in alta considerazione la dignità del matrimonio cristiano, segno dell'amore di Cristo per la sua Chiesa.

40 Pienamente consapevole dei danni che la pratica della poligamia può far gravare sull'istituzione del matrimonio cristiano, la Chiesa deve insegnare chiaramente e instancabilmente la verità sul matrimonio e sulla famiglia così come Dio li ha stabiliti, ricordando in particolare che l'amore che i coniugi nutrono l'uno per l'altro è unico e indissolubile, e che, grazie alla sua stabilità, il matrimonio contribuisce alla piena realizzazione della loro vocazione umana e cristiana e opera per la felicità vera. La famiglia resta anche l'ambito indispensabile per la crescita umana e spirituale dei bambini.

Auspico parimenti che i giovani delle vostre Diocesi, cari al mio cuore, trovino nella loro vicinanza a Cristo il gusto di accogliere la sua Parola di vita e di essere disponibili a mettersi al suo servizio. Nelle difficoltà che incontrano, che non perdano mai la fiducia nel futuro, che, mediante una vita di preghiera e una vita sacramentale forte, restino vicini a Cristo, per portare i valori del Vangelo nei loro ambiti di vita e per assumere generosamente il loro ruolo nella trasformazione della società!

6. Saluto cordialmente i sacerdoti delle vostre Diocesi, collaboratori insostituibili, che dovete considerare come fratelli e amici, preoccupandovi sempre più della loro situazione materiale e spirituale, ed invitandoli a una collaborazione sempre più fraterna con voi e fra di loro. Esorto anche il presbyterium delle vostre Diocesi a manifestare la sua unità e la sua profonda comunione attorno al Vescovo, nella convinzione che tutti sono al servizio di un'unica missione che è stata loro affidata dalla Chiesa in nome di Cristo. Questa testimonianza di unità è in effetti essenziale affinché la Chiesa locale prosegua con fecondità la sua edificazione e la sua crescita. L'esempio di vita irreprensibile dei sacerdoti è anche per i giovani uno sprone vigoroso, che può aiutarli a rispondere con generosità alla chiamata del Signore, mostrando loro la gioia che vi è nel seguire Cristo. Nella promozione delle vocazioni, come pure nel loro discernimento e nel loro accompagnamento, la prima responsabilità è quella del Vescovo, responsabilità che deve assumersi personalmente, assicurando al contempo la collaborazione indispensabile del suo presbyterium, in particolare di sacerdoti ben formati per questo ministero, e ricordando alle famiglie cristiane, ai catechisti e all'insieme dei fedeli, la loro particolare responsabilità in questo ambito.

7. L'incontro con i credenti di altre religioni, in particolare con i musulmani, è l'esperienza quotidiana dei cristiani in Guinea, Paese in cui l'Islam è ampiamente maggioritario. Nel momento in cui i sospetti, la tentazione di ripiegarsi su se stessi o il rifiuto del confronto possono costituire ostacoli seri alla stabilità sociale e alla libertà religiosa delle persone, è importante che si prosegua nel dialogo della vita fra cristiani e musulmani, affinché siano i testimoni sempre più audaci del Dio buono e misericordioso, nel rispetto reciproco. Il futuro di un Paese si fonda in gran parte sul rispetto delle persone e della loro libertà di coscienza, alla quale appartiene la libera scelta religiosa.

Tuttavia, come ho già scritto nella Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, "il dialogo non può essere fondato sull'indifferentismo religioso, e noi cristiani abbiamo il dovere di svilupparlo offrendo la testimonianza piena della speranza che è in noi" (n. 56).

8. Conosco la presenza attiva della Chiesa, in particolare attraverso i suoi organismi caritativi nazionali e internazionali, fra persone colpite da gravi malattie come l'Aids, fra numerosi rifugiati provenienti da Paesi vicini e, in generale, fra tutti coloro che subiscono le conseguenze della povertà. Vi incoraggio a proseguire i vostri sforzi per offrire loro l'assistenza materiale e pastorale richiesta. Ringrazio vivamente quanti, con generosità, si mettono al servizio dei loro fratelli e delle loro sorelle. Essi sono così, a nome di tutta la Chiesa, i testimoni della carità di Cristo verso i più bisognosi e i più deboli della società.

9. Al termine del nostro incontro, cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, con voi rendo grazie a Dio per l'opera compiuta. Affido ognuna delle vostre Diocesi all'intercessione materna della Vergine Maria, Nostra Signora del Rosario. Imploro suo Figlio Gesù affinché riversi sulla Chiesa in Guinea l'abbondanza delle benedizioni divine, perché sia un segno vivente dell'amore che Dio nutre per tutti, in particolare per i bisognosi, i malati, le persone che soffrono. Di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli laici delle vostre Diocesi.


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE FIGLIE DI MARIA SANTISSIMA DELL’ORTO


Lunedì, 17 febbraio 2003




1. Sono lieto di rivolgere il mio cordiale saluto a Lei, Reverenda Madre, al Consiglio generale e alle Religiose convenute a Roma per il XVII Capitolo generale di codesto Istituto. A ciascuna manifesto la mia spirituale vicinanza e assicuro il ricordo nella preghiera. Desidero inoltre far giungere a tutte le Figlie di Maria Santissima dell'Orto sparse nel mondo una speciale parola di incoraggiamento, invitandole a proseguire nella loro testimonianza di vita consacrata e ad operare generosamente nelle varie loro attività pastorali, scolastiche ed assistenziali.

Il tema che guida le riflessioni e lo scambio di esperienze di questi giorni è assai stimolante: "Consacrate e inviate a servizio del Regno". Esso vi spinge, care Sorelle, a ritornare alle radici del vostro carisma per metterle a confronto con le esigenze attuali, in un mondo in continua evoluzione. L'ispirazione originaria che portò il vostro Fondatore, nella prima metà del XIX secolo, a dare inizio, a Chiavari, ad un'istituzione religiosa essenzialmente orientata al servizio della persona, continua ad offrirvi oggi validi motivi per un rinnovato slancio nella missione educativa e caritativa.

2. Sant'Antonio Maria Gianelli visse con vigore e passione la sua missione a servizio del Regno di Dio. Amava ripetere: "Dio, Dio, Dio solo". Tutta la sua azione era animata dall'ardente anelito di appartenere a Cristo. Bramava servire il Signore nel povero, nel malato, nella persona senza istruzione, come pure in coloro che ancora non conoscevano o non avevano incontrato Iddio nella loro esistenza. Apriva il cuore all'accoglienza dei fratelli e si preoccupava di ogni persona. I suoi insegnamenti sono ben espressi nelle vostre Costituzioni, che delineano lo stile tipico della vostra Famiglia religiosa: fedeltà al carisma, vivendo in vigilante carità evangelica, dimenticando il proprio interesse e il proprio comodo; restare attente alle necessità dei tempi, godendo di farvi tutte a tutti con un impegno che non conosca altro limite che la impossibilità o la inopportunità (cfr n. 2).

41 3. Proseguite, care Sorelle, su questo cammino, ponendo Cristo al centro della vostra vita e della vostra missione. Mi piace qui evidenziare quanto viene detto in una recente Istruzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica: "Bisogna ripartire da Cristo, perché da Lui sono partiti i primi discepoli in Galilea; da Lui, lungo la storia della Chiesa, sono partiti uomini e donne di ogni condizione e cultura che, consacrati dallo Spirito in forza della chiamata, per Lui hanno lasciato famiglia e patria e lo hanno seguito incondizionatamente, rendendosi disponibili per l'annuncio del Regno e per fare del bene a tutti (cfr At Ac 10,38)" (Ripartire da Cristo, 19 maggio 2002, n. 21). Prendete il largo, care Sorelle, nel nuovo millennio, con la consapevolezza che il vostro apostolato rappresenta una provvidenziale possibilità per far risplendere nel mondo la gloria di Dio.

A fondamento del vostro operare ci sia quell'amore che per il vostro santo Fondatore costituisce - a ragione - un principio pedagogico fondamentale. Egli raccomandava alle sue figlie spirituali: "Procurino in primo luogo di amar davvero e di mostrare un grande amore alle fanciulle, che sono loro affidate, perché nessuno ama chi non ama; e se non sono da loro amate neanche verranno alla scuola, o non staranno volentieri con loro e non impareranno la metà di quello che imparerebbero amando le loro Maestre e vedendosi da loro amate".

4. La povertà, assunta volentieri e con gioia, è una condizione che facilita e rende più feconda la vostra testimonianza. La povertà, come amava ripetere sant'Antonio Maria Gianelli, sia "il vero distintivo del vostro Istituto". Accanto all'amore fedele alla povertà, non manchi mai lo spirito di sacrificio, nella quotidiana consapevolezza che una Figlia di Maria "non può essere senza Croce".

Siate poi instancabili testimoni di speranza. Tra le virtù che devono praticare le Figlie di Maria SS.ma dell'Orto, sant'Antonio Maria Gianelli pone in rilievo la grande confidenza in Dio.Vivere abbandonate in Lui: ecco ciò che vi permetterà di non lasciarvi turbare dagli apparenti insuccessi, ma anzi, vi renderà capaci di sostenere le persone angosciate e disorientate. Il vostro Fondatore così esortava le vostre Consorelle di allora: "Quando alcuna cosa andrà a finir meno bene o anche male, non si turberanno, né la crederanno vero male; ma si umilieranno innanzi a Dio e confideranno che Egli ne saprà ricavare qualche bene".

5. Reverenda Madre, mentre formulo per Lei e per le Consorelle capitolari l'auspicio di un intenso e proficuo lavoro a vantaggio dell'intera Congregazione, esorto tutte a far tesoro della ricca esperienza spirituale che contraddistingue la vostra Famiglia religiosa. Il vostro sguardo, care Figlie di Maria, rimanga fisso sul Fondatore e sulle vostre Sorelle che vi hanno precedute nel fedele servizio alla Chiesa. Siate persuase che anche nei momenti difficili la Divina Provvidenza non cessa di sostenervi efficacemente.

La Beata Vergine dell'Orto, vostra speciale protettrice, vi accompagni sul cammino di santità che avete intrapreso, e vi aiuti a trarre abbondanti frutti dall'Assemblea capitolare. Io vi assicuro la mia preghiera, e imparto di cuore a ciascuna di voi la Benedizione Apostolica, estendendola volentieri all'intera vostra Famiglia religiosa e a quanti incontrate nelle vostre attività.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PRESIDENTE DELL’IFAD


IN OCCASIONE DEL 25° ANNIVERSARIO


DELLA SUA ISTITUZIONE


A Sua Eccellenza
il Signor LENNART BÅGE
Presidente dell'IFAD

1. Molto gradito mi è giunto il Suo invito a partecipare alla solenne cerimonia che celebra il venticinquesimo anniversario dell'istituzione dell'IFAD.

Da parte mia, ho chiesto al Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, di farsi portatore del mio apprezzamento e della mia parola in questa solenne circostanza, che vede riuniti a Roma numerosi Rappresentanti dei Governi e di Organizzazioni internazionali.

42 In quest'occasione, desidero rivolgere un saluto particolare al Presidente della Repubblica Italiana, il Dott. Carlo Azeglio Ciampi, al Segretario Generale del'ONU, Sig. Kofi Annan, ed ai Responsabili delle altre Agenzie del "polo romano" delle Nazioni Unite. Questa presenza, qualificata ed attenta, testimonia l'impegno comune per individuare le strategie che consentano di raggiungere l'obiettivo di liberare l'umanità dalla fame e dalla malnutrizione.

In questo sforzo l'IFAD costituisce una realtà originale in ragione dei criteri statutari che ne delineano la struttura e ne guidano l'azione, conferendogli lo specifico compito di fornire risorse finanziarie ai "più poveri tra i poveri" per lo sviluppo agricolo dei Paesi che presentano carenze di alimenti (cfr Statuto dell'IFAD, art. 1). L'istituzione dell'IFAD tra le Agenzie del Sistema delle Nazioni Unite, infatti, ricorda che per affrontare la fame e la malnutrizione è necessaria un'efficace programmazione capace di favorire la circolazione delle tecniche nel settore agricolo, come pure, una distribuzione delle risorse finanziarie disponibili.

Non vi è dubbio che l'impegno di solidarietà sin qui profuso dall'IFAD nel combattere la povertà rurale ha individuato un modo concreto per raggiungere la sicurezza alimentare, svincolandola dalle sole considerazioni legate alla disponibilità di derrate finalizzate ai consumi, ma stimolando molteplici risorse, ad iniziare da quelle dei lavoratori e delle comunità rurali. Così considerata, la sicurezza alimentare può costituire la garanzia necessaria per il rispetto del diritto di ogni persona ad essere libera dalla fame.

Si tratta di un approccio positivo in un momento in cui persistono gravi preoccupazioni in diverse aree del pianeta, considerate a rischio quanto ai livelli nutrizionali. La contrapposizione tra le possibilità di intervento e la volontà di operare in concreto mette in serio pericolo la sopravvivenza di milioni di persone in una realtà mondiale che nel suo insieme vive uno sviluppo ed un progresso senza precedenti nella storia ed è cosciente della disponibilità di risorse a livello globale.

2. In questa celebrazione, accanto al plauso per gli obiettivi raggiunti, non si può tralasciare di ripensare alle motivazioni che nel 1974 spinsero la Comunità internazionale a dar vita al Fondo quale misura concreta per "trasformare i lavoratori agricoli in artefici responsabili della loro produzione e del loro progresso", come ebbe a dire il mio Predecessore Papa Paolo VI (Discorso alla Conferenza Mondiale sull'Alimentazione, 9 novembre 1974, 8), che concretamente incoraggiò la costituzione di questa Organizzazione.

Il pensiero corre subito alle vittime dei conflitti e delle gravi violazioni di diritti fondamentali, alla realtà dei rifugiati e degli sfollati, a quanti sono affetti da malattie e da epidemie. Situazioni tutte che minacciano l'ordinata convivenza di persone e comunità, mettono a grave rischio la vita umana, come pure hanno evidenti ripercussioni sulla sicurezza alimentare e più in generale sul tenore di vita nelle aree rurali.

Sono queste particolari situazioni e circostanze che, accompagnate ai dati sottoposti alla riflessione di questa riunione, spingono a riconoscere nella centralità della persona umana e delle sue esigenze primarie la base sulla quale fondare senza indugi l'azione internazionale.

Se si volge, infatti, lo sguardo ai fenomeni che caratterizzano l'odierno panorama della vita internazionale, emergono in primo luogo la contrapposizione di interessi e il desiderio di prevalere che hanno come conseguenza l'abbandono della trattativa e la spinta all'isolamento, così impedendo alla stessa attività di cooperazione di rispondere ai bisogni con la dovuta efficacia. Né si può dimenticare la triste rassegnazione che sembra aver spento il desiderio di vivere di intere popolazioni che fame e malnutrizione pongono ai margini della Comunità delle nazioni, lontane da condizioni di vita realmente rispettose della dignità umana.

Le attese riposte nell'azione del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, pur concentrate nel settore dell'agricoltura e dell'alimentazione, si inseriscono nella più vasta strategia di lotta alla povertà e si accompagnano alla convinzione che tale obiettivo è una risposta a milioni di persone che si interrogano sulla loro speranza di vita.

3. Questo mio messaggio vuole manifestare, ancora una volta, l'attenzione della Santa Sede per l'azione internazionale multilaterale che sempre più si configura come fattore decisivo per quella pace, che è la più profonda aspirazione dei popoli nell'ora presente.

All'IFAD, in particolare, esprimo l'incoraggiamento a proseguire ogni sforzo nella lotta alla povertà ed alla fame, invitando tutti a superare quegli ostacoli che sono frutto di interessi particolari, di barriere ed egoismi di ogni tipo.

43 La celebrazione anniversaria dell'istituzione del Fondo possa essere occasione per confermare un diretto impegno da tradurre in gesti concreti, che facciano sentire ciascuno responsabile non di qualcosa, ma di qualcuno, e cioè dell'uomo che domanda il pane quotidiano.

Sul Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, sulle Vostre Persone e sui Vostri sforzi a servizio della causa dell'uomo, Dio onnipotente faccia scendere copiose le sue benedizioni.


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