GP2 Discorsi 2003 50


AI MEMBRI DELLA PRESIDENZA E AI SOCI


DEL CIRCOLO SAN PIETRO


Venerdì, 28 febbraio 2003


Cari membri del Circolo S. Pietro!

1. Sono lieto di accogliervi anche quest'anno e vi saluto con affetto. Un pensiero speciale indirizzo al venerando e caro Assistente Spirituale, Mons. Ettore Cunial, che quest'anno celebra il cinquantesimo di Episcopato. Saluto il Presidente Generale, il Dott. Marcello Sacchetti, al quale sono grato per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome dei presenti.

L'occasione mi è propizia per ringraziarvi del servizio che prestate con assiduità e devozione durante le celebrazioni liturgiche nella Basilica Vaticana e in altre circostanze. Mi rallegro, inoltre, per lo zelo apostolico con cui cooperate all'opera della nuova evangelizzazione nella diocesi di Roma, e per gli interventi di solidarietà a favore delle persone povere, ammalate e bisognose, testimoniando così il Vangelo della carità.

2. C'è poi un compito a cui tenete particolarmente, ed è quello di raccogliere l'Obolo di San Pietro a Roma. Quest'oggi, secondo la tradizione, siete venuti a consegnarmelo di persona. Grazie, carissimi, per la vostra partecipazione alla missione del Papa.

Vi sono note le crescenti necessità dell'apostolato, i bisogni delle Comunità ecclesiali specialmente in terra di missione, le richieste di aiuto che giungono da popolazioni, individui e famiglie che versano in condizioni precarie. Tanti attendono dalla Sede Apostolica un sostegno che spesso non riescono a trovare altrove.

In quest'ottica, l'Obolo costituisce una vera e propria partecipazione all'azione evangelizzatrice, specialmente se si considerano il senso e l'importanza di condividere concretamente le sollecitudini della Chiesa universale. A tal proposito, Roma riveste un ruolo peculiare dato che, per la presenza del Successore di Pietro, è il centro e, in un certo modo, il cuore dell'intero Popolo di Dio.

Il Signore vi renda merito e vi accordi la gioia di servirlo fedelmente, operando sempre per la crescita e la diffusione del suo Regno.

3. Cari Fratelli e Sorelle, per poter mantenere fede ai propri impegni, ogni cristiano deve coltivare con cura e accrescere il proprio rapporto con Cristo. Sforzatevi anche voi di essere autentici discepoli di Cristo. Rimanete fedeli al triplice vostro impegno di preghiera, azione e sacrificio. Offrite alle persone che incontrate, soprattutto a quelle in difficoltà ed emarginate, il cibo spirituale del messaggio evangelico insieme con il sostegno materiale.

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, e i santi Apostoli Pietro e Paolo vi proteggano e intercedano per voi. Io vi assicuro un quotidiano ricordo nella preghiera, mentre di cuore vi benedico insieme alle vostre famiglie e a tutti i vostri cari.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL’UNITALSI




51 Al venerato Fratello
Mons. LUIGI MORETTI
Assistente Ecclesiastico Generale dell'UNITALSI

1. Ho appreso con gioia che, dal 28 febbraio al 2 marzo 2003, l'Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali, celebra a Rimini il Convegno Nazionale in occasione del suo centenario di vita associativa. In tale lieta circostanza, mi è gradito indirizzare a Lei, al Presidente Nazionale, dott. Antonio Diella, e a tutti i volontari il mio affettuoso saluto. Ringrazio il Signore per quanto, per il tramite di codesta benefica Associazione, Egli ha compiuto e continua a compiere a favore di tanti fratelli e sorelle ammalati e in difficoltà.

E' significativo che questa ricorrenza giubilare cada nel corso dell'Anno del Rosario, tenendo conto che le origini dell'UNITALSI sono legate ad un Santuario Mariano, quello di Lourdes. Proprio in quel luogo, benedetto dalla presenza di Maria, il fondatore, Giovanni Battista Tornassi, trovò luce e conforto. Si era recato dinanzi alla grotta di Massabielle con il proposito di togliersi la vita, al culmine d'una logorante sofferenza fisica e spirituale, ma restò colpito dall'opera amorevole e disinteressata dei volontari. Ebbe al tempo stesso la chiara consapevolezza della propria vocazione al servizio dei sofferenti, vocazione sostenuta e incoraggiata dal Segretario del Vescovo che presiedeva quel pellegrinaggio, il bergamasco Don Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, oggi elevato agli onori degli altari.

2. Nacque così una realtà ecclesiale, ancor oggi apprezzata per il bene che compie e per lo spirito evangelico che la anima.

Primo protettore dell'UNITALSI fu il mio santo Predecessore, il Papa Pio X, che a più riprese volle benedirne e incoraggiarne gli sviluppi. In seguito, venerati Cardinali e Vescovi si sono succeduti nel guidare spiritualmente l'Associazione. Penso, tra gli ultimi, ai compianti Cardinali Luigi Traglia ed Ugo Poletti. Desidero pure fare menzione dell'Arcivescovo di Pisa e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Alessandro Plotti, al quale Ella, venerato Fratello, è succeduto come Assistente Ecclesiastico. Tanti Vescovi e sacerdoti, in molte diocesi d'Italia, si prodigano, insieme ai volontari dell'UNITALSI, per far sperimentare a malati e disabili la materna vicinanza della Chiesa.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, grazie a voi moltissime persone, in questi cento anni, hanno potuto recarsi ai piedi della grotta di Lourdes per riversare nel cuore materno dell’Immacolata le loro pene e ricevere da lei luce e conforto.

In questa lieta circostanza, mi è caro esprimervi vivo apprezzamento per il servizio che continuate a svolgere generosamente in piena comunione con i vostri Vescovi. Perseverate nell'opera che altri, prima di voi, hanno intrapreso sotto lo sguardo materno di Maria. Proseguite con generosità, disinteresse e spirito di servizio. Imparate, alla scuola del Vangelo, ad essere operatori di pace, di giustizia, di misericordia ovunque il Signore vi chiami. Rispondete all'amore di Dio, forti della consapevolezza che Egli vi ha amati per primo. Infatti, tutto ciò che abbiamo e siamo l'abbiamo ricevuto da Lui (cfr
1Co 4,7), ed è per questo che dobbiamo dedicarci agli altri con larghezza.

4. Ben radicati nella vostra storia, guardate al futuro con fiducia e lungimiranza. La carità vi spinge ad aprire sempre nuovi campi di azione, per realizzare nuovi progetti di promozione umana e di evangelizzazione a favore degli ammalati, dei piccoli, degli ultimi. Ciò suppone un'intensa vita spirituale, che tragga quotidiano alimento dalla preghiera, dalla pratica sacramentale, da una seria ascesi personale. E’ in questo terreno che devono affondare le radici del vostro essere e del vostro agire.

Nell'esortarvi a perseverare nella vostra dedizione generosa, vi assicuro un costante ricordo alla Vergine di Nazaret, che mi piace contemplare insieme a voi mentre, mossa dallo Spirito, si reca in visita dall'anziana cugina Elisabetta. Sia Lei, Santa Maria della Visitazione, a sostenervi perché testimoniate l'amore di Dio, pronto ad abbracciare e sanare l'uomo gratuitamente.

52 A Lei, venerato Fratello, al Presidente, agli ammalati, ai volontari, agli Assistenti ecclesiastici e all'intera Famiglia dell'UNITALSI invio l'Apostolica Benedizione, apportatrice per tutti di abbondanti favori celesti.

Dal Vaticano, 26 Febbraio 2003

IOANNES PAULUS II



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY


A Sua Grazia il Reverendissimo e Onorevole Rowan Williams,
Arcivescovo di Canterbury

La saluto nel nome del "solo Dio Padre di tutti", e di Suo Figlio nostro Signore Gesù Cristo (cfr. Ef Ep 4,5-6), e con sentimenti di gioia e di cordiale stima le porgo i miei migliori voti oranti in occasione della sua intronizzazione come Arcivescovo di Canterbury.

La liturgia della sua intronizzazione sarà un'occasione, per lei e per la Comunione Anglicana, di celebrare la gloria di Dio, contemplando la visione di San Giovanni di una folla che grida: "Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio" (Ap 19,1). Mediterete il mistero di Dio, che chiama e manda coloro che, come Isaia, non si ritengono preparati (cfr Is 6,5-8).

Lei inizia il suo ministero di Arcivescovo di Canterbury in un momento della storia doloroso e pieno di tensioni, un momento che tuttavia è caratterizzato da speranza e promesse. Sfigurato da conflitti antichi e apparentemente inevitabili, il mondo si trova sull'orlo di un'altra guerra. La dignità della persona umana è minacciata e minata in diversi modi. Intere popolazioni, specialmente quelle più vulnerabili, vivono nella paura e nel pericolo. A volte l'ardente e legittimo desiderio umano di libertà e sicurezza si manifesta attraverso i mezzi sbagliati, mezzi che sono a loro volta violenti e distruttivi. È proprio in mezzo a queste tensioni e difficoltà del nostro mondo che siamo chiamati a servire.

Possiamo sinceramente compiacerci del fatto che, negli ultimi decenni, i nostri predecessori hanno sviluppato un rapporto sempre più stretto, addirittura legami di affetto, attraverso un dialogo costruttivo e un'intensa comunicazione. Hanno avviato la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana su un sentiero che, speravano, le avrebbe condotte alla piena comunione. Nonostante i disaccordi e gli ostacoli, ci troviamo tuttora su quel sentiero e siamo irrevocabilmente legati ad esso. Nel corso dell'ultimo decennio, le diverse opportunità di incontrare il Dottor George Carey sono state segni particolarmente utili e incoraggianti di progresso nel nostro cammino ecumenico. Il lavoro della Commissione Internazionale Anglicana - Cattolica Romana e la Commissione Internazionale per l'Unità e la Missione, di più recente formazione, continuano a farci progredire.

Entrambi siamo consapevoli che non è facile superare le divisioni e che la piena comunione giungerà come dono dello Spirito Santo. Questo stesso Spirito ci sprona e ci guida anche adesso a continuare a cercare una risoluzione per i restanti temi di disaccordo dottrinale e di impegnarci più profondamente nella testimonianza e nella missione comuni.

Con rinnovati sentimenti di rispetto fraterno, invoco su di lei le benedizioni di Dio Onnipotente mentre assume le sue alte responsabilità. In mezzo a qualunque prova o tribolazione, che lei possa incontrare, possa conoscere sempre la gloria del Padre, la guida costante dello Spirito Santo e il volto misericordioso di nostro Signore Gesù Cristo!

Dal Vaticano, 13 febbraio 2003

GIOVANNI PAOLO II




Marzo 2003



ALLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA ROMANIA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


53
Sabato, 1° marzo 2003


Venerati Fratelli nell'Episcopato!

1. La vostra visita ad limina mi offre la gradita opportunità di intrattenermi con voi, rinsaldando i vincoli di comunione che già esistono fra i Pastori delle amate diocesi di Romania e il Successore di Pietro. E' altresì occasione propizia per riflettere insieme sulle attività e sulle prospettive pastorali della Comunità cattolica nel vostro Paese.

Porgo a ciascuno il mio saluto fraterno. Desidero, in particolare, ringraziare Mons. Ioan Robu, Presidente della Conferenza Episcopale di Romania, per le gentili parole che, a nome di tutti, ha voluto rivolgermi. Siate i benvenuti, cari e venerati Pastori di un nobile Paese che, nella sua lunga storia, ha vissuto periodi molto difficili senza mai soccombere.

L'incontro odierno evoca in me la profonda emozione provata quando, nel maggio del 1999, la Provvidenza mi ha condotto nella vostra Patria. Sono stati giorni indimenticabili, nei quali ho potuto sperimentare l'intenso affetto del popolo romeno per il Papa.

La Chiesa cattolica in Romania, nei due riti che la costituiscono, rappresenta una minoranza molto attiva sul piano spirituale e sociale. So che le vostre Comunità operano a fianco della maggioranza ortodossa del Paese, collaborando, in ciò che è possibile, con spirito di dialogo fraterno e di rispetto reciproco. Sono certo che questo atteggiamento, improntato alla fiducia, permetterà di superare le difficoltà che ancora sussistono. A tale proposito, importante sarà il lavoro della Commissione Mista per il dialogo fra la Chiesa Greco-cattolica e Ortodossa di Romania, il cui compito è di trovare soluzioni appropriate alle questioni che di volta in volta si presentano.

2. Un ambito di particolare rilievo nella vostra azione è oggi quello della pastorale familiare. So che a tale riguardo sono già avvenuti degli incontri operativi anche con i fratelli ortodossi per un comune discernimento sui problemi che la famiglia sta attraversando anche nel vostro Paese. Si può dire che nella stragrande maggioranza dei casi le vostre famiglie si conservano fedeli alle salde tradizioni cristiane. Occorrerà, tuttavia, tener conto dei pericoli che possono presentarsi nell'odierna società.

La fragilità delle coppie, la consistente emigrazione di giovani famiglie verso i Paesi occidentali, la conseguente cura dei figli spesso affidata ai nonni, la forzata separazione dei coniugi, soprattutto quando a partire in cerca di lavoro è la madre, la larga pratica dell'aborto, il controllo delle nascite mediante metodi contrari alla dignità della persona umana, sono alcune delle problematiche che stimolano la vostra assidua attenzione e postulano un'adeguata azione pastorale. Non si sottolineerà mai abbastanza l'importanza di un sano primato della famiglia nell'insieme dell'opera di educazione delle nuove generazioni.

Come dimenticare, inoltre, cari e venerati Pastori, che triste retaggio della dittatura comunista anche nel vostro Paese è la crisi di una visione cristiana della vita? Bisogna riconoscere che immane è il compito delle Chiese in proposito. Per questo è necessario promuovere il dialogo e la collaborazione tra quanti hanno ricevuto l'annuncio salvifico di Cristo dai successori degli Apostoli. In sintonia con i fratelli della Chiesa Ortodossa romena ed avvertendo la comune responsabilità dinanzi al Fondatore della Chiesa, occorre sviluppare centri di formazione dove i giovani possano conoscere la comune eredità evangelica, per poi testimoniarla in modo incisivo nella società.

3. Prego Iddio perché susciti anche nei fedeli di oggi il coraggio di seguire Cristo con la determinazione che caratterizzò l'eroica testimonianza di quei cattolici romeni di ambedue i riti che hanno sostenuto sofferenze indicibili sotto il regime comunista, senza venir meno alla loro fedeltà al Vangelo. Penso, in questo momento, tra gli altri, al carissimo Cardinale Alexandru Todea, che il Signore ha chiamato a sé lo scorso anno. Come non ricordare, poi, i numerosi martiri delle vostre comunità - tra cui sette Vescovi, dei quali è in corso il processo canonico di canonizzazione - che hanno irrorato con il loro sangue la vostra Terra?

Chiesa di Romania, malgrado le difficoltà tuttora esistenti, non temere! Iddio benedice i tuoi sforzi e ne dà testimonianza il consistente numero di candidati al Sacerdozio nei seminari. Così si avvera, ancora una volta, quanto Tertulliano scriveva della Chiesa nascente: "sanguis martyrum semen christianorum".

54 Se è vero che il popolo romeno, nella sua coscienza più profonda, ha saputo resistere al materialismo ateo militante, conservando l'eredità dell'annuncio cristiano, occorre ora far emergere dai cuori dei fedeli questa interiore ricchezza, spronando ciascuno a rendere una coerente testimonianza evangelica. Solo così sarà possibile contrastare la pericolosa avanzata di una visione materialista dell'esistenza.

4. E' in atto il processo di integrazione della Romania nel più vasto ambito dell'Unione Europea e delle Istituzioni del Continente. Si tratta indubbiamente d'un dato positivo, anche se non manca il rischio di qualche ambiguità. L'impatto, infatti, con una visione sotto certi aspetti condizionata dal consumismo e dall'individualismo egoistico può comportare il pericolo che i vostri concittadini non sappiano riconoscere quali sono i valori e quali i disvalori della società occidentale e finiscano per dimenticare le ricchezze cristiane presenti nella loro tradizione.

Nell'entrare a far parte delle strutture europee, il popolo romeno farà bene a ricordare che non ha solo qualcosa da ricevere, ma ha anche una ricca eredità spirituale, culturale e storica da offrire a beneficio dell'unità e della vitalità dell'intero Continente. Forgiate da dure prove storiche anche recenti, le vostre comunità devono saper mantenere salda la loro adesione al patrimonio millenario dei valori cristiani, che hanno ricevuto dagli avi ed in cui sono state plasmate.

E' questo un compito che chiama in causa anche i fedeli laici nelle varie loro responsabilità apostoliche. Occorrerà formarli adeguatamente, affinché sappiano assumersi la loro doverosa partecipazione all'edificazione della società mediante una coraggiosa testimonianza cristiana.

5. Compiti veramente impegnativi vi stanno di fronte! Le urgenze che emergono nell'ora presente sono tali da far sentire con forza anche maggiore l'esigenza di ricuperare quanto prima la piena unità tra tutti i discepoli di Cristo. Occorre operare con ogni mezzo per affrettare il raggiungimento di questa meta. Proprio questo è stato riaffermato anche in occasione della indimenticabile visita che Sua Beatitudine Teoctist, Patriarca ortodosso di Romania, ha voluto compiere a Roma, lo scorso mese di ottobre. In quella circostanza è emerso, in modo ancor più chiaro, che la testimonianza comune dei cristiani è una necessità del momento per comunicare in modo efficace il Vangelo al mondo di oggi. E' questa l'urgente vocazione di tutti i cristiani, in docile obbedienza al comandamento di Cristo, che invita a pregare e lavorare "perché tutti siano una sola cosa" (
Jn 17,21).

Prego il Signore che giunga al più presto il giorno benedetto in cui cattolici e ortodossi possano insieme comunicare alla stessa sacra Mensa. A questo proposito, una singolare missione è affidata alla veneranda Chiesa greco-cattolica romena, in virtù della sua profonda familiarità con la tradizione orientale. E' necessario che le menti ed i cuori di tutti si volgano con accresciuta fiducia verso il Signore, per implorarne l'aiuto in questa fase iniziale di un nuovo millennio. Le difficoltà certo non mancano e devono essere messi in conto non lievi sacrifici. Ma la posta in gioco è così alta da meritare uno sforzo generoso da parte di tutti.

6. Venerati Fratelli, il vostro Paese ha avuto la provvidenziale opportunità di vedere prosperare fianco a fianco da secoli le due tradizioni, quella latina e quella bizantina, che insieme abbelliscono il volto dell'unica Chiesa. Voi operate quasi come in un "laboratorio" spirituale, dove le ricchezze della cristianità indivisa possono mostrare tutta la loro forza e la loro vitalità.

Occorrerà che permangano tra voi Pastori costante stima e fraterna reciproca considerazione. Nei problemi di comune interesse sappiate aiutarvi a vicenda, per una migliore conoscenza dell'una e dell'altra eredità spirituale. Penso, ad esempio, all'insegnamento nei Seminari, al miglioramento delle loro strutture e allo scambio di docenti, specialmente a favore di quei seminari che hanno scarsità di insegnanti; penso altresì alla cura delle minoranze linguistiche all'interno delle rispettive Diocesi, all'aiuto che le vostre Chiese possono dare ad altre Comunità povere di Clero e al contributo prezioso nell'ambito dell'impegno missionario.

Similmente, è quanto mai necessaria una costante e cordiale collaborazione dei consacrati e delle consacrate alla vita della Chiesa. Certo, va rispettata la loro legittima autonomia, ma è contemporaneamente giusto invitare queste preziose energie apostoliche a collaborare adeguatamente alle fatiche pastorali di voi Pastori e del Clero che vi coadiuva.

Su ogni cosa sappiate vigilare con spirito paterno, evitando che possano verificarsi imprudenze soprattutto nell'ambito dell'accoglienza delle vocazioni sacerdotali e religiose, e della loro successiva destinazione pastorale.

7. Venerati e cari Fratelli! Ecco alcune riflessioni che mi sorgono spontanee dopo avervi incontrati singolarmente ed avere appreso da voi il fervore della vita ecclesiale che anima tutti - Pastori, clero, consacrati e fedeli laici – al fine di poter corrispondere sempre più fedelmente alla chiamata di Cristo. Vi incoraggio a proseguire in questo sforzo ed auspico che le vostre fatiche siano sempre sostenute dalle consolazioni di Dio. Invoco a tal fine la materna protezione di Maria sulla vostra terra, chiamata "Giardino della Madre di Dio".

55 Mentre, infine, vi chiedo di portare ai vostri fedeli il mio saluto affettuoso e l'assicurazione del mio costante ricordo al Signore, imparto a voi e a quanti sono affidati alle vostre premure pastorali una speciale Benedizione Apostolica.


A DIRIGENTI, FUNZIONARI E COLLABORATORI


DEL GRUPPO OLIVETTI TECNOST


Sabato, 1° marzo 2003




Illustri Signori
e Gentili Signore!

1. Sono lieto di accogliere tutti voi, che rappresentate uno dei gruppi industriali maggiormente impegnati nell'attuale fase di riorganizzazione e di rilancio dei settori produttivi dell'economia italiana.

Vi saluto cordialmente, cominciando dal caro Mons. Arrigo Miglio, Vescovo di Ivrea, che ha voluto accompagnarvi in questo incontro. Saluto il Dottor Bruno Lamborghini, Presidente della Olivetti Tecnost, e lo ringrazio per le cortesi parole rivoltemi, come pure per l'interessante quadro tracciato del solido patrimonio di valori etici e sociali che da sempre animano la vostra azienda.

Nel momento storico ed economico che stiamo attraversando, risulta di fondamentale importanza tener ben presente lo stretto legame che esiste tra il lavoro e la dignità della persona. La nostra, infatti, è una fase di transizione, carica di contraddizioni e di problemi, ma non priva di spinte e stimoli innovativi. È un'occasione privilegiata per riaffermare la centralità dell'uomo nelle diverse tappe della progettazione, della produzione, della messa in commercio e dell'uso dei beni di consumo.

2. L'odierno incontro mi richiama alla mente la visita che ho avuto la gioia di compiere alle Officine Olivetti di Ivrea il 19 marzo 1990. Ad essa appunto ha fatto riferimento all'inizio il vostro Presidente. In quella circostanza, volli ribadire che la "dignità" del lavoro si manifesta "nel fatto che i prodotti, per essere tali, richiedono il sigillo dell'uomo... Dietro ciascuno di essi, per quanto sofisticato e perfetto, si celano l'intelligenza, la volontà e le energie di un uomo o di una donna. La tecnologia, anche la più avanzata, non sopprime questa esigenza" (Insegnamenti XIII/1 [1990/1], PP 694-695).

So che voi intendete richiamarvi a questi orientamenti e fare tesoro della grande eredità lasciata alla vostra azienda dall'Ingegnere Adriano Olivetti, stimato imprenditore, che riteneva il lavoro una singolare opportunità di crescita umana per tutti. Inoltre l'attività occupazionale era per lui occasione favorevole per instaurare rapporti di collaborazione e di solidarietà tra le persone. Era convinto che all'imprenditore non viene chiesto soltanto di porre i propri mezzi finanziari a servizio dello sviluppo dell'azienda e della creazione di nuovi posti di lavoro, ma gli viene domandato di valorizzare ogni specifica competenza in ambito organizzativo, istituzionale e sociale. Gli sforzi in tal senso risulteranno tanto più efficaci, quanto più si ispireranno ai principi etici, culturali e religiosi del lavoro.

3. Illustri Signori e Signore! Grazie ancora per l'odierna vostra visita. Il mio pensiero va in questo momento a quanti sono quotidianamente impegnati nelle fabbriche e negli uffici della vostra Azienda. Auguro che in essa regni sempre uno spirito di collaborazione e di integrazione, così che si possa rispondere sempre meglio ai bisogni e alle attese di ciascuno. Con particolare affetto, penso ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro, animati da tante speranze. Prego Dio di voler sostenere quanti generosamente si prodigano per aiutarli a costruire un futuro migliore. E, in quest'ottica, auspico che le riflessioni e i progetti scaturiti da questi giorni trascorsi a Roma contribuiscano a un positivo rilancio della benemerita azienda Olivetti.

A tal fine, invoco su di voi e sulle vostre famiglie la materna protezione della Vergine Maria, e imparto di cuore a tutti una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri agli abitanti della città e del territorio di Ivrea.


ALLA COMUNITÀ


DEL PONTIFICIO SEMINARIO ROMANO MAGGIORE


56
Festa della Madonna della Fiducia

Sabato, 1° marzo 2003




1. Il nostro tradizionale incontro per la Festa della Madonna della Fiducia, così sentita e partecipata dall'intera famiglia spirituale del Seminario Romano, ha luogo quest'anno qui in Vaticano. Carissimi Fratelli e Sorelle, siate tutti e ciascuno benvenuti!

Saluto innanzitutto il Cardinale Vicario e Mons. Pietro Fragnelli, che si sono resi interpreti dei comuni sentimenti. Nel ringraziarli per le gentili espressioni, vorrei rivolgere le mie felicitazioni a Mons. Fragnelli per la recente nomina a Vescovo di Castellaneta, assicurandogli uno speciale ricordo nella preghiera per la sua nuova missione ecclesiale. Al tempo stesso, saluto il nuovo Rettore, Mons. Giovanni Tani, e gli auguro un proficuo ministero nel Seminario e al servizio delle vocazioni.

Saluto poi gli ex-alunni del Seminario Romano, i Sacerdoti e voi, cari ragazzi e ragazze di Roma, che avete voluto prendere parte a questo intenso momento di riflessione e di condivisione fraterna. Abbraccio con affetto specialmente voi, carissimi Seminaristi, principali protagonisti dell'odierna ricorrenza. Sono lieto che insieme con gli alunni del Seminario Romano siano qui presenti, questa sera, anche quelli del Seminario "Redemptoris Mater", del Seminario della Madonna del Divino Amore e alcuni del Collegio Capranica.

2. Abbiamo seguito con emozione l'Oratorio composto dal carissimo Maestro Mons. Marco Frisina, ispirato alla vicenda umana e al messaggio di santità di Suor Faustina Kowalska, testimone privilegiata della Divina Misericordia. L'amore di Cristo risana le ferite del cuore umano, e comunica alla persona, mediante la Grazia, la vita stessa di Dio.
Già nel titolo della suggestiva composizione musicale, che poc'anzi abbiamo potuto gustare nella bella esecuzione dei seminaristi e del coro diocesano, viene proposta l'invocazione ormai nota in tutto il mondo: Jezu, ufam tobie - Gesù, confido in te!

E' semplice ma profondo questo atto di fiducia e di abbandono all'amore di Dio. Esso costituisce un fondamentale punto di forza per l'uomo, perché è capace di trasformare la vita. Nelle immancabili prove e nelle difficoltà dell'esistenza, come nei momenti di gioia e di entusiasmo, affidarsi al Signore infonde pace nell'animo, induce a riconoscere il primato dell'iniziativa divina e apre lo spirito all'umiltà e alla verità.

Gesù, confido in te! Migliaia e migliaia di devoti in ogni parte della Terra ripetono questa semplice e suggestiva invocazione.

Nel cuore di Cristo trova pace chi è angustiato dai crucci dell'esistenza; ottiene sollievo chi è afflitto dalla sofferenza e dalla malattia; sperimenta la gioia chi si sente stretto dall'incertezza e dall'angoscia, perché il cuore di Cristo è abisso di consolazione e di amore per chi a Lui ricorre con fiducia.

3. So che, durante i giorni di preparazione all'odierna Festa della Madonna della Fiducia, più volte siete tornati a riflettere sulla necessità di confidare in Gesù in ogni circostanza. Si tratta di un proficuo cammino di fede, che siamo invitati a percorrere sostenuti da Maria, Madre della Divina Misericordia.

57 A questo proposito, risuonano nel nostro spirito le parole che Maria rivolse ai servi alle nozze di Cana: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5), parole che incoraggiano a fidarsi di Cristo. E' proprio a Lui che ci guida la Vergine Santa.

Nella recente Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ho voluto ribadire quanto importante sia lasciarsi condurre da questa straordinaria Maestra di vita spirituale, che si è dedicata con grande assiduità alla contemplazione del volto di Cristo. Il suo è uno sguardo penetrante, "capace di leggere nell'intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana" (cfr Jn 2,5)" (n. 10). Con Gesù Maria ha condiviso gioie e apprensioni, attese e sofferenze sino al supremo sacrificio della Croce; con Lui ha poi condiviso l'esultanza della risurrezione e, in preghiera con gli Apostoli nel Cenacolo, ha atteso la discesa dello Spirito Santo.

4. Carissimi ragazzi e ragazze! Lasciatevi guidare da Maria, che nel Seminario Romano, cuore della nostra Diocesi, è venerata col bel titolo di "Madonna della Fiducia". Alla sua scuola apprenderete la sublime arte del fidarsi di Dio. Seguendo Maria, come fece santa Faustina Kowalska, potrete compiere la volontà di Dio, pronti a servire generosamente la causa del Vangelo. Potrete percorrere la strada che conduce alla santità, vocazione di ogni cristiano. Sarete così fedeli discepoli di Cristo.

Questo vi auguro, cari giovani amici, e per questo prego, mentre vi benedico di cuore, insieme con i vostri formatori, le vostre famiglie e le persone che sostengono l'attività del Seminario romano e la pastorale vocazionale della Diocesi di Roma.

Prima di concludere questo discorso, vorrei ancora ritornare al mio Seminario. Era un seminario "clandestino". Durante la guerra, con l’occupazione nazista della Polonia e di Cracovia, erano stati chiusi tutti i seminari. Il Cardinale Sapieha, il mio Vescovo di Cracovia, aveva organizzato un seminario "clandestino" e io appartenevo a quel "seminario" clandestino, si può dire "catacombale". La mia esperienza è soprattutto collegata a quel seminario. Tanto più che oggi siamo tornati con la memoria a suor Faustina. Suor Faustina ha vissuto e adesso è sepolta vicino a Cracovia, in una località che si chiama Lagiewniki. Proprio accanto a Lagiewniki era la fabbrica chimica della Solvay, dove io ho lavorato come operaio durante i quattro anni della guerra e dell’occupazione nazista. Mai avrei potuto pensare in quei tempi in cui ero operaio che un giorno da Vescovo di Roma avrei parlato di quell’esperienza ai seminaristi romani.

Quell’esperienza di operaio e nello stesso tempo di seminarista "clandestino" mi è rimasta per tutta la vita. In fabbrica durante il mio turno di otto ore, sia di giorno che di notte, portavo con me alcuni libri. I miei colleghi operai si sono meravigliati un po’, ma non scandalizzati. Anzi mi hanno detto: "Ti aiuteremo, puoi anche riposare e noi al tuo posto cercheremo di sorvegliare". E così ho potuto fare anche gli esami davanti ai miei professori. Tutto in clandestinità: filosofia, metafisica... Ho studiato la metafisica individualmente e cercavo di capirne le "categorie". Ed ho capito. Pur senza l’aiuto dei professori, ho capito. Oltre ad aver superato l’esame ho potuto constatare che la metafisica, la filosofia cristiana mi dava una nuova visione del mondo, una più profonda penetrazione della realtà. Io, in precedenza, avevo fatto solo studi umanistici, legati alla letteratura, alla lingua. Con la metafisica e con la filosofia ho trovato la chiave, la chiave per una comprensione e una penetrazione del mondo. Una penetrazione più profonda, direi l’ultima.

Ci sarebbero forse altre cose da ricordare, ma non ci si può prolungare troppo, purtroppo. Tuttavia volevo dire questo: mi è venuto in mente durante l’esecuzione musicale dell’Oratorio: "Tu che sei un seminarista ‘clandestino’ devi parlare ai seminaristi di Roma di quei giorni, di quella tua esperienza". Ringrazio il Signore che mi ha dato questa esperienza straordinaria e mi ha consentito anche di parlare di questa esperienza del seminario "clandestino", "catacombale" ai seminaristi di Roma, dopo più di cinquant’anni. E penso che questo è anche un bell’omaggio alla Madonna della Fiducia, perché durante tutti quegli anni "clandestini" si viveva anche grazie a quella fiducia, la fiducia in Dio e in Sua Madre. Ho imparato la fiducia nella Vergine Santa, che è la Patrona del vostro seminario. Ho imparato ad aver fiducia soprattutto durante i terribili anni della guerra e della clandestinità. Grazie.




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